Un Perdente di Successo
Autore/i: Albertazzi Giorgio
Editore: Rizzoli
prima edizione.
pp. 312, Milano
Un attore anomalo, uno scrittore finissimo che si guarda agire e si descrive, spesso tentato dalla terza persona, ma che rapidamente se ne ritrae, impaurito per la stessa ragione di estraneità che l’affascina; un istrione un pò mago, sensibilissimo, un sensitivo che rifiuta però tale definizione riduttiva; un mostro sacro che vive recitando e recita la vita negando al tempo stesso, con un ironico sorriso, entrambe le cose…
Giorgio Albertazzi in questa autobiografia, che è il romanzo di un’esistenza ricco di invenzioni e di sorprese, narra l’infanzia, i giochi, le iniziazioni, l’adolescenza, la famiglia, gli studi, la guerra, gli amori, il carcere, i personaggi, il cinema, la televisione, il teatro, lo scrittore teatrale; e su tutto le vibrazioni che sa cogliere in ogni persona, in ogni episodio, in ogni cosa. E poi, in una cascata inarrestabile, morbide malizie e dolci crudeltà, acri umori e soavi veleni sul mondo dello spettacolo e della cultura insomma, la vita di outsider che è però (e non rinuncia mai a esserlo) un grande protagonista, un irresistibile seduttore, un uomo che devia per puro e impagabile capriccio ogni volta che sta per colpire il bersaglio: perchè è un dandy, uno snob incorreggibile che non ha mai voluto varcare i cancelli oltre i quali di volta in volta ha posto tutti i suoi desideri, che ha lasciato cadere con elegantissima noia tutto ciò che ha intrapreso. Un perdente per distrazione, sensibilità, capriccio, un uomo che ha saputo ottenere tutto ma non ha saputo (e voluto) conservare nulla. Un uomo, un attore, un protagonista di grande, indiscussa e indiscutibile classe; un perdente sì, ma di grande, grandissimo successo.
Karma e Libertà nella Vita Quotidiana
Autore/i: Archiati Pietro
Editore: L’Opera Editrice
prefazione dell’autore.
pp. 160, Roma
Gli eventi, gli incontri, le simpatie e le antipatie, le gioie e i dolori della nostra vita sono dovuti al «caso», oppure esiste una nostra responsabilità individuale che risale a vite precedenti e restituisce coerenza, affidabilità e consequenzialità a tutti fatti dell’esistenza?
Si vive una volta sola, e dunque l’uomo è condannato a morire in uno stato odi incompiutezza, oppure esiste la possibilità di ritornate più e più volte sulla Terra fino a raggiungere quella pienezza dell’umano che il Cristo ha portato compimento nell’evento di Palestina?
Le leggi del karma e della reincarnazione sono oggi indagabili tramite gli strumenti conoscitivi della scienza dello spirito inaugurato da Rudolf Steiner: questo libro cerca di metterli a disposizione di chi avverte interiormente l’urgenza dei tanti interrogativi che nascono nella coscienza moderna.
Pietro Archiati è nato nel 1944 a Capriano del Colle (Brescia).
Ha studiato teologia e filosofia alla Gregoriana di Roma e più tardi all’Università statale di Monaco di Baviera.
È stato insegnante nel Laos durante gli anni più duri della guerra del Vietnam (1968-70).
Dal 1974 al 1976 ha vissuto a New York nell’ambito dell’ordine missionario nel quale era entrato all’età di dieci anni.
Nel 1977, durante un periodo di eremitaggio sul lago di Como, ha scoperto gli scritti di Rudolf Steiner la cui scienza dello spirito – destinata a diventare la sua grande passione – indaga non solo il mondo sensibile ma anche quello invisibile. Dal 1981 al 1985 ha insegnato in un seminario in Sudafrica durante gli ultimi anni della segregazione razziale.
Dal 1987 vive in Germania come libero professionista, indipendente da qualsiasi tipo di istituzione, e tiene conferenze, seminari e convegni in vari Paesi.
Biologia e Conoscenza
Saggio sui rapporti fra le regolazioni organiche e i processi cognitivi
Autore/i: Piaget Jean
Editore: Giulio Einaudi Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Fiamma Bianca Bandinelli.
pp. XII-420, Torino
Questo libro tratta i problemi dell’intelligenza e della conoscenza alla luce della biologia contemporanea. Raffrontando i dati della biologia con le grandi correnti epistemologiche d’oggi, Piaget individua le corrispondenze fra le strutture della conoscenza in generale e quelle della vita, per poi dedicarsi a un’analisi dei livelli di comportamento, seguendo accuratamente i lavori della più recente psicologia animale e comparandoli con quelli sulla psicologia infantile. Quest’opera, oltre ad avere il valore di una sintesi del pensiero di Piaget, sviluppatosi nell’arco di una vita dedicata non solo alla psicologia, ma anche alla biologia e alle scienze naturali, permetterà al lettore di orientarsi in un terreno stimolante proprio perché al punto di incrocio tra diverse discipline.
Di Jean Piaget (1896-1980) Einaudi ha pubblicato: Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia; Saggezza e illusioni della filosofia; La psicologia del bambino (in collaborazione con Bärbel Inhelder); Trattato di psicologia sperimentale (in collaborazione con Paul Fraisse e altri).
Fragmentarium
Autore/i: Eliade Mircea
Editore: Editoriale Jaca Book
edizione italiana a cura di Roberto Scagno, traduzione dal romeno e avvertenza di Cristina Fantechi.
pp. XVII-188, Milano
Nel 1939 Mircea Eliade (1907-1986) pubblicava con il titolo Fragmentarium una raccolta di articoli, brevi saggi e «frammenti» (appunti, note di lettura, pagine di diario) apparsi a Bucarest su diversi periodici e in particolare sulla rivista «Vremea» tra il 1935 e il 1939.
Queste pagine dense di scintillanti riflessioni e sorprendenti argomentazioni offrono ai lettori la possibilità di ripercorrere la gestazione delle linee di pensiero dello studioso romeno che porteranno alle grandi opere della maturità a partire dal Trattato di Storia delle Religioni del 1949.
Nel «laboratorio» eliadiano degli anni ’30 troviamo già individuati gli elementi principali della dialettica del sacro e del profano e gli aspetti «prediscorsivi» delle concezioni metafisiche dei popoli di cultura arcaica espressi attraverso il linguaggio simbolico e vengono analizzate le conseguenze negative della «degradazione del mistero» e della «laicizzazione dell’assoluto», quelle credenze pseudoreligiose moderne che hanno il loro culmine nelle ideologie materialistiche totalizzanti.
Mircea Eliade è nato a Bucarest nel 1907, ha vissuto in India dal 1928 al 1932. Ha insegnato filosofia all’Università di Bucarest dal 1933 al 1940. Addetto culturale a Londra e poi a Lisbona, nel 1945 viene nominato professore presso l’École des Hautes Études a Parigi.
Ha insegnato alla Sorbona e in diverse università europee. Dal 1957 è stato titolare della cattedra di Storia delle religioni dell’Università di Chicago, dove nel 1985 è stata istituita la cattedra «Mircea Eliade» a lui dedicata.
È morto a Chicago il 22 aprile 1986.
Sassari le Origini
Autore/i: Autori vari
Editore: Edizioni Gallizzi
presentazione di Fulvia Lo Schiavo, introduzione degli autori.
pp. 224, interamente e riccamente ill. a colori, Sassari
Il lavoro prende spunto da un intervento eseguito nel 1984 all’interno del duomo di San Nicola: l’unico scavo archeologico nel cuore della città medievale ha stimolato a continuare la ricerca sulle origini e sullo sviluppo del centro urbano.
Di qui l’esigenza di riprendere, ampliare e approfondire il discorso sulle «origini» con ricerche bibliografiche, di archivio, e sul territorio, volte a fare il punto sullo stato attuale degli studi e delle conoscenze sull’argomento, cercando di sgomberare il campo da luoghi comuni e leggende.
Fulvia Lo Schiavo
Presentazione
Introduzione
il territorio
Paola Basoli
L’età prenuragica e l’età nuragica
Fulvia Lo Schiavo
Il territorio di Sassari e le relazioni mediterranee in età nuragica
Maria Chiara Satta Ginesu
L’età romana
Roberto Caprara
L’età altomedievale
Daniela Rovina
L’età medievale
la città
Paola Basoli
L’età preistorica
Maria Chiara Satta Ginesu
L’età romana
Roberto Caprara
L’età altomedievale
Daniela Rovina
L’età medievale
Alma Casula
La cinta muraria e alcune testimonianze del periodo romanico e gotico
Wally Paris
Espressioni architettoniche ed artistiche dal XIII al XVI secolo
Francesco Guido
Monete ed economia
Daniela Rovina
Il Duomo di S. Nicola: recenti indagini archeologiche
Anna Analfo/Cristina Cugia/Anna Gutierrez
L’Archivio pittorico della città di Sassari
i costumi
Marisa Mura
La moda, i tessuti e i commerci
Giovanni Maria Demartis
Abbigliamento popolare sassarese fra Ottocento e Novecento
La Madonna di Guadalupe
Fascino e mistero d’una immagine – (Messico 1531)
Autore/i: Perfetti Claudio
Editore: Edizioni San Paolo
quarta edizione riveduta e aggiornata, presentazione di Antonio Quarracino, premessa e introduzione dell’autore.
pp. 272, nn. tavv. a colori e b/n, Cinisello Balsamo (MI)
«La tilma della Morenita»
Ci sono fatti che lasciano un segno profondo nella vita di un popolo e il cui ricordo si tramanda di generazione in generazione. Precisamente di questa natura è l’evento guadalupano, che si verificò nel dicembre 1531 sul colle Tepeyac in Messico. Qui la Madonna apparve a un povero indio di nome Juan Diego lasciando la sua immagine impressa sul grezzo mantello del veggente. Tale evento costituì l’occasione eccezionale perché due popoli, quello dei conquistatori spagnoli e quello degli sconfitti aztechi, pur così culturalmente distanti, trovassero in quest’immagine la sintesi meravigliosa e definitiva da cui sono scaturiti il Messico e l’intera America Latina di oggi.
Questo libro, pensato in forma di antologia, rappresenta il saggio più completo e aggiornato che sia mai stato edito in Italia sull’argomento. Si compone di tre parti.
La prima parte presenta i documenti fondamentali che contengono le relazioni redatte sia in lingua indigena (il náhuatl) che spagnola sull’avvenimento e ne provano la storicità.
Nella seconda parte vengono analizzati i numerosi studi che per secoli sono stati condotti su quella ruvida tela che sta appassionando gli scienziati alla stessa stregua della sindone di Torino.
La terza parte prende in esame il significato simbolico e religioso dell’evento guadalupano. L’immagine impressa sulla «tilma» di Juan Diego rappresentò per gli indios una vera «bibbia dei poveri» che li invitava a non distruggere le proprie tradizioni e nel contempo a scoprire la realtà della nuova religione incarnata nella loro cultura.
I due saggi conclusivi e le parole del papa in appendice dimostrano anche quanto questo messaggio sia ricco e attuale per noi, giunti ormai alle soglie del terzo millennio, ma ancora figli di quel vecchio mondo europeo che stenta ad abbandonare l’idea di un’America Latina «marginale».
Claudio Perfetti, nato a Roma nel 1949, laureato in ingegneria, lavora da oltre vent’anni nel campo dell’elaborazione elettronica. Appassionato della realtà latino-americana, ha trascorso alcuni anni di lavoro in Ecuador. Traduttore di libri e articoli, è tra i massimi esperti di Guadalupe e da dieci anni percorre l’Italia per conferenze con proiezione di diapositive sull’argomento.
Nietzsche – Il Culmine e il Possibile
Autore/i: Bataille Georges
Editore: Rizzoli
introduzione di Maurice Blanchot, prefazione dell’autore, traduzione di Andrea Zanzotto.
pp. 200, Milano
I testi critici, le annotazioni, le pagine di diario, gli scritti polemici che formano questo libro – terza parte di quella che voleva essere la Summa odierna dell’eversione filosofica (e cioè i tre volumi nella Somme athéologique) – furono composti da Bataille nel 1944, durante gli ultimi combattimenti in Francia tra alleati e tedeschi. Nato «nel mezzo dello scompiglio», il libro ha nella meditazione su Nietzsche la sua trama principale.
Lungi però dall’essere un’esegesi vera e propria dei testi niciani, esso stabilisce il proprio rapporto con la filosofia di Nietzsche sul piano più autonomo dell’ispirazione e dell’affinità: quella di Bataille è dunque una riflessione-confronto, una meditazione che ricrea il proprio oggetto.
Bataille vede in Nietzsche il filosofo del male, e lo accetta in pieno come tale. Le definizioni usuali del male e del bene, in Nietzsche come in Bataille si capovolgono. Accedere al male e contestare il bene è la condizione stessa della libertà; il valore da perseguire è dunque il primo, mentre il secondo è una ”regola” da infrangere: «Io personalmente […] sento di oppormi e mi oppongo ad ogni forma di costrizione: non per questo rinuncio a designare il male come oggetto di una ricerca morale estrema. Perché il male è il contrario della costrizione, la quale in teoria viene esercitata in vista di un bene».
E alla violazione del tabù morale o della norma sociale si collega la tesi della esistenza come ”rischio”, come ”chance”: «Il mio libro è, sotto un certo aspetto, di giorno in giorno, il racconto di colpi di dadi gettati, debbo dirlo, con forze scarsissime».
Offerti così i fondamenti di una morale derivata da Nietzsche, Bataille affronta specificamente, in una ”Appendice”, il tema dell’ascendenza niciana del nazismo. Questa ascendenza, per Bataille, è un’usurpazione. I nazisti hanno tradito, nella lettura, il significato dei testi niciani, estraendone alcune sentenze e isolandole da un contesto che le smentisce. La ”morale” niciana, in realtà, è la perfetta antitesi del nazismo, perché il ”male” esaltato da Nietzsche e proprio l’antitesi del ”bene” aberrante definito da Hitler.
Georges Bataille nacque il 10 settembre 1897 e morì l’8 luglio 1962. Compiuti gli studi al liceo di Reims e all’École des Chartes, entrò nel 1922 alla Biblioteca Nazionale. Del 1923 è la lettura dei testi niciani. Nel 1926 scrive l’Anus solaire. Nel 1928 pubblica Histoire de l’oeil. Successivamente collabora a La Critique Sociale, scrive Le Bleu du ciel e porta a termine la ”Somme athéologique”, formata da l’Expérience interieure, Le Coupable, e Sur Nietzsche. Nel 1946 fonda la rivista mensile Critique, e nel 1949 pubblica La part maudite. Seguono altre opere importanti come L’erotisme e La Littérature et le Mal.
Heidegger e il Nazismo
Il libro che ha acceso nella cultura europea una discussione carica di ardue e inquietanti implicazioni di carattere generale.
Autore/i: Farias Victor
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prima edizione, prefazione e introduzione dell’autore, edizione italiana riveduta, corretta e accresciuta dall’autore, traduzione dal francese e dallo spagnolo di Mario Marchetti, traduzione dal tedesco di Paolo Amari, ha collaborato Enzo Grillo.
pp. XIV-358, Torino
Pubblicato nell’ottobre del 1987, questo libro ha immediatamente suscitato vivacissime discussioni anche in Italia, oltre che in Francia e in Germania. Il punto focale della polemica può essere indicato nella domanda: si può distinguere nettamente tra la scelta politica e morale di un filosofo e il significato della sua opera? Che Heidegger, uno dei massimi filosofi del secolo, avesse aderito al nazismo era cosa nota, ma fino a questo libro non aveva comportato conseguenze di rilievo sull’interpretazione del suo pensiero. Il libro di Farias, fondato sullo studio minuzioso di tutte le fonti accessibili, intende dimostrare che quell’adesione non fu soltanto un fatto privato, un gesto passionale e opportunistico momentaneo, ma l’espressione pubblica di convinzioni che il filosofo conservò per tutta la vita. Se Heidegger ruppe con la politica universitaria ufficiale del regime, fu perché la frazione di Rohm e delle S.A., nelle quali egli vedeva “la verità e la grandezza” del nazionalsocialismo, venne eliminata da Hitler. Da quella frazione Heidegger si attendeva un rovesciamento radicale dell’università.
Se Heidegger non divenne il filosofo ufficiale del regime, fu perché era troppo radicale nel suo nazismo.
Del resto il suo comportamento coi colleghi, il suo rifiuto, fino alla morte, di condannare i crimini del nazismo e di giustificare la propria posizione, sembrano altrettante conferme della profondità anche culturale delle sue convinzioni, le cui radici autoritarie, ultranazionalistiche e antisemite Farias rintraccia in scritti anteriori (1910) e posteriori (1964) alla vicenda nazista.
La Storia dell’Essere
(Die Geschichte des Seyns)
Autore/i: Heidegger Martin
Editore: Christian Marinotti Edizioni
traduzione e cura di Antonio Cimino.
pp. 208, Milano
I testi raccolti nel volume La storia dell’Essere, risalenti agli anni 1938-1940, rappresentano un documento di notevole importanza sia per ragioni filosofiche sia per il generale contesto storico della loro stesura. Da un lato essi si inseriscono a pieno titolo e con estrema coerenza in quel radicale riorientamento della filosofia che Martin Heidegger sviluppò a partire dagli anni Trenta e che caratterizzò come pensiero dell’evento: da questo punto di vista La storia dell’Essere va letto in diretta connessione con altri importanti scritti di quel periodo, soprattutto i Contributi alla filosofia, di cui riprende numerosi temi, quali, in particolare, il superamento della metafisica, l’abbandono dell’essere, l’istanza di un altro inizio del pensiero e l’analisi della modernità. Dall’altro lato La storia dell’Essere costituisce un prezioso documento per comprendere importanti aspetti del modo in cui Heidegger si mise in relazione ai tragici avvenimenti che segnarono lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Infatti le meditazioni contenute in questo volume, in particolare quelle sulla guerra e sul comunismo, riflettono il notevole travaglio filosofico e intellettuale con cui Heidegger tentò di pensare, entro la cornice della storia dell’essere e della metafisica occidentale, le radici più profonde degli sconvolgimenti epocali di quel periodo.
Di Martin Heidegger, celebre pensatore tedesco morto nel 1976 all’età di 87 anni, e considerato forse il maggior filosofo di questo secolo, si parla ormai frequentemente. Generalmente con toni accesi per via della sua presunta adesione ai primissimi anni del regime hitleriano, benché se ne sia distaccato quasi subito e comunque assai prima dello sterminio razziale e della guerra mondiale. Tuttavia, al di là di ogni polemica politica, egli viene riconosciuto da più parti, sia da destra sia da sinistra, come il filosofo più interessante e problematico del ’900. Un autore ancora da scoprire fino in fondo e del quale sono stati pubblicati sino ad ora meno della metà dei suoi scritti.
I Giochi e gli Uomini
La maschera e la vertigine
Autore/i: Caillois Roger
Editore: Bompiani
note all’edizione italiana di Giampaolo Dossena, introduzione dell’autore, traduzione dal francese di Laura Guarino.
pp. 254, Milano
Questo libro, pubblicato nel 1958, è un classico della moderna antropologia ma soprattutto è un esempio memorabile di avidissima curiosità intellettuale, che mette a partito esperienze disparate, riconducendo sotto il segno del “gioco” osservazioni sparse di etologi e di pedagogisti, di filosofi ed etnologi, di psicologi, letterati e teatranti. Qui il “gioco” diventa una chiave per comprendere gli elementi di fondo della cultura, per studiare le differenze tra le varie culture.
Uno dei punti di partenza è l’Homo ludens, pubblicato vent’anni prima dallo storico olandese Johan Huizinga, ma Caillois allarga molto i confini del “gioco”. Accanto alle modalità della “competizione” (agon) studiate da Huizinga (che per primo aveva riconosciuto nel “gioco”, “gioco con regole”, la matrice della civiltà) Caillois analizza e racconta le vicissitudini analoghe dell’azzardo (alea), della maschera (mimicry), della vertigine (ilynx); e tesse su questo quadruplice ordito orizzontale le due motivazioni verticali della spontaneità individuale (paidia) e dell’organizzazione istituzionale (ludus) giungendo alla costruzione di tabelle, di un gusto tra Linneo e Mendeleev, “in cui”, dirà molti anni dopo Georges Dumézil, “non s’è ancora trovato un errore”. E c’è da aggiungere una cosa. Huizinga non sapeva giocare, conosceva pochissimi giochi. Come teorico del gioco Huizinga fu un enologo astemio. Caillois invece (per riprendere le parole del suo compagno di liceo René Daumal) ha fatto “la grande bevuta”. La qualità e la quantità di giochi che Caillois descrive o nomina, sempre a proposito, è tale da rassicurare anche i nuovi astemi, che vorranno ripercorrere le sue razionalissime analisi senza doversi tuffare daccapo nelle vicissitudini della competizione, dell’azzardo, della maschera e della vertigine: che vorranno tornare a parlare di “gioco” dai templi sereni della filosofia e della pedagogia, della psicologia e dell’antropologia, senza esser “costretti” a giocare, senza dover sperimentare questi comportamenti in corpore vili, senza doversi allontanare‘ da casa per conoscere giochi esotici e arcaici, “puerili e volgari”. Le note apposte all’edizione italiana documentano come i giochi conosciuti e praticati da Caillois rappresentino un’esperienza esauriente, anche se negli ultimi decenni il mondo dei giochi (soprattutto di quelli che si chiamano “giochi degli adulti”) si è tanto allargato, almeno dal punto di vista merceologico.
Roger Caillois nasce in campagna, presso Reims, nel 1913. Al liceo di Reims e compagno di René Daumal, il futuro autore del Monte analogo. Poco dopo, a Parigi, sarà amico di Georges Bataille. Resterà sempre surrealista, nel fondo (i professori seri giudicano ancor oggi un po’ esagerata l’importanza “interdisciplinare” o indisciplinatà che Caillois ha dato al gioco) ma assumerà atteggiamenti di dura polemica coi dogmatismi freudiani e marxisti e porterà a fondo le sue avventure intellettuali col rigore dell’uomo d’ordine, alunno dell’École normale supérieure (1933-37), diplomato della Ecole pratique des hautes études (1936). “Era magrissimo,” ricorderà Jean d’0rmesson, “e lo ritrovammo piuttosto corpulento.” Era passata su di lui la seconda guerra mondiale, l’esperienza del Comitato di liberazione a Londra, la missione in Sudamerica per il Governo provvisorio (1941-46), l’amicizia con l’amica di Borges, Victoria Ocampo. Tornato in Francia, lasciata la direzione di riviste come Lettres Françaises (1941-45) e La France Libre (1945-47) dirigerà per Gallimard “La Croix du Sud”, prima collezione europea di narrativa sudamericana; fonderà Diogenes, rivista internazionale di “filosofia e scienze umane”; approfondirà lo studio dei miti (Il mito e l’uomo era già il titolo del suo primo libro, 1938), dedicherà moltissimo del suo tempo a ricerche di mineralogia. Accademico di Francia nel 1971, è morto nel 1978. Il suo posto all’Académie è stato preso da Marguerite Yourcenar, che, nel discorso d’elogio tradizionale, ne ha tracciato un ritratto affascinante (pubblicato integralmente su Le Monde il 23 gennaio 1981) in cui questo libro su I giochi e gli uomini è considerato come la sua opera maggiore.
La Germania
Da Attila ad Hitler
Autore/i: Caimpenta Ugo
Editore: Edizioni Aurora
pp. 288, Milano
“…Le nazioni germaniche hanno quasi sempre resistito al giogo dei Romani; sono state civilizzate più tardi, e soltanto dal cristianesimo; sono passate da una specie di barbarie alla società cristiana. L’epoca della cavalleria, lo spirito del Medio Evo, sono i loro ricordi più vivi; e benchè i sapienti di questi paesi abbiano studiato gli autori greci e latini, forse meglio di quanto non l’abbiano fatto i sapienti latini, il genio naturale degli scrittori tedeschi è di un colore lontano, piuttosto che antico. La loro immaginazione gioisce delle vecchie torri, in mezzo ai guerrieri, delle streghe e degli indovini; e i misteri di una natura sognatrice e solitaria, formano il principale fascino della loro poesia…” (De l’Allemagne di Madame de Stael)
La Sezione Aurea
Arte, natura, matematica, architettura e musica
Autore/i: Snijders C.J.
Editore: Franco Muzzio Editore
prima edizione, presentazione, prefazione di S. Groenman.
pp. 116, nn. illustrazioni b/n, Padova
La sezione aurea è un numero definito da una relazione di proporzionalità che intercorre tra le due parti in cui è diviso un segmento e l’intero segmento stesso.
Tale particolare numero ricorre nella natura e in numerosi manufatti umani, ovunque si riconosca la bellezza che deriva dall’armonia delle proporzioni.
Il libro è un breve studio della presenza della sezione aurea nei diversi campi della natura e nelle “creazioni” dell’uomo.
In stretta relazione con la sezione aurea sta la successione di Fibonacci, successione numerica in cui i rapporti tra due termini consecutivi si avvicinano velocemente al valore della sezione aurea. L’autore esamina separatamente i diversi contesti nei quali appaiono la sezione aurea e la successione di Fibonacci e per ognuno fornisce qualche esempio.
Al testo chiaro e di carattere prettamente divulgativo segue un’appendice più tecnica nella quale i numeri di Fibonacci e la sezione aurea sono collocati in un contesto matematico generale e vengono descritte alcune loro applicazioni in matematica e in informatica.
C.J. Snijders è un ingegnere olandese che ha lavorato a lungo nell’industria chimica prima di dedicarsi interamente all’approfondimento di temi filosofici, antroposofici e psicologici. Quest’opera è il frutto di molti anni di studio dell’autore che ha voluto esaminare a fondo la sezione aurea nella natura e nella cultura.
Prefazione
1 – L’autore ai lettori
1.1 Qualche semplice calcolo – 1.2 Intenzioni
2 – Una legge universale
2.1 La presenza araba sul Mediterraneo – 2.2 Leonardo Pisano detto il Fibonacci – 2.3 Il Liber Abbaci – 2.4 La successione di Fibonacci – 2.5 Come costruire la sezione aurea -2.6 “Macrocosmo” e “Microcosmo”
3 – La sezione aurea in geometria
3.1 Triangoli isosceli e poligoni regolari – 3.2 La stella a cinque punte – 3.3 La spirale logaritmica – 3.4 Gli studi di fra’ Luca Pacioli – 3.5 Margini di tolleranza
4 – La sezione aurea in fisica
4.1 Vibrazioni e suoni – 4.2 Suono e udito umano
5 – La sezione aurea in botanica
5.1 La successione di Fibonacci nel mondo vegetale – 5 2 Altri esempi
6 – La sezione aurea in zoologia
6.1 L’uomo: animale “proporzionato” – 6.2 Misurazioni nel regno animale
7- La sezione aurea nelle arti decorative
7.1 Alcuni esempi
8 – La sezione aurea in architettura
9 – La sezione aurea nella composizione musicale
10 – La sezione aurea in pittura
11 – La sezione aurea nei formati della carta
12 – Considerazioni finali
Appendice di Mauro Boscarol
1. Numeri di Fibonacci e sezione aurea – 2 La formula di de Moivre e il calcolo dei numeri di Fibonacci – 3 Proprieta matematiche generali della sezione aurea – 4 Rappresentazioni della sezione aurea – 5 Un gioco e un trucco
Bibliografia
Estetica del Brutto
Autore/i: Rosenkranz Karl
Editore: Società Editrice Il Mulino
presentazione e cura di Remo Bodei, prefazione dell’autore.
pp. 352, Bologna
L’Estetica del Brutto di Karl Rosenkranz (1853) è la prima e più importante opera su un tema che caratterizza le definizioni dell’arte moderna. Come nota Remo Bodei nella Presentazione, mediante un salutare effetto di straneamento si guarda al bello con ottica rovesciata, così da trasportarlo dal cielo dell’armonia e dell’ideale alle deformi regioni dell’attualità. Rosenkranz si propone di “scavare un più profondo accesso all’inferno dell’esistente”, di trattare il brutto quale aspetto Specifico di una patologia generale della società. Nel suo ambito trovano largo spazio le nuove forme espressive dell’arte contemporanea, dal feuilleton alla caricatura, dal romanzo nero ai dagherrotipi; una particolare attenzione ricevono i prodotti della “letteratura industriale” e dei bassifondi (Sue, Dickens, Hugo), come riflesso delle tensioni sociali e della condizione degradata delle grandi città. Nel connettersi alle precedenti teorie di Lessing, Hegel o Weisse, Rosenkranz considera il brutto quale parte del bello, suo “sosia negativo”, bellezza ribelle che deve esser sottomessa dopo dura lotta. Ma l’arcangelo del bello svolge la sua missione suprema non solo nel calpestare i mostri estetici, ma anche nel lasciar loro un ruolo subordinato, di sfida, di negatività. Proprio questo “fiele” dialettico impedisce all’arte ogni classicismo pacificato ed ogni adeguarsi ad un passivo naturalismo.
La Teoria Comunista del Diritto
Autore/i: Kelsen Hans
Editore: SugarCo Edizioni
prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese a cura di Giuseppino Treves.
pp. IX-318, Milano
Hans Kelsen, sebbene meno di dieci anni ci separino dalla sua morte, è ormai un autore classico. La sua Dottrina pura del diritto segna un momento fondamentale di svolta per il pensiero giuridico e un punto di riferimento non eludibile anche per coloro che si pongono criticamente rispetto alla sua teoria. Ma classiche sono anche le sue ricerche meno specialistiche e i suoi numerosi apporti alla filosofia etico-politica. In questo quadro un rilievo particolare assume il confronto con il marxismo e il comunismo, che nel lavoro di Kelsen diviene, a partire dalla metà degli anni Venti, una costante e di cui questa Teoria comunista del diritto rappresenta in qualche modo il culmine. Da molti (troppi) anni esaurito e non ripubblicato, questo testo (come del resto gli altri dedicati da Kelsen all’argomento) ha goduto di notevole ostracismo in seno alla sinistra che vi ha voluto, secondo i canoni del dogmatismo leniniano, vedere niente altro che una espressione, per quanto elevata, di critica «borghese» della «rivoluzione proletaria». Pure, negli ultimi anni, proprio il marxismo italiano in crisi è stato costretto a fare i conti con Kelsen così come ha sentito la necessità di farli con un altro classico: Max Weber. Sono così stati pubblicati, e largamente dibattuti, Socialismo e Stato (con un’ampia prefazione di R. Racinaro) e La teoria generale del diritto e il materialismo dialettico. La ristampa dell’opera maggiore e conclusiva di Kelsen in fatto di marxismo e comunismo cade dunque in una temperie culturale assai più favorevole e si presenta come strumento insostituibile di un dibattito che tutta la sinistra (comunisti compresi) sente ormai di stringente attualità.
Hans Kelsen, giurista, nacque a Praga nel 1881, fu poi professore nell’università di Vienna (1919-29), poi a Colonia (1929-33), Ginevra (1933-36), Praga (1936-40), quindi in America, alla Harvard (1940-42) e a Berkeley (dal 1942). Ha insegnato diritto pubblico, diritto internazionale e filosofia del diritto, Collaborò alla costituzione federale della repubblica austriaca. È fondatore e capo della scuola di diritto puro (o giurisprudenza normativa). Tra le opere principali ricordiamo: Hauptprobleme der Staatsrechtslehre entwickelt aus der Lehre vom Rechtssatz (1911); Ueber Grenzen zwischen juristischer and soziologischer Methode (1911); Das Problem der Souveranität und die Theorie des Völkerrechts (1920); Sozialismus und Staat (1923); Der soziologische und der juristische Staatsbegriff (2a ed. 1928); Rechtswissenschaft und Recht (1922); Allgemeine Staatslehre (1925); Die philosophischen Grundlagen der Naturrechtslehre und des Rechtspositivismus (1928); Vom Wesen and Wert der Demokratie (1929); Staatsform and Weltanschauung (1933); Reine Rechtslehre (1934; trad. it. 1952); Society and nature (1946; trad. it. 1953); General theory of law and state (1946; trad. it. 1954); The law of the United Nations (1950); Principles of international law (1952).
I King e la Kabbalah
Autore/i: Vascellari F.; Missale N.
Editore: M.I.R. Edizioni
nota degli autori.
pp. 357, 2 CD audio in allegato, nn. illustrazioni b/n, Montespertoli (FI)
In questo testo gli Autori forniscono al lettore attento, una guida per risolvere i problemi della vita che si devono affrontare sia sul piano fisico che su quello spirituale.
Considerando l’Albero Cabalistico uno “strumento” potentissimo con cui misurare ogni cosa sotto il cielo, è possibile penetrare nel Sancta Sanctorum di tutti i testi sacri, e considerando l’I King uno strumento altrettanto potente per lo studio del Cielo, della terra e dell’Uomo, è possibile ottenere quella sublime conoscenza della natura delle cose e di se stessi. Le due tradizioni, apparentemente così diverse l’una dall’altra, ad un attento studio comparativo rivelano che Una è la Verità e tante sono le strade per conseguirLa.
“Ogni essere esistente ha un amore da mostrare e lo puoi dire vivente solamente se sa amare”
64 brevi racconti sciolgono gli esagrammi dell’I King, e nei due CD, 64 canzoni ti immergono in un affascinante e sconvolgente mondo.
La Poesia di Hölderlin
Autore/i: Heidegger Martin
Editore: Adelphi Edizioni
a cura di Friedrich-Wilhelm von Herrmann, Leonardo Amoroso.
pp. 256, Milano
Questi scritti su Hölderlin, da molti considerati uno dei vertici dell’opera di Heidegger, nascono da «una necessità del pensiero». Non si tratta, per Heidegger, di dare «un contributo alla ricerca storico-letteraria o all’estetica», ma di testimoniare ciò che qui viene definito «colloquio pensante». Attraverso Hölderlin si pone la questione della essenza della poesia e di come il pensiero stesso, nel suo gesto ultimo, si apra appunto su quell’essenza. L’intera opera di Hölderlin conduce verso quel misterioso passaggio. E in questo senso si può dire che «la poesia di Hölderlin è per noi un destino». Qualcosa si dice, in quella parola, che in nessun altro luogo è apparso con tale evidenza, spoglia e definitiva: «Che cosa dice la poesia di Hölderlin? La sua parola è: il sacro. Questa parola dice della fuga degli dèi. Dice che gli dèi fuggiti ci risparmiano. Fino a quando siamo convinti, e capaci di abitare nella loro vicinanza».
Il Racconto dell’Uomo
Cronaca dell’incontro del genere umano con la Madre Terra
Autore/i: Toynbee Arnold Joseph
Editore: Garzanti Editore
prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Davide Bigalli.
pp. 688, nn. cartine b/n, Milano
In questo libro, che è anche la sua ultima opera, Arnold J. Toynbee, uno dei più grandi storici del nostro tempo, ripercorre tutta la storia dell’umanità e arriva a toccare l’origine stessa del rapporto tra la Terra e l’Uomo, che è rapporto tra madre e figlio; e così facendo l’autore ridà il nome di maestra alla storia, e insieme l’antica dignità che le attribuivano gli antichi, quando Strabone definiva gli storici come vati e veggenti. Da questa vertiginosa cronaca dell’incontro del genere umano con la Grande Madre emergono – chiari quanto conturbanti – la natura dei rapporti filiali dell’Uomo con la Terra e il problema che questi rapporti oggi pongono. L’enigma che ora dobbiamo affrontare non ha precedenti nella nostra breve storia: tecnicamente noi siamo solo degli abitanti psicosomatici della biosfera, e sotto questo aspetto siamo solo una tra le specie delle creature viventi. In realtà «l’umanità è la specie più potente sorta finora»; essa è anche «la sola specie malvagia» e l’interminabile catalogo di vinti e vincitori, di sacrifici umani eternamente rinnovati va di pari passo, in triste simmetria, con la ricerca di sapienza, saggezza e libertà. Il grandioso messaggio di Toynbee, che vuole esattamente rovesciare l’obiettivo proposto nel primo capitolo del Genesi, è uno dei più severi e solenni che siano stati rivolti a questo secolo.
Arnold Joseph Toynbee (1889-1975), docente di filosofia Classica a Oxford, durante la prima guerra mondiale fu al servizio del Foreign Office e quale esperto di problemi medio-orientali partecipò con la delegazione britannica alla Conferenza di Versailles. Più tardi divenne docente di letteratura bizantina all’Università di Londra e direttore del Chatam House (Istituto di studi internazionali). Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo Civilization on Trial (1948) e il monumentale A Study of History (10 volumi, 1934-54).
Cristo nella Letteratura d’Italia
Autore/i: De Giovanni Neria
Editore: Libreria Editrice Vaticana
introduzione dell’autrice.
pp. 400, nn. tavv. a colori f.t., Città del Vaticano
In questa Antologia di testi letterari su Cristo, dall’inizio del volgare ai nostri giorni, accanto ad autori di provata fede cattolica, che hanno prodotto testi intenzionalmente dedicati a Gesù (da Petrarca a Manzoni, da Tasso a Fogazzaro) vengono antologizzati anche scrittori completamente “laici” che nella loro vita, ad un certo punto, hanno incontrato la presenza di Cristo ed a lui hanno rivolto le loro parole creative: così Benvenuto Cellini, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Alda Merini, ecc.
La nascita stessa del volgare affonda le sue radici nella letteratura a tema religioso, oltretutto prodotta da religiosi, come San Francesco e Iacopone da Todi ed è motivata da un contesto socio-culturale in cui la Chiesa e la sua predicazione era un tutt’uno con la cultura scritta.
A mano a mano che si procede nel tempo, una sempre crescente laicizzazione della cultura parrebbe preludere ad un proporzionale assottigliamento della produzione intorno alla figura di Gesù.
Invece proprio il Novecento, secolo dei totalitarismi e delle rivoluzioni ideologiche relativistiche, registra una dovizia di testi letterari su Cristo pari se non superiore forse a quelli prodotti dalla letteratura delle origini. Con la differenza, non marginale, che padri e madri di questi testi letterari non sono perla maggior parte uomini e donne di Chiesa, bensì esponenti del laicato spesso neppure cattolico e neppure praticante!
Trovano qui spazio oltre cento autori, anche in lingua regionale (il milanese, il romano, il pisano, il napoletano) poeti e prosatori, uomini e donne che dimostrano come la produzione letteraria su Gesù (e quella a tematica religiosa in senso lato) non può più essere isolata in un modello esterno al canone letterario.
“Gesù per la sua natura anche umana è senz’altro la Persona della Trinità che maggioramente può essere ritratta, con la parola e con gli altri mezzi artistici. La sua nascita in una grotta e la sua morte in croce, i momenti di inizio e di fine della sua esistenza terrena, sono al centro di tante opere letterarie e ricostruzioni storico-artistiche.
Mentre il termine Dio e/o Signore può riscontrarsi in molti testi come invocazione, anche senza nessun coinvolgimento religioso e soprattutto senza riportarsi al Dio dei cattolici, quando si pronuncia, o si scrive, il nome di Gesù-Cristo, è inequivocabile il riferimento alla seconda persona della Trinità della religione cattolica.
Il “caso Cristo”, il “fenomeno Gesù” inquieta, intriga, appassiona credenti e non credenti proprio con la consapevolezza di chiamare in causa il Figlio di Dio, il Nazareno, che si è incarnato e morì “…sotto Ponzio Pilato”. Un Dio storico le cui tracce umane restano indelebili anche nel tempo degli uomini. Agli scrittori di tutte le epoche e stato se non più semplice, certamente più connaturato, parlare di questo Dio-Uomo che proprio in virtù della sua umanità capisce dolori e speranze di chi e soltanto…uomo (o donna).
La misteriosa identità di Gesù è ricercata nei suoi momenti più terreni, nella morte e nella nascita.
Soprattutto agli scrittori dell’età moderna e contemporanea pare non interessare il Gesù ontologico, metafisico e pancreator, ma la vicinanza è a livello esistenziale per il Dio-Uomo, con cui dialogare in quanto Uomo, benchè anche Dio… Il mistero di Gesù, vero Dio e vero Uomo, e nella coscienza culturale del Novecento laico”.
Neria De Giovanni, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari, con sede a Parigi dirige il periodico di cultura “Salpare”. Ha pubblicato numerosi volumi di saggistica, soprattutto sulla poesia contemporanea e sulla letteratura delle donne tra cui “E dicono che siamo poche, scrittrici italiane del secondo novecento ” pubblicato dalla Commissione nazionale di parità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e Carta di donna – Narratrici italiane del novecento” (SEI, Torino, 1996) adottato in numerose università straniere. Testi mariani nella letteratura italiana del secondo millennio (Città Nuova, Roma, 2002).
È tra le maggiori esperte di Grazia Deledda. Tra i tanti volumi a lei dedicati Come la nube sopra il mare. Vita di Grazia Deledda, (2006) e stampato dal Poligrafico e Zecca dello Stato e Maschere sotto la luna (2006) dal Comitato nazionale minoranze etnico-linguistiche del Ministero dei Beni culturali. Tiene seminari e conferenze presso istituti di cultura Italiani all’estero e università straniere. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il premio del Ministero dei Beni culturali per il libro Ilaria del Carretto – La donna del Guinigi. Ha curato diverse trasmissioni radiofoniche e televisive con emittenti regionali e nazionali. Partecipa da anni al ciclo di Conferenze “Dialoghi in Cripta” di Santa Lucia del Gonfalone, a Roma, raccogliendo i suoi interventi su Suor Juana Ines de la Crux (2004), Padre David Maria Turoldo (2006), Jacopone da Todi (2006), La Bibbia come testo letterario (2008) e Don Milani e la scuola (2010). Ultima pubblicazione Maria nella letteratura d’Italia (Libreria Editrice Vaticana, 2009).
Trattato delle Lacrime
Fragilità di Dio, fragilità dell’anima
Autore/i: Chalier Catherine
Editore: Editrice Queriniana
introduzione dell’autrice, traduzione dal francese di Fausto Savoldi.
pp. 216, Brescia
Filosofa attenta alle radici ebraiche della nostra cultura, Catherine Chalier affronta qui un tema spesso trascurato in filosofia per la sua dimensione emozionale: le lacrime. Le lacrime di Giacobbe, di Esaù o di Giuseppe, quelle dei profeti o del salmista stimolano a riflettere sulla ricca gamma di emozioni che esse significano, dalla disperazione alla gioia, dalla rivolta alla compassione. Ma la questione fondamentale che esse sollevano è quella della natura dell’uomo, questo essere che dovrebbe portare in sé l’immagine di Dio, e che pure è capace di lacrime, sollevando in tal modo interrogativi sulla sua fragilità costitutiva.
Ancor più profondamente, e in modo più sorprendente, la tradizione orale dell’ebraismo (Talmud e Midrash) non esita a contravvenire all’interdetto della rappresentazione di Dio evocando le sue lacrime. Su chi e su che cosa piange l’Eterno? Che ci dicono le sue lacrime rispetto alla sua relazione con gli uomini? Analizzando le molteplici risposte della tradizione ebraica, Catherine Chalier mostra come esse si colleghino con un pensiero incessantemente orientato verso la vita condivisa.
Catherine Chalier è docente di filosofia all’università di Paris X – Nanterre, e ha pubblicato molte opere che esplorano il legame tra la filosofia e la fonte ebraica del pensiero. Tra le sue pubblicazioni: Lévinas, l’utopie de l’humain; – L’inspiration du philosophe; – Sagesse des sens; – Pour une morale au-delà du savoir. Kant et Lévinas; – La trace de l’infini. Emmanuel Lévinas et la source hébraïque. In traduzione italiana: Le matriarche. Sara, Rebecca, Rachele e Lea (2002); – Trattato delle lacrime. Fragilità di Dio, fragilità dell’anima (2004).
La Nevrosi di Base – Regressione Orale e Masochismo Psichico
La formulazione completa ed organica del fondamentale contributo di Bergler allo sviluppo della teoria e della tecnica psicoanalitica.
Autore/i: Bergler Edmund
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prefazione dell’autore, traduzione di Sibylla Reginelli, titolo originale dell’opera: The Basic Neurosis – Oral Regression and Psychic Masochism.
pp. 348, Roma
Perché una quantità di persone è insaziabilmente ingorda di punizioni? Edmund Bergler, psichiatra e psicoanalista, indaga questo strano flagello dell’umanità: l’autolesionismo.
Il libro si impernia sulla dimostrazione – corroborata sul piano clinico – che qualsiasi tipo di nevrosi sia riducibile a un denominatore comune: un attaccamento inconscio, psichicamente masochistico, all’immagine primitiva della madre pre-edipica. Le molte nevrosi «diverse» sono spiegate in termini dei diversi livelli a cui si colloca il tentativo, più tardo, di salvarsi da quello che è il più profondo pericolo per lo sviluppo della personalità. Bergler mostra le implicazioni concrete del suo nuovo punto di vista elaborando ogni aspetto della nevrosi orale di base in ventisette quadri clinici.
Edmund Bergler ha esercitato privatamente come psichiatra e psicoanalista a Vienna, e poi a New York, a partire dal 1927. Laureandosi in Medicina all’Università di Vienna, fece parte della clinica psicoanalitica di Freud dal 1927 al 1937, gli ultimi quattro anni in qualità di vice direttore. Nel 1942-43 e nel 1944-45 tenne dei corsi di lezioni allo Psychoanalytic Institute di New York. È stato membro di numerose società psichiatriche e psicoanalitiche. È morto nel 1970.
Ha pubblicato 136 articoli sulla teoria e sulla terapia delle nevrosi. Tra i numerosi libri da lui pubblicati Psicoanalisi dell’omosessualità è stato tradotto e pubblicato in questa stessa collana.
Prefazione
– Capitolo 1. Sintomi e segni di regressione orale
– Capitolo 2. Una sola nevrosi – ma molte «stazioni di salvataggio» nevrotiche
– Capitolo 3. In nove punti la base di ogni nevrosi
– Capitolo 4. Il Super-Io sottovalutato
– Capitolo 5. L’oralità e il mito della supremazia maschile
– Capitolo 6. Ventisette quadri clinici di regressione orale
– La nevrosi di carattere orale
– Eiaculazione precoce
– Aspermia orale psicogenica
– Frigidità di tipo orale
– Tipi specifici di promiscuità
– Rossore patologico (eritrofobia)
– Il blocco dello scrittore
– Pseudo-impostori e imbonitori
– Deficienza pseudo-mentale (pseudastenia)
– Nevrosi di ritiro
– Il crampo dello scrittore
– Omosessualità maschile e lesbismo
– L’alcolismo
– Il gioco d’azzardo
Tendenze psicopatiche
– Impostori
– Cleptomania
– Coprofemia
Uso difensivo della zona orale
– Logorrea
– Eccessi nel cibo e ghiottoneria
– Eccesso nel fumo
– Fellatio e cunnilingio
– Incapacità di dimagrire
Applicazioni tangenziali del meccanismo dell’oralità
– «Rituali magici»
– Criminosi
– Capitolo 7. Diagnosi differenziale, tecnica del trattamento, resistenze specifiche delle nevrosi orali
– Capitolo 8. Prognosi per i nevrotici a regressione orale e un’occhiata a come si presenta il quadro di quel che accadrà in psicopatologia
Indice analitico