Libri dalla categoria Cultura Popolare
Psicosintesi e Meditazione
Psicologia transpersonale
Autore/i: Boggio Gilot Laura
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione di Rollo May, introduzione dell’autrice.
pp. 244, illustrazioni b/n, Roma
Il dilagare della violenza e delle malattie psicosomatiche nella società tecnologica è uno dei segni più emblematici delle conseguenze della carenza di valori spirituali e dell’errata identificazione nell’individuo moderno con l’aspetto materialistico e oggettuale della vita.
L’assenza di significati trascendenti nella nostra cultura e perciò nelle motivazioni dell‘individuo normale, si traduce in una inibizione della creatività umana più alta. Tale inibizione impedisce lo sviluppo bio-psico-spirituale a cui è legata la salute psicologica. La psicologia transpersonale, di cui questo libro rappresenta una delle prime ricerche in Italia, si propone lo studio del livello della psiche, sede dei contenuti spirituali e creativi più alti, dalla cui attualizzazione deriva lo sviluppo autorealizzativo dell’essere umano, e dalla cui repressione deriva una vasta gamma di patologia psicosomatica.
Il libro affronta, nella prima parte, l’esame dei diversi livelli di coscienza individuale, e la loro relazione con la salute psicologica, lo sviluppo conoscitivo e l’espressione creativa. Nella seconda parte il libro esamina il significato e l’uso della meditazione quale tecnica sia terapeutica, sia di sviluppo del livello di coscienza.
La meditazione e mezzo di modificazione del ritmo biologico, di sviluppo delle funzioni dell’«io», e di attualizzazione delle potenzialità psichiche inconsce.
Nel suo aspetto di rilassamento e di concentrazione, la meditazione è inoltre un» mezzo introspettivo che riequilibra la dispersiva estroversione dell‘individuo della società occidentale.
Laura Boggio Gilot, nata a Roma. è laureata in Lettere. Dopo aver lavorato nelle scuole e negli ospedali dedicando la sua attività ai bambini handicappati, ha compiuto training didattico con la Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica, di cui è membro. Studiosa di psicologia transpersonale e di metafisica orientale, vive a Roma. e lavora come psicoterapeuta e insegnante di Psicosintesi in Italia e negli Stati Uniti. È membro della American Association for Transpersonal Psychology.
E autrice del volume «Uomo moderno e nevrosi, autoanalisi e autopsicoterapia», e collabora a numerose riviste specializzate italiane e straniere.
Logoanalisi
Personalità e senso della vita
Autore/i: Giordano Pietro
Editore: Città Nuova Editrice
introduzione dell’autore.
pp. 304, Roma
Quest’opera rappresenta la continuazione del libro Guida alla logoterapia di T. Bazzi ed E. Fizzotti, già pubblicato nella stessa collana. L’autore si richiama agli insegnamenti di T. Bazzi e di L. Peresson, fondatori della Società Italiana di Logoterapia ed Analisi Esistenziale (SILAE). La logoanalisi viene proposta come un possibile e coerente sviluppo pratico della logoterapia (la terapia centrata sul senso della propria vita) mediante l’approfondimento di tecniche aggiuntive, tratte dalla psicoterapia breve e adattate nella prospettiva analitico-esistenziale. Si rivolge a pazienti disorientati, incapaci di gestire i propri ruoli e responsabilità, tormentati dall’angoscia e dal vuoto esistenziali. Focalizza l’indagine sulle ragioni del cuore o emozioni intenzionali, spesso inconsapevoli, appartenenti alla personalità profonda (Tiefenperson).
La presa di coscienza si accompagna alla liberazione delle energie interiori, alla modulazione degli atteggiamenti, in un rapporto terapeutico da persona a persona (Io-Tu), che aiuta a definire il senso della propria vita, ad affrontare le situazioni esistenziali, le problematiche inquietanti della colpa, della sofferenza e della morte, a chiarire la dialettica fallimento-progetto.
Pietro Giordano, Psicologo, allievo di L. Peresson, specializzato in psicoterapia autogena ed in psicoterapie brevi, e ordinario di Logoanalisi alla University of the Islands (Hawai, USA) European Campus, direttore e didatta della SILAE.(Societèt Italiana di Logoterapia ed Analisi Esistenziale), docente del CISSPAT (Centro Italiano Studio Sviluppo Psicoterapia ed Autogenes Training), didatta dell’ECAAT (European Committee for Analitically Oriented Advanced Autogenic Training), coordinatore dell’Osservatorio del Disagio Giovanile del Comune di Venezia.
Elementi di Retorica
Autore/i: Lausberg Heinrich
Editore: Società Editrice Il Mulino
premesse dell’autore, introduzione all’edizione italiana e traduzione di Lea Ritter Santini.
pp. XXIX-314, Bologna
Caduta in sospetto come tutti gli strumenti di una educazione di cui non si sono ancora finite di scoprire le inettitudini e gli ultimi difficili errori, la retorica ha subito il destino della identificazione con i suoi vizi, con i suoi mezzi applicati ai fini peggiori della persuasione collettiva. Contemporaneamente è stata riscoperta dalla critica e dalla filosofia come contesto determinante dei fenomeni della letteratura.
Questo libro elementare sulla retorica letteraria vuol servire da primo orientamento sulla tradizione degli elementi funzionali linguistici e intellettuali, la «langue et parole» nel sistema tecnico dell’arte della persuasione. La pubblicistica dell’antichità viene riproposta da Lausberg come strumento di interpretazione e di definizione dei fenomeni testuali, come introduzione allo studio della letteratura su basi linguistiche.
Scelta tra una grande varietà di forme retoriche dalle diverse epoche e letterature nazionali, rappresenta una raccolta di forme linguistiche e di concetti indispensabili a chi s’avvia a diventare filologo. Una retorica demitizzata dalle prove dello strutturalismo e restituita alla sua importanza genetica dalle riprove della sua funzionalità per i fenomeni della «langue» letteraria.
Heinrich Lausberg è nato ad Aquisgrana nel 1912. Discepolo di G. Rohlfs, si è laureato a Tubinga nel 1937.
Docente a Monaco nel 1946, collega e allievo di E. R. Curtius a Bonn, è stato dal 1946 al 1949 professore straordinario di filologia romanza e lettore di lingua e letteratura italiana all’Università di Bonn. Ordinario di lingue e letterature romanze all’Università di Münster dal 1949. Ha collaborato al «Französisches Etymologisches Wörterbuch» e al «Thesaurus linguae latinae». Dirige la collana di studi «Langue et parole» e fa parte del comitato redazionale della «Forschungen zur romanischen Philologie». È membro corrispondente dell’Accademia della Crusca. Ha pubblicato numerosi articoli nelle più importanti riviste di letteratura e di linguistica. Le sue opere maggiori, oltre a «Elemente der literarischen Rhetorik» (1949), che qui presentiamo, sono: «Die Mundarten Südlukaniens» (1939); «Romanische Volkslieder» (1952); «Romanische Sprachwissenschaft», in tre volumi: 1. «Einleitung und Vokalismus» (1956), 2. «Konsonantismus» [1956], 3. Formenlehre», 2 voll. (1962); «Handbuch der literarischen Rhetorik» (1960); «Interpretationen dramatischer Dichtungen: Camus, “Les justes”; Sartre, “Les Séquestrés d’Altona”» (1962); «Der Hymnus “lesus dulcis memoria” (1967).
Spiritismo e Psicologia
Autore/i: Flournoy Teodoro
Editore: Edizioni del Gattopardo
pp. 452, Roma
Spiritismo o Spiritualismo?
È il dilemma in cui ci pone Flournoy nelle straordinarie pagine di questo trattato critico.
La sua posizione va al di là dei limiti empirici imposti dalle ricerche medianiche, fino all’affermazione che ogni fenomeno Spiritico può essere spiegato in chiave psicologica; e la soluzione prospettata è nello Spiritualismo, che, pur non negando la possibilità di un intervento del soprannaturale, non si lascia trascinare nel vortice del dogma e della passiva, acritica riflessione.
Estratto dal I Capitolo – Atteggiamento dogmatico e atteggiamento critico:
“Gli «spiritisti» non cessano di rimproverare alla «scienza ufficiale» il suo disprezzo verso di loro, la sua ostinazione nel non voler riconoscere i loro fenomeni prediletti, né a volersene occupare a nessun patto. Ciò non impedisce del resto ch’essi ricorrano – di continuo – a questa stessa scienza ufficiale per sostenere le loro così discusse vedute; poiché, che cosa v’è di più ufficiale, in fatto di scienziati, delle autorità a cui sempre si rivolgono, quali sarebbero Fechner, Zollner, sir W. Crookes, sir O. Lodge, Richet, W, James, Barrett, ecc., tutti professori di università e membri delle più importanti società scientifiche? Meglio varrebbe dunque rinunciare a questa designazione generica di scienza ufficiale, la quale comprende una grande varietà di mentalità e d’opinioni quanto la cosiddetta ignoranza generale della massa. La umanità è dappertutto la stessa, ondeggiante e varia, in alto come in basso.
Ciò detto, è incontestabile che una buona parte degli «scienziati ufficiali», la maggioranza forse, non nasconde la sua avversione per tutto ciò che concerne l’occultismo; e che in certi paesi regna nelle sfere universitarie un’atmosfera assolutamente ostile a tale ordine di ricerche.[…]”
Vaticano e Israele
Dal secondo conflitto mondiale alla guerra del Golfo
Autore/i: Ferrari Silvio
Editore: Sansoni Editore
premessa dell’autore.
pp. 352, Firenze
Finalmente, sulla base di una documentazione complessa e difficilmente accessibile, la ricostruzione chiara e aggiornatissima di una problematica politica di estrema attualità.
«Gli Ebrei non hanno riconosciuto nostro Signore, perciò non possiamo riconoscere il popolo ebraico». Così rispondeva, il 25 gennaio 1904, Pio X a Theodor Herzl, il fondatore del sionismo politico, in udienza per perorare la causa sionistica, specie all’indomani dei furiosi pogrom zaristi.
L’episodio è emblematico delle sovrapposizioni teologiche che complicano, da sempre, i rapporti tra Vaticano e Stato di Israele: nell’ormai più che quarantennale non riconoscimento dello Stato ebraico da parte del Vaticano giocano dunque antiche e radicate convinzioni, accanto a considerazioni più politiche, come lo status di Gerusalemme con i suoi Luoghi Santi, il diritto degli arabi palestinesi ad avere uno Stato indipendente, la condizione delle popolazioni cristiane nei Paesi arabi.
La situazione politica è in rapida evoluzione, non solo per i fatti drammatici che quotidianamente scuotono le coscienze, ma anche per le febbrili attività diplomatiche che si svolgono a tutti i livelli, nel consesso delle nazioni.
Silvio Ferrari disegna in questo volume, con la prudente serenità dello storico, i rapporti scottanti finora intercorsi tra la diplomazia Vaticana e i vari governi che si sono succeduti alla guida di Israele. Egli ricostruisce, sulla scorta di una documentazione, che altrimenti sarebbe poco accessibile al largo pubblico, episodi, atteggiamenti, strategie, in un quadro complesso e aggiornatissimo, davvero utile per una maggiore comprensione di una problematica politica di estrema attualità.
Silvio Ferrari vive a Milano e insegna Diritto ecclesiastico nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Oltre a numerosi articoli su riviste specializzate ha pubblicato Legislazione ecclesiastica e prassi giurisprudenziale (1977), Ideologia e dogmatica nel diritto ecclesiastico italiano (1979).
L’Origine delle Favole
Autore/i: Le Bovier de Fontenelle Bernard
Editore: Il Minotauro
prima edizione, traduzione dal francese di Marco Evani Chevalier.
pp. 60, tavole b/n f.t., Milano
A cosa servono le favole? Non solo a rammentarci lo stupore degli antichi nei confronti del fantastico, del meraviglioso, dell’incomprensibile: dalla favola, dice Fontenelle, sono nate la storia, la religione, la filosofia, le scienze. In questo godibilissimo trattatello finora inedito in Italia – cui segue una dissertazione sugli antichi e i moderni – il grande scrittore del Settecento insegue con serrata argomentazione la favola come ombelico della conoscenza, origine autentica e incancellabile di quella Ragione che cominciava a trionfare nel secolo dei Lumi.
Bernard Le Bovier de Fontenelle (Rouen 1657-Parigi 1757), nipote del grande Corneille, anticipatore dell’Illuminismo e brillante letterato, poeta e scrittore di tragedie, divenne famoso con i trattati Conversazioni sulla pluralità dei mondi (1686) e Storia degli oracoli (1687). Morì centenario, circondato da una fama e un’autorevolezza presso i contemporanei raggiunta in seguito solo da Voltaire.
Orestiade
A cura dell’istituto Nazionale del Dramma Antico per le Rappresentazioni Classiche nel Teatro Greco di Siracusa 19 maggio – 5 giugno 1960
Autore/i: Eschilo
Editore: S.T.E.U. – Stabilimento Tipografico Edit. Urbinate
traduzione di Pier Paolo Pasolini.
pp. 176, Urbino
L’Orestiade di Eschilo, la trilogia composta da Agamennone, Coefore e Eumenidi, è stata tradotta da Pier Paolo Pasolini su commissione dell’Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico) nel 1960 per il XVI ciclo delle Rappresentazioni classiche.
Una traduzione voluta da Vittorio Gassman che, insieme a Luciano Lucignani, curò la regia teatrale della trilogia, e che si propose di darne una versione moderna anche attraverso l’uso di mezzi tecnici teatrali innovativi e suggestivi.
Lo stesso Pasolini darà informazione sui criteri seguiti nel lavoro commissionatogli nella Lettera del traduttore (1960), già presente in Pagine corsare.
[…] L’Orestiade di Pasolini non è la prima Orestea ad essere rappresentata al Teatro Greco di Siracusa: già nel 1948 l’Istituto del Dramma Antico aveva scelto di mettere in scena la trilogia di Eschilo, con la traduzione di Manara Valgimigli.
Anche nel 1948, a fare da sfondo alla rappresentazione dell’Orestea, c’è l’attualità dell’Italia di quegli anni.
- Agamennone
- Coefore
- Eumenidi
Pagine di Pietra
La voce dei millenni attraverso i graffiti sahariani
Autore/i: Boccazzi Cino
Editore: Longanesi & C.
fotografie di Cino Boccazzi, Andrea Fabiano, Maria Grazia Marchelli, Gabriele Optale, Vittorio Pizzolotto, Giancarlo Turco, in copertina: graffito di bubalus antiquus, Oued Djerat, collana: Il Cammeo n° 115.
pp. 162, 38 fotografie a colori, Milano
Il Sahara è un immenso libro in cui, nei millenni passati, “quando era una verde prateria”, come dice la leggenda tuareg, uomini di antichissime tribù scrissero la loro storia in graffiti e pitture rupestri. Se molte di queste opere figurative ci sembrano ancora leggibili, labirinti, spirali, coppelle sono immagini emblematiche di difficile decifrazione. L’autore raccoglie nel libro le esperienze e le cose viste in una lunga navigazione durata vent’anni, accompagnato da quei marinai delle sabbie che sono i nomadi tuareg. Le leggende raccontate attorno al fuoco del bivacco riassumono profonde verità, e quando un nomade, segnando le costellazioni, le chiama per nome nella sua antichissima lingua libico-berbera parlata nel deserto millenni prima dell’invasione araba, riferendole alle spirali e alle coppelle graffite nelle rupi, rivela conoscenze astronomiche fin qui insospettate. L’autore, viaggiatore curioso e appassionato, che ha già scritto diversi altri libri sulla storia del deserto e delle sue rivoluzioni, apre un affascinante campo di indagine sulla lettura dei graffiti, fatti per essere recepiti come informazione (senza la mediazione della scrittura), fenomeno ricorrente oggi, in un’epoca in cui la trasmissione per immagini e simboli sembra ricondurci a un lontano passato.
L’autore ringrazia per la collaborazione e le ricerche all’Oued Djerat: Laura Soligo, Aldo Nascimben (col quale ha girato nel deserto il documentario Pagine di Pietra), Andrea Fabiano, Maria Grazia Marchelli, Gabriele Optale, Vittorio Pizzolotto, Giancarlo Turco e Aldo Tagliaferri
Gino Boccazzi ha pubblicato diversi libri che ripercorrono le tappe della sua vita avventurosa in un duplice binario di narrativa pura e di storie di viaggi alla ricerca delle antiche culture dei deserti: Il cimitero dei dinosauri, storia della suggestiva scoperta del più grande cimitero fossile del mondo, Il fiume scomparso, ricerca del fiume sommerso che attraversava il Sahara due millenni fa, Città perdute nel deserto, Viaggio nelle dimenticate necropoli bibliche e nabatee del deserto arabico. Fra i romanzi, Il mezzogatto, Storia di lamantino, Cenere a Dresda, Occhio di pesce, tutti ispirati a un mondo fantastico e a una realtà deformata in chiave gotica. Missione col di luna rievoca invece un’impresa dietro le linee tedesche, fra i partigiani del Friuli invaso dai tedeschi e dai cosacchi passati al servizio del nazismo. Con tre biografie ha ripercorso la vita e le gesta di tre uomini del deserto: L’uomo di Tamanrasset. Sulle tracce di padre de Foucauld, l’apostolo del Sahara; Lawrance d’Arabia. L’avventuriero dell’assoluto; Il Condottiero dei tuareg, la vita di Kaossen, il nomade che sollevò il Sahara contro i bianchi dal 1915 al 1920. Ha inoltre pubblicato Vetrina, raccolta di articoli ed elzeviri comparsi su vari giornali, e sta per uscire il suo romanzo Sabbie d’Africa, in parte autobiografico, ambientato nella Legione Straniera al tempo della guerra di liberazione algerina.
Saggio di una Metafisica dell’Esperienza
Volume primo
Autore/i: Bontadini Gustavo
Editore: Vita e Pensiero
avvertenza dell’autore.
pp. IX-308, Milano
Viene qui ripubblicato, a quarant’anni di distanza, il volume sulla metafisica dell’esperienza con il quale Gustavo Bontadini poneva i fondamentali contrafforti di un pensiero gnoseologico e metafisico destinato a svilupparsi, successivamente, in opere importanti, sia di indole teoretico-storica (Studi sull’idealismo, Studi sulla filosofia dell’età cartesiana, Indagini di struttura sul gnoseologismo moderno, Dall’attualismo al problematicismo, Dal problematicismo alla metafisica), sia di indole strettamente teoretica (per Vita e Pensiero, i due volumi di Conversazioni di metafisica, e Metafisica e deellenizzazione).
Chi sia interessato alla profonda riflessione bontadiniana, che tanti fecondi dibattiti ha suscitato, sul tema della «affermazione metempirica» – o, in altre parole, dell’inferenza metafisica, del superamento ontologico dell’esperienza -, ne troverà in questo volume le premesse fondamentali, soprattutto quelle centrate sulla funzione metodologica dell’unità dell’esperienza e, in connessione, sui problemi del rapporto tra realismo e idealismo e tra senso e pensiero, oltre che sulla funzione del pensiero espressivo.
L’editore ripropone, con questo libro, un’opera che può a buon diritto essere riguardata come una delle più significative espressioni del pensiero filosofico italiano del nostro secolo.
Effetti Grafici in Camera Oscura
Extra! La Serigrafia punto per punto
Autore/i: Ruggles Joanne; Ruggles Philip
Editore: Cesco Ciapanna Editore
introduzione degli autori, edizione italiana e traduzione a cura Antonello Manno.
pp. 280, nn. illustrazioni b/n, Roma
Questo libro non e solo per fotografi, ma per tutti coloro che si dedicano alle arti grafiche. Il volume toglie ogni mistero alle elaborazioni fotografiche in camera oscura spiegandole nei minimi dettagli e svelando tutti i segreti del mestiere. È il frutto di migliaia di esperienze di una coppia di affermati artisti americani. La seconda parte è dedicata alla stampa serigrafica da matrici fotografiche: un modo nuovo e affascinante per la produzione dei multipli artistici.
L’edizione italiana è stata curata da Antonello Manno.
Il Linguaggio Moderno dell’Architettura
Giuda al codice anticlasssico
Autore/i: Zevi Bruno
Editore: Giulio Einaudi Editore
terza edizione, premessa dell’autore.
pp. 288, nn. illustrazioni b/n, Milano
Pochissimi sanno «parlare» e «leggere» l’architettura in termini attuali. Un solo linguaggio architettonico è stato finora codificato: quello del classicismo. L’architettura moderna, e con essa l’immenso patrimonio anticlassico del passato, viene paradossalmente considerata eccezione alla regola accademica, anziché linguaggio alternativo di piena, autonoma validità.
In una serie di polemiche «conversazioni» dirette agli architetti, ma soprattutto ai fruitori dell’architettura e dell’urbanistica, Bruno Zevi identifica e commenta le sette invarianti che, confutando i preconcetti classicistici di cui siamo succubi, offrono la chiave per intendere i messaggi contemporanei. Codice aperto, dinamico, non-finito, liberatorio, che sbocca nella visione di un habitat in cui fondono socialità ed arte, intervento creativo e Kitsch: ne emerge un panorama eretico e meraviglioso.
Il carattere provocatorio del saggio è annunciato dai due schizzi in copertina: piazza Venezia com’era, con la mole Torlonia a prolungamento del Corso e il fondale del palazzetto, davanti al quale poteva sorgere un monumento simile alla «mano aperta» di Le Corbusier; e la stessa piazza dopo lo sventramento che massacrò il cuore di Roma per dar luogo ad un faraonico, mostruoso scenario classicista.
Bruno Zevi, nato a Roma nel 1918, si è laureato in architettura presso la Graduate School of Design dell’Università di Harvard, presieduta da Walter Gropius. Negli Stati Uniti, dirige i «Quaderni Italiani» del movimento Giustizia e Libertà. Tornato in Europa nel 1943, partecipa alla lotta di liberazione nelle file del Partito d’Azione.
Nel 1945, mentre esce il suo primo libro, Verso un’architettura organica, promuove l’Associazione per l’architettura organica (APAO) e la rivista «Metron-architettura». Saper vedere l’architetturara risale al 1948; tradotto in undici lingue e premio Cortina-Ulisse per la critica d’arte, questo saggio ha raggiunto la decima edizione italiana.
Seguono, tra numerose monografie su architetti antichi e contemporanei, la Storia dell’architetturatura moderna del 1950, so, Architettura in nuce, voce dell’Enciclopedia Universale dell’Arte, del 1960, i saggi contenuti in Michelangelo architetto del 1964, Erich Mendelsohn: opera completa del 1970, Saper vedere l’urbanistica del 1971, che comprende la monografia su Biagio Rossetti, artefice di «Ferrara, la prima Città moderna europea», Spazî dell’architettura moderna del 1973, la più vasta documentazione esiste degli eventi architettonici e urbanistici dalla rivoluzione francese ad oggi; poi, la triade formata dal presente saggio, da Poetica dell’architettura neoplastica e da Architettura e storiografia del 1974. Bruno Zevi dirige dal 1955 la rivista mensile «L’architettura – cronache e storia» e cura una rubrica settimanale su «L’Espresso», i cui articoli sono raccolti nei volumi di Cronache di architettura. Professore ordinario di storia dell’architettura e direttore dell’Istituto di critica operativa della Facoltà di architettura di Roma, laurea honoris causa dell’università di Buenos Aires, è membro onorario del Royal Institute of British Architects e dell’American Institute of Architects, accademico di San Luca, vicepresidente dell’Istituto nazionale di architettura (In/arch).
Spaccare l’Atomo in Quattro
La scienza, gli scienziati e altre storie
Autore/i: Perutz Max
Editore: Baldini&Castoldi
prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Sylvie Coyaud.
pp. 368, nn. fotografie b/n f.t., illustrazioni b/n, Milano
«Quella dello scienziato non è una vita tranquilla.» Parola di Max Perutz, uno che di scienza se ne intende. O, come dice di se stesso, «un fisico che occupandosi di chimica ha vinto un Nobel in biologia». Perché Perutz non è «soltanto» lo scienziato che ha svelato la struttura dell’emoglobina: è anche un pioniere, un corsaro, un avventuriero dell’intelletto e dell’ignoto. Uno che non si accontenta di coltivare il proprio orto, ma che di tanto in tanto deve andare a passeggiare in quello degli altri. Il risultato è un insolito «reportage» dove questo inviato d’eccezione racconta i lati più scuri, imbarazzanti, sorprendenti di quello strano mondo fatto di matracci e miscroscopi. Un libro che parla di grandi guerre e piccole battaglie, come gli sgambetti per qualche finanziamento in più o i motivi che indussero i tedeschi a non costruire la bomba atomica. Ma anche un libro che racconta di amori strani e impossibili, come quella dottoressa che si innamorò di un cristallo o quel professore che perse la testa per un gas velenoso. E poi Pauling, Bragg, Madawar, Szilard, Krebs e tanti altri giganti del XX secolo, tutti visti nel pieno della loro geniale, lucida follia.
Ma l’autore è anche un portavoce eloquente delle cause umanitarie e le sue osservazioni su questioni come l’aborto, il trattamento del combustibile nucleare e i diritti umani riflettono una vita dedicata alla giustizia sociale e all’onestà scientifica.
A proposito di un suo precedente e famosissimo libro (È necessaria la scienza?, ora ripubblicata da Baldini&Castoldi) un recensore aveva detto: «Perutz trasforma il mondo della scienza e della medicina in un Paese delle meraviglie e di avventure. Esplorarlo insieme a un uomo così, pieno di saggezza e umanità, è un’avventura entusiasmante».
«Questo libro parla di indagini quasi poliziesche, di conflitti e di battaglie, di una donna innamorata dei cristalli, della macabra attrazione di un uomo per i gas tossici, di un attacco contro il relativismo sociale, di un eroe della seconda guerra mondiale che torna al tran tran quotidiano e vince il Nobel, di pericoli finti (che rischiano di avvelenarci) e di pericoli veri sfidati da eroi di poche parole. Peter Medawar sosteneva che la scienza è “un’impresa piena di passione, una coraggiosa sortita nell’ignoto”.
Se il mio libro convincerà il lettore della verità contenuta in questa frase, avrà raggiunto il suo scopo.»
«Un libro accattivante, pieno di calore, saggezza, stile.» (Nature)
Max Perutz ha vinto il premio Nobel per la chimica per aver svelato la struttura dell’emoglobina, la molecola che consente al sangue di catturare l’ossigeno dell’aria. Oltre che per l’attività di scienziato, è noto nella comunità scientifica per i suoi articoli taglienti sul mondo della ricerca che vengono regolarmente pubblicati sulle più importanti riviste internazionali, e che l’hanno reso una sorta di autore «cult» per chi si occupa di scienza. Nato a Vienna nel 1914, lavora ancora oggi al Laboratorio di biologia molecolare di Cambridge, in Inghilterra, dal quale sono usciti innumerevoli premi Nobel e dove è stata svelata la struttura della doppia elica del Dna. In Italia è uscita la raccolta di saggi È necessaria la scienza?, ora ripubblicata nei Tascabili Baldini&Castoldi.
L’Imitazione di Cristo
De Imitatione Christi
Autore/i: Anonimo
Editore: Edizioni San Paolo
versione di Ugo Nicolini, presentazione di Enzo Bianchi.
pp. 280, Cinisello Balsamo (MI)
«L’imitazione di Cristo ha il grande merito di essere una traccia di ascesi cristiana profonda, spontanea, attentissima al quotidiano dell’uomo, ma soprattutto semplice e per questo veramente traccia communis per ogni cristiano che vi può trovare consolazione, pace, serenità in ogni sua situazione… Resta sempre un testo fondamentale nel segnare per il cristiano il momento del passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo (Col 3,10), dall’uomo esteriore destinato al disfacimento all’uomo interiore che si rinnova di giorno in giorno (2Cor 4,16), e nell’additargli la patria che è nei cieli, non sulla terra (Fil 3,10), la ricerca delle cose di lassù e non quelle di quaggiù attraverso quella mortificazione della parte dell’uomo che alla terra appartiene (Col 3,2 e 5)… Certo, l’operetta presenta solo alcune dimensioni della vita cristiana e non esaurisce tutte le chiamate e le urgenze radicali poste dal vangelo, ma oggi può aiutare a trovare il giusto equilibrio tra i valori emergenti – quali il pubblico, il politico, il sociale, il comunitario, l’oggettivo – e il personale, il soggettivo, l’interiore» (Enzo Bianchi).
The Origin of the Zodiac
Autore/i: Gleadow Rupert
Editore: Jonathan Cape Ltd
pp. 240, nn. illustrations b/n, London
For centuries, astrologers and others have believed that the position of the sun, moon, and stars within the zodiac (an imaginary belt in the heavens divided into 12 equal parts, or signs, each named for a different constellation) affects human affairs and can be used to foretell the future. In this lively account of the birth and growth of astrology, a well-known scholar (and practicing astrologer) examines the nature, philosophy, and mythology of the zodiac in the ancient cultures of Mexico, Tibet, China, India, Greece, Rome, Babylon, and Egypt. Taking the middle ground between skepticism and belief, Mr. Gleadow analyzes the controversy between those who favor the tropical zodiac (based on the spring equinox) and those who prefer the sidereal or constellation zodiac. He has also included a fascinating chapter on zodiacal gems and birthstones, as well as an extensive bibliography and detailed notes on sources. The text is enlivened with numerous anecdotes, as well as many illustrations and tables, including lists of Chinese hsiu, Indian nashatras, and Egyptian decans. Students, scholars, New Agers, and anyone interested in the long and colorful history of the zodiac in human affairs will want to have this absorbing, well-researched study.
1 The Zodiac As We Know It
2 The Rediscovery of the Ancient Zodiac
3 What Astrology Is and Does
4 Medieval Magic and Psychology
5 The Twelve Gods: Plato and Augustus
6 The Zodiac in China
7 From Mexico to Tibet
8 Persia and the Four Elements
9 The Bible and Birthstones
10 India and the Asterisms
11 Babylonian Myths and Omens (i) The Eighteen Signs; (ii) The Eleven Signs
12 The Horoscope of Eternity (i) The Calendrical Basis; (ii) The Zodiacs of Denderah; (iii) The Decans; (iv) The Standard Diagram; (v) The Hour-Stars; (vi) Planetary Dates computed from the Heliacal Rising of Sirius; (vii) Decans or Pentads?; (viii) The Mysterious Text from Abydos
13 The Naming of the Constellations
Notes and References
Index
Einstein e Freud
Creatività nella scienza
Autore/i: Hutten Ernest H.
Editore: Armando Armando Editore
unica edizione, introduzione di P. Filiasi Carcano, traduzione di Aldo Artani.
pp. 264, Roma
Scopo di questa opera di Hutten è di descrivere il mutamento avvenuto nell’immagine scientifica del mondo in conseguenza dell’opera di Einstein e di Freud. .
La scienza è l’elemento fondamentale della civiltà occidentale, attraverso cui essa si differenzia da tutte le altre civiltà passate o presenti. Comprendere le nozioni e i modi di pensare che ci si presentano nella scienza moderna è quindi essenziale per la nostra civiltà. Possiamo caratterizzare brevemente il mutamento avvenuto dalla scienza antica a quella moderna dicendo che si è riconosciuta la partecipazione umana al processo di acquisizione della conoscenza. La base della scienza moderna è l’esperimento, non l’osservazione. Il tema centrale è la nozione di creatività. È questa nozione che, più di qualsiasi altra, mostra il vero carattere della scienza come attività umana.
Ernest Hutten, nato nel 1909, già allievo giovanissimo di Einstein a Berlino, professore emerito al Royal Holloway College, da, molti anni docente di fisica teorica all’Università di Londra e membro di un foro psicoanalitico interdisciplinare (l’Imago Group), è competente in teoria psicoanalitica e nei suoi recenti sviluppi non meno che in fisica teorica, suo campo professionale, dal quale ha sempre più sconfinato in quello limitrofo e complementare della filosofia.
Ha collaborato all’Enciclopedia del ’900 (Nuova Enciclopedia Treccani edita dall’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da G. Treccani, Roma) per la voce «cibernetica» come scienza interdisciplinare.
Tra le sue opere ricordiamo: The Language of Modern Physics, London 1956; The Idea of Physics, Edimburgh and London 1967; The Origins of Science. An Inquiry into the Foundation of Western Thought, London 1962 (trad. it. Armando, Roma 19722); Information, Explanation and Meaning, 1974 (trad. it. Armando, Roma 1975).
Predatori di Bambini
Il libro nero della pedofilia
Autore/i: Frassi Massimiliano
Editore: Ferrari Editrice
pp. 192, Clusone
“A volte è umano pensare che non ci sia più nulla da fare…”
Dall’autore de “I bambini delle fogne di Bucarest”, un amaro grido di dolore a favore dell’infanzia violata.
Dai torbidi intrecci tra chiesa e pedofilia alla proficua rete della pedopornografia su internet, dalle insaziabili richieste del turismo sessuale alla sconcertante realtà degli abusi nelle scuole. Duecento pagine di cruda verità per un libro che racconta senza mezzi termini l’esteso potere dei pedofili, mostri protetti dall’omertà di chi sa ma non dice e dalla crudeltà di chi ascolta ma non crede.
Un documento di tagliente denuncia sociale scritto da chi quotidianamente lotta in prima fila a favore dei bambini e che si rivolge a tutti quanti noi, chiamandoci a combattere sullo stesso fronte. Perché solo attraverso la consapevolezza di ciò che veramente accade possiamo salvare i nostri figli e con essi il nostro futuro.
Massimiliano Frassi è nato a Lovere (Bergamo) il 13.08.1969. Dopo la laurea ha deciso di impegnarsi attivamente nel sociale, operando dapprima nel campo dell’emarginazione grave adulta.
Successivamente diventa fondatore e presidente dell’Associazione Prometeo onlus che da anni si occupa di lotta alla pedofilia, sostenendo le vittime dei pedofili e lavorando per creare una presa di coscienza del problema da parte della società.
E’ autore di tre libri bestseller che hanno venduto oltre 150.000 copie in Italia e Svizzera, “I bambini delle fogne di Bucarest” (sei edizioni, con prefazione di Maria Rita Parsi), “L’inferno degli angeli” (quattro edizioni, con prefazione di Maurizio Costanzo) e l’ultimo “Predatori di bambini – libro nero della pedofilia” uscito in una nuova versione pubblicata da Macro Edizioni.
Suo anche il blog più letto in Italia, tra quelli aventi come tema l’infanzia violata.
Frassi è stato promotore di una proposta di legge contro la pedofilia e tiene circa 200 conferenze all’anno. Molto amato dalla gente è invece da sempre duramente attaccato da movimenti pedofili italiani e stranieri.
Massimiliano Frassi è stato insignito di numerosi riconoscimenti tra cui il premio Kiwanis – We Build International 2000, la medaglia della Polizia di Stato, conferitagli dal Questore di Bergamo nel 2003 e la medaglia d’oro del F.B.I., assegnata a lui (ed alla Prometeo) dal responsabile della storica F.B.I. di New York nel 2004. La sua associazione (unico caso in Italia), nel 2006, ha conseguito il prestigioso Premio Livatino, intitolato al noto Giudice anti-mafia, “pro bene justitiae”.
Frassi è consulente nel campo del sociale, è assessore tecnico alla famiglia in un comune della bergamasca ed è stato nominato “difensore civico nel campo dei minori” dall’associazione nazionale difensori civici.
Sulle Orme della Regina di Saba
Dove sorgeva la vera Gerusalemme? L’uomo sarebbe il frutto di una mutazione genetica mirata?
Autore/i: von Däniken Erich
Editore: SugarCo Edizioni
traduzione dal tedesco di Adriano Caiani, collana: Universo Sconosciuto n° 112, titolo originale: Wir alle sind Kinder der Gotter.
pp. 232, illustrazioni a colori, Milano
Re Salomone e la regina di Saba hanno lasciato nelle leggende arabe ed etiopiche tracce incancellabili ed Erich von Däniken le ha ripercorse, nello Yemen, localizzando ruderi che di quelle favolose narrazioni testimoniano la verità. Ha scoperto che re Salomone possedeva una tecnica, a noi sconosciuta, che gli permetteva di trasferirsi in brevissimo tempo da Gerusalemme (ma esiste una sola Gerusalemme?) a Marib e Srinagar, località assai lontane l’una dall’altra. Da dove veniva tale tecnologia? Chi l’aveva messa a disposizione di Salomone? Per cercare di appurarlo, Däniken risale agli antenati del sovrano, fino ad Abramo e a Tare, il padre del patriarca. Le antiche leggende dicevano che Abramo era “figlio del cielo” e che aveva persino viaggiato nell’universo. Andando alla ricerca della tomba del patriarca, Däniken è costretto a scalkare il gebel Harun (monte Aronne) nei pressi di Petra, in Giordania, ma si rende conto che una sepoltura vera e propria non esiste, che non ci sono reliquie, epigrafi, manufatti. Si vede quindi costretto a sondare il passato fino ad Adamo ed Eva, i mitici progenitori di tutta l’umanità. L’antropologia molecolare, giovane moderna scienza che studia le generazioni su basi genetiche, ha già dimostrato che all’inizio che i “creapopolo” furono pochissimi: tre coppie al massimo. In che modo i primi “creapopolo” hanno ricevuto le caratteristiche genetiche che li hanno differenziati dagli altri ominidi? E la genetica conferma o no quanto le antiche leggende raccontano, cioè che l’homo sapiens sarebbe stato artificialmente “creato” da extraterrestri? Gli esseri umani sono stati programmati da una manciata di “dei”? Siamo portatori di geni non-terrestri? Gli extraterrestri ci osservano, ci manipolano, ci muovono come pezzi sullo scacchiere del destino?
Erich von Däniken, nato a Zofingen (Svizzera) nel 1935, è uno dei più famosi e quotati scrittori di fanta-archeologia e di divulgazione scientifica. I suoi libri, tradotti in oltre 30 lingue, sono ovunque degli acclamati best-seller. Tra quelli pubblicati dalla Sugarco citiamo: Enigmi del passato, 11 agosto 3114 a.C. e Ricordi del futuro.
Dello stesso autore:
- Messaggi dall’ignoto
- Enigmi del passato
- 11 agosto 3114 a.C.
- Ricordi dal futuro
Nella Collana Universo Sconosciuto tutti gli argomenti inquietanti,ai quali la scienza ufficiale non risponde: la preistoria del nostro pianeta, la nascita dell’universo, i drammi cosmici, i dischi volanti, i poteri dell’occulto.
L’archeologia misteriosa: un vasto e affascinante panorama di ipotesi sulla base di nuovi contributi scientifici.
I. Erano due figli di re
° Esplorazioni nello Yemen Settentrionale
II. E la Bibbia non ha ragione
° La scoperta esplosiva
III. Dei, tombe e turlupinati
° Se mi dici dov’è sepolto…
IV. Figli della terra – figli degli dei
° Qual’è il luogo d’origine dell’essere umano?
V. Incontri antichi ed eterni con la terza specie
° Il coraggio del possibile
Bibliografia
Fonti iconografiche
L’Amore di Dio
Titolo originale dell’opera: Pensé sans ordre concernant l’amour de Dieu
Autore/i: Weil Simone
Editore: Borla
saggio introduttivo di Augusto Del Noce, traduzione di Giulia Bissaca e di Alfredo Cattabiani.
pp. 232, Torino
I saggi di Simone Weil raccolti in questo libro appartengono all’ultimo periodo della sua vita e ci rivelano l’animo della scrittrice, le sue preoccupazioni, le sue meditazioni mistiche.
I temi centrali del suo pensiero più maturo sono trattati compiutamente: cioè la critica del progressismo e della desacralizzazione nel mondo contemporaneo, la ricerca ecumenica, la riflessione acuta e profonda sull’amore di Dio, su Cristo, sulla Croce e sull’infelicità umana.
Simone Weil si rivolge anche alla Chiesa ponendole una serie di domande e di obiezioni, quelle stesse che le hanno impedito di chiedere pubblicamente il battesimo, anche se è evidente che ricevette, al termine della vita, il battesimo di desiderio.
Augusto Del Noce ha premesso a questa raccolta un ampio saggio introduttivo su «Simone Weil, interprete del mondo di oggi» in cui sottolinea da un lato i limiti teologici del suo pensiero, dovuti alla compresenza di due motivi, uno gnostico e l’altro cristiano, dall’altro il suo valore come diagnosi della crisi della cultura e della società tecnologica, e come rivendicazione del primato della verità sulla prassi. Del Noce sottolinea «il carattere profetico delle sue vedute nei riguardi del destino dell’Europa, del processo irreversibile del laicismo verso lo scientismo e il sociologismo, del neomodernismo, della presente situazione morale».
Questo libro, in cui si incontrano simbolicamente Simone Weil e Augusto Del Noce, è un documento essenziale per orientarsi nell’attuale dibattito, in seno al cattolicesimo, sulla secolarizzazione, sulla società tecnologica, sulla necessità della metafisica tradizionale nella riflessione teologica e sull’ecumenismo.
Simone Weil nacque a Parigi nel 1909. Allieva del filosofo Alain dal 1925 al 1928, subì profondamente l’influenza del maestro. A ventidue anni ottenne la laurea in filosofia.
Insegnò fino al 1934 nei licei di Le Puy, Auxerre, Roanne.
Temperamento mistico e rivoluzionario, abbandonò l’insegnamento lavorando come semplice operaia nelle officine. Questa esperienza scosse per sempre la sua salute.
Intanto cominciò a pubblicare i suoi primi articoli su «Révolution prolétarienne», «Critique sociale», «Nouveaux Cahiers» e infine sui «Cahiers du Sud».
La guerra civile spagnola la spinse ad arruolarsi con lo schieramento antifascista.
Nel 1940 lasciò Parigi per Marsiglia dove ripeté la sua esperienza di operaia. Nel 1942 si trasferì a New York, ma, presa dai rimorsi per essersi sottratta al rischio delle persecuzioni, tornò in Europa stabilendosi a Londra nella speranza di partecipare più attivamente alla resistenza. Morì in sanatorio ad Ashford nel 1943, sfinita dagli stenti.
Le sue opere sono state pubblicate postume. Il suo pensiero religioso, vicino al cristianesimo e nello stesso tempo nutrito della tradizione greca e orientale, è uno dei più fecondi di oggi ed ha assunto per le nuove generazioni europee un interesse profondo. Anche la sua critica, da un lato al totalitarismo nelle sue varie manifestazioni, dall’altro alle ideologie marxiste e progressiste, è ricca di intuizioni feconde.
L’Occhio del Fotografo
Autore/i: Feininger Andreas
Editore: Garzanti Editore
seconda edizione, traduzione dall’inglese di Vittorio Pigazzini.
pp. 192, nn. fotografia a colori e b/n, Milano
Due apparecchi fotografici identici, la stessa pellicola, lo stesso soggetto. Due fotografie perfettamente esposte, perfettamente a fuoco, perfettamente stampate. Eppure una delle due è bella, dice qualcosa. L’altra è piatta, insignificante. Perché?
Perché sono diversi i due fotografi: uno sa «vedere fotograficamente», l’altro no.
Vedere fotograficamente non significa però saper comporre un’immagine, argomento che il Feininger ha già svolto ampiamente in un volume pubblicato in questa stessa collana. Vedere fotograficamente significa vedere il mondo attraverso l’apparecchio, più ancora, «vederlo come Io vede la coppia inscindibile apparecchio-pellicola», cosi da prevederne le reazioni nelle varie situazioni fotografiche, per sfruttarle ai fini espressivi o per prendere tempestivamente le opportune misure correttive. Si tratta di una vera e propria «rivoluzione copernicana» in campo fotografico: al centro di questo «universo» non sta più solo e tanto l’occhio umano ma l’obiettivo della fotocamera.
Sintesi di una esperienza fotografica unica e irripetibile, frutto di una non comune capacità didattica, L’occhio del fotografo è il libro per chi aspira a esprimere, attraverso l’immagine, la propria personalità e la propria visione del mondo.
La Fotografia : Principi di Composizione
Autore/i: Feininger Andreas
Editore: Garzanti Editore
seconda edizione, traduzione dall’inglese di Vittorio Pigazzini.
pp. 152, nn. fotografie a colori e b/n, Milano
Che cosa distingue l’opera di uno schiacciabottoni domenicale da quello del dilettante evoluto o del professionista? Quel «quid» che si chiama arte, dal momento che oggi tutti usano praticamente gli stessi apparecchi e le stesse pellicole e al resto possono pensare i laboratori di sviluppo e stampa.
Per il Feininger la buona fotografia è sintesi di tecnica e di arte. Ma, molto opportunamente, questo maestro dell’immagine, anziché parlare di arte in fotografia, preferisce parlare della «composizione» in fotografia.
Comporre significa scegliere, e per scegliere bisogna accostarsi al soggetto in modo «globale» ossia prestare attenzione contemporaneamente a tutti gli aspetti della futura immagine, perché ciascuno è inestricabilmente connesso agli altri, e modificarne uno solo significa alterare il rapporto totale delle varie componenti. Ma soprattutto occorre tenere presente che l’occhio umano e l’obiettivo, lungi dall’essere simili, come spesso affermano i manuali di fotografia, sono sostanzialmente diversi. Questa rivoluzione copernicana in campo fotografico è la chiave al «saper vedere» fotograficamente, premessa indispensabile alla buona composizione e quindi alla buona fotografia.