Libri dalla categoria Alessandro Magno
L’Uomo Sotterraneo
Autore/i: Jackson Mick
Editore: Instar Libri
prima edizione italiana, traduzione dall’inglese di Paola Mazzarelli, titolo originale: The Underground Man.
pp. 292, illustrazioni b/n, Torino
Cunicoli, corridoi, inaccessibili diramazioni segrete, anfratti e sottopassaggi; e poi ancora gallerie del corpo, nervature, intestini, vene e ramificazioni ossee, labirintici fili che collegano interno ed esterno, spirito e materia. Questo il piccolo-grande universo sotterraneo in cui trascorre le sue giornate l’eccentrico quinto Duca di Portland, dopo aver completato il progetto più ambizioso e singolare della vita: la costruzione di una sterminata rete di gallerie sotto la sua tenuta nel Nottinghamshire, per spostarsi inosservato (a piedi o in carrozza, sempre e comunque in compagnia del fido servitore Clement) da un capo all’altro dell’immensa proprietà. Un modo per isolarsi dal consorzio umano ma anche una mappa per mettere ordine nel groviglio del reale, un santuario dove cercare, nascosta da qualche parte, la chiave del dolore che lo sconquassa nella carne e nell’anima. Le lunghe passeggiate del Duca si trasformano presto in vagabondaggi della mente, ardite e stravaganti teorie sulla natura, l’uomo e il suo organismo, divagazioni bizzarre eppure lucidissime da cui a loro volta si dipartono aneddoti, frammenti di storie e argute caricature di vicini e domestici: il tutto meticolosamente registrato e consegnato alle pagine di un irresistibile diario, cui si alternano, ora perplesse ora divertite, le voci degli altri residenti del castello. Ne emerge un personaggio al contempo grottesco e commovente, ipocondriaco e sognatore, antieroe in costante guerra con sé stesso ma animato da innocente stupore per le cose del mondo. Esiliato nelle viscere del suo palazzo nonchè del suo vecchio corpo in disfacimento, il Duca accumula informazioni, atlanti geografici e tavole anatomiche per scavare nelle profondità della materia, smembrarla e riassemblarla aiutato nell’impresa dalle teorie scientifiche e pseudoscientifiche dell’epoca vittoriana. Un’ossessione più terrificante e sinistra s’insinua però nei meandri della sua mente, un esasperato progetto di libertà che in un finale torbido ed estremo troverà la sua folle attuazione.
I primi passi di Mick Jackson scrittore non sono dei più ortodossi: nato nel 1960 a Great Harwood (nel Lancashire), frequenta studi teatrali al College of Arts di Dartington e, dopo una breve parentesi come attore, intraprende la carriera di pop star. Compone musiche e testi per promettenti band come i Dogs, gli Screaming Abdabs e le Dinner Ladies (“Al solo sentire questi nomi – scherza l’autore – veniva da tapparsi le orecchie) fino al 1990, data del suo approdo ai corsi di scrittura creativa dell’Università di East Anglia, sotto la guida di Malcolm Bradbury e Rose Tremain. Frutto di una rapida gestazione, L’Uomo Sotterraneo è un’originalissima prova d’esordio che si è subito distinta in patria per maturità d’idee e delicatezza di stile, aggiudicandosi non solo l’Authors Club Award ma arrivando anche in finale di entrambi i più importanti Premi letterari inglesi – il Booker e il Whitbread – e proiettando istantaneamente l’Autore al centro della scena letteraria anglosassone. Spronato da tanto successo, Mick è già alle prese con il secondo romanzo, pur senza trascurare l’attività parallela di sceneggiatore e documentarista, che gli ha meritato altrettanto immediati e autorevoli riconoscimenti così in Europa come negli Stati Uniti.
«Oh meraviglia, essere un melo: conoscere il proprio posto nel mondo. Sentirsi stabile e insieme recare frutto. Sapere a cosa si è destinati.»
° Dal diario di Sua Grazia
30 settembre
1 ottobre
5 ottobre
10 ottobre
° Resoconto del signor Bird
° Dal diario di Sua Grazia
15 ottobre
16 ottobre
17 ottobre
° Resoconto del signor Bowen
° Dal diario di Sua Grazia
22 ottobre
27 ottobre
28 ottobre
2 novembre
6 novembre
8 novembre
9 novembre
10 novembre
11 novembre
12 novembre
18 novembre
21 novembre
22 novembre
24 novembre
25 novembre
26 novembre
27 novembre
° Resoconto di una donna del luogo
° Dal diario di Sua Grazia
28 novembre
1 dicembre
2 dicembre
4 dicembre
5 dicembre
7 dicembre
10 dicembre
11 dicembre
13 dicembre
° Resoconto del signor Hendley
° Dal diario di Sua Grazia
15 dicembre
19 dicembre
21 dicembre
22 dicembre
° Resoconto della signora Pledger
° Dal diario di Sua Grazia
6 gennaio Edimburgo
7 gennaio Edimburgo
8 gennaio Edimburgo
9 gennaio Edimburgo
10 gennaio Edimburgo
12 gennaio
20 gennaio
24 gennaio
28 gennaio
° Resoconto di una cameriera
° Dal diario di Sua Grazia
3 febbraio
15 febbraio
19 febbraio
24 febbraio
25 febbraio
26 febbraio
28 febbraio
1 marzo
2 marzo
3 marzo
4 marzo
° Resoconto di un secondo domestico
° Dal diario di Sua Grazia
5 marzo
° Resoconto del signor Walker
Nota dell’autore
L’Arte del Respiro
Titolo originale: L’Art du Souffle
Autore/i: Leboyer Frédérick
Editore: IPSA Editore
premessa dell’autore, traduzione dal francese di Leontina Ragusa.
pp. 224, nn. fotografie b/n, Palermo
Read, Lamaze e a loro volta coloro che si sono preoccupati di aiutare le donne nel parto hanno giustamente sottolineato il problema della respirazione.
Ma, nel tentativo di comprenderla attraverso ciò che la sola fisiologia ne sa, l’hanno così maldestramente interpretata che oggi, si insegna alle donne come non bisogna respirare: con il petto e mettendo l’accento sull’inspirazione.
Avendo seguito per anni, con assiduità, con pazienza, la scuola dello Hatha Yoga prima, poi delle Arti Marziali, Tai Chi, King Fu essenzialmente, avendo praticato la meditazione, lo Zazen ed infine la recitazione sacra, il canto liturgico cosi conte lo insegna l’India del Sud, avendo cominciato a gustare ciò che si potrebbe chiamare l’aspetto nascosto, psichico, sottile, esoterico della respirazione, Frédérick Leboyer ha avuto la sorpresa di scoprire che l’esperienza verso la quale tendevano con tutto il loro essere tutti i mistici altro non era se non ciò che la donna vive durante il parto: l’annullamento dei limiti dell’ego, del piccolo «io», la fusione con una energia illimitata, e che la sofferenza delle donne o piuttosto il loro terrore veniva dal non sapere come utilizzare il loro respiro rendendole incapaci di dirigere il loro fragile battello nella tempesta.
Il frutto di questa lunga ricerca e di un approccio del tutto diverso alla respirazione sono oflerti qui non soltanto alle donne che devono partorire ma a tutti coloro ai quali la respirazione interessa: cantanti, musicisti, attori, ballerini, e pittori, architetti, scrittori e, naturalmente, poeti; insomma, tutti coloro che vengono chiamati artisti, dato che il respiro, l’inspirazione sono alla base di tutta la creazione.
Piccolo Trattato delle Grandi Virtù
Titolo originale: Petit traité des grandes vertus
Autore/i: Comte-Sponville André
Editore: Edizioni Corbaccio
introduzione dell’autore, traduzione dall’originale francese di Francesco Bruno.
pp. 352, Milano
Delle virtù non si parla quasi mai, ma ciò non significa che non ne abbiamo più bisogno e neppure che siamo autorizzati a rinunciarvi. È meglio insegnare le virtù, diceva Spinoza, che condannare i vizi: è meglio la gioia della tristezza, è meglio l’ammirazione del rimprovero, è meglio l’esempio della vergogna. Non si tratta di dare lezione di morale, bensì di aiutare ciascuno a diventare maestro di se stesso, come si conviene, e suo unico giudice. A quale scopo? Per essere più umani, più forti, più dolci. Virtù è potenza, è eccellenza, è esigenza. Le virtù sono i nostri valori morali, incarnati nei limiti del possibile, vissuti, in atto: sempre singolari, come ciascuno di noi, sempre plurali come le debolezze che essi combattono o correggono. Non esiste il Bene in sé: il bene non esiste, deve essere fatto ed è ciò che chiamiamo virtù. Sono proprio le virtù l’oggetto di questo trattato: dalla cortesia all’amore, diciotto capitoli sulle virtù che ci difettano (ma mai completamente: come potremmo altrimenti pensarle?) e che ci illuminano. (A. C. S.)
Dall’introduzione:
«Se la virtù può essere insegnata, come credo, è più con l’esempio che con i libri. Perchè, allora, un trattato delle virtù?
Forse per questo: per cercare di capire ciò che dovremmo fare, o essere, o vivere, e valutare in tal modo, quanto meno intellettualmente, la distanza da percorrere…
E quale libro è più urgente, per tutti, di un trattato di morale?
E che cosa c’è di più degno d’interesse, nella morale, delle virtù?»
André Comte-Sponville ha studiato alla Scuola Normale Superiore ed è professore incaricato alla Sorbona.
Ha pubblicato varie raccolte di articoli e un trattato su disperazione e felicità.
Il Mistero delle Rune
Simboli Arcaici dal Mito alla Storia
Autore/i: Nattero Rosalba; Barbadoro Giancarlo
Editore: Keltia Editrice
prima edizione, introduzione degli autori.
pp. 136, Aosta
“Le Rune sono i segni segreti che secondo la mitologia nordica Odino consegnò agli uomini per aiutarli nella loro evoluzione.
Considerate nella tradizione popolare come l’alfabeto segreto dei Vichinghi, le Rune sono viste storicamente come l’antica origine dell’alfabeto germanico. … La parola “runa” in tutti i principali antichi dialetti germanici significa “mistero” o “segreto”; lo stesso significato ha la parola gaelica “run”… Secondo l’interpretazione mitologica, le Rune furono ottenute da Wotan, Odino, a premio del massimo atto sacrificale: l’immolazione del dio a se stesso.”
Una guida affascinante attraverso la storia e il miti delle Rune che, nata dalle personali esperienze degli Autori che, ci porta a scoprire i significati esoterici e le vie iniziatiche che da queste conoscenze antiche ancora oggi si diramano.
Rosalba Nattero e Gìancarlo Barbadoro sono ricercatori nell’ambito della cultura e della musica celtica. Entrambi musicisti e scrittori, sono promotori del Laboratorio Musicale del Graal, un gruppo che divulga il patrimonio musicale dell’area celtica.
Vivono e lavorano a Torino dove hanno fondato la Grotta di Merlino, un circolo culturale che si occupa di storia, musica e cultura celtica e che collabora con scuole ed enti pubblici. Rappresentanti in Italia della Apache Survival Coalition, sono impegnati attivamente in numerose iniziative per la sopravvivenza delle culture dei popoli nativi del pianeta in collaborazione con le Nazioni Unite, Autori di vari saggi e articoli, hanno già collaborato con la Keltia Editrice.
Dante
Il più divertente (ma serio) libro per conoscere vita, tempi e opera del più grande scrittore italiano
Autore/i: Dossena Giampaolo
Editore: Longanesi & C.
introduzione dell’autore.
pp. 452, IV tavole b/n, Milano
«Dante Alighieri è il solito uomo virilissimo che non si può immaginare sia mai stato bambino. I biografi si sono immaginati che il bambino della pietrosa città di Firenze abbia scoperto nelle campagne di famiglia, come i nostri, “quando vanno in vacanza”, il passaggio fulmineo del ramarro attraverso la strada, “sotto la fersa del dì canicolar”, e le lucciole “giù per la vallea”. Voi farete spallucce, perché queste son cose che si possono scoprire per il prima volta da adulti. Però i poveri biografi hanno detto almeno una cosa che forse risulta ragionevole: quando il villanello scambia la brina per neve, questo scambio non può farlo il villanello, che da sempre sa la differenza fra brina e neve: lo fa un bambino non abituato alla vita di campagna.»
Della figura di Dante si sa ben poco. Ma si può davvero saper tutto imparando a leggere le sue opere: una non mai abbastanza esplorata miniera di cognizioni, una summa dello scibile umano non sempre facilmente decifrabile, e, perché no?, un bell’insieme di pettegolezzi (intendiamoci: a mo’ di Saint-Simon o di Balzac). In Dante teologia e filosofia, geografia e storia, fede ed esoterismo, passione politica e vita di corte costituiscono un tutt’uno che si riflette anche sulla sua tormentata vita: dalla giovinezza «chiusa in quel buco di Firenze» (dove nacque nel 1265) alla maturità trascorsa in «Val di Pado», nella grande Valpadana dove gli si allargò la fantasia, a contatto con tradizioni ben diverse, in una situazione di signorie e di tirannidi feudali, antipapali e imperiali, nemiche di quei «liberi comuni» che aveva imparato a detestare in Toscana. Da Verona a Ravenna (dove morì nel 1321) questo libro è anche una guida ai luoghi danteschi, con deviazioni ai castelli della Lunigiana e del Casentino che valgono un viaggio. Dante, nell’intento di Dossena, è però soprattutto la vita del suo tempo e dei tempi che lo hanno preceduto, dei personaggi che fanno parte della sua vicenda umana e di quelli che appartengono alla sua commedia «divina». Ma l’autore di questo libro non è solo un lettore dotto e curioso, un postillatore di grandi temi e di piccoli aneddoti. un solerte indagatore nelle pieghe della storia e del poema. E anche un testimone del nostro mondo contemporaneo che non esita a far interferire con il passato, in un gioco di rimandi. Che non sono soltanto quelli, puntualissimi e utilissimi per la consultazione, che collegano i 212 capitoli di un’opera fuori dell’ordinario e singolarmente attuale.
Giampaolo Dossena è autore della Storia confidenziale della letteratura italiana, giunta con il quarto volume al Seicento, nonché di Fai da te – Saggi di letteratura, turismo e bricolage. Ha curato edizioni di Folengo, G.C. Croce, Biffi, Alfieri. Esperto di storia e tecnica dei giochi, ha tenuto su questo tema rubriche fisse (Linus, L’Espresso, L’Europeo, La Stampa – Tuttolibri, Il Venerdì di Repubblica, Il Sole-24 Ore) e ha scritto, tradotto, annotato una dozzina di manuali. All’incrocio tra letteratura e giochi ha pubblicato La zia era assatanata, Garibaldi fu ferito, Abbasso la pedagogia, T’odio empia vacca, Dizionario dei giochi con le parole. Per Longanesi e poi per TEA ha curato «un ciclo comico»: Il prode Anselmo e la vispa Teresa.
Percorsi dell’Invenzione – Il Linguaggio Poetico e Dante
Autore/i: Corti Maria
Editore: Giulio Einaudi Editore
premessa dell’autrice.
pp. VII-174, Milano
Questi Percorsi dell’invenzione si disegnano lungo un’unica traccia rivolta a illuminare lo spazio mentale dell’immaginazione poetica e quindi della costruzione di un linguaggio poetico. Si parte dagli pseudosinonimi con cui l’invenzione della nostra lingua è designata, dalla sua genesi avantestuale e dalle riflessioni dei poeti per giungere ad alcuni rapporti essenziali dell’invenzione con la memoria e i processi analogici. La voce dominante fra le altre e prediletta nel corso di tutta l’esemplificazione è ancora quella, sempre centrale, di Dante: dopo molti anni di ricerca Maria Corti è giunta ad alcuni originali ritrovamenti che saranno una sorpresa per il lettore. Uno di essi, ad esempio, è una lettura del tutto nuova del canto di Ulisse. Ma Dante rimane qui una via maestra per un’indagine non solo specialistica, più ampia, che conduce il lettore al centro del processo di genesi di ogni opera poetica.
Maria Corti, milanese, è storica della lingua italiana, presidente del Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia, condirettrice di «Strumenti critici», «Autografo», «Diverse lingue». Fra i principali volumi, Metodi e fantasmi (Milano 1980), Principi della comunicazione letteraria (ivi 1990), Il viaggio testuale (Torino 1991), La felicità mentale (ivi 1991), Storia della lingua e storia dei testi (Milano 1991). Ha curato l’edizione delle Opere di Vittorini, Fenoglio, Flaiano, Bufalino. È autrice di cinque testi narrativi tradotti in vari Paesi: L’Ora di tutti (1962), Il ballo dei sapienti (1966), Voci dal Nord Est (1986), Il canto delle sirene (1989), Cantare nel buio (1991).
Percorsi dell’invenzione
I. Le sabbie mobili della «Fantastica»
II. «Il libro della memoria» e i libri dello scrittore
III. Analogia e invenzione
IV. Linguaggio poetico e lingua «regulata»
Introduzione
IV a. Struttura del testo
I. Segnali della vastità del progetto
2. I modi delle semplificazione: la rassegna dei volgari
IV b. Tematiche e luoghi concettuali
1. La nozione di «signum»
2. «Forma locutionis» e lingua adamitica
3. Tipologia adamitica e un testo mistico
4. La «confusio linguarum»
5. Mutamenti nello spazio e nel tempo
6. Lingua «regulata» e privilegi del volgare del si
7. Il duplice significato della rassegna dei volgari italiani
8. L’Eden del linguaggio poetico
V. La «favola» di Ulisse: invenzione dantesca?
Introduzione
V a. Il senso letterale
1. Ulisse alle colonne d’Ercole
2. La «Via Herakleia »
3. Il divieto ovvero la navigazione proibita
4. Canali di informazione arabo-castigliani
5. Il naufragio di Ulisse
V b. Il senso allegorico
1. Allegoria «in factis» e allegoria «in dictis»
2. La «teologia mitica»
3. Il mito di Ulisse e l’allegoria dantesca
4. Il terzo segnale: le autocitazioni
5. Il sistema di metafore a supplemento
VI. Metafisica della luce come poesia
Bibliografia generale
Indice dei nomi
Il Significato dell’Estetica
La funzione estetica in rapporto alla realtà sociale, alle scienze, all’arte
Autore/i: Mukařovský Jan
Editore: Giulio Einaudi Editore
seconda edizione, traduzione di Sergio Corduas.
pp. 474, Milano
Questo libro documenta l’importanza dello strutturalismo praghese non direttamente linguistico e assegna a Jan Mukařovský un posto di primo piano tra i grandi semiotici.
Il rigore scientifico di Mukařovský si concretizza in una duplice ansia: aprire il proprio discorso a tutti gli elementi che appaiono connessi in maniera significativa con l’oggetto dello studio; e portare coerentemente tale discorso Verso ipotesi di lavoro (funzione, struttura, segno, serie) intese in un modo che, lungi dal racchiudere l’oggetto-arte in una rete di rapporti formali, ne stabilisce al contrario gli ineliminabili rapporti attivi con la prassi sociale.
Lo strutturalismo di Mukařovský parte contemporaneamente dalle ricerche del Circolo Linguistico di Praga (egli collaborò alle Tesi del 1929) e dalla estetica psicologica e sociale dei cechi Hostinský e Zich. Ma ciò che è costitutivo della sua novità è che il pensiero dialettico concreto di Mukařovský fonda, appunto in quanto pensiero strutturalista, una teoria sociale dell’estetica e dell’arte. Sicché oggi che la querelle tra strutturalisti e marxisti Va spegnendosi, possiamo affermare che l’opera di Mukařovský si propone come un materiale indispensabile e affascinante per corroborare una ricerca che non sia né «formalistica» né volgarmente sociologica.
Nato nel 1891, Jan Mukařovský, è stato membro tra i più attivi del Circolo Linguistico di Praga. Dal 1929 ha insegnato a vario titolo estetica, prima nell’Università di Bratislava, poi in quella di Praga. Da quarant’anni è un protagonista della vita culturale ceca. La sua opera principale è raccolta nei Capitoli di poetica ceca. Presso Einaudi è uscito il volume La funzione, la norma il valore estetico come fatti sociali («Nuovo Politecnico», 1971).
PARTE PRIMA Estetica generale
– La funzione, la norma e il valore estetico come fatti sociali
– Il significato dell’estetica
– I compiti dell’estetica generale
– Il posto della funzione estetica tra le altre
– La norma estetica
– Il valore estetico nell’arte può essere universale?
– L’arte come fatto semiologico
– Intenzionalità e inintenzionalità nell’arte
– Sullo strutturalismo
– Sulla concezione cecoslovacca della teoria dell’arte
PARTE SECONDA Teoria dell’arte
– L’arte
– L’opera poetica come insieme di valori
– Il poeta
– Due studi sulla denominazione poetica
– Il linguaggio scenico nel teatro d’avanguardia
– Sullo stato odierno della teoria del teatro
– Sull’estetica del film
– Il tempo nel film
– Tentativo di analisi strutturale del fenomeno dell’attore
– Le arti figurative
– Sul problema delle funzioni nell’architettura
– L’uomo nel mondo delle funzioni
– Il dettaglio come unità semantica fondamentale nell’arte popolare
– L’individuo e il processo di sviluppo della letteratura
– La personalità nell’arte
– L’arte e la concezione del mondo
ABC dell’Economia
Lavorare meno lavorare tutti
Autore/i: Pound Ezra
Editore: Shakespeare and Company
prima edizione, a cura di Giuseppe Leuzzi, in copertina: Ezra Pound, di Tullio Pericoli.
pp. 200, Firenze
L’economia ha assorbito gli interessi di Ezra Pound (1885-1972) a partire dal 1920 circa.
Nel marzo 1933 Pound tenne all’università Bocconi di Milano una serie di dieci conferenze storico-economiche, su invito del professor Angelo Sraffa.
Parte del materiale usato da Pound proveniva dal suo libro ABC of Econmics, che la casa editrice londinese Faber & Faber avrebbe pubblicato il 16 aprile – con un richiamo in copertina alle conferenze bocconiane – e che qui si pubblica per la prima volta in italiano.
«Ci sono merci a sufficienza. Perché si muore di fame?».
«Il capitale è generalmente considerato stabile, eterno, indistruttibile. Questo è probabilmente un errore».
«Marx si occupa di merci».
«Il problema del nostro tempo è trovare il confine tra affari pubblici e affari privati».
«Il tempo non e denaro ma è quasi tutto il resto».
Ezra Pound sessant’anni fa, al picco della Grande Crisi, scriveva questo “manuale” per venire a capo della singolare indifferenza verso i fatti economici che riscontrava nell’opinione qualificata, fra gli intellettuali.
Nel 1934, l’anno successivo alla pubblicazione, il libro di Pound servi per il romanzo giallo Bloody Money di Graham Seton, ma i problemi restano oggi ancora gli stessi dell’abbecedario di Pound: il lavoro che non c’è, o non basta per tutti, la crisi che incombe per un eccesso di beni a disposizione, i ricchi che fanno i prepotenti, la qualità della vita.
Osservatorio Nomade – Immaginare Corviale
Pratiche ed estetiche per la città contemporanea
Autore/i: Autori vari
Editore: Bruno Mondadori Editori
nota e cura di Flaminia Gennari Santori e Bartolomeo Pietromarchi.
pp. 192, nn. illustrazioni a colori e b/n, Milano
Corviale è un edificio lungo 958 metri abitato da circa seimila persone, immerso in una campagna romana intatta che, fin dalla sua progettazione nei primi anni settanta, ha catalizzato attenzione e passioni nell’opinione pubblica come nessun’altra architettura contemporanea o quartiere periferico del nostro paese. Per alcuni un monumento dell’architettura modernista, per altri un mostro, Corviale è un luogo simbolico della memoria recente dal quale ripartire per pensare il presente e il futuro della città contemporanea.
Questo volume racconta il progetto dell’Osservatorio Nomade realizzato a Corviale nel 2004-2005, curato dalla Fondazione Adriano Olivetti e promosso dal Comune di Roma: per un anno artisti, architetti, Videomakers e musicisti hanno “abitato” l’edificio portandone alla luce, insieme ai molti abitanti che hanno collaborato con loro, contraddizioni e potenzialità.
Il progetto dell’Osservatorio Nomade ha sollevato alcuni temi centrali della Cultura italiana che vengono qui approfonditi: l’elaborazione della storia recente, il destino attuale dell’architettura modernista, la gestione del territorio, il rapporto fra ricerca artistica e società, la filosofia dell’abitare, la centralità della comunicazione e dell’immaginario nella vita pubblica del nostro paese.
L’Osservatorio Nomade, rete fondata dal gruppo Stalker nel 2001, è una realtà che raggruppa professionalità provenienti da diversi ambiti disciplinari (architetti, artisti, urbanisti, videomakers, grafici) e propone una pratica collaborativa e creativa per la ricerca e l’azione sul territorio fondata sulla cooperazione, la multidisciplinarietà, il rispetto della diversità, la convivialità e il gioco. La pratica dell’Osservatorio Nomade si basa sulla co-azione fra l’osservatore e il territorio, fra la sua realtà vivente, le memorie e gli immaginari che lo animano e si concentra sulla tessitura di relazioni che promuovono creativamente consapevolezza, collaborazione e auto-organizzazione.
La Via del Fuoco Secondo la Qabbālāh
’Ehjeh ’Ašer ’Ehjeh – Io Sono Colui che Sono
Autore/i: Raphael
Editore: Edizioni Āśram Vidyā
seconda edizione, presentazione dell’autore.
pp. 112, Roma
Questo libro non è un saggio sulla Qabbālāh né uno studio storico sulle sue origini, ma una presentazione sintetica, sotto forma di aforismi-sutra, per poter “comprendere” e “realizzare” l’insegnamento in essa contenuto. L’espressione ’Ehjeh ’Ašer ’Ehjeh, che significa “Io sono Colui che è”, rappresenta la conoscenza di identità; quindi la Qabbālāh, come ogni altra dottrina tradizionale, non costituisce semplice conoscenza eruditiva ma esperienza di vita. Ogni verità ha senso se viene integrata coscienzialmente ed espressa con un’adeguata modalità vitale; ogni “filosofia” ha la sua ragion d’essere se viene assimilata e vissuta. La Qabbālāh ha come simbolo l’Albero Sephirotico in cui sono compendiate le indefinite possibilità espressive (Sephiroth) del micro e del macrocosmo, di là dal quale si trova la sfera di Ain Soph Aur (Assoluto) che corrisponde all’Uno-senza-secondo (advaita), al Brahman inqualificato (nirguna) della dottrina vedanta. Così, per far comprendere come la “visione” tradizionale è ’una’ con differenti adattamenti spazio-temporali, nel testo vi sono frequenti accostamenti tra il Vedanta advaita e la Qabbālāh. Raphael, tenendo conto che la Qabbālāh rappresenta un insegnamento completo, ne mette in evidenza soprattutto la sfera metafisica (Ain Soph Aur) e il sentiero che a essa conduce: la “Via del Fuoco”. Questa è la “Via” che ogni discepolo, a qualunque Ramo tradizionale appartenga, deve percorrere per realizzare l’identità con la propria Essenza.
Parlare di Raphael è difficile perché, secondo certe sue espressioni, non ha storia, non ha passato, non ha memorie da riportare. Molti, spinti da una curiosità sociale e mondana, chiedono cose che riguardano il particolare e l’individuale, ma chi ha risolto la sfera dell’individualità e dell’”ombra” non ha più un nome, una forma, una storia.
- Presentazione
- L’Albero sephirotico
- Sesso e Qabbālāh
- Stati di vita
- Colonne e triadi sephirotiche
- Via del Fuoco
- Yesod
- Hod
- Nezach
- Idea-Numero-Nome
- Via del ritorno
- Chesed-Geburah-Tiphereth
- Kether-Chokmah-Binah
- Polarità
- Sentiero Metafisico
- L’anima secondo la Qabbālāh
Erbe, Magia, Stregoni
Titolo originale; Ce soir, le diable viendra te prendre
Autore/i: Mességué Maurice
Editore: Tattilo Editrice
prefazione André Gayot, traduzione Fausta Bernobini.
pp. 296, Roma
Il fascino inquietante della magia, della stregoneria, dell’eterodosso e del “diverso”, qui documentato minuziosamente con meraviglia, stupore e talvolta anche con indignazione attraverso i verbali della polizia, gli archivi dei tribunali, referti medici e decine di interviste con i diretti interessati e con testimoni che “hanno visto”. Anche gli autori hanno visto. Il celebre guaritore ed erborista Maurice Mességué, accompagnato da un amico reporter, ha voluto indagare i misteri degli stregoni delle Antille – i Quimboiseurs, come li chiamano laggiù – e ci guida in un emozionante viaggio di esplorazione attraverso i riti di una magia ancestrale che conserva ancora intatta la liturgia dei sabba e delle messe nere; tra gli antichi segreti delle piante tropicali che il travolgente sviluppo della chimica moderna ha fatto dimenticare; negli oscuri retrobottega che nascondono sconcertanti laboratori dove vengono eseguite “cure” e pratiche inusitate; oltre soglie e porte che talvolta non avremmo voluto varcare. Ma chi desiderasse ripercorrere in un ambito più domestico le tappe di questo straordinario viaggio può provare a confezionarlo almeno alcune delle molte ricette consigliate da Mességué, elaborate sulla base di questi “semplici” principi attivi e raccolte dalla viva voce dei maghi e degli stregoni.
Maurice Mességué è nato nel 1921 in Guascogna da una famiglia di contadini stabilitasi a Gavarret nel Gers da oltre 450 anni. Giovanissimo apprese dal padre e dal nonno i segreti delle erbe e dei rimedi tramandati da una lunga tradizione di antenati semplicisti e guaritori. Divenuto celebre e ricco, volle studiare privatamente medicina sotto la guida del dottor Echernier di Nizza, e raggiunse la sua massima fortuna quando cominciò ad avere i suoi “pazienti” Mistinguett, il presidente Herriot, Churcill, Robert schuman, Konrad Adenauer, Cocteau, e numerosissimi altri personaggi di risonanza internazionale.
Prefazione
Capitolo primo: Ho ucciso 402 persone
° Perchè non aveva il suo bastone
° Il “Quimbois” messaggero di sventura
Capitolo secondo: I fiori più strani
° Quella mattina il pesce non abboccava
° La metamorfosi
° Perdere la testa
° Per vendere delle “Ignami”
Capitolo terzo: Alcune case maledette
° Padre mio, non posso dormire
° Antoinette, cosa fai?
° Lo spirito del 14 luglio
° La casa sui bambù
° La bambina scotennata
° Un fantasma piromane
° Le patate cadevano dal cielo
Capitolo quarto: Gli spiriti che uccidono
° Un bambino per la massa
° Paga con i tuoi soldi o con il tuo sangue
° Chi ha ucciso il bue?
° Un martello contro lo spirito
° Il sangue sul muro
° Il tesoro della vecchia
° L’infermiere pugnalato
° Basta crederci
Capitolo quinto: Nei tre specchi il viso del defunto
° Tutto era stato tentato
° Nei tre specchi
° Nella baia del tesoro
Capitolo sesto: O grande Belzebù, annienta i miei nemici
° Il delirio dell’”Houngan”
° Tre capelli sulla lama
° Lo chiamavano maestro
° Un’ombrellata per Man
Capitolo settimo: La misteriosa scomparsa del mago abate
° L’abate “Quimboiseur”
° Per un rialzo illecito
Capitolo ottavo: Il segreto della pietra nera di Trinidad
° Il morso del serpente
° Siamo in possesso del segreto
Capitolo nono: Una bara per il signor Sindaco
° Magia e politica
° Come diventare consigliere
° Le trasformazioni di un parlamentare
Capitolo decimo: Appuntamento con il mago
° Quali sono le cure?
° Sono stato avvelenato
° Magnetismo, radioestesia, misticismo
° I proclami del signor Vallade Callisto di Valois
Capitolo undicesimo: Lo zombi sulla montagna
° Morto da due anni
° Nell’acqua dei morti
° Un coniglio al posto di un mostro
Capitolo dodicesimo: I morti parlano
° Conclusione dell’inchiesta
° Post scriptum
Appendici
Appendice prima: Ricette magiche
Appendice seconda: Altre ricette
Appendice terza: Le piante delle Antille
Schubert
Titolo dell’opera originale: Franz Schubert
Autore/i: Paumgartner Bernhard
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
unica edizione, edizione italiana a cura di Piero Buscaroli, traduzione di Sergio Sablich.
pp. 368, 11 illustrazioni b/n, Milano
Nei quasi quarant’anni trascorsi dalla prima edizione, la biografia schubertiana che Bernhard Paumgartner pubblicò nel 1943 ha accresciuto il suo peso. L’intenso sviluppo della successiva ricerca su Schubert ha messo in valore e confermato la giustezza degl’indirizzi che Paumgartner aveva impresso al suo lavoro. Molti dei meriti che comunemente si attribuiscono alla biografia e agli studi particolari del Brown, per citare il maggiore degli studiosi schubertiani del dopoguerra, non sono in realtà se non ampliamenti e deduzioni dalle intuizioni di Paumgartner sentimentali di cui era ricoperta, restituendola alla collocazione giusta, nello spazio storico e sociale che le era proprio.
Ispirata ai criteri di esposizione foltamente sincronica che sono tipici di Paumgartner (si veda il suo ormai celebre Mozart), questa biografia riesce a non dissolvere, nel rigore della restituzione storica, l’inimitabile profumo dell’antica Vienna, per noi oggi mitica (ma ancora viva per Paumgartner, che da ragazzo vi aveva conosciuto Johannes Brahms).
Bernhard Paumgartner nacque a Vienna il 14 novembre 1887 da un compositore e critico musicale e da una famosa cantante dell’Opera. Studiò direzione d’orchestra con Bruno Walter e fu nominato, a trent’anni, direttore della Wiener Tonkünstlerorchester e professore all’Accademia di Musica di Stato: istituzioni che lasciò, preferendo il più vasto e complesso lavoro che gli offriva Salisburgo, del cui Festival fu per lunghi anni anima e guida, dove diresse il Mozarteum e fondò, dirigendola fino all’ultima stagione della sua vita, l’Orchestra della «Camerata Academica». Oltre alla famosa biografia di Mozart e a una monografia su J.S. Bach rimasta interrotta al primo volume, Paumgartner pubblicò gran quantità di saggi e articoli di enciclopedie, tra cui le più importanti voci sul Barocco italiano della «Musik in Geschichte und Gegenwart». Tra le opere musicologiche, ricordiamo le moderne edizioni tedesche della biografia haendeliana del Mainwaring, il Present State of Music in Germany and Italy del Burney, e la Violin School di Francesco Geminiani. Tra le edizioni musicali, le Sonate per violino di W.A. Mozart e la Violinschule di Leopold Mozart.
Si spense il 27 luglio 1971, nel pieno del lavoro al Festival di Salisburgo da cui, ormai stanco, aveva deciso di ritirarsi, una volta che fosse finita quella stagione. Ringraziamo l’Archivio del Festival di Salisburgo per averci permesso la riproduzione della bella fotografia che il lettore troverà nell’antiporta di questo volume.
La Stima Puntuale nel Modello di Regressione Lineare
Autore/i: Faliva Mario
Editore: Vita e Pensiero
unica edizione, prefazione dell’autore.
pp. 272, Milano
La presente monografia fornisce una trattazione sistematica del problema della stima puntuale in modelli di regressione lineare molto generalizzati.
Nella prima parte viene data una soluzione completa al problema della stima dei parametri, delle componenti stocastiche e della varianza per modelli di regressione in cui non siano state fatte ipotesi restrittive né sul rango della matrice delle osservazioni delle variabili esplicative né sul rango della matrice delle varianze e covarianze delle variabili stocastiche.
Nella seconda viene presentata una nuova metodologia per la soluzione del complesso problema della stima dei parametri in modelli di regressione con vincoli lineari di diseguaglianza simmetrici fra i parametri.
Tutti i problemi di stima dei parametri, considerati nella ricerca, vengono trattati come problemi di minimo condizionato e per la loro “soluzione si ricorre diffusamente a tecniche avanzate di algebra lineare, che sono illustrate in un’ampia Appendice Matematica.
Mario Faliva si è laureato in scienze economiche presso l’Università Cattolica di Milano nel 1968, ove è stato assistente alla cattedra di econometria. È attualmente professore incaricato di matematica per economisti nella Facoltà di scienze politiche dell’Università di Bologna.
Ha collaborato con vari articoli, prevalentemente su argomenti di carattere econometrico-metodologico, alla rivista «Statistica» e alla «Rivista Internazionale di Scienze Sociali».
Storia della Linguistica
Autore/i: Robinson Robert H.
Editore: Società Editrice Il Mulino
cura e presentazione di Edgardo T. Saronne, prefazione di R. H. Robins, introduzione dell’autore, traduzione di Giacomo Prampolini.
pp. 320, Bologna
Dalla Prefazione:
«In questo libro ho tentato di fornire un breve ragguaglio sulla storia degli studi linguistici sino ai nostri giorni. Per i motivi enunciati nel primo capitolo, l’esposizione si sviluppa intorno alla storia della linguistica in Europa, ma spero di aver dato debita notizia dei contributi che la disciplina ha tratto dal lavoro compiuto fuori del continente europeo.
Oggi la storia della linguistica è largamente riconosciuta come una materia di insegnamento e di ricerca, e ha trovato posto nel programma dei corsi di linguistica in parecchie università inglesi e straniere. L’interesse comunemente mostrato dai linguisti per gli sviluppi anteriori e per la storia più antica della loro materia è per sè stesso un segno della maturità della linguistica come disciplina accademica, prescindendo da ogni applicazione pratica della scienza linguistica. Spero che questo libro soddisferà almeno in parte i bisogni degli insegnanti e degli studenti in questo campo, sia approfondendo la loro valutazione di ciò che è stato fatto nello studio del linguaggio, sia suggerendo utili campi di ulteriori ricerche.
Avventurandosi in un libro di questa ampiezza, uno si rende subito conto di varie difficoltà. In primo luogo, nessuno può raggiungere quell’identica familiarità con l’intero materiale linguistico che gli è richiesta da una simile iniziativa. In secondo luogo, la quantità, la natura e lo stato attuale delle fonti variano ampiamente da un periodo all’altro. Nella nostra conoscenza di alcuni dei primi pionieri della linguistica vi sono deplorevoli lacune, mentre per la storia delle correnti contemporanee si presenta il problema opposto: quello di scegliere nella grande quantità di materiale pubblicato ciò che presumibilmente avrà un permanente valore storico.[…]»
Ernst Jünger
Un convegno internazionale
Autore/i: Autori vari
Editore: Shakespeare and Company
a cura di Paolo Chiarini, traduzione dal tedesco di Raimonda Chiarini, traduzione dal francese di Tommaso Pomilio.
pp. VI-230, Napoli
Il conferimento, nel 1982, del prestigioso “Premio Goethe”, al più che ottuagenario scrittore Ernst Jünger, ha aperto, o forse riaperto un “caso Jünger”. Muovere dai termini in cui questo è stato posto, è il modo migliore per tentare di mettere concretamente a fuoco alcuni nodi problematici relativi alla sua difficile figura. Certo, presentare Ernst Jünger come un preparatore e collaboratore del nazionalsocialismo significherebbe ripetere, sia pure su scala ridotta, l’errore compiuto da Lukacs nei confronti di Nietzsche; ma, dobbiamo anche dire che sarebbe altrettanto sbagliato disinnescare l’analisi della sua avventura intellettuale da quella complessa ed esplosiva miscela che è stata la cultura neonazionalista tedesca tra la fine degli “anni venti” e i primi “anni trenta”.
Interventi di: Massimo Cacciari, Cesare Cases, Claude David, Julien Hervier, Helmut Lethen, Gerhard Loose, Joseph H. Kaiser, Dietmar Kamper, Claudio Magris, Ferruccio Masini.
Paolo Chiarini (Roma 1931) è ordinario di Lingua e letteratura tedesca presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Roma «La Sapienza». Dirige l’Istituto Italiano di Studi Germanici e la rivista «Studi Germanici».
Paolo Chiarini, Introduzione
1. Tra ’stile’ e ’ideologia’
- Wolfgang Kaempfer, Letteratura come alibi. Il prospettivismo negli scritti di Ernst Jünger
- Claudio Magris, Lo stile e la giustizia
- Ferruccio Masini, Mitografza dell’avventura
2. Testimone e interprete del nostro tempo
- Lucio Villari, Ernst Jünger e la guerra come crisi intellettuale
- Alberto Boatto, Jünger e i diari della prima guerra mondiale
- Helmut Lethen, Ernst Jünger, Bertolt Brecht e il concetto di ’modernizzazione’ nella repubblica di Weimar
- Massimo Cacciari, Ernst Jünger e Martin Heidegger
- Joseph H. Kaiser, Ernst Jünger e Carl Schmitt
- Maurizio Ghelardi, Alcune considerazioni su Carl Schmitt ed Ernst Jünger
- Dietmar Kamper, ’Stato planetario’ in mente, ’natura selvaggia’ nel cuore. Le annotazioni di Ernst Jünger sulla «Post-Histoire»
3. Lo scrittore e l’opera
- Wolf Jobst Siedler, Continuità nell’opera di Ernst Jünger
- Claude David, «Das abenteuerliche Herz»
- Gerhard Loose, I diari di viaggio di Ernst Jünger
- Henri Plard, Ernst Jünger e Roma
- Cesare Cases, L’«Operaio» e l’anticapitalismo romantico
- Julien Hervier, Il ’luogo’ di «Eumeswil»
- Maria Teresa Mandalari, La posizione della donna come polo opposto nell’opera narrativa di Ernst Jünger
- Jean Théodoridès, Ernst Jünger e la zoologia marina
L’Uomo e il Suo Destino
Nel pensiero francescano
Autore/i: Zavalloni Roberto
Editore: Edizioni Porziuncola
unica edizione, premessa dell’autore.
pp. 464, Assisi
Dalla premessa:
“L’interrogativo: «Chi è l’uomo e qual’è il suo destino», gli uomini se lo sono sempre posto, ma non sempre sono stati in grado di darvi una risposta. In realtà, il destino dell’uomo è avvolto in un profondo mistero, che solo la rivelazione cristiana ha illuminato pienamente, affermando che il destino dell’ironia) è Dio stesso, la partecipazione alla felicità eterna di Dio. L’avventura terrena dell’uomo, spesso così oscura e drammatica, non si conclude con la morte, ma questa è solo la porta di entrata nella vita eterna.
Una visione globale dell’uomo porta a considerarlo nell’arco totale della sua esistenza, vale a dire, in una duplice prospettiva: quella iniziale, la prospettiva «creaturale», e quella finale, la prospettiva «escatologica». Si tratta di una visione che illumina tutta la storia del pensiero umano, e può felicemente compendiarsi nell’affermazione aristotelica che l’uomo è, in un certo senso, la totalità dell’essere.
Il destino dell’uomo, quale viene configurato nella dottrina cristiana, ha il suo presupposto nella concezione dell’uomo come persona umana. L’uomo ha un suo destino specifico – che non è quello degli altri esseri viventi, tutti destinati a sprofondare con la morte nel nulla – proprio perché è «persona», cioè un essere che non è solo corporeo e materiale, ma è composto di un principio materiale e di uno spirituale: un essere quindi che, oltre ad avere un corpo, ha un’anima di natura spirituale, e quindi immortale.
Questa fondamentale visione cristiana dell’uomo viene qui esaminata nei suoi elementi essenziali e nei suoi aspetti evolutivi, quali emergono nel pensiero francescano, specie nelle elaborazioni approfondite dei grandi maestri della Scolastica.[…]”
Premessa
PARTE I: ANALISI METODOLOGICA
Cap. I – Inquadramento storico dottrinale
1. Filosofia e teologia alla scoperta dell’uomo
2. Visione biblico-cristiana dell’uomo
3. L’uomo nella riflessione diacronica
4. L’uomo nella riflessione sincronica
5. L’uomo nell’esperienza cristiana
6. L’uomo nell’esperienza umana
7. Il corpo come mezzo di comunicazione
Cap. II – Un approccio filosofico-teologico
1. Il messaggio biblico in prospettiva filosofica
2. Teorizzazioni scolastiche del rapporto ragione-fede
3. Dottrina agostiniana del rapporto ragione-fede
4. «Ratio» e «sapientia» in s. Antonio di Padova
5. Rapporto scienza-sapienza in s. Bonaventura
6. Il pensiero scotista sul rapporto filosofia-teologia
7. Rottura dell’equilibrio tra ragione e fede
Cap. III – Espressioni del pensiero francescano
1. Presupposti storico-dottrinali sull’uomo
2. Visione dell’uomo in s. Francesco d Assisi
3. Visione dell’uomo in s. Antonio di Padova
4. Visione dell’uomo nel pensiero bonaventuriano
5. Visione dell’uomo nella concezione scotista
6. Il primato dell’uomo in s. Bernardino da Siena
7. Dottrina antropologica nei «Sennoni» di Sisto V
Cap. IV: Esponenti del pensiero francescano
1. I primordi del pensiero francescano
2. I grandi maestri della Scolastica
3. Dall’umanesimo all’età moderna
4. Esponenti dell’esperienza mistica
5. Alcuni esponenti contemporanei
PARTE II: ANALISI SISTEMATICA
Cap. V: L’uomo in prospettiva creaturale
1. L’uomo creato ad immagine di Dio
2. Il tema dell’immagine in Alessandro d’Hales
3. Caro cardo salutis» in Raimondo Lullo
4. L’uomo in Cristo secondo Angela da Foligno
5. La controversia scolastica del composto umano
6. Il principio di individuazione nell’uomo
7. Singolarità irrepetibile della persona umana
8. Difesa e promozione della persona umana
Cap. VI: L’uomo come essere razionale
1. La via dell’amore nella gnoseologia antoniana
2. La via sapienziale nella pensiero bonaventuriano
3. L’intelligenza affettiva nel pensiero scotista
3.1. Funzione della scienza pratica
3.2. Ruolo della conoscenza intuitiva
4. La tematica amorosa in Jacopone da Todi
Cap. VII: L’uomo come essere responsabile
1. Libertà personale e condizione umana
2. Il libero arbitrio in Alessandro d’Hales
3. Il significato della libertà in s. Bonaventura
4. Libertà e responsabilità in Duns Scoto
5. La libertà umana in Pietro di Giovanni Olivi
6. Nozione di legge in Matteo d’Acquasparta
7. Risposta francescana al problema dell’altro
Cap. VIII: L’uomo come essere sociale
1. La dimensione «relazionale» dell’uomo
2. Amore del prossimo e giustizia sociale
3. L’opzione per i poveri come progetto di vita
4. Le costanti della predicazione sociale francescana
5. Povertà francescana ed etica economica
6. Problemi della personalità e igiene sociale
7. La sfida della pace di Francesco d’Assisi
8. Testimoni della cultura francescana della pace
Cap. IX: L’uomo in prospettiva escatologica
1. Dibattito sul destino soprannaturale dell’uomo
2. L’uomo di fronte alla realtà della morte
3. La problematica dell’immortalità dell’anima
4. La «beata speranza» sulla scia di S. Francesco
5. Il transito scenografico di Chiara d’Assisi
6. In constante attesa del fine ultimo dell’uomo
7. Il francescanesimo e la vita contemplativa
Cap. X: Angoscia e redenzione dell’uomo
1. Significato e contenuti dell’angoscia
2. Senso di colpa e responsabilità personale
3. Prospettiva cristocentrica della redenzione
4. Significato cristiano della riconciliazione
5. Funzione educativa del perdono
6. Implicazioni sul piano operativo
CONCLUSIONE: Elementi di valutazione e di sintesi
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
1. Inquadramento storico-dottrinale
2. Un approccio filosofico-teologico
3. Espressioni del pensiero francescano
4. Esponenti del pensiero francescano
5. L’uomo in prospettiva creaturale
6. L’uomo come essere razionale
7. L’uomo come essere responsabile
8. L’uomo come essere sociale
9. L’uomo in prospettiva escatologica
10. Angoscia e redenzione dell’uomo
Indice
L’Impero degli Asburgo
1790 – 1918
Autore/i: Macartney C. A.
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Clemente Ancona con la consulenza di Angelo Ara.
pp. 1072, 2 cartine geografiche, Milano
La storia della compagine imperiale asburgica – nevralgica per le vicende e dello spazio mitteleuropeo e intimamente connessa anche con quelle italiane – è stata raramente svolta in modo sintetico e unitario: anche se il materiale bibliografico a disposizione è vastissimo (e si è anzi accresciuto negli ultimi anni a ritmo vertiginoso), esso rende omaggio quasi soltanto a due direttrici che ne riducono notevolmente le possibilità d’uso da parte di chi voglia dominare un panorama così complesso: da un lato infatti si ricostruiscono gli sviluppi relativi alle singole unità politiche e alle singole etnie di quel mosaico, col rischio di perdere di vista l’insieme; dall’altro, anche nelle opere più saldamente incentrate in Vienna, si resta suggestionati dal «mito asburgico», ci si muove cioè in una sorta di favolosa foresta dei passi perduti, tra le ombre di Francesco Giuseppe e di Freud, finendo coll’evocare soltanto un’atmosfera e mancando la ricostruzione fattuale dei fenomeni.
Appoggiandosi alla tradizione bibliografica, l’autore di questo libro, C.A. culturali vi sono rappresentati; ma anche evitare i malanni dell’accademismo, quale la specializzazione fine a se stessa e l’intellettualismo gratuito.
Sulla base di tali principi sono nati congiuntamente, in queste pagine, un ausilio scientifico e un’occasione di lettura, mentre la prospettiva inglese, proprio perché esterna rispetto a quelle molteplici della Mitteleuropa, è servita a dominare convenientemente una materia tanto articolata e fratta. Per quanto concerne il nucleo ideologico del libro, va sottolineato che, diversamente dalla consuetudine, esso non si limita alle vicende degli ultimi decenni della monarchia ma risale agli ultimi sovrani settecenteschi (Giuseppe II, Leopoldo II) sotto i quali in realtà presero corpo i problemi che saranno specifici, per più di un secolo, della vasta compagine asburgica. E un’altra novità è rappresentata dal fatto che l’opera non si esaurisce nella visione del crepuscolo della monarchia (la «finis Austriae», cosi spesso avvolta di decadenti malinconie), ma fa piuttosto il suo centro in quegli anni dal 1815 al 1850 in cui, spentasi la minaccia napoleonica, la monarchia tento con maggiore forza politica e con accentuata spinta ideologica la realizzazione dell’unificazione di nazionalità molteplici sotto un segno patriottico comune: la millenaria aquila bicipite.
Fenomeno di unità e di molteplicità, unico nella storia e irripetibile nello spazio mitteleuropeo (come dimostreranno tutti gli eventi successivi alla prima guerra mondiale). Proposta contraddittoria (conservatrice nelle premesse religiose e patriarcali; progressista nelle realizzazioni amministrative e sociali), ma così avanzata, in quel contesto plurinazionale, che molte manifestazioni appariranno tanto più arretrate, sino all’involuzione nei vari nazionalismi e fascismi.
Prefazione
I – La monarchia nel 1781)
1. I domini
2. La struttura politica
3. Le condizioni economiche e finanziarie
4. La struttura sociale
5. Le nazionalità
6. La Vita culturale
7. La monarchia nel mondo
II – Giuseppe II
III – Leopoldo II
IV – Francesco I (II) – Lo sviluppo del sistema
V – Il sistema al suo zenith (1815-1830)
VI – Il sistema in fase di declino (1830-1835)
VII – Il Vörmarz
VIII – Prima della tempesta
IX – 1848
X – Il decennio dellassolutismo
XI – Otto anni di esperimenti
XII – Intermezzo (1868-1871) b
XIII – Le relazioni internazionali della monarchia (1871-1903)
XIV – La Cisleitania sotto il dualismo
1. Da Auersperg a Taafie (1871-1890)
2. Da Taaffe a Koerber (1890-1903)
XV – L’Ungheria sotto il dualismo (1867-1903)
1. Sviluppi politici: il problema del diritto pubblico
2. Il volto dell’Ungheria
3. Il problema delle nazionalità
4. La Croazia
XVI – La Bosnia-Erzegovina (1878-1903)
XVII – Gli ultimi anni di pace
XVIII – La fine della monarchia
Appendice I
Titoli
Appendice II
Sistema monetario – Pesi e misure
Appendice III
Appendice IV
Bibliografia
Bibliografia generale
I – La monarchia nel 1780
II – Giuseppe II
III – Leopoldo II
IV – VIII – Francesco I (II) e Ferdinando I
IX – 1848
X – Il decennio dell’assolutismo
XI – Otto anni di esperimenti
XII – Intermezzo
XIII – Le relazioni estere della monarchia (1871-1903)
XIV – La Cisleitania e il dualismo
XV – L’Ungheria e il dualismo
XVI – La Bosnia (1878-1903)
XVII – Gli ultimi anni di pace
XVIII – La fine della monarchia
Appendice bibliografica
Indice analitico
I Miei Anni in Scientology
Colloquio con Alberto Laggia
Autore/i: Gardini Maria Pia; Laggia Alberto
Editore: Edizioni Paoline
presentazione di Giorgio Gagliardi, introduzione di Alberto Laggia.
pp. 152, Milano
Il meccanismo è semplice: mi sentivo in colpa; mia figlia aveva iniziato a drogarsi, e io la trascuravo dedicandomi anima e corpo al cinema.
Decisi allora che dovevo fare qualcosa per starle più vicino. Si fosse fatta buddista, mi sarei fatta buddista con lei. Invece abbiamo incontrato Scientology…
Qualche buon motivo per entrare in Scientology ci sarà sempre, ma saranno comunque pochi rispetto a quelli che ho trovato per uscire.
Quella di «Puccy», Maria Pia Gardini, è la storia allucinante di una donna proveniente da una ricchissima famiglia ravennate (è cugina di Raoul Gardini) che un giorno decise di frequentare un corso di Scientology, la «chiesa» fondata da Ron Hubbard. Sua figlia, tossicodipendente, entrata in una comunità Narconon, le propose di partecipare a un ciclo di saune purificatrici organizzate dallo stesso movimento.
E così comincia l’inferno.
Quasi senza accorgersene Maria Pia si fa risucchiare dal vorticoso meccanismo dell’Organizzazione, fatto di gradini d’ascesi raggiungibili solo con l’acquisto di corsi sempre più costosi (fino a decine di milioni di lire) da effettuarsi in Italia, in Danimarca e negli Usa.
Prima dell’uscita dal movimento, avvenuta nel 1994 dopo tre anni di tentativi, Puccy, donna colta che parla correntemente tre lingue, ha scalato i massimi livelli della tecnica scientologica (ha raggiunto il livello OTS), divenendo un alto funzionario del movimento in seno alla Sea Org e uno dei più brillanti e apprezzati auditor (confessore), a tal punto da ottenere nel 1988 e nel 1990 il riconoscimento di miglior auditor del pianeta. In questo libro-confessione Maria Pia Gardini racconta al giornalista Alberto Laggia cos’ha subito nel periodo in cui è rimasta nella chiesa dei divi di Hollywood, i retroscena dell’Organizzazione e la lotta giudiziaria per riavere i suoi denari. Una cronaca che sembra un film.
Maria Pia Gardini, nata a Rovereto, è vissuta per anni a Bologna dove si è sposata e dove è nata la figlia Federica. Trasferitasi a Roma ha lavorato per anni nel cinema e nella pubblicità cinematografica fino al 1985 quando ha conosciuto Scientology e ne è divenuta adepta. Ha vissuto per anni in Florida, a Clearwater. Nel 1994, uscita dal movimento, si è trasferita in Tunisia dove ha intrapreso l’attività di imprenditrice fino al 2002, anno del suo rientro in Italia.
Vive attualmente in Toscana assieme alla nipote Camilla. È membro dell’Associazione ricerca e informazione sulle sette (Aris).
Alberto Laggia, veneziano, giornalista professionista, inviato di Famiglia Cristiana, scrive di attualità, politica e cultura. Già cronista dell’Ansa, è esperto di Nord-est italiano.
Da anni si occupa anche di cronaca ecclesiale e movimenti religiosi, oltreché di problematiche riguardanti il mondo dei minori. Su quest’ultimo tema è autore di saggi e contributi vari usciti su periodici specializzati.
Per Paoline Editoriale Libri è coautore di Lavoro a perdere (2005), dove ha trattato il problema della pedopornografia on line.
Le Charte Fondamentali della Universale Massoneria
Di rito scozzese antico ed accettato
Autore/i: Autori vari
Editore: Editrice Atanòr
terza edizione, traduzione integrale di U. Gorel Porciatti con introduzione e note illustrative.
pp. 112, Roma
Dall’introduzione di U. Gorel Porciatti:
«Questa raccolta di codici Massonici si prefigge lo scopo di fornire a tutti gli studiosi degli elementi di indiscutibile valore atti, da un lato, a decidere su questioni d’ordine giuridico, dall’altro a penetrare nello spirito informatore della attuale struttura massonica, di cui il Rito Scozzese Antico ed Accettato rappresenta la più autorevole compagine.
Oggi, per noi italiani, penetrare bene nell’essenza del Rito qual esso era prima che intervenissero le numerose deformazioni che ne hanno facilitato il frazionamento, è cosa sommamente utile; ciò permetterà di ritrarre la Fratellanza verso i suoi veri principi, ridarle tutta la forza di cui disponeva e ricondurla naturalmente alla unità; ne risulteranno debellate alcune ambizioni personali e quelle condannevoli interessate interpretazioni che la mantengono suddivisa in chiesuole prive di efficacia impedendo così la ricostruzione di un Sodalizio che dovrebbe esercitare sul nostro prostrato paese che ne ha tanto bisogno, una azione profondamente utile e benefica.
Prima di oggi, per quanto a nostra conoscenza, dei codici qui raccolti non è stata offerta agli italiani una traduzione integrale; per contro ne sono stati citati dei frammenti, talvolta amputati, sempre opportunamente scelti in modo che, presi isolatamente, potevano servire a suffragare qualche tesi non sempre disinteressata; naturalmente, altri passi che, chiarendo il pensiero del legislatore precisavano il concetto sostanziale in modo diverso da quello desiderato, venivano taciuti; artificio non bello, e certo non massonico, utile solo ad ispessire delle nebbie attraverso le quali l’orientarsi diventa sempre più difficile.[…]»
Premessa
Gli Antichi Doveri di un Libero Muratore (Old Charges)
Le Costituzioni del 1717 (Anderson)
Le Costituzioni del 1762 (Losanna)
Le Grandi Costituzioni del 1786 (Federico II)
Modifiche alle Grandi Costituzioni del 1786 (Losanna 1875)
I Landmarks
L’Ascesa dell’Uomo alla Civiltà
Com’è dimostrata dagli indiani del nordamerica, dall’epoca primitiva all’avvento della società industriale
Autore/i: Farb Peter
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, traduzione di Marco Maria Sigiani , tavole e cartine preparate da William Sayles disegnate da The Etheredges.
pp. 452, 67 illustrazioni b/n, Milano
Quando cominciò l’occidentalizzazione del continente americano, ogni fase dell’evoluzione umana vi era già rappresentata nelle culture dei popoli autoctoni. Nel corso di un lungo ed estremamente vario processo di formazione, su quell’immensa parte del mondo si erano sviluppati numerosissimi gruppi differenti fra loro, divisi in forme di vita associata che andavano dalla massima semplicità alla più straordinaria complessità, dallo “stato selvaggio” alla “civiltà”. In questa prospettiva il continente nordamericano è un laboratorio ideale per studiare e comprendere l’uomo come essere sociale, il suo comportamento individuale e di gruppo, le sue complesse relazioni con l’ambiente naturale e i propri simili, l’organizzazione dei suoi sistemi politici, religiosi e legislativi. Il molteplice e ineguale sviluppo delle civiltà indiane mostra come le società umane distribuite su tutto il globo non siano un mosaico combinato dal caso o magazzini in cui si accumulano fortuitamente i prodotti finali della storia: l’analisi dell’organizzazione tribale degli Irochesi, per esempio, aiuta validamente a capire gli antichi Ebrei quando erano ancora divisi in tribù, così come ciò che è stato appurato sullo stato azteco suggerisce una spiegazione del comportamento politico degli Assiri, mentre le diverse reazioni degli Indiani alla conquista dei bianchi contribuiscono a chiarire i problemi suscitati in Asia e in Africa dal colonialismo. L’opera di Peter Farb è il primo e riuscito tentativo di tracciare in modo globale l’itinerario percorso da tutte le civiltà Nordamericane prima dell’occidentalizzazione. E’ un minuzioso affresco storico-antropologico degli Indiani del Nordamerica diversi fra loro per lingua, per costumi e per istruzioni, quanto possono esserlo per esempio gli inglesi dai cinesi, degli Aztechi e degli Eschimesi. È una drammatica analisi del tragico impatto tra culture indigene che avevano raggiunto un loro alto grado di civiltà autonoma, e una cultura estranea che irrompeva dall’Europa e che gettava le basi della futura società industriale. È la documentatissima ricostruzione della “soluzione finale” che coronò questo incontro storico: una serie di genocidi compiuti con molteplici tecniche, dall’eliminazione fisica per mezzo delle armi alla diffusione attuata scientificamente di malattie, dell’alcolismo e dell’uso di sostanze stupefacenti, alla condanna a morte per inedia nelle riserve. Un libro che fin dall’ironica intonazione del titolo, si propone come una lettura ricca di suggerimenti per la meditazione sulle civiltà umane nel passato e nel presente.
Titolo originale: Man’s Rise to Civilization as Shown by the Indians of North America from Primeval Times to the Coming of the Industrial State.
Peter Farb, “curator” della sezione dedicata alle culture degli Indiani d’America presso il Riverside Museum di New York, è membro dell’American Anthropological Association e della Society for american Archaelogy. E’ autore di molte opere scientifiche e di alta divulgazione, tra cui The Story of Life, The Atlantic Shore: its human and natural history, The land and wildlife of North America (trad.it. L’ambiente naturale del Nordamerica, Mondadori 1966).
Parte prima: Evoluzione verso la complessità
I) Un laboratorio per l’uomo moderno
– I primi americani
– Come cambiano le culture
– Differenze somiglianze nelle culture umane
– L’uomo come animale sociale
° L’orda
II) Gli Shoshone del Grande Bacino: il pauperismo culturale
– Scimmie e uomini
– Il minimo assoluto della società umana
– L’incesto
– Il popolo più ozioso
– La cooperazione
– L’adattamento al mondo dei Bianchi
III) Gli eschimesi: ambiente e adattamento
– Un popolo su una vasta terra
– Società e sopravvivenza
– Il prestito delle mogli e altri scambi
– Dispute e duelli
– Una società comunista?
– La nascita degli dei
– Lo sciamano: un commerciante del soprannaturale
– I tabù: uno svantaggio per la sopravvivenza?
IV) Le regioni subartiche: gli artefici della sopravvivenza
– L’orda mista
– Capitalismo innato o capitalismo acquisito?
– Il territorio di caccia
– La funzione sociale dell’angoscia
– Una spiegazione della reincarnazione
– Totem e tabù
V) La California meridionale: la potenzialità dell’orda
– L’orda patrilocale
– Stirpi, metà e rotoli sacri
– Riti della pubertà
– Ibridi culturali
° La tribù
VI) Zuni: la religione come mezzo di unità
– Gli indiani Pueblo
– Il clan
– Il ruolo della donna
– La religione zuni
– I riti e il Memorial Day
– I “pacifici” Pueblo?
– Riti di ribellione
VII) Gli Irochesi: una democrazia primitiva
– “I Greci d’America”
– La democrazia della Lega e il marxismo
– Grandi uomini e grandi eventi
– Guerra nella foresta
– Il Grande Spirito e il monoteismo
– Facce Finte
VIII) La rivoluzione equestre nelle Pianure
– La grande epopea americana
– Un esperimento vivente sul mutamento culturale
– I finti indiani
– Colpi e scalpi
– La guerra e le sue cause
– I nuovi ricchi
– La ricerca delle visioni
– La fine di una cultura
° Il principato
IX) La costa nordoccidentale: status e ricchezza
– Le società opulente della costa del Pacifico
– Un’organizzazione sociale complessa
– Rango e prestigio
– Leggi suntuarie
– Lo schiavismo primitivo
– Gli specialisti dell’arte e della religione
– I pali totemici
– L’economia del prestigio
– Ascesa e caduta dei principati
X) I Natchez: il popolo del sole
– Romanticherie francesi
– Il Grande Sole
– Il principe come sommo sacerdote
– Casta contro classe
– Gli ultimi edificatori di tumuli
° Lo stato
XI) Gli Aztechi e il potere assoluto
– Scalata alla rispettabilità
– La vallata del Messico
– la conquista di cortés
– Lo stato azteco
– Classe e clan
– Guerrieri e preti
– La morte del sole
Parte seconda: La lunga migrazione
XII) Il popolamento del Nordamerica
– Il continente che non aveva mai conosciuto l’uomo
– Sul ponte fra due continenti
– Sentieri attraverso il continente
– Caccia grossa nel Pleistocene
– La grande estinzione
– La comparsa delle culture preadattate
– La cultura del deserto e la cultura arcaica dell’est
– Gli inizi dell’agricoltura
– Contatti attraverso il Pacifico?
– Il fiorire delle diversificazioni
– le foreste orientali
– Gli edificatori di tumuli
XIII) Le generazioni di Adamo
– Gli scheletri mancanti
– La prova dei teschi
– La razza americana
– Mezzo migliaio di lingue
– Il linguaggio come mezzo per la datazione
– L’uomo alla mercè del suo linguaggio
Parte terza
° Società in tensione
XIV) La fine della pista
– Primi incontri
– Il Nobile Pellerossa e il Selvaggio-Assetato-di-Sangue
– La grande deportazione
– I Cherokee
– L’ultima tappa
XV) Culture a prestito
– Il debito con gli indiani
– Gli uomini-squaw
– Acculturazione senza assimilazione
– I Navaho
– I veterani navaho e zumi
XVI) Le speranze degli oppressi
– I movimenti revivalisti
– La prima fase: il recupero delle culture perdute
– I sognatori
– La danza degli spettri
– La seconda fase: l’adattamento
– Il peyotismo
– Messia: indiani e no
– Una società per la conservazione della cultura
Ringraziamenti
Note e fonti
Bibliografia
Indice analitico
indice delle illustrazioni