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L’Orto delle Fiabe

L’Orto delle Fiabe

Autore/i: Naria Giuliano

Editore: Edizioni SENZA GALERE

prima edizione, introduzione di Rossella Simone Naria, illustrazioni di Sabino.

pp. 88, nn. illustrazioni b/n, Torino

Giuliano è passato da operaio a detenuto senza soluzione di continuità. Se scrive favole non è per scrivere un’opera d’arte. Queste favole sono sue e mie e tali sarebbero rimaste se non ci fosse la necessità di spiegare “in pubblico” e “al pubblico” che è un essere umano. E allora ci esponiamo io e lui con l’impressione di subire una violenza, di doverci spogliare in pubblico del nostro privato. Queste fiabe non sono letteratura ma una dimostrazione/intenzione/azione di libertà.
Giuliano sarà processato il 18 marzo 1980 per un delitto che non ha commesso: imputato della strage dell’8 giugno del 1976, quando fu ucciso il procuratore della repubblica di Genova Francesco Coco.
Rischia l’ergastolo.
Non voglio e non so aggiungere altro.
(Dall’introduzione di Rossella Simone Naria)

Giuliano Naria (1947-1997) è stato un attivista, giornalista e scrittore italiano, ingiustamente accusato di terrorismo, scontò nove anni di carcere e fu poi assolto con formula piena.

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Nota Editoriale
Introduzione di R. Simone

  • La bambina dai mille profumi
  • Favola di Capodanno
  • Le avventure di Piripacchio
  • Storia di Serafino prete e Serafino campanaro
  • Il Drago e la figlia del Re
  • Il cavallino che era sempre stanco
  • Il bambino che piangeva sempre e il bambino che rideva sempre
  • La Giraffina
  • L’albero in mezzo al mare
  • La favola triste della bambina grassa
  • Storia del coccodrillo libertino
  • Storia del bimbo che morì schiacciato
  • La bambina che aveva i fiori nel cuore
  • Le disavventure del Cirillo
  • Storia di due cavalli che divennero uno
  • La storia del bimbo che non aveva la pancia

La Guaritrice – Storia Vera di Ildegarda di Bingen

La Guaritrice – Storia Vera di Ildegarda di Bingen

La mistica che scoprì la medicina naturale, si dedicò all’arte e tenne testa ai potenti del mondo.

Autore/i: Marstrand-Jørgensen Anna Lise

Editore: Sonzogno

prima edizione, traduzione dal danese di Bruno Berni, titolo originale: Hildegard.

pp. 462, Venezia

«Una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio.»

21 luglio 1098. Bermersheim, Germania meridionale. In un’estate torrida e afosa nasce Ildegarda di Bingen. È gracile e malaticcia e tutti temono che non arriverà a compiere un anno. La piccola invece sopravviverà, e questo sarà solo il primo dei prodigiosi eventi della sua esistenza. Enigmatica e affascinante figura a del medioevo, Ildegarda, monaca di nobili origini, fu mistica, profetessa, musicista e, scoprendo le virtù terapeutiche delle piante, invento la medicina naturale, che cura insieme il corpo e l’anima. A capo del monastero di Bingen, attiro su di sé l’attenzione dei potenti del suo tempo, entro in contrasto con la Chiesa cattolica e non ebbe timore di sfidare l’imperatore Barbarossa. In questa biografia romanzata, Anne Lise Marstrand-Jorgensen ne segue il percorso più intimo, dalla prima infanzia alle imprese nel mondo. Scopriamo che fin da bambina Ildegarda ha visioni profetiche, parla con gli animali, comunica con i fiori, le piante e la natura. Ma la sua estrema sensibilità e l’incrollabile fiducia di essere guidata dalla voce di Dio, la metteranno in conflitto con la famiglia e i suoi maestri. E moltiplicheranno le difficoltà che dovrà superare per affermare la propria personalità.

Da mesi in testa alle classifiche dei libri più venduti in Danimarca, La guaritrice è un magistrale romanzo storico ambientato in un medioevo inedito, allo stesso tempo realistico e Magico.

Anna Lise Marstrand-Jørgensen (1971), scrittrice danese, è un’appassionata studiosa del medioevo. Accolto con grande entusiasmo da pubblico e critica in Danimarca, La guaritrice èil primo dei suoi romanzi a essere pubblicato in Italia.

Storia di un Idiota Narrata da Lui Stesso o il Contenuto della Felicità

Storia di un Idiota Narrata da Lui Stesso o il Contenuto della Felicità

Titolo originale: Historia de un idiota contada por él mismo o El contenidode la felicidad

Autore/i: de Azúa Félix

Editore: Ugo Guanda Editore

traduzione di Elide Pittarello.

pp. 136, Parma

Un personaggio bizzarro, esemplarmente atipico, forse somigliante per certi tratti all’autore stesso, muove i passi dell’adolescenza e della giovinezza sullo sfondo di un paese che cambia: la Spagna di Franco si trasforma in quella nazione tumultuosa e felicemente creativa di cui leggiamo nelle cronache d’oggi. Un altro romanzo di formazione, dunque? Questo, certo, e molto di più: per de Azúa, rappresentante del movimento di avanguardia dei novisimos, il genere letterario non è che un meccanismo da scardinare con le armi dell’ironia dissacrante, della trasgressione, del sarcasmo. Armi, queste, rivolte contro le istituzioni culturali del paese, contro certa editoria, contro certi intellettuali; armi rivolte anche contro l’autore, contro gli amici e i libri più cari, allegramente travisati e deliberatamente irrisi: di modo che la meditazione si estende alla quotidiana follia della cosiddetta vita contemporanea. Così il libro può uscire dai confini della Spagna di oggi per acquisire un significato più vasto ed esemplare: e assumere anche paradossalmente il senso, come dice il sottotitolo, di un essenziale trattato sul “contenuto della felicità”.

Félix de Azúa è nato nel 1944 a Barcellona, città dove attualmente risiede e lavora. Professore di estetica all’università, Azúa è autore di opere di poesia, narrativa e saggistica.
Tra i libri di versi ricordiamo Cepo para nutria (1968), El velo en el rostro de Agamenón (1970), Edgar en Stephane (1971), Lengua de cal (1972), Pasar y siete canciones (1978) e Farra (1983).
Pure numerosi sono i romanzi pubblicati: Las lecciones de Jena (1972), Las lecciones suspendidas (1978), Última lección (1981), Mansura (1984), Diario de un hombre humillado (1987). Ha scritto inoltre un saggio su Baudelaire (1978), uno su Diderot, La paradoja del primitivo (1983), la raccolta di scritti di estetica Aprendizaje de la decepción (1989).

I Temi Fondamentali del Cristianesimo

I Temi Fondamentali del Cristianesimo

Teologia per Laici

Autore/i: Colombero Giuseppe

Editore: Edizioni Paoline

terza edizione, prefazione dell’autore.

pp. 452, Bari

Questo libro del Colombero non e un manuale di teologia dogmatica, tuttavia del manuale racchiude il midollo essendo una sintesi magistrale del pensiero cristiano, espressa con una brillantezza di stile rarissima in opere del genere. L’immensa tematica viene illustrata seguendo di preferenza il metodo esistenziale: l’Autore, infatti, parte dall’analisi della situazione sperimentale dell’uomo, di un problema, di un compito, di un interrogativo; la puntualizza; passa quindi in rassegna le soluzioni che ha avute, specialmente nel pensiero contemporaneo da Kierkegaard, a Bergson, Heidegger, Sartre, Gentile, Carlini, Sciacca ecc., per concludere con la risposta cristiana. Per queste caratteristiche di contenuto e di stile opera va annoverata tra le più riuscite di quante cercano di tradurre il messaggio cristiano nella lunghezza d’onda della mentalità dell’uomo contemporaneo.

I Templari a Spinazzola e Dintorni

I Templari a Spinazzola e Dintorni

Con notizie storiche documentate sulla cittàtra XI e XIV secolo

Autore/i: Carrabba Antonio

Editore: ED INSIEME

prefazione di Fulvio Bramato, introduzione dell’autore, in copertina «Antico Stemma di Spinazzola».

pp. 208, nn. fotografie e illustrazioni b/n, Terlizzi (BA)

“…Una ricerca sulla presenza templare a Spinazzola andava compiuta non fosse altro che per riscattarla dalle immagini equivoche proiettate su di essa da quelle teorie che hanno tentato, e tentano, di accreditare l’esistenza di misteriosi collegamenti fra Castel del Monte ed i militi rossocrociati.
Non ritengo sia questa l’occasione per riprendere tali teorie, del resto abbastanza note. Lo è, invece, per richiamare l’attenzione sui pregi dell’opera di Carrabba, che segna una nuova tappa nello sviluppo della templaristica italiana, la cui data convenzionale di fondazione viene indicata dagli specialisti nel 1636, anno di pubblicazione di una raccolta diplomatica dedicata da Antonino Amico alle fondazioni degli istituti gerosolimitani a Messina e nella Sicilia Orientale.
…L’Autore ha avuto ragione quando ha consigliato prudenza nel continuare a ritenere scontate le notizie sulla “antichità” della domus templare di Barletta, che, stando agli studi di Francesco Tommasi, potrebbe essere stata costituita solo verso la fine del XII secolo ed identificata, probabilmente, con quell’ecclesia sancti Leonardi di cui parlano gli atti dell’inquisizione, pubblicati a suo tempo da Schottmuller.
Non fu dunque Barletta il cuore primordiale dei templari in Puglia ma Trani, dove i militi templari si insediarono quasi contemporaneamente ai canonici templari e dove entrambi gli istituti crociati hanno lasciato un ricordo duraturo quanto può essere la capacita degli studiosi di lavorare, come Carrabba, con passione, intelligenza e metodo”.

Antonio Carrabba (1935-1999).
Nato a Spinazzola, laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari, collaboratore dello studio legale Luigi Martino,è stato Giudice conciliatore nella Pretura di Spinazzola per oltre venti anni.
Ha ricoperto, inoltre, nella città, incarichi di Prestigio nelle istituzioni politiche e culturali più importanti e questa lo ha annoverato ufficialmente tra i suoi figli più eletti.
Studioso appassionato, qualificato ed apprezzato di storia antica nonché di storia locale, pugliese e lucana, cultore di archeologia ed epigrafia è stato insignito anche dell’onorificenza di Ufficiale dell’”Ordine al Merito” per la specifica attività di studioso e per l’impegno etico-sociale dal Presidente della Repubblica Oscar L. Scalfaro.
Attivo nel “Movimento dei focolari”, missionario laico per due anni in Perù, a Lima ha operato nel centro di accoglienza insieme con un portoghese, uno spagnolo e un italiano. Collaboratore del Periodico Internazionale di Epigrafia del Dipartimento di Storia Antica dell’Università degli Studi di Bologna.
• A. Carrabba – “Nuovo instrumentum dalla Lucania” «Epigraphica», vol. LI (1989), F.lli Lega Editori, Faenza
• A. Carrabba – “Iscrizioni inedite dalla Lucania”, «Epigraphica», vol. LVI (1996), F.lli Lega Editori, Faenza
• A. Carrabba – “La raffigurazione delle divinità Sul pesi da telaio” – (Un caso significativo dall’antica Bantia), «Epigraphica», vol. LX (1999) F.lli Lega Editori, Faenza Prossima la pubblicazione postuma del volume dal titolo: “Monteserico, un’area di interesse archeologico tra Puglia e Basilicata“.

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Prefazione
Introduzione

CAPITOLO I
Spinactolia

CAPITOLO II
I Cavalieri del Tempio

CAPITOLO III
Spinactolia e i Templari

CAPITOLO IV
L’epoca ed i possedimenti templari in Spinazzola

CAPITOLO V
La “Domus Templi” di Spinazzola

La Rosa Dipinta – Trentuno Illustrazioni per “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco

La Rosa Dipinta – Trentuno Illustrazioni per “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco

Il presente catalogo raccoglie i disegni esposti per la prima volta a Bologna presso la Galleria d’Arte Moderna nella mostra organizzata dalla Sezione Emilia Romagna dell’Associazione Illustratori.

Autore/i: Autori vari

Editore: Azzurra Editrice s.r.l.

con una intervista di Fulvio de Nigris a Umberto Eco, e una serie di disegni realizzati dall’autore durante la stesura del romanzo, contributi di Grazia Nidasio, Antonio Faeti, Paola Pallottino.

pp. 68, completamente illustrato a colori e b/n, Milano

Dall’intervista di Fulvio de Nigris:
« “Il nome della Rosa” è un libro talmente ricco di stimoli e suggestioni che sembra proprio scritto per essere illustrato.

Nel ricostruire il mio mondo medioevale, la maggior parte dei documenti che avevo presente erano di tipo visivo: architetture, portali, torri, miniature e cosi via, Nel raccontare mi è venuto spontaneo rappresentare verbalmente quello che avevo davanti agli occhi. Il romanzo è dunque indirettamente una sorta di catalogo di un universo visivo a cui il lettore si riferisce. Lo si vede anche in questa mostra, la maggior parte degli illustratori (tranne qualcuno che ha dato interpretazioni ottocentesche o moderne) ha reagito citando questo universo visivo medioevale: il romanzo, quindi, come tramite tra il lettore ed un repertorio iconografico che esisteva già. Se poi questo lettore è un illustratore pieno di curiosità e sensibilità, il passaggio è quasi automatico,

Che impressione ti ha fatto la mostra realizzata dall'”Associazione illustratori”?

A parte il naturale piacere come autore, devo dire che mi sento abbondantemente appagato dalle molteplici iniziative visive su “Il nome della Rosa”. Cera già stata a Ferrara due anni fa una mostra di pittori sull’argomento e sono appena tornato dalla Romania dove ho visto la mostra di una pittrice che ha realizzato quadri molto belli utilizzando vecchi manoscritti di carta porosa.
D’altra parte, proprio come posizione teorica, ho sempre sostenuto che l’interpretazione di un “sistema di segni” avviene anche attraverso altri sistemi di “segni”: cioè che un ideale dizionario nello spiegare il significato di una parola non deve utilizzare soltanto parole, ma anche elementi visivi e qualsiasi altro tipo di rappresentazione semiotica che ne arricchisse l’interpretazione.

Mi sembra quindi naturalissimo – e dovrebbe essere una condizione universale – che un testo narrativo venga interpretato visivamente. Una interpretazione visiva, sia essa una illustrazione o un quadro, ha la stessa funzione di un saggio critico: sono tutte forme di interpretazione. Allora, come autore, così come sono interessato alla recensione o al saggio critico, sono ugualmente interessato al disegno: è un altro modo di restituirmi l’opera sotto forma di lettura, di interpretazione e di arricchimento.

I lavori degli illustratori, in che modo si differenziano dalle opere dei pittori prima citati?

Ad esempio, la pittrice rumena che citavo prima non riproduce situazioni figurative, ma trae una sorta di ispirazione generica per giocare su materiale antico e vecchie scritture. Con l’illustrazione invece ti trovi ad avere interpretata proprio la parte figurativa di un libro. In questo senso l’illustrazione è un saggio critico molto particolare: in effetti non fa il riassunto delle vicende, ma ne fa una condensazione. Da questo punto di vista mi pare un buon sussidio interpretativo perchè lascia capire all’autore, ma forse anche al lettore, quale è il nucleo tematico principale che è emerso all’illustratore. Questo è l’interesse e il rischio dell’illustrazione: il libro illustrato, da un lato arricchisce le possibilità di interpretazioni, ma dall’altro può bloccare queste possibilità, perchè ci impone la visione dell’illustratore.
Io ho letto “Il rosso e il nero” di Stendhal in una versione senza illustrazioni e quindi il volto di Julien Sorel può per me cambiare continuamente a seconda dell’umore della rilettura. Ma ricordo che da ragazzo ho letto “Il Capitan Fracassa” di T. Gautier nelle edizioni della “Scala d’oro” con le splendide illustrazioni di Gustavino; per quanto io rilegga In condizioni diverse “Il Capitan Fracassa”, l’immagine del Barone è quella che mi ha dato Gustavino. È chiaro che questa mediazione per me è stata importante ed ha arricchito la mia fantasia… […]»

Epistolario – Le Lettere a John Middleton Murry 1913 – 1922

Epistolario – Le Lettere a John Middleton Murry 1913 – 1922

Autore/i: Mansfield Katherine

Editore: Il Saggiatore

seconda edizione, cura e nota introduttiva di Jhon Middleton Murry, nota dell’editore inglese, traduzione di Giorgia Ruffini.

pp. 776, Milano

Nota dell’editore Inglese:
«Una vasta raccolta di lettere di Katherine Mansfield era stata pubblicata in due volumi del 1928. Questa pubblicazione conteneva circa 200.000 parole, e comprendeva lettere 2
vari amici oltre che a J. M. Murry. Il presente volume è praticamente un nuovo libro. E di un terzo più lungo del precedente, sebbene contenga soltanto le lettere
scritte da Katherine Mansfield al suo amante e marito.
J. M. Murry ha integrato questa raccolta di tutti i passi che erano stati omessi nella precedente pubblicazione.»

Nota introduttiva di Murry Middleton:
«Ho sentito parlare di Katherine Mansfield per la prima volta nell’autunno del 1911. W. L. George mi aveva mandato una sua “fiaba” per “Rhythm”, con una nota entusiastica. Il racconto mi aveva incuriosito e imbarazzato, e glielo avevo rimandato dicendo che non lo capivo, chiedendogli se lei volesse mandarmi qualcos’altro.
Dopo un po’ di tempo mi mandò The Woman at the Store, che mi fece molta impressione. L’accettai subito con una lettera dove le dicevo molto sinceramente che era di gran lunga il miglior racconto che fosse stato mai offerto a “Rhythm”. Quasi nello stesso tempo comperai per due scellini nel negozio di Dan Rider una copia del suo In a German Pension, pubblicato nel dicembre 1911, con una vistosa copertina arancione. Fui ancora più profondamente colpito da questa raccolta di racconti che mi pareva esprimessero, con un vigore che invidiavo, una reazione, affine alla mia, contro la brutalità della vita.
Fui preso da un grande desiderio di conoscere Katherine Mansfield, e W. L., e George gentilmente me ne offri l’occasione. Ho descritto il nostro incontro e il maturare della nostra amicizia nella mia autobiografia Between two Worlds, che serve da sfondo a queste lettere fino all’inverno del 1918, quando finisce la mia narrazione. Quando lasciai Oxford nell’aprile 1912 per tentare a Londra la mia fortuna come giornalista, Katherine mi invitò generosamente ad occupare una camera nel suo appartamento al 69 di Clovelly Mansions, Grays Inn Road. Dopo poche settimane fummo consapevoli del nostro reciproco amore.
Divenimmo amanti e decidemmo di sposarci quanto prima.
Ma il marito di Katherine, che lei aveva lasciato tre anni prima, poco dopo il matrimonio, attese per ben sei anni prima di chiedere il divorzio. Perciò non ci potemmo sposare che il 3 maggio 1918. […]»

Quattro Giorni a Teheran – 1943: i Tre Grandi, Hitler, un Agguato

Quattro Giorni a Teheran – 1943: i Tre Grandi, Hitler, un Agguato

Autore/i: Fracassi Claudio

Editore: U. Mursia Editore

pp. 374, fotografie b/n, Milano

Churchill guardò Stalin, poi Roosvelt. Stavano decidendo sulle sorti del mondo. «In tempo di guerra – disse – la verità è così preziosa che bisogna proteggerla con una guardia del corpo di gugie.»

Teheran, novembre 1943, Churchill, Roosevelt e Stalin si incontrano per decidere come sconfiggere la Germania di Hitler. La svastica nazista sventola su quasi tutta l’Europa. Ma non c’é ancora accordo, fra Tre Grandi, sull’«operazione Overlord»: lo sbarco in Normandia, previsto per la primavera del 1944. Fra i leader alleati – aspramente divisi da vicende politiche e personali, ma visceralmente uniti dalla comune lotta contro il nazismo – si svolge, nei quattro giorni della Conferenza di Teheran una partita a scacchi fatta di colloqui, di intrighi, di duri e appassionati confronti persino durante i pranzi ufficiali. Venuto a conoscenza dell’incontro segreto, il vertice nazista ha progettato l’assassinio dei Tre Grandi: un colpo che segnerebbe le sorti della guerra e i destini del mondo. Nella metropoli asiatica si svolgono cosi, in quei giorni d’autunno, due vicende parallele – una politico-diplomatica, l’altra criminale – destinate fatalmente a intrecciarsi. Il libro ne segue ora per ora gli sviluppi, col ritmo di una spy story, ma con una totale e rigorosa aderenza alla documentazione storica e d’archivio: i verbali americani e sovietici (recentemente desecretati) e le morie dei protagonisti.

Claudio Fracassi è stato direttore del quotidiano «Paese Sera» e del settimanale «Avvenimenti». Studioso di storia e dei meccanismi dell’informazione, ha scritto Aleksandra Kollontaj e la rivoluzione sessuale, Sotto la notizia niente e Le notizie hanno le gambe corte. Con Mursia ha pubblicato La lunga notte di Mussolini (2002), Bugie di guerra (2003), Matteotti e Mussolini. 1924: il delitto del Lungotevere (2004) e La meravigliosa storia della Repubblica dei briganti. Roma 1848 (2005).

Le Radici Islamiche dell’Europa

Le Radici Islamiche dell’Europa

Autore/i: Jevolella Massimo

Editore: Boroli Editore

prima edizione, introduzione dell’autore.

pp. 144, Milano

Verso l’anno Mille, mentre l’Occidente cristiano è immerso in una fase di profonda arretratezza che dura da cinque secoli, una possente ondata di civilizzazione, scienza e cultura proveniente dal mondo islamico comincia a riversarsi sull’Europa, strappandola dal sottosviluppo e proiettandola verso le conquiste dell’Umanesimo e della Rivoluzione scientifica del XVI e XVII secolo. Per questo è giusto affermare che l’Islam fa parte a pieno titolo delle nostre radici.
Ispirato anche dalle esperienze appena vissute nel corso di alcuni viaggi tra gli splendori islamici dell’Andalusia e della Sicilia, Massimo Jevolella racconta le fasi salienti di questo inestimabile «travaso di civiltà» attraverso una serie di episodi affascinanti e in parte quasi inediti, con lo stile del romanzo e con l’esattezza della più rigorosa ricostruzione storica. Per concludere con un capitolo dedicato agli scrittori e agli artisti europei che tra il XVIII e il XIX secolo viaggiarono alla scoperta del variegato mondo della Mezzaluna.

Nato a Milano nel 1950, islamista e studioso delle religioni abramiche, Massimo Jevolella è giornalista dal 1975: inviato speciale a «Epoca» e poi inviato culturale a «il Giornale», è stato direttore di «Meridiani». Ha collaborato con l’Istituto di Storia della filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Ha al suo attivo un’intensa attività saggistica («Acme», «Studi cattolici», «Servitium», «Panorama», «Millelibri», «Il Sole 24 Ore»). Ha curato un’edizione delle Mille e una notte (1984) e i Mille e un giorno di Pétis de la Croix (1984), e tradotto classici della filosofia araba. Tra i suoi libri, Storia di ’Abd el-Masîh, e delle sue disgrazie (1981), I sogni della storia (1991) e Non nominare il nome di Allah invano (2004).

Il Manoscritto MS 408 – Storia del Libro più Misterioso del Mondo

Il Manoscritto MS 408 – Storia del Libro più Misterioso del Mondo

Titolo originale: Manuscrit ms 408 Voynich

Autore/i: Maugenest Thierry

Editore: Barbera Editore

prima edizione, traduzione di Gaia Amaducci, collana: Il Rosso e Il Nero.

pp. 192, illustrazioni b/n, Siena

“Edipo?”.
“Questo nome le dice qualcosa?”
Si. È un internauta che partecipa al nostro forum da qualche anno. Nessuno sa chi sia nè da quale paese scriva. Tuttavia, il nickname che usa mi ha convinto che sia riuscito a decrittare l’opera di Ruggero Bacone. Edipo è l’unico uomo che sia riuscito a decifrare l’enigma della Sfinge. E il manoscritto ms 408 è soprannominato appunto “la Sfinge”.

Il manoscritto MS 408 è il più misterioso del mondo. Da secoli resiste a ogni tentativo di decifrarlo. Redatto alla fine del Duecento dal monaco inglese Ruggero Bacone, venne messo all’indice dalla Chiesa e per tre secoli se ne perse ogni traccia.
Ricomparve a Praga, alla corte dell’imperatore Rodolfo II, che per procurarselo pagò una somma colossale. Studiosi e collezionisti di tutta Europa se lo contesero a lungo, ma dopo numerosi colpi di scena il manoscritto scomparve nuovamente.
Nel 1912, Wielfried Voynich, un commerciante di libri rari, lo ritrova nella biblioteca di un collegio gesuita nei pressi di Roma e lo porta negli Stati Uniti.
Ma a Yale come sul vecchio continente nessuno riesce a venire a capo di questo codice. Il mistero si fa ancora più fitto quando due ricercatori universitari, che hanno avuto a che fare con il manoscritto, cadono in coma irreversibile senza una ragione apparente.
L’agente speciale Marco Calleron, aiutato nell’indagine dal suo ex professore di filosofia, scopre che la stessa sorte è toccata a tutti coloro che nei secoli sono stati sul punto di decifrarlo. E che il presunto assassino, ora come in passato, si nasconde dietro lo pseudonimo Edipo.

Thierry Maugenest è l’autore di Venise-net e La polvere del re, romanzi che in Francia hanno riscosso un notevole successo e sono stati tradotti in numerose lingue. Questo suo nuovo romanzo s’ispira alla vera storia del manoscritto ms 408.

L’Inverno della Cultura

L’Inverno della Cultura

Titolo originale: L’hiver de la culture

Autore/i: Clair Jean

Editore: Skira Editore

traduzione di Doriana Comerlati.

pp. 112, Milano

«Il cranio rasato, le braccia tatuate dalla spalla fino al polso, anelli infilati nelle orecchie, con addosso dei pantaloncini da cui spunta il bordo delle mutande e una canottiera che lascia scoperto il torace peloso e puzza di sudore, quest’uomo, pancia in fuori, aspetta insieme a un migliaio di altre persone di fare il suo ingresso al Louvre. Sembra una di quelle figure rappresentate sulle tavole di un atlante di criminologia ottocentesco. Per quale strada contorta è riuscito a infilarsi fra i neofiti, come se il secolo passato non fosse servito a niente?»

Jean Clair è stato conservateur del Centre Pompidou, direttore del Musée Picasso e, nel 1995, direttore della Biennale di Venezia del Centenario. Ha curato importanti esposizioni di richiamo internazionale (tra le ultime la mostra Crime et châtiment al Musée d’0rsay nel 2010). È autore di saggi sull’arte e l’estetica che sono stati tradotti in numerose lingue. Nel maggio 2008 è stato eletto membro dell’Académie Française.
Per Skira ha pubblicato nel 2008 La crisi dei musei. La globalizzazione della cultura e, nel 2011, Breve storia dell’arte moderna.

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I. – Gli strumenti del culto

II. – Il museo esploso

III. – Quando dialogano le voci del silenzio

IV. – I mattatoi culturali

V. – Il tempo del disgusto

VI. – L’azione e l’amok

VII. – La crisi dei valori

VIII. – La reliquia e la predica

IX. – I due pilastri della follia

Note

Gli Stereotipi

Gli Stereotipi

Dinamiche psicologiche e contesto delle relazioni sociali

Autore/i: Arcuri Luciano; Cadinu Maria Rosaria

Editore: Società Editrice Il Mulino

premessa e introduzione degli autori.

pp. 204, Milano

In questo volume il tema degli stereotipi, uno dei più affascinanti della psicologia sociale, & affrontato con l’obiettivo di fornire una guida semplice e maneggevole ai percorsi di riflessione teorica e di indagine empirica tracciati lungo settanta anni di tradizione. Gli autori analizzano il fenomeno degli stereotipi evitando, da un lato, di considerarli in maniera semplicistica come prodotti di errati processi di pensiero e, dall’altro, di proporli come opportune strategie di categorizzazione della realtà sociale. Al contrario, essi analizzano le dinamiche della formazione e dello sviluppo degli stereotipi, illustrando i processi di attivazione o soppressione, le componenti di tipo implicito. Si delinea in questo modo un quadro concettuale in grado di cogliere nella maniera più esaustiva la complessità dei fenomeni studiati.

Luciano Arcuri insegna Psicologia delle comunicazioni sociali nella Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova e Psicologia sociale all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano. Con il Mulino ha pubblicato «Conoscenza sociale e processi psicologici» (1985) e ha curato il «Manuale di psicologia sociale» (1995).

Maria Rosaria Cadinu è ricercatrice nella Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova. Si occupa di sviluppo dell’identità personale e sociale nel contesto delle relazioni intergruppi.

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Premessa

I. Lo studio degli stereotipi: natura di un problema
1. Introduzione
2. Gli stereotipi e i ruoli di genere sessuale: cosa beve la gente al bar
3. Le persone che la pensano allo stesso modo si assomigliano un pò

II. Gli Stereotipi: prospettiva storica, approcci teorici e di ricerca
1. Il concetto di stereotipo e i metodi di ricerca collegati: da Lippmann al moderno cognitivismo
2. Tecniche basate sull’impiego di liste di aggettivi, sulle risposte a item di opinione e sulla individuazione di tendenze centrali e di valori di dispersione
3. Paradigmi sperimentali nelle indagini sugli stereotipi: giudizi di attribuzione e compiti di memoria
4. Compiti di «priming» semantico
5. Compiti di interferenza semantica

III. Accuratezza degli stereotipi
1. Ma gli stereotipi sono inaccurati?
2. Indicatori e criteri per stimare l’accuratezza degli stereotipi

IV. Stereotipi e strutture di conoscenza
1. Introduzione
2. Gli effetti della categorizzazione
3. Categorizzazione e compiti di memoria
4. Gli effetti della categorizzazione che portano al favoritismo per il proprio gruppo di appartenenza
5. Gli stereotipi come sistemi di rappresentazione
6. Due possibili significati del processo di categorizzazione

V. Aspetti processuali degli stereotipi
1. Formazione degli stereotipi
2. Elaborazione delle informazioni e conferma degli stereotipi
3. La conferma degli stereotipi
4. Processi di attribuzione e stereotipi
5. Conseguenze comportamentali degli stereotipi: le protezie che si autoadempiono

VI. La modificazione degli stereotipi
1. Introduzione
2. L’ipotesi del contatto
3. L’ipotesi del contatto alla prova
4. Modelli cognitivi
5. Tecniche per la riduzione degli stereotipi e del favoritismo intragruppo

VII. Gruppi e persone: due poli di un rapporto complesso
1. Introduzione
2. L’omogeneita percepita dell’«outgroup»
3. Il fenomeno della sovraesclusione dall’«ingroup»
4. Asimmetrie di giudizio fra persone e gruppi

VIII. Linguaggio e stereotipi
1. Etichette linguistiche e trasmissione degli stereotipi
2. Etichette linguistiche e organizzazione delle conoscenze stereotipiche
3. Il linguaggio e la sua funzione di espressione dell’identita nelle relazioni intergruppi
4. Il favoritismo nei confronti del proprio gruppo
5. L’uso tendenzioso del linguaggio nelle relazioni intergruppt: la scelta del livello di astrazione

IX. I processi automatici nell’attivazione e nella soppressione degli stereotipi
1. Introduzione
2. L’attivazione automatica degli stereotipi: vantaggi e svantaggi
3. Gli effetti ironici dei tentativi di soppressione degli stereotipi
4. L’effetto di «rimbalzo»
5. Conclusioni

X. Aspetti evolutivi degli stereotipi
1. Introduzione
2. Stereotipi di tipo etnico
3. Stereotipi legati al sesso delle persone
4. Stereotipi legati ad altre categorie sociali
5. La correlazione illusoria in soggetti in eta evolutiva
6. Conclusioni

Riferimento bibliografici

Lukács, il Gesuita della Rivoluzione

Lukács, il Gesuita della Rivoluzione

Titolo originale: Figures de Lukács

Autore/i: Bourdet Yvon

Editore: SugarCo Edizioni

la traduzione dal francese è di Luigi Guidi-Buffarini

pp. 184, Milano

Considerato, a ragione, uno dei massimi teorici marxisti di questo secolo, autore, tra gli altri, di un testo chiave del pensiero dialettico moderno, Storia e coscienza di classe, che doveva influenzare filosofi come Adorno, Horkheimer e forse anche Heidegger, Lukács presenta, a partire da un certo periodo della sua vita e della sua produzione filosofica, i tratti di una inspiegabile ambiguità e appiattimento: mentre da un lato rinnega le sue opere precedenti, le sue analisi, già brillanti e anticipatrici, si banalizzano e la sua dialettica si schematizza uniformandosi al grigiore del marxismo ufficiale.
Qual è la causa di questa inaspettata cesura? In questo libro, Lukács, il gesuita della rivoluzione, Yvon Bourdet cerca di individuarla ricostruendo, con uno studio dettagliato, l’evoluzione del pensiero di Lukács durante i dieci anni che egli trascorse a Vienna, ma soprattutto attraverso il tentativo affascinante di identificare il filosofo ungherese nel personaggio del gesuita Naptha, protagonista del celebre romanzo di Thomas Mann La montagna incantata. Fu dunque proprio a Lukács che si ispirò Mann, nella stesura del suo capolavoro? Se la risposta è si, se effettivamente, come Bourdet dimostra, questo romanzo può essere assunto come documento storiografico, le conseguenze travalicano il piano estetico dell’identificazione per sconfinare nel politico e chiariscono, in modo inequivocabile, i motivi della cesura e l’appiattimento e la grigia ortodossia del così detto secondo Lukács la cui opera può ora essere letta in chiave rovesciata: era quella di un gesuita che aveva messo la propria intelligenza e la propria cultura al servizio di una causa millenaristica. Quando gli imposero di rinnegare le sue teorie, per evitare la scomunica, egli rinnegò e si sottomise all’imposizione dell’ordine monastico cui aveva scelto di appartenere. In questo modo l’ortodossia comunista aveva, ancora una volta, messo a tacere uno dei più brillanti cervelli filosofici della nostra epoca.

Yvon Bourdet, teorico eterodosso del marxismo, gode di fama internazionale per aver pubblicato saggi e studi fondamentali quali: Communisme et marxisme, nel 1963; Préjugés français et préjugés allemands, studio empirico su un migliaio di giovani dei due sessi in un ambito di vita comunitaria, del 1967; durante lo stesso anno ha tradotto e annotato, di Max Adler, Démocratie et conseils ouvriers. Nel “68 ha pubblicato Otto Bauer et la Révolution. Inoltre: Introduzione a Capital financier di Hilferding e a Démocratie politique et démocratie sociale di Adler. E infine: Dictionnaire Biographique du mouvement ouvrier international, I, L’Autriche, con Kreissler, Houpt e Steiner.

Tau Simbolo Francescano – Storia, Teologia e Iconografia

Tau Simbolo Francescano – Storia, Teologia e Iconografia

Titolo originale: Un symbole franciscain: le Tau

Autore/i: Vorreux Damien

Editore: Edizioni Messaggero Padova

traduzione di Annette Bossut Ticchioni.

pp. 112, 18 illustrazioni b/n f.t., Padova

La predilezione francescana per la lettera Tau in questo libro è occasione e stimolo per uno studio storico e teologico dalle più diverse diramazioni. Talune imprevedibili coincidenze storiche; la riscoperta di alcuni aspetti dimenticati della fede medievale; il tuffo nell’universo cosi ricco ed affascinante del simbolismo… tutto ciò non potrà che attirare ed insieme dilettare anche gli spiriti più curiosi.
Non è stata dimenticata l’iconografia: lo studio delle raffigurazioni del Tau evidenzia l’importanza che tale simbolo ha avuto non solo nell’arte, ma anche nella religiosità e nella cultura.

Dal testo:
« Le due lingue originali della Bibbia – l’ebraico ed il greco – hanno in comune una lettera dell’alfabeto, il Tau, che nel corso dei secoli si é caricata di misteriosi significati. Questa lettera occupa un posto importante nella vita e nel comportamento di san Francesco: questi non solo ne fa uso frequente, ma manifesta per tale segno un vero affetto, addirittura una devozione.
Sull’uso frequente la testimonianza più importante e rilevante ci e data da un contemporaneo, testimone oculare, fra Tommaso da Celano. Questi nel suo Trattato dei miracoli, composto nel 1252, scrive: «Fra le tante lettere, gli era familiare la lettera Tau, con la quale firmava i biglietti e decorava le pareti delle celle». E più avanti: «con tale sigillo san Francesco firmava le sue lettere, tutte le volte che per necessità o per spirito di carità, spediva qualche suo scritto».
Adottare il Tau come sigillo personale – allora si diceva «segno manuale» – e proporlo, per cosi dire, come stemma per il nascente Ordine dei frati minori, sottolinea bene l’importanza che Francesco gli attribuiva. Inoltre, questo uso assumeva quasi l’aspetto di culto, divenendo indicativo della sua spiritualità. Il lato devozionale, affettivo e religioso è posto bene in risalto da un altro biografo di Francesco, san Bonaventura, che nel menzionare l’uso a mo’ di firma, afferma: “Venerava questo segno – il Tau – e gli era molto affezionato, lo raccomandava spesso nel parlare; con esso dava inizio alle sue azioni”. […]»

Il Mio Sistema

Il Mio Sistema

Opera che illustra i fondamenti della strategia di Nimzowitsch, sinonimo di originalità e stravaganza, esponente degli «ipermoderni».

Autore/i: Nimzowitsch Aaron

Editore: U. Mursia Editore

premessa di J. Hannak, traduzione dal tedesco di Massimo Settis.

pp. 348, nn. illustrazioni b/n, Milano

Nel mondo scacchistico il nome di Nimzowitsch è sempre stato sinonimo di originalità e stravaganza. Questo sia per la sua personalità inquieta e ribelle, sia per il suo stile di gioco, estremamente rivoluzionario per i suoi contemporanei e ancor oggi stupefacente per la ricchezza di idee spesso paradossali.
Ma la fama di Nimzowitsch è dovuta soprattutto a quest’opera, la cui importanza storia e tecnica è stata uguagliata da assai pochi altri volumi di scacchi. In queste pagine egli espone con stile originale i principi che permisero, all’inizio del Novecento, i compiere un vero e proprio salto di qualità nel modo di concepire il gioco. Il fine dell’opera è di insegnare i fondamenti della strategia, dapprima nei suoi elementi basilari, quindi nella sua espressione più alta: il gioco di posizione. I vari concetti esposti sono illustrati da esempi e partite, generalmente giocate dall’autore stesso, alcune delle quali sono annoverate tra i massimi capolavori dell’arte scacchistica.

Aaron Nimzowitsch, nato a Riga nel 1886, fu un talento assai precoce: a soli ventun anni si affermò come uno dei più forti giocatori del mondo giungendo quarto nei grandi tornei di Ostenda e di Karlsbad del 1907. È morto a Copenaghen nel 1935.

Che Cosa Sappiamo della Religione Ebraica?

Che Cosa Sappiamo della Religione Ebraica?

Autore/i: Cagiati Annie

Editore: Casa Editrice Marietti

prima edizione, prefazione dell’autrice.

pp. 184, Casale Monferrato (AI)

« Il Ponte », collana attenta, vivace, destinata al vasto pubblico, viene incontro all’esigenza di far conoscere la « realtà » ebraica.
Un mondo che incontriamo e si affianca a noi ogni giorno e del quale spesso ignoriamo tutto: aspirazioni, ricchezze interiori, sofferenze, coraggio, progetti.
Queste opere – insieme al progetto editoriale « Radici», altra collana dal contenuto più scientifico -, si propongono di rispondere, con 17 anni di ritardo, alla esortazione del documento conciliare « Nostra Aetate »:
Essendo tanto grande il patrimonio spirituale comune a Cristiani ed Ebrei, questo Sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima ». Anche i Vescovi italiani nel recente documento pastorale ci sollecitano a prendere coscienza che «… Tanto più agli Ebrei viventi oggi In mezzo a noi siamo debitori di atteggiamenti di fraternità e di sincera ricerca di comunione, quanto più ripensiamo alla storia delle loro sofferenze, alle quali spesso i Cristiani non sono stati estranei. Desideriamo quindi che non vada perduta alcuna occasione di dialogo fra le nostre comunità e quelle israelitiche, per il comune godimento e sviluppo del grande patrimonio spirituale che è insieme loro e nostro ».

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Prefazione

CHE COSA SAPPIAMO DELLA RELIGIONE EBRAICA?
1. Le risposte
2. Eretz Israel: la « terra » nella fede ebraica
3. Gerusalemme, epicentro della rivelazione
4. Come vivono gli ebrei la loro fedeltà a Dio?

SI DICE SPESSO CHE NELL’ANTICO TESTAMENTO PREVALE LA LEGGE, NEL NUOVO L’AMORE, COSA SIGNIFICA?
1. Le risposte

SI DICE SPESSO CHE: « LA CHIESA E IL VERO ISRAELE » « IL NUOVO POPOLO DI DIO»
1. Le risposte
2. Ma cosa ne pensano gli ebrei?

COSA POSSIAMO RICEVERE NOI, OGGI, COME CHIESA CRISTIANA, DAGLI EBREI?
1. Le risposte
2. La riscoperta dell’autentico spirito biblico
3. … e dell’ebraicità di Gesù
4. La santificazione quotidiana del profano
5. Una liturgia e un ecumenismo più incarnati nella realtà
6. Una rinnovata speranza nel regno di giustizia e di santità

CONCLUSIONE

L’Abbandono alla Divina Provvidenza

L’Abbandono alla Divina Provvidenza

Autore/i: De Caussade Jean Pierre

Editore: Edizioni Paoline

introduzione di padre Ramiére P.

pp. 200, Milano

Il P. De Caussade espone la dottrina e ia pratica dell’abbandono nelle mani di Dio, affermando che la fedeltà all’ordine divino ha costituito sempre tutta la santità dei giusti dell’Antico e del Nuovo Testamento. I doveri di ogni momento sono l’ombra sotto la quale si nasconde l’azione di Dio. La perfezione consiste non nel conoscere la volontà di Dio, ma nel sottomettervisi; l’ingegno e gli altri mezzi umani sono utili solo in quanto sono strumenti all’azione divina. Di conseguenza, l’azione divina e presente sempre e dappertutto, benché non sia Visibile che all’occhio della fede; ed è tanto più Visibile quanto più si nasconde sotto apparenze sgradevoli. Dio si rivela in modo misterioso nelle Piccole circostanze, nei grandi avvenimenti della storia, quasi continuando la rivelazione; si dona per mezzo delle creature, e per santificarsi basta abbandonarsi a lui, perchè Dio si fa guida nell’oscurità, gioia nelle desolazioni, ricchezza nella povertà, difesa nei pericoli. L’anima è rapita dall’amore, attinge luce e forza, sa vedere Dio nelle creature, buone o cattive che siano, e Dio assicura una gloriosa vittoria sulle potenze del mondo e dell’inferno.

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Introduzione del padre Ramiére P.

LIBRO I. – Natura ed eccellenza della virtù dell’abbandono

I. – La fedeltà all’ordine divino costituì tutta la santità dei giusti dell’Antico Testamento, di S. Giuseppe e di Maria Santissima stessa.

II. – I doveri di ogni istante sono ombre sotto le quali si nasconde l’azione divina

III. – Quanto diventerebbe più accessibile la santità considerata sotto questo punto di vista!

IV. – La perfezione non consiste nel conoscere l’ordine di Dio, ma nel sottomettersi ad esso

V. – Le letture e gli altri esercizi ci santificano solo in quanto sono per noi e i canali dell’azione divina

VI. – L’ingegno e gli altri mezzi umani sono utili solo in quanto servono di: strumento all’azione divina

VII. – Non può esservi pace duratura, fuorchè nella sottomissione all’azione divina

VII. – La perfezione delle anime e l’eccellenza dei diversi stati si valutano dalla fedeltà al volere di Dio

IX. – Tutte le ricchezze della grazia sono il frutto della purezza del cuore e del perfetto abbandono

LIBRO II. – L’azione divina e il modo con cui essa lavora incessantemente alla santificazione delle anime

I. – L’azione divina è presente sempre e dappertutto, benché non sia visibile che all’occhio della fede

II. L’azione divina è tanto più visibile all’occchio della fede, quanto più si nasconde sotto apparenze sgradevoli

III. – L’azione divina ci offre ad ogni istante beni infiniti e ce li da in proporzione della nostra fede e del nostro amore

IV. – Dio si rivela a noi in modo misterioso, ma altrettanto reale e adorabile tanto nelle piccole circostanze quanto nei grandi avvenimenti della storia e della Sacra Scrittura

V. – L’azione divina continua nei cuori la rivelazione iniziata nella Sacra Scrittura; ma i caratteri di cui si serve per scrivere, non saranno visibili che nel gran giorno

VI. – L’amore divino si da a noi per mezzo di tutte le creature che ce lo comunicano velatamente, simili a specie eucaristiche.

VII. – L’azione divina è tanto indegnamente trattata da molti cristiani, nella sua manifestazione quotidiana, quanto lo fu Gesù Cristo dai Giudei nella sua umanità

VIII. – La rivelazione del momento presente ci è più utile, poiché si rivolge direttamente a noi

IX. – La rivelazione del momento presente e una sorgente di santità sempre zampillante

X. – L’istante presente è la manifestazione del nome di Dio e l’avvento del suo regno

XI. – L’azione divina apporta in tutte le anime la santità più eminente; per santificarsi basta abbandonarsi ad essa

XII. – Soltanto l’azione divina può santificarci, poiché essa si regola sull’esemplare divino della nostra perfezione

LIBRO III. – L’assistenza paterna con cui Dio circonda le anime che si abbandonano interamente a lui

I. – Dio si fa guida delle anime che si abbandonano totalmente a lui

II. – Dio conduce tanto più sicuramente l’anima che si abbandona a lui, quanto più sembra avvolgerla nell’oscurità.

III. – Le desolazioni che Dio fa provare all’anima abbandonata in lui, non sono che amorosi artifizi dei quali essa un giorno si rallegrerà

IV. – Dio arricchisce tanto più generosamente l’anima che si abbandona in lui quanto più sembra impoverirla.

V. – Dio difende tanto più potentemente l’anima che si abbandona in lui, quanto meno essa è capace di difendersi.

VI. – L’anima che si abbandona in Dio, invece di resistere ai suoi nemici, trova in essi utili ausiliari.

VII. – L’anima che si abbandona a Dio può astenersi dal dire o fare cosa alcuna in propria difesa perché la stessa azione divina la giustifica.

VIII. – Dio vivifica ’anima che si abbandona in lui con mezzi che sembrano doverle dare la morte.

IX. – L’amore sostituisce tutto per le anime che percorrono questa via.

X. – L’anima che si abbandona a Dio trova più luce e forza nella sottomissione all’azione divina di quel che ne posseggono tutti gli orgogliosi che a lei resistono.

XI. – L’anima che si abbandona in Dio sa vederlo anche nel superbo che lotta contro la sua azione. Tutte le creature, buone o Cattive, glielo rivelano.

XII. – Dio assicura alle anime che gli sono fedeli, una gloriosa vittoria sulle potenze del mondo e dell’inferno.

Esercizio di unione amorosa della nostra volonta a quella di Dio (di S. Francesco di Sales).

Atto di abbandono (di S. Giovanna Francesca de Chantal)

Altro atto di abbandono (del B. Pignatelli)

I Misteri del Sesso

I Misteri del Sesso

Psychopathia sexualis 4

Autore/i: von Krafft-Ebing Richard

Editore: Edizioni Homerus

prima edizione, prefazione, introduzione e cura di Enrico de Boccard e Rolando Jotti.

pp. 144, Roma

Richard Von Krafft-Ebing (1840-1902) è stato uno dei più grandi studiosi di sessuologia dell’eta moderna e le sue ricerche hanno aperto la strada a quella più esatta e approfondita cognizione di argomenti fino allora considerati proibiti che è propria del nostro tempo. Professore universitario e specialista di medicina legale, Krafft-Ebing scrisse, fra l’altro, un monumentale trattato scientifico, la «Psychopathia sexualis», opera destinata a procurargli imperitura fama e che costituisce ancor oggi un testo indispensabile e fondamentale per chiunque desideri approfondire, sul piano della ricerca o su quello di una più ampia e precisa informazione personale, quei problemi che cosi da vicino concernono sia l’individuo che la società.
Krafft-Ebing è stato il primo a raggruppare clinicamente le psicopatie sessuali in uno schema composto sulla base dei risultati delle sue ricerche scientifiche.
I casi di anomalia nelle funzioni sessuali sono molto frequenti, e la natura delle perversioni dipende dalle predisposizioni o da casi personali. La vita sessuale può dare Origine a virtù eccelse che possono giungere fino al sacrificio della propria personalità; ma può anche sfociare nella degenerazione e nello sviluppo dei maggiori vizi. Cosi come presso molti popoli si apprezza la verginità, la castità, il pudore; in altri popoli si onora l’ospite offrendogli addirittura l’amplesso della propria sposa. Krafft-Ebing analizza lo sviluppo di determinate disposizioni sessuali corredando i suoi studi con una casistica molto vasta interpretata oltre che da lui, con il suo consueto rigore professionale, dai più grandi studiosi di sessuologia del tempo, alcuni dei quali furono suoi diretti collaboratori.

Al di là dell’Aldilà

Al di là dell’Aldilà

Interviste a italiani celebri sulle loro credenze sul dopo vita

Autore/i: Zarelli Enrico Maria

Editore: Casa Editrice Meb

pp. 158, Padova

Al di là del titolo, tutt’altro che eufonico ed euforico, queste pagine vogliono far conoscere quali sono le credenze sulla vita nel dopo-vita di famosi italiani di arti e mestieri. Al di là, quindi, di un aldilà, a prescindere cioè dal fatto che uno sia credente o miscredente, ho tentato di raccogliere le testimonianze (messe in ordine sparso) di alcune celebrità (ad eccezione dell’ultima voce, quella di una “tata”) che ho incontrato, sotto la veste di uno pseudo-confessore laico e con l’insistenza di un lavavetri piazzato nei nostri incroci metropolitani…

Enrico Maria Zarelli è nato aModena nel 1964. Vive a Bologna. Ha gia pubblicato “Il romanzo BLOB” (Joppolo Editore, 1993).

Il Risveglio della Divinità nell’Uomo – Uso dei Poteri Occulti della Mente e dell’Anima

Il Risveglio della Divinità nell’Uomo – Uso dei Poteri Occulti della Mente e dell’Anima

Autore/i: D’Alba Ennio

Editore: Edizione Edizioni Fermenti – Centro Studi Esoterici Ennio D’Alba

con introduzione e commento filosofico antropologico di Fausto Antonini,collana: Via Dell’Amore – Conoscenza.

pp. 320, 64 illustrazioni b/n, Roma

Da che mondo è mondo sempre l’uomo ha sospettato di mistero l’universo interrogando le stelle, le anime dei morti, i profeti e le profetesse, usando cabale e alchimie, legando e sciogliendo enigmi e numerazioni geometriche.
Oggi l’uomo, addotto dalla superbia delle scoperte scientifiche alla sola glorificazione della “ragione”, ha perduto l’antico (-r)accordo che una volta esisteva fra se stesso e la natura, fra la sua interiorità e il mondo delle cose, tra la sua anima e Dio.
L’uomo si affida alle macchine da lui create e quello che acquista al di fuori perde al di dentro: cioè fallisce nel suo scopo che è quello della vera conoscenza e della vera felicità, non data dal possesso delle cose e dall’uso di sè per mezzo del solo potere dell’intelletto, ma dall’immedesimazione sensibile nelle profondità dell’anima delle cose ottenuta come essere facente parte del tutto.
Ma già il sapere astratto e scientifico, arrivato nel suo pur breve percorso di fronte all’immensità della coscienza alla saturazione ed al maleficio, accusa i suoi limiti demotivandosi nel vuoto delle coscienze e manifesta sintomi di rivolta quasi corso e ricorso di vichiana memoria. Tornano a manifesta evidenza le cosiddette “scienze occulte”; si appalesano in testi seriosamente redatti o degenerano nell’occasionale pratico. In questo libro di Ennio D’Alba l’uso dei poteri occulti della mente e dell’anima è spiegato dapprima in modo piano e comprensibile per la corretta iniziazione del neofita, poi in forme sempre più profonde e difficili. Dopo di che si acquista un vero potere su se stesso e le cose: si torna a “sentire” l’antico rapporto identificativo dell’uomo con l’universo e con Dio. Un libro complesso, esaustivo di tutti i sistemi iniziatici dall’antichità ai giorni nostri; utilissimo nella felice chiarezza della sua prosa anche per un lettore antagonista. Il libro è suddiviso in tre parti; nella prima l’Autore ricorda la superiorità dell’ “io emotivo” sull’ “io razionale” e, questo scopo si avvale anche di sue poesie per “risvegliare”, come lui dice, la “primordiale capacità perduta” dell’uomo a “capire le cose emotivamente”. L’individuo si autorealizza perfezionando sia il corpo che la mente onde arrivare, attraverso l’esperienza, alla coscienza che è amore e potenza dello spirito sulla routine dell’umanità, schiava di un errata educazione (Rousseau?) divenuta abitudine. Ancora più in là sintonizzandosi con “l’inconscio collettivo”, si ha l’illuminazione che è vero dono profetico. C’è quindi come una “seconda mente” non legata al cervello ma alla psiche, intuitiva e inconscia. Nella “dualità” fisica e psichica occorre sottomettere la prima. Si incontrano piani di resistenza in questo processo e la “seconda mente”, che attinge alla mente collettiva universale e cosmica, combatte e sottomette la “prima mente” (che è il solo raziocinio), la quale distrugge la “virtù” insita nella natura. Questa “seconda mente” è antologicamente se stessa e non può essere acquisita con esercizi razionali. Seguono norme che servono a conquistare una perfetta armonia di se col tutto; questa armonia diventa concetto, “amore” che si identifica con le altre onde armonizzate d’amore, necessaria a combattere le aberrazioni dell’umanità avvilita dai corporali bisogni e, per questi, distruttrice oltre che di se stessa, della natura che la circonda. Ma la natura si difende e come si amputa un dito malato che condiziona tutto il corpo essa può distruggere parte dell’umanità o tutta. Se queste onde benefiche prendessero il sopravvento, per una collettiva assunzione del bene sul male dilagante, l’umanità conoscerebbe la vera felicità, cioè l’assolutezza del Bene e dell’Amore.
La seconda parte inizia con le antiche religioni e l’occultismo presenti in esse, per non dire dei tanti rituali; l’Autore rifà anche la storia dei misteri: degli Ebrei, degli Esseni, degli Egizi, dei Persiani, fino ai primi cristiani. Spiega i valori dei simboli adoperati nei vari periodi: ermetico, indù, ellenistico, pitagorico, neoplatonico, cristiano e alchemico. Questa seconda parte termina con la Storia della Scienza Sacra da Atlantide alla rinascita dell’occultismo del XX secolo.
La terza parte induce chi ha ben seguito gli insegnamenti della seconda, all’estasi mistica. La via iniziatica porta all’Amore che è uno “stato d’animo” continuo non esprimibile a parole: fatto dentro di noi il “vuoto mentale” necessario a “sentire” la presenza di un Sole spirituale che ci illumina sulle verità assolute dell’universo, ci si eleva alla Triade, a Dio.
In effetti il Principio Cristico è sempre stato presente e infiamma le nostre preghiere e le nostre meditazioni purificandoci fino alla immedesimazione nell’Uno. Questo si ottiene con un atto di grande abbandono dell’anima in Dio, atto che è – dopo tutto – l’Eucarestia. In questo processo è l’Amore che ci fa abbandonare la “nigredo” del materiale e ci eleva alla “rubedo” dell’ascesi fino al congiungimento con Dio.
Il volume termina col commento santificante dell’Autore che invoca la pace sul lettore e su tutta l’umanità, ma ci piace ricordare le parole di Raimondo Lullo trascritte dall’Autore in finalissima, come suggello di una scelta di fede, dal significato esaltante e carico di speranza: “Omnia ad Uno et in Unum omnia”.

Ennio D’Alba scrittore, poeta, studioso eclettico. Scrive su riviste e periodici. Le sue poesie sono state inserite in varie antologie.
È autore dei seguenti volumi:

  • Attimi Eterni, poesie d’amore e saggi
  • Sensazioni, poemetto ascetico-filosofico
  • Un Viaggio in Egitto/Impressioni, monografia sull’antico Egitto e i reperti archeologici attuali.