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I Poteri Straordinari degli Animali

I Poteri Straordinari degli Animali

Cani telepatici, gatti che prevedono terremoti, tartarughe che ritrovano la strada di casa

Autore/i: Sheldrake Rupert

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, traduzione di Anna Cristina Zapparoli.

pp. 332, illustrazioni b/n, Milano

«Una tartaruga franca fu catturata ad Ascensione e portata in nave fino alla Manica, a 5000 miglia di distanza,
e lì liberata. Due anni più tardi fu ritrovata di nuovo ad Ascensione e riconosciuta dal marchio sul carapace.»

Per la prima volta la scienza spiega le percezioni extrasensoriali degli animali.

«Blackie, una giovenca di due anni, è scappata dall’azienda agricola alla quale era stata venduta e, percorrendo 11 chilometri di strada a lei totalmente sconosciuta, ha raggiunto la fattoria alla quale era stato venduto il suo vitellino.» «I cani di una signora epilettica, prima di ogni crisi, le stanno vicini e, appena l’attacco si scatena, cercano di aiutarla. Uno dei due tenta perfino di mettersi tra lei e il pavimento mentre cade.» «Heinz Peteri notò che i colombi ”spesso volavano via all’improvviso, tutti insieme, e mezz’ora più tardi al massimo arrivavano i bombardieri”. L’uomo utilizzò questa scoperta per avvertire i compagni e i superiori dell’imminenza di un raid. Quando la Gestapo venne a saperlo, lo arrestò come spia e per sospetta ”collusione con il nemico”.» Cani che sanno quando il padrone sta tornando a casa, gatti che corrono al telefono quando chiamano i loro umani prediletti, cavalli che trovano la via di casa a chilometri di distanza, ratti, cani, colombi e fagiani che avvertono in anticipo l’arrivo di un terremoto o di altri pericoli imminenti: Rupert Sheldrake ha avviato da anni un filone di ricerca del tutto inesplorato dalla scienza ufficiale, benché da più parti e da sempre si ammetta che gli animali posseggono talenti che gli uomini hanno smarrito.
In questo libro, frutto di anni di studio, ricerche sul campo e migliaia di interviste, l’autore sostiene che i membri di un gruppo sono legati da vere e proprie aree di influenza reciproca, caratterizzate da una memoria collettiva, da modelli di comportamento, adattamento e apprendimento comuni. Tali aree di influenza consentono a cani, gatti, conigli, pappagalli e altri animali di comunicare telepaticamente tra di loro o con gli uomini. Non solo un’ipotesi suggestiva che molti di noi avranno immaginato senza poterla mai dimostrare, ma una nuova teoria scientifica provata dall’evidenza e raccontata attraverso casi commoventi e storie apparentemente incredibili che hanno come protagonisti l’uomo e gli animali.

Rupert Sheldrake ha studiato scienze naturali e biochimica a Cambridge, filosofia a Oxford.
Membro della Royal Society, insegna al Clare College di Cambridge. E prolifico pubblicista scientifico e autore di numerosi libri tra cui: La rinascita della natura (Corbaccio 1994), Sette esperimenti per cambiare il mondo (Corbaccio 1995), L’ipotesi della causalità formativa (Red 1998).

Storie

Storie

Libri I-XL

Autore/i: Polibio di Megalopoli

Editore: Rusconi

prima edizione, introduzione di Nicola Criniti, note, appendici, indici, bibliografie di Nicola Criniti e Danilo Golin, traduzione di Alessandro Vimercati, in sovraccoperta: stele a rilievo raffigurante un’immagine idealizzata di Polibio giovane, Kleitor.

pp. 1412, nn. cartine b/n f.t., Milano

Polibio di Megalopoli visse uno dei periodi più tormentati della storia ellenica, nel II secolo a.C., nel momento cioè in cui la Grecia veniva sottomessa alla potenza sempre crescente e schiacciante di Roma.
Figlio dell’età ellenistico-romana, è l’esempio più tipico di una nuova mentalità che si veniva delineando in quei tempi: e partecipò e visse da protagonista le vicende storico-politiche che dovevano cambiare definitivamente volto al mondo allora conosciuto. Sapendo anzitutto comprendere la grande novità dell’Urbe, riuscì a conciliare l’Oriente greco con l’Occidente romano, nella sua ammirazione e nel suo amore per la tradizione ed insieme per il nuovo che traspare così vivamente dalle sue Storie. In effetti, proprio il più che quindicennale esilio romano (dal 167 a.C.) doveva toccare nel profondo e maturare un ormai deluso quarantenne, aprendogli la possibilità di nuove esperienze e di nuove conoscenze, che lo iniziarono quasi controvoglia all’arte della storia. Polibio allacciava un’amicizia profonda e intima col grande P. Cornelio Scipione Africano Emiliano, entrando a far parte del circolo culturale – filelleno, ma pur sempre romano – degli Scipioni e di quella cerchia di persone che sembravano dover reggere, almeno per quei tempi, le sorti dell’impero mediterraneo. Dopo la liberazione, lasciata l’Italia nel 150, il Megalopolitano vi doveva tornare ancora, specie per accompagnare l’Emiliano nei suoi viaggi e nelle sue imprese mediterranee: e la spinta a viaggiare – nell’intento, anche, di dare alla sua esperienza politica ed umana un maggior carattere di completezza – lo portava ad essere testimone delle distruzioni di Cartagine e di Corinto nel 146 e di Numanzia nel 133, emblematiche del cinico e brutale imperialismo espansionistico che l’Urbe viveva allora. Una banale caduta da cavallo, a più di ottant’anni, toglieva di mezzo colui che era stato l’interprete più acuto delle vicende storiche dell’umanità classica del III/II secolo, nella difficile e tormentata fase di passaggio dalla grecità alla romanità.

L’esperienza umana e politica di Polibio si concretò nella stesura delle sue opere storiografiche: in particolar modo delle Storie, cui fu sempre ed esclusivamente legata la sua fama, e che gli costarono almeno un ventennio di lavoro e furono pubblicate postume. Dei quaranta libri purtroppo un destino capriccioso ci ha restituito non molto: i primi cinque libri completi, ampi estratti del sesto e del diciottesimo, e numerosi brevi stralci e citazioni degli altri. Eppure si meritavano ben altro rispetto: questa sorta di storia universale tracciava con grande lucidità le vicende dello scontro frontale tra i Cartaginesi e i Romani, dalla prima alla terza Guerra Punica, che avevano mutato la prospettiva mondiale. Ma senza fondamentali pregiudizi o limiti: indirizzate a tutti, le Storie di Polibio si rivolgevano agli uomini di cultura, Greci e Romani, con un modo del tutto nuovo di fare la storia, perché diverso è l’interesse di chi la scrive. Narrazione critica ed esauriente di avvenimenti umani, in definitiva, comprensibili agli uomini, che ne sono gli autori in quanto pensano, attori in quanto agiscono, e spettatori in quanto assistono. E Polibio, anche per questo, non allontana mai lo sguardo dal concreto umano, innanzi tutto dalla costituzione interna, inscindibile dallo stato, e dalle leggi di Roma; strutture queste – Polibio ne è ben convinto – che sono frutto principe dell’intelligenza degli uomini più concreti e pragmatici dell’antichità. E lo dice con grande convinzione un uomo che – pur con tutta l’ambizione nei confronti dei vincitori romani – resta intimamente greco, intriso di cultura ellenistica: i giudizi di Polibio sono equilibrati e in buona misura accettabili, perché appunto non hanno l’intento di sostenere una causa. Che poi egli sia stato, nelle sue Storie, senza dubbio il miglior interprete – fors’anche nell’Urbe – della romanità, non fu che una inevitabile conseguenza della situazione contingente, che non poteva certo sfuggire alla sua intelligenza e acribia: la città di Roma cominciava a diventare il mondo.

Tutti i Romanzi

Tutti i Romanzi

L’opera narrativa di uno degli autori più inquietanti ed eterodossi del Novecento

Autore/i: Bataille Georges

Editore: Bollati Boringhieri Editore

prima edizione, a cura di Guido Neri, traduzioni di Michele Canosa, Guido Davico Bonino, Paola Decima Lombardi, Oreste Del Buono, Vera Dridso, Roberta Ferrara, Guido Neri, Dianella Selvatico Estense.

pp. XLIII-704, Torino

«Oggi lo sappiamo, Georges Bataille è uno degli scrittori più importanti di questo secolo»: così Michel Foucault ha sancito il riconoscimento definitivo di una eccezionale quanto asistematica esperienza di pensiero che – radicata in Sade, Dostoevskij, Nietzsche – investe sociologia, arte, politica, letteratura, psicoanalisi, religione.
Grazie a una scrittura che abolisce i confini tra narrazione e saggio, la più nuda e lacerante testimonianza individuale si salda infatti all’indagine rigorosa su temi storico-sociali di ordine collettivo. Eppure, questo complesso mondo intellettuale ha suscitato letture spesso riduttive, improntate a sordità ideologica, inerzia del gusto, goffa fascinazione mimetica, che hanno finito per esasperarne gli elementi più esteriori di erotismo e trasgressione.
Nel presentare l’insieme dei testi narrativi di Bataille (L’azzurro del cielo, Storia dell’occhio, Madame Edwarda, Il piccolo, L’impossibile, L’abate C., Il morto, Julie, Mia madre, Charlotte d’Ingerville, La casa bruciata), nella accurata edizione italiana messa a punto da Guido Neri, questo volume intende fornire al lettore l’occasione per riavvicinarsi, Con uno sguardo criticamente avvertito, a una materia dove presentimento, ossessione, estasi, irrisione, dolore, vergogna vengono risolti in un personalissimo stile antidiscorsivo, a tratti rarefatto e onirico, che dà corpo ad alcune delle pagine più intense della letteratura europea del Novecento.

Georges Bataille (1897-1962), scrittore, filosofo, sociologo, etnografo, è autore, oltre che di romanzi e racconti, anche di un’ampia produzione saggistica; segnaliamo, in traduzione italiana: La parte maledetta (nelle nostre edizioni), Su Nietzsche (Cappelli, Bologna 1980), L’erotismo (SE, Milano 1986), L’esperienza interiore (Dedalo, Bari 19872), La letteratura e il male (SE, Milano 1989), La sovranità (Il Mulino, Bologna 1990).

La Mente in Azione

La Mente in Azione

Autore/i: Berne Eric

Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani

prefazione di A. A. Brill, prefazione e introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Giordano Manzini.

pp. 420, Milano

Si possono giudicare le persone dalla loro apparenza?
A che cosa serve il cervello?
Perché la gente agisce ed è sensibile?
Quando comincia il sesso? Perché la gente sogna?
Che cos’è l’inconscio?
Che cos’è la pazzia?
Che cosa vuol dire farsi visitare da uno psichiatra?
Come scegliere un medico?
A tali domande e a molte altre risponde un ben noto psicologo e psichiatra americano in questo libro unico nel suo genere, che dà una cittadinanza scientifica agli infiniti non formulati interrogativi che accompagnano ogni nostro rapporto con gli uomini e con le cose.
Eric Berne possiede la felice facoltà di esporre e documentare le più recenti teorie psicanalitiche, di spiegare i più misteriosi processi mentali in modo cosi originale, semplice e dilettevole, da interessare non solo il profano intelligente, ma il medico, lo psicologo e lo psicanalista.

L’Essenza della Verità

L’Essenza della Verità

Sul mito della caverna e sul «Teeteto» di Platone

Autore/i: Heidegger Martin

Editore: Adelphi Edizioni

a cura di Hermann Mörchen, edizione italiana e avvertenza a cura di Franco Volpi.

pp. 380, Milano

Attraverso una magistrale e minuziosa interpretazione del celebre mito della caverna in cui si narra della condizione dell’uomo, costretto fin dalla nascita nell’oscurità, e del suo rivolgersi, della sua conversione alla luce del sapere, Heidegger mostra come con Platone l’idea di verità subisca un mutamento essenziale, in particolare rispetto alla figura che di essa si era delineata in Parmenide, e come tale mutamento segni l’inizio di un destino dal quale l’umanità è condotta, volente o nolente, fino alla tecnica moderna. Al tempo stesso egli chiarisce che la verità non è un «valore» che si lasci tranquillamente addomesticare in vista di un’arcadica edificazione dell’uomo  come vorrebbero le legioni dei neoumanisti, ma piuttosto un evento in cui l’uomo mette in gioco tutto se stesso e che implica necessariamente il rischio della caduta, del fallimento, della «non verità». Così il pensare filosofico, che in tale cimento si dibatte a fatica, non è una disciplina specialistica o una tecnica, né una visione del mondo o un «valore culturale», bensì un radicale «domandare che trasforma l’uomo, nel suo esistere, dalle fondamenta».
Questo volume, che propone il corso universitario tenuto da Heidegger a Friburgo nel 1931/32  dunque nel periodo in cui matura la cosiddetta «svolta», è, fra l’altro, una clamorosa dimostrazione della perspicuità di Heidegger, della sua somma capacità di elucidare le questioni più ardue, quasi guidando passo per passo il suo interlocutore. In breve, esattamente l’opposto di quella fumosità e astrusità che da sempre gli rimproverano i suoi oppositori.
L’essenza della verità, inedito in Italia, è stato pubblicato per la prima volta nel 1988, nell’ambito delle opere complete di Heidegger.

Essere e Tempo

Essere e Tempo

Autore/i: Heidegger Martin

Editore: Longanesi & C.

introduzione e traduzione dal tedesco di Pietro Chiodi condotta sull’undicesima edizione.

pp. XXXIX-568, Milano

È dagli anni ’60 che assistiamo a un continuo e spettacolare ritorno della influenza di Heidegger sulla cultura del nostro tempo: egli è presente negli esiti «ontologici» dell’ultimo Merleau-Ponty o nella rivolta contro il tecnicismo industriale (Marcuse) come nel rinnovamento della filosofia marxista (Sartre, Kosik, Schaff), nella «fondazione» dello strutturalismo (Foucault, Lacan, Althusser) o nel riacceso confronto con la fenomenologia husserliana tomata in auge negli anni ’50.
Ma presiede altresì a molte posizioni post-strutturaliste, post-freudiane, postfenomenologiche e magari post-heideggeriane emerse nella cultura francese (da Tel Quel a Critique, da Klossowski a Guattari, da Derrida a Deleuze). Tra la filosofia di Heidegger e i suoi seguaci ed epigoni, c’è stato un continuo e ininterrotto approfondimento e un reciproco aggiornamento che si è tradotto in stratificazioni di interpretazioni, letture e influenze che dalla filosofia sono arrivate alla storia e da qui hanno poi viaggiato a ritroso: se di recente abbiamo assistito al riaprirsi della ferita riguardante le relazioni di Heidegger con il nazismo – che ha creato schieramenti e contrapposizioni vié stose ed eclatanti -, dall’altra la sua filosofia si rivela sempre più un’inesauribile fonte rigeneratrice per il pensiero contemporaneo, forte o debole che sia. Tuttavia, questa filosofia e l’accavallarsi di interpretazioni e nuove riflessioni ha pur sempre la sua segreta origine nel «primo Heidegger», il cui documento fondamentale è costituito da Essere e tempo. A quest’opera, rimasta enigmaticamente-interrotta, si è ispirata gran parte della filosofia, della teologia, della psichiatria a partire dagli anni ’30. Perché quest’opera rimase incompiuta? Che significato ha la svolta fra il «primo» e il «secondo» Heidegger? C’è continuità o rottura fra l’Heidegger «ermeneuta dell’esistenza» e l’Heidegger «pastore dell’essere»? C’è qualche nascosto legame fra la polemica antimetafisica condotta in sede linguistica sia da Heidegger sia dal neopositivismo?
Queste domande sono ancora di fronte a noi benché la bibliografia su Heidegger abbia già abbondantemente superato le duemila voci.

MARTIN HEIDEGGER è nato a Messkirch, Baden, nel 1889. E stato allievo di H. Rickert e assistente di E. Husserl a Friburgo. Ha insegnatopresso l’università di Marburgo (fino al 1927) e diFriburgo (fino al 1945). Tra i suoi scritti: Sein und Zeit (Essere e tempo, 1927), Kant und das Problem der Metaphysik (Kant e il problema della metafisica, 1929), Was ist Metaphysik? (Che cosa è la metafisica?, 1929), Vom Wesen des Grundes (L’essenza del fondamento, 1929), Brief über den Humanismus (Lettera sull’umanesimo, 1947) e Holzwege (Sentieri interrotti, 1950). Il filosofo si è spento a Messkirch il 26 maggio 1976.

La Voce del Fiume – Parabole e Aforismi di Saggezza Zen

La Voce del Fiume – Parabole e Aforismi di Saggezza Zen

I Classici dello Spirito

Autore/i: Aoyama Shundō

Editore: Fabbri Editori

premessa e cura di Donatella Trotta.

pp. 270, Milano

Dalla premessa di Donatella Trotta:
“La voce del fiume avrebbe potuto intitolarsi Vivere lo Zen. Una monaca giapponese racconta. È un libro infatti di esperienze, opera di Aoyama Shundō, pubblicato originariamente in giapponese nel 1983, con il titolo Utsukushiki Hito Ni («Voglio diventare una bella persona»), di cui esiste una traduzione inglese pubblicata nel 1990 dalla casa editrice Kòsei di Tòkyò, con il titolo Zen Seeds («Semi zen»).
Allo scopo di rispettare il più fedelmente possibile lo spirito dell’originale, la curatrice della presente edizione italiana si è avvalsa, per la traduzione, della collaborazione di Nobuko Kusakai, che ringrazia di cuore per il prezioso riscontro parallelo sul testo giapponese.
Un ringraziamento particolare anche a tutti coloro che hanno a vario titolo incoraggiato questo lavoro di «ponte» tra culture e religioni diverse: tra i tanti altri, gli amici giapponesi Hiroshi Miyahira e Takashi Sadok.”

Art in the Ancient World

Art in the Ancient World

A Handbook of Styles and Forms

Autore/i: Amiet Pierre; Desroches Noblecourt Christiane; Pasquier Alain; Baratte François; Metzger Catherine

Editore: Rizzoli International Publications Inc.

translated by Valerie Bynner.

pp. 576, entirely and richly illustrated in b/n, New York

The Iranian World, Mesopotamia, The Levant, Egypt, Greece, Etruria, Rome.

Credito Italiano – V.E.R.D.I.

Credito Italiano – V.E.R.D.I.

Romanzo

Autore/i: Bene Carmelo

Editore: Sugar Editore

pp. 168, Milano

Dopo Nostra Signora dei Turchi Carmelo Bene, regista attore autore, si ripresenta ai lettori con un’altra opera di narrativa che approfondisce la precedente esperienza letteraria.
Il personaggio-situazione di Credito Italiano, travolto in una ridda di eventi che si capovolgono e si rincorrono di continuo, è ossessionato dalla “presenza” del denaro: tenta di liberarsene, gettando via o bruciando l’oggetto malefico, per tornare ad uno stato di “naturale” indigenza, ma ogni sforzo riesce vano. Giacobbe, nel suo isolamento che lo fa di continuo spettatore di se stesso, non si accorge, che quella “presenza” gli sfugge ed ha vita propria, ombra di un’alterità invisibile che lo soffoca e lo stritola nei propri ingranaggi.
L’imprevedibile pantomima del protagonista, le sue deliranti elucubrazioni, gli scatti d’ira, i sogni, l’amore per Rachele, il linguaggio biblico, vengono ironizzati in un tumultuoso magma d’immagini ora fantastiche ora brutalmente reali; e lungo tutto l’arco del racconto, come un fruscio aspro e inconfondibile, affiorano brani dai libretti delle opere verdiane. Il teatro lirico che tanta parte ha nelle regie di Bene (ricordiamo, ad esempio, il mélange sonoro per la riduzione teatrale de Nostra Signora dei Turchi), entra ora a far parte del testo letterario: Giacobbe e Rachele dialogano con versi di celebri duetti, smaniano e si dimenano lanciandosi citazioni di Boito con accenti beffardi e clowneschi.
Bene, che ha suscitato le ire dei critici teatrali ufficiali per i massacri sperimentali che compie sul palcoscenico, non mancherà certo di provocare violente reazioni come narratore, forse anche tra le file degli “sperimentali”, in quanto egli si presenta come un eccentrico, un outsider. Dotato di una personalissima vena satirica e di un estro dissacratorio, Bene sbeffeggia le tematiche letterarie a lui più congeniali, da Wilde a Huysmans, da D’Annunzio allo stesso Beckett; e anche quando sembra risolvere in dramma il tema del romanzo, trasforma il gesto finale del protagonista in una macabra beffa.

Carmelo Bene è nato a Campi, in provincia di Lecce, nel 1937. Ha debuttato come protagonista nel Caligola di Camus al Teatro delle Arti di Roma, nel 1959. Per due anni ha inciso dischi letterari per La Voce del Padrone, nel ’61 ha dato una sua riduzione da Stevenson (Lo strano caso del Dottor Jeckyll e Mister Hide) e ha messo in scena e interpretato un suo spettacolo: Gregorio Cabaret dell’800. Nel ’62 inaugura a Roma il Teatro Laboratorio con la sua prima edizione del Pinocchio di Collodi, a cui seguono una Spettacolo Majakowski e un Amleto.
Successivamente rappresenta suoi testi: Addio Porco e Gregorio, e nel ’63 un Cristo 63. Sempre nello stesso anno, al Teatro Arlecchino di Roma, dà una sua interpretazione e regia dell’Edoardo Il di Marlowe, e dell’Ubu Re di Jarry al Teatro dei Satiri a Roma. Fa seguito la Salomé di Oscar Wilde e nel ’64, al Festival di Spoleto, la versione teatrale del Pinocchio e dell’Amleto. Nel ’65 una sua interpretazione del Faust, nel ’66 la riduzione teatrale di Nostra Signora dei Turchi e Il monaco tratto da Lewis. Quest’anno ha partecipato al film di Pasolini Edipo Re, ed ora sta mettendo a punto una pièce tratta da Credito Italiano.

Sherlock Holmes e il Mistero della Sala Egizia

Sherlock Holmes e il Mistero della Sala Egizia

Titolo originale: Sherlock Holmes and the Egyptian Hall Adventure

Autore/i: Val Andrews

Editore: Il Minotauro

prima edizione, premessa di Marco Zatterin, traduzione di Diego Marani, in copertina illustrazione di Cobalt Blue, 1986.

pp. 106, Milano

In un giorno di primavera del 1989 Sherlock Holmes e il dottor Watson varcano la soglia della Sala Egizia, il teatro del mistero e della magia che da anni seduce il pubblico di Piccadilly. Oltre la porta si apre il fantastico universo dell’illusione e fra le quinte il grande investigatore indaga sulla scomparsa di un anello, dietro alla quale si cela molto di più di un semplice furto.

“Finalmente in Italia il più suggestivo e fedele erede di Sir Conan Doyle, in un romanzo da leggere in un fiato…” (Marco Zatter in G La Rivista del Giallo)

Val Andrews (Brighton, 1926) è uno dei più prolifici autori di romanzi sherlockiani. Prima di cominciare la sua attività di scrittore ha lavorato a lungo nel settore della magia. Il Mistero della Sala Egizia è il suo primo romanzo tradotto in italiano.

Finito di stampare su carta Favini con caratteri Centurion Old il giorno di San Pietro e Paolo dalla Tipografia Fantigrafica e rilegato dalla Legatoria Venturini stabilimenti di Cremona.

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Holmes senza Doyle, di Marco Zatterin

° Il problema del prestigiatore

° La Sala Egizia

° Il camerino della morte

° Una visita ricambiata

° Il Grande Vecchio

° Windrush Towers

° Patologia e orologeria

° Gran finale

Marijuana e Altre Storie

Marijuana e Altre Storie

Analisi irriverente della canapa nella medicina, nella religione, nell’erotismo, nella letteratura, nella parapsicologia, nello spinello.

Autore/i: Ciapanna Cesco

Editore: Cesco Ciapanna Editore

pp. 352, riccamente illustrato b/n, Roma

Mussolini e l’invenzione della tossicomania.
I gruppi di potere. Mantenere o no la proibizione della Marijuana?
Tabacco ed eroina: quale è peggio?
La Coca Cola e il Campari: c’è droga?
Paolo Mantegazza e papa Leone XIII. Un affare da 40 miliardi al giorno.
Spinello, alcool, “buco” e guida automobilistica.
L’Amanita Muscaria e la pipì allucinogena. Le droghe per fare l’amore. Susan Sontag e la droga come fonte di ispirazione.

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Perché ho scritto questo libro

Che cos’è
Questa è la canapa – Con le droghe i superatleti – Lo spinello va in fumo, 26 – Sinsemilla

Storia
Dottore della canapa – Huana o Juana

Dov’è la droga
Piantagione di Stato

Il principio attivo
La luce distrugge il THC – Fumare o mangiare? – Statistica mondiale

Gli effetti
Charas – Sorpresa – Strettamente personale – I Romantici e l’hashish – Testosterone – Una dose enorme – Disintossicati è meglio

Tossicodipendenza, assuefazione, tolleranza
Spiegano le droghe – Una fortuna – Ufficialmente – La marijuana conduce all’eroina? – Dipendenza fisica: come si sviluppa? – Synanon – Le endorfine – Cartoline allegre

Gli esperti di casa
L’oppiaceo dei medici è buono – Un caffè e una sigaretta

Il buon senso di Szasz
L’invenzione della tossicomania – Cosa conclude Szasz

Quiz
False sigarette

Le commissioni di indagine

Arriva la proibizione
Erba e musica

Canapa e criminalità: gli Assassini
Che significa in arabo – In Arabia – L’etica degli Assassini

Droghe e minoranze
Droghe e lavoro – Profezia

La canapa nella medicina
Farmacomania – Profitti record – La canapa nella medicina antica – Usi dell’hashish – Birra di mais e saliva – La raccolta – Oleum philosophorum – La decadenza della canapa – Canapa oppure oppio? – Gli effetti della legge del ’37 – Il miglior antiepilettico – Un medico coraggioso – Tumori – Glaucoma – Salvato dall’amputazione – Sonnifero da cavalli – Asma – Contro l’inappetenza – Vecchio, dormi tranquillo – Ma non serve ai depressi – Passa l’emicrania – La pietra filosofale – E i polmoni? – Canapa e pazzia – Un veleno che non uccide – Il futuro – Dieci morti?

La canapa nella medicina italiana
Cannabis autarchica – Canapa contadina – Il conte Spinelli

Marcia indietro
Pipe strane

Guida dell’auto

Test: fumare per un mese 168 spinelli al dì

Droghe e cultura
Chillum – In Libano – Il Nepal – In India – In URSS – In Marocco – Cartine a metraggio – La droga dello Yemen – In Africa – Meglio della marijuana – Olanda

Religione
La nascita delle religioni – Il Cristianesimo con la frusta – Vino santo – Pipì allucinogena – La canapa e la religione

Ebbrezza sacra e profana
L’estasi anestetica – L’unico rimedio

La storia dei Rastafarians
La Bibbia – Seguendo l’esempio – La visita

L’erba a Giamaica

La Marijuana nella parapsicologia
L’effetto contagio

Sesso e droghe
I piaceri proibiti – La mandragola biblica – Sesso in tabella

Il fenomeno Castañeda

Cosa ne pensa Susan Sontag

La droga in bottiglia
Perché il Campari non fallisce – Coca e Cola – Il primo trip con la coca – Cocaina benedetta e Coca Cola – Coca Cola in cifre – La Coca Cola è una droga? – La cocaina in cifre

La manna è una manna
Il punto di fusione – Tennometro antitaglio

Tabacco ed Eroina
Non è una malattia – Il fumo veloce

Guardie e ladri
Fantastiliardi di dollari – Le catture in sei mesi – Il punto di Vista dei Colombiani

Il Santuario
Il più richiesto

Letteratura e droga
Il caso di High Times – Agricoltura criminale

Un numero di High Times
Caro direttore – Surrogati – Pinzette per spinello

Le cartine
Cartine Cannabis indica

L’idiozia dilaga
Carter disse – Cinque anni dopo – Reato senza vittima

Ipotesi finale

Note

Indice Analitico

Il Sogno e le Civiltà Umane

Il Sogno e le Civiltà Umane

Autore/i: Autori vari

Editore: Editori Laterza

introduzione di Vittorio Lanternari, nota introduttiva di Clara Gallini, traduzione di Italo Molinari.

pp. XXXVII-260, Bari

Veicoli di profezie, crogioli di miti, messaggi divini, «realtà più vere del vero», i sogni e il mondo onirico prima ancora di avere una storia hanno una mitologia. Ma i Libri dei sogni della letteratura popolare che corsero l’Europa anche in tempi a noi vicini, restano come sbiaditi residui di un mondo antico in cui i sogni stessi, i canoni di interpretazione, le credenze connesse al loro valore determinante nell’esistenza umana, tenevano il rango di istituzioni culturali ed erano iscritti nella sfera del sacro. Ora, lo sviluppo della scienza moderna relativa ai sogni altro non è se non un importante aspetto del laborioso processo di secolarizzazione del sacro, in nome della ragione logica e a spese delle mistiche di ogni tempo. Il mondo del sogno ha quindi visto contrarre il suo orizzonte culturale e sociale nella misura in cui ha guadagnato come oggetto di conoscenza analitica e scientifica con lo sviluppo del pensiero filosofico, poi della psicologia, psicanalisi, etnologia, sociologia. Ne risulta che una descrizione completa e una adeguata spiegazione del fenomeno sogno possono essere raggiunte solo opponendosi all’isolamento delle ricerche, e anzi facendo convergere su una stessa area discipline fra loro diversissime, dalla etnologia alla neurofisiologia, dalla psicologia alla scienza comparata delle religioni. È la strada battuta da questo libro, che si presenta come il primo tentativo organico di dar conto del mondo del sogno negli aspetti, significati e funzioni che storicamente ha assunto e in parte conserva tuttora, dalle civiltà arcaiche alla civiltà industriale.
La cura del volume è forse l’ultimo lavoro di Ernesto de Martino, che aveva già compiuto la scelta e la revisione dei testi quando inattesa sopraggiunse la malattia e la sua dolorosa scomparsa. Sicché l’ordinamento del volume è rimasto quello che egli aveva preordinato, al fine di mettere in rilievo tre punti fondamentali: come il mondo antico e, per estensione, le civiltà non occidentali riserbino una notevole importanza culturale al sogno, ma sempre in funzione della veglia e previa una chiara distinzione tra stato di sogno e stato di veglia; come la cultura occidentale si sia affermata in quanto tale rifiutando all’esperienza onirica ogni funzione culturale e consapevolmente optando per la «ratio» del mondo di veglia; e come si debba oggi tener fede a questa opzione rifiutando di concedersi ai poteri seduttori del sogno e al rischio, che tenta particolarmente la nostra società in crisi, di cadere nell’irrazionale.
Sono queste le stesse conclusioni alle quali giunge, sebbene per diversa via di indagine, Vittorio Lanternari nella ampia introduzione che apre il volume.

Scritti di: G. E. von Grunebaum, R. Caillois, A. L. Oppenheim, A. Brelich, M. Eliade, A. I. Hallowell, G. Devereux, R. Bastide, R. Cahen, S. Marjasch, E. Servadio, E. Paci.

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Introduzione di V. Lanternari

Nota introduttiva di C. Gallini

Il sogno e le società umane di G. E. von Grunebaum

Problemi logici e filosofici del sogno di R. Caillois

Sogni profetici nell’antico Vicino Oriente di A. L. Oppenheim

Il posto dei sogni nella concezione del mondo presso i Greci di A. Brelich

Sogni iniziatici e visioni presso gli sciamani della Siberia di M. Eliade

La parte del sogno nella cultura ojibwa di A. I. Hallowell

Il sogno patogenetico nelle società non occidentali di G. Devereux

Sociologia del sogno di R. Bastide

La psicologia del sogno di R. Cahen

Sulla psicologia del sogno di Carl Gustav Jung di S. Marjasch

La dinamica dei sogni cosiddetti paranormali di E. Servadio

Per un’analisi fenomenologica del sonno e del sogno di E. Paci

I Cosmitron

I Cosmitron

Autore/i: Creti Marcello

Editore: Editrice Vela

prefazione dell’autore.

pp. 528, XLIX tavole a colori, Velletri

In questo libro sono riportate le sensazionali rivelazioni fatte, in stato di Trance e semi Trance per mezzo del medium Marcello, Creti da una Entità che non ha voluto manifestarsi, facendosi chiamare con lo pseudonimo di ERGOS.
Attraverso 138 sedute settimanali dal 4 gennaio 1974 al 20 agosto 1976 l’Entità ha trattato vari argomenti tra i quali: la struttura dell’Atomo – La teoria della luce La formazione della Terra – Le energie che inschiaviscono i terrestri Le cause delle malattie – La macchina per debellare il Cancro.

The Land of Enki in the Islamic Era

The Land of Enki in the Islamic Era

Pearls, Palsms and Religious Identity in Bahrain

Autore/i: Insoll Timothy

Editore: Kegan Paul

pp. xxvii-612, lavishly illustrated b/n, London

This book presents the results of an archaeological research project completed in Bahrain which had as its primary aims the investigation of the, as yet little understood, period between approximately the sixth and thirteenth centuries AD.
The results, including sections by specialist contributors, are presented in detail and lavishly illustrated. Technologies such as pearl diving and pottery manufacture, as well as animal keeping and butchery, are all considered.

However this volume provides much more than merely a presentation of archaeological evidence from Bahrain; the role of trade and commerce in creating the complex history manifest in the Persian Gulf region is considered in detail, and this is in turn set within the context of the wider-world beyond: the Indian Ocean, sub-Saharan Africa, and the Red Sea for example.

Religious and other identities, such as ethnicity and gender, are also considered in detail with relation to the archaeological and other available sources of data – historical, anthropological, and ethnographic. The growth and impact of the Carmathians, the evolution of Shi’ah identity, the significance of Indian and African populations are all evaluated.

The Land of Enki will be invaluable for anyone interested in the Medieval Islamic World, in Bahrain and the Persian Gulf and its archaeology and history. It will also be essential for anyone concerned with the creation of identity as manifest in material culture, and in the relationship between archaeology and history.

Timothy Insoll is Professor of Archaeology at the School of Art History and Archaeology of the University of Manchester. He has conducted fieldwork, besides in Bahrain, in Ghana, Mali, India, Eritrea, Uganda, and the UK. His previous books include Islam, Archaeology and History: The Gao Region, Mali (1996), The Archaeology of Islam (1999), Urbanism, Archaeology and Trade (2000), The Archaeology of Islam in Sub-Saharan Africa (2003), Archaeology, Ritual, Religion (2004), as well as the edited volumes Case Studies in Archaeology and World Religion (1999), and Archaeology and World Religion (2001).

Yoga per Giovani

Yoga per Giovani

Metodo di formazione integrale

Autore/i: Garcia-Salve Francisco

Editore: Piero Gribaudi Editori

premessa dell’autore, traduzione di Dante Giovannini sulla terza edizione spagnola, illustrazioni di José M. Legórburu.

pp. 264, nn. illustrazioni b/n, Torino

Questo volume, scritto da un sacerdote che lavora da anni in campo giovanile, presenta ai giovani i principi fondamentali e i più importanti esercizi dello yoga con lo scopo di aiutarli a raggiungere una formazione integrale in cui anima e corpo s’influenzino a vicenda in una visione lucida e virile della vita.
L’autore conduce il discorso in modo estremamente responsabile, sottolineando la sostanziale identità che esiste tra il metodo yoga e lo spirito cristiano. Nonviolenza, pace interiore, spirito d’amicizia, libertà, coraggio delle proprie idee, amore per la verità, castità, povertà, gioia sono i risultati cui conduce lo yoga attraverso la meditazione, l’autodisciplina, l’austerità dività e il dominio sul corpo attuato con appositi esercizi: una pienezza di vita identica a quella indicata dal Vangelo.
Un libro sorprendente e un’avventura meravigliosa. I giovani insoddisfatti da una vita anonima e desiderosi di dare alla propria esistenza un senso coraggioso e impegnato troveranno in queste pagine un orientamento concreto e nuovo per diventare realmente uomini autentici.

Il Medico e la Malattia

Il Medico e la Malattia

La scienza di Ippocrate

Autore/i: Di Benedetto Vincenzo

Editore: Giulio Einaudi Editore

introduzione dell’autore.

pp. XII-308, Milano

Questo volume, il primo del genere ad essere stato scritto in Italia, affronta un tema di eccezionale importanza per la storia della cultura e fornisce una visione di insieme della medicina ippocratea, sulla base di un esame sistematico di opere che, se anche non risalgono al grande medico di Cos, appartengono tuttavia alla sua epoca.
Anche attraverso il confronto con i testi medici egiziani e assirobabilonesi, Di Benedetto individua il modo di porsi del medico di fronte alla malattia, e i vari livelli diagnostici di cui poteva disporre.
La particolare attenzione che l’autore dedica alla descrizione dei disturbi psichici (paura, fobie, depressione, delirio, mania, melancolia) evidenzia il carattere fortemente ambiguo che la malattia mentale aveva nell’antichità. In queste pagine il rinnovamento della medicina (anche in campo ginecologico) viene colto, al di là di una pura casistica, attraverso l’individuazione di nuovi strumenti concettuali: il fenomeno che si fa segno, tendenza e probabilità.
Di Benedetto chiarisce i limiti dei procedimenti terapeutici (tra i quali l’incisione e la cauterizzazione) e il loro forte scarto nei confronti di una fiduciosa attesa della guarigione che conservava un carattere di forte primitività. L’autore mostra infine come dal grembo dell’ortopedia nasca la nuova scienza dell’anatomia, una delle creazioni più importanti del razionalismo ellenico; e delinea il complesso sistema dei rapporti tra il chirurgo antico e gli strumenti (tra i quali il famoso banco di Ippocrate).
Oltre che allo studioso dell’antichità classica e allo storico della scienza, il Volume si rivolge al medico curioso della sua professione e più in generale a chiunque sia interessato a seguire nei tempi più antichi l’impari lotta che l’uomo Cerca di opporre alla malattia.

Vincenzo Di Benedetto è ordinario di Letteratura greca all’Università di Pisa ed insegna Filologia greca presso la Scuola Normale Superiore.
Presso Einaudi ha pubblicato Euripide: teatro e società («Saggi» 1971, «Reprints» 1975) e L’ideologia del potere e la tragedia greca. Ricerche su Eschilo («Pbe » 1981). Altri volumi: edizione critica con commento dell’Oreste di Euripide (Firenze 1965), La tradizione manoscritta euripidea (Padova 1965), Filologia e marxismo. Contro le mistificazioni (in collab. con A. Lami, Napoli 1981), Sofocle (Firenze 1983). Tra gli altri lavori ha pubblicato saggi sulla linguistica indoeuropea («Glotta» 1983), sulla storia della grammatica greca, su Saffo, su Senofonte, su Leopardi e ultimamente Eros/conoscenza in Platone (introduzione a Platone, Il Simposio, Milano 1985).

Dizionario del Diavolo

Dizionario del Diavolo

Una revisione in chiave satirica, cinica, anarchica, «demoniaca» dei dizionari classici, luoghi deputati alla codificazione delle menzogne lessicali.

Autore/i: Bierce Ambrose

Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati

cura, scelta e introduzione di Guido Almansi, traduzione di Daniela Fink.

pp. 186, Milano

«”Io vendo insulti”, confessava Ambrose Bierce, questo novello Aretino, in uno dei momenti, non rari, in cui il suo furore cinico si rivolgeva contro se stesso. Grande mattatore della scena giornalistica americana dal periodo ancora oscuro dopo la guerra civile fino ai tempi gloriosi di William Randolph Hearst (di cui è stato uno dei polemisti di punta), Ambrose Bierce aveva una lingua velenosa che si manifestava nei suoi rapporti con gli uomini, con le istituzioni e con le parole. Gli uomini, beh, sono tutti lestofanti infidi che nascondono la loro meschina ossessione per i piccoli problemi del loro «io » dietro un ricco scenario di intenzioni virtuose o grandiose. Le istituzioni, ecco, sono strumenti di oppressione che si occultano dietro la maschera ipocrita del bene pubblico, dell’ordine sociale e della morale civile (al servizio dei furbi). Le parole, ah, quelle poi, arroccate nel vocabolario, fonte screditata di ogni nefandezza, le parole fingono di essere strumenti di comunicazione mentre sono in realtà organi di mistificazione. Ogni nuova voce che si insinua in un già corrotto dizionario per arricchirne la fraudolenza purulenta aggiunge nuove ipotesi di inganno, di gabbo, di imbroglio alla nostra lingua mendace. L’uomo non è un animale culturale: è un animale culturalmente perverso che non ha sempre bisogno di mentire perché la lingua che lui adopera ha già mentito per lui. La parte innocente dell’uomo, invece di inventare nuove menzogne, si accontenta di quelle già esistenti nel vocabolario. Quindi, o è la parola stessa che mente, o è l’uomo che adopera la parola in maniera menzognera.[…]»

La Redenzione Idea Centrale in S. Paolo

La Redenzione Idea Centrale in S. Paolo

(Studio di teologia biblica)

Autore/i: Bandas Rodolfo G.

Editore: Coletti Editore

presentazione di Giuseppe Card. Pizzardo, prefazione e premessa dell’autore, proemio e traduzione dall’originale inglese di Mariano Flugi D’Aspermont.

pp. XXXIX-408, Roma

Dalla prefazione dell’autore:
«Ci si domanda spesso – e la domanda è legittima – quale sia in sostanza l’idea cardine delle epistole paoline, quale la caratteristica della dottrina che Paolo vi svolge, se teocentrica, antropocentrica, o cristocentrica. Che Dio vi occupi sempre e dovunque un posto di primissimo piano è una constatazione assai ovvia, troppo anzi perchè possa far distinguere S. Paolo dai suoi colleghi e connazionali. Anche l’uomo vi tiene un posto preminente, assieme al peccato di cui è schiavo e alla grazia il cui aiuto gli è del tutto indispensabile per osservare la legge. Sennonchè l’argomento uomo trova il suo sviluppo esclusivamente nell’Epistola ai Romani (cap. 7), al punto che se non avessimo quelle pagine famose non sapremmo dove andare a cercare la chiave del pensiero paolino in merito. Provate invece a leggere tutti quei testi senza alcuna preoccupazione particolare: avrete, immediata, la sensazione che il pensiero dello scrittore sacro si aggira, tutto, intorno ad un unico centro: Cristo. Rimovete per ipotesi Cristo, e il contenuto dottrinale delle Epistole vi rimarrà assolutamente inintelligibile.
Ora, che un fariseo convertito acquisti improvvisamente una simile coscienza della propria dignità, che si dichiari a tal punto sprezzante degl’idoli della carne e del sangue, che parli a questa maniera di Gesù di Nazaret è tale fenomeno da contraddire tutte le leggi della psicologia e tutte le analogie della storia. Ormai l’unico suo Signore e Maestro egli, Paolo, lo riconosce in chi porta il nome stesso che ieri intendeva cancellare, in chi ha iniziato l’opera che egli aveva cercato di annientare. Per lui il Figlio di Dio non può venir messo a confronto con una semplice creatura. Per lui Cristo è l’unico vincitore del peccato, l’unico Redentore del genere umano, l’unico Mediatore di grazia.[…]»

La Dinamica della Forma Architettonica

La Dinamica della Forma Architettonica

Autore/i: Arnheim Rudolf

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Maurizio Vitta.

pp. 320, 137 illustrazioni b/n, Milano

Il potere visivo esercitato dall’architettura è stato in ogni tempo largamente trascurato a favore di un’attenzione quasi esclusiva agli aspetti della funzionalità e della socialità. Cosi un’intera sezione di bisogni umani inerenti all’architettura è rimasta deplorevolmente inesplorata fino al momento in cui le qualità visuali della costruzione non sono state prese in esame. Un notevole tentativo di analisi in questa direzione è stato compiuto in questo libro da Rudolf Arnbeim (di cui la Feltrinelli ha pubblicato il fondamentale Arte e percezione visiva), la cui autorevolezza nel campo dell’interpretazione psicologica delle arti e fuori discussione soprattutto per l’uso creativo dei modelli teorici della “psicologia della forma”. In questa opera egli ampia le sue ben note teorie adattandole alle necessità dello specifico della. costruzione ed esplora le sorprendenti conseguenze che l’architettura produce nella percezione, con particolare interesse per l’ordine e il disordine nel disegno, la natura del simbolismo visivo e le relazioni tra funzionalità ed espressione.

Rudolf Arnheim (1904-2007) è stato uno scrittore, storico dell’arte e psicologo tedesco. I suoi maestri furono i fondatori della Scuola della Gestalt: Wertheimer, Kohler e Lewin. Dai suoi esperimenti sulla percezione nacque nel 1932 il libro Film come arte. Nel 1940 emigrò negli Stati Uniti. Con Feltrinelli sono usciti Intuizione e intelletto (1987), Film come arte (1989), La dinamica della forma architettonica (1991), Per la salvezza dell’arte (1994), Arte e percezione visiva (2008).

Da Castel Sant’Angelo alla Basilica di San Pietro

Da Castel Sant’Angelo alla Basilica di San Pietro

Autore/i: Polazzo Terzo Antonio

Editore: Tipografia Enzo Pinci

unica edizione di 520 esemplari dei quali 20 fuori commercio e numerati da I a XX e 500 numerati da 1 a 500, nostro esemplare numero 93, prefazione e premessa dell’autore.

pp. 136, 80 disegni b/n, 1 tavola ripiegata b/n f.t., Roma

Dalla prefazione dell’autore:
«Che il problema dell’accesso alla gran piazza di S. Pietro sia di estrema difficoltà è evidente, sia per le molteplici esigenze che la sua soluzione richiede siano soddisfatte, sia constatando che nonostante i parecchi progetti di architetti e artisti fra i più insigni, dopo circa trecento anni da quando cioè nel 1651 la Congregazione Generale della Fabbrica di S. Pietro approvava, dopo averla discussa ampiamente, la proposta di Mons. Virgilio Spada, di demolire l’intera spina, ormai famosa per le alterne successive proposte intorno al suo destino, ancora si studia, si discute, si esita perplessi a prendere un definitivo partito. E si pensi che quando la detta Congregazione dovette occuparsi di esso problema, essendo ormai da poco più di trent’anni compiute la facciata e riedificate le scale, il colonnato ellittico del Bernini, non era stato ancora iniziato, e tutti sanno e vedono come questa magnifica opera del grande artista renda più grave, diremmo tremendamente impegnativa, la ricerca di una degna soluzione.
Le esigenze che si impongono sono soprattutto d’ordine tecnico e artistico, urbanistico e architettonico, non trascurando quelle dettate da considerazioni tradizionali, storiche, dal sentimento e dalla fede.[…]»