Libri dalla categoria Storia dei Popoli
Mesopotamia – La Scrittura, la Mentalità e gli Dèi
In un affascinante affresco storico, l’età che precede il tempo della filosofia.
Autore/i: Bottéro Jean
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione, traduzione di Claudia Matthiae.
pp. XXXVI-356, 36 illustrazioni b/n f.t., illustrazioni b/n, Torino
Da quando nel 1802 G. F. Grotefend individuò i fondamenti della decifrazione della scrittura cuneiforme e poi nel 1842 P. E. Botta iniziò l’epopea della scoperta archeologica del mondo assiro, la civiltà della Mesopotamia antica è sempre rimasta per la cultura occidentale niente più che una tappa, pur significativa, ma soprattutto misteriosa e suggestiva, del percorso lento e tortuoso della storia umana verso la luce del mondo biblico e della civiltà classica. Questo atteggiamento sostanzialmente antistorico, che negava a priori originalità alla civiltà mesopotamica perché le contrapponeva valori che non le erano propri, è dipeso dall’antico pregiudizio greco e romano che quasi identificava il mondo mesopotamico con la superstizione caldea della pratica, coinvolgente quanto mistificatoria, dell’astrologia e dalla moderna concezione eurocentrica dello sviluppo culturale unilineare. Nel saggio di Jean Bottéro questa prospettiva viene ribaltata e il mondo mesopotamico viene indagato come un sistema di valori che meriti di essere osservato dal suo interno e non per il tramite di parametri critici ad esso sovrapposti dall’esterno. Così, in una scrittura piana e persuasiva, che è il segno di un dominio filologico non meno ampio che profondo, sono analizzate con affascinante acume le ragioni logiche di un sistema di scrittura apparentemente astruso e contraddittorio, è illustrato in modo illuminante il carattere sistematico e «scientifico» della divinazione deduttiva, sono poste in evidenza le motivazioni basilari di pratiche sociali particolari come quella del sostituto reale. Dalle indagini sul mondo divino e mitico della Mesopotamia antica, attraverso la ricostruzione del sistema religioso, dei valori etici e della mitologia della morte, si arriva a tracciare concretamente i lineamenti assai stimolati di una storia della mentalità in quella che è stata definita l’età che precede il tempo della filosofia. Dalla ricostruzione dei procedimenti che hanno portato all’interpretazione del cuneiforme all’analisi della specifica posizione giuridica che è alla base della formulazione del «Codice» di Hammurabi, dall’individuazione del ruolo della prostituzione nel quadro dei valori morali mesopotamici all’indagine sul celebre «Dialogo del pessimista», i contributi di questo saggio compongono un’organica immagine di grande fascino di una delle più originali e ricche culture dell’antichità.
Jean Bottéro, directeur d’études all’École pratique des hautes Etudes, Sezione delle scienze storiche e filologiche, è uno dei massimi assiriologi francesi. Tra le sue opere maggiori si ricordano La religion babylonienne (1952, trad. it. Firenze 1961), Mythes et rites de Babylone (1982), Naissance de Dieu. La Bible et l’historien (1986) e Lorsque les dieux faisaient les hommes. Mythologie mésopotamienne (1989), cui è stato conferito il Grand prix national d’histoire 1989.
Breve Storia della Spiritualità Cristiana
Autore/i: Borriello Luigi; Di Muro Raffaele
Editore: Editrice Àncora
presentazione di José Saraiva Martins, introduzione degli autori.
pp. 528, Milano
Il volume ripercorre brevemente la storia della spiritualità dalle origini del cristianesimo ai giorni nostri, soffermandosi sui personaggi più rilevanti e sul contributo da essi offerto alla vita di fede del proprio tempo.
La storia non è un casuale susseguirsi di sconnessi fatti religiosi, ma un vero e proprio snodarsi, secondo il progetto di Dio, di memoria e di vita, di valori e di verità di fede, di personaggi, minori o maggiori, segnati particolarmente dalla grazia, che stimolano la vita nella direzione del divino e che da essa assumono tutta la pienezza. Questo libro vuole essere un lavoro di sintesi rispetto ai precedenti di questo genere ponendosi come novità, nel senso che si colloca a metà strada tra l’enciclopedia di storia della spiritualità e il medaglione di personaggi celebri, cercando di fondere al meglio le esigenze di analisi in un testo piuttosto sintetico (dall’Introduzione).
Luigi Borriello, carmelitano scalzo, è docente di teologia spirituale e mistica presso la Pontificia Facoltà Teologica del Teresianum. È consultore presso la Congregazione delle Cause dei Santi e la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Per Àncora ha curato con Maria Rosaria Del Genio e Tomáš Špidlík La mistica parola per parola (2007) e ha pubblicato Teologia e spiritualità degli istituti secolari (2008) e Il cielo che è in te (2010), dedicato a Elisabetta della Trinità.
Raffaele Di Muro, francescano conventuale, è docente di teologia spirituale e spiritualità francescana presso la Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura e di storia della spiritualità medievale presso la Pontificia Facoltà Teologica del Teresianum.
È padre spirituale del Collegio Internazionale Seraphicum, Direttore della Cattedra Kolbiana e Assistente Internazionale della Milizia dell’Immacolata.
Ha recentemente pubblicato: Spendersi per amore. La preghiera, I ’ascesi e la missione in San Massimiliano Kolbe (2011) e La mistica di Santa Chiara. Dimensioni e attualità (2012).
La Terapia Segreta degli Alberi
L’energia nascosta delle piante e dei boschi per il nostro benessere
Autore/i: Mencagli Marco; Nieri Marco
Editore: Sperling & Kupfer Editori
prime edizione, introduzione degli autori.
pp. 220, nn. illustrazioni a colori, Milano
Una fase di stress o malumore, e subito viene voglia di rifugiarsi nel verde per ritrovare l’equilibrio e sentirci meglio. Pura suggestione? No, il beneficio è concreto e ha radici profonde nella storia dell’evoluzione. All’estero da anni si conducono ricerche scientifiche sull’impatto che il contatto con la natura ha sulla nostra salute: induce calma e serenità, regolarizza il battito cardiaco, modula la pressione arteriosa, diminuisce l’aggressività, aumenta l’energia, stimola la memoria e le capacità cognitive, alza le difese immunitarie e la nostra capacità di contrastare tumori e malattie. Molti studi sono ancora sconosciuti in Italia, dove invece potremmo fruire facilmente della forest therapy, grazie al variegato patrimonio di parchi, boschi e giardini. Ma dove andare, quando e in che modo? In questo libro, per la prima volta, Marco Mencagli e Marco Nieri, professionisti che da tempo lavorano in questo settore, introducono le nuove scoperte scientifiche, spiegano come avviene l’interazione tra piante e organismo e quali effetti può avere sul nostro benessere psicofisico. Dal forest bathing al bioenergetic landscape, ci guidano a capire quali attività sono efficaci e come praticarle per ottenere i massimi risultati; ci aiutano anche a creare un ambiente più sano e confortevole in casa e in ufficio, perché alcune piante purificano l’aria e assorbono gli inquinanti, ci rendono più sereni migliorando il riposo e il buon umore.
Uomo e natura: un rapporto profondo che può regalarci salute e benessere.
In questo libro scoprirete:
- cos’è il bioenergetic landscape
- come praticare il forest bathing
- quali piante purificano l’ambiente
- i benefici degli ioni negativi e dove trovarli
- come recuperare le energie nel verde
- che alberi sono più efficaci per il nostro benessere
Marco Mencagli esercita la professione di dottore agronomo da oltre venticinque anni. Si occupa di progettazione e manutenzione di parchi e giardini per privati ed enti pubblici, ma anche di sentieristica e strutture per la fruizione delle aree protette. Ha collaborato per dodici anni con l’Ente Parco Regionale della Maremma come consulente agronomo. Da tempo si interessa degli aspetti terapeutici della vegetazione e degli spazi verdi. È consulente per l’arredo verde di prestigiose strutture ricettive in Toscana e nel Lazio.
Marco Nieri è bioricercatore ed esperto in ecodesign e salute dell’habitat. Ha ideato «Bioenergetic Landscapes», un’innovativa tecnica per studiare gli effetti del bioelettromagnetismo vegetale sul corpo umano, realizzando spazi verdi terapeutici in Italia e all’estero. Conduce gruppi esperienziali in parchi, boschi e foreste, dove illustra i meccanismi dell’interazione biologica con le piante e l’effetto terapeutico degli alberi sul nostro organismo. Ha scritto Bioenergetic Landscape (Sistemi Editoriali, 2009).
Introduzione
- L’impronta della natura: davvero indelebile?
- Il fascino della natura si sta spegnendo?
- Stress, difese immunitarie ed esperienze di natura
- Il paesaggio terapeutico
- Il «forest bathing»
- Gli ioni negativi e gli ambienti naturali
- Il «bioenergetic landscape»
- Le piante utili negli interni
Conclusioni
Vita nello Yoga
Trasformazione, Saggezza, Libertà
Autore/i: Iyengar B.K.S.
Editore: Edizioni Mediterranee
con la partecipazione di John J. Evans e Douglas Abrams, prefazione e introduzione dell’autore, edizione italiana a cura di Gabriella Giubilaro e David Meloni, traduzione di Alessio Rosoldi.
pp. 264, illustrazioni b/n, Roma
«Lo yoga permette di riscoprire un senso di completezza nella vita, di trovare una pace interiore che non viene turbata né intorbidata dalle infinite tensioni e fatiche della vita, di scoprire un nuovo tipo di libertà».
Trasformazione, conoscenza, sapienza “Lo yoga era nel mio Destino, e per gli ultimi settanta anni, è stato la mia vita, una vita fusa con la pratica, la filosofia e l’insegnamento dell’arte dello yoga. Come tutti i destini, come tutte le grandi avventure, ho visitato luoghi che mai mi sarei immaginato prima di partire. Per me è stato un viaggio di scoperte. In termini storici, è stato un viaggio di riscoperte, ma intrapreso da una prospettiva unica: quella dell’innovazione all’interno dei confini tradizionali. Questi ultimi settanta anni mi hanno condotto lungo il Viaggio Interiore, verso la visione dell’Anima. Questo libro parla dei miei trionfi, delle mie battaglie, dei miei dolori e delle mie gioie. Lo yoga libera il potenziale creativo della Vita. Lo fa stabilendo una struttura di auto-realizzazione, mostrandoci come progredire lungo il nostro cammino, e rivelandoci una visione sacra del Supremo, della nostra Origine Divina, e del nostro Destino finale. La Luce che lo yoga diffonde sulla nostra Vita è un qualcosa di speciale. È trasformativa. Non modifica il modo in cui vediamo le cose: modifica noi stessi. Porta la conoscenza e la innalza a sapienza. Questo libro parla della Vita. È un tentativo di illuminare il cammino per voi e per altri cercatori spirituali. Ha lo scopo di tracciare nei dettagli un percorso che chiunque possa seguire. Offre consigli, metodi e modelli filosofici ad un livello che persino un principiante di yoga può afferrare. Non offre scorciatoie o promesse vane per i creduloni”.
Bellur Krishnamachar Sundara Iyengar (1918-2014). È stato uno dei più famosi maestri di yoga del mondo, ed è stato uno tra i primi a introdurre lo yoga in Occidente. Il suo libro Teoria e pratica dello yoga è stato un bestseller ed è a tutt’oggi considerato un testo classico per ogni studente di yoga. Il maestro Iyengar ha deciso di donare i diritti d’autore dalla vendita di questo libro per finanziare progetti d’istruzione e sviluppo nel suo villaggio natale di Bellur, India. Nel 2004 è stato nominato tra le 100 persone più influenti al mondo dalla rivista Time. Le Edizioni Mediterranee, oltre al succitato Teoria e pratica dello yoga, hanno pubblicato anche Teoria e pratica del pranayama, Compendio di Teoria e pratica dello yoga, Iyengar, la vita e l’opera, Commento agli Yoga Sutra di Patanjali e Vita nello yoga.
Beethoven
La vita, l’opera, il romanzo familiare
Autore/i: Solomon Maynard
Editore: Marsilio Editori
prima edizione, a cura di Giorgio Pestelli, traduzione dall’inglese di Nicoletta Polo.
pp. 392, Venezia
Nella penuria di studi beethoveniani disponibili nella nostra lingua il Beethoven di Maynard Solomon viene a colmare una lacuna evidentissima: Beethoven, onnipresente nella programmazione concertistica, radiofonica e discografica, come figura biografica è da noi uno sconosciuto, consegnato a poche nozioni e alcuni luoghi comuni. Ma l’interesse del Beethoven di Solomon non è solo in funzione delle lacune italiane. Il libro ha un elemento in più rispetto alla scrupolosa documentazione e allo scaltrito esercizio critico: la categoria dell’analisi psicoanalitica come mezzo conoscitivo della personalità. Cucite nelle pieghe della sua personalità, Beethoven portava parecchie idee ossessive che tramano sullo sfondo di quello che Solomon chiama il suo «romanzo familiare»: ammirazione per il nonno, rifiuto e custodia del padre, incertezza sulla data di nascita, indulgenza circa la diceria di essere figlio naturale di qualche personaggio regale, smania della nobiltà, ricerca di donne irraggiungibili, «fantasia di sauvetage» nei riguardi del nipote, convinzione di esserne il vero e proprio padre.
Così, una vita in fondo povera di grandi accadimenti esteriori diventa avvincente per la centralità e la statura del protagonista: i maestri di Beethoven, le amiche, gli amici, le sue giornate a Vienna, i legami con i protettori, gli editori, i teatri, il pubblico: tutto acquista valore per la capacità di Solomon di far sentire la sproporzione fra la piccola quotidianità e il fluttuare di una grande anima inquieta. Svelate e ricostruite come in una detective-story, le strane «storie» della mentalità di Beethoven (vuoi i fatti – come la tremenda relazione col nipote Karl e la cognata Johanna, o la misteriosissima vicenda dell’Immortale Amata, finalmente qui definitivamente interpretata -, vuoi le fantasie nevrotiche) portano ad ogni opera beethoveniana il contributo di un corredo interpretativo di motivazioni, pensieri, stati d’animo, sogni diurni, rapporti allucinati, reali condizioni di vita, reazioni, idee fisse, crisi, soluzioni di problemi. La carriera creativa di Beethoven viene indagata da Solomon con strumenti raffinati, pervenendo a risultati mai gratuiti. L’analogia fra forme musicali e procedimenti psicologici è condotta con dovuta cautela-e larga esperienza musicale e con la sensibilità artistica, il gusto, l’orecchio che accompagnano l’autore nella sua ricerca.
Maynard Solomon (New York 1930), musicologo e psicanalista, è uno dei massimi studiosi viventi della vita e dell’opera di Beethoven cui ha dedicato diverse originali ricerche che hanno orientato nuovi corsi della critica beethoveniana (in solidarietà con gli studi di A.
Tyson, J. Kerman, L. Lockwood, e dei centri tedeschi della Beethoven-Haus e del Beethoven-Archiv). Solomon, dal lato della sua competenza psicanalitica, è editor della rivista «American Image».
Sulwân Al-Muṯâ’ Ossiano Conforti Politici
Autore/i: Ibn Ẓafer
Editore: S. F. Flaccovio Editore
prefazione e cura di Paolo Minganti, prefazione dell’autore, introduzione e versione italiana di Michele Amari.
pp. LXXX-248, Palermo
Dalla prefazione di Paolo Minganti:
“[…] La traduzione del Sulwân fruttò all’Amari 1.200 franchi, preziosi in un momento di estremo bisogno: questo il «mercato».
Ma al lettore non sfuggirà certamente quanto sia inadeguata la definizione di « versione italiana » applicata a questo lavoro amariano: la traduzione è stata condotta su un testo critico ricostruito attraverso la diligente collazione delle fonti manoscritte (la prima edizione a stampa del testo arabo fu pubblicata a Tunisi nel 1279 E., 1862 d. C.), le cui diverse recensioni e varianti sono accuratamente registrate e valutate; l’introduzione va ben oltre la presentazione di Ibn Ẓafer e della sua opera; le note sono spesso vere e proprie monografie. Intorno alla traduzione del ricostruito testo del Sulwân l’Amari ha intessuto un’opera originale di profonda erudizione nella quale ha criticamente messo a frutto non solo quanto all’epoca era considerato acquisito in fatto di storia orientale: molto spesso infatti ha preferito rifarsi direttamente alle fonti, sia manoscritte sia edite.[…]”
Leggende e Racconti dell’Abruzzo e Molise
I racconti dei pastori transumanti e le fantasie delle donne attorno al focolare, i sogni dei contadini e le paure dei pescatori rivivono nel patrimonio tradizionale di una terra aspra e fiera
Autore/i: Bellotta Ireneo
Editore: Newton Compton Editori
introduzione dell’autore.
pp. 304, nn. illustrazioni b/n, Roma
Molise ed Abruzzo – più propriamente gli Abruzzi ben diversi che vanno dalla costa marittima alle zone montagnose interne – restano fra le regioni che meglio conservano i patrimoni di fiabe e di leggende qui raccolti. Spesso presso i focolari, nelle lunghe serate invernali, continuano ad essere rievocati questi modelli dell’immaginario collettivo nelle sottili varianti dei dialetti locali, anche se intorno pulsano le radicali variazioni culturali della industrializzazione e della tecnologia.
Questa raccolta è un tentativo di trasmettere i principali modelli fiabeschi e leggendari, che hanno le loro remote radici nella favolistica indoeuropea e nella ricca storia delle due regioni. Il problema delle traduzioni dei dialetti è stato risolto in uno spirito di costante fedeltà al ritmo linguistico dei testi, senza forzarne le cadenze in un italiano «nobile» o toscaneggiante, in uno sforzo di riacquisto delle autenticità della sintassi scomposta e del tono, talvolta incongruo, del contesto dialettale.
Eroi popolari, personaggi tenui e evanescenti della montagna e del mare, protagonisti di imprese ciclopiche ci aiutano a ritornare ad un mondo della fantasia, nella quale si fondono le gesta della santità regionale e paesana con quelle dei paladini di Francia, ospiti di una mitica geografia abruzzese e molisana, impresa che conferma la straordinaria ricchezza della tradizione meridionale.
Ireneo Bellotta, abruzzese della Marsica, ha conseguito la sua laurea con una tesi su Engels e si è specializzato in scienze sociali presso l’Università di Roma. Si è costantemente interessato di analisi e lavoro su campo relativi alla storia popolare abruzzese e molisana.
Lavora con la cattedra di Storia delle religioni dell’Istituto Orientale di Napoli. Oltre articoli in varie riviste specialistiche, ha pubblicato Engels e la religione, Torino, Claudiana, 1980.
Vita, Scienza e Filosofia
Autore/i: Lo Bosco Ugo
Editore: Lalli Editore
pp. 288, Poggibonsi
Sommario:
Il pensiero filosofico di Ocello Lucano
L’esistenza di Dio e la materializzazione energetica
Filosofi e filosofia dell’esistenza
Introduzione
I: La filosofia dell’esistenza
II: Le origini
III: Soren Kierkegaard
IV: Il paradosso
V: L’esistenza
VI: L’angoscia
VII: La scelta
VIII: La crisi nella religione – La grazia
IX: La metafisica di Martin Heidegger
X: Il Daisen
XI: Il nihilismo di Heidegger
XII: Il pensiero di Carl Jaspers
XIII: La religiosità esistenziale di Nicola Berdjaev
XIV: Individualità e storia in Berdjaev
XV: La concezione berdjaeviana di chiesa e comunismo
XVI: Karl Barth e la teologia dialettica
XVII: Coesistenza, individualità e società in Ortega Y Gasset
XVIII: Il misticismo di Gabriel Marcel
XIX: I tre segni spirituali del Marcel
XX: Il nihilismo di Jean Paul Sartre
XXI: L’esistenzialismo personalistica francese
XXII: Il pensiero di Albert Camus, Camus e l’assurdo
XXIII:L’esistenzialismo italiano
Dall’angoscia alla fede
La filosofia di Ortega y Gasset
Introduzione
Decadenza di una civiltà
Libertà e responsabilità
Economia e possibilità, Libertà e responsabilità
La Filosofia Indiana – I Sei Darśana Brahmanici
Volume secondo
Autore/i: Radhakrishnan
Editore: Edizioni Āśram Vidyā
traduzione a cura del Gruppo Kevala, titolo originale: Indian Philosophy.
pp. 854, Roma
In questo secondo volume l’intento dell’Autore è quello di tracciare a grandi linee uno schema delle diverse correnti di pensiero, le loro idee predominanti e le loro conclusioni sottolineando come in ogni darsana sia sempre presente la connessione tra la conoscenza e la vita pratica.
Egli non si limita a una semplice esposizione delle più alte concezioni dei pensatori indiani ma suggerisce anche analogie e paralleli con i maggiori filosofi dell’Occidente: Parmenide, Platone, Aristotele, Plotino, Cartesio, Kant, Hegel, Bradley, ecc., fornendo, così, importanti spunti critici e approfondite analisi.
Prefazione all’edizione italiana
Prefazione alla prima edizione inglese
Prefazione alla seconda edizione inglese
Elenco delle abbreviazioni
Note sulla pronuncia
° La Filosofia indiana
Parte terza I sei darsana brahmanici
I. Introduzione
1. L’origine dei darsana
2. Rapporti con i Veda
3. I Sūtra
4. Idee comuni
II. Il realismo logico del Nyāya
1. Il Nyāya e il Vaisesika
2. Le origini del Nyāya
3. Storia e letteratura
4. Lo scopo del Nyāya
5. La natura della definizione
6. Pratyaksa o percezione diretta
7. Anumāna o inferenza
8. Il sillogismo
9. L’induzione
10. La casualità
11. Upamāṇa o comparazione
12. Sabda o conoscenza verbale
13. Altre forme di conoscenza
14. Tarka e vada
15. La memoria
16. Il dubbio
17. Le fallacie
18. La verità
19. L’errore
20. Valutazione generale dell’epistemologia Nyāya
21. Il mondo della natura
22. Il sè individuale e il suo destino
23. Alcune considerazioni critiche sulla teoria Nyāya dell’anima e del suo rapporto con la coscienza
24. L’etica
25. La teologia
26. Conclusione
III. Il pluralismo atomistico del Vaiśeṣika
1. Il Vaiśeṣika
2. Epoca e letteratura
3. La teoria della conoscenza
4. Le categorie
5. La sostanza
6. La teoria atomistica
7. La qualità
8. Karma o attività
9. Sāmānya o generalità
10. Viśeṣa o particolarità
11. Samavāya o inerenza
12. Abhāva o non-esistenza
13. L’etica
14. Dio
15. Valutazione generale della filosofia Vaiśeṣika
IV. Il darśana Sāmkhya
1. Introduzione
2. Antecedenti
3. Letteratura
4. La casualità
5. La prakrti
6. I guna
7. L’evoluzione
8. Il tempo e lo spazio
9. Il puruṣa
10. Il sé empirico
11. Il puruṣa e la prakṛti
12. Il puruṣa e la buddhi
13. Il processo della conoscenza
14. Le fonti della conoscenza
15. Alcune considerazioni critiche sulla teoria Sāṃkhya della conoscenza
16. L’etica
17. La liberazione
18. La vita futura
19. Il Sāṃkhya è ateistico?
20. Valutazione generale
V. Il darśana Yoga di Patañjali
1. Introduzione
2. Antecedenti
3. Epoca e letteratura
4. Il Sāṃkhya e lo Yoga
5. La psicologia
6. I pramāna
7. Il metodo dello Yoga
8. La preparazione etica
9. La disciplina del corpo
10. Il controllo del respiro
11. Il controllo dei sensi
12. La concentrazione
13. Il samādhi o contemplazione
14. La liberazione
15. Il karma
16. I poteri sovrannaturali
17. Dio
18. Conclusione
VI. La Pūrva Mīmāṃsā
1. Introduzione
2. Epoca e letteratura
3. I pramāna
4. La percezione
5 L’inferenza
6. La testimonianza vedica
7. La comparazione
8. L’implicazione
9. La non-percezione
10. La teoria della conoscenza di Prabhākara
11. La teoria della conoscenza di Kumārila
12. Il sé
13. La natura della realtà
14. L’etica
15. L’apūrva
16. Il moksa
17. Dio
VII. Vedānta di Śaṃkara
1. Introduzione
2. Epoca e vita di Śaṃkara
3. Letteratura
4. Gaudapāda
5. L’analisi dell’esperienza
6. La creazione
7. Etica e religione
8. Gaudapāda e il Buddhismo
Il Centauro
Autore/i: Updike John
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, traduzione di Bruno Oddera, in copertina: fotografia di Robert Frank , titolo dell’opera originale: “The centaur” Alfred A. Knopf, Inc.
pp. 434, Milano
Mai forse come in questo Centauro la disperazione americana ci aveva mostrato un volto così complesso, dolce e tuttavia distruttivo. La vicenda (durata: tre giorni) è costituita da una lucida preparazione al suicidio. Ma George Caldwell, aspirante-suicida, professore di scienze naturali, “studente invecchiato”, padre e marito tutt’altro che esemplare ma munitissimo di coscienza del fallimento, trabocca continuamente dallo stampo narrativo. Lo stesso può dirsi di suo figlio, agitatissimo tra mondo delle idee e mondo dei fatti, come tra presente e passato. Disperazione? Ma la disperazione qui sembra piovere sulle cose come una nevicata benefica, tanto da lasciarci sospettare che tutto il disagio della civiltà moderna – americana o no – possa individuarsi nella perdita mitologica ed effettiva di un Olimpo, di una capacità spontanea di allegoria. Perché nel parallelismo su cui lavora Updike (Caldwell = Chírone, l’Olimpo trasferito pari pari tra le mura di una scuola americana,i fatti rapiti in un’aria di leggenda, eccetera) non c’è soltanto l’inattesa esplosione di un eventuale neoclassicisrno, ma qualcosa di più.
Neoclassicismo è casomai un termine di passaggio nell’intento di passare oltre; e in quell’”oltre”, per difficile da afferrare che sia, possiamo individuare i numeri, i “gettoni” di Updike. Primo: una tendenza a trasformare il tessuto narrativo in un tessuto propriamente poetico, e di qui la mancanza di limiti di spazio e di tempo all’invenzione. Secondo: un tentativo, anche più interessante, di stendere sul fondo un ordito “scientifico”. Così la “genesi di tutte le cose”, che costituisce in qualche misura il punto di riferimento della
narrazione, ha perduto qualsiasi odore biblico, per assumere consistenza più precisamente biologica.
Bisogna chiarire, in proposito, che Freud, freudismo, postfreudismo, in Updike sono digeriti, organici: fanno parte anch’essi di una stratificazione dell’umano. Chirone può dunque avere le sue carature edipiche, e può averle il Caldwell che vi si è immedesimato, può averle suo figlio, il figlio di suo figlio… Realtà e mito, insomma, sono sottoposti a uno scambio continuo di particelle, e insieme s’incanalano in una figura che cerca di riassumerli nell’oggettività di un animale chiamato Uomo.
Jonhn Updike è nato a Shillington, Pennsylvania, nel 1932. Dopo aver frequentato regolari corsi scolastici nella sua città, si iscrisse all’università di Harvard.
Conseguita la laurea, avendo vinto una borsa di studio trascorse un anno in Inghilterra presso la Ruskin School of Drawing and Fine Art di Oxford. Dal 1955 al 1957 fece parte della redazione del “New Yorker”. I suoi primi racconti, saggi, poesie, furono pubblicati appunto da quella rivista.
Premio Rosenthal 1959 col suo primo libro, The Poorhouse Fair (Festa all’ospizio), riscosse un successo più sicuro col successivo romanzo, Rabbit, Run (Corri, Coniglio), 1960, già apparso in versione italiana – come pure il precedente – nella collezione Medusa. Ha inoltre
al suo attivo due volumi di racconti (The Same Door, 1959; Pigeon Feathers, 1962) e una raccolta di versi (The Carpentered Hen, 1958). The Centaur (Il Centauro), che ha attirato l’attenzione di tutta la critica e del pubblico americano, è apparso nel 1963.
Debussy – La Vita e l’Opera
Titolo originale: Debussy – His Life and Mind
Autore/i: Lockspeiser Edward
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Domenico de’ Paoli, in sovraccoperta: Ritratto di Debussy, di Jacques Emile Blanche (1902), Parigi, Collezione Madame Jobert-Georges.
pp. 656, nn. fotografie b/n f.t., nn. spartiti musicali b/n, Milano
Alla magniloquenza, grandiosità, potenza dell’arte wagneriana, Debussy oppone il culto della raffinatezza minuta e preziosa, dell’eleganza agile e smaliziata.
La sua arte si sforza di tradurre sensazioni evanescenti, profumi, riflessi, instabili momenti della natura, e introduce nella musica l’«impressionismo» già diffuso nella poesia e nella pittura.
Claude Debussy fu al centro di complesse e sottili relazioni fra la musica e le arti, nell’Europa della Belle Epoque. Tutta la sua opera, interrotta nel 1918 da una morte relativamente precoce, a cinquantasei anni, costituì non soltanto il consapevole affermarsi di uno stile che rifiuta ogni schema formale prefisso, ogni regola di composizione precostituita, ogni obbligo di modulazioni regolari, quindi nuovo ed avanzato, ma anche il lucido tentativo di attuare, secondo l’estetica del decadentismo, la fusione dei linguaggi delle arti: di trasferire nella musica la perennità dell’immagine, come accade nella pittura e nella scultura, o la precisione della parola, come accade nella poesia.
Per Edward Lockspeiser, autore della più accreditata biografia critica di Debussy, la vita del compositore e le sue opere si inseriscono nella variegata cornice dell’Europa artistica dell’epoca. Proust e Wilde, Turner e Monet, il wagnerismo e la scoperta dell’arte estremo-orientale, fecero parte integrante del clima culturale intorno a Debussy, e sono riflessi nelle sue opere attraverso il filtro di una sensibilità docile alle mille suggestioni dell’ambiente, dell’aura stessa, e intenta a cogliere l’eterno dell’arte nel provvisorio della moda.
Accanto ai capitoli biografici e storici sull’arte e sulla mondanità contemporanee a Debussy, Lockspeiser ha scritto pagine critiche essenziali sul linguaggio musicale e sulla poetica «impressionista» del massimo compositore francese moderno, cui si devono L’après-midi d’un faune, La Mer, Images, Préludes, l’opera Pelléas et Mélisande, vale a dire alcuni tra i più preziosi pezzi del Novecento musicale.
Edward Lockspeiser, nato a Londra nel 1905, ebbe una formazione cosmopolita: a Parigi, con Alexandre Tansman e Nadia Boulanger, a Berlino con Joseph Rufer, a Londra con Malcolm Sargent per la direzione d’orchestra. Direttore d’orchestra (fondatore della Toynbee Hall Orchestra) e critico musicale («Yorkshire Post»), quindi organizzatore culturale (funzionario alla BBC dal 1941 al 1950, con compiti relativi ai programmi stranieri), Lockspeiser ha al suo attivo numerosi volumi di biografie: Berlioz (1939), Bizet (1951), una prima edizione di Debussy (1930), saggi specialistici sulla musica francese e contributi ad opere collettive. È morto nel 1973.
I Segreti Sessuali dell’Oriente
L’alchimia dell’estasi – Le millenarie tecniche erotiche che affondano le radici nelle antiche culture indiana e cinese
Autore/i: Douglas Nik; Slinger Penny
Editore: Newton Compton Editori
introduzione dell’autore, traduzione di Claudio Corvino.
pp. 384, riccamente illustrato b/n, Roma
Nell’uomo e nella donna si trovano tutti i materiali e le esperienze del mondo.
Uniti, questi materiali e queste esperienze, possono essere distillati ed armonizzati in una visione dell’unità dinamica che sottende il reale. Per secoli questa è stata oscurata da individui e istituzioni che promuovevano uno scisma fra corpo e mente, fra sentimento religioso e sessualità. La paura del misticismo è stata sorpassata solo dalla paura del potere liberatorio inerente alla sessualità dell’uomo. La repressione del misticismo, come della sessualità, in Occidente, riflette la loro segreta unione. Perché è nell’unione sessuale che l’esperienza estatica ed elevante del misticismo viene ad incontrarsi con tutti coloro che amano. Questa esperienza estatica nutre una consapevolezza spirituale spontanea che annulla le convenzioni e rende lo spirito libero di ricercare la sua origine.
Questo libro è uno studio completo sul sesso e sul misticismo. Non è mai apparso sull’argomento un lavoro di tale entità, lavoro che rappresenta un valido e vitale contributo alla comprensione della sessualità. Esplora il sentiero dell’amore e del misticismo basandosi sull’eredità e sulla saggezza delle grandi culture dell’Oriente. Creato da una coppia (scrittore ed artista), è destinato ad essere sperimentato quanto ad essere letto. L’opera si basa su più di duemila anni di autorevoli testi di medicina, filosofia e pratiche sessuali, molti dei quali mai visti o tradotti in Occidente.
Nik Douglas ha studiato arte, filosofia e medicina orientale e le relative pratiche sessuali Vivendo per otto anni sull’Himalaya. Ha studiato con dottori indiani, adepti del Tantra e lama Tibetani ed al tempo stesso ha imparato la lingua sanscrita e tibetana. Ha organizzato numerose mostre di arte orientale ed è stato utilizzato da importanti musei e collezioni private ad autenticare opere d’arte e scritture orientali.
Penny Slinger ha disegnato più di seicento illustrazioni per facilitare la comprensione del testo. Presentato in tutta Europa, il suo lavoro è stato accolto come «erotismo dinamico, moderno, un’esplorazione della sessualità femminile». Sono illustrate più di duecento posizioni erotiche, prese dalle collezioni più belle di tutto il mondo. Vi sono compresi anche un Kama Sutra illustrato completo, l’Ananga Ranga ed i principali trattati erotici taoisti, nuovamente tradotti dall’originale. L’illustratore ha attinto anche dagli esempi più belli dell’arte erotica Tantrica, peraltro mai pubblicati in precedenza.
L’Immaginario Sessuale
Autore/i: Pasini Willy; Crépault Claude; Galimberti Umberto
Editore: Raffaello Cortina Editore
prima parte a cura di Willy Pasini e Claude Crépault, traduzione di Daniela Bellini, seconda parte a cura di Umberto Galimberti, traduzione di Mariangela Zanusso.
pp. 184, Milano
Il ruolo delle rappresentazioni mentali nell’attività sessuale è allo stesso tempo universalmente riconosciuto e molto poco studiato. Le grandi inchieste sociologiche si sono interessate quasi esclusivamente dei comportamenti sessuali, lasciando in ombra i correlati mentali. E vero che l’attività immaginativa in questo campo non si presta molto alle confidenze. E in clinica si tratta di un argomento affrontato raramente, il che è tanto più increscioso quanto più l’attività fantasmatica gioca un ruolo importante nei disordini della vita sessuale.
La prima parte di questo libro è il frutto della lunga esperienza clinica di Willy Pasini e Claude Crépault, ed è fondata su un’inchiesta che ha coinvolto un gran numero di persone. Vengono trattati i fattori sociali e individuali, per affrontare poi il campo della patologia e proporre applicazioni terapeutiche che stabiliscono un legame tra le prospettive psicodinamiche e l’analisi comportamentale.
il saggio di Umberto Galimberti si contrappone allo sguardo clinico di Pasini e Crépault e, attraversando i codici collettivi e le figure private dell’immaginario, invita a quell’oltrepassamento che, solo, consente di entrare davvero nel gioco, dove da esperire non ci sono più le solite oscillazioni tra codici e deviazioni, ma più semplicemente, e qui la semplicità diventa abisso, l’incontro con la follia che ci abita e che nella sessualità può trovare il luogo in cui dirsi.
Willy Pasini è professore associato al Dipartimento di psichiatria dell’Università di Ginevra.
Claude Crépault è professore al Dipartimento di sessuologia dell’Università del Québec a Montréal.
Umberto Galimberti e docente di filosofia della storia all’Università di Venezia.
Gengis Khan l’Eroe dei Mongoli
Autore/i: Lamb Harold
Editore: Minerva Italica
prima edizione, traduzione dall’inglese a cura di Gilberto Zani, revisione di G. Marzetti Noventa, illustrazioni di E. Gusmaroli, illustrazione di copertina di Albert Berliat.
pp. 208, nn. illustrazioni b/n, Bergamo
Ci fu una volta un uomo che conquistò quasi tutta la terra. I suoi seguaci lo chiamarono Gengis Khan; visse settecento anni fa e divenne il signore di metà del nostro mondo.
Nessun nome di guerriero, né prima né dopo di lui, suonò cosi tremendo all’orecchio degli uomini. Nessun altro raggiunse quella sua potenza, che sembrava oltrepassare i limiti umani. Era come il vento di bufera che terribile soffiava dai suoi deserti, sradicando con il suo impeto intere città.
Le sue gesta si compirono fuori dei confini d’Europa, molto lontano, oltre il limite dei territori a noi familiari, là, dove le piste delle carovane conducevano nell’arido deserto dei Gobi.
Le sue guerre furono di devastazione e di saccheggio, ma bisogna riconoscere che Gengis Khan riusci ad abbattere definitivamente le oscure barriere del Medio Evo e a mettere, per la prima volta nella storia, la lontana Asia a contatto con l’Europa cristiana.
Messaggi di San Michele
Un’ala, una spada per consolare il pianto delle madri!
Autore/i: Anonimo
Editore: Edito in proprio
pp. VII-164, 1 foto a colori, Roma
«Il Capo e il Principe delle forze buone è Michele. Nella “Sacra Scrittura” nel libro di Daniele è chiamato “uno dei primi principi”, anzi il Capo degli Angeli. Anche la Chiesa lo invoca nella preghiera dopo la S. Messa come “Principe delle Schiere Celesti”. Nella lettera all’Apostolo Giuda è chiamato Arcangelo (Angelo altissimo). Nella Chiesa primitiva Michele sta in primo piano. Non è una pia tradizione o una semplice supposizione che Michele abbia combattuto un’arcana lotta contro Satana nel cielo mattutino.[…]»
Come Parlare Sporco e Influenzare la Gente
Autobiografia di uno show-man
Autore/i: Bruce Lenny
Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani
prefazione di Kenneth Tynan, traduzione di Pier Francesco Paolini.
pp. 288, Milano
Lenny Bruce morì il 3 agosto. 1966 a quarant’anni: di un collasso provocato da una dose eccessiva di eroina, con molte probabilità volontariamente.
La sua vita era stata una vita scatenata e tribolata: diciannove arresti, di solito dietro accusa di oscenità e di violazione delle leggi anti-droga, accusa che spesso nascondeva l’irritazione del Sistema nei confronti dell’arte e della personalità di Bruce.
Questo libro è la sua autobiografia: un’autobiografia che è anche uno “show” e un romanzo “vero”.
Lenny Bruce è stato negli Anni Cinquanta e Sessanta il grande comico del cabaret che anticipava I’underground, la pornografia autorizzata, la contestazione psichedelica, l’“anti-America permanente. Bruce provocavail pubblico chiamando i negri “cornacchie”, “sporchi ebrei” gli ebrei, usava parolacce irripetibili: adottava cioè le categorie mentali e le abitudini linguistiche della gente a scopo catartico: per rivelare alla gente la mostruosità della sua mentalità, per mettere in piazza i tabù, per smascherare l’ideologia, consapevole o meno, del Sistema.
In questo libro sono narrati per esempio i processi che egli dovette subire: quello in cui i giudici discutono a lungo sul problema se dire “succhia-c…” sia contrario o meno alla morale è di una comicità inarrivabile. Col trionfo dell’underground, Bruce diventò l’idolo della gioventù americana: il suo libro gira di mano in mano semiclandestinamente nelle università statunitensi, da tre anni un music-hall su di lui trionfa a Broadway. Il suo passaggio sulle scene americane e europee e il senso della sua recitazione e dei suoi spettacoli sono ben riassunti da questa frase del critico inglese Wayland Young, che Bruce avrebbe sottoscritto: “Se c’è qualcosa di più triste di un eunuco, sono i suoi testicoli; se c’è qualcosa di più micidiale dell’impotenza, è l’omicidio.” L’umorismo all’acido solforico di Bruce aveva come obiettivi il conformismo, la malafede, l’ipocrisia, l’ingiustizia, il militarismo, il razzismo, il perbenismo, ed era micidiale perché tutte queste cose erano e sono molto diffuse nel mondo.
Questa strabiliante, sulfurea autobiografia-show è stata pubblicata a puntate nel Playboy americano.
“Lenny Bruce è oggi il più acuto «intaccatore di tabù» in attività di servizio nel mondo dello spettacolo. Lui soltanto, fra quanti agiscono nei cabaret, e un vero iconoclasta. Altri scherzano.
lui graffia. Altri canzonano, lui demolisce.
Bruce infrange la barriera del riso, per allargare il suo orizzonte, per raggiungere il santuario della verità. La gente lo trova shocking e ha ragione. Il suo scopo è fra l’altro quello di costringerci a rivedere il nostro concetto di shocking, quel che intendiamo per «restare scossi». Tutti quanti siamo capaci di indignarci, in modo impersonale, contro il razzismo; ma quando Bruce caricatura un progressista bianco che, incontrando un negro a un party, immediatamente presume che questi debba conoscere un sacco di gente nel mondo dello spettacolo, allora, avvertiamo una fitta e ci sentiamo coinvolti personalmente. La miseria e la fame, che affliggono una buona metà del genere umano, ci infiammano di sdegno (se mai) solo in modo generico e remoto; invece, saltiamo su con furia, indignatissimi, offesi, allorché Bruce adopera in pubblico innocue, pertinenti parole come «venire» (alludendo all’orgasmo) o «fottere». In fatto di sacrosanto sdegno, è chiaro che l’ordine di priorità risulta, in noi, un tantino confuso.
Il fatto è che Bruce vuole che restiamo scossi, scandalizzati, sì, ma dalle cose giuste, non già dalle parolacce, che violano solo delle convenzioni, bensì da quei fatti che, come la miseria e l’ignoranza, violano la dignità umana.” (Kenneth Tynan)
La Gola del Merlo
Memorie provocate da Gabriel Cacho Millet
Autore/i: Conti Primo
Editore: Sansoni Editore
pp. 560, 1 fotografia b/n, Firenze
Tra cronaca e storia, queste memorie di uno dei protagonisti della cultura italiana del nostro secolo (e unico testimone superstite della grande stagione futurista) s’aggirano nell’autobiografia ma costantemente la superano per la ricca serie di rapporti, d’incontri, di corrispondenze con gli altri protagonisti massimi non solo italiani, se è vero che ad ogni pagina s’incontrano i nomi di Marinetti o di, Boccioni, di Picasso o di Apollinaire, di Ungaretti o di Guillén, in un diagramma che va dai primissimi anni del Novecento (Primo Conti e già alla ribalta avanti la prima guerra mondiale, nei suoi quattordici o quindici anni) al tempo attuale.
Quel che fa l’originalità di questa cronaca-romanzo, e insieme la sua caratteristica più invitante, è l’infinita serie di documenti e testimonianze che Conti cita e riporta – son lettere, appunti, ricordi tutti di primissima mano e tutti o quasi inediti che danno dei tanti personaggi (ormai imbalsamati, nell’immagine che comunemente se ne ha, entro la loro doverosa incasellatura storica) ritratti di singolare vivezza, ritratti – per così dire – di palpabile quotidianità.
Va da sé che entro questa rete s’aggirano poi personaggi privati, o personaggi minori, non meno importanti a rendere il clima e la temperie di un’epoca.
Anche va da sé che son narrati, du côté de chez Primo Conti, episodi in varia misura determinanti nella nostra storia…- meglio, è narrata la nostra storia secondo la guardatura di Primo Conti, che mette in rilievo i temi per lui fondamentali (ecco dunque che il primo episodio “storico” ricordato e la famosa serata futurista fiorentina al Teatro Verdi nel 1913).
Il tutto con una notevole vivacità di dettato, con una prosa molto spesso di buona o addirittura bonissima lega.
S’aggiunga infine che il libro e scritto a due mani: Cacho Millet, poeta, romanziere, commediografo, col suo registratore provoca le memorie di Conti, non ne è lo storico ma l’interlocutore. Gli fa, alla fin fine, un’intervista di oltre cinquecento pagine.
Primo Conti nasce a Firenze il 18 ottobre 1900 sotto il segno della Bilancia. Pittore a 13 anni, partecipa da protagonista al movimento futurista e pubblica nel 191 7 il suo primo libro. Della sua vita e dei suoi intensi rapporti con chi ha fatto storia in questo secolo (da Marinetti a Picasso, da Soffici a Petrolini. da Sibilla Aleramo a Puccini, da Pirandello a Rauschenberg) resta una testimonianza fondamentale nei ricchi archivi della Fondazione che porta il suo nome.
Fiabe Bretoni
Fiabe e leggende di tutto il mondo
Autore/i: Autori vari
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
a cura di Erich Ackermann, traduzione di Maria Teresa Giannelli.
pp. 192, Milano
Da sempre la Bretagna, con le sue stranezze e i suoi misteri, esercita sugli uomini un singolare fascino. E la fantasia del popolo bretone, la sua inclinazione all’irrazionale e al grottesco, ha dato vita a una produzione favolistica di assoluto valore. I protagonisti di queste fiabe si muovono in un mondo magico, vincolati e soggetti a forze naturali e a influssi soprannaturali: sono per metà esseri umani e per metà spiriti e si stagliano su uno sfondo nel quale Ankou, la morte, è sempre presente. Gnomi e fate, dragoni e giganti, sortilegi e incantesimi rivelano la straordinaria cultura celtica di fondo, i cui motivi essenziali hanno improntato in modo determinante tutto il patrimonio della fiaba popolare europea.
Le Tre Metà di Ino Moxo e Altri Maghi Verdi
Romanzo
Autore/i: Calvo César
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prima edizione, traduzione dallo spagnolo di Angiolina Zucconi e Luisa Pranzetti, illustrazioni interne Francisco Mariotti, titolo originale: Las tres mitades de Ino Moxo, copertina di Roberto Sambonet.
pp. 306, illustrazioni b/n, Milano
Le tre metà di Ino Moxo è certamente, come ha scritto Manuel Scorza, “il nuovo pianeta nella costellazione della fantasia latinoamericana”. È un libro realmente magico e coloro che hanno bevuto la ayawashka (la droga sacra usata nei rituali dei maghi dell’Amazzonia) sostengono che la lettura di questo testo produce gli stessi effetti allucinogeni. È anche il romanzo di una regione del Perù, quella appunto della immensa foresta amazzonica, che dai tempi antecedenti l’arrivo dei conquistadores spagnoli oppone una strenua resistenza contro gli assalti della “civiltà”. Ed è, infine, una testimonianza, inizialmente raccolta in diciassette bobine registrate, sulla vita e sul credo di Ino Moxo (in lingua amawaka: Pantera nera), capo e mago di un popolo amazzonico.
Lo stregone Ximu fece rapire il figlio tredicenne di un raccoglitore di caucciù, lo nominò suo successore col nome di Ino Moxo, gli cancellò ogni memoria del passato e lo fece nascere nuovamente come un bambino amawaka: già nel cuore della storia personale di Ino Moxo si situano clamorosamente i rapporti antagonistici tra il mondo “primitivo” e quello “civilizzatore”… In un viaggio tra il fantastico e il reale, facendo ricorso a un linguaggio poetico e visionario, ma radicato più nella tradizione orale che in quella scritta, il narratore offre una visione totale del Perù cogliendone tre aspetti fondamentali (tre come le metà di Ino Moxo): quello animistico e magico della foresta, quello andino, memore del suo passato incaico, e quello della componente negra. Le tre metà di Ino Moxo è, quindi, da una parte la scoperta di un mondo (naturale e culturale) meraviglioso, e dall’altra il messaggio estremo di una secolare resistenza contro ogni minaccia colonizzatrice.
Dedica
A mò di prologo
I. Le visioni
II. Il viaggio
III. Ino Moxo
IV. Il risveglio
Glossario
Mogli e Concubine
Titolo originale: Qiqie chengqun
Autore/i: Su Tong
Editore: Edizioni Theoria
traduzione dal cinese a cura di Maria Rita Masci, in copertina foto tratta dal film «Lanterne rosse» di Zhang Yimou.
pp. 104, Roma
Siamo nella Cina del Nord, una Cina prerivoluzionaria e vagamente feudale. La diciannovenne Songlian, la cui famiglia è caduta in rovina, è costretta ad abbandonare gli studi e ad accettare di diventare la «quarta moglie e concubina» del ricco Chen Zuoqian. L’azione si svolge per intero nel palazzo-castello di Chen, retto da leggi che assomigliano sinistramente a quelle di un’«istituzione totale», carcere o manicomio che sia: in una funerea clausura dove ogni gesto ha un puro valore rituale, si consumano le rivalità e gli odî tra le «quattro signore» per la conquista del privilegio di ospitare lo sposo durante la notte e guadagnarne i favori e la considerazione. Tra le quattro signore, la sola Songlian, il cui passato di studentessa le dà una sorta di «doppia vista», intuisce il carattere effimero di tale privilegio: e sarà questa intuizione, priva di una vera autoconsapevolezza, a renderla prima estranea e poi folle.
Nella «autobiografia» che ha scritto per questa edizione Su Tong si presenta in modo pacatamente ironico come un cittadino modello, ubbidiente, solitario, estraneo a qualsiasi vocazione di impegno politico; sembra lontanissimo dagli scrittori suoi fratelli maggiori come Acheng, e Mo Yan, segnati, al contrario di lui, dal dramma della Rivoluzione culturale. Eppure a soli venticinque anni Su Tong ha scritto, con Mogli e concubine è divenuto subito in Cina un libro di culto, ancor prima che il regista Zhang Yimou ne traesse il film Lanterne Rosse è una delle più limpide e raggelate rappresentazioni del Potere, una critica sociale dissimulate ma implacabile contro l’oppressione dell’individuo, e in particolare della donna; un’analisi incisiva dei meccanismi che regolano l’esistenza di un universo claustrofobico e concentrazionario come è quello che tiene legati assieme, in unico cerchio di vittime e carnefici, i protagonisti di questa novella.
Costruita come un melodramma freddo, in cui la sobrietà dello stile rende ancor più intenso il gioco delle passioni, Moglie e concubine finisce col raccontarci, dietro la sua esibita inattualità, conflitti e sentimenti della Cina dei nostri giorni.
Nato a Suzhou nel Jiangsu nel 1963, Su Tong è tra gli scrittori oggi più noti in Cina e all’estero. La sua conoscenza dei classici e della poesia cinesi, e quella della letteratura straniera, ne fanno un autore raffinato, molto interessato alla sperimentazione linguistica. Oggi vive a Nanchino e lavora alla redazione della rivista letteraria “Zhongshan”, una delle più autorevoli del momento.
Ha pubblicato il suo primo racconto, Dibage shi tongxiang (L’ottavo è un ritratto di bronzo), nel 1988. Tra i suoi libri pubblicati in italiano: Cipria (Theoria 1993, Feltrinelli 1997) da cui è stato tratto l’omonimo film, La casa dell’oppio (Theoria 1995), Spiriti senza pace (Feltrinelli 2000).