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Libri dalla categoria Fisiologia

Robā’īyyāt

Robā’īyyāt

Autore/i: Omar Khayyam

Editore: Bollati Boringhieri Editore

prefazione e introduzione di Pierre Pascal, traduzione di Pierre Pascal con la collaborazione di G. degli Alberti.

pp. XXX-298, Torino

Dalla prefazione di Pierre Pascal:
«Nella sua scoperta, occasionale e brutale di sublimi discipline dell’Oriente maggiore e minore, come nel suo furore di sincretismi e di volgarizzazioni, l’Occidente della Guerra dell’Oppio e delle “Capitolazioni” ha fatto del nome di Ghiās ud-Dīn Abul Fath ’Umar bin Ibrahim Khayyām il simbolo, d’altronde molto succinto, di tutta la poesia persiana: simbolo che, da cento, anni, niente ha perduto delle sue grazie lievemente convenzionali, a proposito di un astronomo e d’un matematico del quale più di otto secoli non hanno smesso di far rinverdire e rifiorire la mentalità singolarmente universale e anche contemporanea. Di lui, tutto sembrava essere stato detto e scritto, raccontato e inventariato, al punto che la sua gloria poteva costituire – per taluni amatori dalle fissazioni un po’ elementari – una piccola biblioteca molto abbondante. Ma ci voleva un altro incendio del mondo, ansioso di nuove nubi umanitarie, affinché questa strana semenza spirituale si rivelasse una volta ancora, attraverso la sorprendente scoperta di manoscritti, tanto vicini alla morte dell’Imām Khayyām, che la speranza di ritrovarne altri, ancora più antichi, può adesso fiorire i sogni di alcuni solitari[…]»

Illumina la Tua Mente

Illumina la Tua Mente

Cambia il tuo modo di pensare se vuoi essere felice

Autore/i: Dalai Lama

Editore: Armenia Editore

prefazione di Migyur Dorjee, traduzione di Anna Carbone.

pp. 224, Milano

Gli Otto versi sulla trasformazione della mente costituiscono uno dei più importanti testi spirituali buddhisti, noti come lo-jong, letteralmente “trasformazione della mente” e rappresentano la principale sorgente ispiratrice del pensiero del Dalai Lama, nonché degli ammaestramenti racchiusi in questo saggio sul tema della disciplina interiore che conduce all’amore e alla felicità. Lo sviluppo della compassione, l’adozione di un atteggiamento equilibrato nei confronti di se stessi e degli altri, l’acquisizione di modi positivi di pensare e della capacità di trasformare situazioni negative in condizioni favorevoli per la crescita dello spirito, sono i motivi centrali dell’insegnamento del Dalai Lama e, al contempo, gli strumenti attraverso i quali la mente perviene all’illuminazione e alla pace.

Saggi di Psicanalisi Applicata I: Estetica, Sociologia, Politica

Saggi di Psicanalisi Applicata I: Estetica, Sociologia, Politica

Autore/i: Jones Ernest

Editore: Guaraldi Editore

introduzione e cura di Fabio Zambonelli, prefazione dell’autore, traduzione di Margherita Novelletto Cerletti.

pp. 272, Bologna

La psicoanalisi applicata – che nell’opera dello stesso Freud ha un’ampiezza ed un peso perlomeno pari a quelli della psicoanalisi teorica e clinica e al cui approfondimento fu com’è noto dedicata, a testimonianza dell’interesse che essa rivestiva per il maestro viennese e per i suoi primi allievi, l’intera rivista «Imago» – da nessuno probabilmente è stata praticata, come dal Jones, in maniera altrettanto larga e libera quanto rigorosa e coerente (prova ne sia l’evidentissimo «filo rosso» che lega i saggi di questa raccolta, scritti in un arco di tempo alquanto vasto: dal 1911 al 1949).
Alla base della marcata consonanza del Jones con la psicoanalisi applicata stanno indubbiamente i suoi molteplici e singolari interessi culturali, testimoniati anche dalle sue amplissime letture (questa vivacità di interessi e, insieme col sempre vivo senso dell’umorismo, la caratteristica più attraente del Jones uomo e scrittore).
Fra i saggi compresi in questo primo volume degli Essays, spiccano quelli sull’arte e, in particolare, quelli in cui compare, direttamente o indirettamente, Amleto, figura per il Jones egualmente centrale ed emblematica come Edipo per Freud e Poe per la Bonaparte.
Non meno importanti sono le riflessioni psicoanalitiche sulla storia e sulla politica. Politicamente impegnato in gioventù e manifestando apertamente, anche in seguito, «odio per l’oppressione e fastidio per il conservatorismo» (sono parole sue), il Jones conciliò un moderato patriottismo «inglese» (ed un certo sotterraneo campanilismo «gallese») con il cosmopolitismo e le istanze liberali ed umanitarie dell’élite intellettuale del tempo, visibili soprattutto nei saggi – sull’antisemitismo e sulla guerra.

Ernest Jones. Gowerton 1879 – Londra 1958 Gallese, di famiglia benestante, fu attratto fin, dall’infanzia dalla professione medica. Laureatosi, dopo alcuni anni di soggiorno in Canada entrò a far parte, al suo ritorno a Londra, della ristretta cerchia dei pionieri della psicoanalisi. Nel 1919 fondò la British Psychoanalytic Society; fu successivamente condirettore, con Otto Rank, dell’«International Journal of Psycho-Analysis»; assunse infine la carica di direttore amministrativo dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale.
Fu scrittore assai prolifico; tra i suoi numerosi lavori, vanno ricordati, oltre ai saggi che fanno parte della presente raccolta, quelli inclusi in Papers on Psycho-Analysis (1918), Social Aspects of Psycho-Analysis (1924), On the Nightmare (1931) e, soprattutto, la monumentale e probabilmente definitiva biografia di Freud The Life and Work of Sigmund Freud (1957).

I Segreti della Trasformazione

I Segreti della Trasformazione

Autore/i: Osho Rajneesh

Editore: Bompiani

pp. 440, Milano

“Il tantra non è una filosofia. (…) Tutte le filosofie sono buone per filosofare, non per fare esperienza: in questo caso sono del tutto impotenti. Per questo nel tantra si insiste tanto sulla tecnica: perché una scienza non può fare altro che fornire una tecnologia, del mondo interiore o di quello esteriore.
La stessa parola «tantra» vuol dire tecnica. Ecco perché in questo libro, piccolo ma uno dei più grandi e profondi, troviamo solo tecniche e nessuna filosofia: nient’altro che centodieci tecniche per raggiungere l’Assoluto attraverso l’immediato.”

Commentando il Vigyana Bhairava, testo chiave dello shivaismo tantrico, Osho svela i segreti di una disciplina antichissima ancora inesplorata.
In questo libro il maestro, che più di ogni altro ha saputo rendere accessibili al grande pubblico le tradizioni orientali, spiega i misteriosi metodi tantrici, una serie di tecniche finalizzate al raggiungimento di una autentica dimensione vitale.
Il tantra supera il dualismo tra anima e corpo e considera il corpo come un tesoro di forze nascoste, di possibilità misteriose in cui è celato l’intero cosmo in miniatura.

Osho (1931-1990) offre un approccio rivoluzionario all’eterna ricerca interiore dell’uomo: “La vita ha un valore intrinseco, non ci sono obiettivi esterni. Per questo mi sforzo di tramutare tutto in gioia. Per me questa è la vera spiritualità”. Come lui stesso ha chiarito: “Io non appartengo ad alcuna nazione, a nessuna religione, a nessun partito politico. Sono un semplice individuo, nel modo in cui l’esistenza mi ha creato. […] Per questo i miei occhi sono liberi da veli e io posso vedere con chiarezza”. Dei suoi molti libri, venduti con grande successo, Feltrinelli ha pubblicato La mente che mente (2006), La saggezza dell’innocenza (2007), L’avventura della verità (2008), Cogli l’attimo (2009), Una risata vi risveglierà (2010), Scolpire l’immenso. Discorsi sul mistico sufi Hakim Sanai (2011), La danza della luce e delle ombre (2011), Il sentiero si crea camminando (2013), L’eterno contrasto (2014), Pioggia a ciel sereno. La via femminile all’illuminazione (2015), Segreti e misteri dell’eros (2015), Lo specchio del cuore (2016) e, nella collana digitale Zoom, La vita è semplicissima (2012), Perché siamo infelici? (2012), L’amore non conosce dovere (2013) e Il quarto elemento dell’amore. Visioni, intuizioni e bagliori per crescere insieme (2017). Urra ha pubblicato Su la testa! La morte di dio e la nascita dell’uomo (2013) e Il tempo che non conosce tempo (2014).

Tempeste nel Cervello

Tempeste nel Cervello

Racconti di bambini con epilessia e dei loro genitori

Autore/i: Schachter Steven C., Montouris Georgia D.; Pellock John M.

Editore: Il Minotauro

traduzione di Maria Giacomina Di Giorgio.

pp. 208, Roma

Come ci si sente quando si è vittima di una crisi epilettica? In che modo e con quali sentimenti reagiscono i familiari dei soggetti con le crisi? Il volume è in massima parte costituito dai resoconti testuali e dalle testimonianze di quanti vivono in prima persona il problema dell’epilessia e dei loro familiari. Corredato di preziosi interventi esplicativi, il testo è uno strumento per conoscere dall’interno i risvolti umani e psicologici di un disturbo fin troppo comune ma ancora avvolto da una nebbia di incertezze e pregiudizi.

«Vorrei aver conosciuto prima questo libro. Se avessi potuto consultarlo anni fa, tutto sarebbe stato molto diverso.»

Le farfalle vengono dal mio stomaco.
Sbattano e sbattono le ali.
Volano su fino alla mia bocca
e io cerco di afferrarne una
ma è troppa tardi.

Vendidad

Vendidad

La legge di abiura dei demoni dell’Avesta zoroastriano

Autore/i: Anonimo

Editore: Mimesis Edizioni

con un saggio sulla «Storia dello Zoroastrismo» di Antonio Panaino, tradotto da Francesco Adolfo Cannizzaro.

pp. XLIII-306, 1 tavv. b/n f.t., Milano

Il Vendidad, qui presentato nella traduzione italiana di Canizzaro, è una delle poche sezioni dell’Avesta, che, nonostante lacune e omissioni, è stata conservata con una certa ampiezza. Esso costituisce la legge di abiura dei demoni, una sorta di manuale di purificazione (concernente quindi i tabù, i riti funebri, le preghiere, la medicina, i peccati capitali, etc.), paragonabile al Levitico, ad uso dei preti zoroastriani. I primi due capitoli concernono rispettivamente le terre create da Ahura Mazda e il mito di Yima, che avrebbe per tre volte ampliato la terra, e salvato nel vara, una sorta di arca, forse sotterranea, un terzo degli esseri viventi dall’arrivo dell’inverno. È questa l’opera avestica in cui l’antagonismo, in chiave individualistica, tra Ahura Mazda e Angra Mainyu, traspare con una certa forza. L’epoca cui attribuire l’opera è incerta; alcuni elementi farebbero pensare al periodo partico, ma sicuramente essa contiene riferimenti e forse anche passaggi di antichità notevole, che potrebbero riferirsi addirittura al periodo preachemenide. Anche l’attribuzione del testo è difficile. Una parte della critica propende per i Magi medi, ma si sono levate voci autorevoli che ne hanno difeso la sua genuinità all’interno del pensiero zoroastriano.

La religione zoroastriana (guida critica e bibliografica). La storia dello Zoroastrismo è di notevole complessità. La patria e l’epoca di Zoroastro sono oggetto di una disputa accademica, che da più di un secolo divide gli studiosi. Lo stesso statuto della dottrina di Zoroastro, la questione del monoteismo e dualismo, pongono problemi notevoli, che la critica moderna ha risolto differentemente. Panaino propone al lettore una sorta di introduzione agli studi sullo Zoroastrismo antico, passando in rassegna le scuole di pensiero principali e discutendo le loro ipotesi. Il lettore troverà così una guida alla lettura, corredata da un’ampia bibliografia, per affrontare con la dovuta prudenza la letteratura secondaria concernente questo campo di studi. Un’ulteriore appendice sul Widewdad riassume lo stato della questione, aggiornando quindi le note del Canizzaro, almeno sulle questioni di maggior interesse.

De Coquina – Cucina di Vescovi Principi Cucina di Popolo nel Principato di Trento

De Coquina – Cucina di Vescovi Principi Cucina di Popolo nel Principato di Trento

193 Ricette trascritte e illustrate da un prezioso manoscritto del Cinquecento – 186 Antiche incisioni con riproduzione degli arnesi da cucina – 145 Citazioni da antichi Canti Carnascialeschi

Autore/i: Bertoluzza Aldo

Editore: Edizioni U.C.T.

prefazione dell’autore.

pp. 378, nn. ill. b/n, Trento

Il volume presenta 193 ricette della cucina rinascimentale trentina, raccolte in un prezioso manoscritto trascritto da un originale dell’epoca, esistente presso il Castello del Buonconsiglio.
Ogni ricetta viene riprodotta nella stesura originale, allo scopo di evidenziare il tipo di scrittura e le denominazioni della parlata in lingua volgare dell’epoca, frammista a voci dialettali trentine. Alla riproduzione originale fa seguito un commento specifico e una esatta interpretazione di ogni ricetta, includendo per rendere la lettura più agevole e spedita, degli aneddoti, delle aggiunte curiose di storia e di erudizione, attingendo agli antichi documenti cinquecenteschi.
Si è voluto completare la presentazione delle varie ricette riportando alcuni versi tratti da «Tutti i Trionfi, Carri, Mascherate, o Canti Carnacialeschi, andati per Firenze, al tempo del Magnifico Lorenzo de’ Medici, fino all’anno 1559», che hanno riferimento con la cucina in generale.
Al termine di ogni ricetta si è riportata l’illustrazione di un utensile di cucina, tratta da incisioni dell’epoca, descrivendo dettagliatamente ogni oggetto sotto gli aspetti storici, delle tradizioni, dei costumi.
Per la dettagliata ricerca storica, per l’accurato e preciso studio sull’antica cucina trentina di principi e popolo, questa ricerca, unica nel suo genere, costituirà certamente una delle più valide e precise documentazioni sulla cucina trentina del Cinquecento.

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Manoscritto di ricette trentine del cinquecento e seicento di Mastro Antonio intitolato “De Cucuina”.

Al titolo originale della ricetta segue quello del commento.

Elenco delle Preparazioni:
Pasta di Cartelle – Dolci sgonfiotti di pasta;
Pasta di Mostazzoni – I celebri “mostazzoni” trentini;
Pasta per fare i Basini di Mandole – I dolci piccoli baci di Trento;
Pasta per far i Brazedellini di Mandole – Bracciatelli e ciambelline cinquecentesche;
Maniera per far le Mandole incaffetatte – Mandorle “incassettate”;
Pasta per far le Castagne di Mandole – Le castagne di mandorle sulle mense del concilio;
Modo di fare la pasta d’Offella – Stiacciate, sfogliate e focacce;
Dose per fare la Torta di Peri – “Andar su pe’ peri” con una squisita torta;
Maniera di fare la Pasta di Fritole con ovi, e latte, che vien batezate Fritole di Dona Simon – Donna Simona, signora della cucina trentina, e le sue celeberrime “fritole”;
Modo di fare altre Fritole di pan gratà – “Fritole” di pane grattugiato;
Modo di fare altre Fritole come qui. – Altre frittelle “spongose”;
Altra dose di far le Fritole di Pomi – Le deliziose frittelle di mele;
Fritole di levà – Fritole di levà;
Fritole di Sambuco, o Salvia – Le frittelle di sambuco, o di salvia;
Dose per far la Torta di Marasche – Una signora torta, quella di marasche;
Una Torta Consimille – Altra torta di marasche per “gente di suggezione”;
Da fare Frittole o Rossetta – Le “fritole” a rosetta;
Modo di fare la Simona – Quella santa e benedetta Donna Simona;
Maniera di fare la Rosada – Cara, dolce “rosada”;
Per fare la Torta di Griesme – Delicata torta di semolino;
Per far la Torta di riso – La torta di riso, torta dei frati;
Da fare le Frittole di panada – Far la “panada” al diavolo;
Da fare la pasta di Straboli – “Straboli e fortaie” dei tempi passati;
Da fare i Zucher Straobm – Gli “straoboli” zuccherini;
Da fare i Grostoli – I “grostoli” delle feste liete;
Da fare i Grostoli in altra maniera / Altra maniera di Grostoli – “Grostoli” in maniere diverse;
Da fare le Fritole con le Ostie – Le principesche “fritole” con le ostie;
Da fare i Canaluci – I canalucci cotti con lo stampo;
Da fare le Frittole d’ovi duri – “Fritole d’ovi duri”, piatto tipico del cinquecento;
Pasta di Calison – Un dolce che riporta il nome di un antico strumento musicale;
Da fare la Torta di foliete – Torta di “foiete” fatta con i tagliolini;
Da far la torta di Poina – La “dolciata, bianca e melata”, torta di ricotta;
Da fare la Torta di Carne – Una torta di carne con lo zucchero;
Modo per fare un Tortion – Un tortione a forma di biscia;
Torta di Pane, overo Becherle – Una squisita torta di “becherle”;
Da fare la Torta di Marzapan – La torta di marzapane;
Da fare la Torta di pane di Spagna – Il pane di spagna, pasta reale;
Da fare la Torta di erbe – Erbe, erbette ed erboline per una saporita torta;
Da fare la Torta di erbe – Erbolato, o torta di erbe con la pelle;
Da fare la Torta di Butirro Cotto – La torta di butirro cotto, “boconzino da re”;
Altra maniera di fare la sudeta Torta – Un’altra ricetta della torta di butirro cotto;
Modo di fare il Pruz Turtn – La prelibata torta di Carinzia;
Da fare la Torta di Buttiro fresco – La torta di burro con le “gradelline”;
Altra torta di pane – La torta della consolazione;
Torta d’ovi duri – Una insuperabile torta, quella di “ovi duri”;
Torta di castagne – Casta, piacevole torta di castagne;
Torta di pane di Segalla – La torta con il pane di segale;
Torta di sangue – Una torta fatta col sangue;
Biscotini Ordinari – I biscottini di ogni giorno;
Torta di Canella, intitolata la famosissima – La famosissima torta di cannella;
Torta di Pasta di Mostazoni – “Mostazzoli e mostazzoni” nei banchetti del concilio;
Da fare una montagna – Una montagna di torta;
Torta di mosa nel Latte – Santissima “mosa” delle nostre antiche generazioni;
Torta di Gambari – I prelibati gamberi di fiume;
Biscotti zucharini – I dolci anicini;
Buzollai Duri – I bucellati trentini del XVI secolo;
Buzollai Teneri – “Buzzolai” preparati con la pasta lievitata;
Buzolai da Suppa – La “suppa di buzzolai”;
Fritate empiute di Erbe – Care, vecchie erbette di un tempo;
Fritatte empiute di Mandole – Le frittate con le mandorle;
A fare li Ovi duri impienuti – Ovi duri “impienuti”, un piatto che trionfava sulle mense;
Suppa Chiocolada – Una zuppa che aveva il colore della cioccolata;
Suppa di Mandole – Una zuppa di mandorle;
Spiumete di Mandole – Un dolce spiumoso e spumeggiante;
Fritole di Codogno – Dovrete portare tanta pazienza per preparare le frittole di mela cotogna;
Torta, ò sij Biscotini di Carnertoag – I biscottini del tuo carniere;
Torta di Caodilatte – La torta di fior di latte;
Adesso viene la delicata Torta – Una torta delicata, che vi fa sentire la finezza del gusto;
Suppa di Gamberi – I gustosi gamberi di torrente in una zuppa cinquecentesca;
Per fare li Cornetti di Cervo – I cornetti di cervo;
Da fare il Struchel nel latte – Lo “struchel” nel latte, antico dolce della cucina trentina;
Da fare il Struchl di Carne – Lo “Struchel” di carne senza latte;
Da fare i Struchl di Erbe – Lo “Struchel” con le erbette;
Da fare i Struchl di pangratà – Uno “struchel” per la povera gente, fatto col pane grattugiato;
Salsa di Saluatico dolce – Una salsa con il sapore di agro;
Suppa di Rosumata – L’energetica “rosumata” cinquecentesca;
Suppa di Spinace – Zuppa di spinaci, ricca di ferro e di vitamine;
Suppa Potrida – Che squisito sapore quella zuppa agra!;
Suppa di Argnion – Una zuppa fatta con l’arione di vitello;
Suppa di pan di Spagna – Una zuppa fatta con il pan di spagna;
Suppa Gialla – Una prestigiosa zuppa gialla;
Crè pria per le Lingue fresche – La radice della “barba forte” per le lingue fresche;
Salsa da Lepre – Una salsa fatta con il fegato e la coratella della lepre;
Mosa di Codogni – La “mosa di codogni”;
Polenta di Gambari – Anche con i gamberi si può fare la polenta;
Conserva d’Ampomole – Delicata conserva di lamponi;
Conserva di Uva Carla – La conserva di uva spina;
Conserva di Cedro – Una salutare conserva di cedro;
Per fare la Conserva di fraghe – La conserva di fragole;
Conserva per Componer – Composta di cedro per i lavori di pasticcere;
Modo di fare il Pesse alla Francese – Un piatto di pesce alla francese;
Modo di fare il Pesse alla Polacca – Il pesce cicinato alla maniera dei vescovi di Trento di origine polacca;
Pesse da far all’Italiana – Pesce bollito alla moda italiana;
Pesse alla Todesca – “Questo è quanto sa far il todesco”;
Per far Intingoli – Un intingoletto coi fiocchi;
Secondo Modo dell’Intingoli – L’intingolo con l’uva peverella;
Per fare la Salsa sopra il Rosto fredo – Salsa di sardine per l’arrosto;
Frichasè tanto di Polastri – Pollastri e vitello in fricassea;
Un Potachio alla Francese – “Potachio” manicaretto alla francese;
Stuffà di Vitello – Stufato per i banchetti del Buonconsiglio e stufato del pelliccia;
Stuffato di Carne di Manzo – Stufato con il culaccio di manzo;
Stuffato in un’altra maniera – Stufato con la carne salata;
Armelini intieri col zuccaro – Le “armeline” del cinquecento;
Intingolo ad un’altra Maniera – Uno squisito brodetto;
Anes Kiechel – Confetti con anici molli;
Brodo Nero per fare Sopra alli Bulberi – Brodo nero per carpe, tinche, trote e carpioni;
Canederlotti di Vitello – I cinquecenteschi “canederlotti” di vitello;
Canederlotti di Fegato – “Canederlotti” preparati con il fegato;
Brodo di Ravanada da fare sopra le Lingue Fresche – Salsa di ramolaccio per le lingue fresche;
Brodo di Lardo per le Lepri – Brodetto di lardo per la lepre cucinata alla maniera trentina;
Bisi freschi – Dolci piselli freschissimi;
Per fare li Canelladi – “Canelladi”, o diavoloni;
Per fare la Polenta di Carne – La polenta di carne nel tovagliolo;
Aqua Limonatta – Una bibita eccellente a base di limoni;
Fiete d’Ovo per mettere Sopra la Suppa – Crostini di pane per la zuppa;
Sponziole per farle con Mandole, ò sia Sponziole di Mandole – Le dolci “sponziole”;
Per fare la Suppa da grasso Nera – La zuppa nera;
Per fare la Suppa pesra Bianca – La zuppa bianca;
Per fare la Suppa di Pizzoni – Poveri piccioni, finiti in zuppa;
Per fare la Suppa mista – Zuppa mista di latticini;
Per fare la Suppa pesta – La zuppa pesta;
Per fare la Lepre nella Salsa nera – Lepre alla trentina con la salsa nera;
Per fare li Uccelli di Vitello – Gli uccelli scappati;
Per fare li Uccelli impienuti – Gli uccelli ripieni;
Per fare le Polpette di Vitello – Quelle signore polpette;
Per fare l’intingolo misto per li Pastizzi – Un guazzetto per ogni pasticcio;
La Salsa di Maranzi – La raffinatissima salsa di arance per capponi e pollastri;
Le Nistel do Vitello, o Castratto – Delicate listerelle di vitello, o di castrato;
La Salsa Polaca – Una dolce salsa polacca;
Il Cren colle Mandole – La salsa di cren per il lesso;
La Salsa di Tella di Latte Sopra la Lepre – La salsa con la tela del latte per i piatti a base di lepre;
Il Fegato nella Salsa – Fegato con una salsa assai gustosa;
Per fare il Cervo – Cervi e camosci;
Le Fitte Carmenal – “Carmenal” di carnevale;
La Lepre Finta – Un piatto figurativo con la lepre;
Il Cosetto di Vitello impienuto – Coscetto di vitello infarcito;
Carne di Manzo impienuta -Carne salata di manzo farcita;
Il Coch di midola di Manzo – Un manicaretto fatto con le midolla di manzo;
Il Coch di Carne Salada – Cotto di carne salata;
La Salsa nelli Sasticetti – Pasticcini in camicia con salsa;
La Rosata – Latte di gallina per la dolce “rosada”;
La Rosata di Ciocolata – La rosata preparata con la cioccolata;
La Rosata di Caffè – La rosata con il caffè;
Per accomodare le cose da Magro. La Suppa di verdure – Una zuppa di verdure da magro;
La zuppa di Gambari – La rossa zuppa di gamberi;
La Suppa di mandole nel Latte – La zuppa con le mandorle “dimesticate” nel latte;
La Suppa di Rane – Deliziose ranocchie per una deliziosa zuppa;
La Suppa di Ciocolata – Delicata zuppa di cioccolata;
La techa nella Salsa Nera – Tinche, carpe e trote con la salsa nera;
Canederlotti di Butiro – I “canederlotti” preparati con il “butirro”;
Per fare il Luz con le Ostreghe – Il luccio con le ostriche;
Il Stoffis con le Sardelle – Stoccafisso con le sardine;
Le luganeghe di pesce – Anche con il pesce preparavano le famose lucaniche;
Le Ostreghe – Squisitissime ostriche afrodisiache;
Le Ranegevole – Le “rangevole” prelibati molluschi;
Le Anguile – Anguille allo spiedo;
Il Butiro dè Gambari – Una crema burrosa preparata con i gamberi;
Le Sponziole inpienute – Spugnoli di primavera;
Li Capussi impienuti – Cavoli cappucci riempiti;
Il Coch di Mandole peste – Un cotto di mandorle;
Il Chinz Coch – Una farinata con latte e burro;
Il Coch di Cirese – Il cotto con le ciliegie;
Il Coch di Panizza – La polenda di panico;
Castrol Pasticio da Magro, e da grasso – Una cassa di pasta per un delicato pasticcio;
Li Sorzi – Sorcetti di pasta;
Il Bracadello, Oppure fiete di pane – Il braccadello trentini;
Li Straboli Spriz – Pasta fritta, chiamata dal popolo “maneghi de zuc”;
Li Strilz di Riso friti – Fettuccine di riso fritte;
Le lasagne frite – Lasagne frite;
Le Verze impienute – Cavoli verza riempiti di carne;
La torta di Bracadelotti – Torta con i “braccadelotti”;
La Torta Polentona – La torta polentona;
La Torta di Marzapan – Dolcissima torta di marzapane;
La Torta di Ciocolata – Torta di cioccolato;
La Torta di Limon – Torta di limone;
La Torta di cinque colori, let, a let – Coloratissima torta;
La Gieladina di Limon – La gelatina di limoni;
La gieladina di Plamasè – Gelatina di mandorle pestate e stemperate nell’acqua;
Per fare li Pazli – Pazzombroglio, pasticcio del cinquecento;
Per dare il colore à questi Pazli / Per dare il Color Verde / Gli Pazli Bianchi / Gli Pazli Neri / Gli Pazli Turchini;
Per fare il Contan – Una ricetta che conta, nutritiva e afrodisiaca;
La Neve – Schiuma di neve;
Il Marmola d’armelini – Albicocche colorate come il marmo;
Gli Cossoni – Biscotti a forma di grandi cosce;
Ribes intiero in Composta – Succo di ribes, lampone, more e marasche;
Il Sugo di Ribes – Composta di ribes;

La Sfida della Fede

La Sfida della Fede

Fuori e dentro la Chiesa: la cronaca in una prospettiva cristiana

Autore/i: Messori Vittorio

Editore: Edizioni San Paolo

prefazione di Léo Moulin, introduzione dell’autore.

pp. 536, Cinisello Balsamo (Milano)

«Vittorio Messori è uno scrittore e un giornalista coscienzioso, colto, documentato, che parla soltanto di ciò che conosce: uno degli spiriti più liberi che io conosca, che si appoggia sempre su una documentazione impressionante…
«Da qui nasce la serie di questi 216 frammenti, piccoli capolavori cesellati e affilati. Ma essi non costituirebbero il prezioso collier che è questa Sfida se, all’interno di ognuno, non fosse rintracciabile il filo di una fede profonda, lucida, coraggiosa, che ne assicura l’unità…
«Le riforme in campo politico, morale e istituzionale sono necessarie. Ma su quale base, si chiede Messori, stiamo tentando di ricostruire l’uomo e la società? Prendere come fondamento valori “laici” vorrebbe dire rifare un’esperienza drammatica
«Alla fine, il nostro secolo lascerà dietro di sé la scia più sanguinante e più disumana che mai abbia tracciato la storia…
«Ecco perché, sebbene agnostico, quale dichiaro di essere, condivido pienamente l’insieme delle tesi sostenute da Messori: per salvare valori che ci sono cari, i soli ai nostri occhi capaci di riscattare l’uomo dalla miseria indicibile nella quale è caduto…» (Dalla prefazione di Léo Moulin, dell’Università di Bruxelles).

Vittorio Messori (Sassuolo di Modena, 1941) si è laureato a Torino in Scienze Politiche. Giornalista professionista, ha lavorato a lungo presso il gruppo de La Stampa. Sul quotidiano Avvenire ha pubblicato per diversi anni, due volte la settimana, la rubrica «Vivaio» – da cui proviene buona parte del materiale di questo libro – e ogni mese, su Jesus, continua «Il caso Cristo», una ricerca sulla storicità dei vangeli.
Dopo Ipotesi su Gesù (edizioni Sei e Tea, oltre un milione di copie vendute in Italia, più di venti edizioni nel mondo), ha pubblicato vari altri libri, anch’essi di larghissima diffusione internazionale: Scommessa sulla morte (Sei), Rapporto sulla fede: a colloquio con il cardinale Ratzinger (Edizioni Paoline e Mondadori), Inchiesta sul cristianesimo (Mondadori), Un italiano serio: il beato Faà di Bruno (Edizioni Paoline), Patì sotto Ponzio Pilato? (Sei), Pensare la storia. (Edizioni San Paolo).

Il Purgatorio di Dante

Il Purgatorio di Dante

Autore/i: Sermonti Vittorio

Editore: Rizzoli

prima edizione, con la supervisione di Gianfranco Contini.

pp. 544, Milano

Che l’esercizio supremo della scelta si attui nell’istante in cui ciascuno sarà scelto per sempre, sia insomma un misterioso scegliere di essere scelti, consumato nella tragica autonomia d’una solitudine totale, è materia con cui ciascuno si misurerà una volta sola, per non raccontarla mai. Proprio “questo, tuttavia, è l’ordito del racconto di questa cantica seconda. Anime scaglionate sulle balze del monte Purgatorio a dilazionare d’un supplemento penitenziale di vita l’impatto con le tremende consolazioni dell’eternità, dicono al pellegrino poeta, con voce assai più che la nostra viva, che cosa succede a morire, che facciamo, Dio che fa. Tutto intorno, emozione d’infinito che ci affratella, pellegrini lettori in carne e ossa, alle ombre che sono e che saremo, uno sterminato brivido di luce sull’azzurro del mare.

Vittorio Sermonti è nato a Roma nel 1929. Ha insegnato italiano e latino al liceo, tecnica del verso teatrale all’Accademia; ha fatto lo speaker e il regista alla radio, e girato un film per la tv; ha lavorato in una casa editrice, in un teatro pubblico, in un quotidiano, per la CEE. Ha scritto tre romanzi (La bambina Europa, 1954; Giorni travestiti da giorni, 1960; Novella storica, 1968), un libro di racconti con note (Il tempo fra cane e lupo, 1980), un saggio-epopea (Dov’è la vittoria?, 1983), quattro opere collage per teatro, studi su Mozart, Da Ponte, Schikaneder, Boccaccio, Metastasio, Strindberg, Petrolini; ha poi tradotto moltissimo, soprattutto di teatro, preferibilmente in versi: da Plauto a Crémieux-Halévy, da Schiller a Wedekind. Per la Rizzoli ha pubblicato nel 1988 L’Inferno di Dante, ristampato nel 1989, Il tempo fra cane e lupo, e Sta preparando Il Paradiso di Dante. Ha avuto tre figli. Vive a Roma.

L’Inferno di Dante

L’Inferno di Dante

Autore/i: Sermonti Vittorio

Editore: Rizzoli

con la supervisione di Gianfranco Contini.

pp. 526, Milano

L’una dinanzi, e quella era vermiglia; […] e la destra parea tra bianca e gialla; /la sinistra a vedere era tal, quale / vegnon di là onde ’l Nilo s’avvalla (XXXIV, 39-45): nero, rosso, giallo-paglierino sono i colori della tre facce di Satana.
Ma sono anche i colori d’una pergamena che brucia trascolorando lungo la bordatura bruna che anticipa la linea del fuoco: come procede innanzi de l’ardore, / per lo papiro suso, un color bruno / che non è nero ancora e ’l bianco more (XXV, 65-7)…
E la Commedia non è, in fin dei conti, anche la storia documentale, il diario della propria scrittura? Non si scrive bruciando il foglio su cui si sta scrivendo? Allora nero, rosso e giallo-paglierino, colori della turpe trinità del Diavolo, forse raccontano anche la scrittura di fuoco dello Scriba di Dio.

Vittorio Sermonti è nato a Roma nel 1929. Ha insegnato italiano e latino al liceo, tecnica del verso teatrale all’Accademia Nazionale d’Arte drammatica; ha fatto lo speaker e il regista alla radio, e girato un film per la tv; ha lavorato in una casa editrice, in un teatro pubblico, in un quotidiano; è redattore della rivista «Paragone» e consulente della CEE. Ha scritto tre romanzi (La bambina Europa, Sansoni 1954; Giorni travestiti da giorni, Feltrinelli 1960; Novella storica, Garzanti 1968), un libro di racconti con note (Il tempo fra cane e lupo, Bompiani 1980), un saggio-epopea (Dov’è la vittoria? – Cronaca delle cronache dei Mondiali di Spagna, Bompiani 1983), quattro opere-collage per teatro, studi su Mozart, Da Ponte, Schikaneder, Boccaccio, Metastasio, Strindberg, Petrolini; ha poi tradotto moltissimo, soprattutto di teatro, preferibilmente in versi: da Terenzio a Molière e Racine, da Lessing a Hofmannsthal e Handke. Ha avuto tre figli. Vive a Roma.

La Via dello Zen

La Via dello Zen

Autore/i: Herrigel Eugen

Editore: Edizioni Mediterranee

prefazione dell’autore, traduzione di Stefania Bonarelli.

pp. 112, Roma

Il linguaggio è uno strumento imperfetto inventato dagli uomini per poter scambiare le proprie sensazioni. Purtroppo accade spesso che le parole facciano confondere i simboli con la realtà.
Questo pericolo si palesa soprattutto quando si tenta di spiegare la dottrina Zen, che sfugge a qualsiasi metodo di razionalizzazione di tipo occidentale.
Il Prof. Eugen Herrigel, per molti anni docente di storia della filosofia nell’università giapponese Tohoku di Sendai, è uno dei pochissimi europei, se non l‘unico cui sia stato dato d’intuire l’essenza dello Zen e abbia saputo tradurne i significati reconditi in una forma a noi più intelligibile.
«La Via dello Zen» è un’opera preziosa e insostituibile per chi voglia immergersi nel mare sconfinato della meditazione orientale, acquisendo una visione completamente diversa, serena, naturale ed eterna dell’esistenza. La conoscenza dello Zen e una tappa definitiva, è la conquista di un’altra dimensione.
Lo Zen non cerca accoliti o discepoli, non accoglie tutti a braccia aperte, tuttavia sa attirare quasi magicamente coloro che soffrono e cercano la verità.
L’argomento del presente volume è esposto con straordinaria semplicità e la lettura risulta scorrevole e facile. Cosi, senza renderci conto, possiamo gettare uno sguardo in un mondo d’incomparabile e insospettata bellezza spirituale e questa visione ci soggiogherà per sempre.
Gli Orientali non amano svelare i propri segreti, chi è in possesso della vera conoscenza non sente il bisogno di rivelarla ai profani. L’elevazione è frutto di sacrificio e una volta raggiunta rende indifferenti ai tumulti del mondo. Perciò è doppiamente meritoria l’opera del Prof. Herrigel, che ha saputo penetrare con straordinaria acutezza i misteri dell’Oriente e ha voluto farci partecipi della sua scoperta, rendendo accessibile anche a noi «La Via dello Zen».

Eugèn Herrigel (1885-1995), filosofo tedesco, ha il merito di aver fatto conoscere in Europa lo Zen. La particolarità del suo percorso è che, attraverso il tiro con l’arco, egli è riuscito a comprendere profondamente tale filosofia. Celeberrimo è Lo Zen e il tiro con l’arco (1948) che racconta appunto del suo incontro con un maestro giapponese di tiro con l’arco il quale non solo gli insegnò quest’antica arte tradizionale ma anche che il vero bersaglio da colpire è in realtà l’arciere stesso.

I Pirati dei Libri

I Pirati dei Libri

Stampa e contraffazione a Venezia tra Sei e Settecento

Autore/i: Autori vari

Editore: Marsilio Editori

a cura di Laura Carnelos.

pp. 96, venezia

“Essendo la malizia degli uomini sempre intenta a sovvertire i buoni ordini stabiliti dalle leggi…”

Di quali inganni, sotterfugi e malizie furono capaci tipografi, librai e altri piccoli venditori nella Venezia d’età moderna?
Da questa raccolta di documenti emergono comportamenti illeciti tenuti da piccoli e grandi attori del mondo del libro, nuove norme e nuove contraffazioni e, sullo sfondo, l’immagine di una città che offriva spettacoli a cielo aperto nascondendo qualche segreto.

Laura Carnelos, dottore di ricerca in storia sociale europea, si occupa di storia dell’editoria a larga diffusione. Ha pubblicato I libri da risma. Catalogo delle edizioni Remondini a larga diffusione (1650-1850) (Milano, Franco Angeli, 2008) e «Con libri alla mano». Editoria di larga diffusione a Venezia tra ’600 e ’700 (Milano, Unicopli, 2012), lavoro premiato dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia.

La Sfida Femminile

La Sfida Femminile

Maternità e aborto

Autore/i: Banotti Elvira

Editore: De Donato Editore

premessa dell’autrice.

pp. 460, Bari

Un’inchiesta sociologica che va alla radice di uno dei grandi problemi ancora aperti del costume contemporaneo: il divieto d’aborto.
In una serie nutrita di interviste e di testimonianze, ragazze, medici e ginecologi rivelano per la prima volta un lato oscuro e drammatico della vita femminile, mettendo in luce, oltre alle sofferenze morali e fisiche della donna e alla sua privazione dell’autonomia personale, lo sfruttamento organizzato del sottobosco sanitario. Il volume è completato da un’ampia appendice storica, in cui vengono rivelate le arcaiche motivazioni autoritarie della norma, e la sua utilizzazione repressiva da parte delle società patriarcali degli ultimi tremila anni.

Il Libro di Marco Polo Detto Milione

Il Libro di Marco Polo Detto Milione

Autore/i: Polo Marco

Editore: Giulio Einaudi Editore

nella versione trecentesca dell’«ottimo», a cura di Daniele Ponchiroli, introduzione di Sergio Solmi.

pp. XXV-278, Torino

«Si può dire che per secoli la più vera immagine dell’Oriente, al di là dei sogni e delle leggende, al di là delle fantasie convenzionali dei poeti e dei novellatori, sia rimasta, nella concezione degli europei, essenzialmente affidata al Milione.
Col suo Milione, il modesto e prudente mercante veneziano aveva inteso di dotare l’Europa di una sorta di grandioso Baedeker destinato a rivelare, con la maggiore fedeltà possibile, come può esser quella fondata sulla testimonianza oculare o riportata direttamente da osservatori prossimi, un mondo pressoché ignoto.
Ed è davvero un singolare paradosso che un libro sostanzialmente cosi realistico e positivo potesse essere ritenuto un contesto di fiabe e di menzogne dai contemporanei e dai loro discendenti fino ad epoca a noi prossima; e costituire uno stimolante di sogni, di miraggi e allucinazioni per conquistatori e poeti.
Il tempo ha ormai fatto giustizia dei detrattori di Polo, sebbene non per questo la magia del suo libro si sia spenta. Allo sguardo dello storico, ormai si dimostra chiaramente il passo gigantesco che il veneziano impose alla conoscenza geografica del suo tempo, facendo immensamente retrocedere, almeno nel loro grosso, la folla de fantasmi e delle illusioni che l’Europa confinava nell’inesplorato Oriente, e sostituendoli con notizie tanto positive da poter essere spesso oggi ancora controllabili.
Quella che si cerca qui di inquadrare non è tanto la figura del critico letterario, la cui finezza e sensibilità di lettore non hanno mai mancato e tuttora non mancano di estimatori e illustratori. «Sbriciolato il mito» portato avanti tra le due guerre di un Serra letterato puro, e senza voler tener dietro ai tentativi di contrapporvi una sua vaga «socialità», resta l’impegno di ricercare gli agganci sociali e gli elementi storici di questa figura. Andando, se occorre, al di là dei ritratti ed autoritratti che il Serra stesso, nella assidua e contorta mascheratura delle lettere, e stato il primo a presentare in forme oblique e surrettizie. Mentre non è un caso se il quadro storico degli intellettuali avviati a uscire dal malessere attraverso il farmaco della guerra, ha negli Scritti letterari, morali e politici uno dei suoi testi-chiave.» (Dalla introduzione di Mario Isnenghi)

Coro di Funghi

Coro di Funghi

Autore/i: Hiromi Goto

Editore: Edizioni Socrates

prefazione di Cristiana De Sanctis, traduzione dall’inglese di Cristiana De Sanctis e Valeria Trisoglio.

pp. 224, Roma

Vento e polvere scuotono incessanti le vaste praterie dell’Alberta. A contrastarli, solo il borbottio continuo di Naoe, giunta in Canada dal Giappone vent’anni prima.
Un mormorio nostalgico intessuto di storie, miti e leggende che l’anziana donna trasmette alla nipote Muriel, nata e vissuta in un paese che lei considera straniero.
Perfettamente integrata nella società canadese, invece, è Keiko, figlia di Naoe e madre di Muriel, che ha rinnegato le proprie origini dimenticando persino il suo nome.
Toccherà alla giovane Muriel, ribattezzata Murasaki dalla nonna, ricomporre il mosaico delle storie familiari e della cultura d’origine alla ricerca di una verità sempre provvisoria, continuamente in bilico tra realtà e magia. Un processo che avrà come esito una mitologia ibrida e originale, che le consentirà di sopravvivere in una società che la considera “diversa”.
Con Coro di funghi, Hiromi Goto ha creato una complessa narrazione polifonica che si snoda in un flusso temporale mai lineare: tre diversi punti di vista sull’esperienza della migrazione, tre voci che si interrogano, si trasformano, si intrecciano a comporre una saga al femminile ricca di poesia e di amore per la parola. Perché è attraverso il racconto, la ricerca ossessiva della parola giusta, la ricreazione del reale attraverso il linguaggio che si può cambiare la propria storia.

Hiromi Goto è nata nel 1966 a Chiba-Ken, in Giappone, e all’età di tre anni è emigrata in Canada con la famiglia.
Vive a Calgary. Nel 1989 ha conseguito un B.A. in letteratura inglese e arte, entrando a far parte della scuola di scrittura di Aritha Van Herk. Con Coro di funghi, suo romanzo d’esordio, ha vinto numerosi premi, tra cui il prestigioso Commonwealth Writers’ Prize (1995). È autrice inoltre di altri due romanzi, saggi, poesie e vari racconti. Un estratto dal romanzo The Kappa Child è stato pubblicato in Italia da Feltrinelli nell’antologia Seconda pelle (2001). Nel 2004 è uscito il suo ultimo libro, la raccolta di racconti Hopeful Monsters.

La Civiltà dei Sardi

La Civiltà dei Sardi

Dal Paleolitico all’età dei nuraghi

Autore/i: Lilliu Giovanni

Editore: Nuova ERI – Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana

terza edizione riveduta e ampliata, prefazione di Antonio Segni.

pp. 680, 121 fotografie b/n f.t., nn. illustrazioni b/n, Torino

Pur essendo lambita nei millenni da civiltà circostanti e lontane, la Sardegna ne ha espresso con continuità una propria.
Vincendo la segregazione della natura, resistendo o assorbendo le invasioni, il sardo ha dato vita nel proprio piccolo continente ad autoctoni originali modi di convivenza, forme d’arte, opere civili.
Il testo di questa edizione della Civiltà dei Sardi è stato scritto a nuovo per due terzi.
Le scoperte degli ultimi anni hanno portato numerose correzioni (e anche rimozioni) agli schemi e alle interpretazioni conosciute della preistoria e protostoria della Sardegna, da cui la necessità di far luogo a un quadro rinnovato.
Sono venuti alla luce resti del Paleolitico, che prima non si conosceva.
Il Neolitico si è avvantaggiato di risultati conseguenti a scavi stratigrafici dei quali assai importanti quelli eseguiti nelle grotte di Bonuighinu e Filiestru. Dello stesso Neolitico si sono palesati aspetti monumentali come il sacrario megalitico di Pranu Mutteddu di Goni.
E infine, la più clamorosa delle scoperte, le colossali statue maschili in pietra di Monti Frama (Cabras), costituiscono singolare ed inimitabile testimonianza della stagione delle aristocrazie, il culmine della grande civiltà mediterranea dei nuraghi.
Tutto ciò non poteva che condurre a offrire al lettore una nuova edizione dell’opera di Lilliu o, meglio, a pubblicare questo nuovo libro.

Giovanni Lilliu, direttore della Scuola di specializzazione in studi sardi, e docente dell’Università di Cagliari, mette in luce in questo libro, attraverso l’esposizione storica, la ricerca archeologica e l’indagine etnografica, la singolare civiltà del popolo sardo, approfondendone ed esaltandone tutti i valori. È stato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia presso la stessa Università. Archeologo di fama internazionale, brillante pubblicista, intellettuale impegnato e politico militante, dal 1990 è membro dell’Accademia dei Lincei. Tra le sue principali pubblicazioni, oltre il capolavoro La civiltà dei Sardi, ricordiamo: Sculture della Sardegna nuragica (Cagliari 1966); La civiltà nuragica (Sassari 1982); Arte e religione della Sardegna prenuragica (Sassari 1999)

La Voce della Terra

La Voce della Terra

Autore/i: Rebreanu Liviu

Editore: Edizioni Paoline

versione dal romeno di Giovanni Serra, disegni interni e della copertina del pittore romeno Jules Perahim.

pp. 568, nn. disegni b/n f.t., Milano

Ion – che nella bella e integrale versione italiana reca il titolo di La voce della terra – è «considerato il più importante romanzo romeno», che può reggere al confronto dei migliori romanzi della letteratura mondiale contemporanea. L’azione è semplice: Ion, povero ma fremente d’ambizioni, agogna ai poderi di Basilio Baciu, cui li strappa seducendone e poi sposandone la figlia Anna, che non ama e che anzi percuote bestialmente. La fragile donna – periodicamente bastonata anche dal padre ubriacone, che si era sentito tradito e spogliato dal genero – dopo aver inutilmente sperato che il figlio le propiziasse un briciolo d’amore da parte del marito, in un momento di smarrimento e d’incoscienza si uccide. Ion tenta allora di far sua Florica, la ragazza che aveva sempre amata e ormai andata sposa a Giorgio, ma viene sorpreso nella sua tresca e ucciso. Attorno a questa trama s’intrecciano le vicende di un villaggio romeno con le passioni e i pettegolezzi, le meschinità e le superstizioni che ne scandiscono la vita grama e monotona, variata da poche feste, che si concludono immancabilmente all’osteria, o da qualche fremito patriottico contro la dominazione dell’Impero austro-ungarico. È un quadro grigio, pessimistico, con punte di spietato realismo. Si ha quasi l’impressione che l’intera esistenza di quella gente sia esclusivamente condizionata da sordidi interessi personali. «Dappertutto l’egoismo, o mio Dio!», esclama avvilito un personaggio del romanzo. «Tutti parevano incantati di se stessi e preoccupati solo d’innalzarsi sugli altri a qualunque costo». Per Ion ogni cosa è subordinata alla famelica brama dei campi, per i quali nutre un culto superstizioso. «Fu preso dalla voglia selvaggia di abbracciare la terra, consumandola dai baci… Poi, adagio, devotamente, quasi inconsciamente, si inginocchiò, curvo la fronte e premette con voluttà le labbra sul suolo umido».
Ma questa passione, che si traduce in un’insaziabile ingordigia l’accumulare il maggior numero di terreni possibile, con qualsiasi mezzo, fa subire al protagonista un processo di disumanizzazione, spegnendo in lui i più elementari sentimenti umani: l’amore coniugale e l’amore paterno. Per lui, come per Basilio Baciu, Anna non è più un essere umano ma una dote. «L’ostinazione, l’egoismo, la crudeltà con cui Ion aveva perseguito il suo scopo, senza guardare né a destra né a sinistra», atterriscono. Tuttavia – vanità delle ricchezze! – pur «vedendosi padrone di tante terre, invece di darsi pace si irritava ancor di più, si sentiva ancor più ingannato, e pensava solo a quelle terre che avrebbero dovuto essere sue». «Di terre ne hai già abbastanza!» gli ricordava un amico, cui egli rispondeva, cupo: «Non bastano mail…». Questa sinistra figura, ribelle ad ogni legge che non sia quella dei suoi primordiali istinti – che a volte fa pensare al Capaneo dantesco e che l’A. scolpisce con rara incisività – getta un’ombra paurosa su tutto il romanzo. Fortunatamente, altri personaggi, caratterizzati con fine intuito psicologico, ad onta di tutte le loro debolezze, hanno un tutt’altro senso della vita. Tito all’amico Ion rimprovera: «Non bisogna essere troppo avidi, perché l’avidità fa perdere l’onestà…
Si vede che Dio con una mano ti ha dato la ricchezza e con l’altra ti ha levato il giudizio…». Indimenticabili sono alcune fugaci apparizioni, come quella del bizzarro e pur saggio Demetrio, che, pochi istanti prima di spirare, confida ad Anna che la morte è come una donna che «corre, corre e aspetta solo un segno per fare zaf e menarti davanti al Signore, che ti giudicherà secondo la tua condotta sulla terra». Al povero vecchio sorella morte appare «dolce come il bacio di una vergine» e quando chiude gli occhi un «dolce sorriso» erra nel suo sguardo.

L’Apprendista Mago

L’Apprendista Mago

La Via della Realizzazione Magica

Autore/i: Butler W. E.

Editore: Hermes Edizioni

traduzione di Mario Monti.

pp. 152, Roma

Sotto forma di una raccolta di insegnamenti di un Maestro al suo discepolo, questo manuale di iniziazione all’Alta Magia conduce gradatamente il lettore dall’acquisizione di una “personalità integrata” fino all’ingresso nell’Ordine Magico, la cosiddetta “realizzazione”. Butler è uno dei più noti ed eruditi Adepti del nostro secolo, ed è in grado di esporre nel modo più corretto e dettagliato i passi fondamentali dell’apprendistato alla Magia, evidenziando pericoli ed errori in cui è possibile incorrere. La via qui indicata passa prevalentemente attraverso le tecniche della tradizione occidentale, non tralasciando, però, di servirsi di “metodi di addestramento” orientali, come alcuni tipi di meditazione, e il controllo della respirazione. Pagina dopo pagina, l’Autore indica e spiega (nelle cause e negli effetti) la Via dell’evoluzione: dai primi semplici esercizi di autodisciplina e visualizzazione, alla meditazione sull’Albero della Vita Cabalistico, alla Proiezione Astrale, ai Rituali e Cerimoniali in uso presso gli ordini magici. La preparazione graduale e paziente, l’umiltà e il rispetto dell’assioma magico “Conosci, vuoi, osa e taci” sono la base fondamentale su cui l’Apprendista Mago, guidato da questo esperto Maestro, deve costruire il proprio cammino verso la luce.

W. E. Butler, inglese, profondo studioso di magia, occultismo ed esoterismo, è ritenuto una delle maggiori autorità in queste discipline. Ha scritto diverse opere su tali argomenti, di cui, pubblicate dalla Hermes Edizioni: Il Mago, La Magia, L’apprendista Mago, Cabala e Magia, Come leggere l’Aura.

I Sogni della Ragione

I Sogni della Ragione

Autore/i: Dubos René

Editore: Bollati Boringhieri Editore

traduzione di Jole Pinna-Pintor.

pp. 168, Torino

Presso il Laboratorio fisico di Brookhaven (New York) viene periodicamente tenuto un ciclo di conferenze affidato a uno scienziato che abbia effettivamente contribuito allo sviluppo di un ramo della scienza. Lo scopo è di discutere l’influenza della scienza sulla società, e la memoria che si vuole cosi onorare è quella di George Braxton Pegram, che fu professore di fisica presso la Columbia University di New York. René Dubos presenta in questo libro le idee che egli espose ai ricercatori colà riuniti nell’ottobre 1960. Il suo tema, nelle grandi linee, era di esaminare l’influenza del pensiero di Bacone sullo sviluppo scientifico, i limiti della ricerca scientifica, e i problemi che gli studi volti ad alleviare le malattie umane si trovano continuamente ad affrontare. Ne è nato un libro scritto in stile vivace, pieno di cose sagge, talora anche sconcertanti.
Quant’è lontana la scienza dal realizzare il vecchio sogno utopistico della felicità generale? Possono gli scienziati liberare il mondo dalla malattia, dall’indigenza, dallo sforzo fisico? E sono proprio questi gli scopi cui dev’essere indirizzata la ricerca scientifica?
Dubos osserva che è difficile separare la scienza dalla restante esperienza umana. Ma qual è il rapporto tra la comunità degli scienziati e il vasto pubblico in attesa delle applicazioni pratiche? Qual è la parte delle forze sociali nel determinare gli obiettivi della scienza? Fino a che punto è legato lo scienziato al suo ambiente? Che cosa legittimamente si può pretendere dalla scienza?
La tecnologia è oggi in grado di raggiungere qualsiasi risultato essa veramente si proponga; e allora non ha più senso parlare delle “due culture”, quella scientifica e quella umanistica, perché la potenza stessa della scienza rende ogni problema tecnico anche un problema di etica e non si può più prescindere dalla considerazione dei lontani effetti di ogni impresa scientifica attuale. Usando le parole di Goya, ”i sogni della ragione possono produrre mostri“, a meno che, come sostiene Dubos, essa continuamente s’integri con l’osservazione diretta della complessa realtà esterna al laboratorio. Ed è vero anche che molti successi scientifici provengono non dall’analisi dettagliata della natura ridotta a frammenti sempre più semplici, ma dalla comprensione totale del mondo.

René Dubos è nato a Saint-Brice (Parigi) nel 1901. Eminente microbiologo e patologo Sperimentale, svolge la sua attività fin dal 1927 presso l’Istituto Rockefeller di New York. In questa collana è pubblicato il suo libro “La cellula batterica”, classica introduzione ai problemi della microbiologia.

Imperialismo Pagano

Imperialismo Pagano

Il fascismo dinnanzi al pericolo euro-cristiano – seguito da un’appendice polemica sulle Reazioni di Parte Guelfa

Autore/i: Evola Julius

Editore: Editrice Atanòr

pp. 160, Roma

Sommario:

  • Noi, gli Antieuropei
  • Le condizioni per l’Impero
  • L’Errore democratico
  • Le radici del male europeo
  • Valori pagani e valori cristiani
  • Appendice