Gli Occhi dell’Eterno Fratello
Titolo originale: Die Augen des ewigen Bruders
Autore/i: Zweig Stefan
Editore: Il Melangolo
traduzione di Anita Rho, collana: opuscola 28.
pp. 64, Genova
“Questa è la storia di Virata che il suo popolo glorificò con i quattro nomi della virtù ma di cui non è scritto nelle cronache dei dominatori né nei libri dei saggi e la cui memoria gli uomini hanno dimenticato”.
Inizia così “Gli occhi dell’eterno fratello”, composto dallo scrittore nato a Vienna da un’agiata famiglia ebraica.
Il nobile Virata, «il lampo della spada», che viveva nel paese dei Birwagh presso il re Rajputas, è il protagonista di questo racconto. L’eterno fratello del titolo non è riferito all’orrendo quasi omonimo televisivo, ma a Belangur, il reale fratello di Virata che costui, inconsapevole, uccide in battaglia. Da questo fatto di sangue Virata trae l’insegnamento dell’insensatezza della violenza e decide di conseguenza. Grazie alla protezione del re, affronterà una serie di trasformazioni di status – giudice, borghese, anacoreta, guardiano di cani – attraverso le quali il lettore è condotto, negli intenti dell’autore, a verificare con mano le difficoltà della vita.
Poche pagine, sunto veloce. Ciò che più conta però, è collocare questo ottimo libro nella storia. Esso infatti risale al 1922, l’anno in cui venne pubblicato il più noto Siddartha. Le tematiche trattate sono simili, simile è l’influsso della filosofia orientale anche se diverso è l’esito; ed è proprio questo il motivo del minor successo presso il pubblico dei due libri.
Alla fine Siddartha trova un senso, anche se il suo amico e servitore Govinda non riesce a capirlo; il senso che Virata troverà alla fine resta non comunicato perché incomunicabile e non è questo che il pubblico si aspetta da un libro. Siddartha può essere letto da tutti i ragazzi perché non presenta niente come irrimediabile, tutto è sperimentabile ed il senso sembra emergere naturalmente e senza violenza dallo stato delle cose. E’ la conferma della visione che gli occidentali benestanti hanno della filosofia orientale. In Zweig invece ogni scelta ha conseguenze imprevedibili e pericolose, che ricadono necessariamente sull’individuo responsabile, che non si limita ad accettare l’usuale andamento delle cose. Solo dalla presa in carico della direzione della propria vita, nel bene e nel male, in ricchezza e, soprattutto, povertà, Virata ottiene quella che è oggi banalmente chiamata «illuminazione».
Stefan Zweig (1881-1942) nato a Vienna da agiata famiglia ebraica, esercitò il libero mestiere di scrittore nei primi decenni del nostro secolo. Cosmopolita per elezione, infaticabile viaggiatore e acuto conoscitore della cultura europea e della sapienza orientale, espresse nella sua opera di poeta, narratore, saggista le angosce e le speranze dell’uomo contemporaneo.
Di fronte allo sfacelo dell’Europa, dei valori in cui aveva creduto, scelse la morte come estrema testimonianza di fedeltà alla cultura cosmopolita del dialogo e della comprensione cui aveva dedicato la propria opera.
Noto al lettore italiano soprattutto per i libri di memorie e per i saggi biografici, ci offre in questa suggestiva leggenda orientale una riuscitissima sintesi di conoscenza e di stile. L’acuta penetrazione di un mondo lontano nel tempo e nello spazio è affidata a quella straordinaria capacità di trasfigurazione letteraria che solo l’ascesi stilistica è in grado di realizzare compiutamente.
Introduzione al Diritto Materno
Autore/i: Bachofen Johann Jakob
Editore: Editori Riuniti
prima edizione, cura di Eva Cantarella, traduzione di Pasquale Pasquino, in copertina ritratto di Bachofen.
pp. 96, Roma
Questo volume contiene l’introduzione scritta da Johann Jakob Bachofen per il suo Mutterrecht (Il diritto materno). La grande opera di Bachofen, pur essendo la più conosciuta e significativa, non è mai stata tradotta in italiano. È un lavoro monumentale, e nessun brano tratto da esso darebbe un’idea esauriente delle teorie bachofeniane. L’introduzione è il solo testo relativamente breve che sintetizzi ed esponga i risultati della ricerca, affrontando nel tempo stesso il problema del metodo storico di Bachofen.
Tutta la tematica bachofeniana vi è trattata: il diritto materno, il mito e la storia, il significato morale del matriarcato, il passaggio dall’amazzonismo al diritto paterno, la vittoria della paternità romana, ecc. Eva Cantarella, nel suo saggio introduttivo, si sofferma sull’importanza della contrapposizione bachofeniana tra un a «principio femminile» e un «principio maschile» ripresa dalla letteratura psicoanalitica, e, inoltre, sulla lettura dei simboli e sulla interpretazione di Dioniso come dio femminile, destinato a soccombere alla «virilità» di Apollo. Bachofen fu studiato da Marx e da Engels a sostegno della storicità della famiglia e della proprietà. Successivamente è stato oggetto di studio e di attenzione di una parte della cultura di destra.
La protesta poetica del Giappone
Antologia di centanni di poesia giapponese
Autore/i: Autori vari
Editore: Officina Edizioni
prima edizione, a cura di Dacia Maraini e Michiko Nojiri.
pp. 196, Roma
Non un’antologia, ma un poema antologico.
Un poema di quaranta poeti giapponesi, scritto in un secolo di rivoluzioni linguistiche e non linguistiche, di crisi e guerre e profondissima trasformazioni sociali.
Da leggere cosi, come un libro unitario, con una sua coerenza strutturale, un suo movimento interno circolare, le sue leggi e concatenazioni ritrovate nel laico miracolo letterario della traduzione, come un’avventura e un incontro tra sensibilità e culture lontane riavvicinate in una inedita contemporaneità di fronte alle stesse angosce «planetaria».
Dall’Ieri era così del primo verso della prima poesia del libro, Lungo il fiume Chikuma di Toson Shimasaki, il poeta che un secolo fa ruppe con gli schemi obbligati della conversazione letteraria e politica giapponese, ai germogli / più teneri della rivoluzione delle parole dell’ultimo verso dell’ultima poesia, Rivoluzione di Yoshimasu Goso, un poeta di Tokio non ancora trentenne che dubita della poesia e crede nella negazione e nella rottura (soprattutto se sei un poeta), l’arco del nostro approccio è teso nell’interrogativo che riguarda anche noi, più da vicino di ieri, nella nuova comunità di destini terrestri. Dacia Maraini e Michiko Nojiri hanno scritto un libro-poema per l’interposta persona dei poeti avvicinati, tradotti e ricreati.
Sono «poesie più nostre che loro», adesso come ha augurato il «giovane poeta giapponese» alla Maraini? Forse si: e sarebbe questa allora la garanzia che sono poesie vere, comunicate e comuni, della stessa àistesis planetaria.
La Mania della Verità
dialogo con Pier Paolo Pasolini
Autore/i: Scalia Gianni
Editore: Cappelli Editore
introduzione dell’autore.
pp. 136, Bologna
Questo libro è l’incontro con Pier Paolo Pasolini di Gianni Scalia, che con lo scrittore ha diviso una lunga amicizia, fin dalla comune esperienza di «Officina», l’importante rivista degli ultimi anni cinquanta.
Mentre perdurano i fraintendimenti e le incomprensioni, come le celebrazioni o i «recuperi», lucidità e passione hanno dettato queste pagine, forse fra le più “congeniali” di quante scritte su Pasolini.
Dagli scritti di Scalia esce una specie di ideale colloquio o dialogo, diretto e appassionato, che tocca, più ancora che, il poeta e il prosatore, il Pasolini «luterano» e «corsaro» degli ultimi anni, in cui si riassume il percorso tormentato e “diverso” di questo intellettuale indisciplinato, di questo dissenziente.
Dialogo non con un «personaggio», ma con una persona prima e presente, quasi l’abbozzo o il nucleo di una interpretazione originale, simpatetica e interrogativa, del pensare e agire «in poesia» di Pasolini e della sua «mania della verità», formula della quale gli stesso riassunse il significato del suo atteggiamento estremo e profetico.
La sua voce, spesso inascoltata e sospettata, e fatta alla fine tacere in questo paese «orribilmente sporco», ancora oggi in vari modi esorcizzata, riacquista in queste pagine il tono del testimone ribelle e paziente, consapevole, nella più a «disperata vitalità», che «non c’è disperazione senza un pò di speranza».
Introduzione
. Discorso parlato su Pasolini «corsaro» (aprile 1976)
. Psolini vivo (novembre 1976)
. Di «Officina», di Pasolini e d’altro (novembre-dicembre 1976)
. La crudeltà di Pasolini (giugno-luglio 1977)
. Due o tre cose su Pasolini (lettera a un vecchio amico sul «Setaccio») (5-6 settembre 1977)
La Vita dalle Ceneri
Una testimonianza documentata su casi di reincarnazione delle vittime della tragedia dell’Olocausto
Autore/i: Gershom Yonassan
Editore: Armenia Editore
introduzione di John Rossner, traduzione di Rossana Terrone.
pp. 352, illustrazioni b/n, Milano
È davvero possibile che le persone conosciute dal rabbino Yonassan Gershom siano state vittime dell’Olocausto in una loro vita precedente? Gershom ci presenta le prove incontrovertibili di casi di reincarnazione, rendendoci partecipi del frutto della sua decennale attività dedicata all’ascolto… e all’assistenza spirituale di persone in difficoltà.
Attraverso la disamina del racconto di diverse persone d’origine ebraica, perveniamo alla conclusione che siano rinate dalle ceneri dell’Olocausto.
Oltre alla narrazione affascinante e obiettiva dei casi di reincarnazione, il volume contiene informazioni relative alla dottrina ebraica.
Il lettore potrà apprezzare al meglio le parole del rabbino Gershom quale che sia il suo credo religioso, ed essere così condotto alla contemplazione dell’anima umana risollevatasi dalle ceneri della tragedia.
Un volume che sfida la nostra incredulità rispetto al fenomeno apparentemente inverosimile di persone reincarnatesi dopo la morte nell’Olocausto.
Rabbi Yonassan Gershom è un narratore, insegnante e scrittore chassidico. Il lavoro di Reb Gershom sulla spiritualità ebraica è apparso su molti periodici e antologie. Oltre a La vita dalle ceneri, l’autore ha pubblicato, sempre sul tema della reincarnazione, anche From Ashes to Healing. La sua opera più recente, Jewish Tales of Reincarnation, è una raccolta di racconti ebraici sul tema della rinascita, ispirati a fonti sia antiche sia moderne.
A causa del grande interesse suscitato dal suo lavoro, Rab Gershom non è più in grado di offrire consultazioni telefoniche gratuite. Rab Gershom vive con la moglie Caryl in una fattoria nel nord del Minnesota, dove sta lavorando al suo prossimo libro Jewish Themes in Star Trek.
Storia Naturale della Mente
L’evoluzione del comportamento
Autore/i: Oliverio Alberto
Editore: Bollati Boringhieri Editore
introduzione dell’autore.
pp. 172, nn. illustrazioni b/n, Torino
L’adattamento è un meccanismo biologico al quale ci si e richiamati troppo spesso. talvolta senza fondamento. per spiegare i rapporti tra organismi e ambiente in termini evoluzionistici.
Esistono invece molte strategie comportamentali diverse, attraverso le quali specie anche filogeneticamente vicine “risolvono” problemi analoghi con risultati ugualmente positivi.
Nella stessa “nicchia ecologica” (altro termine ormai abusato. assieme a quello di “adattamento”), specie affini sono caratterizzate da modalità di comportamento differenti, talora contrastanti. Non c‘è sempre, o non c’è sempre, o non c’è affatto, continuità e progressione filogenetica per comportamenti di grande importanza come quello sessuale o quello materno, il comportamento sociale nei suoi svariati aspetti, la struttura della famiglia… Certo le cose sarebbero più semplici e lineari se il comportamento si fosse sempre evoluto attraverso una progressione evidente; ma la realtà sembra contraddire quest’ipotesi rassicurante.
Anche perché, con la comparsa del sistema nervoso e con la presenza di un cervello complicati), che permette comportamenti plastici e non stereotipati, alle strategie dell’adattamento (basate sulla lenta selezione naturale di risposte che sono legate al patrimonio genetico della specie) si sono sovrapposte le strategie basate su soluzioni dell’ambiente, su soluzioni nuove che derivano da un’ampia variabilità comportamentale. Il cervello permette di cambiare le regole del gioco della selezione naturale: modificando l’ambiente, assimilandolo, adeguandolo alle necessità dell’organismo.
Cose che Capitano e Piccoli Misteri
Una raccolta di normali eccezioni alle norme che confermano l’impossibilità della vita quotidiana di essere del tutto routinaria
Autore/i: Del Moro Franco
Editore: Associazione Letteraria Ellin Selae
seconda edizione ampliata di nuovi, incredibili accadimenti.
pp. IX-192, Murazzano (CN)
Questo libro non contiene racconti eccezionali, o fatti memorabili, o profondi escursioni nelle regioni del pensiero, ma fatti ed episodi reali che un giorno hanno causato uno strappo al velo della quotidianità regalando qualche attimo di sorpresa al viaggiatore più annoiato del mondo: l’uomo comune.
Questi fatti, che non sono stati registrati da nessuna cronaca e che normalmente vengono dimenticati da chi li ha vissuti non appena il “varco” si richiude, sono a loro modo sintomi di un mondo che alimenta negli strati più profondi idee rivoluzionarie, germi di una anarchica ribellione all’ordine costituito delle cose (come il tizio che si, mette improvvisamente a urlare nel metrò), di un mondo in continuo cambiamento (come gli incontri con i mendicanti gentili) o di recupero di ideali più legati alla dimensione naturale e spirituale dell’esistenza.
Infatti in questo libro è anche raccontata, con tutte le sue paure e crisi, la scelta di un radicale Cambiamento di vita, che ognuno di noi ha sempre sognato e che i protagonisti hanno avuto il coraggio di tentare: il passaggio dalla dimensione del lavoro dipendente in seno all’enorme formicaio della metropoli, alla dimensione del lavoro dipendente in seno all’enorme formicaio della metropoli, alla dimensione “rurale” di una grande cascina circondata da colline e boschi, alla ricerca di una vita più semplice e dai ritmi più naturali. Senza soldi ma con tanta fiducia. E qui, con il consueto umorismo che percorre tutto il libro, il protagonista racconta, scoprendoli su di sè, quali sono gli insospettabili handicap mentali e fisici che lo stile di vita urbanizzata e consumistica genera in chi ci abita per troppo tempo.
Il vero insegnamento dei fatti contenuti in questo libro è forse proprio nella scoperta che gli ideali e le cose più belle, quelle che danno il vero senso all’esistenza, si contrappongono a tutto ciò verso cui veniamo spinti da un modello di vita capitalistico, che crediamo di controllare e che invece ci controlla.
Riflettere su questi episodi straordinari di vita ordinaria significa riflettere sull’enorme varietà di interpretazioni del mondo che divide le persone, sulla possibilità di trovare eccezioni alle norme quando meno ce le aspettiamo dimostrando che la vita, anche la più piatta e routinaria, non lo è mai abbastanza per spegnere completamente l’estro, la curiosità, la follia o la speranza di un cambiamento, che si rivela sempre più necessario di fronte a un mondo che frantuma sistematicamente gli spazi destinati alla fantasia.
Al termine della lettura, incredibilmente coinvolgente, ad ogni lettore verrà voglia di continuare da solo questo lavori di supervisione della propria realtà, di reinterpretazione di ciò che solitamente si ritiene privo di più di un livello di lettura: il solito, cosiddetto, tran-tran…
Capo Giuseppe
(Hin-mut-too-yah-lat-kekht)
Autore/i: Howard Helen Addison
Editore: Rusconi Libri
prima edizione, premessa e prologo dell’autrice, traduzione dall’inglese di Patrizia Tosi.
pp. 340, 1 cartina geografica b/n f.t., Milano
Con Capo Giuseppe, Helen Addison Howard ha scritto la biografia rinnovata e definitiva del grande capo Naso Forato, un diplomatico fra i guerrieri, per le sue imprese collocato a buon diritto fra i più importanti personaggi del mondo indiano. In guerra come in pace, Capo Giuseppe dimostrò doti eccezionali. Sebbene fosse un leader sostenitore della pace e della libertà delle tribù, dovette assistere alla disfatta del suo grande e nobile popolo nella guerra dei Nasi Forati del 1877 e alla perdita di tutto ciò che per la sua gente era vitale: terre, cavalli, indipendenza.
La lotta dei Nasi Forati per la libertà, da loro considerata bene supremo, rappresenta uno degli episodi più drammatici della storia indiana. Questo libro ci presenta in suggestivi e drammatici dettagli la figura di Capo Giuseppe, con una rivalutazione delle cinque bande impegnate nella guerra dei Nasi Forati, descritta in modo obiettivo dal punto di vista dell’Indiano, del soldato bianco e del colono dell’ovest. Un valore particolare ha poi il riconoscimento di Giuseppe quale abile condottiero in guerra, basato sul nuovo e importante materiale di fonte indiana.
Helen Addison Howard nata nelle terre che hanno visto il conflitto tra indiani e Bianchi, è autrice di numerosi articoli di carattere storico e di argomento vario, pubblicati dai maggiori periodici degli Stati Uniti.
Premessa
Prologo
Parte prima
ANTEFATTI
Capitolo primo
La valle
Capitolo secondo
La venuta dei missionari
Capitolo terzo
Tuono-che-romba-nelle-montagne
Parte seconda
LA STORIA DEL TRATTATO
Capitolo primo
Il consiglio di pace del 1855
Capitolo secondo
La guerra nel bacino del Columbia 1856-1858
Capitolo terzo
Il trattato del 1863
Capitolo quarto
Tah-Mah-Ne-Wes chiama
Capitolo quinto
La madre-terra beve sangue
Capitolo sesto
Il consiglio del 1877 a Forte Lapwai
Capitolo settimo
Le uccisioni di Capo Uccello Bianco
Parte terza
LA CAMPAGNA MILITARE DEL 1877
Capitolo primo
I coloni si preparano per la guerra
Capitolo secondo
La battaglia di White Bird Canyon
Capitolo terzo
Lo scontro a Cottonwood
Capitolo quarto
La battaglia di Clearwater
Capitolo quinto
La marcia lungo la pista Lolo
Capitolo sesto
L’episodio di «Forte Fiasco»
Capitolo settimo
La battaglia di Big Hole
Capitolo ottavo
L’incursione ai prati Camas
Capitolo nono
L’attacco ai Cowan e ai Weikert
Capitolo decimo
La battaglia del torrente Canyon
Capitolo undicesimo
La scaramuccia a Cow Island
Capitolo dodicesimo
La battaglia delle Bearpaw Mountains
Capitolo tredicesimo
La resa di Giuseppe
Parte quarta
DOPO LA GUERRA
Capitolo primo
Prgionieri di guerra
Capitolo secondo
«Qualcuno ha preso i nostri cavalli»
Capitolo terzo
Ritorno dall’esilio
Capitolo quarto
Il sentiero per il sole al tramonto
APPENDICI
Albero genealogico
Nuovi elementi
Ringraziamenti
INDICI
Nomi di persone
Tribù indiane nel testo
Nomi dei luoghi
Dakota – Una Geografia Spirituale
Titolo originale : Dakota: A Spiritual Geography
Autore/i: Norris Kathleen
Editore: Neri Pozza Editore
traduzione di Lidia Perria.
pp. 224, Vicenza
Una scrittrice di New York – e l’autrice stessa che racconta in prima persona – professionalmente realizzata e ben inserita nella società metropolitana, decide di rinunciare a tutti gli agi e i vantaggi del mondo consumistico. Si trasferisce nelle Grandi Pianure del West, scarse di risorse e di popolazione, per vivere in un paesetto di 1600 agricoltori, privo di comodità e di vita di relazione.
I disagi delle sconfinate pianure del Dakota, avare di piogge e di alberi, dalle estati calde e ventose e dagli inverni rigidi (l’escursione termica annuale può raggiungere i 60°), e l’incontrollabilità spesso distruttiva dei fenomeni atmosferici le fanno toccare con mano quei limiti umani che le città e i centri commerciali tentano di negare. Ma la scelta radicale e controcorrente di una vita di privazioni permette a Kathleen Norris di considerare finalmente se stessa e gli altri nella giusta prospettiva, e di ritornare a stupirsi e a godere di ogni piccolo dono della natura come di un tesoro.
E, quella dell’autrice, la scelta di riappropriarsi del proprio tempo, di viaggiare in una corsia lenta per poter vivere l’aspetto «contemplativo» della realtà – come i marinai, gli agricoltori, appunto, e i monaci – e realizzare quella metamorfosi del cuore che non può aver luogo per coloro che sono immersi negli eventi frenetici e fragorosi delle città.
Le pianure del Dakota, vaste di terra e di cielo e ricche di silenzi, sono vissute dall’autrice nella loro qualità di paesaggio naturale e insieme spirituale, come, per i monaci del IV secolo, era stato il deserto della Cappadocia. E difatti il racconto della Norris, sopprimendo le differenze di tempo e di spazio, intreccia con grazia, sensibilità e fine senso dell’umorismo le opere e i giorni degli agricoltori della contea di Perkins con quelli dei racconti agiografici degli antichi eremiti o dei monasteri benedettini che lei spesso frequenta, legando con grande sapienza narrativa eventi della cronaca, della storia e del mito.
Kathleen Norris vive a Lemmon, nel Dakota del Sud, con il marito, il poeta David Dwyer. Autrice di due volumi di poesie, Falling Off (1971) e The Middle of the World (1981), ha ricevuto riconoscimenti dalle fondazioni Guggenheim e Bush. Dakota ha ottenuto nel 1993 il premio New Visions assegnato dal Quality Paoerback Club e il premio annuale della Society of Midland Authors.
La Montagna dell’Anima
Romanzo
Autore/i: Xingjian Gao
Editore: Rizzoli
prima edizione, traduzione dal cinese di Mirella Fratamico, titolo originale dell’opera: Lingshan, collana: La Scala, titolo dell’illustrazione di Gao Xinjian riprodotta in copertina: Il volo della notte.
pp. 648, Milano
…Il capolavoro del premio Nobel 2000; un’avventura nei paesaggi e nella storia della Cina, un itinerario nella nostra anima, un grande classico della narrativa del Novecento.
La Montagna dell’Anima è l’opera monumentale che ha consacrato Gao Xingjian come uno dei maestri del nostro tempo. È il racconto di un lungo viaggio tra le montagne, le foreste, le riserve naturali, i villaggi della Cina del sud e del sud-ovest, narrato a capitoli alterni, in seconda e in prima persona: un tu che, sul treno, ascolta un altro viaggiatore parlare delle meraviglie di Lingshan – la Montagna dell’Anima, dove tutto è allo stato originario – e decide di gettarsi alla sua ricerca: e un io che, come Gao, è uno scrittore perseguitato dal regime, ha dovuto allontanarsi da Pechino e ha completamente cambiato la propria visione del mondo dopo che un medico, per errore, gli ha diagnosticato un cancro al polmone. Il viaggio è dunque l’occasione di un bilancio esistenziale e la fonte inesauribile di nuove esperienze. E l’autobiografia diviene romanzo picaresco in cui si intrecciano avventure di feroci briganti e tristi vicende di fanciulle suicide per amore, saggio enciclopedico (sugli animali e le piante della foresta vergine, sugli usi, le credenze, le leggende delle popolazioni tribali, sui fossili degli ominidi più antichi e sulle tracce della presenza dell’”uomo selvatico”), storia della Cina dalle antiche dinastie alla Lunga Marcia, dalla tabula rasa della Rivoluzione culturale al presente (e precario) compromesso fra sviluppo economico e autoritarismo politico, riflessione sul senso e lo scopo della letteratura, tormentata storia d’amore, ricerca filosofica della natura dell’anima, della propria identità, della verità dell’essere, di Dio che nell’ultimo capitolo si manifesta in forma di minuscola rana e parla il linguaggio incomprensibile di una palpebra che si alza e si abbassa…Erede sia della tradizione letteraria cinese sia delle più inquiete esperienze europee del Novecento, Gao riesce a fondere i diversi materiali narrativi grazie al supremo controllo dello stile. E questo romanzo, uno dei più importanti degli ultimi vent’anni, diventa un’appassionata professione di fede nella necessità della letteratura.
Gao Xingjian, narratore, saggista, drammaturgo, traduttore e pittore, è nato nel 1940 a Ganzhou (provincia del Jiangxi), nella Cina sudorientale. Dopo aver studiato letteratura francese all’università di Pechino e aver tradotto alcuni classici del Novecento, e dopo cinque anni di “rieducazione” imposti dalla rivoluzione culturale, si afferma sulla scena letteraria con il Primo saggio sull’arte del romanzo moderno (1981) e con alcune opere teatrali come Fermata d’autobus (1983). In un clima politico sempre più ostile e soffocante, Gao decide nel 1987 di lasciare la Cina e nel 1988 approda a Parigi, dove vive tuttora. Qui conclude il suo capolavoro, La Montagna dell’Anima (1990), e dopo i fatti di Tienammen scrive il dramma La fuga (1989). Dal 1998 è cittadino francese. Nel 1999 pubblica il suo secondo grande romanzo autobiografico, Il libro di un uomo solo. Nel 2000 Gao ottiene in Italia il premio Feronia; in ottobre, l’Accademia Reale di Svezia gli assegna il Nobel per la letteratura. Nel 2001 Rizzoli ha iniziato la traduzione integrale delle sue opere con i racconti di Una canna da pesca per mio nonno e Per un’altra estetica, il catalogo di una mostra della sua riproduzione figurativa.
Analisi degli Schizofrenici e Metodo Psicoanalitico
Saggi e riconsiderazioni
Autore/i: Bion Wilfred R.
Editore: Armando Armando Editore
traduzione, presentazione e note di Sergio Bordi, titolo originale: Second Thoughts (Selected Papers of Psychoanalysis), copertina di Alfonso Artioli.
pp. 264, Roma
Nella sua prima parte antologica, che raccoglie le pubblicazioni degli anni ’50, il volume permette di seguire passo per passo le tappe del cammino che, assieme a Herbert Rosenfeld, Hanna Segal ed altri, Bion ha percorso nello studio dei dati più caratteristici che contrassegnano la schizofrenia e di rilevare come, sin dall’inizio, la sua indagine abbia preso un indirizzo originale, particolarmente rivolto alle alterazioni di quella funzione mediante la quale «apprendiamo dall’esperienza».
Nel commentario sui saggi, scritto a distanza di una decina di anni da essi, l’autore non si occupa tanto del contenuto dei saggi quanto del loro valore come strumenti di trasmissione e di comunicazione di determinate esperienze psicoanalitiche e di un metodo di indagine; problema al quale egli ha appunto essenzialmente dedicato gli altri lavori scritti negli anni tra i saggi e il commentario, lavori che vedranno presto la luce anche in italiano e che portano il titolo Learning from experience, Elements of Psycoanalysis e Transformations.
Questa duplice angolatura del volume, da una parte ne fa un’introduzione ideale all’opera di Bion, e d’altra parte ne fa anche un’opera che intende rivolgersi ad un vasto pubblico. Se infatti i saggi clinici sono di particolare interesse per l’analista, il commentario, aperto sugli sviluppi più latamente teoretici della ricerca di Bion, fa di questo un volume di fondamentale interesse per chiunque si interessi al campo delle scienze umane.
Allievo di J. Rickman e di M. Kein, W.R. Bion appartiene a quella generazione di analisti che più da vicino ha vissuto il clima di entusiasmo creatosi attorno alle scoperte kleiniane e che, attorno agli ultimi anni della guerra si gettò con slancio e con profitto nell’esperienza analitica delle più gravi affezioni mentali, sino allora tenute lontane dalla ricerca sistematica.
Questo volume con cui lo presentiamo al lettore italiano è l’ultimo da lui pubblicato ma, a causa della sua particolare composizione (una raccolta di saggi e un commentario su di essi), è anche quello che costituisce una sorta di introduzione ideale al suo pensiero.
Presentazione al lettore italiano di Sergio Bordi
Introduzione
- Capitolo primo: Il gemello immaginario
- Capitolo secondo: Note sulla teoria della schizofrenia
- Capitolo terzo: Sviluppo del pensiero schizofrenico
- Capitolo quarto: Criteri differenziali tra personalità psicotica e non psicotica
- Capitolo quinto: L’allucinazione
- Capitolo sesto: La superbia
- Capitolo settimo: Attacchi al legame
- Capitolo ottavo: Una teoria del pensiero
- Capitolo nono: Commentario
Indice analitico
Le Prime Superstizioni dell’Uomo
Loro origini e svolgimenti successivi
Autore/i: Berti Candido
Editore: Enrico Trevisini Editore
prefazione dell’autore.
pp. 256, Milano
Sommario:
Prefazione
- I. Nozione fondamentale. Animalità ed intellettualità dell’uomo
- II. Origine e svolgimento dei miti
- III. L’Oriente
- IV. Antichità umana
- V. Le prime creazioni dell’uomo
- VI. Idee cosmogoniche e fortuna di certi numeri. La geografia degli antichi
- VII. Lento distaccarsi dell’uomo dal bruto. Culto degli animali e incarnazione della divinità
- VIII. La morte, superstizioni e credenze intorno ad essa
- IX. Fuoco ed acqua nei riti
- X. Roghi e sepolture
- XI. Gli Arii e le razze umane
- XII. La Bibbia persiana e l’Avesta – L’epopea si svolge dal mito – Perchè i Semiti non ebbero epopea – Il poema epico dei Persiani
- XIII. Origine dell’umano linguaggio e dei traslati, e classificazione delle lingue secondo la morfologia
- XIV. Linguaggio poetico e prosaico, loro differenza e naturale formazione
- XV. Scrittura ideografica e simbolica: inconciliabilità della prosa con essa
- XVI. I Fenici e l’invenzione dell’alfabeto – I Fenici ed Omero
- XVII. Caldei ed Assiri
- XVIII. La materia epica nella tradizione Mosaica
- XIX. Il mito del serpente e della verga
- XX. Carattere speciale di religiosità della letteratura ebraica
- XXI. Le tradizioni orientali nelle stirpi preelleniche
Metti le Ali alla Tua Anima
Aprirsi a nuovi modelli di pensiero e di comportamento liberi da condizionamenti familiari, sociali e culturali
Autore/i: Krystal Phyllis
Editore: Armenia Editore
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Anna Carbone.
pp. 256, Milano
Continuazione ideale di Rompere le cartone della stessa autrice, questo saggio raccoglie ulteriori indicazioni e consigli per liberarci dai condizionamenti che programmano il nostro comportamento, limitando la libertà di autodeterminarci.
Le riflessioni e i suggerimenti di Phyllis Krystal ci renderanno maggiormente consapevoli delle nostre scelte e delle nostre azioni e più consci di quanto esse siano influenzate dalle tradizioni familiari, dalle convenzioni sociali e culturali, dal gioco dei ruoli, dalla superstizione, da ataviche paure e vecchi pregiudizi che accettiamo in modo passivo e acritico.
Acquisendo una nuova coscienza di noi stessi e della nostra libertà di scegliere i valori che giudichiamo importanti e di stabilirne con autonomia la gerarchia, ritroveremo la gioia di esprimere la nostra personalità e impareremo ad educare i nostri figli all’indipendenza di pensiero, senza imporre loro modelli precostituiti.
Phyllis Krystal, psicoterapeuta di scuola junghiana, è nata in Inghilterra, ma vive e lavora
in California. Da più di trent’anni studia metodi e tecniche di visualizzazione per decondizionare il comportamento di soggetti plagiati da ligure autoritarie o influenze ambientali
Phyllis organizza seminari e conferenze negli Stati Uniti e in molti altri paesi. Rompere le catene è stato pubblicato da Armenia nel 1993.
Prefazione
Ringraziamenti
Introduzione
PARTE PRIMA
1. Riprogrammazione e preparazione di adulti e insegnanti
2. Come rompere le catene che legano ai genitori e altre tecniche
3. Sathya Sai Baba
4. Come prepararsi a diventare genitori
5. Come costruire un legame fra il neonato e i genitori
6. Il tema natale
7. I primi anni: l’età prepuberale
8. Tecniche da utilizzare con i figli più piccoli
9. I riti puberali
10. L’amore
11. Il controllo esercitato dai genitori
12. Il ruolo degli insegnanti
13. Le dipendenze
PARTE SECONDA
14. Chi siamo e perché siamo qui?
15. I condizionamenti precoci
16. I simboli
17. Come imparare a liberarci dei nostri ruoli
18. Uomini e donne
19. Il ruolo del pallone e della matrioska
20. L’effetto dei ruoli sui rapporti futuri
21. L’Identificazione con un lavoro o una professione
22. Schemi ereditati e comportamentali
23. Le sotto-personalità
24. Come liberarsi dalla paura di essere rifiutati
25. Tradizioni, usanze e abitudini
26. I pregiudizi
27. Le religioni del mondo e i loro effetti
28. La reincarnazione e il karma
29. Le mie vite passate
30. I sogni
31. Il pensiero e le forme di pensiero
L’Inganno dell’Illuminazione
Titolo originale : The Mystique of Enlightenment
Autore/i: Uppaluri Gopala
Editore: Macro Edizioni
introduzione, traduzione di Tommaso Iorco.
pp. 120, Diegaro di Cesena (FC)
L’illuminazione è un processo dolorosissimo che porta al cambiamento di tutte le cellule del corpo, non dipende assolutamente dalla propria volontà, né da assidue pratiche spirituali ma si produce per un concorso fortuito di interazioni atomiche.
Questo è ciò che ha sperimentato U.G. durante la trasformazione alla quale la sua struttura fisiologica è andata soggetta giornalmente e totalmente per anni prima che l’intero processo si stabilizzasse. Sconcertanti modificazioni hanno portato il suo corpo ad un nuovo equilibrio, un nuovo modo di funzionare che lui definisce lo stato naturale del corpo, una morte seguita dalla rinascita libera dal passato e dal conflitto con la mente… La vera trasformazione è fisica, non ha nulla a che vedere con la psicologia, la religiosità, l’estasi o la beatitudine.
L’illuminazione è una delle prime e maldestre sperimentazioni che la natura elabora in quei laboratori viventi che noi tutti siamo, specialmente per quelli che hanno già realizzato il totale fallimento di se stessi, che non nutrono alcuna consolazione o illusione di tipo religioso spirituale o altro e che stanno andando alla deriva, si sentono soffocare in questo assurdo mondo e perciò si abbandonano completamente. Un surrender totale, uno stato in cui non c’è sforzo né movimento per ottenere qualcosa, non un abbandono mistico ma un abdicare materiale, fisico, che origina un corpo più evoluto.
Lungo il Sentiero dell’Illuminazione
Consigli per vivere bene e morire consapevolmente
Autore/i: Dalai Lama
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prefazione e cura di Jeffrey Hopkins, traduzione di Roberto Cagliero.
pp. XXIV-144, Milano
«Perchè la vita sia significativa è fondamentale accettare la vecchiaia e la morte come parte dell’esistenza. se non ne sei consapevole, non riuscirai a trarre vantaggio da questa speciale vita umana che hai già ottenuto.»
«Tutti muoiono, ma nessuno è morto» recita un proverbio tibetano. Ed è su questo tema che si concentra la riflessione del Dalai Lama, una riflessione serena e confortante volta a liberarci da ansie e paure per un evento che, se affrontato con la giusta preparazione e la necessaria consapevolezza, diventa più facile da accettare e cessa perfino di spaventarci.
Spunto e filo conduttore di queste pagine è un componimento in diciassette strofe scritto nel XVII secolo dal primo Panchen Lama, un poema che si articola in una serie di desideri da esprimere affinché, al momento della morte, la nostra mente reagisca in modo virtuoso. Partendo da qui e attingendo a una vasta gamma di esperienze e di tradizioni orali e scritte, il Dalai Lama analizza e commenta il significato delle strofe a una a una e descrive in modo dettagliato le fasi della morte, dello stato intermedio tra una Vita e l’altra e della rinascita. Si sofferma, in particolare, sulle otto fasi che tutti noi attraversiamo nel morire: quelle che riguardano il crollo dei quattro elementi che compongono il corpo (terra, acqua, fuoco e vento) e quelle che concernono il crollo della coscienza fino al livello più recondito, la cosiddetta «mente della chiara luce». Viene così delineata una sorta di mappatura degli stati mentali più profondi che si manifestano nella vita quotidiana e che di solito passano inosservati. Sono gli stessi che sperimentiamo quando ci addormentiamo, finiamo un sogno, sveniamo, starnutiamo o raggiungiamo l’orgasmo, che non a caso viene anche chiamato «piccola morte».
Attraverso un’analisi lucida ed efficace, il Dalai Lama ci spiega, inoltre, come arricchire la nostra permanenza sulla terra, per morire senza timori o afflizioni e raggiungere la migliore delle reincarnazioni. L’obbiettivi ultimo e, come sempre, progredire lungo il sentiero dell’illuminazione.
Tenzin Gyatso (1935) è il quattordicesimo Dalai Lama. Leader politico e spirituale del popolo tibetano, autorità religiosa, voce tra le più ascoltate del pacifismo mondiale, nel 1989 è stato insignito del premio Nobel per la pace. Dal 1959 vive in India, a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio. Da Mondadori ha pubblicato: La via del buddhismo tibetano (1996), Incontro con Gesù (1997), L’arte della felicità (con Howard G. Cutler, 2000), I sentieri della sapienza e dell’incanto (2001), I consigli del cuore (2002), Emozioni distruttive (con Daniel Goleman, 2003), La strada che porta al vero (a cura di Jeffrey Hopkins, 2004), L’arte della felicità sul lavoro (con Howard G. Cutler, 2005).
Jeffrey Hopkins ha svolto per un decennio il compito di interprete del Dalai Lama. Studioso buddhista con oltre trenta libri e traduzioni all’attivo, è docente alla University of Virginia, dove ha fondato un Centro Studi sul Tibet e sul buddhismo che è il più importante in Occidente.
Prefazione di Jeffrey Hopkins
I. Consapevolezza della morte
II. Liberarsi dalla paura
III. Prepararsi a morire
IV. Eliminazione degli ostacoli a una morte favorevole
V. Raggiungimento di condizioni favorevoli per il momento della morte
VI. Meditare mentre si muore
VII. La struttura interna
VIII. La chiara luce della morte
IX. La reazione allo stato intermedio
X. Rinascere positivamente
XI. Riflessione quotidiana sul poema
Appendice
Struttura del poema e consigli riassuntivi
Letture consigliate
La Via della Liberazione
Autore/i: Dalai Lama
Editore: Nuova Pratiche Editrice
introduzione di Sua Santità il Dalai Lama, traduzione di Luca Fontana.
pp. 544, Milano
Tra i miliardi di persone che abitano il pianeta, ne esistono alcune destinate a essere guide spirituali per l’intera umanità. Il XIV Dalai Lama, al secolo Tenzin Gyatso, è una di queste. Nei suoi scritti, il capo supremo del popolo tibetano interpreta con autorità e diffonde con umiltà il pensiero del Buddha. E lo fa attraverso tappe graduali, in un linguaggio estremamente semplice, indicando una via precisa da percorrere. La via della liberazione si apre infatti proponendo il cammino da seguire per eliminare le sofferenze – provocate dal continuo ciclo delle rinascite -, sentiero che alla fine conduce alla beatitudine e al nirvana. Poi, ne La mente e il cuore, vengono illustrate le tecniche per risvegliare il pensiero razionale e predisporre l’emotività a ricevere l’illuminazione. Infine, per vivere un’esistenza piena e felice e affrontare la fine con animo sereno, è necessario il raggiungimento della condizione di pace totale, in cui non esistono né illusioni ne’ passioni, come ci insegna La gioia di vivere e morire in pace.
Questo libro offre una guida accessibile non solo a chi già segue il credo buddhista, ma a chiunque intenda accostarsi al pensiero dell’«llluminato», o anche soltanto accedere a un messaggio universale che supera le frontiere tra confessioni religiose, parlando direttamente al cuore di ciascuno: la felicità è il frutto di una maggiore consapevolezza di noi e degli altri.
«Offro questi insegnamenti a coloro che non hanno possibilità o tempo a sufficienza per uno studio approfondito. Non dirò niente che non sia già stato detto prima. Perciò non leggete questo libro semplicemente per ottenere nuove informazioni o apprendere nuovi discorsi, ma provate a utilizzare quanto spiegherò per trasformare la vostra mente.»
Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama in esilio dal 1959, è il,capo supremo del popolo tibetano. Nel 1989 è stato insignito del premio Nobel per la pace.
Se Esiste l’Aldilà …
Le molte «voci» oltre la morte
Autore/i: di Simone Giorgio
Editore: Edizioni Mediterranee
premessa dell’autore.
pp. 232, Roma
Le molte “voci” oltre la morte. Che cosa sarà di noi oltre la morte? L’autore fornisce indizi, prove, comunicazioni e messaggi che testimoniano l’esistenza della vita oltre la vita. L’Autore affronta il problema che da sempre l’essere umano si pone: “Cosa sarà di me oltre la morte? Continuerò ad esistere? Come? Dove?”. Su questi interrogativi – dai quali alcuni sono soltanto sfiorati e altri costantemente assillati – queste pagine intendono fare il punto, tentando inoltre di mettere in luce alcune vie, spesso trascurate e dimenticate, che possono aiutarci a rendere trasparente il muro che ci separa dal cosiddetto Aldilà. Giorgio di Simone ci conduce attraverso i mutevoli paesaggi della mente, del cuore e dello spirito, ognuno dei quali potrà darci validi elementi, indizi o prove per la soluzione del problema. A conforto delle tesi che parlano a favore dell’Aldilà vengono chiamati in causa i più validi testimoni, dall’antichità ai nostri giorni: poeti e pensatori, mistici e filosofi, scienziati e ricercatori, ragione e religione. Una seconda parte del testo prende in esame le cosiddette “comunicazioni” con l’Aldilà, le mille voci che in diversi modi hanno confermato con segni; messaggi, e soprattutto insegnamenti, che la vita continua oltre la morte. È questa la parte più importante e convincente del libro, poiché con l’ausilio di numerose citazioni e stralci di volumi e di messaggi personali, l’Autore riporta quanto di più valido ci è pervenuto dall’altra dimensione. Ampi e significativi brani sono attinti a commentati da “La Grande Sintesi”, Symbole, Entità A, Cerchio Firenze 77, Seth, Cerchio Ifior e numerosi altri, al fine di pervenire, attraverso un affascinante itinerario, alla certezza che l’Aldilà esiste.
Giorgio di Simone, professore universitario, parapsicologo, co-fondatore del C.l.P. (Centro Italiano di Parapsicologia) di Napoli, ne è stato Presidente dal 1963 al 1989. È Presidente dell’Istituto GNOSIS per la Ricerca Multidiscplinare sulla Ipotesi della Sopravvivenza da lui creato nel 1981. Premio 1980 per la Parapsicologia della SWP (Schweizerische Vereinigung fur Parapsychologie), ha al suo attivo numerosi articoli sulle riviste “Metapsichica”, “Luce e Ombra” e “Il Giornale dei Misteri” e svariati volumi.
Il Sacro nelle Antiche Scritture
Autore/i: Jacobitti Eugenio
Editore: Fratelli Melita Editori
pp. 260, Genova
La parola per essere primogenita prende più ampio territorio e probabilmente origina dal discorrere di Eva col serpente (Genesi II, v. 20), e per aver parlato Dio li scaccia dal paradiso. La scrittura, lettera, in ebraico: tiene la sigla del marchio impresso a Caino da Dio dopo la uccisione di Abele (Gen. IV v. 15).
In confronto dei 380.000 anni dati dal Niagara al tempo da che si scrive gli Indiani contano 432.000 anni di cronistorie, i Cinesi se ne assegnano 143.000 ed infine gli storici ne danno agli Egizii 36.525. Questa cifra ricavata dal primo all’ultimo dei Re Egizii, si precisa in rispondenza dei 365 giorni ed un quarto necessarii ad un giro della Terra intorno al Sole.
Riferendo la coordinata cronologia delle Dinastie Egizie al tempo di vita della Terra nel suo attuale assetto. E dal principio di questo tempo gli Egizii ammettere la vita dell’Uomo Re in Terra.
Gli Egizii si contavano per Dii, così chiamati dagli Etiopi e dai Caldei che scrivevano Egitto: dagli Dei, degli Dei. Essendo la radice di questo nome: Pietra, valore dato al Dio Altissimo nel Deuteronomio (Cap. 32 v. 18 ed altrove).
Ora l’anno degli Dei è dato dal multiplo di 365,25, secondo Ezechiele Cap. 4 v. 6: il giorno per anno, ossia 13340856,25, e poichè Davide a Salmo 90 ver. 4 dice: mille anni in occhi tuoi come giorno di ieri; la cronistoria dei Re d’Egitto designa in 1.334.085.625 anni solari nostri, il tempo della stabilità della Terra nelle attuali condizioni. Ed infatti il lavoro occorso per la formazione della crosta terrestre non può darsi compiuto in meno di tanto tempo.
I. Dal tempo che si scrive
II. Geroglifici Egizii
III. Variazioni dei geroglifici
IV. Variazioni delle referenze
V. Geroglifici pittorici
VI. Scritture armoniche
VII. Scritture epistografiche
VIII. Lettere sacre
IX. Simboli sacri
X. Genealogie e cronologie
XI. Stato attuale degli scritti sacri
XII. Scienze alfabetiche
XIII. Alfabeto Numerale
XIV. Alfabeto dogmatico
XV. Alfabeto letterale
XVI. Alfabeto pratico
XVII. Scritti sacri
XVIII. Trattati scentifici
XIX. Primo versetto della Genesi
XX. Secondo versetto della Genesi
XXI. Sia luce e fu luce
XXII. Separazione fra luce e tenebra
XXIII. La luce
XXIV. Nominazione di giorno e notte
XXV. Il firmamento
XXVI. Nominazione di terra e di mare
XXVII. Produzioni della terra
XXVIII. Luminari del cielo
XXIX. Delle formule segrete
XXX. Rettili acquatici
XXXI. Rettili terrestri
XXXII. Creazione dell’ uomo
XXXIII. Profezia
XXXIV. Eucaristia
XXXV. Di Pietro
XXXVI. Degli apostoli
XXXVII. Evangelio
XXXVIII. Della preghiera
XXXIX. Della Parabola
XL. Dei falsi profeti
XLI. Dei miracoli di Mosè
XLII. Degli impediti
XLIII. Dei fatti da Gesù
XLIV. Estensione della legge di grazia
Storia del Ghetto di Venezia
Autore/i: Calimani Riccardo
Editore: Rusconi
prima edizione.
pp. 524, nn. tavv. a colori e b/n f.t., Milano
Le mura del ghetto, che sorgono come limite fisicamente invalicabile, sono diventate un tenace simbolo.
Per secoli, la sua esistenza fu subordinata dal periodico rinnovo della Condotta, cioè del patto tra Serenissima Repubblica e comunità ebraica, nel quale si stabilivano precise disposizioni di carattere legislativo e finanziario, che testimoniano la precarietà di una condizione – la permanenza nel territorio – e l’importanza di un ruolo, quello economico, facendoci intendere i due poli dell’anima ebraica nella diaspora, ai quali William Shakespeare diede drammatica espressione nel Mercante di Venezia: la pratica dell’usura e l’angoscia della vita quotidiana.
Ma questi aspetti, esaminati in ogni loro risvolto e legame con la politica estera e interna di Venezia dal XVI al XVIII secolo, non esauriscono la trattazione: accanto alla storia “maggiore”, Riccardo Calimani rievoca, nei personaggi e nelle vicende, il tessuto di un microcosmo, con i suoi problemi di convivenza all’interno e di rapporti con l’esterno, rintracciando le linee di un ininterrotto sviluppo culturale, in cui predomina la difesa della propria identità.
La Storia del ghetto è quindi anche una storia delle idee, che ci restituisce, oltre ai fatti e ai protagonisti di secolari vicissitudini, il clima, il sapore di quell’ambiente, metafora di due particolarissime condizioni. quella di Venezia, sospesa fra acque e terre, città cardine tra Oriente e Occidente; quella degli ebrei, che di queste contraddizioni hanno rappresentato il segno.
Riccardo Calimani è nato nel 1946 a Venezia. È laureato in Ingegneria elettrotecnica all’Università di Padova e in Filosofia della scienza all’Università di Venezia. Collabora a numerosi quotidiani e riviste su argomenti sia letterari sia scientifici. Nel 1975 ha pubblicato il primo romanzo, Una di maggio; nel 1981, un testo di divulgazione scientifica, Energia: più dubbi meno certezze; nell’84, Di ebrei, di cose ebraiche e del resto, una raccolta di articoli apparsi per nove anni sul mensile ebraico «Shalom»; nello stesso anno (con l’editore Filippi di Venezia) ha riproposto Il Dialogo sull’ebraismo di Simone Calimani (1699-1784) rabbino veneziano del Settecento, e ha curato La polenta e la mercanzia, trentatré interviste sulla trasformazione del Veneto da ieri a oggi. Nel 1985 ha pubblicato un profilo di Leone da Modena, Le joueur du ghetto, nel volume collettivo Amoureux Fous de Venise, edito in Francia da Orbau. Nel 1987 ha pubblicato (presso l’editore Muzzio di Padova) Energia e informazione La Storia del Ghetto di Venezia, che è stato insignito del Premio Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il 1986, è tradotto in Francia, Germania e negli Stati Uniti.
Pedagogia della Comprensione
Titolo originale dell’opera: Pedagogía de la comprensión
Autore/i: Schökel Luis Alonso
Editore: Edizioni Paoline
versione dallo spagnolo di Agostino Miggiano.
pp. 266, Roma
Prima che il concilio inaugurasse un nuovo tipo di rapporti umani, fondati più sulla comprensione che sull’intransigenza, il gesuita spagnolo Luis Alonso Schökel aveva a lungo meditato su questo attualissimo tema.
Professore all’Istituto Biblico e letterato brillante, propose le sue riflessioni alla considerazione dei giovani, traendone in patria un’immensa popolarità.
Il presente libretto si prefigge di passare in rassegna i diversi atteggiamenti che concorrono alla formazione di una personalità comprensiva, ma di fatto supera i limiti dell’assunto, divenendo un originalissimo manuale di moderna pedagogia.
Introduzione
– Atteggiamento dogmatico
Opinioni e convinzioni
– Atteggiamento critico
Il concetto di revisione
– Atteggiamento dilemmatico
Posizioni estreme
– Atteggiamento prudente
Il senso del pericolo
– Atteggiamento apologetico
– Atteggiamento polemico
L’elogio del dialogo
– Atteggiamento riflessivo
Difesa della nostra interiorità
– Atteggiamento pensoso
Il tranquillo possesso e la conquista intellettuale
– Atteggiamento condannatorio
Sul concetto di «Avversari»
– Atteggiamento comprensivo
Sull’errore altrui
– Atteggiamento umoristico
– Atteggiamento curioso
La dispersione delle riviste
– Atteggiamento scientifico
Facilità e praticismo
– Atteggiamento sistematico
Sistema chiuso e sistema aperto. Necessità e pericolo
– Inquietudine
Valore formativo e limiti
– Atteggiamento problematico
Inquietudine intellettuale
– Atteggiamento docile
L’uomo di personalità
– Atteggiamento sociale
– Obbedienza