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L’Assassino più Colto del Mondo

L’Assassino più Colto del Mondo

Una storia di follia e amore per i libri nell’Inghilterra vittoriana

Autore/i: Winchester Simon

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prefazione dell’autore, traduzione di Cristina Leardini , illustrazioni: Philip Hood , collana: Ingrandimenti, titolo originale: The Professor and the Madman.

pp. 246, Milano

“Follia, violenza, misteriose ossessioni, una cultura sovraumana, una vicenda grottesca in un’atmosfera neogotica di rigore vittoriano, venato di sottile ironia. I luoghi sono i più lontani e diversi, dalla Londra di Dickens a Pensacola Bay in Florida, dalle spiagge di Ceylon ai campi di battaglia della guerra civile americana… Una storia meravigliosa.” (John Banvuille – Literary Review)

Perchè il geniale William Chester Minor continua a rifiutare cortesemente i ripetuti inviti del professor James Murray, fondatore e anima di quella colossale impresa ottocentesca che fu l’Oxford English Dictionary? Perchè Minor, che è di gran lunga il  più importante dei collaboratori di quell’impresa letteraria, si limita a corrispondere con Murray dall’anonima località di Broadmoor, in cornovaglia? E quale singolare mistero si cela dietro l’infinita erudizione di Minor? Nell’Assassino più colto del mondo Simon Winchester racconta la storia del più famoso dizionario della lingua inglese attraverso l’incredibile vicenda dei suoi due maggiori protagonisti, portando alla luce per la prima volta il grande segreto dell’Oxford Dictionary. Medico ed ex ufficiale americano, Minor fuggì all’esperienza allucinante della guerra civile (dove fu addetto alla marchiatura a fuoco dei disertori) per trasferirsi in una fosca Londra vittoriana, che divenne il teatro della sua crescente follia: una mania persecutoria che lo portò a uccidere un uomo senza motivo apparente e a essere rinchiuso poco dopo in un manicomio criminale. Fu dalla cella di Broadmoor che Minor rispose a un annuncio del professor Murray e iniziò la sua eccezionale e feconda collaborazione con l’Oxford Dictionary, attento a celare accuratamente la propria condizione. E fu solo dopo un lungo corrispondere che il celebre professore di Oxford si decise a visitare di persona il suo prolifico collaboratore scoprendone l’inconfessabile segreto. “Era pazzo, e della sua pazzia noi abbiamo motivo di rallegrarci. Un’ironia davvero crudele, su cui è inquietante soffermarsi.” Si intrecciano così una grande vicenda collettiva e una dolorosa storia privata: la creazione di un monumento della lingua inglese, animato da un gusto del lavoro culturale e da un orgoglio nazionale che spinsero a contribuire folle di anonimi volontari, e il tormentoso itinerario umano del medico pazzo e geniale. Sullo sfondo, l’Inghilterra di fine Ottocento, dove il mito dell’erudizione convive, come sempre nella storia di questo paese, con la curiosità e il rispetto per l’eccentrico e l’anticonvenzionale.

Note: Ogni capitolo è preceduto in esergo da una voce originale dell’Oxford English Dictionary. La traduzione dei testi si trova al termine di questo volume.

Simon Winchester, da oltre tren’anni autore di appassionanti reportage per riviste come “Traveler”, “Smithsonian” e “National Geographic”, ha scritto numerosi libri, tra cui Prison Diary: Argentina (1983), Pacific Nightmare (1992), The River at the Center of the World (1996). Vive tra Londra e New York.

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Prefazione

I) Nel cuore della notte a Lambeth Marsh

II) L’uomo che insegnava il latino alle mucche

III) La follia della guerra

IV) La raccolta delle figlie della terra

V) Come fu concepito il grande dizionario

VI) L’intellettuale del Blocco 2

VII) Parole, parole, parole

VIII) “Annulated, art, brick tea, buckwheat”

IX) L’incontro di due menti

X) L’offesa più crudele

XI) Poi, solo i monumenti

Post scriptum
Nota dell’autore
Ringraziamenti
Letture consigliate
Traduzione dei testi in esergo

Lezioni Monachesi sulla Storia della Filosifica Moderna ed Esposizione dell’Empirismo Filosofico

Lezioni Monachesi sulla Storia della Filosifica Moderna ed Esposizione dell’Empirismo Filosofico

Titolo originale : Münchener Vorlesungen: Zur Geschichte der neueren Philosophie und Darstellung des philosophiscehen Empirismus

Autore/i: Schelling Friedrich Wilhelm Joseph

Editore: Sansoni Editore

prefazione e prima traduzione italiana a cura di Gaetano Durante.

pp. XVI-312, in carta India, rilegato alla bodoniana, sopraccoperta a colori, Firenze

Le due opere dello Schelling, che presentiamo ai cultori di filosofia, appartengono all’ultimo periodo dello sviluppo del suo pensiero, periodo che si può caratterizzare come Filosofia della Libertà e teismo speculativo, in opposizione al primo periodo, quello della Filosofia della Natura, che è stato interpretato come filosofia della necessità e panteismo idealistico.
Le due opere formano un tutto unico e dovevano servire come introduzione all’esposizione del sistema definitivo di Schelling, perché la prima fa apparire come risultato dello sviluppo della filosofia moderna i principii di tale sistema, e la seconda risale dal fatto empirico della prevalenza del soggetto sull’oggetto a codesti principii che nel sistema avrebbero dovuto essere dedotti in modo puramente razionale.
La traduzione, pur essendo fedelissima al pensiero di Schelling, non ha nulla di forzato, di duro, di meccanico, ma è viva, spigliata, conforme all’indole della lingua italiana. E ciò vale per i numerosi termini tecnici, proprii dell’ultima filosofia di Schelling, che non si possono tradurre alla lettera e che il traduttore, senza tradirne il senso, ha dovuto tradurre con circonlocuzioni o con termini italiani equivalenti.
La traduzione delle due opere colma una lacuna, perché nessuna delle opere dell’ultimo Schelling è stata sinora tradotta in italiano, e perché essa risponde al bisogno del pensiero contemporaneo di una filosofia che valorizzi l’esistente in quanto prodotto dalla libertà e non neghi la validità universale e necessaria dell’essenza come principio dell’intelligibilità dell’esistente.

Dalla prefazione:
«L’ultima filosofia di Schelling è stata giudicata dagli storici hegeliani della filosofia moderna come l’opera di un ritardatario e di un superato che, diversamente da Hegel, ha cercato rifugio nella fede cieca e impenetrabile al pensiero, e come un miscuglio indigesto di astrusa e verbosa scolastica, di torbida e confusa teosofia, di idee speculative appena abbozzate e lasciate a metà, di luoghi biblici e di dammi ecclesiastici arbitrariamente interpretati, che non valeva la pena di far conoscere minutamente, e tale giudizio si è basato sul pretesto che ciò che vi si trova di vivo e di vitale è già contenuto nelle opere delle prime e più note fasi dell’attività filosofica do Schelling, e che, in ogni caso, non aveva esercitato alcun influsso decisivo sullo sviluppo ulteriore della filosofia moderna. […] Soltanto nella situazione attuale della filosofia, creata dell’avversione sempre più profonda all’astratto razionalismo in tutte le sue forme, dall’interesse sempre più vivo per il reale concreto nei suoi aspetti apparentemente più irrazionali e per i problemi che esso suscita, e dall’importanza sempre maggiore data al problema religioso, e specialmente al problema del rapporto tra filosofia e cristianesimo o religione rivelata, il pensiero dell’ultimo Schelling ha trovato una valutazione più equa ed è stato oggetto di studi più accurati soprattutto in Germania, ma anche in Francia, per opera del Tillich, del Leese, dell’Heimsoeth, del Dekker, dell’Ertel, dello Schelsky, del Günter, del Fuhrmans, del Delbos e del Jankelewitch. […]»

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Prefazione del traduttore

LEZIONI MONACHESI SULLA STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA

Prefazione

Cartesio

Spinoza. Leibniz. Wolff

Kant. Fichte. – Sistema dell’idealismo trascendentale

La filosofia della natura

Jacobi – Il teosofismo

Sull’opposizione nazionale in filosofia

ESPOSIZIONE DELL’EMPIRISMO FILOSOFICO

Il Mondo Magico

Il Mondo Magico

Prolegomeni a una storia del magismo

Autore/i: de Martino Ernesto

Editore: Bollati Boringhieri Editore

introduzione di Cesare Cases.

pp. LII-282, figure b/n, Torino

Con questo libro, che è la sua opera più profonda e celebre, de Martino intese dare una ricostruzione dell’età magica come momento di sviluppo della storia dello spirito. Essa è un’epoca in cui i confini tra uomo e natura, tra soggetto e oggetto sono ancora incerti. Ma anziché risolversi in una partecipazione mistica, come riteneva l’etnologia d’ispirazione irrazionalistica, questa incertezza crea un dramma: quello della «crisi della presenza», del rischio per l’uomo di essere annullato da forze naturali incommensurabili e incontrollabili. La magia appare così come un insieme di tecniche per riscattarlo da questa crisi e rassicurarlo del proprio «esserci». Attraverso un’accurata scelta di reperti etnografici, de Martino rievoca plasticamente, in pagine indimenticabili, i momenti di tale dramma. Egualmente distante da irrazionalismo e razionalismo, che diversamente rimuovono il carattere storico di tale dramma, de Martino mostra come il soggetto umano sia esso stesso un prodotto storico la cui genesi si situa appunto nell’età magica.
La posizione teorica di de Martino, al crocevia tra idealismo, esistenzialismo e marxismo e affacciata sui problemi della parapsicologia e della psicoanalisi, è talmente ricca di stimoli e di tensioni che mantiene ancora oggi intatta la sua forza di suggestione.
Pubblicato per la prima volta nel 1948, il libro fu successivamente arricchito di appendici dall’autore e riedito con una introduzione di Cesare Cases nel 1973. L’introduzione è stata aggiornata per questa nuova edizione.

Ernesto de Martino (1908-1965) si formò alla scuola di Adolfo Omodeo e di Benedetto Croce, dedicandosi però allo studio poco coltivato in Italia delle società primitive. Professore di storia delle religioni alla Università di Cagliari dal 1959 alla morte, de Martino è autore tra l’altro di Sud e magia (1959) e La terra del rimorso (1961). Nelle nostre edizioni Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria (1958) e I viaggi nel Sud di Ernesto de Martino, a cura di Clara Gallini e Francesco Faeta (1999).

Saghe e Racconti dell’Antica Irlanda – Druidi, Bardi e Guerrieri

Saghe e Racconti dell’Antica Irlanda – Druidi, Bardi e Guerrieri

2 Volumi

Autore/i: Agrati Gabriella; Magini Maria Letizia

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

introduzione delle autrici.

vol. 1 pp. XXIII-336, vol. 2 pp. 337-744, 1 cartina b/n f.t., Milano

Distruzioni, corteggiamenti, viaggi, invasioni, concepimenti, follie: sono i temi dei racconti che i cantori dell’antica Irlanda hanno tramandato oralmente e che a partire dal VI secolo i monaci cristiani hanno poi messo per iscritto, accogliendo con curiosità ed entusiasmo le tradizioni pagane del loro popolo. Tratte da codici e manoscritti medievali rigorosamente tradotti e commentati, le saghe della terra d’Irlanda ci fanno rivivere, tra la leggenda e la storia, la tragedia e il sorriso, gli scontri e gli amori di stirpi divine e umane. Si combatte per conquistare una donna o un regno, per vendicare un torto o un congiunto ucciso, contro mostri, nani, giganti. Ma si lotta anche per il possesso di un cane o per la porzione migliore in un banchetto, alla testa di grandi schiere o in singolar tenzone: a volte protetti dalla magia, altre volte insidiati dalle oscure forze druidiche, perché dappertutto, sui campi di battaglia e nelle alcove reali, sulle verdi pianure e tra i flutti del mare, dominano i gessa, i divieti profetici del fato.

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Volume Primo

Introduzione

Saghe e Racconti dell’Antica Irlanda

  • Ciclo mitologico
  • Le storie delle invasioni
  • Come le storie antiche si trasmisero in Eriu
  • La prima invasione
  • La seconda invasione
  • La terza invasione
  • La quarta invasione
  • La quinta invasione
  • La seconda battaglia di Mag Tured
  • La tragica morte dei figli di Tuirenn
  • Il sogno di Oengus
  • Il corteggiamento di Etain
  • La distruzione dell’Ostello di Da Derga
  • Ciclo dell’Ulster
  • La storia del maiale di Mac Datho
  • L’ebbrezza degli Ulaid
  • Il corteggiamento di Findabair o la razzia della mandria di Froech
  • Conversazione nel talamo
  • L’esilio dei figli di Usnech
  • La morte di Cu Chulainn
  • La morte di Loegaire Buadach
  • L’assedio della fortezza di Etar e la morte di Mes Gegra
  • La morte di Conchobor

Volume Secondo

  • Ciclo di Finn
  • Le cause della battaglia di Cnucha
  • Le imprese giovanili di Finn
  • L’inseguimento di Diarmaid e di Grainne
  • Il nascondiglio sul Benn Etair
  • La caccia al sid della Bella Donna
  • La morte di Finn
  • Il colloquio degli anziani
  • Per la morte di un’oca
  • L’appuntamento dooo la morte
  • Ciclo dei Re
  • La morte di Fergus figlio di Lete
  • L’avventura di Conla
  • Le avventure di Art figlio di Conn
  • La battaglia di Mac Mucrama
  • I canti della casa di Buchet
  • La storia di Baile dalla Voce Chiara
  • L’avventura di Cormac nella Terra della Promessa
  • Le istruzioni di Cormac
  • Come Ronan uccise il proprio figlio
  • Storie di Mongan
  • Il concepimento
  • Storia in cui si dice che Mongan era Finn figlio di Cumall
  • Le avventure dei figli di Eochaid Mugmedon
  • Altre storie
  • La visione di Mac Conglinne
  • La navigazione della barca di Mael Duin
  • Storie dei nomi di luogo

Glossario

Un Impero dell’Est – Viaggi in Indonesia

Un Impero dell’Est – Viaggi in Indonesia

Titolo originale : An Empire of the East

Autore/i: Lewis Norman

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prefazione dell’autore, traduzione di Alessandro Cogolo.

pp. 228, 1 carte geografiche b/n, Milano

Il nuovo libro di Norman Lewis sull’Indonesia nasce da un viaggio che si è rilevato una vera e propria avventura a bordo della macchina del tempo. Partito per il nord dell’isola di Sumatra per studiare la flora e la fauna di una delle riserve naturali più ricche del mondo, l’autore si trova coinvolto in un’insurrezione separatista e viene abbandonato dalla guida: ha così inizio un viaggio all’insegna dell’imprevisto e della scoperta. A Timor, ex colonia portoghese in cui un terzo della popolazione stata uccisa durante l’invasione indonesiana del 1975, è praticamente impossibile entrare: Lewis ci riesce, fornendoci un resoconto toccante e di grande interesse storico della vita e delle abitudini dei sopravvissuti al massacro. A Irian Java, lui unico bianco, è ospite presso una comunità tribale che vive ancora nell’età della pietra e pratica il cannibalismo. Con il suo “tappeto volante e il suo impassibile occhio magico” Norman Lewis riesce a penetrare nei luoghi più spremuti della terra e a comunicare al lettore il fascino e la violenza di realtà ad altri inaccessibili.

Norman Lewis è stato definito da Graham Greene uno dei migliori scrittori del secolo. Con La dea nelle pietre (Feltrinelli Travel), ha vinto il Thomas Cook Trvel Writing Award. Quando non viaggia nelle più remote parti del mondo, vive con la sua famiglia in tranquillità nella campagna inglese dell’Essex.

Guida alla Telescrittura

Guida alla Telescrittura

Autore/i: Occhipinti Luigi; Occhipinti Ada

Editore: Armenia Editore

premessa dell’autore.

pp. 192, foto e ill. b/n f.t., Milano

Molti ritengono che la pratica e la riuscita in telescrittura sia prerogativa di pochi, magari già dotati di strani poteri psichici. Invece tutti hanno la possibilità di ottenere informazioni di natura paranormale dal proprio inconscio e da quello degli altri con questa pratica molto semplice, detta anche «gioco del bicchiere»: basta conoscere le regole del «gioco» e dedicare un pò di applicazione e un minimo di sensibilità. Questa guida è stata appunto scritta per chi, desideroso di avere un contatto con il paranormale, cerca il sentiero più agevole; e per chi, già in cammino su questa affascinante strada, vuole cercare di perfezionarsi. L’esperienza degli autori ha dato al volume un carattere principalmente pratico, riservando ampio spazio alla descrizione degli oggetti che occorrono, del modo di usarli, dei comportamenti da tenersi nello svolgimento delle sedute; non trascurando tuttavia di affrontare il problema della provenienza dei messaggi e della forza che permette questo contatto con un’altra dimensione.

Il Sonno degli Dei – La Fine dei Tempi nei Miti delle Grandi Civiltà

Il Sonno degli Dei – La Fine dei Tempi nei Miti delle Grandi Civiltà

I miti della fine del mondo narrati da un grande scrittore

Autore/i: Conte Giuseppe

Editore: Rizzoli

prima edizione, premessa e introduzione dell’autore.

pp. 294, Milano

Divorata da un Dio giaguaro o da una dea leonessa, sferzata da uragani, sepolta da un diluvio di acque o di fuoco, scossa da terremoti, dissolta nell’indistinto Caos primordiale, percorsa dalle armate del Bene e del Male impegnate nella lotta estrema: così finirà la terra SCCOndO i miti elaborati dalle grandi civiltà, dai Sumeri agli Egizi, dagli Indù ai Celti, dagli Aztechi alle grandi religioni monoteiste. Il sonno degli dèi è un’«enciclopedia
dell’apocalisse», per un millennio che si chiude con l’usuale contorno di attese e presagi, e insieme uno straordinario racconto, che mette il lettore davanti alle visioni, alle immagini, alle domande fondamentali che accompagnano l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra, e alle risposte che nel corso del tempo è riuscito a fornire il mito, la più potente e universale delle forme di narrazione e di spiegazione del mondo.
Nelle pagine di Giuseppe Conte, lo scrittore italiano che più di ogni altro ha riconosciuto nel mito la sua principale fonte d’ispirazione, la fine del mondo non è solo il cataclisma cosmico profetizzato dai testi religiosi, ma anche la fine – storica – di un mondo: apocalissi reali avvolte in un alone mitico, come il crollo dell’impero azteco davanti all’assalto dei quattrocento soldati di Cortés, la catastrofe delle bombe atomiche sul Giappone, gli ultimi giorni del Terzo Reich, con i bagliori da Crepuscolo degli dèi che si levano dal bunker di Hitler. Quale sorte attende ogni uomo, la terra, l’universo? La fine e poi il nulla? Un Giudizio e una vita eterna, delle anime, dei corpi, dell’anima del mondo? O una serie incessante di reincarnazioni, «universi che esplodono, implodono e tornano a esplodere; dei che sognano – e il loro sogno siamo noi e l’universo -, che dormono – e il loro sonno è l’azzeramento, il dissolversi, il nulla – e che tornano a rivolgersi, senza fine»? Se le risposte della scienza ci lasciano freddi e perplessi, le immagini del mito infiammeranno la nostra fantasia.

Giuseppe Conte, nato a Imperia nel 1945, è poeta, saggista e romanziere. Tra le sue opere più recenti, Fedeli d’amore (Rizzoli 1993), L’impero e l’incanto (Rizzoli 1995), Canti d’Oriente e d’Occidente (Mondadori 1997) e Il ragazzo che parla col sole (Longanesi 1997).

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Premessa
Introduzione. Le apocalissi e l’idea del tempo

Aztechi. La fiamma sacra di Aldebaran

Maya. La piramide delle tenebre e dei giaguari

Indiani d’America. La Danza degli Spettri

Giapponesi. «Grande e augusta Kami che brilla nel Cielo»

Sumeri, Assiri, Babilonesi. Un flagello più terribile del diluvio

Egizi. Rà comincia a invecchiare

Indù. La notte di Brahma

Persiani. Il seme di Zoroastro

Greci e Romani. «Della morte non parlarmi, glorioso Odisseo»

Germani. Quale crepuscolo per gli dei?

Celti. «Re Artù non è morto»

Ebrei e cristiani. «È caduta la grande Babilonia»

Musulmani. Il Dodicesimo Imam

Epilogo

Piccola bibliografia personale
Ringraziamenti

Fenomeni Paranormali e Doni Mistici

Fenomeni Paranormali e Doni Mistici

Autore/i: Marcozzi Vittorio

Editore: Edizioni Paoline

premessa dell’autore.

pp. 112, Cinisello Balsamo

«si parla e si scrive molto circa i fenomeni straordinari. Scrittura automatica, conoscenza degli animi, predizioni, chiaroveggenza, bilocazione, esperienze sull’aldilà da parte dei rianimati, premonizioni e altro vengono spesso trattati con atteggiamenti contrastanti.
La gente semplice per lo più vi scorge l’intervento miracoloso di Dio o delle anime dei trapassati. Le persone di una certa cultura, materialista o positivista, li ritengono fenomeni spiegabili con cause naturali, anche se sconosciute. Lo stesso atteggiamento è tenuto anche da non pochi parapsicologi.
In realtà ambedue gli atteggiamenti sono errati ed estremamente semplicistici. Non si può fare di ogni erba un fascio; ma converrà distinguere fenomeno da fenomeno, studiandoli col massimo rigore, quanto alla loro esistenza, e con non minore rigore alla loro natura. Nel fare ciò si dovrà non solo osservare i fatti, ma anche le condizioni nei quali si verificano e nella spiegazione dei medesimi seguire il principio di economia, il quale insegna che non si deve ricorrere al più quando si può spiegare con il meno. Si tratta di avvicinarsi a questi fenomeni liberi da giudizio che escluda a priori il preternaturale.  È ciò che ci proponiamo di fare in questa breve opera, nella speranza di essere di aiuto ad alcuni» (dalla premessa).

Vittorio Marcozzi, sj, è libero docente di antropologia all’università di Padova e professore emerito di antropologia e psicologia in rapporto alle scienze religiose all’Università Gregoriana di Roma. È stato ricercatore di antropologia e psicologia in Italia, Africa e America del Sud. È autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico. Fra quelle che hanno maggiore attinenza con le tematiche trattate nel presente volume, ricordiamo: El milagro, Barcellona 1965; Occultismo e parapsicologia, Bari 1975; «Signore che io veda» Roma 1983; inoltre, presso «La Civiltà Cattolica» Magia e religione (1972); I fenomeni fisici straordinari della parapsicologia (1975); La parapsicologia nella recente letteratura (1979).

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Premessa

Capitolo I
FENOMENI PARANORMALI E DONI MISTICI
La parapsicologia
I doni straordinari

Capitolo II
LA SCRITTURA AUTOMATICA

Dinamismo delle immagini
sdoppiamento della personalità

Capitolo III
TELEPATIA E CHIAROVEGGENZA

La telepatia provocata
La telepatia spontanea

Capitolo IV
LE VISIONI

Visioni sensitive e immaginative
Visioni intellettive
La trasverberazione sperimentata da santa Teresa
La notte dello spirito secondo san Giovanni della Croce

Capitolo V
ESTASI NON SONO «TRANCES»

Vere estasi

Capitolo VI
IL RAPIMENTO

Nel cristianesimo
Nelle sedute spiritiche
Sono autentici?
La levitazione nei fakiri
La levitazione nelle biografie dei santi
Fatti accertati
Caratteristiche del rapimento
Qualità del «rapito»

Capitolo VII
LA LUMINOSITA

Grado di certezza
Come si spiega il fenomeno della luminosità nei santi?

Capitolo VIII
LA SCRUTAZIONE DEI CUORI

Come avviene il fatto
Caratteristiche della scrutazione dei cuori
La scrutazione dei cuori è stata accertata
solo in sede religiosa
La conoscenza dei segreti del cuore è un dono naturale o soprannaturale?

Capitolo IX
XENOGLOSSIA

Pseudoxenoglossia per reminiscenza
Pseudoxenoglossia per frode
Xenoglossia autentica in sede religiosa

Capitolo X
LA BILOCAZIONE

Bilocazione soggettiva in sede profana
Bilocazione oggettiva in sede profana
Bilocazione in sede religiosa

Capitolo XI
ESPERIENZE DI «RIANIMATI».
LA VITA OLTRE LA VITA

Capitolo XII
I GUARITORI TAUMATURGICI

Pericolo scientifico
Doni soprannaturali?
Esperienze di un medicoguaritore

Capitolo XIII
« POLTERGEISTER »

I « poltergeister »
Le infestazioni

Capitolo XIV
LA PSICOCINESI

Gli esperimenti
Trucchi?
La psicocinesi in sede religiosa

Capitolo XV
LA PROFEZIA

La vera profezia
Prudenza nell’ammettere le profezie
Esperimenti in laboratorio
Profezie in sede religiosa

CONCLUSIONE

I Kiowa

I Kiowa

Storia di un popolo diventato leggenda

Autore/i: Mayhall Mildred P.

Editore: Rusconi Libri

premessa dell’autore, traduzione dall’inglese di Massimiliana Brioschi.

pp. 288, Milano

I Kiowa sono stati, con i Cheyenne, i più temuti e audaci Indiani delle Pianure. Giunti dalle montagne della nativa regione dello Yellowstone, lottarono con feroce determinazione contro l’Uomo Bianco, che solo sterminando i bisonti riuscì a confinarli in una riserva dell’Oklahoma.
Mildred P. Mayhall ricostruisce in modo avvincente, sulla base di cronache d’epoca e della più moderna indagine storica, la progressiva trasformazione di questo popolo in una tribù guerriera destinata a scontrarsi contro l’usurpatore bianco e contro tutti i confratelli indiani che avevano scelto la sottomissione e l’acquiscenza.
Grandi capi come Satanka, Lupo Solitario e Satanta sono stati protagonisti di imprese gloriose e il libro pone giustamente in risalto la componente «guerresca» senza tuttavia trascurare il fondamentale apporto dei Kiowa alla cultura americana nei campi dell’arte, della medicina, dei riti, del folclore e della spiritualità. Per la prima volta viene inquadrato nella giusta dimensione un popolo di eroi leggendari, troppo spesso trasformati dall’iconografia cinematografica in mostri assetati di sangue.

Mildred P. Mayhall, laureata in lettere e filosofia all’Università del Texas, insegna antropologia nello stesso ateneo. Viene considerata fra i più eminenti studiosi di storia e civiltà indiane.

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Premessa

Capitolo primo
In principio

Capitolo secondo
Descrizioni dei Kiowa

Capitolo terzo
L’evoluzione di una civiltà

Capitolo quinto
Conflitto di civiltà

Capitolo sesto
Pace e guerre

Capitolo settimo
L’ultimo conto

Capitolo ottavo
Oggi. L’acculturazione

Appendice
Archeologia delle Pianure

Indici
Nomi di persone
Tribù indiane nel testo
Nomi dei luoghi

Un Rimedio per i Sogni

Un Rimedio per i Sogni

Titolo originale: A cure for Dreams

Autore/i: Gibbons Kaye

Editore: Edizioni Theoria

prima edizione, traduzione di Edmonda Bruscella, in sopracoperta: Il letto di Cesare Tacchi.

pp. 160, Roma

C’è un’America dove il tempo è quasi immobile e mitico, e il sole cade a picco su immense vallate dove uomini e donne compiono da generazioni gli stessi gesti.
È questo mondo chiuso in se stesso, che lascia ai margini il grande flusso della Storia e in cui il gesto piú semplice manda echi ancestrali, che risuona nelle parole di Betty, la voce narrante del nuovo romanzo di Kaye Gibbons. È una madre che racconta alla figlia altre storie di donne della sua stessa famiglia: un’epopea tutta al femminile – gli uomini restano sullo sfondo a ubriacarsi di bourbon o ammazzarsi di lavoro e di malattie veneree – che attraversa mezzo secolo di storia americana, dai primi del ’900 quando la vecchia Bridget appena sbarcata dall’Irlanda va a stabilirsi nel Kentucky in una torrida valle dove «cominciarono ad arrivare quaccheri, metodisti e battisti a frotte»; e risale nel tempo su oltre la Grande Depressione quando la famiglia si trasferisce a Milk Farm Road nella Carolina del Nord. In uno stile corale, che restituisce al parlato femminile tutta la sua ricchezza di toni: la confidenza, la complicità, il cicaleccio, la confessione… la voce di Betty ci guida nei segreti di quella pudica e feroce comunità rurale dove le donne si ritrovano il pomeriggio a giocare a carte nel retrobottega dell’emporio e lì parlano e parlano, riannodando i fili delle loro vite, mescolando ricette di cucina e motti profetici, tramando contro i peggiori dei loro uomini, inventandosi storie per sopravvivere e dettando, a loro insaputa, la vera legge di quel mondo semplice e arcaico dove di giorno e di notte recitano la loro parte di madri e di mogli.
Dopo aver magistralmente raccontato in Ellen Foster la provincia americana pettegola e razzista attraverso la voce di una bambina di 11 anni, Kaye Gibbons ci dà in questo libro l’affresco di un’America intima e misteriosa, atroce e ordinaria, tutta racchiusa nelle pieghe di un’ininterrotta chiacchiera femminile.

Kaye Gibbons (Contea di Nash, North Carolina, 1960) scrittrice statunitense. Il suo primo romanzo, Ellen Foster (1991), definito un Giovane Holden del Sud, ha ricevuto il premio Sue Kaufman da parte dell’american Academy of Arts and Letters e una menzione speciale della Ernest Hemingway Foundation. Sono seguiti: Una donna virtuosa (A virtuous woman, 1989), Rimedio per i sogni (A cure for dreams, 1989), L’amuleto della felicità (Charms for the easy life, 1993) e A occhi chiusi (Sights unseen, 1995).

La Ragazza del Ghetto

La Ragazza del Ghetto

Un giovane medico dello “Studio” padovano, una bellissima ragazza ebrea: un amore impossibile tra gli orrori della peste e lo splendore della Venezia cinquecentesca

Autore/i: Acquaviva Sabino

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, in sovraccoperta: Massimo Stanzione (attribuito a), Fanciulla insidiata da un satiro (part) Collezione privata.

pp. 314, copia autografata con dedica dall’autore, Milano

Nota dell’Autore: Quasi tutte le figure di primo e secondo piano che compaiono nel racconto sono esistite. Del loro passare sulla scena del mondo v’è quasi sempre prova in manoscritti, libri, lettere, documenti ufficiali d’epoca, spesso citati alla fine di queste pagine. Tutti veri, insomma: i filosofi, i medici, le cortigiane, i rabbini, gli stampatori, i frati, i funzionari, i dogi, gli uomini e le donne che compaiono pagina dopo pagina. E autentici, dunque, anche i loro nomi. In molti casi ho trovato persino la prova che hanno pronunciato realmente le parole loro attribuite. Veri sono pure i luoghi, naturalmente: i monasteri lo Studio le strade e le piazze di Padova, le case le chiese le calli e i campielli di Venezia, i boschi e le cime di Alpi e Prealpi. Con l’uso del corsivo ho dato rilievo a nomi di persone, strade, località, ma anche a dialoghi e documenti d’altri tempi della cui autenticità ho sicura testimonianza. Non sono in corsivo soltanto i nomi già citati in precedenza e quelli di luoghi persone e istituzioni noti a tutti. Purtroppo, leggendo e studiando non ho scoperto nulla che riguardasse i due protagonisti. Ma nel Cinquecento questo racconto era nell’aria. Ve n’era traccia sicura nella cultura e nella mentalità della gente, in mille storie che si intrecciavano in separatezza e comunione fra ebrei e cristiani. Forse chi leggerà ritroverà, nel gomitolo di tante storie, anche il filo della propria.

Venezia, 1575. Alvise Corner, medico e professore nello Studio padovano, è accusato di eresia da una strana denuncia al tribunale dell’Inquisizione. Dovunque egli vada è pedinato da un misterioso “uomo in nero”, così comincia a sospettare che l’inchiesta possa essere pilotata da potenti nemici della famiglia Corner e abbia più un fine politico che religioso. Partendo da questo scenario, Acquaviva elabora un vasto romanzo storico in cui la delicatezza della storia d’amore, l’attenta ricostruzione delle vicende, dei luoghi e degli ambienti, l’eccezionale potenza degli avvenimenti (dalle carestie alla peste), la plausibilità dei caratteri, si fondono con lo sguardo dello studioso che osserva la vita di fine Cinquecento per restituirla con una vivacità e un’immediatezza davvero sorprendenti. Questo anche perchè la reale esistenza dei personaggi coinvolti nel racconto è quasi sempre documentata storicamente. Così le descrizioni del desolato entroterra veneto e della vita avventurosa e goliardica degli studenti, giunti all’Università di Padova da tutta Europa, si alternano, con vivida plasticità narrativa, al cupo orrore della pestilenza e all’idilliaca serenità della spiaggia al Lido, dove Alvise e Sara vivono il momento più incantato del loro amore. Il cibo, le malattie, le mode, i costumi, la vita quotidiana di un secolo pastoso e miserabile, avventuroso e crudele, fanno quindi non solo da sfondo, ma da attori, insieme ai protagonisti di una passione estrema come può esistere solo in un’epoca in cui vivere una storia esaltante è facile come morire.

Sabino Acquaviva, uno dei più apprezzati sociologi europei, ha al suo attivo una trentina di volumi. Tra le sue opere ricordiamo: L’Eclissi del Sacro nella Civiltà Industriale e Eros, Morte ed Esperienza Religiosa. Importanti saggi: Guerriglia e Guerra Rivoluzionaria in Italia (1979) e il racconto-verità Sinfonia in Rosso (1989), dedicati agli anni di piombo. Ultima sua opera, Progettare la Felicità (Laterza,1994).
Dello stesso autore nella collezione Oscar Saggi: L’Eclissi del Sacro nella Civiltà Industriale.

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I) L’amore

II) La peste

III) IL processo

Fonti

La Concezione Centrale del Buddhismo

La Concezione Centrale del Buddhismo

Titolo originale: The Central Conception of Buddhism

Autore/i: Stcherbatsky Theodore

Editore: Ubaldini Editore

prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Elena Liotta.

pp. 108, Roma

Leggendo questo libro, qualsiasi lettore disposto a superare il tabù di impegnarsi nella lettura di un testo cosiddetto “specialistico” sarà ricompensato da una ricostruzione di quell’incerto aggregato di teorie che è la letteratura del Buddhismo primitivo, ricostruzione che ne rivela l’autentica struttura e la profonda unità e organizzazione attorno alla nozione che l’autore per primo ha individuato come il nucleo centrale della speculazione buddhista: il concetto di dharma.

Quando l’autore pubblicò questo libro, i lavori sul Buddhismo erano fondamentalmente di due tipi: o mere descrizioni desunte da alcune opere generali, o studi specialistici su qualche tema specifico ed estremamente ristretto. Stcherbatsky si rese conto che nel Buddhismo primitivo il concetto di dharma ha un significato molto diverso da quello (o quelli) che ha nell’Induismo; comprese cioè il ruolo assolutamente centrale e preminente di questa nozione, che è la chiave di volta per la comprensione della filosofia buddhista e dei suoi testi. Difatti, se la filosofia buddhista può presentarsi immediatamente come un insieme di teorie stratificate o giustapposte difficilmente decifrabili e riconducibili a un disegno complessivo che emerga come la struttura portante interna di quella concezione, in quest’opera il concetto di dharma si presenta come il bandolo di una matassa, afferrato il quale si può agevolmente dipanare il groviglio di quelle teorie e riconoscere la struttura profonda che esse compongono.
Per questo lo studio di Stcherbatslcy è si un lavoro specialistico, nel senso che si occupa di un particolare concetto del Buddhismo, ma in realtà è la prima vera trattazione della speculazione buddhista nel suo insieme che non sia una semplice descrizione ma una ricostruzione organica e viva che ne rivela la realtà più autentica.
Questo studio è stato ed è tuttora una pietra miliare imprescindibile perché è rimasto insuperato per la splendida combinazione di conoscenza scientifica dell’Oriente e sottile pensiero filosofico; perché ha aperto la strada agli studi contemporanei sul Buddhismo; perché getta una luce nuova e importante sul pensiero buddhista cogliendo echi e agganci stimolanti con la speculazione filosofica contemporanea.

Theodore Stcherbatsky, celebre orientalista russo, ha insegnato all’Università di Leningrado ed era membro dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica. Ha scritto numerosi articoli e libri, tra cui La teoria dell’anima dei buddhisti e La concezione del nirvana buddhista.

Significato e Fine della Storia

Significato e Fine della Storia

I presupposti teologici della filosofia della storia

Autore/i: Löwith Karl

Editore: Edizioni di Comunità

quarta edizione, prefazione di Pietro Rossi, premessa e introduzione dell’autore, traduzione dal tedesco di Flora Tedeschi Negri.

pp. 264, Milano

La filosofia della storia ha un’impronta teologica e traduce in linguaggio razionale la ricerca di un significato della storia che ha la propria radice nella concezione giudaico-cristiana del mondo, mantenendo tale sua impronta anche quando ha sostituito alla fede l’idea del progresso dell’umanità, o dello «spirito del mondo», o della società senza classi.

Karl Löwith è una delle figure più rappresentative della filosofia tedesca contemporanea. Allievo di Husserl e di Heidegger a Freiburg, si laureò presso questa università nel 1923, con una dissertazione su Nietzsche, seguendo quindi Heidegger a Marburg e pubblicando il suo primo libro, «Das Individuum in der Rolle des Mitmenschen» (1928), di ispirazione fenomenologico-esistenzialistica, nonché un saggio fondamentale su Weber e Marx (1932). Costretto ad emigrare per ragioni razziali, fu dapprima a Roma, ed in seguito si recò professore a Tokyo e negli Stati Uniti. A questo periodo risalgono le monografie su Nietzsche (1935) e su Burckhardt (1936), nonché la sua opera principale, «Von Hegel zu Nietzsche» (1941). Frutto dell’insegnamento allo Hartford Theological Seminary è inoltre il libro che qui pubblichiamo, apparso dapprima in inglese col titolo «Meaning in History» (1949) e poi in tedesco col titolo «Weltgeschichte und Heilsgeschehen» (1953). Ritornato in Germania nel 1952, in qualità di professore di filosofia nell’Università di Heidelberg, Löwith ha ancora pubblicato un saggio critico sulla filosofia di Heidegger (1953), la riedizione di «Nietzsches Philosophie der ewigen Wiederkehr des Gleichen» (1956), il volume «Wissen, Glaube und Skepsis» (1956), ed infine la raccolta delle «Gesammelte Abhandlungen: Zur Kritik der geschichtlichen Existenz» (1960).
Il presente libro offre un’analisi dello sviluppo della filosofia della storia, allo scopo di mostrare come essa rimanga vincolata – anche nelle sue più recenti formulazioni, come in Hegel o Marx o Comte – alle sue origini teologiche, e di individuare queste origini nella visione biblica della storia. La filosofia della storia è fondata su una prospettiva escatologica che ha la propria base nella concezione giudaico-cristiana della storia, e non è altro che la graduale secolarizzazione di tale concezione. Ma proprio quest’origine segna, secondo Löwith, il fallimento del suo tentativo: staccandosi dalla fede, la filosofia della storia per il proprio fondamento giustificativo e si riduce ad un sapere fittizio, cioè al tentativo illusorio “di determinare il fine ultimo del processo storico e di derivarne il significato dei singoli avvenimenti.

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Prefazione di Pietro Rossi
Premessa
Introduzione

I. Burckhardt

  1. La rinunzia filosofica di Burckhardt alla filosofia della storia
  2. La posizione di Burckhardt di fronte al cristianesimo

II. Marx

  1. Il materialismo storico
  2. La critica della religione

III. Hegel

IV. Il progresso contro la provvidenza

  1. Proudhon
  2. Comte
  3. Condorcet e Turgot

V. Voltaire

VI. Vico

  1. Principio e metodo della Scienza nuova
  2. La dialettica della storia
  3. La vera e le false religioni
  4. Corsi e ricorsi della storia

VII. Bossuet

VIII. Gioacchino da Fiore

  1. Il progresso provvidenziale verso un ἔσχατον storico
  2. Conclusione

IX. Agostino

  1. La confutazione della visione classica del mondo
  2. La teologia della storia

X. Orosio

XI. L’interpretazione biblica della storia

Conclusione

Appendice I: Trasfigurazioni della teoria di Gioacchino
Appendice II: L’interpretazione nietzschiana della teoria dell’eterno ritorno Indice dei nomi

Il Nome sulla Punta della Lingua

Il Nome sulla Punta della Lingua

Viaggio fiabesco verso l’origine del linguaggio e della creazione artistica

Autore/i: Quignard Pascal

Editore: Edizioni Frassinelli

avvertenza dell’autore, traduzione di Luisa Collodi, in copertina: Particolare di un alfabeto ornato attribuito a Giovannino dei Grassi.

pp. 106, Milano

L’incanto e la grazia di un fabliau medievale e il fascino di un saggio capace di indagare con essenziale lucidità l’origine del linguaggio e il mistero della poesia, uniti in un dittico di alto potere evocativo e rara perfezione formale. La parabola: il viaggio inquietante e fiabesco, a ritroso, oltre le soglie del tempo, lungo i sentieri improbabili della memoria, alla ricerca di una parola dimenticata, quella parola «sulla punta della lingua» che si ostina a sottrarsi alla coscienza – come simbolo e illusione di salvezza. E non a caso è il nome del diavolo, il misterioso personaggio del racconto che apre il volume. Palesandosi alla bella ricamatrice normanna, il signore dei dannati le promette il suo aiuto per sedurre e sposare il tessitore, di cui è segretamente innamorata, in cambio di un impegno: dovrà ricordare per un anno il suo nome, ingannevolmente sfuggente – Heidebic de Hel -, altrimenti sarà sua. Ma la donna lo dimentica, e il marito deve raggiungere per ben tre volte il maligno fino alle soglie dell’inferno per farselo ripetere e tenerlo a mente, salvando così il loro amore e il loro matrimonio. E, soprattutto, la loro identità.

Perché la parola che si allontana dalla memoria – come dimostra l’analisi che accompagna il racconto – è paradigma di una nostalgia originaria, pericolosa ma irrinunciabile, identificabile psicoanaliticamente con l’infanzia, antecedente il linguaggio. Ecco allora che rincorrere la parola sviata, smarrita nel labirinto del nostro inconscio, suscita quell’angoscia propria dell’esperienza della morte nostra genesi e destino -, spezzando il labile rapporto con il mondo, che possediamo proprio perché possiamo «dirlo». Al contrario, la parola della poesia rappresenta il nome «ritrovato», capace di affiorare, puntuale e insostituibile, estenuato ma perfetto, a restituire con un’immagine subitanea la vista dell’universo, che non rincorre, ma sa anticipare e inventare. Un testo illuminante, di straordinaria intensità, capace di sondare, attraverso una scrittura di grande suggestione, le paure più profonde e le domande più urgenti della vita umana.

«Una seducente parabola sulle amnesie del linguaggio nonché una metafora luminosa della condizione esistenziale di scrittore.» (Le Nouvel Observateur)

«Un libro che raggiunge, nella sua straordinaria semplicità, tutta la magia e l’intensità delle opere eterne.» (Libération)

«Da un virtuosa della parola, un racconto superbo e un saggio illuminante sugli arcani segreti del linguaggio e sul mistero della creazione letteraria.» (La Marseillaise)

«È in primo luogo una fiaba, semplice e incantevole, e poi un saggio, che trae il suo fascino dalle riflessioni profonde e inquietanti che vi sono racchiuse.» (Le Journal de Genève)

«La sua erudizione è solamente la maschera di una ricerca esistenziale che perpetuamente oscilla fra poesia e filosofia.» (la Repubblica)

«Pascal Quignard ci offre con questo testo la metafora della scrittura e la sua disperazione, emblema della disperazione umana.» (ABC literario)

Pascal Quignard, nato nel 1948, musicologo, saggista, studioso di storia antica e di civiltà cinese, si è affermato negli ultimi anni come uno dei più importanti romanzieri francesi. Per Frassinelli ha già pubblicato Le scale di Chambord e Tutte le mattine del mondo.

Il Cervello e le Sue Meraviglie – Alla Scoperta di un Universo Fantastico

Il Cervello e le Sue Meraviglie – Alla Scoperta di un Universo Fantastico

Titolo originale: Amazing Brain

Autore/i: Ornstein Robert; Thompson Richard F.

Editore: Rizzoli

prima edizione, prefazione degli autori, traduzione di Libero Sosio, illustrazioni di David Macaulay, in copertina: disegno di David Macaulay, grafica di Renzo Giust.

pp. 234, riccamente illustrato b/n, Milano

È un supercomputer? Una macchina biologica straordinariamente complessa? Un puro e semplice miracolo della natura? Nessuna di queste immagini è adatta a definire correttamente la realtà meravigliosa del cervello dell’uomo: la sua esplorazione, condotta con gli strumenti della neurologia, della biochimica e della psicologia, è fonte di continue sorprese per gli stessi scienziati. Robert Ornstein e Richard F. Thompson, con la precisione dei ricercatori e la chiarezza di chi possiede la capacità di parlare ai non addetti ai lavori, ci accompagnano in un’affascinante visita guidata al cervello umano, spiegando passo per passo come è fatto e come funziona: dalla percezione alla memoria, al controllo delle funzioni vitali del nostro corpo.
È un appassionante viaggio di scoperta attraverso un continente dove nulla è scontato, dove il sorprendente diventa regola, l’incredibile realtà, l’impossibile pura e semplice routine. Alla fine di questo magico viaggio sapremo tutto quello che la scienza conosce oggi sul cervello. Ma attenzione! Nei prossimi anni e nei secoli a venire il cervello sarà ancora capace di stupire l’uomo con le sue prodigiose risorse. L’agilità e la completezza del testo, integrato da schemi di immediata lettura e da splendide e suggestive illustrazioni, fanno de Il cervello e le sue meraviglie un panorama aggiornatissimo delle attuali conoscenze di quello che è considerato l’organo più nobile e più complesso del corpo umano, un libro che si legge come un racconto d’avventure e che si consulta come un testo scientifico.
Attenzione!
Alcune pagine della sezione «Un giovane riconosce sua madre» sono state stampate capovolte intenzionalmente.

Robert Ornstein dirige l’Institute for the Study of Human Knowledge ed è docente di Biologia umana presso la Stanford University. E stato direttore della rivista «Human Nature» ed è autore del volume Psychology of Consciousness.

Richard F. Thompson ha insegnato psicologia all’Università di Harvard ed è attualmente docente di Psicologia e biologia umana alla Stanford University. E membro della National Academy of Sciences.

David Macaulay ha disegnato le illustrazioni di numerosi libri tra i quali Cathedral, Castle, City e Unbuilding.

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  1. L’architettura del cervello
  2. Il cervello sensoriale: l’esperienza
  3. I neuroni
  4. Il cervello chimico: i messaggi e le molecole
  5. La memoria: il cervello che cambia
  6. Il cervello diviso
  7. Il cervello individuale
  8. L’organizzazione che mantiene la nostra salute

Alla Ricerca del Padre – Dal Patriarcato agli Alimenti

Alla Ricerca del Padre – Dal Patriarcato agli Alimenti

Titolo originale: Vaterschaft. Vom Patriarchat zur Alimentation

Autore/i: Lenzen Dieter

Editore: Editori Laterza

traduzione di Anna Maria Senatore.

pp. 352, nn. ill. b/n, Bari

Uno straordinario viaggio attraverso i secoli, per capire le origini dell’attuale crisi del ruolo paterno. Dalla preistoria sino all’antica Roma, prototipo di una società patriarcale; dalla Grecia classica al cristianesimo, concorde, nelle sue varie forme, nel privilegiare la figura materna, via via fino ai giorni nostri, quando il padre è spossessato di tutte le sue prerogative dallo Stato e dalla società.

Dieter Lenzen (Münster, 1947) insegna al Centro di ricerche di antropologia storica della Freie Universität di Berlino; presso la stessa università dirige la Scuola di scienze dell’educazione. È autore tra l’altro di Mythologie der Kindheit (1985), Kunst und Padagogik (1990), e Verbotene Wünsche (1991).

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1. What does a father look like?
La ricerca del padre come motivo costante

2. Un mondo senza padre
Il Paleolitico

3. La scoperta del padre e della paternità
Neolitico e antico Egitto

4. Il patriarca divino e il padre “paterno”
L’antica Israele

5. Dal signore dell’«òikos» al pedagogo
La prima forma di sostituzione del padre: l’antica Grecia

6. Il mito del patriarcato
L’antica Roma

7. La paternità come progetto utopico
Il primo cristianesimo

8. La Madre divina
La concorrenza al padre durante il Medioevo

Autobiografia in Parallelo – Con Freud, Ghandi e la Nuova Generazione

Autobiografia in Parallelo – Con Freud, Ghandi e la Nuova Generazione

Storia individuale e momento storico

Autore/i: Erikson Erik H.

Editore: Armando Armando Editore

prefazione dell’autore, traduzione di Piero Stefani.

pp. 296, Roma

Il nome di Erikson è ormai universalmente noto, anche in Italia. La sua fama tuttavia è stata pressoché esclusivamente legata al concetto nodale di «crisi di identità», con tutta la sua «rivoluzionaria» attenzione rivolta a ciò che per sua natura è «psico-sociale». Forse però non ci si è sufficientemente accorti del fatto che, appunto perché l’attenzione di Erikson era rivolta a una dimensione «psico-sociale» estremamente concreta, vi è in tutta la sua opera un altro filo conduttore chiaramente individuabile, cioè l’esame delle interrelazioni che hanno luogo tra lo sviluppo psico-genetico individuale e lo sviluppo storico dei tempi in cui l’individuo si trova a vivere. È un tema presente nel primo libro Infanzia e Società, rintracciabile in opere come Il giovane Lutero, La verità di Gandhi, preponderante nel recente studio dedicato a Jefferson (Aspetti di una nuova identità), ma pienamente sviluppato solo nel presente libro.
Tutto il libro è incentrato su queste interrelazioni tra «individuo» e «storia» e proprio in questo ampio contesto si attua anche una chiarificazione di temi e angolature precedenti, come lo stesso già citato concetto di «crisi di identità». Ma questo libro mette altresì in luce, con meditato equilibrio, come l’interesse della psicoanalisi verso le relazioni tra storia individuale e momento storico, implica anche una qual certa storicizzazione della psicoanalisi stessa (cfr. in particolare gli scritti qui pubblicati dedicati a Gandhi), la quale se non vuole abdicare al suo compito, e diventare così una dogmatica certezza neo-illuministica, deve sempre favorire una particolare disposizione introspettiva, tale da essere
sempre aperta anche verso la società e il mondo esterno (è ciò che Erikson chiama insight). L’esempio ci viene offerto da Erikson stesso, il quale, fedele come sempre a uno dei princìpi basilari della psicoanalisi («l’analisi comincia da se stessi»), pone all’inizio di un libro dedicato a argomenti tanto vari (dalla recensione delle opere postume di Freud, a Gandhi, alle rivolte giovanili, alla condizione femminile…), eppur tanto ben coordinati, un ampio schizzo autobiografico in cui si cercano di individuare con lucidità le strette interrelazioni tra la propria storia individuale e la storia del secolo («sono all’incirca di due anni più giovane del secolo e perciò posso parlare dei decenni della mia vita come grosso modo corrispondenti a quelli del calendario»). Solo rimanendo legata a questa continua indagine critica, interna ed esterna, la psicoanalisi può essere, come si auspica nell’ultimo capitolo, non un puro strumento di «adattamento» alla realtà circostante (spesso «oggettivamente» angusta ed oppressiva) ma un vero ed efficace mezzo di liberazione.

E. H. Erikson è uno dei maggiori psicoanalisti americani. Formatosi a Vienna sotto la guida di Anna Freud e di August Aichhorn, la sua figura ha assunto un particolare rilievo per aver inserito i problemi di psicoanalisi infantile in un ampio contesto di ricerche antropologiche, sociologiche e teoretiche. Vincitore del premio Pulitzer, ha svolto la sua attività di insegnamento e di ricerca in alcune delle più importanti università americane come Harvard, Yale, Berkeley ed il Massachusetts Institute of Technology. Tra le sue opere sono state pubblicate in queste edizioni, Infanzia e società, trad. di A, L. Armando, 19757; Il giovane Lutero, trad. di A. L. Armando, 1967; Introspezione e responsabilità, trad. di M. L. Falorni, 19722; Gioventù e Crisi di identità, trad. di G. Raccà, 1974; Aspetti di una nuova identità, trad. di S. Rizzo, 1975.

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Prefazione

PARTE PRIMA: BACKGROUND E ORIGINI

1. «Crisi di identità» in una prospettiva autobiografica
2. Le pubblicazioni postume di Freud: recensioni

  • Un’amicizia storica: lettere di Freud a Fliess
  • Una discutibile cooperazione: il libro su Wilson

3. Poscritto e prospettiva

  • Super-ego e identità
  • Dalla storia clinica alla storia individuale
  • Il mondo interno e il mondo esterno. L’Ego e l’Io

PARTE SECONDA: ALLA RICERCA DI GANDHI

1. Sulla natura della prova «psico-storica»

  • Un primo approccio
  • L’utobiografia di Gandhi
  • Una caratteristica di tutta la vita
  • La sua testimonianza personale
  • Autobiografo e recensore
  • I sopravvissuti in qualità di testimoni
  • Il momento scelto
  • Eventi analoghi

2. Libertà e non-violenza

PARTE TERZA: PROTESTA E LIBERAZIONE

1. Riflessioni sulla rivolta della gioventù umanista

2. Ancora una volta sullo spazio interno

3. Psicanalisi: adattamento o libertà?

Indice analitico e dei nomi

La Metamorfosi Folclorica

La Metamorfosi Folclorica

Antropologia del narratore nelle Lyrical Ballads di William Wordsworth

Autore/i: Spandri Elena

Editore: Edizioni Campus Pescara

pp. 280, Pescara

Se esiste un luogo dove convivono “molti Wordsworth”, quel luogo è rappresentato senza dubbio dalle Lyrical Ballads. Questo studio indaga le valenze formali e ideologiche di un testo che, a partire dal titolo, disegna un orizzonte epistemologico basato sul dialogo fra “cultura bassa” e “cultura alta”, fra linguaggi subalterni e discorsi egemonici, fra la tradizione popolare della ballata e la vocazione lirica e soggettivistica della poesia romantica. Attraverso un’analisi che coniuga diverse metodologie critiche, l’autrice si interroga sulla natura e sulle forme del lirismo delle Ballate, andando a esplorare quei territori liminari nei quali il folclore si rivela come la matrice storico-culturale e, allo stesso tempo, come la dimensione retorica privilegiata dell’immaginazione poetica wordsworthiana.

Elena Spandri si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, e ha conseguito il dottorato di ricerca in Anglistica presso l’Università degli Studi di Firenze. In segna Lingue e letteratura inglese presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli e presso l’Università di Macerata. Ha tradotto e curato Frankentstein, di Mary Shelley (Edizioni Studio Tesi, Pordenone, 1994) e ha pubblicato, in volumi e riviste, saggi su Macpherson, Wordsworth, T.S. Eliot e la critica romantica.

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Ringraziamenti

CAPITOLO PRIMO
Una storia lunga due secoli
1 . Premessa
2. Wordsworth contro il “Vecchio Marinario”: la costruzione dell’autorità
3. Una poetica dis/organica
4. Il dibattito su tradizione, innovazione e memoria

CAPITOLO SECONDO
La poetica del naturaL lore
1. Fantasia e tradizione culturale
2. Bibliofilia e “wise passiveness”
3. Il senso delle origini
4. La genesi del nalural lore: “The Complaint of a Forsaken Indian Woman ” e “The Mad Mother”
5. Il natural lore tra poetica e ideologia
6. Pastorali moderne

CAPITOLO TERZO
Il narratore folclorico
1. Poesia e “matter-of-factness”
2. “As rising from the vegetable world my; theme ascends: temporalità georgica e tradizione locodescrittiva
3. Una “antropologia domestica”
4. “The Thorn” e lo storyteller inaflidabile
5. “Menti adesive” 134
6. “It seem’d as I retraced the ballad line by line/That but half of it was hers, and one half of it was mine”

CAPlTOLO QUARTO
Lirismo e tautologia
1. Poesia e passione
2. I “Lucy Poems”
3. L’immaginazione tautologica
4. “We are Seven “a community of the living and the dead”
5. Lo storytelling come esorcismo della legge: “Goody Blake and Harry Gill”
6. “Poems that cannot read themselves” 195

CAPITOLO QUINTO
La geopoetica delle Lyrical Ballads
1. Luogo maledetto oppure rovina?
2. Architetture rurali
3. Dalla folclorizzazione della memoria alla memoria del folclore
4. Una toponomastica individuale: “Poems on the Naming of Places”
5. “Michael”: “my second self when I am gone”

Bibliografia
Indice dei nomi

L’Enigma di Marte – Segnali d’Allarme dal Pianeta Rosso

L’Enigma di Marte – Segnali d’Allarme dal Pianeta Rosso

Titolo originale: The Mars Mystery

Autore/i: Hancock Graham; Bauval Robert; Grigsby John

Editore: Edizioni Corbaccio

traduzione dall’originale inglese di Lucia Corradini.

pp. 384, nn. tavole e fotografie b/n f.t., Milano

Benché siano separati da milioni di chilometri di spazio, tra Marte e la Terra esiste un misterioso legame che induce a riflettere su alcuni aspetti strettamente connessi alle sorti del nostro pianeta e quindi al nostro futuro. C’è mai stata vita su, Marte? Il Pianeta Rosso è stato “ucciso” dai frammenti di una cometa di dimensioni straordinarie? Il “volto” e le “piramidi” scolpiti sulla superficie di Marte potrebbero essere il messaggio lasciato da una civiltà antica?
Stiamo correndo anche noi il rischio di una tempesta di comete “assassine”? Grazie ad approfonditi studi e per mezzo delle ultime indagini scientifiche, ecco le risposte a queste e a tante altre domande inquietanti.

Marte e un pianeta avvolto nel mistero che da sempre infiamma l’immaginazione dell’umanità. E sono alcuni dei suoi segreti che, strettamente legati al nostro pianeta, potrebbero custodire messaggi di estrema importanza per il nostro futuro.
Il Pianeta Rosso è un mondo che oggi appare devastato da una catastrofe terrificante. E un luogo infernale, spietato, spoglio, invivibile. Ma non è stato sempre così. Nel 1996 la NASA ha annunciato di aver trovato tracce di microrganismi in un meteorite staccatosi da Marte 13.000 anni fa. E questo non è l’unico indizio che può indurre a ritenere che, in un tempo lontanissimo, ci sia stata vita su quel pianeta. Venti anni prima il modulo orbitale Viking 1 aveva fotografato il cosiddetto «Volto» e le «piramidi», strutture che sembrano scolpite sulla superficie di Marte e che, incredibilmente, hanno caratteristiche assimilabili a quelle delle piramidi terrestri.
L’enigma di Marte presenta le ultime prove scientifiche di una pericolosa minaccia che si aggira nel sistema solare: i frammenti di una gigantesca cometa che 20.000 anni fa hanno bombardato e «ucciso» Marte. E mentre sulla Terra sembrano farsi sempre più numerose le testimonianze di una precedente civiltà che ha abitato il nostro pianeta prima di essere distrutta da un cataclisma, gli autori studiano le molteplici possibilità che una civiltà, altrettanto progredita, possa essere stata spazzata via dal Pianeta Rosso dalla stessa terribile catastrofe.
Faremo anche noi la stessa fine? Cosa possono insegnarci le più recenti ricerche condotte su Marte?
Nel giungere alle loro straordinarie conclusioni, gli autori si trovano coinvolti in una rete di coincidenze, avvenimenti insoliti e intrighi che inducono a porsi pressanti domande riguardanti la NASA, il governo degli Stati Uniti, i lavori clandestini che si svolgono nella piana di Giza in Egitto… e soprattutto il nostro passato e il nostro futuro.

Graham Hancock, sociologo e giornalista, è il celebre autore dei bestseller Impronte degli dei (13 ristampe), Specchio del cielo, e Custode della genesi (3 ristampe), scritto a quattro mani con Robert Bauval.

Robert Bauval, ingegnere e scrittore, è autore anche di Il mistero di Orione, altro grande successo (6 ristampe).

John Grigsby è uno storico, archeologo e studioso di miti.

Roma Antica

Roma Antica

Profilo urbanistico

Autore/i: Castagnoli Ferdinando

Editore: Jouvence Società Editoriale

Guide allo Studio della Civiltà Romana dir. da F. Arnaldi e S. Calderone.

pp. 140, 16 disegni b/n, 16 tavole b/n, Roma

«Id…infinitum est in hac Urbe: quacumque…ingredimur, in aliqua historia vestigium ponimus».

Quanto scrive Cicerone è ancor oggi valido per gran parte della città di Roma. Questo agile manuale ci sollecita, attraverso la storia dei primi mille anni di sviluppo urbanistico della città, dalle origini alla fine dell’Impero, a ricercare quanto ci resta dell’antica Roma, non solo per trarne godimento artistico, ma per coglierne il valore di storico documento e giungere così anche a una migliore comprensione del tessuto urbanistico della città di oggi. Dal punto di vista metodologico, ricordiamo che una precisa presa di coscienza dei modi con cui Roma si è formata e incessantemente trasformata è da considerarsi come un modo concreto e indispensabile per iniziare uno studio storico. Il libro è diviso in due parti: Storia dello sviluppo topografico e descrizione sistematica dei monumenti. Precede una breve notizia sui metodi e gli strumenti archeologici e filologici coi quali, a partire dall’Umanesimo, si è indagata la storia della città di Roma, attraverso una ininterrotta e sempre rinnovata ricerca.

Ferdinando Castagnoli (Prato, 18 giugno 1917 – Marina di Pietrasanta, 28 luglio 1988) è stato un archeologo e topografo italiano. Ha insegnato all’Università La Sapienza di Roma. Era sposato con Alda Manghi, famosa traduttrice di Hans Christian Andersen. Il suo lavoro sul campo ha portato alla scoperta del Santuario latino di Lavinium (l’odierna Pratica di Mare) e dei suoi tredici altari, rivelati nel 1959. Nello stesso sito si trova anche il cosiddetto heroon di Enea. È stato allievo di Giuseppe Lugli. Tra i suoi allievi c’è stato Adriano La Regina, ex soprintendente archeologico di Roma. Dal 1966 ha diretto il progetto Forma Italiae. È stato amico e collega di Lucos Cozza.

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– Fonti e monumenti

– Sviluppo storico della città di Roma

  • Le origini
  • Dalla città delle Quattro regioni alla città delle Quattordici regioni
  • L’età imperiale

– Descrizione topografica

  • Mura
  • Acquedotti
  • Tevere – Ponti
  • Palatino
  • Campidoglio
  • Foro Romano e via Sacra
  • Fori imperiali
  • Campo Marzio
  • Velabro, Foro Boario, Circo Massimo (regione XI)
  • Celio e attigua valle meridionale (regioni II e I)
  • Esquilino e valle dell’anfiteatro (regioni III, IV, V)
  • Viminale, Quirinale, Pincio, pianura tra il Pincio e la via Lata (regioni VI e VII)
  • Aventino (regioni XII e XIII)
  • Trastevere e isola Tiberina (regione XIV)

Bibliografia
Indice analitico
Indice delle figure
Indice delle tavole