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La Nascita dell’Unicorno e altre Leggende dei Nomadi Scozzesi

La Nascita dell’Unicorno e altre Leggende dei Nomadi Scozzesi

Titolo originale: A Thorn in the King’s Foot-Stories of the Scottish Travelling People

Autore/i: Williamson Duncan; Williamson Linda

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

introduzione di Hamish Henderson , prefazione di Linda Williamson, traduzione di Anna Luisa Zazo, collana: Oscar Narrativa n° 1088, in copertina: insegna araldica dedicata a Giacomo V di Scozia.

pp. 366, Milano

Pecore dal mantello di spine, inafferrabili unicorni, tritoni e giganti, scheletri e fantomatici cavalieri, cigni incantati o sorgenti di acqua prodigiosa: i temi classici delle leggende, delle saghe, delle tradizioni popolari si ritrovano in una luce nuova e inattesa in questa singolarissima raccolta di racconti. Singolare, per molti aspetti unica, perchè raccoglie le leggende che i “cantastorie” delle popolazioni nomadi di Scozia raccontano la sera, attorno al fuoco dell’accampamento; e perchè le restituisce in tutta la loro autenticità, così come vengono narrate. Il libro è infatti la trascrizione fedele di registrazioni eseguite mentre Duncan Williamson, uno dei più celebri narratori nomadi, divide con un pubblico di appassionati ascoltatori il suo repertorio di leggende scozzesi, fiabe a diffusione internazionale, tradizioni dei nomadi. E della narrazione orale ha tutto il fascino, la vitalità, l’irruenza, a volte l’incoerenza, sempre la vivacissima drammatizzazione delle scene, di volta in volta reinventate seguendo l’età e la natura degli ascoltatori, il periodo dell’anno, l’umore del momento, il risultato è un libro tradizionale e nuovissimo, “colto” e popolaresco, in cui a ogni pagina si incontrano vicende che sembrano note e che a ogni pagina si rivelano diverse, inattese, nuove, colte nell’istante in cui nascono dalla fantasia di chi narra .

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Prefazione
Introduzione

La nascita dell’unicorno

  1. Bartimeo
  2. Il gigante con i capelli biondi del sapere
  3. Mary dei Giunchi e il torello nero
  4. Il ragazzo e il maniscalco
  5. La camicia di un uomo felice
  6. George Buchanan il buffone dei re
  7. Jack e la pelle del cavallo
  8. La morte in una noce
  9. La vecchia e il tempo
  10. La nascita dell’unicorno
  11. Venerdì e sabato
  12. La pecora dal mantello di spine
  13. Il sarto e lo scheletro
  14. Il rubacadaveri
  15. Il ragazzo e il cavaliere
  16. Jack e l’acqua della fine del mondo
  17. I dodici cigni bianchi
  18. La brutta regina
  19. Una spina nel piede del re
  20. Jack e le foglie che cantano
  21. Jack e l’usuraio
  22. Thomas il Poeta
  23. Tam Lin
  24. La mer la Moocht

Note ai racconti
Referenze bibliografiche citate

I Gesuiti – La Conquista (1540 – 1773) – Volume 1

I Gesuiti – La Conquista (1540 – 1773) – Volume 1

Titolo originale: Jésuites. Une multibiographie – 1. Les conquérants

Autore/i: Lacouture Jean

Editore: Edizioni Piemme

prima edizione, introduzione all’edizione italiana di Franco Cardini, premessa dell’autore, traduzione dal francese a cura di Michele Corrieri.

pp. XXI-594, nn tavole b/n f.t., Casale Monferrato (AL)

Dal giuramento di Ignazio a Montmartre nel 1534 fino alla soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773 ad opera di papa Clemente XVII, la storia dei gesuiti è una serie ininterrotta di incredibili e intriganti avventure: riformatori sospettati dall’Inquisizione, intellettuali alla corte dell’imperatore in Cina, evangelizzatori del Giappone e del Vietnam, sostenitori dell’utopia nelle reductiones del Paraguay, agenti universali del papismo, confessori dei principi e nemici dei giansenisti, esploratori in Congo, in Angola e in Mozambico…
I gesuiti hanno incarnato nei secoli un cristianesimo che si radica nel mondo, aperto alla scienza profana, audacemente coinvolto, nel bene e nel male, nelle tormentose vicende politiche di tutta la storia moderna.
Ma dietro lo stereotipo del gesuita ipocrita che si aggira circospetto all’ombra dei troni e degli altari, che sussurra i suoi consigli alle orecchie dei re ed é pronto ad assolvere con benevolenza le loro confessioni, una chiave invisibile rende la flessibilità gesuitica dura e tagliente come l’acciaio: una fede invincibile nel Vangelo di Gesù e la fedeltà assoluta alla Chiesa e al pontefice.

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Introduzione all’edizione italiana
Premessa

1. Il vagabondo e l’inquisitore
Il decennio in cui esplode Universo
La palla di cannone di Pamplona
Decida la mula
Nella grotta di Manresa
Degli Esercizi da «fare»
Respinto da Gerusalemme
Un’inclinazione allo studio L’Alumbrado di Alcalà
Verso Parigi, città delle arti

2. Gli studenti di Montmartre
Nel fuoco del Rinascimento
«Allocchi e saltimbanchi» a Parigi
Dal collegio «dei pidocchiosi» alla torre di Santa Barbara
Il figlio del pastore, l’erede degli Iassu e il «plasmatore di uomini»
Il dottor Ignazio
Un villaggio scosceso a nord di Parigi
«Fray Inigo» e Francois Rabelais

3. Papisti romani
La vergogna di Roma
Il fratello di Giulia bella sul trono
Davvero non chiedono nulla?
Alla Storta «col suo Figliuolo»
Società o Compagnia?
Don Ignacio, eletto suo malgrado
Un generale in cucina

4. «Perinde ac cadaver»
Fatevi tutto a tutti…
Pierre Favre e gli «eretici»
Le pulci del concilio di Trento
Della monarchia degli inighisti
«Santa obbedienza»!
La penna di Polanco
I dono delle lacrime
«Sempre col piede alzato»
Una morte ordinaria
Le stimmate della «politica»

5. Dialogo a Yamaguchi
Un navarrese con le mani nude in Giappone
«…fuggendo dalle Indie»
Un popolo dotato di ragione
Dov’è il Tenjiku?
Da un daimyo all’altro
Ma in che gergo si esprimeva?
L’astio dei bonzi
Le rovine di
Miyako…
Seta o cotone?
Una missione rivoluzionaria
Quando è l’apostolato a fare l’apostolo
Profeta dell’inculturazione…

6. Niente donne!
«Tutto in loro é trappola per gli uomini…».
Il dolce viso di Maddalena
Per la piccola infanta di Castiglia
L’anima ha un sesso?
La divina e il dissoluto
I servigi di«Madama»
«Dio mi guardi, Roser!»
L’unica gesuita, in gran segreto…
Un gesuitismo ermafrodito

7. Ebrei e Gesuiti nel secolo d’Oro
Il decreto del 1492
«Limpieza de sangre»
L’Inquisizione all’opera
Ignazio, il «lignaggio ebraico» di Cristo e l’«error nacional»
Sulle origini di Diego Laynez
Gli indignati di Toledo
Le capitolazioni del 1593 e del 1608
«Gesuiteria e giudei»

8. La campagna di Francia
Nazionalismo francese e papismo romano
Ignazio il parigino
Una «quinta colonna» all’Università
Guillaume du Prat e Eustache du Bellay
Una puzza di rogo
Il colloquio di Poissy, Caterina de’ Medici e Laynez
Théodore de Béze spalanca la Francia ai gesuiti…

9. Li Matou, l’orologio e il signore del cielo
«La Cina é popolata da un gran numero di savi…»
Una scrittura da dipingere
Con l’abito dei bonzi
I capricci di Wang P’an
Se dici la verità sulla scienza, sarai creduto sulla religione…
Il «saggio d’Occidente» e Kiou Taisou
Vestito di seta scarlatta, come un grande letterato confuciano
Da Nan Ch’ang a Pechino, coperto di gloria
Gli eunuchi dell’imperatore Wan-li
Confucianesimo e cristianesimo
Sepolto alle porte della Città proibita…

10. Un avignonese tra le risaie
Papi ed ebrei ad Avignone
La «costa di ferro» della Cocincina
Chi ha inventato il guéc-ngu?
Missionari e commercianti
Cacciato da Hué, accolto nel Tonchino
La clessidra del chua Trinh Trang
Le concubine in subbuglio
La testa del catechista suppliziato
Contro il padroado portoghese
Alexandre de Rhodes alla corte di Francia
L’ingratitudine di Roma…

11. I bersagli di Pascal
Le ragioni di un’agonia prematura
Due visioni del mondo
La grazia e le opere, agostinismo e pelagianesimo
Un Dio che condanna in massa
Il genio e il furore di Blaise Pascal
Le Petites Lettres, dalla metafisica alla morale
Le buffonerie del R. P. Bauny
Fuoco su Escobar!
Chi saprà rispondere al «segretario di Port-Royal»?
La fede al posto della buonafede
Una questione di lingua?

12. L’arte di confessare i re
Peccati di uomini e colpe di re
Le «due anime» del sovrano Enrico III,
Edmond Auger e i flagellanti
Il Vert Galant ha «il cotone nelle orecchie»
Quando un gesuita maldestro riesce a far fecondare una regina
Il duello Caussin-Richelieu
Il R. P. de La Chaize e i comodi del re
I furori di Le Tellier
Ma il potere si laicizza…

13. Una teocrazia barocca tra guaranì
Uno spazio razionalizzato, un’arte autentica
La leggenda aurea, da Voltaire a Chateaubriand
I seminomadi tupi-guarani
«Reducti sunt»
Un bastione spagnolo contro i portoghesi
I mamelucos
Un impero del mare?
La guerra guaranì
Caccia agli indiani, caccia al gesuiti
Due film, due interpretazioni della grande avventura

14. La corrida dei Lumi
Stato-nazione contro internazionale nera
Pombal, picador portoghese dalla mano pesante
Banderillas dei Lumi e vendette dei giansenisti gallicani
Il confessore di Madame de Pompadour
Una stoccata di Madrid a proposito
di pundonor?
La fatal promessa del cordigliere Ganganelli
Un papa alle strette
La segreta di Castel Sant’Angelo

Bibliografia
Cronologia
Indice dei nomi

Terapia con i Mandala – Curare i Disturbi dell’Anima Colorando le Figure che Rappresentano le Forze dell’Universo

Terapia con i Mandala – Curare i Disturbi dell’Anima Colorando le Figure che Rappresentano le Forze dell’Universo

Titolo originale: Das Arbeitsbuch zur Mandala-Therapie

Autore/i: Dahlke Ruediger

Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati

premessa dell’autore, illustrazioni ispirate a precedenti lavori di Ruediger e Margit Dahlke e realizzate da Elisabeth Mitteregger, Julia e Andrea Druckenthaner, Willi Weis e Ruediger Dahlke.

pp. 240, 166 mandala da colorare, Milano

Non esiste al mondo un altro disegno simbolico così universale come il mandala. Esso racchiude in sé il senso dell’intera esistenza umana e, secondo la tradizione buddhista e tantrica, può aiutare a superare gli aspetti visibili del mondo e cogliere l’intima struttura del cosmo. Non meno importate, inoltre, è il suo straordinario potere terapeutico. Il lavoro con i mandala, infatti, offre un aiuto concreto nella guarigione spirituale e, in virtù dell’intima unione di corpo e spirito, favorisce la soluzione di moltissimi disturbi fisici.

La semplice colorazione di un mandala può aiutare a:

  • trovare se stessi e rinnovare le proprie energie
  • centrarsi e concentrarsi, rimanendo rilassati
  • accettare le leggi universali che regolano l’esistenza
  • integrare meglio le proprie esperienze
  • sviluppare una personalità armoniosa
  • attingere forza dal proprio centro
Ruediger Dahlke, dopo aver studiato medicina a Monaco di Baviera, ha fondato insieme alla moglie, il Centro di cura Jhoanneskirchen, dove opera tuttora come medico e psicoterapeuta. È stato uno dei primi a usare la terapia con i mandala con i suoi pazienti e, grazie alle sue ricerche e alla sua lunga esperienza, è considerato uno specialista di riferimento nel campo dei mandala.
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Premessa

Perché un libro da colorare per adulti?
Esperienze terapeutiche con mandala

Introduzione
Chi siamo e a chi corrispondiamo secondo i mandala
Terapeuti e diagnosi mandala
Indicazioni diagnostiche
Precedenti esperienze terapeutiche
Tipologie di pazienti o la direzione del disegno nel mandala
Terapia dell’anima con i mandala
Malattie fisiche e terapia con i mandala
Convogliare l’energia attraverso i mandala
Risvegliare l’energia interna attraverso i mandala
Colorare i mandala e la «gioco-terapia»
I mandala come strada verso la perfezione
Rituali mandala
Utilizzo pedagogico ed esperienze

Il mandala come modello originario della creazione, ovvero il viaggio dal micro al macrocosmo

Il cammino come mandala
Mandala culturali

L’universalità culturale del mandala o l’ecumene spirituale

Mandala di oggi

Nota, bibliografia e indirizzi

Storia della Sardegna

Storia della Sardegna

Autore/i: Autori vari

Editore: Edizioni della Torre

a cura di Manlio Brigaglia.

pp. 322, nn. illustrazioni b/n, Cagliari

Questo libro racconta in 320 pagine tutta la storia della Sardegna, dalle misteriose pietre del Paleolitico all’autonomia regionale e alle prospettive del Duemila.
La raccontano, in maniera piana e con un’impostazione divulgativa ma con l’abituale rigore scientifico, otto docenti dell’Università di Sassari, che ricostruiscono le vicende dei periodi di cui sono riconosciuti specialisti: Giuseppa Tanda racconta la preistoria e l’età nuragica; Attilio Mastino la storia della Sardegna romana; Laura Galoppini (ora all’Università di Pisa) la storia dei Giudicati e della Sardegna catalano-aragonese; Antonello Mattone la Sardegna Spagnola; Piero Sanna la Sardegna sabauda; Giuseppina Fois la Storia della Sardegna “italiana” dal 1848 al 1948; Manlio Brigaglia e Guido Melis analizzano gli ultimi cinquant’anni.
Una densa cronologia, che sintetizza oltre 200 avvenimenti della storia sarda, e oltre 300 suggerimenti di lettura arricchiscono il libro e lo offrono al lettore come uno strumento essenziale per farsi quella che Manlio Brigaglia chiama, nell’introduzione, “un’idea della Sardegna”.

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Un’idea della Sardegna
di Manlio Brigaglia

Dalla preistoria alla storia
di Giuseppa Tanda

La Sardegna romana
di Attilio Mastino

La Sardegna giudicale e catalano-aragonese
di Laura Galoppini

La Sardegna spagnola
di Antonello Mattone

La Sardegna sabauda
di Piero Sanna

La Sardegna “italiana” (1848-1948)
di Gruseppina Fois

La Sardegna autonomistica (1948-1995)
di Manlio Brigaglia e Guido Melis

L’Inconscio nella Pratica Educativa

L’Inconscio nella Pratica Educativa

Movimento di Cooperazione Educativa

Autore/i: Autori vari

Editore: La Nuova Italia

prima edizione, a cura di Marina Pompei.

pp. X-190, illustrazioni b/n, Firenze

Il volume presenta una serie di riflessioni e proposte che si muovono nella zona di confine tra educazione e psicoanalisi e che riguardano diversi livelli di scuola, dall’asilo nido alla secondaria superiore. L’intreccio tra i due territori è fondato soprattutto sulla valorizzazione della relazione educativa tra adulto e bambino, relazione che permette all’adulto di ascoltare e accogliere e al bambino di trovare uno spazio per le sue emozioni. Valorizzare le emozioni vuol dire far si che esse divengano spazio di vita e di elaborazione per la maturazione del carattere e la facilitazione dell’apprendimento e non, come spesso accade, ostacoli alla crescita. Attraverso l’impiego di strumenti provenienti dalla psicoanalisi – come l’ostacolo, l’osservazione non giudicante, le libere associazioni – l’insegnante e l’educatore possono contribuire alla costruzione di identità sane, libere dalla contrapposizione tra mente e corpo, tra pensiero ed emozione.

Contributi di: Paola Cecchetti, Emanuela Cocever, Mauro De Angelis, Laura Franceschini, Bruno Galante, Alessandra Ginzburg, Isabella Grande, Maria Mazzei, Francesca Molfino, Emanuele Morozzo della Rocca, Ludovica Muntoni, Giovanni A. Mura, Lucilla Musatti, Nella Norcia, Rosita Paganin, Marina Pompei, Paola Porry Pastore, Roberto Sassone, Adriano Zaffiro.

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Introduzione

Parte I
EDUCAZIONE E PSICOANALISI

Il percorso del Movimento di Cooperazione Educativa
di Alessandra Ginzburg

Un’ottica ancora da esplorare
di Marina Pompei

Parte II
LA PRATICA EDUCATIVA

Asilo nido: scarabocchio di emozioni
di Laura Franceschini e Nella Norcia

Normalita o patologia?
Testimonianza di Isabella Grande

Lettura di un testo attraverso l’immagine
di Paola Cecchetti

Gli alberi di Kafka
Testimonianza di Mauro De Angelis
Testimonianza di Adriano Zaffiro

Lo spazio del pensiero
di Ludovica Muntoni

L’insegnante scriba
Testimonianza di Alessandra Ginzburg

Campo Merelli
di Paola Porry Pastorel

Il corpo e il personaggio
di Maria Mazzei

Il corpo e lo sguardo
Testimonianza di Roberto Sassone

Memorie e identità
di Rosita Paganin

Identità sessuale
Testimonianza di Francesca Molfino

Parte III
ESSERE INSEGNANTE

La formazione
di Lucilla Musatti

Emozioni e pensieri dentro l’istituzione
di Giovanni A. Mura

Dopo l’integrazione dei portatori di handicap
di Bruno Galante

Dal punto di vista della psicologia clinica
di Emanuele Morozzo della Rocca

APPENDICE

Esperienze di pedagogia istituzionale
di Emanuela Cocever

“I Bambini che si Perdono nel Bosco” – Identità e Linguaggi nell’Infanzia

“I Bambini che si Perdono nel Bosco” – Identità e Linguaggi nell’Infanzia

Autore/i: Canevaro Andrea

Editore: La Nuova Italia

introduzione dell’autore.

pp. VIII-144, Firenze

Quando un bambino va a scuola, è come se fosse portato nel bosco, lontano da casa. Ci sono bambini che si riempiono le tasche di sassolini bianchi, e li buttano per terra, in modo da saper ritrovare la strada di casa anche di notte, alla luce della luna. Ma ci sono bambini che non riescono a fare provvista di sassolini, e lasciano delle briciole di pane secco, come traccia per tornare a casa. È una traccia molto fragile e bastano le formiche a cancellarla. I bambini si perdono nel bosco e non sanno più tornare a casa. In altri termini, alcuni bambini hanno imparato tanto nel bosco-scuola ma lo dimenticano perchè non riescono a collegarlo alla traccia e alla memoria della strada di casa: il bosco diventa un posto pauroso in cui si è sempre estranei e sempre respinti. È una scuola sbagliata, insomma, quella che non tiene conto della traccia del passato del bambino, della sua casa che è la sua realtà culturale, incisa nel suo corpo e in tutta la sua persona, quella che pretende sia valida soltanto la «cultura» del leggere e dello scrivere.

Andrea Canevaro (1939) insegna Pedagogia al Magistero di Bologna, ed ha avuto la responsabilità del coordinamento della formazione degli operatori educatori presso la Scuola Educatori di Torino. Collabora con gli enti locali per la scuola dell’infanzia bolognese e per le strutture scolastiche integrative forlivesi. Un punto di riferimento importante per la sua formazione è stata l’università di Lione.

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Introduzione

I. La storia di un bambino

II. Pollicino nel bosco
I bambini che si perdono nel bosco

III. Il brutto anatroccolo

Le attese dell’educatore
Il bambino che volava via

IV. Biancaneve sempre prigioniera

La critica dell’educazione
Il bambino diventato rospo

V. L’identita negata e riconquistata
Il geografo dei bambini
La profanazione dell’educatore
L’educazione corporea tutti
La formazione

VI. Andare per strada. Pinocchio e altri amici

Il Medioevo

Il Medioevo

Titolo originale: The Middle Ages

Autore/i: Shaver-Crandell Anne

Editore: Leonardo Editore

prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Roberto Polce.

pp. 128nn. illustrazioni e fotografie a colori e b/n, Milano

Romanico e gotico: dalle chiese situate lungo gli itinerari dei pellegrinaggi in Francia e Spagna, allo splendore delle cattedrali di Saint-Denis, Chartres, Canterbury; dalla maestosa plasticità delle sculture, all’aerea levità delle vetrate; la pietra, il legno, i metalli e i tessuti preziosi… L’arte del Medioevo incide nella civiltà europea un’impronta decisiva: ne modella l’immagine e la dota di opere altissime che in molti casi conservano integra, a tanti secoli di distanza, la loro funzione.

Anne Shaver-Crandell, docente al City College della City University di New York, ripercorre l’appassionante avventura della creatività medievale inquadrandola nel contesto della grande committenza religiosa impegnata nella ricerca di un linguaggio
nuovo, adatto alle esigenze di una società in formazione. Attraverso la puntuale descrizione delle tecniche e degli stili, riscontrati su esempi particolarmente significativi, questo libro offre una chiave per capire e apprezzare la grande eredità spirituale e artistica dell’età di mezzo.

L’Eterno Fanciullo – L’Archetipo del Puer Aeternus

L’Eterno Fanciullo – L’Archetipo del Puer Aeternus

Autore/i: Von Franz Marie-Louise

Editore: Red Edizioni

prima edizione, prefazione di Ida Zoccoli Francesini, glossario di termini junghiani a cura di Daryl Sharp, traduzione di Maria Cristina Baldi.

pp. 344, illustrazioni b/n, Como

Quando ci si imbatte nel genio creativo della giovinezza, è l’incontro col Puer Aeternus.

Il bambino rappresenta l’inizio e la fine, la creatura che esisteva prima di diventare uomo e la creatura finale, un’anticipazione per analogia della vita dopo la morte: così, in sintesi, diceva C. G. Jung.
È dunque facile comprendere perché l’Eterno Fanciullo abbia animato, sotto forme e con nomi diversi, tutte le mitologie. Il problema nasce quando, come ci fa scoprire in questo libro Marie-Louise von Franz, l’archetipo del Puer Aeternus è incarnato da esseri reali: personaggi famosi, come Àntoine de Saint-Exupéry alle prese con il suo piccolo principe, ma anche – e più di quanto si creda – molte delle persone che ci vivono accanto, ingenue, seducenti, creative, temerarie, ma altrettanto crudeli negli affetti, incostanti nelle relazioni, ossessionate dalla madre, incapaci di responsabilità durature…
Lungi tuttavia dal proporsi come un freddo strumento di diagnosi, questo libro ci porta in primo luogo a un confronto con noi stessi, a trovare un percorso di crescita tra la scia di luce e la linea d’ombra tracciate dal Fanciullo che è in ciascuno di noi.

Marie-Louise von Franz, allieva di Jung, è fra i principali esponenti della psicologia analitica. Questo volume sull’archetipo del Puer Aeternus segna una tappa fondamentale del suo originale contributo critico.

Quando furono tenute queste lezioni, si era agli albori di quella rivoluzione che va sotto il nome di “Sessantotto”: la ribellione al padre, al Senex… Dalla prefazione di Regina Zoccoli.

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Prefazione di Ida Regina Zoccoli Francesini

  • Quel piccolo principe, Venuto dalle stelle…
  • Il simbolismo della pecora
  • Il baobab e la rosa
  • A proposito del vulcano e della volpe
  • Ferite che uccidono, ferite che guariscono
  • L’abete e la madre
  • Il sopra e il sotto
  • La domanda della strega
  • La parte del Doppio
  • Tra amore e potere
  • Pensiero e sentimento
  • La città edificata sulle macerie

Glossario di temini junghiani a cura di Daryl Sharp

La Personalità Borderline

La Personalità Borderline

Una guida clinica

Autore/i: Gunderson John G.

Editore: Raffaello Cortina Editore

prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Monica Longoni e Alessia Ranieri.

pp. XVIII-302, Milano

La personalità borderline è il libro di riferimento sui disturbi borderline di personalità e riassume tutto quello che oggi conosciamo sul loro trattamento nei diversi contesti clinici.
L’autore, John Gunderson, uno dei più autorevoli specialisti internazionali di questa patologia, ha raccolto nel suo lavoro il frutto della propria pluridecennale esperienza. Con un approccio interdisciplinare confronta e integra i diversi e più recenti contributi di tipo teorico, clinico e di ricerca. Per psichiatri, psicologi, assistenti sociali, ma anche per le famiglie dei pazienti, leggerlo è un dovere.

John G. Gunderson è professore di Psichiatria all’Harvard Medical School. Dal 1969 si è interamente dedicato alla diagnosi e al trattamento dei pazienti borderline, su cui ha pubblicato studi e ricerche fondamentali. In italiano è stato tradotto I risultati della psicoterapia con i pazienti borderline (con R.J. Waldinger, Torino 1991).

L’Orientalista – L’Ebreo che Volle Essere un Principe Musulmano

L’Orientalista – L’Ebreo che Volle Essere un Principe Musulmano

Titolo originale: The Orientalista

Autore/i: Reiss Tom

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, con una nota di Giorgio Fabre, traduzione dall’inglese di Sara Caraffini , collana: Saggi, in sovraccoperta Lev Nussimbaum in abito ottomano a Berlino negli anni Venti.

pp. 520, illustrazioni b/n f.t., Milano

Quella ricostruita da Tom Reiss nell’Orientalista è una vicenda incredibile e affascinante: la biografia di un ebreo nato a Baku nel 1905, che fingeva di essere un principe musulmano e divenne autore di best seller nella Germania di Hitler, sarebbe scomparso durante la guerra, mentre era agli arresti domiciliari a Positano, dopo aver tentato di accreditarsi come biografo ufficiale di Mussolini.
Lev Nussimbaum era nato in una famiglia di ricchi petrolieri, ai confini estremi dell’impero zarista. Dopo la rivoluzione sovietica, riuscì a fuggire con una carovana di cammellieri. Si stabilì in Germania, dove divenne amico di Goebbels. Con gli pseudonimi di Essad Bey e Kurban Said scrisse diversi libri sull’islam e sull’Asia centrale, sulle sue avventure nel deserto e sullo scenario geopolitico, che suscitarono enorme interesse. Fu anche autore del romanzo Ali e Nina, la storia di un amore che supera confini religiosi e razziali: il libro, pubblicato alla vigilia della Shoà, ebbe un successo straordinario e viene ancora considerato oggi il capolavoro della letteratura azera. Ma non è tutto: la sua turbolenta vita sentimentale finì sulle prime pagine dei giornali scandalistici, fu coinvolto in intrighi politici internazionali e fu amico di alcuni tra i più noti intellettuali del suo tempo.
Tom Reiss ha impiegato cinque anni per ricostruire i mille risvolti di questa figura dalle molteplici identità, recuperando verbali di polizia e lettere d’amore, rapporti dei servizi segreti e diari. Questa indagine l’ha portato in dieci diversi paesi, per incontri a volte surreali a volte drammatici con personaggi eccentrici e dimenticati: l’ultimo erede del trono ottomano, una baronessa austriaca che compone opere rock, una star di Hollywood ormai anziana che vive tra gatti e tartarughe… Inseguendo Lev Nussimbaum ha riportato alla luce un mondo dimenticato di islamisti europei, attentatori nichilisti, contrabbandieri antinazisti, orientalisti ebrei…
La ricerca della vera identità e della labirintica personalità di Lev Nussimbaum ci fa così scoprire un lato inedito della storia del Novecento, e una serie di vicende che si riflettono nel nostro presente. Non sorprende dunque che L’Orientalista sia stato accolto con una vorace curiosità, letto con grande entusiasmo, e considerato tra i libri più interessanti dell’anno da decine di giornali e riviste.

Tom Reiss, 42 anni, è un brillante collaboratore del “New Yorker” e del “New York times”. Si è occupato di politica e cultura anche per “The Wall Street Journal”. Per scrivere questo libro ha svolto un pazientissimo lavoro di investigazione durato cinque anni, girando il mondo da Baku a Tbilisi, dall’Austria all’Italia, alla Germania e ai Paesi Bassi, e ovunque potesse scovare qualche traccia della vita avventurosa ed enigmatica di Lev Nussimbaum. Vive con la moglie e le figlie a New York City.

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Introduzione: Sulle tracce di Kurdan Said

Prima parte

1. Rivoluzione

2. Ebrei selvaggi

3. La via verso est

4. La fuga

5. Costantinopoli, 1921

6. Minareti e calze di seta

Seconda parte

7. La rivoluzione tedesca

8. Il muro di Berlino

9. Cento tipi di fame diversi

10. La star mediatica di Weimar

11. Orientalismo ebraico

12. Dietrofront fino all’inferno

Terza parte

13. Un boccone amaro per il crogiuolo razziale

14. Mussolini e la signora Kurban Said

15. Positano

Postfazione: Il duce e l’”orientalismo” di Giorgio Fabre

Note
Bibliografia scelta
Ringraziamenti
Ringraziamenti per le autorizzazioni
Indice analitico

Lettere ai Laici

Lettere ai Laici

Autore/i: San Francesco di Sales

Editore: Edizioni Pro Sanctitate

prima edizione, a cura di Giancarlo Bernabei, prefazione di Mons. Elio Venier.

pp. XVIII-352, Roma

«Possiamo dire che un’occasione prossima e un’occasione remota sono alla base di questo libro: l’occasione prossima è offerta dal IV˚ centenario della nascita di S. Francesco di Sales, il quale nel castello di Sales, dal castellano di Nouvelles e signore di Bois, ebbe appunto i natali il 21 agosto 1567; l’occasione remota è suggerita dal una attualità quanto mai espressiva e feconda di S. Francesco di Sales, al quale lo Spirito diede grazia d’intuire e rivelare un tipo di santità che i tempi del Concilio Vaticano II° hanno dimostrato mirabilmente adatto all’evolversi di uomini e costumi, che ha raggiunto, oggi, un così delicato e difficile punto d’inserimento nell’opera missionaria della Chiesa.
Morto a Lione nel 1622 e già canonizzato nel 1665, proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 e Patrono della stampa e dei giornalisti nel 1923, S. Francesco di Sales è rimasto come un simbolo del più puro innesto dell’umano nel divino. […]
Sono 250 lettere che per una certa omogeneità di contenuto sono state suddivise in quattro parti: alle fedelissime, agli amici, per occasioni di dolori o lutti, per le persone fra il mondo e il chiostro, con un finale di lettere varie.
Sono lettere pubblicate quasi integralmente, decurtate soltanto dei dettagli strettamente personali o di qualche meno importante ripetizione; lettere, però, d’un eccezionale valore biografico ed ascetico, di incantevole forza o morbidezza espressiva, vive nell’immediatezza delle immagini, nella sicurezza e nella fedeltà alla dottrina, specchio d’una interiorità ricchissima che trabocca e si trasfonde nel più dolce, nel più umano dei modi. Non sarebbe difficile dimostrarlo con la più elementare scelta dei testi. Ma ogni lettore potrà esperimentarlo, e gustarlo, da sè. […]» (dalla prefazione di Mons. Elio Venier)

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Prefazione

Introduzione

PARTE I: Un direttorio per le fedelissime

PARTE II: Lettere ad amici

PARTE III: Dolore e morte

PARTE IV: Tra il mondo e il chiostro

PARTE V: Lettere varie

Contenuto delle singole lettere

Linee essenziali della spiritualità presentata dall’epistolario

Elenco dei destinatari

Indice analitico

Indice delle categorie dei destinatari

Indice delle fonti

La Formazione del Simbolo nel Bambino – Imitazione, Gioco e Sogno. Immagine e Rappresentazione

La Formazione del Simbolo nel Bambino – Imitazione, Gioco e Sogno. Immagine e Rappresentazione

Titolo originale: La formation du symbole chez l’enfant

Autore/i: Piaget Jean

Editore: La Nuova Italia

introduzione e premessa dell’autore, traduzione di Elena Piazza.

pp. 440, Firenze

Quest’opera di Piaget viene dopo altri suoi scritti famosi (La genesi del numero nel bambino, Lo sviluppo delle quantità fisiche nel bambino, Giudizio e ragionamento nel bambino. La nascita dell’intelligenza, La costruzione del reale nel bambino) tutti editi o in corso di stampa presso La Nuova Italia.
Qui il celebre psicologo di Ginevra si sforza di mostrare che l’acquisizione del linguaggio é subordinata all’esercizio di una funzione simbolica che si afferma sia nello sviluppo : dell’imitazione che in quello dei meccanismi verbali. Si esamina la genesi dell’imitazione, si affronta un complesso esame del gioco che, nella misura in cui si evolve dalla forma iniziale di esercizio senso-motorio a quella successiva di gioco simbolico, O gioco d’immaginazione, conduce anch’esso all’azione della rappresentazione.
Dice Piaget stesso: «Il problema che affronteremo in quest’opera è dunque quello della funzione simbolica in sé, come meccanismo comune ai diversi sistemi di rappresentazioni, è come meccanismo individuale, la cui esistenza preliminare è necessaria per rendere possibili le interazioni di pensiero tra individui e di conseguenza l’acquisizione dei significati collettivi. Ciò non significa in nessun modo che contestiamo la natura sociale dei significati collettivi, perché anzi abbiamo costantemente cercato di dimostrare che la ragione presuppone la collaborazione e la reciprocità. Ma il fatto sociale è per noi un fatto che va spiegato e non invocato come causa extra-psicologica».

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Introduzione

I. La genesi dell’imitazione
Premessa

I. I primi tre stadi: assenza d’imitazione, imitazione Sporadica e inizio dell’imitazione sistematica
1. Il primo stadio: la preparazione riflessa
2. Il secondo stadio: imitazione sporadica
3. Il terzo stadio: imitazione sistematica dei suoni che già appartengono alla formazione del bambino e dei movimenti eseguiti anteriormente dal soggetto in maniera visibile per lui

II. Gli stadi quarto e quinto: imitazione dei movimenti non visibili sul proprio corpo e dei modelli nuovi
1. Il quarto stadio: 1. Imitazione dei movimenti già eseguiti dal soggetto, ma in maniera non visibile per lui
2. Il quarto stadio: 2. Inizio d’imitazione dei nuovi modelli sonori o visivi
3. Il quinto stadio: imitazione sistematica dei modelli nuovi compresi quelli che corrispondono a movimenti invisibili del proprio corpo

III. Il sesto stadio: inizio dell’imitazione rappresentativa ed evoluzione ulteriore dell’imitazione1. Il sesto stadio: limitazione differita
2. L’evoluzione ulteriore dell’imitazione. L’imitazione e l’immagine
3. Le teorie dell’imitazione

II. gioco
Premessa

IV. La nascita del gioco

V. La classificazione dei giochi e la loro evoluzione a partire dalla comparsa del linguaggio
1. Esame critico dei sistemi usuali di classificazione delle condotte ludiche
2. L’esercizio, il simbolo e la regola
3. Classificazione ed evoluzione dei giochi di esercizio semplice
4. Classificazione ed evoluzione dei giochi simbolici
5. I giochi di regole e l’evoluzione dei giochi infantili

VI. La spiegazione del gioco
1. I criteri del gioco
2. La teoria del pre-esercizio
3. La teoria della ricapitolazione
4. La teoria della «dinamica infantile» di F. J. J. Buytendijk
5. Tentativo d’interpretazione del gioco mediante la struttura del pensiero infantile

VII. Il simbolismo secondario del gioco, il sogno e il simbolismo «incosciente»
1. Il simbolismo secondario del gioco ed il sogno nel bambino
2. La spiegazione freudiana del pensiero simbolico
3. Il simbolismo secondo Silberer, Adler e Jung
4. Tentativo di spiegazione del simbolismo incosciente
5. Il simbolismo incosciente e gli schemi affettivi

III. La rappresentazione cognitiva

Premessa

VIII. Il passaggio dagli schemi sensorio-motori agli schemi concettuali
1. I primi schemi verbali
2. I «preconcetti»
3. I primi ragionamenti: ragionamenti preconcettuali (transduzioni) e ragionamenti simbolici
4. Dall’intelligenza sensorio-motrice alla rappresentazione cognitiva

IX. Dalle categorie pratiche alle categorie rappresentative
1. I miti di origine e l’artificialismo
2. L’animismo
2 bis. Il declino dell’artificialismo e dell’animismo
3. I nomi, i sogni ed il pensiero
4. Le condotte magico-fenomenistiche, le reazioni relative all’aria e la coordinazione dei punti di vista
5. L’oggetto, le prospettive spaziali ed il tempo
6. Conclusioni: preconcetto, intuizione ed operazione

X. Conclusioni: gli stadi generali dell’attività rappresentativa
1. Il primo periodo: l’attività sensorio-mottice
2. Il secondo periodo: l’attività rappresentativa egocentrica. Stadio 1: il pensiero preconcettuale
3. I secondo periodo: l’attività rappresentativa egocentrica, Stadio 2: il pensiero intuitivo
4. Il terzo periodo: l’attività rappresentativa di ordine operatorio

Indice dei nomi

 

Dionisiache – Le Danze dal Parnaso a Nijinsky

Dionisiache – Le Danze dal Parnaso a Nijinsky

Autore/i: Ottolenghi Vittoria; Napoleone Caterina

Editore: Jouvence Società Editoriale

pp. 158, riccamente illustrato a colori, Roma

«Per fortuna, il senso profondo del dio Dionysos – una sorta di biografia essenziale, tra le tante elencate nel saggio introduttivo di Caterina Napoleone – c’è già. È di Euripide, in un coro delle Baccanti: “Dionysos è il dio dei piaceri; regna sulle feste, tra corone di fiori; anima le danze gioiose, fa nascere il riso e dissipa le nere malinconie; il suo nettare, colando sulla tavola degli dei, aumenta la loro felicità, e i mortali trovano nella sua coppa l’oblio dei mali“. Come non restarne preda, noi che viviamo per guardare – e chi può, per vivere – tutto quanto è bello e si muove, secondo il ritmo del cuore e di ogni altra cosa che batte e che risuona?». (Vittoria Ottolenghi).

Partendo da una rivisitazione storica del mito di Dioniso come trasmessoci dall’antichità classica, attraverso i dipinti, le statue e l’arte funeraria, l’influenza di Dioniso nei confronti della danza si addentra nel mondo contemporaneo attraverso l’esame delle più cospicue manifestazioni di danzatori e coreografi.

Vittoria Ottolenghi nasce, professionalmente, come anglista, allieva e amica devota di Mario Praz. Per un’intricata serie di giri di vita, la danza le è caduta nel piatto all’Enciclopedia dello Spettacolo, dove ha avuto l’onore di frequentare {un gruppo di amici e maestri meravigliosi, critici esemplari in altre discipline dello spettacolo. È stata critico di danza per venticinque anni di “Paese Sera” e, dopo la sua fine, e tuttora, dell’“Espresso”, del “Mattino” di Napoli, del “Resto del Carlino-Regione”, di “Balletto oggi” e di “Danzasì”; Ha curatore presentato per oltre vent’anni la trasmissione televisiva “Maratona d’estate, rassegna internazionale di danza” su RAIUNO TV e ha ideato un gran numero di spettacoli di grande danza “in diretta”, da Pisa, Mantova, Napoli, Madrid, ecc. Ha pubblicato alcuni libri di ricordi e raccolte di articoli. Nel 1996 è stata insignita del Premio ai Benemeriti dell’Arte e della Cultura per il suo lavoro di diffusione e promozione della danza in Italia. Ha avuto tre figli e quattro nipoti.

Caterina Napoleone e nata a Roma dove vive e lavora. Laureata in Archeologia, si è dedicata allo studio dell’antico e del collezionismo, svolgendo parallelamente l’attività di decoratrice e scenografa per il cinema.
Con articoli, recensioni e interviste ha collaborato con la Mondadori nei settori delle arti decorative e dell’antiquariato. Per la casa editrice Franco Maria Ricci ha curato più edizioni, fra le quali l’Enciclopedia di Roma (Milano 1999), Delle pietre antiche. [limitato sai marmi romani di Faustino Corsi (Milano 2001) e, ultimamente, l’Enciclopedia della Sicilia (Ed. Ricci, Parma 2006). Numerosi suoi contributi storico-artistici Sono apparsi su “FMR” e in riviste scientifiche. Partecipa a mostre e restauri e dal 1994 scrive regolarmente sulla pagina culturale de “Il Giornale”.

Lotta e Contemplazione – Diario 1970 – 1972

Lotta e Contemplazione – Diario 1970 – 1972

Titolo originale: Lutte et contemplation

Autore/i: Roger Schutz

Editore: Morcelliana

terza edizione, traduzione dei fratelli italiani della Comunità di Taizé.

pp. 128, Brescia

Questo libro rappresenta un seguito de La tua festa non abbia fine. Il Priore di Taizé vi continua la pubblicazione del suo diario quotidiano. Il presente volume occupa il periodo che decorre dall’annuncio del concilio dei giovani nella Pasqua del 1970, fino alla Pasqua del 1972. Queste pagine di diario echeggiano la sua vita d’ogni giorno: i dialoghi con i Fratelli, gli incontri costanti con giovani di tutte le nazionalità, l’osservazione della natura, la riflessione solitaria… Si alternano al diario alcune pagine su questioni attuali: sull’impegno politico, sul ministero del papa, sul pungolo costituito dal marxismo, sulla contemplazione. La pubblicazione del diario quotidiano del Priore di Taizé è stata proseguita dalla Morcelliana, dopo «La tua festa non abbia fine» con il volume «Vivere l’insperato».

Premessa di Roger Schutz:
«Oggi, il cristiano non può restare nelle retroguardie dell’umanità; non si lascerà coinvolgere da combattimenti inutili.
Nella lotta perché si faccia sentire la voce dei clandestini, la voce degli uomini senza voce, nella lotta per la liberazione di ogni essere umano, il suo posto é in prima linea.
Allo stesso tempo, il cristiano, anche se avvolto dai silenzi di Dio, intuisce questa realtà essenziale: la lotta per l’uomo, con l’uomo, trova la propria sorgente in un’altra lotta, inscritta nel più profondo di se stesso, in quello spazio unico dove una persona non assomiglia a nessun’altra. È lì che tocca le soglie della contemplazione.
Lotta e contemplazione: saremo forse portati a situare la nostra esistenza intera tra questi due poli?»

Le Storie del Re Salomone

Le Storie del Re Salomone

E le leggende del profeta Elia, e racconti di re e sultani, e di ricchi e di mendicanti, ecc., ecc.

Autore/i: Sarano Matilde Cohen

Editore: Sansoni Editore

presentazione di Riccardi Di Segni, introduzione dell’autrice

pp. XIV-176, Milano

Raccontandoci queste storie, le nostre madri ci facevano addormentare, quando eravamo piccoli, e noi sentivamo in esse la loro nostalgia per i luoghi della loro infanzia, lasciati per sempre, e rivisitati con la fantasia.

Per mezzo di queste storie i nostri padri ci hanno educati al buon comportamento e alle buone azioni, e ci hanno insegnato a ridere.

Queste Storie del Re Salomone, ma anche le leggende del profeta Elia, e i racconti del tempo dei re, e le fiabe di principesse, di mercanti, e di poveri, e di stolti, che qui le accompagnano, appartengono al genere della «fiaba della tradizione popolare» nel significato più ampio che di etnologi conferiscono all’espressione. L’elemento unificante é il bacino di raccolta, quella diaspora giudeo-spagnola – nata con l’espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492 – una volta estesa dal Marocco all’Egitto, dalla Terra d’Israele alla Turchia e alla Grecia, con nuclei in Italia (specialmente a Livorno e a Venezia) e in comunità più lontane, come Amsterdam, Londra e New York.
È presso i superstiti di questa antica koinè – in genere narratori anziani che le avevano sentite raccontare dai genitori o dai nonni che Matilde Cohen Sarano pazientemente raccoglie queste storie, trascrivendo i racconti come vengono pronunciati, senza aggiungere o togliere una virgola, o meglio apportando quel minimo di redazione che consenta al lettore di avvicinarsi al racconto, ancora quasi percependo l’atteggiamento del volto, il tono della voce, perfino i gesti con cui il narratore ha esposto le sue storie.

Matilde Cohen Sarano è nata da famiglia giudeo-spagnola. Ha studiato all’Università bocconi e, trasferitasi in Israele nel 1960, si é laureata in letteratura italiana, giudeo-spagnolo e folklore all’Università Ebraica di Gerusalemme. Ha pubblicato numerosi volumi e articoli in giudeo-spagnolo e in ebraico partecipando a trasmissioni radiotelevisive e a congressi sulla letteratura e il folklore giudeo-spagnolo. In traduzione italiana é già apparso Storie di Giochà. Racconti popolari giudeo-spagnoli, Sansoni, Firenze 1990.

Gioconda Miseria

Gioconda Miseria

Il tarantismo a Taranto – XVI-XX secolo

Autore/i: Basile Antonio

Editore: Progedit – Progetti Editoriali

prima edizione, premessa di Eugenio Imbriani, introduzione dell’autore.

pp. 180, Bari

Il tarantismo è oggetto, ormai da secoli, di una vasta letteratura, ma tuttavia sollecita, ancora, l’interesse degli studiosi e di un pubblico piuttosto ampio, affascinati dal ballo dei morsicati o pizzicati dalla tarantola.
Diverse sono le interpretazioni che si sono date del fenomeno, ma il suo nucleo fondamentale risiede nella credenza che esso consista in uno stato di grave malessere, causato dal morso di un animale, la tarantola che pìzzica preferibilmente le donne, durante il lavoro nei campi, al piede, alla mano o al pube, nell’ardore dell’estate; la terapia consiste essenzialmente in un prolungato e complesso rituale coreutico musicale, alla fine del quale la vittima si libera (di solito provvisoriamente) del male e dell’oppressione che avverte.
Sebbene già le fonti più antiche indichino la città di Taranto come la patria del tarantismo, dalla quale deriverebbe il nome sia della tarantola che della tarantella (la musica spesso utilizzata nella pratica di guarigione), in anni più recenti l’attenzione si è concentrata soprattutto sull’area più meridionale della Puglia, cioè il Salento, mentre la zona ionica, malgrado la quantità di informazioni esistenti e spesso disperse in pubblicazioni di diffusione locale, ha ricoperto un ruolo a dir poco marginale.
Lo scopo di questo volume è cercare di porre rimedio a una tale evidente distorsione e riattivare la curiosità e le indagini sul tarantismo tarantino, sui personaggi che lo hanno vissuto, sugli autori che lo hanno raccontato, sul mondo intriso di miseria e sofferenza in cui affonda le sue radici.

Antonio Basile insegna Antropologia culturale nell’Accademia di Belle Arti di Lecce. Ha fatto parte del Comitato per la tutela e la difesa delle minoranze linguistiche in Italia (nomina ministeriale MIBAC). Nel 2013 è stato nominato Commissario della Sezione di Demologia e dialettologia della Società di Storia Patria per la Puglia – Bari. È direttore scientifico del Museo Etnografico “Alfredo Majorano” di Taranto. I suoi interessi e la sua attività di ricerca sono orientati allo studio del folklore, ai temi dell’arte popolare e dell’antropologia, in particolare alle problematiche legate all’arte contemporanea. Ha prodotto numerose pubblicazioni e monografie. Tra le più importanti ricordiamo: Arte e pietà popolare (Nuoveproposte, Taranto 1981), Fenomenologia della musica jazz (Nuoveproposte, Taranto 1993), Taranto, taranta, tarantismo (Nuoveproposte, Taranto 2000). Suoi articoli sono stati pubblicati su riviste scientifiche del settore («Lares», «Archivio Storico Pugliese», «Segno», «Arte e critica», «Cenacolo», «L’Officina») e collabora con quotidiani locali e nazionali («Corriere del Giorno», «Voce del Popolo»). Svolge una intensa attività di consulenza con istituti culturali, enti pubblici, fondazioni, associazioni culturali sui temi dei beni demo-etno-antropologici e dell’arte contemporanea.

Lo Yoga come Terapia delle Malattie Funzionali e Psicosomatiche

Lo Yoga come Terapia delle Malattie Funzionali e Psicosomatiche

Autore/i: Astolfi Giorgio; Târâ Shakti

Editore: RiCERCO – Centro di Documentazione e Ricerche

presentazione di Luigi Mosca, introduzione di Shakti Târâ, fotografie di Giorgio Buonvino.

pp. 224, riccamente illustrato da numerose fotografie b/n, Roma

Sommario:

Presentazione del prof. Luigi Mosca

Introduzione di Shakti Târâ

  1. Capitolo – Cenni generali sullo Yoga
  2. Capitolo – Effetti fisiologici dello Hatha Yoga
  3. Capitolo – L’alimentazione Yoga
  4. Capitolo – Teoria generale della malattia e autoanalisi Yoga
  5. Capitolo – Dalle acque fisiche alle acque spirituali: l’idroterapia e la vita sessuale secondo lo Yoga
  6. Capitolo – Lo Hatha Yoga come terapia
  7. Capitolo – Il Pranayama

Conclusione

Il Cervello e le Idee – Saggi sull’Intelligenza, il Linguaggio, la Scienza

Il Cervello e le Idee – Saggi sull’Intelligenza, il Linguaggio, la Scienza

Titolo originale : Gescheit sein

Autore/i: Braitenberg Valentino

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, presentazione di Giuseppe O. Longo, traduzione di Umberto Gandini.

pp. 236, Milano

I saggi qui raccolti costituiscono delle variazioni sul tema dell’intelligenza, dal punto di vista computistico, informatico e psicologico. Altri aspetti delle nostre funzioni cerebrali (la logica, la traduzione, il linguaggio) affiorano invece attraverso una spassosa galleria di ritratti immaginari di «famosi tirolesi all’estero» (dottor Anton Dell’Antonio, filosofo ad Amburgo, Tebelritter Franz, psicosessuologo a New York…). Gli ultimi saggi (una lettera a Chargaff, una «rilettura» del mito platonico della caverna…) sono riflessioni sulla scienza e la pratica scientifica.Questa varietà di argomenti e prospettive non può stupire chi già conosce Braitenberg, un outsider «nato per generazione spontanea»: «La scienza che insegno di fatto non esiste nel piano di studi dell’università, e la ricerca che svolgo segue metodi considerati fino a poco tempo fa inammissibili. L’interdisciplinarietà non mi interessa: il mio interesse è neodisciplinare. Dalla palude delle incertezze pesco idee relativamente solide che, così isolate, possono anche apparire umoristiche; ma non lo sono».

Valentino Braitenberg (Bolzano 1926) ha studiato medicina e psichiatria a Innsbruck e a Roma, dove ha conseguito anche la libera docenza in cibernetica e teoria dell’informazione. Per dieci anni professore incaricato presso l’Istituto di fisica teorica dell’Università di Napoli, dal 1968 è direttore del Max Planck Institute di cibernetica biologica a Tubinga. È anche professore di Elaborazionedell’informazione nel sistema nervoso alla Facoltà di fisica dell’Università di Tubinga e alla Facoltà di biologia dell’Università di Friburgo in Brisgovia. Vive tra Tubinga, Merano e Napoli. Autore di innumerevoli pubblicazioni scientifiche, è noto al grande pubblico per due libri di divulgazione: I tessuti intelligenti (Boringhieri, Torino 1980) e I veicoli pensanti (Garzanti, Milano 1984), con il quale ha vinto il Premio europeo Cortina-Ulisse 1985 per la divulgazione scientifica.

Verso una Sociologia del Teatro

Verso una Sociologia del Teatro

Autore/i: Mango Achille

Editore: Celebes Editore

prima edizione, introduzioni dell’autore.

pp. 288, Palermo

È pensabile oggi una discussione sui problemi del teatro nei termini in cui era possibile farla in tempi storici diversi? Si può, cioè, parlare di spettacolo teatrale rimanendo radicati ancora all’interno dello specifico? La risposta che viene da questo libro è di segno completamente nuovo: dire teatro significa riferirsi a modi di intervento concepibili è attuabili in un continuo rapporto con il sociale (l’ipotesi di una “società teatrale”), quando all’espressione si dia un valore non delimitato dentro le strettoie mortificanti del consumo ma la si assuma come continua analisi dei segni attraverso i quali si conquistano i livelli irrinunciabili della partecipazione. Teatro politico, quindi, ma in una accezione talmente dilatata da investire gli attimi e i motivi più intensi dell’esistenza. In tal senso la conquista degli spazi partecipativi pretende la conoscenza profonda della naturale disposizione degli insiemi a forme di comportamento fortemente aggregative, nelle quali unitamente alle componenti socio-economiche intervengano strutture antropologiche e materiali archetipi psicologicamente recuperati. Ecco, allora, la ragione dell’insistenza su quelli che appaiono gli elementi caratterizzanti del teatro: spazio linguaggio interprete, adoperati non nelle dimensioni fisiche e/o di convenienza ma nella consistente approssimazione ai modelli comportamentali dell’esistenza. Il problema dello spazio è avvicinato da un angolo di visuale antropo/psicolagico, e pertanto nella possibilità di delineare le essenze fondamentali di una società; il linguaggio viene inteso non unicamente come struttura mediatrice e di comunicazione ma in quanto elemento primario e indispensabile della ricerca; il concetto di interprete, nella inseparabile accezione di attore e pubblico, quale radice ineliminabile dei rapporti pubblici/politici, proponendosi la dimensione dell’interprete come il modello ideale dell’intellettuale, anche e soprattutto nei rapporti contraddittori e dilaceranti con il potere. Intorno siffatti principi si coagula una serie di altri interventi tendenti quali a riconoscere le prefigurazioni teatrali di una concezione del genere – lo scritto di Artaud -, quali a determinare nuovo indirizzo dei valori interni – la crisi del prodotto e la “teatralità” popolare -, quali i modelli organizzativi, quali infine, la carica contestatrice che il teatro possiede o può riconquistare. L’utopia nonchè non essere rifiutata viene presentata come un punto di riferimento indispensabile, nel momento in cui le fasi pragmatiche nella gestione del politico e del sociale allontanano nel tempo l’istituzione di una società moralmente più accettabile.

Achille Mango (San Chirico Raparo, 1924) è ordinario di Storia del teatro e dello spettacolo nell’Università di Salerno, dove è anche direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte.
Fra le sue numerose pubblicazioni, che investono le epoche “eroiche” e quelle storiche del teatro, vanno ricordate soprattutto “Il teatro siciliano” (Palermo 1961), “Il teatro di Sartre: pensiero e dramma” (Bologna 1963), “La commedia in lingua nel Cinquecento” (Milano 1966), “Il diavolo a teatro” (Milano 1968), “Teatro aperto” (fasc. speciale de “Il Ponte” dedicato ai teatro, 1969), “Le teorie della recitazione” (Salerno 1970), “Cultura e storia nella formazione della Commedia dell’Arte” (Bari 1972), “Farse Cavaiole” (Roma 1973), “Il teatro italiano in Francia ai tempo di Luigi XIII” (Bari-Paris 1975).
Ha curato, inoltre, l’edizione italiana di “Le ombre collettive. Sociologia del teatro” (Roma 1974) e della “Sociologia dell’attore” (Milano 1977) di Jean Duvignaud. Attualmente sta compiendo una ricerca sul teatro dei Gesuiti e lavora sui problemi dello spazio teatrale e del teatro concettuale. Ha collaborato e collabora alle principali riviste di cultura, fra cui “il Ponte“, “Dramma“, “Sipario“, “Annali di Storia del teatro e dello spettacolo“, “Problemi“, “Galleria“, “Ricerche Filosofiche“, “Studi Goldoniani“.

Il Dialogo Strategico – Comunicare Persuadendo: Tecniche Evolute per il Cambiamento

Il Dialogo Strategico – Comunicare Persuadendo: Tecniche Evolute per il Cambiamento

Autore/i: Nardone Giorgio; Salvini Alessandro

Editore: Ponte alle Grazie

pp. 144, Milano

Sulla scia di un’esperienza ventennale in qualità di terapeuta e di consulente in campo clinico, Giorgio Nardone ha formulato insieme ai suoi collaboratori una tecnica per condurre un colloquio mediante il quale l’interlocutore o il paziente finisce per cambiare le proprie convinzioni più radicate. La validità del dialogo strategico risiede nel fatto che questo cambiamento non è avvertito come un’imposizione esterna, ma come il naturale scioglimento del nodo che crea il disagio e il malessere. Una tecnica nuova e insieme antichissima, che prende spunto dalla retorica classica, e che si congiunge con successo alla terapia in tempi brevi. In questo saggio Giorgio Nardone e Alessandro Salvini mettono a punto un metodo ancora più raffinato, in cui l’interlocutore stesso è indotto a considerare sotto una nuova prospettiva la sua situazione, dolcemente, come se il cambiamento fosse una scoperta guidata da chi chiede aiuto, e non dal terapeuta.

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Prefazione

Capitolo 1 – La scoperta del dimenticato

  1. Il dialogo, la dialogica e la dialettica: le forme sottili della persuasione
  2. Conoscere cambiando: il dialogo strategico

Capitolo 2 – La struttura del dialogo strategico

  1. Le domande a illusione di alternative
  2. Le parafrasi ristrutturanti
  3. Evocare sensazioni
  4. Riassumere per definire
  5. Prescrivere come scoperta congiunta

Capitolo 3 – Il dialogo strategico in azione: esempi di Tecnologia Magica

  • Caso I – Dismorfofobia
  • Caso II – Depressione manageriale
  • Caso III – Vomiting
  • Caso IV – Attacchi di panico

Capitolo 4 – Il dialogo sul dialogo

Bibliografia