Libri dalla categoria Trattati
Gesù non l’ha Mai Detto – Millecinquecento Anni di Errori e Manipolazioni nella Traduzione dei Vangeli
Titolo originale: Misquoting Jesus
Autore/i: Ehrman Bart D.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Francesca Gimelli, collana: Saggi.
pp. 274, illustrazioni b/n, Milano
Come è stato stabilito l’attuale testo dei Vangeli? Quali segreti si nascondono nelle versioni più antiche? Quanta parte è autentica e quanta è frutto degli interventi di copisti, filologi e teologi? La verità su secoli di errori. Aggiunte e cambiamenti al testo originale dei Vangeli
Quanti sanno che il famoso episodio dell’adultera che Gesù salva dalla lapidazione con la frase, “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, non apparteneva originariamente al Vangelo di Giovanni, ma fù aggiunto da uno sconosciuto copista? E che furono aggiunti anche gli ultimi dodici versetti del Vangelo di Marco? Fatti del genere sembravano incredibili e si potrebbe pensare che siano clamorose eccezioni. Ma non è così. Errori, aggiunte, varianti e modifiche sono invece la regola nella lunga e complessa storia che ha portato dalla stesura dei primi Vangeli al testo che leggiamo oggi. Anzi, le manipolazioni erano così comuni che l’autore dell’Apocalisse minacciava di dannazione chiunque avesse osato aggiungere o togliere qualcosa al suo componimento. Tutti noi pensiamo, perlopiù, di leggere nel Nuovo Testamento se non proprio le parole esatte pronunciate da Gesù, almeno quelle scritte dai vari autori dei testi che lo compongono. La verità, invece, è che di nessun Vangelo possediamo il manoscritto originale, e per quasi millecinquecento anni, fino all’invenzione della stampa, le copie che tramandavano la tradizione cristiana subirono infinite vicissitudini e furono ripetutamente trascritte a mano da copisti talvolta distratti o stanchi, talaltra incolti, sempre, comunque, profondamente influenzati dalle controversie culturali, teologiche e politiche della loro epoca. Come ci mostra Bart D. Ehrman, una delle massime autorità mondiali nel campo degli studi biblici, le copie più o meno antiche giunte a noi differiscono tra loro in una miriade di punti: alcune discrepanze sono insignificanti, ma altre toccano nodi centrali della dottrina come, per esempio, la natura divina di Gesù o il mistero trinitario, e sono il frutto di alterazioni, sia intenzionali sia accidentali, introdotte dagli scribi. Ciò rende assai difficoltoso il modo di ricostruire con precisione il testo originale, sforzo che vede impegnati numerosi ricercatori, tra cui Ehrman stesso. Con grande competenza, e con uno stile chiaro e coinvolgente Ehrman ci guida a scoprire dove e perchè furono effettuate le più importanti modifiche, come si è giunti a stabilire il testo che viene stampato ai nostri giorni e come i critici testuali, simili a pazienti investigatori, cerchino di individuare dalle versioni antiche e manipolate le parole originali dei Vangeli.
Bart D. Ehrman dirige il dipartimento di Studi religiosi dell’Università del North Carolina. Autorevole storico del Nuovo Testamento, della Chiesa delle origini e della vita di Gesù, ha scritto numerosi saggi su questo argomento, fra cui, I Cristianesimi perduti. Apocrifi, sette ed eretici nella battaglia per le Sacre Scritture (2005) e il best-seller La verità sul Codice da Vinci (Mondadori 2005).
Introduzione
I – Le origini dei testi sacri cristiani
- Il giudaismo come religione del libro
- Il cristianesimo come religione del libro
- La formazion del canone cristiano
- I lettori degli scritti cristiani
- Letture pubbliche nell’antichità cristiana
II – I copiati dei primi scritti cristiani
- La copiatura nel mondo greco-romano
- La copiatura negli ambienti del cristianesimo delle origini
- Problemi nella copiatura dei primi testi cristiani
- Modifiche del testo
- Ostacoli alla conoscenza del “testo originale”
- Esempi dei problemi
- Ricostruire i testi del Nuovo Testamento
- Conclusione
III – Versioni del Nuovo Testamento
- Scribi cristiani professionisti
- La Vulgata latina
- La prima edizione a stampa del Nuovo Testamento in greco
- La prima edizione pubblicata del Nuovo Testamento greco
- L’apparato del Nuovo Testamento greco di Mill
- La controversia suscitata dall’apparato di Mill
- La situazione attuale
- Tipologie delle modifiche nei manoscritti
- Conclusione
IV – La ricerca dei testi originari
- Richard Simon
- Richard Bentley
- Johann Albrecht Bengel
- Johann James Wettstein
- Karl Lachmann
- Lobegott Friedrich Constantin von Tischendorf
- Brooke Foss Westcott e Fenton John Anthony Hort
V – Originali che contano
- Metodi moderni di critica testuale
- Marco e un Gesù adirato
- Luca e un Gesù imperturbabile
- La lettera agli ebrei e un Gesù abbandonato
- Conclusione
VI – Alterazioni del testo con motivazioni teologiche
- Il contesto teologico della trasmissione degli scritti
- Alterazioni antiadozioniste
- Alterazioni antidocetiche
- Alterazioni antiseparazioniste
- Conclusione
VII – Il contesto sociale delle Sacre Scritture
- Le donne
- Gli ebrei
- I pagani
Conclusione
Modificare le Sacre Scritture
Note
Ringraziamenti
Indice delle citazioni bibliche
Indice dei nomi
Il Mandorlo e il Fuoco
Commento alla liturgia della Parola volume 3° Anno C
Autore/i: Balducci Ernesto
Editore: Borla
seconda edizione, premessa dell’editore, grafica di Claudio Ronchetti, Nuovi sentieri di Emmaus collana diretta da Carla Tessore.
pp. 392, Roma
[…] Siamo certi che, avendo a disposizione l’intera serie delle omelie delle tre annate liturgiche, chiunque ricerchi un nuovo modo di coniugare una vita pienamente immersa nei problemi del tempo e la fede nella Parola che non passa troverà in queste pagine conforto e illuminazione. E forse anche una lezione di stile, che non è senza importanza in un momento che mentre rende non più tollerabili le vecchie forme di predicazione non è ancora in grado di offrirne di nuove. A noi è sembrato che la novità di queste prediche sia sulla linea auspicata da Bonhoeffer, di una coraggiosa laicità di linguaggio senza detrimento e forse a vantaggio di un discorso di fede strettamente coerente con le proprie leggi.[…] (Dalla premessa dell’Editore)
Ernesto Balducci nasce nel 1922 in un piccolo paese di minatori, sul monte Amiata. Agli inizi degli anni Trenta entra nell’ordine dei padri Scolopi, dove svolge il noviziato, prima a Savona poi a Roma.
Nel 1944 approda a Firenze, dove conoscerà Giorgio La Pira, futuro sindaco della città. Nel 1945 viene ordinato sacerdote. Nel 1958 fonda la rivista Testimonianze. Il suo è un cattolicesimo sociale, che auspica una profonda riforma della Chiesa. Su richiesta del Sant’Uffizio viene trasferito prima a Frascati poi a Roma, dove vivrà la grande stagione del Concilio Vaticano II. Nel 1963 è condannato per apologia di reato, in seguito alla sua difesa dell’obiezione di coscienza. Lo stesso destino toccherà pochi anni dopo all’amico don Lorenzo Milani. Nel 1965 torna a Firenze ma è costretto a risiedere nella diocesi di Fiesole, presso la Badia Fiesolana, alle porte della città. Gli anni Settanta e Ottanta segnano un cambiamento decisivo nella meditazione di Balducci. È il periodo della cosiddetta «svolta antropologica», in cui diventa centrale il tema del destino dell’uomo sulla terra e l’impegno per la pace. Padre Balducci muore il 25 aprile 1992 in seguito a un grave incidente stradale.Tra i suoi libri ricordiamo Il terzo millennio (1981), Gandhi (1988), Francesco d’Assisi (1989), L’uomo planetari (1990), La terra del tramonto (1992) e, postumo, L’Altro (1996).
Tempo d’Avvento: l’attesa
Tempo di Natale: farsi uomo
Tempo di Quaresima: la via della croce
Tempo di Pasqua: l’eterno nel tempo
Tempo ordinario: le stagioni del regno
Il Poema Celeste
Titolo originale: Ilāhī-nāma
Autore/i: ’Aṭṭār Farīd al-Dīn
Editore: Rizzoli
prima edizione, a cura di Maria Teresa Granata, introduzione dell’autrice, in copertina miniatura di «Majnūn e Laylā» dal poema Niẓāmī.
pp. 496, Milano
’Aṭṭār Farīd al-Dīn, uno dei massimi poeti persiani, nacque a Nishapdr tra il 1120 e il 1140, e mori probabilmente durante l’invasione mongola, tra il 1190 e il 1230. Prima di convertirsi, curava la bottega di speziale del padre: era medico-profumiere; poi divento maestro spirituale e conobbe Rumi fanciullo. Dissero di lui: «Quanto a passione, tenerezza, ardore e pietà, era candela al suo tempo. Immerso nell’oceano del Sapere, pescatore di perle della certezza. Non c’è altro poeta pari a lui in eleganza, perchè le sue parole scaturiscono dalla penetrazione dell’invisibile». Insieme al famosissimo «Linguaggio degli uccelli», portato in teatro da Peter Brook, «il poema celeste» è il capolavoro di ’Attar. E una specie di «Mille e una notte» mistica: una lieve cornice raccoglie favole, racconti, storie quotidiane, apologhi, aforismi, meditazioni, leggende, che abbracciano il grande arco della civiltà ebraica-greca-cristiana-islamica, da Abramo a Giuseppe a Platone a Alessandro a Gesu a Maometto a Hartn al-Rashid. I grandi temi del libro sono il disperato e infuocato amore terreno – ombra dell’amore per Dio; il dolore, che ci rivela l’Altissimo; il peccato che attira la grazia («il luogo che conosce l’estrema arsura, attirerà a sè l’acqua senza fine»); la bellezza sovrana del mondo, multiforme e molteplice come il volto di Dio; la nobiltà di Iblis, il satana islamico; le infinite allusioni della conoscenza segreta; l’annullamento mistico, dove l’anima cancellata diventa la forma dell’unico Dio. Mai la mistica sufi – il cuore del vero Islam – ha avuto un’incarnazione cosi profonda, sottile e ironica: una leggerezza che nessuna letteratura religiosa d’Oriente ha mai eguagliato.
Le Energie Elementari del Tantra – Il Lavoro sulle Emozioni Attraverso il Simbolismo dei Colori
Il metodo tibetano per utilizzare ogni emozione, sentimento e sensazione come potenti energie alleate nella realizzazione della natura originaria, spontaneamente illuminata.
Autore/i: Ngakpa Chögyam
Editore: Ubaldini Editore
prefazione di Ngakchang Yeshe Dorje Rimpoche, introduzione di Stephen Glascoe, traduzione di Donato Prosdocimo, titolo originale: Rainbow of Liberated Energy – Working with emotions through the colour and element symbolism of tibetan tantra.
pp. 164, nn. illustrazioni b/n, Roma
Mentre nel mondo occidentale le emozioni sono state sempre considerate un’espressione della mente umana inferiore alle sue capacità razionali e cognitive, quando non addirittura una minaccia alla sua stessa stabilità da reprimere con ogni cura, il sistema tantrico tibetano vi ha individuato un riflesso dell’attività illuminata che, per quanto confuso, può indicarci la via alla liberazione.
Ogni emozione, sentimento o sensazione è infatti una manifestazione della nostra natura originaria. Purtroppo l’incapacità di abbandonarci all’esperienza diretta e il timore di vivere qui e ora, senza confrontare continuamente il dato immediato con i nostri sistemi di riferimento, ci impediscono di utilizzare l’immensa energia delle emozioni e di riconoscere in ogni stato mentale, positivo o negativo, un aspetto del nostro Essere naturalmente libero.
Partendo da un’esplorazione del simbolismo tantrico dei cinque elementi naturali e dei cinque colori, l’autore delinea un metodo semplice ed efficace per lavorare con le emozioni. Grazie alla profonda consapevolezza sviluppata con la pratica della meditazione Sci—ne, possiamo imparare ad abbandonarci alla vita senza aspettative né preconcetti, senza ricamare sulle sensazioni, senza crearci una versione personale del mondo con percezioni stilizzate.
Non ultimo pregio del volume sono le calligrafie tibetane, disegnate dall’autore con una tecnica personalissima spiegata nell’Appendice, e utilizzate come un metodo per scoprire se stessi con l’inchiostro e il pennello.
Ngakpa Chögyam, dopo aver compiuto gli studi in Europa, diplomandosi all’Accademia di Belle Arti, ha studiato in Tibet sotto la guida di molti maestri realizzati fino a essere ordinato Lama Nyingmapa. Autore di Tecniche di meditazione tibetana, già apparso in questa stessa collana, coautore della biografia autorizzata di S. S. il Dalai Lama, pittore e calligrafo, è la guida spirituale del Sangngak-chö-dzong, un gruppo che si sforza di unire le pratiche tibetane alla normale vita lavorativa e sociale.
I Regni del Mediterraneo Occidentale dal 1200 al 1500 – Lotta per il Dominio
Titolo originale: The Western Mediterranean Kingdoms 1200-1500. The Struggle for Dominion
Autore/i: Abulafia David
Editore: Editori Laterza
prefazione dell’autore, traduzione di Flavia De Luca, in copertina «Re Roberto d’Angiò in trono» miniatura della metà del XIV secolo dal manoscritto di Convenevole da Prato, Regia Carmina.
pp. XI-340, nn. cartine geografiche b/n, Bari
In un’ottica apertamente meridionalista, Abulafia rovescia completamente la prospettiva con la quale si guarda solitamente alla storia dell’Italia e della Spagna negli ultimi secoli del Medioevo. (Jean-Claude Maire Vigueur)
David Abulafia, uno dei maggiori studiosi dell’Italia medievale, insegna Storia del Mediterraneo all’Università di Cambridge, dove è preside della Facoltà di Storia. Tra le sue numerose opere, in traduzione italiana “Le due Italie” (Napoli 1991) e “Federico II. Un imperatore medievale” (Einaudi 1990); Le due Italie (Guida 1991); La scoperta dell’umanità. Incontri atlantici nell’età di Colombo (il Mulino 2010).
Prefazione La questione siciliana: una guerra di duecento anni
PARTE PRIMA Le sfide del XIII secolo
I. Le origini del Regno di Sicilia
Il fascino del sud
Territorio e popolazione
Lo Stato normanno
L’avvento degli Hohenstaufen
Federico II
L’eredita di Federico in Italia
Conclusione
II. La comparsa dell’Aragona-Catalogna
L’unificazione di Aragona e Catalogna
Pietro II nella Francia meridionale
Giacomo il Conquistatore a Maiorca
Giacomo il Conquistatore a Valenza
Giacomo il Conquistatore e la Francia
L’ascesa di Barcellona
Conclusione
III. Ascesa e caduta di Carlo d’Angiò
Alla ricerca di un campione
Un impero mediterraneo in formazione
Problemi in patria
Le conseguenze della rivolta dei Vespri
Conclusione
IV. Politica e religione all’epoca di Raimondo Lullo
Il trionfo di Pietro il Grande
L’eredita di Pietro
Le tre religioni in Spagna
Raimondo Lullo
Abraham Abulafia
Conclusione
PARTE SECONDA Le crisi del XIV secolo
V. Il Mediterraneo nell’eta di Giacomo II d’Aragona
La fine della guerra dei Vespri
Carlo II e la questione orientale
Giacomo il Giusto, 1291-1327
La Compagnia catalana in Grecia
L’invasione della Sardegna
L’eta d’oro del commercio catalano
Conclusione
VI. Roberto il Saggio di Napoli, 1309-1343
Enrico VII e la crisi italiana
I guelfi, i ghibellini e il re Roberto
La crociata contro la Sicilia
Il re e i banchieri
Un re saggio: Roberto e le arti
Conclusione
VII. La Sicilia e l’Italia meridionale negli anni del disordine
Il regno insulare di Sicilia nel XIV secolo
L’Italia meridionale sotto Giovanna I
L’ascesa della casa di Angiò
Durazzo
Conclusione
VIII. La fine della dinastia di Barcellona
Pietro il Cerimonioso, 1336-1387
Martino il Vecchio
Il compromesso di Caspe
Conclusione
PARTE TERZA Le vittorie del XV secolo
IX. Alfonso il Magnanimo e il crollo della dinastia angioina
Giovanna II, la «regina di paglia»
Renato d’Angiò
La conquista di Napoli
La crisi catalana
Conclusione
X. L’Aragona in Italia e in Spagna, 1458-1494
Ferrante di Napoli
La ripresa in Aragona
Conclusione
XI. L’invasione francese dell’Italia, 1494-1495
Tensioni in Italia
La caduta di Napoli nelle mani dei francesi
Conclusione
Conclusione generale
Bibliografia
Cartine geografiche
Tavole genealogiche
Indice dei nomi e dei luoghi
I Maestri di Verità nella Grecia Arcaica
Titolo originae: Les maîtres de vérité dans la Gréce archaïque
Autore/i: Detienne Marcel
Editore: Editori Laterza
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Augusto Fraschetti.
pp. IX-132, Bari
Alle origini la verità coincideva con la parola del maestro: il “poeta ispirato”, l’”indovino profeta”, il “mago” o il “re di giustizia”. Marcel Detienne guida il lettore attraverso la storia della parola “verità”, scoprendo gli aspetti di continuità e rottura tra il pensiero mitico dell’età arcaica e il concetto di verità nato dalla ricerca filosofica.
Dall’introduzione:
«In una civiltà scientifica, l’idea di Verità richiama subito quelle di obiettività, di comunicabilità, di unità. Per noi la verità si definisce a due livelli: da una parte come conformità q determinati principi logici, dall’altra come conformità al reale? in questo senso, è inseparabile dalle idee di dimostrazione, di verifica, di esperimento. Tra le nozioni elaborate dal senso comune, senza dubbio la verità è una di quelle che sembrano essere sempre esistite; non aver mai subito alcun cambiamento; che appaiono insomma relativamente semplici. Basti pensare, però, che l’esperimento, su cui si basa la nostra immagine del vero, è divenuto un’esigenza solo in una società dove esso era una tecnica tradizionale, in una società dove la chimica e la fisica hanno conquistato un ruolo di primaria importanza. Dunque, ci si può chiedere se la verità, in quanto categoria mentale, non sia solidale a tutto un sistema di pensiero; se non sia solidale, anche, alla vita materiale e alla vita sociale.[…]»
Marcel Detienne insegna alla Johns Hopkins University. Tra le sue pubblicazioni, per i nostri tipi: La scrittura di Orfeo (1990); Il mito. Guida storica e critica (a cura di, 1994); Sapere e scrittura in Grecia (a cura di, 1997); Dioniso a cielo aperto (2000); Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia (con J.P. Vernant, 2005); La vita quotidiana degli dei greci (con G. Sissa, 2006); Dioniso e la pantera profumata (2007).
Introduzione
I. La memoria del poeta
II. II Vecchio del Mare
III. L’ambiguita della parola
IV. Il processo di laicizzazione
V. Aletheia o Apate
VI. Ambiguità e contraddizione
Bibliografia
Un pò di Posto per la Sapienza Antica – L’Agopuntura Cinese
Autore/i: Cattro Angela
Editore: Tipografia I.G.I.
seconda edizione riveduta, prefazione e introduzione dell’autrice.
pp. 32, illustrazioni b/n, Torino
Dalla introduzione:
«Per farci una chiara idea dei disordini procedenti dalle deformazioni energetiche che possono prodursi nel corpo umano, è necessario farsi un’idea altrettanto chiara dei due principi antagonisti sui quali si edifica il suo equilibrio funzionale.
Ritengo quindi opportuno, prima di affrontare decisamente l’argomento di questa trattazione, chiarire brevemente i principi che permearono la mentalità dei Sapienti antichi cinesi, risalendo alla sorgente stessa del loro pensiero, ramo indistruttibile del fecondo albero della conoscenza umana dell’universo e delle sue leggi, che giganteggia al disopra delle singole civiltà condizionate dal tempo.
In ogni epoca, ogni scuola vide l’universo che ci circonda e il «piccolo universo» che è l’uomo, sotto un suo proprio punto di vista.
Ogni scuola isolata è un pezzo informe e senza senso, un anello dell’immensa catena, un particolare dello spettacolare quadro universale.
Soltanto sceverando le verità racchiuse in ciascuna di esse, ce- sellandole fra loro come tante figure parziali di un unico mosaico, Si può ottenere una veduta d’assieme che, se non è già precisa e nitida in tutti i suoi contorni, riesce almeno più chiara, più viva e più comprensibile.
Così, mentre l’Occidente, attratto dal fascino del laboratorio di ricerca, indugia ad isolare, fotografare e classificare, fin nei minimi particolari, le singole fasi «compiute» attraverso le quali la materia passa per giungere ad un determinato fenomeno «compiuto» gli studiosi cinesi rivolsero tutta la loro attenzione alle infinite metamorfosi in atto.
Li sorprendiamo, infatti, sempre intenti a scrutare l’opera dell’invisibile energia che produce giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, le fast «compiute» tanto magistralmente descritte dalla nostra scienza.
La visione profonda dell’immane opera trasformatrice di questa energia che pervade l’universo, la natura e l’atmosfera che ci circonda, li condusse a concludere che l’universo stesso è energia, che tutto accade in virtù di questa energia e che la materia, ivi compresi gli organismi viventi, altro non è che energia condensata.[…]»
Le Meditazioni di un Pastore
Titolo originale: Centuries of Meditation
Autore/i: Traherne Thomas
Editore: Edizioni Paoline
introduzione e traduzione di Pietro Spinucci.
pp. 264, Alba
Thomas Traherne (1637/9 – 74) scrisse, probabilmente «Centuries of Meditaton» tra il 1669 e 1674, quando, lasciata la piccola rettoria di Credenhill (Hereford) dove aveva trascorso almeno otto anni nello studio e nella cura d’anime, divento cappellano privato nella casa di Sir Orlando Bridgeman, trasferendosi prima a Londra e poi, nel 1672, a Teddington.
Le meditazioni furono probabilmente scritte a conforto e direzione spirituale di Mrs. Susanna Hoptom, animatrice e patrona di un «circolo religioso» a Kingston che Traherne doveva aver frequentato durante gli anni trascorsi nella solitudine agreste di Credenhill. Storicamente «Centuries of Meditation » rientrano tra quei libri di «devozioni private» che ebbero straordinaria fortuna nell’Inghilterra del ’600, sino a costituire quasi la meta di tutte le pubblicazioni che vedevano la luce nell’isola. Tuttavia l’eccezionale importanza di «Centuries» risiede nel fatto che esso supera di gran lunga l’interesse di una trita letteratura devota per essere, invece, l’opera religiosa in prosa che più di ogni altra sintetizza e rappresenta il grande trapasso culturale, religioso ed emotivo che ebbe luogo in Inghilterra nella seconda metà del secolo XVII dopo le drammatiche vicende controversiali, religiose e politiche della generazione precedente.
Quella che troviamo riflessa nella prosa di «Centuries» è una concezione etico-religiosa, un rapporto uomo-universo completamente diversi dalla esasperata dialettica puritana tra elezione e salvezza, tra necessità e libertà, tra «gratia praeveniens» e «gratia cooperans».
Per usare le parole del Cassirer, «di fronte ad una religione del timore si predica ora una religione di libertà, di fronte ad una religione dell’autoumiliazione si insegna ora una religione dell’assoluta fiducia; una fiducia che non significa semplice affidamento in un aiuto soprannaturale, ma intima confidenza nelle forze dello spirito umano e della volontà umana».
Questo nuovo clima Traherne lo esplora e lo vive in «Centuries of Meditation» con uno spirito di totalità etica, emotiva, ontologica e stilistica al quale conviene davvero il nome di «Felicity».
La Città Utopie e Realtà – Volume Secondo
Titolo originale : L’urbanisme. Utopies et réalités
Autore/i: Choay Françoise
Editore: Giulio Einaudi Editore
traduzione di Paola Ponis.
pp. 464, Milano
Nel momento stesso in cui la città del secolo XIX comincia ad assumere una propria fisionomia, si crea un nuovo procedimento di osservazione e di riflessione. Essa appare ad un tratto come un fenomeno estraneo agli individui che la abitano e che nei suoi confronti si trovano come di fronte ad un fatto naturale, non familiare, straordinario. Lo studio della città assume, nel corso del secolo XIX, due aspetti assai differenti. Nel primo caso è uno studio descrittivo: si osservano i fatti con distacco, si cerca di ordinarli secondo criteri quantitativi. A questa presa di posizione scientifica e distaccata che è l’appannaggio di alcuni scienziati, si oppone l’atteggiamento di certi spiriti, urtati dalla realtà delle grandi città industriali. Per questi ultimi, l’informazione è destinata ad essere integrata nel quadro di una polemica, l’osservazione non può che essere critica e normativa; essi subiscono la grande città come si subisce un processo patologico. Il reader, in due volumi, della Choay ripercorre, attraverso una documentazione straordinariamente ricca e avvincente, questa duplice e contrastante reazione, che coinvolge sociologi, filosofi, pensatori politici, utopisti, architetti e urbanisti, dalle metropoli della rivoluzione industriale alle città del futuro dei progettisti contemporanei. L’analisi strutturale e semiologica del quadro urbano è condotta attraverso i testi – spesso rari o introvabili – di trentasette autori: da Fourier a Wright, da Marx a Iane Jacobs, da Ruskin a Xenakis.
Françoise Choay si è laureata in filosofia, e nel 1954 ha iniziato un’attività di critico d’arte e di architettura su varie riviste, tra cui «France-Observateur», «L’oeil», «Art international», «La quinzaine littéraire». Insegna alla Scuola nazionale superiore d’architettura di Bruxelles, e ha pubblicato, tra gli altri, due saggi su Le Corbusier e su Mark Tobey. Sta lavorando a uno studio su urbanesimo e rivoluzione industriale.
Volume secondo
IV. L’urbanistica progressista
Tony Garnier
Georges Benoit-Lévy
Walter Gropius
Charles-Edouard Jeanneret detto Le Corbusier
Stanislas Strumilin
V. L’urbanistica Culturalista
Camillo Sitte
Ebenezer Howard
Raymond Unwin
VI. L’urbanistica naturalista
Frank Lloyd Wright
VII. Tecnotopia
Eugène Hénard
Rapporto Buchanan
Iannis Xenakis
VIII. Antropopoli
Patrick Geddes
Marcel Poète
Lewis Mumford
Jane Jacobs
Leonard Duhl
Kevin Lynch
IX. Filosofia della città
Victor Hugo
Georg Simmel
Oswald Spengler
Martin Heidegger
Indice analitico
Indice dei luoghi
Indice degli autori citati
Tramonto o Eclissi dei Valori Tradizionali?
Autore/i: Spirito Ugo; Del Noce Augusto
Editore: Rusconi
nota dell’editore.
pp. 300, Milano
Qual è il significato della crisi del nostro tempo? I valori tradizionali sono destinati ad essere sostituiti dalla mentalità scientista? Questo è l’argomento del dibattito fra due eminenti filosofi italiani che qui pubblichiamo.
Ugo Spirito, il maggiore esponente dell’attualismo in Italia, sostiene che la attuale crisi dei valori tradizionali e dovuta all’affermarsi dello spirito scientifico e tecnico, che ha travolto le stesse ideologie politiche e prelude a un prossimo cambiamento sostanziale, in nome del quale la scienza sarà considerata come un valore assoluto. Augusto Del Noce, già vicino alla sinistra cattolica, poi allontanatosi da essa e dalle sue tentazioni scientiste e sociologizzanti, è oggi, in Italia, l’esponente più qualificato del pensiero cattolico tradizionale. Egli risponde nel suo saggio che la crisi della civiltà contemporanea nasce dal rifiuto dei valori tradizionali, a cui si è contrapposto il – mito – della scienza. Dunque, soltanto ritrovando questi valori, è possibile superare l’attuale crisi. Tesi dominante del discorso di Del Noce è che l’attualismo, con il pensiero di Spirito, giunge alle sue estreme conclusioni rovesciandosi nel comtismo. Il lungo saggio di Del Noce affronta pure alcuni altri temi, esaminando l’attuale dibattito nell’ambiente marxista, le implicazioni e lo sviluppo del pensiero della Scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse) e la crisi che ha investito la Chiesa cattolica. A questo proposito egli spiega, coerentemente con il suo pensiero, che la funzione della Chiesa non è quella di adeguarsi al mondo ma di contestarlo, mentre pare che oggi essa tenda a scendere a compromessi con questa società «empia» in cui il massimo dell’oppressione si concilia con l’aumento del benessere. Questo dibattito, che si svolge a un alto livello teoretico e con una serietà e nobiltà sempre più rare, è uno dei documenti più significativi della cultura italiana d’oggi.
El Dorado
Titre orginal de l’œuvre: the Discovery of the Large, Rich, and Beautiful Empire of Guiana, with a Relation of the Great and Golden City of Manoa (which the Spaniards call El Dorado) performed in the Year 1595.
Autore/i: Raleigh Sir. Walter
Editore: Editions UNESCO
présentation de A. Cioranescu et R. Schomburgk, traduction J. Chabert.
pp. 256, avec 18 illustrations en b/n à pleine page, Paris
Ce texte, publié initialement en 1596 à Londres et ici repris dans l’édition de 1848 de la Hakluyt Society, qui avait confié à un voyageur allemand, Sir Robert Hermann Schomburgk, le soin d’en rédiger l’apparat critique.[…]
“La quête d’El Dorado naît d’une double passion : de l’or et de l’âge d’or, comme si la rencontre d’un monde neuf avait aboli le temps. Au coeur du mythe, un capitaine visionnaire doublé d’un aventurier, Sir Walter Raleigh, dont la fortune puis la perte furent lié à la recherche de ce mythe. La fin du XVIème siècle, sous le règne d’Elisabeth Ière, a vu à la fois une apogée culturelle anglaise, avec Shakespeare et Spencer, et l’essor de la puissance maritime britannique. Soldat, navigateur, écrivain, Raleigh se prend d’une passion pour la recherche du pays légendaire de l’or, convainc la couronne de soutenir ses expéditions, avant de finir sur l’échafaud pour avoir en temps de paix prix d’assaut et pillé des comptoirs espagnols en Amérique Latine.”
Table des materies :
Note de l’éditeur
Préface
Introduction
Notes de l’introduction
Épître dédicatoire
Au lecteur
La Découverte de la Guyane
Résumé de certains lettre écrites par des Espagnols su la guyane
Notes du texte
Orientation bibliographique
Tables des illustrations
Quando Vedi un Emù in Cielo
Nel cuore del deserto australiano una donna in viaggio alla scoperta della sua anima. Una storia vera
Autore/i: Fuller Elizabeth
Editore: Edizioni Corbaccio
prima edizione, traduzione dall’originale americano di Maddalena Togliani, titolo originale: When you See the Emu in the Sky.
pp. 288, illustrazioni b/n, Milano
“Il sole aveva appena cominciato a tramontare accendendo di un rosso surreale il cielo sopra l’orizzonte sconfinato e piatto. Era il momento più suggestivo per spostarsi in auto nell’Outback australiano, ma anche il più pericoloso. Tuttavia, accanto a Max, mi sentivo al sicuro. Max era un aborigeno di razza pura, nato e cresciuto nell’Outback. Conosceva i “billabong”, le pozze d’acqua nel bush. Capiva se sarebbe piovuto dal più lieve cambiamento del vento. Sapeva scovare i conigli semplicemente appoggiando un orecchio al suolo. Era capace di catturare le lucertole e di trovare larve di coleotteri. E sapeva quali fiori producevano un nettare dissetante e quali uno che sarebbe risultato letale nel giro di qualche ora. con Max non c’era da preoccuparsi…”
Elizabeth Fuller è una donna realizzata, è autrice di libri di successo e si è felicemente risposata dopo la morte del primo marito. Ma il dolore di quella morte, qualcosa di ancora irrisolto, e la malattia del suo più caro amico colpito dall’AIDS la buttano nella più nera disperazione e la spingono a fuggire in compagnia del figlio dodicenne in Australia, in un viaggio che sogna dall’infanzia.
L’Australia rappresenta l’avventura ma alcuni eventi, misteriosi e inspiegabili, trasformano il viaggio in qualcosa per la quale non è preparata. Lo trasformano in un’avventura dell’anima dove i cartelli stradali sono grandi cacatua bianchi, spiriti di sciamani morti che appaiono nella notte e un aborigeno di nome Max Eulo che diventa un amico e una guida a una cultura vecchia di millenni.
Il minuscolo villaggio di Enngonia che li ospita è lontano mille miglia dal mondo che conosce ma, quando è più disperata e fuori posto, Elizabeth sente che qualcosa sta cambiando e che una nuova porta si sta aprendo. “Le strade sconosciute sono un dono della vita”, le dice uno spirito aborigeno. “Rimani vicino alla terra e toccherai le stelle”.
Ed è quello che l’autrice farà in questo viaggio che è allo stesso tempo consolante, di totale trasformazione e meraviglioso.
Elizabeth Fuller è autrice di otto saggi e di una pièce teatrale che ha avuto moltissimo successo. Vive a Weston, nel Connecticut con il marito e un figlio.
Bella Gente d’Appennino
Autore/i: Ferretti Giovanni Lindo
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione.
pp. 204, Milano
“Appennino è suono arcano, sostantivo maschile plurale. Suo singolare è Alpe, femminile. Bella gente è la mia gente.”
“Non posseggo molte parole, ma queste poche sono mie, le ho ricevute, le vivo e riscrivo e solo la morte sigillerà il racconto. Ne faccio commercio, ne faccio dono.” Giovanni Lindo Ferretti ha smesso di fare i cantante e si è fatto cantore di un mondo residuale, antico, sfuggito al moderno. Quello montano, il suo. Dall’esilio in quella terra di mezzo che è l’Appennino tosco-emiliano, Ferretti racconta le gesta nobili e quotidiane dei suoi avi e della comunità di Cerreto Alpi, montanari capaci di valore, dignità, lavori umili, buonumore, passioni forti e sempre decorose. Dalla capostipite sassalbina Maddalena fino a sua madre Eni, dallo zio Archimede, grande cacciatore di orsi in Alaska, alla tragica vicenda di Ezio Comparoni-Silvio D’Arzo e di sua madre Rosalinda. Tante donne, molti uomini e moltissimi animali, chè la famiglia Ferretti ha campato da sempre di quello: pecore per i formaggi saporiti, cani per governarle e cavalli per viaggiare, fare la guerra o scoprire – come nel caso del suo destriero personale, il roano Tancredi – inattese forme di fedeltà fra esseri viventi. Dopo il grande successo di Reduce, l’autore raccoglie in questo nuovo libro anche il suo pensiero su meraviglie (poche) e miserie (tante) dell’oggi: il rispetto della vita, la naturale accettazione, il disincanto per la politica, l’emozione del mistero della fede, il distacco da un contemporaneo che ha perso il contatto con le immutabili leggi di natura. Tutto questo e molto altro ancora con una prosa che ha punte di vibrante poesia, ritmata con cadenza ipnotica.
Giovanni Lindo Ferretti (Cerreto Alpi, 1953) e stato il cantante dei CCCP-Fedeli alla linea, CSI e PGR. Nel 2006 ha pubblicato per Mondadori Reduce.
Ante
d come dimora
c come cavallante
i come incarnazione
b come bottega
s come sepoltura
e come esilio
p come persone (politica)
a come appennino, alpe
Post
Pierre Teilhard de Chardin Immagini e Parole
Titolo originale: Images et Paroles
Autore/i: de Chardin Pierre Teilhard
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, prefazione di André George, album realizzato da Jeanne Mortier e Marie-Louise Auboux con opere e lettere dell’autore con documenti raccolti nell’archivio della fondazione, traduzione di Anna del Bo.
pp. 224, interamente e riccamente illustrazioni b/n, Milano
Non molto ci si attende da un album; di solito, gli sparsi documenti di un’esistenza, il fascino e l’interrogazione della fissità fotografica, l’illuminazione casuale.
Ma noi vorremmo invitare il lettore di questo volume a andare oltre tali richieste minime; a cogliere, nella successione di queste pagine, un movimento, una deriva, una dialettica di cui scoprirà il modello nel pensiero stesso di Teilhard.
Il primo moto è di divergenza.
La lenta carrellata che, attraverso l’ombra familiare di un viale di tigli, sembra trasportarci nel cuore di un’antica campagna europea, verso quel castello di Sarcenat in Alvernia dove Marie-Joseph Teilhard de Chardin nacque l’1 maggio 1881, ci trascina in realtà verso orizzonti ben più esotici e ardenti.
Fermiamoci tuttavia a osservare per un istante quel piccolo universo cattolico e aristocratico, che è la famiglia Teilhard de Chardin, così fisso, cosi consistente, così radicato al suo luogo; e cerchiamo negli occhi di Pierre, che aggraziatamente posa insieme a fratelli e sorelle, la zona di vuoto, l’indeterminazione e la libertà di una giovane vita. Teilhard ha ricordato, in una pagina permeata di «psicologia del profondo», la sua infantile adorazione per un Dio di Ferro, incarnato ora nella base metallica di una colonnetta della «nursery», ora in un bullone di aratro gelosamente custodito in un angolo del cortile.
La loro pesantezza, compattezza, inalterabilità furono per lui la prima immagine della perfezione; ma quale delusione scoprire un giorno che anche un Dio di Ferro si altera e si riga di ruggine!
Di qui ha inizio la divergenza, il moto centrifugo che allontana dalla Sostanza delle origini, la gravitazione verso l’Esilio.
I tigli di Sarcenat stormiscono ormai su uno spazio disabitato; e gli occhi contemplano soglie di deserto su cui costruzioni immani – le Piramidi, la Muraglia della Cina… – gettano la loro ombra. E l’Oriente, terra anch’essa di origini e di vita defluita, le cui viscere custodiscono il Sinantropo studiato dal paleontologo Teilhard.
E l’allargamento, attraverso i viaggi, di uno spazio orizzontale – fisico – e, attraverso le ricerche nel più remoto passato del pianeta, di uno spazio verticale – storico – che imprimerà all’opera di Teilhard il suo suggello, e le fornirà l’ossigeno con cui respirare.
Moto centrifugo, abbiamo detto; ma, accanto a questo «regime delle separazioni perpetue», come lo chiama lo stesso Teilhard, esiste un moto centripeto. La divergenza, attraverso una complessa, originale dialettica hegelo-cristiana, è duplicata e superata da una convergenza.
Sotto la corrente superficiale, una corrente più profonda – che il lettore ricostruirà in primo luogo attraverso i testi che fanno da contrappunto alle immagini – va nel senso dell’Unità. Le esperienze di tutta una vita «si concentrano», si «avvolgono su loro stesse», «fanno blocco» (tutte parole-chiave dell’evoluzionismo teilhardiano).
Potremmo chiamare cid «spirito di sintesi»; ma l’espressione sminuirebbe lo sforzo di Teilhard, il suo tentativo di realizzare nell’ambito della propria esistenza quella cosmogenesi, quella deriva verso l’incandescenza di Qualcuno che gli appare come il movimento fondamentale degli oggetti, degli esseri, della coscienza. L’Evoluzione – il confluire dell’universo in strutture sempre più complesse e integrate – non ricade su se stessa, ma tende, al di la dello spazio e del tempo, a un polo di irreversibilità, a un Punto Omega.
La vera consistenza non è quella del Dio di Ferro dell’infanzia, che ha rivelato la segreta vergogna della propria corrosione, ma quella di un «punto dei punti», metallo senza ruggine e sostanza senza difetto, che per Teilhard ha un nome: Cristo.
Cristo Evolutore, Cristo Cosmico, Cristo Omega. Costruzione abbagliante; emergenza di una Visione che nasce non da una Metafisica, ma da una Fenomenologia tesa a ordinare in un insieme coerente tutti i fenomeni osservabili. La fede nel Cristo Omega – del cui fuoco e della cui «magnificenza» Teilhard vicino alla fine «ha pieni gli occhi» – sboccia infatti sullo stelo della ricerca; l’estasi finale è il culmine di una lunga pazienza.
Il mistico è stato portato sino all’ultimo balzo dal passo cauto e discriminante dell’uomo di scienza; e il pensiero di Teilhard ci appare, da questo crinale di estreme immagini e di estreme parole, simile a quelle cattedrali gotiche in cui la spiritualizzazione della forma si sposa al calcolo sapiente dell’architetto; edificio vertiginoso e esatto, di cui questo volume illumina la genesi, le articolazioni, il segreto di un’irradiazione sempre più larga.
Studio sulla Dialettica
Autore/i: Abbagnano Nicola; Paci Enzo; Viano Carlo Augusto; Garin Eugenio; Chiodi Pietro; Rossi Pietro; Bobbio Norberto
Editore: Taylor Editore
pp. 244, Torino
Il termine dialettica è uno dei più abusati nel linguaggio colto contemporaneo, e anche uno dei più ambigui. Attraverso studi storici sulla dialettica in Platone, in Aristotele, nella filosofia stoica e medievale, in Kant, Hegel e Marx, in questo volume vengono individuati quattro concetti fondamentali di essa e chiariti i rapporti che questi concetti hanno tra di loro.
(Questi studi hanno formato il fascicolo speciale N. 2 – 1958 – della Rivista di Filosofia).
Dal Testo:
« Gli studi che seguono partono dall’ipotesi che la nozione di dialettica non sia stata, nella storia della filosofia, usata in un significato univoco, che possa essere determinato e chiarito una volta per tutte; ma abbia di volta in volta ricevuto significati diversi, diversamente imparentati tra loro e non riducibili l’uno all’altro o ad un significato comune. Studiando più da vicino alcune fasi fondamentali del concetto, gli studi che seguono accennano a delineare quattro concetti principali di dialettica e precisamente i seguenti: 1) La dialettica come metodo della divisione ; 2) La dialettica come logica del probabile; 3) La dialettica come logica; 4) La dialettica come sintesi degli opposti. Questi quattro concetti traggono origine dalle quattro dottrine che hanno maggiormente influenzata la storia del termine e precisamente dalla dottrina platonica, dalla dottrina aristotelica, dalla dottrina stoica e dalla dottrina hegeliana. E senza dubbio possibile, sulla scorta della documentazione offerta da questo volume, assurgere a una caratterizzazione assai generica della dialettica, che in qualche modo riassuma tutte le altre. Si può dire, ad es., che la dialettica è il processo nel quale compare un avversario da combattere o una tesi da confutare e che suppone perciò due protagonisti o due tesi in lotta; oppure che è un processo che risulta dalla lotta o dal contrasto di due principi o due momenti o due attività quali che siano. Ma si tratta, come si vede, di una caratterizzazione così generica da non avere alcun significato nè storico nè orientativo. Il problema storico sarà piuttosto quello di individuare chiaramente i significati fondamentali e le molteplici e disparate relazioni che intercedono tra di essi. […]»
Nicola Abbagnano: QUATTRO CONCETTI DI DIALETTICA
1. Ipotesi di lavoro dei presenti studi
2. La dialettica come
metodo della divisione
3. La dialettica come logica del probabile
4. La dialettica come logica
5. La dialettica come sintesi degli opposti
Enzo Paci: LA DIALETTICA IN PLATONE
1. L’essere del non essere
2. Dialettica ed Eros
3. Tecnica
della dialettica
4. La dialettica
Carlo A. Viano: LA DIALETTICA IN ARISTOTELE
1. Dialettica e dialogo
2. La dicotomia e il problema delle
premesse
3. Dialettica e Apodittica
Carlo A. Viano: LA DIALETTICA STOICA
1. La discussione sulla dialettica nei circoli Socratici
2. Dialettica ed Eristica
3. I presupposti linguistici della dialettica
4. Il problema delle premesse
5. Zenone e la trasformazione stoica della dialettica megarica
6. Crisippo e la sistemazione della dialettica stoica
7. I presupposti linguistici della dialettica
8. Il ragionamento e la teoria degli Anapodittici
Eugenio Garin: LA DIALETTICA DAL SECOLO XII AI PRINCIPI DELL’ETÁ MODERNA
1. La dialettica come logica
2. La dialettica come tecnica della disputa
3. La quaestio
4. La limitazione del concetto di dialettica
5. La tendenza al sistema
6 La polemica antidialettica
7. La dialettica umanistica
Pietro Chiodi: LA DIALETTICA IN KANT
1. «Generalità» e criterio assoluto di verità
2. Logica formale e parvenza dialettica
3. I quattro significati apparentati di «dialettica»
4. Parvenza trascendentale e metafisica razionalistica
5. Il «principio supremo della ragion pura»
6. La struttura del «principio supremo» e il problema del significato
7. Problema e significato
8. Idea e schema
9. Analogie dei mondi e interessi della ragione
10. Dialettica e «condizione impossibile»
11. L’orizzonte categoriale della dialettica
Pietro Rossi: LA DIALETTICA HEGELIANA
1. Il problema della «scissione» e della «riunificazione»
2. Il rapporto tra immediatezza e mediazione
3. L’assoluto come spirito: la categoria di alienazione
4. Struttura metafisica e struttura logica del processo dialettico
5. La dialettica della storia
Norberto Bobbio: LA DIALETTICA IN MARX
I. Posizione del problema
2. Il materialismo dialettico nella formulazione di Engels
3. Marx e la dialettica negli anni della maturità
4. Critica di un’obiezione
5. La dialettica di Marx nelle opere giovanili
6. Due diverse accezioni di «dialettica»
7. La dialettica come sintesi degli opposti
8. La dialettica come compenetrazione degli opposti
9. Conclusione
Indice dei Nomi
Il Tuo Corpo – Manuale di Yoga per Raggiungere il Benessere Fisico e Mentale
Autore/i: Perotti Carla
Editore: Istituto Geografico De Agostini
presentazione dell’autrice, disegni a tratto realizzate da fotografie a cura di Aurelio Moglia.
pp. 256, nn. illustrazioni b/n, Novara
Corpo e mente, benessere fisico ed equilibrio psichico non sono affatto due elementi separati, ma si presentano, al contrario, come aspetti della stessa realtà. Tutti possono, con quindici minuti di facili esercizi ogni mattina appena alzati (o la sera prima di cena), sbloccare un corpo nervoso e irrigidito dallo stress, restituire energia e capacita di concentrazione a una mente affaticata e depressa, bloccare il flusso disordinato dei pensieri e dei cattivi umori.
Questo libro non vi propone una faticosa e debilitante ginnastica, ma una scelta di posizioni corporee da apprendere (ed è facile) e da eseguire in tutta dolcezza e scioltezza una dopo l’altra, nella successione che preferirete. Dopo qualche settimana, se avrete “lavorato” con un certo impegno, noterete i benefici: un fisico più snello e armonioso, un portamento migliore e soprattutto una grande sensazione di benessere, di rilassamento e di calma che si tradurrà anche (tra l’altro) in un migliore rendimento nel lavoro, in una maggiore vitalità sessuale e in un più sereno riposo notturno. Suggerimenti e consigli pratici per le diete, i bagni e i massaggi rilassanti e vitalizzanti completano questo manuale davvero unico per chi ha inserito nel programma quotidiano anche l’idea di cambiare (in meglio) la propria vita.
Carla Perotti, giornalista, laureata in psicologia, ha collaborato per sedici anni a “La Gazzetta del Popolo” di Torino e ad alcuni settimanali. Ha pubblicato raccolte di lettere e numerosi saggi (Lettere a un ragazzo drogato, De Agostini; I giorni del drago, Editoriale Nuova; Il tuo corpo, AMZ; Oltre i cinquanta, Sperling & Kupfer; Amarsi e guarire, De Agostini); nel 1987 ha esordito nella narrativa con il romanzo Lungo le rive del tempo, che ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica. Da oltre vent’anni si interessa delle filosofie orientali e si occupa di yoga, di tecniche corporali e di rilassamento secondo la tradizione dell’India. E presidente dell’Associazione culturale Sadhana di Torino e direttore responsabile della rivista “Essere”.
Gli Intellettuali nel Medioevo
Titolo originale: Les intellectuels au Moyen Age
Autore/i: Le Goff Jacques
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
premessa dell’autore, traduzione di Cesare Giardini.
pp. 186, nn. illustrazioni b/n, Milano
Il periodo compreso fra XII e XIV secolo vede l’affermarsi, travagliato e contrastato, di un personaggio della vita culturale e sociale assolutamente nuovo nel panorama occidentale: la figura del chierico, vero e proprio intellettuale medievale che «fa il mestiere di pensare e di trasmettere il proprio pensiero medi-ante l’insegnamento» e che per questo «stile professionale» si differenzia sia dagli esponenti della cultura monastica sia dagli umanisti rinascimentali. Artigiano della cultura, il chierico medievale fa parte degli strati sociali emergenti nel tardo Medioevo e di questi condivide e a volte anticipa la mentalità, i conflitti con la morale della tradizione, i problemi stessi dell’organizzazione del proprio lavoro.
È a queste caratteristiche che si deve l’interesse portato da Jacques Le Goff al fenomeno storico-culturale. Maestro di quella «storia totale» che in Francia ha dato i più cospicui risultati, l’autore restituisce un mondo di persone viventi e non idealizzazioni evanescenti e mette a fuoco «dal basso» la storia culturale del periodo in questione: come l’intellettuale studia, scrive e traduce i libri, ma anche quale sia la sua religiosità, quali le sue concezioni dell’amore.
Jacques Le Goff (Tolone 1924] ha condotto i propri studi nei più prestigiosi centri di ricerca nazionali ed europei. È considerato uno dei maggiori storici francesi viventi. Fra le sue opere ricordiamo: «Marchands et banquiers du Moyen Age» (1956), «La civilisation de l’occident médiéval» (1964). «Das Hochmittelalter» (1965).
Lo Yoga – Un’Arte per Vivere Felici
Autore/i: Forget Maud
Editore: Longanesi & C.
presentazione di G. Monod-Herzen, sceneggiatura di Ghislaine Andréani, disegni di Max Lenvers, traduzione dal francese di Emilio Carizzoni.
pp. 90, nn. fotografie e illustrazioni b/n, Milano
Alcuni considerano lo Yoga una semplice ginnastica, altri un mezzo per sopportare le tensioni e le ansie del mondo in cui viviamo. Ma chiunque l’abbia praticato, ha compreso che lo Yoga è la via che riconduce l’uomo (e la donna!) a se stesso: a quella natura autentica, fatta di pura gioia, dalla quale le attuali condizioni di vita ci hanno distolto. Grazie allo Yoga potrete riconquistare la serenità e la bellezza. E grazie a questo libro, dove i disegni a fumetti confermano una volta di più: la loro efficacia didattica e la loro immediatezza espressiva, lo Yoga non avrà più segreti per voi. Scoprirete la vostra anatomia «sottile», le tecniche e gli scopi delle innumerevoli «posizioni», ma soprattutto imparerete a controllare il vostro «mentale», raggiungerete un’autentica conoscenza e voi stessi e troverete il perfetto equilibrio fisico e morale.
Dalla presentazione:
« Questo libro non sostituisce un insegnante: lo completa. Grazie ai suoi testi ben elaborati e ai suoi disegni Chiari e precisi, esso da a chi non conosca ancora lo Hatha-Yoga il modo di controllare da sé l’esattezza dei propri esercizi quotidiani e di prepararne il perfezionamento.
Dopo una permanenza di una decina d’anni in India, durante la quale ho potuto valutare i benefici dello Yoga, sono rimasto sorpreso del successo che il suo insegnamento ottiene in Europa. Snobismo a favore dell’Oriente? Risultato di un’abile propaganda?
Per un po l’ho creduto anch’io, ma la ragione vera e un’altra. Devo all’amabile cortesia di Maud Forget e dei suoi allievi il fatto d’averla trovata: gli esercizi dello Hatha-Yoga sono la sola cultura fisica che corregga realmente i difetti nocivi dei nostri movimenti abituali.
Giacche, se talvolta ci affatichiamo troppo nell’espletamento delle nostre attività professionali o domestiche, ciò accade sempre a causa di un’errata amministrazione dei nostri sforzi, ossia perché non utilizziamo che una parte dei nostri muscoli (sempre la stessa) e delle possibilità di allungamento e di flessibilità dei nostri membri.
Una volta presa l’abitudine, essa si trasforma in incapacità e sfocia nel triste impoverimento della vecchiaia.
Lo Hatha-Yoga – e solo esso – offre a questa penosa evoluzione il rimedio dello sviluppo e del mantenimento dei movimenti liberi e armoniosi che costituiscono le vere qualità della gioventù; e siccome non affatica e può essere praticato a qualunque eta, è esatto dire che tutti quanti possiamo trovarvi il cammino verso la gioia. » (G. Monod-Herzen)
LE ORIGINI
Lo Yoga: un’arte per vivere
Le origini
L’ANATOMIA
Quella che conoscete
- Il corpo umano
- I diversi sistemi
- La colonna vertebrale
Quella che ignorate
- I meridiani
- I tre «sharira» o i tre corpi
- Gli «sharira»
- I «chakra»
LE BASI DELLO YOGA
- Repressioni e osservanze
- Sei altre tappe
La disciplina del respiro: Pranayama
- La respirazione yoga preliminare
- La respirazione yoga pratica
- Le tre respirazioni: diaframmatica, toracica, sotto-clavicolare
- La ritenzione del respiro, a polmoni vuoti
- La ritenzione del respiro, a polmoni pieni
- La respirazione per la pulizia dei Nadi
- Kriya – esercizio di purificazione dei Nadi-kapalabhati
- Respirazioni equilibratrici
L’alimentazione
L’alimentazione
LE POSIZIONI
Sul dorso
- PAVANAMUKTASANA – il transito intestinale
- JARA PARIVARTANASANA – torsione dell’addome
- HALASANA – l’aratro
- KARNAPINDASANA – la pressione sulle orecchie
- SUPTAVAJRASANA o VIRASANA – posizione della folgore
- VIPARITA KARANI MUDRA – posizione rovesciata
- MATSYASANA – posizione del pesce
- STAMBHASANA – il pilastro
Sul ventre
- ARDHA SHALABHASANA – la semi-cavalletta
- SHALABHASANA – la cavalletta
- MAKARASANA – il coccodrillo
- BHEKASANA – la rana
- BHUJANGASANA – il cobra
- DHANURASANA – posizione dell’arco
- NAUKASANA – la barca
- MAYURASANA – il pavone
A quattro zampe
- URDHVA DHANURASANA – l’arco in aria
- JANUSHIRSHASANA – la testa alle ginocchia
- PURVOTTANASANA – stiramento della parte est anteriore del corpo
- PURVOTTANASANA – rovesciata – la vedetta
- PRASARITA
- PADOTTANASANA – divaricazione dei piedi
- ARDHA DHANURASANA – il semi-arco
Seduti
- PADMASANA – il loto
- TOLASANA – la bilancia
- VAKRASANA – la torsione
- KURMASANA – la tartaruga
- SIDDHASANA – il saggio
- HANUMANASANA – il signore delle scimmie
- UPAVISTA KONASANA – l’angolo seduto
- ARDHA
- PASHIMOTTANASANA – il semi-stiramento del dorso
- PASHIMOTTANASANA – lo stiramento dell’ovest del dorso
- VIRASANA – l’eroe
- GOMUKASANA – il muso di vacca
- ARDHA
- MATSYENDRASANA – semi-posizione dell’eroe leggendario
In ginocchio
- SADHAKASANA – l’adepto
- YOGA MUDRASANA – il sigillo dello Yoga
- DHARMIKASANA – la devozione o distensione in ginocchio
- PARIGHASANA – la barriera
- KAPOTASANA – la colomba
- MANDUKASANA – la rana in ginocchio
In piedi
- TADASANA – la montagna
- TRIKONASANA – i triangoli
- UTTHITA TRIKONASANA – il triangolo allungato
- UTTHITA
- PARSVAKONASANA – il triangolo da un lato
- VIRABHADRASANA – l’eroe Bhadra
- PADANGUSTHASANA – gli alluci
- PADAHASTASANA – la cicogna
- PARSVOTTANASANA – lo stiramento intenso da un lato
- UDDIYANA BANDHA – la contrazione volante
D’equilibrio
- NATARAJASANA – la danza cosmica di Shiva
- MANDUKASANA – la rana in piedi
- PADANGUSTHASANA – in equilibrio tenendo l’alluce
- SARVANGASANA – la candela
- SHIRSHASANA – in equilibrio sulla testa
- URDHVA DANDASANA – il bastone sollevato
- KAPALASANA – posizione sulla testa
- KUKUKASANA – l’uccello
- PARI PURNA
- NAVASANA – il battello
- VRIKSHASANA – l’albero
IL RILASSAMENTO E LA CONCENTRAZIONE MENTALE
Il rilassamento
- SHAVASANA – il giacente o la distensione sul dorso
- Il rilassamento
La concentrazione mentale
- La concentrazione mentale
LA LEZIONE ESEMPLARE
- Le distensioni
- Le posizioni
- Una melodia
- La concentrazione e essenziale
- L’importanza del ritmo
- Un balletto
- Pratica: progressi
- Un bagno d eterna giovinezza
GLOSSARIO
Lazio Meridionale – Zone Archeologiche del Lazio VI-VII
Anagni – Ferentino – Alatri – Arpino – Cassino – Minturno – Formia – Gaeta – Fondi – Sperlonga – Terracina – Circeo – Ponza – Anzio – Segni – Cori
Autore/i: Vighi Roberto; Dal Maso Leonardo B.
Editore: Bonechi Edizioni
a cura di Leonardo B. Dal Maso e Roberto Vighi, in copertina «Segni – Porta Saracena», retro «Sperlonga» particolare di templio.
pp. XVI-210-272, nn. illustrazioni a colori, Firenze
Dal testo:
« Il Lazio antico corrisponde soltanto in parte all’attuale: sin dai tempi più remoti il Tevere costituiva un confine orientale e meridionale dell’Etruria, e sulla sua sponda sinistra si affacciavano i popoli italici degli Umbri nel corso superiore, dei Sabini nel medio, dei Latini nell’inferiore sino alla foce. Il controllo del corso inferiore del fiume fu la causa prima della fondazione di Roma e merito dei Latini fondatori l’averne capita l’importanza strategica e commerciale; ma il confine rimase anche dopo l’unificazione dell’Italia che corono l’espansione romana, come confine amministrativo, sino al Medioevo. Ancora Orazio, dopo due secoli dalla romanizzazione dell’Etruria, chiamava la sponda destra del Tevere Litus etruscum. Nella divisione augustea dell’Italia tutta la parte settentrionale dell’odierno Lazio continuo a chiamarsi Etruria e fece parte della Regione VII, che dal Tevere giungeva sino alla Liguria.
Lazio si chiamava in origine i ristretto territorio (Latium vetus) che comprendeva i colli Tiburtini, i Prenestini, gli Albani e la zona di Roma, e giungeva sino al mare nel breve tratto di costa tra Ardea e Focene, includendo per una lunghezza di circa 30 Km. un lembo a nord del Tevere tolto agli Etruschi.
Con le conquiste di Roma, il Lazio si ampliò tra i IV e i II sec. a. C., coi territori degli Equi ed Equicoli (Carsoli, Alba Fucense), degli Ernici (Alatri, Ferentino, Veroli, Anagni), dei Volsci (Velletri, Anzio, Circei, Terracina, Fondi, Formia), degli Aurunci (Sessa Aurunca, Minturno) e con la zona del Liri (Sora, Arpino, Atina, Aquino, Cassino): questo ampliamento si chiamo Latium Novum.
Nella divisione augustea la Sabina fu aggregata al Sannio, insieme con una parte dell’alta valle dell’Aniene e del territorio degli Equi, mentre il Lazio, insieme con la Campania, formo la Regione I dell’Italia, mantenendo però la distinzione originaria.
Il Lazio attuale comprende cosi tre zone archeologiche diverse: quella dell’Etruria meridionale, con l’intera provincia di Viterbo e la parte della provincia di Roma a nord del Tevere; quella del Latium Veius, da Tivoli a Palestrina ai Colli Albani, con quasi tutta la parte meridionale della provincia di Roma; quella del Latium Novum, da Anzio a Minturno e da Cori ad Alatri e Cassino, con una piccola parte meridionale della provincia di Roma e le intere province di Latina e di Frosinone.[…] »
ZONE ARCHEOLOGICHE DEL LAZIO I-VII
I-II. L’Etruria Meridionale
III. Il Ostia Antica, Porto e Isola Sacra
IV. Tivoli, Villa Adriana, Subiaco,la Valle dell’Aniene
V. I Colli Albani e Palestrina
VI-VII. Il Lazio Meridionale
I Santi Fanciulli
Titolo originale: Les Saints Enfants
Autore/i: de Felcourt Margherita
Editore: U. Mursia Editore
terza edizione, presentazione e traduzione integrale dal francese di don Sergio Varesi, illustrazioni a cura di Luciana Bora.
pp. 320, nn. illustrazioni b/n nel testo e a colori f.t., Milano
Non tutte le figure che compaiono in questa raccolta sono di fanciulli e di santi. Sono pero profili di giovani, che hanno saputo conservare per tutta la durata della loro breve vita un’anima limpida di fanciullo, come chiede il Signore, e hanno ardentemente anelato alla santità. E noi pensiamo che il loro esempio, offerto in veste semplice e commossa ai ragazzi di questa nostra epoca cosi inquieta ed avida, più che non paia, di consolazioni spirituali, vuole essere un richiamo a riflettere sui valori eterni della carità e dell’abbandono alla volontà del Padre, che, soli, possono vivificare l’esistenza terrena, strappandola al grigiore della mediocrità per elevarla nei liberi e sereni spazi dell’Amore Divino.
Queste vite offrono un’immagine riflessa qui sulla terra di quella Città di Dio che, se ha sede nei cieli, ha pero la sua radice più profonda proprio fra gli uomini. Mescolate a tante miserie, a tanti travagli, a tante incomprensioni, splendono come gemme racchiuse nel cavo buio di una miniera, paragonabili non già a fredde pietre, ma semi vivi di luce, destinati a fecondare nei secoli le anime.
Presentazione
Gesù di Nazareth
I FANCIULLI DELLA PUREZZA
Santa Regina
Santa Solangia
Santa Imelda
Caterina Tekakwitha
I martiri neri dell’Uganda
Maria Coretti
I FANCIULLI DELL’UMILTA
San Stanislao Kostka
San Luigi Gonzaga
Germana Castang
I FANCIULLI DELLA CARITÁ
Santa Germana Cousin
Pier Giorgio Frassati
Anna de Guigné
San Domenico Savio
I VEGGENTI
Giovanna d’Arco
I bambini di La Salette
Santa Bernadetta Soubirous
I bambini di Fatima
I bambini di Beauraing
La fanciulla di Banneux