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Caratteri Cinesi

Caratteri Cinesi

Dal disegno all’idea – 214 caratteri per comprendere la Cina

Autore/i: Fazzioli Edoardo

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prefazione dell’autore, calligrafia di Rebecca Hon Ko.

pp. 252, nn. illustrazioni a colori, Milano

“Un gioco intelligente, un modo curioso e stimolante per risalire alle radici della lingua cinese, per comprenderne lo spirito, la filosofia, la ricchezza.”

Perché rinunciare ad avvicinarsi attraverso un gioco curioso e stimolante a una cultura antica e ricca di fascino com’è quella cinese?
Scoprire la ricchezza di significato nascosta nei 214 caratteri radicali – tanti sono i segni fondamentali della scrittura cinese – è il gioco sapiente che in questo libro ci propone l’autore guidandoci attraverso i meccanismi di una lingua viva di seimila anni, parlata da oltre un miliardo di uomini. Questi 214 segni di raffinata eleganza, che ancor oggi trattengono nelle loro forme il riflesso dei primitivi pittogrammi, sono la chiave di lettura dei quarantamila caratteri del dizionario cinese e soprattutto l’espressione tangibile di una civiltà millenaria. In ciascuno di essi è racchiuso un messaggio, un brano di storia, una briciola di saggezza, una nota di costume. Riconoscere questi segni fondamentali, afferrarne la struttura grafica, risalire al significato originario, osservarne le forme e capire i motivi della loro evoluzione, è un modo insolito e seducente per penetrare un mondo all’apparenza tanto difficile e misterioso, una lingua altrimenti riserva a una ristretta Cerchia di eletti.

Edoardo Fazzioli, giornalista professionista, è stato corrispondente per dieci anni di un’agenzia internazionale a Hong Kong dove ha studiato il cinese presso la Hong Kong University. È da quattordici anni membro dell’Istituto Italo Cinese per gli scambi Economici e Culturali per il quale ha curato pubblicazioni e cataloghi. Ha collaborato a periodici e opere di carattere scientifico e culturale sulla vita e la civiltà cinesi.

Kāma Sūtra – Il Trattato dell’Amore

Kāma Sūtra – Il Trattato dell’Amore

L’erotismo divinizzato

Autore/i: Vatsyayana Mallanaga

Editore: Edizione CDE

testo integrale, commentario Jayamangalā in sanscrtito di Yashodhara e estratti di un commentario in hindi di Devadatta Shāstrī a cura di Alain Daniélou, traduzione dall’originale francese di Cesare Spada, fotografie di Raymond Burnier.

pp. 584, nn. tavole b/n f.t., Milano

Il trattato del piacere sacro e dell’amor profano : una monumentale edizione delle celebri regole indiane sull’amore, finalmente inquadrate dal punto di vista storico. Il Kama sutra va inquadrato come costante interrogazione dell’uomo sulla natura del mondo e sul proprio ruolo all’interno della creazione. (Lorenzo Morandotti – Il Corriere di Como)

Eros dell’antica India in edizione filologica : E diventato nel parlar comune un sinonimo boccaccesco, che in giorni come questi allude magari a una pratica clintoniana. In realtà il Kama Sutra è un classico della cultura indiana, che nulla ha che fare con la pornografia. L’amore come scopo della vita, insieme ala virtu e alla prosperità, la ricerca del piacere sessuale finalizzata all’armonia del vivere. (Tuttolibri – La Stampa)

Infinitamente più fantasioso di qualsiasi moderno manuale di sesso, persino più spinto dei giornaletti erotici, questo antico testo propone un modo di vedere l’amore perfettamente in linea con le esigenze dell’uomo del terzo Millennio. Cioè, amplessi gioiosi e senza peccato, dove il corpo diventa il mezzo per raggiungere lo spirito, e l’unione sessuale l’incontro delle divinità maschile e femminile che abitano in ciascuno di noi. Per quanto possa sembrare strano a noi occidentali, il Kama Sutra o codice dell’amore è dunque un libro religioso. Viene proposta oggi per la prima volta in edizione completa e senza censure con commenti e foto di eccezionale valore. Il testo stampato su carta preziosa, è infatti curato da uno dei più grandi esperti di cultura indiane, Alain Daniélou, ed è illustrato con 32 straordinarie fotografie. (Top Salute)

Traduzione integrale dell’opera firmata dallo storico delle religioni indiane Alain Daniélou e arrichita da 31 fotografie di sculture erotiche del tempio di Khajuraho : uomini e donne intrecciati in svariate maniere, più o meno possibili più o meno fascinose. Minimo comune denominatore, la fantasia applicata alla camera da letto e insaporita da quel tanto di spezie esotiche cui l’italiano in particolare ama indulgere e soggiacere… Non resta che apprezzarne sulla carta, nella recentissima riedizione, l’oggettività assoluta, l’assenza totale di pathos nell’elencare le caratteristiche della donna cerbiatta,giumenta o elefantessa, il nitore asettico con cui distingue le quattro forme di penetrazione consigliate. (Rita Sala – Il Messagero di Roma)

In Italia sono comparse nell corso degli anni numerose edizioni. Finalmente è ora disponibile una versione integrale curata dal grande indianista Alain Daniélou che affianca al testo originale anche due commentari. … Da noi il simbolo dell’amore profano erano le oneste lavoranti di quelle case chiuse per legge quarant’anni fa, nella cultura indu, le sacerdotesse. La differenza è tutta qui. (Bruno Boveri – La Repubblica)

Dio è un Rischio

Dio è un Rischio

È un libro senza Dio che trova il posto a Dio per chiunque abbia un Dio che debba trovar un posto.

Autore/i: Prezzolini Giuseppe

Editore: Rusconi

sesta edizione annotata, ampliata, corretta con l’aggiunta di sei lettere inedite di S.S. Paolo VI all’autore, prefazione di Nicola Abbagnano.

pp. 248, Milano

Non bisogna dare alla parola fede il significato straordinario e dogmatico che ordinariamente essa riceve; la fede non è l’accettazione di un catalogo di tesi; è una potenza vitale e polivalente.
La fede non si può insegnare. C’è o non c’è. È dentro di noi come parte del nostro destino, forse inscritta nei nostri «cromosomi» dove la nostra storia futura è segnata in ordini scritti in stenografia fisiologica.
La differenza principale tra il mondo razionale e quello della fede è che il primo offre una concatenazione logica soddisfacente; ma l’altro produce una presenza reale. Il primo dimostra che Dio non può esistere; l’altro afferma che Dio è dentro di me. Una volta ad un filosofo che negava il moto, un tale rispose camminando.
Si può parlare con Dio; con la ragione non c’è che obbedire.
Dio, impossibile nella logica, diventa possibile nella preghiera, che è semplicemente un atto di esperienza creativa. Per dimostrare l’esistenza di Dio non c’è altro mezzo che di evocarlo, di crearlo.

C’è dentro un libro che apparve dieci anni fa (Dio è un rischio); poi vengono certe lettere di un Papa morto da poco; finalmente una serie di articoli, che paiono la coda di un coccodrillo…
Siamo d’accordo: questo libro non è un libro. In compenso è, piuttosto che un libro, uno spiedino di brani di esistenza, di idee vissute, di argomenti scommessi (e non sconnessi), di confessioni accidentali…
Per contentarti, caro lettore impaziente, ti dirò che c’è un solo tema, che tiene ora trafitti, ora pendenti, ora cotti, ora crudi questi salamini, questi prosciuttini, questi culottini, che furono fiutati, assaggiati, smozzicati, inforchettati o sbranati da molti pensatori o dilettanti; e potrebbe intitolarsi, se non si prestasse troppo al ridicolo: Prezzolini alla ricerca di Dio; ma forse sarebbe più chiaro e preciso, come la merce d’un catalogo di fiera ecclesiastica: Un Papa ed uno scettico disputano sull’esistenza di Dio. Qualcuno, più sbrigativo, e che non vuol essere nominato, mi ha detto che andrebbe bene il titolo: Prima di crepare, pensa; e finalmente un tale che e fanatico per il gioco, che sulla vita maschio, mi suggerì: vincere alla briscola del Paradiso e dell’Inferno…
La presente raccolta di scritti è dovuta certamente ad un caso, che mi mise in relazione con Monsignor G.B. Montini, arcivescovo di Milano, quando nel 1955 tornai dall’America dopo sedici anni di assenza; e andai al suo bel palazzo luminoso d’un sole primaverile, per ringraziarlo d’avermi fatto avere, durante la Seconda Guerra Mondiale, notizie della mia famiglia. L’aveva procurate una agenzia della Santa Sede, da Lui presieduta, autorizzata dai belligeranti convinti della sua buona fede nel compiere quest’opera di carità psicologica. Egli mi conosceva, perchè da giovane aveva letto i miei primi articoli; e confrontando la data della sua nascita e quella de «La Voce» capii che ciò dovette avvenire quando Egli aveva circa sedici anni: l’età migliore, in generale, per l’acquisto di nuove idee. Prese a benvolermi e volle occuparsi della mia anima, come dimostrano le lettere qui riprodotte integralmente, con il consenso della Santa Sede.
L’insolito fatto di un Papa che dedicò parte del suo tempo a quest’opera di benevolenza è proprio il motivo centrale della ristampa del mio libro. L’ho accompagnata con altri miei scritti che trattano dello stesso argomento: i miei dubbi sul cristianesimo, considerato per altro come una fortuna per i credenti…
Ma il tema qui trattato non è soltanto l’esistenza di Dio. C’è la constatazione che nei nostri tempi scienza e fede 52’ sono avvicinate in una negazione della capacità dell’uomo di raggiungere un punto di vista che spieghi l’universo. L’uomo di oggi, scienziato o credente, sa
di vivere nel vuoto. La scienza ha rinunziato a rispondere alle domande sul mondo, e la Chiesa non insiste sulla creazione del mondo con la responsabilità di Dio. La scienza ha sorpassato il tempo del positivismo e del materialismo. Essa sa adoperare le forze della natura, ma non sa dire che cosa siano, ed è pronta a cambiare di interpretazione in interpretazione i segreti che l’esperienza rivela e che l’intelletto matematico conferma. Ma il suo pragmatismo non è che un vangelo mutevole. Basterà qualche nuova scoperta atomica o astronomica perché la sua storia del mondo e le sue previsioni cambino di binario.
Anche la Chiesa è in crisi. Osa affrontare l’esame storico dei testi sui quali si fonda, ma cerca una strada che dia ad essi un significato più adatto ai tempi. Essa può ancora molto sulle immaginazioni. Può dominare nei cuori. È la sola scuola di bontà, che nessuna filosofia, nessuno Stato, nessun partito politico può né ha mai tentato di sorpassare, e non ha mai sostituito. Giuseppe Prezzolini

Oltre la Tolleranza

Oltre la Tolleranza

Per una proposta politica esigente

Autore/i: Bencivenga Ermanno

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prefazione dell’autore, in copertina: l’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo, Incisione, 1590 circa.

pp. 144, Milano

È ancora sostenibile il tradizionale concetto di tolleranza così come è stato formulato nel secolo dei lumi? Che cosa ci dice in concreto un invito alla tolleranza nei confronti della tragedia del Sud del mondo, del problema degli extracomunitari, delle imminenti catastrofi ecologiche?
A partire da questi interrogativi Bencivenga analizza le radici filosofiche dell’idea di tolleranza e mette in discussione la nozione tradizionale (cartesiana) di soggetto: quella che considera l’individuo logicamente indipendente dagli eventi di cui è protagonista.
A tale schema Bencivenga oppone una visione “dispersa” e teatrale della soggettività: un io concepito come laboratorio di ricerca e sperimentazione continua, di dialogo fra istanze diverse e conflittuali, fra ruoli e pratiche contrastanti. Un io insomma che, lungi dal potersi porre come atomo logico a fondamento della comunità, presuppone la comunità stessa a proprio fondamento, perché è solo nella vita comunitaria che vengono appresi quei ruoli e quelle pratiche che lo costituiscono.
In questa visione, la tolleranza perde molto del suo significato: non si tratta più di rispettare i confini di un soggetto indipendentemente costituito ma di collaborare con risorse comuni all’operazione progressiva di costituzione di questo soggetto.

Ermanno Bencivenga è nato a Reggio Calabria nel 1950 ed è professore Ordinario di filosofia presso l’Università della California. Ha insegnato anche alle Università di Pittsburgh, Milano, Bologna, Padova e Salisburgo, e alla Rice University di Houston. Ha pubblicato vari libri fra cui saggi di logica, estetica, filosofia del linguaggio e storia della filosofia; tra i suoi testi italiani ricordiamo Il primo libro di logica (Bollati Boringhieri 1984); Tre dialoghi: un invito alla pratica filosofica (Bollati Boringhieri 1988); Giochiamo con la filosofia (Mondadori 1990); La libertà: un dialogo (Il Saggiatore 1991). La filosofia in trentadue favole (Mondadori 1991). È direttore della rivista internazionale di filosofia “Topoi”.

Fascino di Roma Antica

Fascino di Roma Antica

Autore/i: Lanciani Rodolfo

Editore: Edizioni Quasar

presentazione di Filippo Coarelli, appendice Thomas Ashby – Scrittori contemporanei di cose romane: Rodolfo Lanciani, traduzione di M. Castagnola e F. Pesando, titolo originale: New Tales of Old Rome.

pp. 232, nn. illustrazioni b/n, Roma

Questo, come altri libri di Rodolfo Lanciani, deriva certamente, in linea diretta, dalla sua intensa attività di conferenziere, che affiancò sempre l’attività scientifica, alla quale siamo tutti ancora oggi debitori. Stampato originariamente in inglese, esso si rivolgeva – come le conferenze, che sappiamo frequentate da numerosi membri della comunità straniera di Roma – ad un pubblico internazionale.
Della loro origine queste pagine conservano la struttura «aperta», che si manifesta nella tipica forma della divagazione erudita, e trapassa da un argomento all’altro tramite nessi apparentemente esili e casuali. In realtà, a leggere con attenzione, questo apparente saltare di palo in frasca ricopre alcuni filoni abbastanza omogenei, nutriti della immensa cultura archeologica che il Lanciani di professione ingegnere, non va dimenticato – era andato accumulando in decenni di lavoro frenetico a partire dal 1867, data del suo primo scavo a Ostia. Questi grandi temi, che riappaiono spesso in tutte le sue opere divulgative, e che si intrecciano in modo non sistematico e non pedante lungo tutto il corso dell’opera, sono sostanzialmente: la rivendicazione dell’archeologia come metodo di conoscenza autonoma, che permette di rivalutare in gran parte il racconto tradizionale sulla storia di Roma antica (in particolare sul periodo delle origini); la storia della distruzione e dello scavo della città, fatti spesso contemporanei e strettamente intrecciati tra loro; l’amore per la natura, che emerge specialmente nella descrizione dei parchi di Roma antica e moderna (e nella civile deprecazione delle distruzioni selvagge e indiscriminate che negli ultimi anni dell’800 privarono la città di quella catena di ville che ne costituiva una delle più straordinarie caratteristiche, sostituita dai mediocri – e dal Lanciani giustamente criticati – quartieri umbertini). Infine, la descrizione della vita quotidiana antica, nelle sue varie forme, pubbliche e private. Tutti aspetti, come si vede, che sono tornati a interessare la cultura moderna, dopo un lungo periodo in cui il mondo romano è stato per lo più recepito attraverso il filtro di un’intollerante retorica nazionalistica. La cultura positivistica nella quale si era formato il Lanciani è in definitiva alle radici di due sviluppi in apparenza totalmente divergenti: quello «scientistico» e tecnologico, e quello irrazionalistico. Ambedue gli aspetti sono presenti, curiosamente intrecciati, nell’opera di un altro grande protagonista dell’archeologia romana di quegli anni, Giacomo Boni, mentre la cultura del Lanciani è soprattutto nutrita di un solido e civile empirismo, così lontano e alieno dai furori misticheggianti e parascientifici del primo.

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Presentazione di F. Coarelli

LE NUOVE SCOPERTE DEL FORO

  • Vecchi e nuovi scavi nell’area del Foro Romano
  • La tomba di Romolo
  • La «restaurazione» di Massenzio
  • La lupa di Roma e la sua storia
  • La fontana della Curia
  • Le statue parlanti di Roma

LE NUOVE SCOPERTE SULLA VIA SACRA

  • La primitiva religiosità dei Romani
  • La Regia
  • I nuovi scavi nella casa delle Vestali
  • La storia della Vestale Claudia
  • Fasti consulares, Fasti triumphales, Annales
  • La divinizzazione di Cesare
  • Grandi edifici lungo la Via Sacra
  • Il folle volo di Simon Mago

IL BOSCO SACRO DEGLI ARVALI

  • L’animismo presso i Romani
  • Il dio Terminus
  • I Fratres Arvales
  • La fine del collegio dei Fratres Arvales
  • Il rispetto degli alberi nella Roma antica
  • … e nella Roma moderna

LA VERITÀ SUL SEPOLCRO DI S. PAOLO

  • La basilica nel Foro Romano
  • Il sistema bancario nell’antica Roma: argentarii e nummularii
  • San Paolo a Roma
  • San Paolo e Seneca
  • Il sepolcro di San Paolo sulla via Appia

SUPERSTIZIONI STRANIERE IN ROMA

  • I culti importati a Roma
  • Gli Equites Singulares Augusti
  • Cybele, Mithra, Artemis Taurica
  • I mitrei di Roma e della Campagna Romana
  • Il culto della Virgo Caelestis sul Campidoglio
  • La favolosa ricostruzione del Campidoglio
  • Il culto di Diana Nemorensis
  • Le navi romane del lago di Nemi

TESTIMONIANZE GIUDAICHE IN ROMA

  • Le orme degli Ebrei a Roma
  • Gli Horti Lamiani
  • Alchimia e mistero nella Roma barocca
  • L’arco di Tito
  • Il Forum Pacis
  • La misteriosa sorte del tesoro di Gerusalemme
  • Il Ghetto e le catacombe ebraiche di Roma
  • La famiglia Pierleoni
  • Il Ghetto di Paolo IV

APPENDICE: Thomas Ashby – Scrittori contemporanei di cose romane: Rodolfo Lanciani

Indice dei nomi, luoghi e cose notevoli

Virtù e Difetti Astrologici

Virtù e Difetti Astrologici

Una guida al carattere, sotto il segno dello Zodiaco

Autore/i: Tamiozzo Villa Patrizia

Editore: SugarCo Edizioni

prefazione dell’autrice.

pp. 192, nn. illustrazioni b/n, Milano

L’astrologia da sempre ha offerto validi strumenti per conoscere i caratteri psico-fisici di una persona, in quanto legati a una certa posizione planetaria, quella tipica e inconfondibile che qualifica l’individuo alla sua nascita. Tale specifica «carta d’identità astrale», che accompagna ognuno di noi dal nostro ingresso nel mondo fino alla morte, serve a delineare caratteristiche, gusti, aspirazioni e, non ultimi, virtù e difetti. E proprio sulle virtù e sui difetti legati ai diversi segni astrologici si è soffermata l’autrice che, basandosi su uno studio rigoroso dei caratteri zodiacali, non ha voluto però dare al lettore una piatta anche se scientifica elencazione, ma ha delineato una frizzante galleria di ritratti, dipinti con sottile ironia e garbata satira, offrendo così un testo di piacevolissima lettura per chiunque voglia avventurarsi nell’affascinante teatro dei temperamenti e delle bizzarrie umane e conoscere in modo più approfondito i propri compagni di strada nella complessa commedia della vita.

Patrizia Tamiozzo Villa, laureata in giurisprudenza, ha svolto attività scientifica nel campo del diritto e nel contempo si è dedicata con passione e severo impegno agli studi di Astrologia. Autrice di numerosi articoli su questa affascinante materia, ha partecipato a dibattiti e interviste televisive. Coniugata con una figlia, vive a Roma.

Sopravvivenza e Vita Eterna

Sopravvivenza e Vita Eterna

Le ragioni della speranza

Autore/i: Liverziani Filippo

Editore: Edizioni Mediterranee

introduzione dell’autore.

pp. 232, Roma

Secondo ogni apparenza, i partecipanti a sedute medianiche del gruppo sperimentale del Convivio di Roma hanno comunicato con anime disincarnate di loro cari. Della sopravvivenza si ricavano, in tal modo, se non prove scientifiche al cento per cento, almeno indizi, che appaiono chiari e coerenti, perciò convincenti, in misura sempre maggiore. Il volume analizza tutta una serie di comunicazioni con figli, genitori, coniugi, amici trapassati. Di alcuni casi viene compiuta un’analisi psicologica estremamente accurata al fine di verificare, per quanto possibile, la continuità dell’anima comunicante con quella che è stata la sua personalità terrena. Distinti capitoli sono dedicati a una visione globale del destino che ci attende dopo la morte, al Movimento della Speranza, a una meditazione su sopravvivenza e vita eterna.

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Introduzione

  1. Le nostre comunicazioni con Miriam
  2. Dieci figli di nostri amici e un aspirante figlio
  3. Anime di giovani sconosciuti
  4. Altre anime che amici nostri già conoscevano
  5. Un altro caso medianico degno di particolare attenzione: Stasia
  6. Comunicazioni presunte ma non improbabili con mio padre
  7. Per una nuova parapsicologia di frontiera
  8. Quel che già sappiamo della vita dopo la morte
  9. Originalità e prospettive del Movimento della Speranza
  10. Sopravvivenza e vita eterna

Il Libro delle Scienze Psichiche

Il Libro delle Scienze Psichiche

Trattato storico scientifico sulle dottrine psichiche e i loro misteri

Autore/i: Gibson Walter B.; Gibson Litzka R.

Editore: Edizioni Accademia

introduzione degli autori, traduzione di Anna Molle Briosco.

pp. 448, nn. illustrazioni b/n, Milano

Astrologia, Cartomanzia, Chiromanzia, Colorologia, Divinazione con i Dadi, Divinazione con il Domino, Fisionomia, Frenologia, Grafologia, Numerologia, Radioestesia, Oneiromanzia, Superstizioni, Tasseografia, Telepatia, Yoga ed altre.

In questo volume, il più completo sulle scienze psichiche, ogni soggetto è sviluppato a fondo alla luce delle conoscenze e degli interessi del mondo moderno senza però tralasciare la descrizione di vecchie credenze e abitudini.
Si può imparare così a stendere l’oroscopo di chiunque basandosi non solo sulle costellazioni ma anche sulle influenze di determinati pianeti; vengono riportati i più noti ed esatti sistemi per leggere le carte, interpretare le influenze dei colori su vari soggetti, leggere la mano, comprendere il carattere delle persone basandosi sulla forma del cranio nonché del viso, interpretare le foglie dei fondi del tè o i fondi del caffè. Brevi cenni sono pure dedicati a «come dir la sorte» per mezzo dei dadi, alla radioestesia, alle varie superstizioni e allo Yoga. Un interessante capitolo descrive le facoltà telepatiche e i sistemi per accertarsi in quale grado le si posseggano attraverso alcuni esperimenti. Walter e Litzka B. Gibson sono autori di vari libri e articoli sulle scienze occulte e si occupano in modo scientifico e approfondito delle scienze psichiche e dei loro misteri.

Clotilde

Clotilde

Autore/i: Saint-Laurent Cécil

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

unica traduzione autorizzata dal francese di Michele Rago.

pp. 770, Milano

Con lo pseudonimo Cécil Saint-Laurent ha pubblicato una serie di libri tra l’avventuroso e il piccante, la cui protagonista, Caroline, è divenuta famosa: Caroline chérie (1948), Un capriccio di Caroline (Un caprice de Caroline, 1952) ecc. Con lo pseudonimo di Albéric Varenne ha invece pubblicato vari saggi e con il proprio nome (Jacques Laurent) romanzi di maggior valore letterario: I corpi tranquilli (Les corps tranquilles, 1948), Le sciocchezze (Les betises, 1971). Con quest’ultimo titolo ottenne il premio Goncourt). Ha inoltre usato gli pseudonimi: Dupont de Ména, Roland de Jarnèze, Roland de Jarneze, Alain de Sudy, Gilles Bargy, Laurent Labattu, J.C Laurent.

Considerato un autore “di destra” soprattutto per formazione culturale e per concezione dei rapporti fra vita e letteratura, fra i suoi autori di riferimento vi sono Barrès, Brasillach e Drieu La Rochelle. Ha militato, nel dopoguerra, fra gli “ussari” della letteratura, Déon e Nimier, contro l’engagement alla Malraux, alla Camus o alla Sartre e per un ritorno al neo-classicismo che includeva Morand e Montherlant. Il 26 giugno 1986 succedette a Fernand Braudel nel seggio 35 dell’Académie française.

Racconti Sufi

Racconti Sufi

Autore/i: Gialâl ad-Dîn Rûmî

Editore: Red Edizioni

prima edizione, cura e prefazione di Massimo Jevolella, traduzione dal francese di Barbara Brevi.

pp. 112, Como

Gialâl ad-Dîn Rûmî (1207-1273), fondatore della confraternita Sufi dei “dervisci danzanti”, è un folle di Dio, un profeta gioioso, un cantore di speranza nel deserto dell’umana cecità spirituale. Da molti, in tutto il mondo, viene ritenuto il più grande poeta mistico di tutti i tempi, ma il pubblico italiano lo conosce ancora molto poco. Ecco perché, con questi sorprendenti Racconti Sufi (tratti dal capolavoro di Rum, l’immenso Masnavì, nome persiano che significa “componimento in rime baciate”) viene infine colmata una lacuna: si presentano per la prima volta in italiano le pagine narrative tra le più belle della mistica islamica. Apologhi semplici, perfetti, fulminanti; schegge di sapienza che l’inventore della “danza cosmica” attinse a un tesoro di cultura universale: dalle sponde già elleniche e cristiane dell’Anatolia fino all’Asia lontana dei buddhisti e degli indù.

Preghiera Creativa

Preghiera Creativa

Autore/i: Aymard Paul

Editore: Città Nuova Editrice

presentazione dell’autore, traduzione di Adorno Stendardi.

pp. 112, Roma

Quest’opera non è un saggio teorico e neppure il solito libro di preghiere. È essenzialmente la comunicazione di una esperienza interiore dell’Autore stesso e di altri che l’hanno vissuta in profondità e qui ne offrono la testimonianza. Con in più, un invito e uno stimolo a «realizzarla». Ma cosa significa il titolo? Sulla scia dei Salmi e di San Giovanni della Croce, Aymard vede nella preghiera un fatto creativo dell’anima, al pari della poesia e dell’arte in genere, una festa primaverile dello spirito, «un desiderio realizzato di armonia nella natura e tra gli uomini», un rinnovamento interiore, una «creazione nella bellezza». Non viene formulata una dottrina, né si danno esegesi bibliche e Io stesso Nome di Gesù è sempre sottinteso, perché «si tratta di decifrare la descrizione del cammino dell’uomo verso la fede, nella misura in cui egli rifiuta distrazioni e rumori, soddisfazioni immediate dei desideri primari; di una ricerca, al di là dell’apparenza, di Colui che abita il silenzio».
In sostanza, un libro poetico e bello, che fa ritrovare il senso «gioioso e giovanile» della preghiera come «accoglienza nel segreto del cuore di Colui in cui si confida. Un guardare esclusivo verso di Lui». Non per nulla il libro è sorto proprio tra i giovani, in mezzo ai quali l’Autore – monaco benedettino dell’Abbazia di La-Pierre-qui-Vire – svolge un proficuo ruolo di animatore. Sicché può quasi dirsi che queste pagine sono una fotografia della loro anima. E la traduzione italiana, oltre a riprodurre la straordinaria freschezza dei testi di Aymard, ha voluto ricostruire fedelmente anche i brani poetici, più vicini all’estro e ai sentimenti dei giovani.

La Fanciulla e l’Eroe – Estetica e Mito in Freud

La Fanciulla e l’Eroe – Estetica e Mito in Freud

Autore/i: Salza Fulvio

Editore: Borla

introduzione dell’autore.

pp. 128, Roma

Questo esame dei principali scritti “estetici” di Freud, pur non proponendone un’impossibile interpretazione junghiana e rilevando, anzi, il diverso modo di funzionare del meccanismo simbolico freudiano nei confronti di quello di Jung, intende tuttavia mostrare quali potenti “archetipi” (Ur-Vater, Grande Madre, eroe, kore, straniero inquietante, androgino, ecc.), animino l’immaginario teorico di Freud e ne accompagnino (attraverso la ricerca delle loro configurazioni, delle loro “elaborazioni” storiche) il tentativo di rispondere ad una domanda, quasi informulata, sulla naturalità o innaturalità del destino umano.

Fulvio Salza è nato a Saluzzo (Cuneo) nel 1949. Lavora come ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, in cui, dal 1991, ha tenuto corsi di Estetica. Ha pubblicato La tentazione estetica.
Jung, l’arte, la letteratura
(Roma, Borla 1987), e altri saggi di estetica e di psicoanalisi dell’arte.

In copertina: bassorilievo su pietra calcarea proveniente dal Tell el Amarna, e risalente al 1360 circa avanti Cristo, si trova attualmente al Museo egiziano del Cairo. Vi si vede Akhenaton, seduto di fronte a Nefertiti, che offre la propria figlia ai raggi di vita dispensati da Aton.
Questi è il dio del Sole, che il faraone ha innalzato al rango di divinità suprema dell’Egitto, al posto di Amon.

L’Uomo Gesù

L’Uomo Gesù

La storia vera di Gesù di Nazaret

Autore/i: Verhoeven Paul

Editore: Marsilio Editori

prima edizione, prefazione di Rob van Scheers, prologo dell’autore, traduzione di Franco Paris, in copertina Rembrandt «Gesù caccia i mercanti dal Templio» particolare 1635.

pp. 384, Venezia

«Vedo Gesù come una persona. Non penso a lui come al figlio di Dio. Quello è un Gesù mitologico, nato dal nostro desiderio di scorgere l’immagine di Dio in un essere umano» (Paul Verhoeven)

Paul Verhoeven, fin dall’infanzia ha provato per la figura di Gesù Cristo un fascino che non escludeva dubbi e domande cruciali. Se nei suoi film ha esplorato i limiti e le zone oscure della società e della psiche, lo stesso atteggiamento ha adottato nella stesura del suo primo libro, pronto a difendere posizioni di certo non allineate con gli insegnamenti ufficiali della Chiesa. Chi fu realmente Gesù di Nazaret? Quale fu la sua vita, e cosa arrivò a rappresentare? Queste le domande che si pone l’autore. Nel corso di duemila anni, la reale entità di questo straordinario personaggio è passata attraverso la coloritura dei racconti mirabili, degli atti di fede, dei miracoli, che hanno finito per ridurlo a poco di più di un’icona rassegnata e dolente. Niente di più lontano dall’immagine del Cristo proposta da Verhoeven. Verhoeven punta l’obiettivo su alcuni dei particolari meno noti dell’uomo Gesù, fornendoci il seducente ritratto di un Gesù affabulatore, brillante e appassionato, ribelle e provocatore, in molti aspetti assai contraddittorio. Da esperto regista, Verhoeven ci fornisce nuovi elementi per un film definitivo sulla vita di Cristo, e riesce insieme a regalarci un libro acuto e personalissimo. Il suo è l’approccio coraggioso e critico del libero pensatore, che non può fare a meno di porre domande. Fu Gesù a scegliere i suoi dodici apostoli? Credeva realmente di dover morire? E cosa è avvenuto davvero al suo corpo? Le risposte di Verhoeven riescono a rendere L’uomo Gesù un libro assolutamente originale e provocatorio.

Paul Verhoeven è il regista di successi quali Robocop (1987), Basic Instinct (1992), Starship Troopers (1997), e Blak Book (2006). Oltre al cinema Verhoeven ha un’altra grande passione: Gesù. Dopo aver lasciato l’Olanda nel 1985, si è unito in California al “Jesus Seminar”, una prestigiosa associazione di teologi liberali che studia che cosa abbia realmente detto e fatto la figura storica di Gesù. Come contributo a tale ricerca Paul Verhoeven, laureato in matematica e fisica a Laida, ha scritto numerosi paperi scientifici che formano la base del suo libro L’uomo Gesù.

La Spiritualità di Teilhard de Chardin

La Spiritualità di Teilhard de Chardin

Autore/i: Autori vari

Editore: Cittadella Editrice

a cura di Marvin Kessler e Bernard Brown, traduzione di Filippo Gentiloni Silveri.

pp. 264, Assisi

Sacerdote, scienziato, catalizzatore di tutto ciò che è all’avanguardia del pensiero moderno Pierre Teilhard de Chardin è stato studiato e analizzato a motivo del suo largo influsso sulla vita intellettuale contemporanea.
Ma che dire della sua personale vita interiore?
Qual è stato il dinamismo centrale della sua spiritualità? Un gruppo di esperti esamina profondamente gli atteggiamenti di Teilhard nei confronti di una teologia dello sforzo umano, nei confronti di nuove dimensioni dello spirito, del ruolo della tradizione nella spiritualità del distacco e dell’impegno, del posto della chiesa nel mondo moderno.
Attraverso tutti questi diversi studi, dovuti a grandi personalità, si scorge una linea di pensiero che attraversa costantemente e prevalentemente tutta l’opera di Teilhard: il suo concetto del «sacramentale», incarnato nel mondo e nella vita di ogni individuo. Il suo occhio è stato veramente un «occhio sacramentale».

Lévinas – Soggettività e Infinito

Lévinas – Soggettività e Infinito

Autore/i: Baccarini Emilio

Editore: Edizioni Studium

premessa dell’autore.

pp. 196, Roma

Per la fenomenologia husserliana l’intenzionalità della coscienza è la descrizione stessa della soggettività che, pertanto, si manifesta come struttura «donatrice di senso» e attività. Partendo da questa premessa e utilizzando la stessa metodologia fenomenologica, Lévinas, tra i massimi filosofi contemporanei, va ad indagare il non-intenzionale della coscienza, la passività originaria che definisce la soggettività stessa. Tale passività si mostra innanzi tutto e immediatamente nella relazione etica del faccia-a-faccia con il volto dell’altro. L’etica è filosofia prima, il volto e metafisica e scompiglia l’intenzionalità della coscienza con l’irrinunciabile esigenza di responsabilità. La responsabilità per l’altro, l’ossessione per la morte dell’altro, la sostituzione, l’essere ostaggio dell’altro ridescrivono, in una contestazione radicale dei quadri abituali del pensiero occidentale, la soggettività come non-identità. La passività del soggetto, come responsabilità per l’altro, è il momento della testimonianza attraverso cui si produce la «gloria dell’Infinito».
Il volume intende ripercorrere questo itinerario, attento soprattutto agli esiti della critica levinasiana per la prospettiva antropologica e per quella teologica, come e significato anche dalla scelta del secondo dei testi che vengono presentati: Dall’Uno all’Altro, qui tradotto per la prima volta.

Emilio Baccarini, nato a Lanuvio (Roma) nel 1948, e ricercatore presso il Dipartimento di ricerche filosofiche della Facoltà di Lettere e Filosofia della II Università di Roma («Tor Vergata»). Le sue indagini sono rivolte particolarmente al pensiero francese e tedesco contemporaneo; partendo dallo studio della fenomenologia husserliana e dell’ermeneutica, si prefiggono lo scopo di chiarire il senso della soggettività. Ha pubblicato vari saggi in riviste e in volumi redatti con altri autori. Nelle nostre edizioni figura il volume: Le fenomenologia. Filosofia come vocazione (1981). Di Lévinas ha tradotto Etica e Infinito (1984).

Riflessione e Trascendenza

Riflessione e Trascendenza

Itinerari a partire da Levinas

Autore/i: Vitali Rosati Marcello

Editore: Edizioni ETS

introduzione dell’autore, in copertina Salvador Dalì «Testa raffaellesca frantumata» 1951.

pp. 176, Pisa

Bisogna ritenere paradossalmente conclusiva l’ingiunzione di Derrida secondo cui il pensiero dell’Altro come assolutamente altro è legato soltanto ad una prospettiva ebraica? È possibile sottrarre il discorso levinassiano ad una tale chiusura e aprirlo ad un itinerario attraverso la filosofia di matrice greca? Tornare a riflettere sul discorso di Levinas significa mantenere inalterata la trascendenza, accettarne il richiamo senza però chiuderlo in una interpretazione definitiva: illuminare cioè la radice ebraica con la luce del risvegliato logos greco, dando all’Altro un’ulteriore possibilità di manifestarsi, oltre l’etica, nello spazio filosofico per eccellenza, quello del “terzo”, della misura, del linguaggio. Attraverso un lavoro di risemantizzazione del concetto di “riflessione”, l’etica proposta da Levinas può essere interpretata come una serie di strutture logiche capaci di ripetere il meccanismo di sottrazione del volto: ci può essere una riflessione che non appiattisca su di sé la trascendenza, ma che garantisca la possibilità di un vero incontro con l’Altro.

Marcello Vitali Rosati (Firenze, 1979), laureato in ermeneutica filosofica, è attualmente dottorando all’Università di Pisa. Collabora con la rivista «Teoria».

Levinas. Il pensiero coerente forza al discorso coerente. Ma, nonostante ciò, esso comprende la stravaganza che combatte e ne riconosce l’enigma. Questo primo dire non è che una parola. Ma è Dio.

Giocare per Forza

Giocare per Forza

Critica della società del divertimento

Autore/i: Bencivenga Ermanno

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prefazione e introduzione dell’autore.

pp. VIII-216, Milano

Da Disneyland alla Ruota della fortuna, dai videogame ai giochi di società, la parola d’ordine nel mondo contemporaneo sembra essere diventata una sola: divertitevi! Ma di che gioco si tratta? Per rispondere a questa domanda Ermanno Bencivenga si è aggirato tra i fantasmagorici casinò di Las Vegas, scoprendo che nel weekend gli americani compiono, davanti a tavoli verdi e slot machine, gli stessi disperati gesti automatici che ripetono durante la settimana lavorativa; ha seguito quotidianamente i quiz televisivi di Mike Bongiorno, Gerry Scotti e Iva Zanicchi, notando che si tratta di spettacoli in cui viene «recitato il più ineccepibile dei rosari»: il martellamento pubblicitario.
Nella nostra civiltà, insomma, il gioco alla fin fine rivela la sua vera natura di colossale affare economico. Giocare per forza ci apre gli occhi su un possibile, tragicomico futuro, in cui il divertimento ucciderà la creatività, esaltando la ripetizione e mortificando l’intelligenza. E ci aiuta a riscoprire il più favoloso (e il meno costoso) dei giochi: la fantasia.

Ermanno Bencivenga (Reggio Calabria, 1950), docente di filosofia all’Università di California (Irvine), è autore di numerosi saggi di logica, estetica, filosofia del linguaggio e storia della filosofia.
Ha pubblicato, fra l’altro, Una logica dei termini singolari (Bollati Boringhieri, 1980), Il primo libro di logica (Bollati Boringhieri, 1984), Tre dialoghi (Bollati Boringhieri, 1988), La filosofia in trentadue favole (Mondadori, 1991), Oltre la tolleranza (Feltrinelli, 1992), Filosofia: istruzioni per l’uso (Mondadori, 1995), Platone, amico mio (Mondadori, 1997), I delitti della logica (Mondadori, 1998), Manifesto per un mondo senza lavoro (Feltrinelli, 1999), Filosofia: nuove istruzioni per l’uso (Mondadori, (2000), Panni sporchi (Garzanti, 2000).

Vivere!

Vivere!

Autore/i: Yu Hua

Editore: Donzelli Editore

traduzione di Nicoletta Pesaro, in copertina particolare «Ch’ien Hsüan – Primo autunno» di epoca Yüan 1260-1368.

pp. 180, Roma

«A ripensarci questa vita è passata così veloce, una vita del tutto normale: mio padre sperava che facessi onore ai miei antenati, diciamo che aveva scelto la persona sbagliata; io, beh… il mio destino era questo».

Il giovane Fugui, ricco proprietario terriero, in una notte perde al gioco tutto ciò che possiede. Da quel momento si dipana la sua semplice e intensa vicenda di contadino diseredato: la fame, la guerra, la carestia, la fatica, le privazioni, e il dolore più grande: la perdita dei propri cari in una tragica catena di eventi. Sullo sfondo, i sussulti della storia cinese, negli anni tumultuosi della Repubblica popolare. Attraverso la rievocazione del protagonista, la trama dei grandi eventi della Storia viene ritenuta nella memoria, ironica e pietosa, dell’umile e dolente destino di un uomo e della sua famiglia. Su tutto domina, testardo, l’attaccamento alla propria esistenza, al fatto stesso si esistere. Un inno alla vita, dunque, a qualunque vita: a quella che ci fa godere del piacere e della ricchezza, ma anche a quella che ci viene assegnata per una beffa della sorte e ci costringe ad accettare la fatica, l’umiliazione, il dolore.

«Ho deciso di scrivere questo romanzo – racconta Yu Sua – per descrivere la capacità dell’uomo di essere ottimista nei confronti del mondo. Durante la stesura ho capito che gli uomini vivono per la vita in sé e per null’altro al di fuori di questa. Sento di aver scritto un’opera nobile».

“Cina, gli anni della Repubblica popolare. Una vita messa a dura prova dalla sorte: una serie di drammi e lotte per sopravvivere. Dolore e miseria affrontati con ottimistico attaccamento alla vita e profonda consapevolezza del destino umano.
Sono trascorsi ormai dieci anni da quando il narratore si è recato nelle campagne a raccogliere ballate popolari e ha avuto modo di conoscere diverse persone, fra cui un anziano contadino che arava la terra con il suo bufalo. Si chiamava Fugui ed era ben disposto ad aprire il suo cuore, a raccontare la propria storia e a spiegare come mai il bufalo aveva tanti nomi.
Figlio di un ricco proprietario terriero, era considerato la pecora nera della famiglia Xu e in una notte giocando d’azzardo aveva perduto tutto il patrimonio familiare. Da quel momento inizia la rovina della sua casa e Fugui deve intraprendere una nuova vita, fatta di fatica nei campi, miseria e umiliazioni, per risollevarsi. Ma nell’affrontare il duro destino potrà sempre trarre la forza necessaria dall’affezionata moglie Jiazhen, dalla brava figlia Fengxia, dal piccolo Youqing…
Passando attraverso la povertà, la fame, la fatica, la guerra, la carestia e la serie di lutti dei suoi cari giungerà a capire l’essenza delle cose e l’autenticità degli affetti, approdando a una superiore consapevolezza, ironica e pietosa assieme, della gioia di vivere, nonostante tutto.”

Da Vivere! è tratto il film omonimo di Zhang Yimou del 1994. Il romanzo, vincitore del premio Grinzane Cavour, è stato pubblicato per la prima volta da Donzelli nel 1997.

Yu Hua è nato nel Zhejiang (Cina meridionale) nel 1960. Dopo essersi occupato di medicina, dal 1987 si è interamente dedicato alla narrativa. Ha scritto diversi raconti e novelle e due romanzi, tra cui questo Vivere! (1992), la sua opera più significativa, da cui è stato tratto l’omonimo film del regista cinese Zhang Yimou.

Fiabe di Samarcanda

Fiabe di Samarcanda

Parole di Fiaba n° 28.

Autore/i: Autori vari

Editore: Arcana Editrice

prima edizione italiana, introduzione e cura di Orazgozel Machaeva e Maurizio Pistoso.

pp. 232, Milano

Posta al centro di grandi vie di comunicazione sulle quali si incontravano popoli di razze e religioni diverse, Samarcanda è stata grande punto di contatto tra Oriente e Occidente nell’Asia centrale. Persiani, turchi, mongoli, musulmani dell’India ne hanno fatto un centro culturale di estrema importanza in cui le varie etnie, hanno convissuto e si sono mescolate, pur conservando caratteri propri.
Di tutto questo troviamo l’impronta nelle favole di questo libro, nelle quali cogliamo echi della vivacità turca e della raffinatezza persiana, del gusto letterario tagico e dell’ironia tipica della gente di quella zona, qui ben rappresentata da alcuni noti personaggi popolari.
Turkmeni, tagici, uzbechi, casachi, chirghisi sono del resto popoli ben vivi che stanno tornando alla ribalta della storia per riaffermare la loro specificità.

Orazgozel Machaeva, già collaboratrice dell’Accademia delle Scienze turkmena, è ricercatrice nel campo delle lingue turche.

Maurizio Pistoso insegna lingua e letteratura persiana all’università di Bologna.

Parola di Fiaba: In questa collana sono raccolte fiabe e leggende che la fantasia dei vari popoli ha creato, elaborato e consegnato alla tradizione. Esse costituiscono un inestimabile patrimonio di tutti.

Bestiario Segreto

Bestiario Segreto

Autore/i: Cattabiani Alfredo

Editore: Rusconi

prima edizione, introduzione dell’autore, in sovraccoperta: Oca con coda di pesce, (part.), dal soffitto della Chiesa di Saint-Martin, Zillis (Coira), Anonimo del XII sec., fotografia di Peter Hernan.

pp. 232, Milano

In questi singolari racconti-dialoghi, dove la rievocazione di un episodio bizzarro o inquietante si mescola alla riflessione teologica e filosofica, Alfredo Cattabiani ha ricostruito gli incontri con gli animali che hanno segnato nella sua vita un momento cruciale di dolore, gioia o illuminazione. Pubblicato per la prima volta undici anni fa, il libro è stato completamente riscritto dall’autore, che vi ha aggiunto cinque capitoli e un nuovo titolo per sottolinearne gli accentuati elementi autobiografici.
In queste narrazioni l’epifania di un animale diventa l’occasione per discuterne la sua natura profonda perché – come ben sa chi vive in stretto contatto con le bestie – un gatto non è soltanto un gatto, un leone non è soltanto un leone: è anche la personificazione di energie cosmiche ovvero di dei. Queste energie sono figurate da simboli che diventano protagonisti dei dialoghi, poiché la forma simbolica, come osservava René Guenon, aiuta a comprendere più o meno completamente la verità che essa rappresenta secondo la capacità intellettuale di ogni lettore.
La struttura narrativa permette allo scrittore di muoversi con disinvoltura fra psicologia e teologia, filosofia e storia delle religioni in un ideale teatro da camera, dove ogni lettore sarà tentato di trasformarsi in attore-interlocutore, in un gioco di reciproche illuminazioni.

Alfredo Cattabiani, nato a Torino nel 1937, vive ora nella Viterbo medievale. È stato direttore editoriale, dal 1962 al 1978, delle Edizioni dell’Albero, della Boria e di Rusconi Libri.
Ha tradotto o curato opere di Antonio Rosmini, Joseph de Maistre, Simone Weil, Georges Bernanos, Pierre Drieu La Rochelle, Jules Barbey d’Aurevilly, e Baltasar Gracian.
Ideatore e conduttore di programmi radiofonici su tutte le reti della Rai, collabora a vari quotidiani e riviste.
Studioso di storia delle religioni, di simbolismo e di tradizioni popolari, ha pubblicato Bestiario (1984), Bestiario di Roma (1986, con Marina Cepeda Fuentes; premio Tevere 1986), Simboli, miti e misteri di Roma (1990), Santi d’Italia (1993; premio Estense 1993), Lunario (1994) e, presso Rusconi Libri, Erbario (1985) e Calendario (1987), tradotto anche in spagnolo.