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Libri dalla categoria Indocina

Il Mio Passato Eschimese – Memorie di uno Sciamano della Groenlandia

Il Mio Passato Eschimese – Memorie di uno Sciamano della Groenlandia

Titolo originale: Min Eskimoiske Fortid

Autore/i: Qúpersimân Georg

Editore: Ugo Guanda Editore

premessa e cura di Otto Sandgreen, traduzione di Eva Kampmann.

pp. 216, illustrazione b/n, Parma

Il mio passato eschimese è il racconto in prima persona dell’infanzia e della giovinezza dello sciamano Georg Qúpersimân (o Qârtsivaq, o Qipínge, per citare solo alcuni numerosi nomi che gli appartengono). Nato in Groenlandia nel 1889, e convertitosi al cristianesimo nel 1915, Qúpersimân ha affidato in vecchiaia le proprie memorie al pastore protestante Otto Sandgreen,
che le ha trascritte in un resoconto fedele, un resoconto suggestivo e coinvolgente proprio perché scevro, volutamente, da elaborazioni letterarie. Rimasto orfano poco dopo la nascita per l’assassinio del padre, Georg viene allevato da una madre coraggiosa e sfortunata e deve affrontare gli stenti e le privazioni di chi è costretto a vivere ai margini della comunità e a dipendere dalla carità altrui. Un lungo apprendistato lo trasforma in abile cacciatore e potente sciamano, capace di evocare le creature sovrannaturali che popolano la sua terra. La voce del protagonista e narratore, ingenua e quasi brutale nella sua immediatezza e sincerità, ci parla di un universo primigenio e intatto, dove una natura dominatrice e la crudeltà dei suoi simili costringono l’uomo a una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Il mondo di Georg è un mondo di cose: il ghiaccio, il sangue che sprizza dalla coscia della madre ferita dal patrigno o dal corpo del cucciolo di orso colpito sulla neve, il cadavere di un cacciatore di cui si cibano i compagni per salvarsi dall’inedia. Nella narrazione scabra ed essenziale di Qúpersimân, in cui riecheggia il ritmo delle nenie e dei «duelli di canti» di una civiltà ormai quasi scomparsa, non c’è posto per i sentimenti o i pensieri ma solo per le sensazioni: fame, freddo, paura, dolore e solitudine non sono semplici parole, ma entità concrete e terribili. Accanto a questo mondo minaccioso e affascinante – e nel suo linguaggio semplice ed elementare Georg non dimentica mai di celebrarne con stupore la bellezza – esiste quello parallelo degli «spiriti ausiliari», gli esseri sovrannaturali evocati dal protagonista che si celano in ogni piega del paesaggio. Si tratta di un’esperienza del sacro domestica e concreta, una frequentazione quotidiana dove anche gli incontri e le avventure più incredibili prendono forza di verità.
Come ha scritto Claudio Magris, il fascino del racconto «è nel senso della propria indifesa piccolezza che anima l’autore e che rende ancora più significativa la difficile conquista della dignità e del coraggio. Il mondo artico è stupendamente evocato nel suo biancore e nel suo ghiaccio, nei kayak che percorrono le acque gelate […] nella bellezza degli iceberg e degli abbaglianti specchi d’acqua che fa risaltare, per contrasto, l’estrema povertà e durezza dell’esistenza».

La Mia Prima Estate sulla Sierra

La Mia Prima Estate sulla Sierra

Titolo originale: My First Summer in the Sierra

Autore/i: Muir John

Editore: Vivalda Editori

introduzione e traduzione di Paola Mazzarelli.

pp. 224, XIV tavole b/n f.t., Torino

Animato da una sconfinata ammirazione per la bellezza del creato e dalla convinzione che tutto nella natura abbia un ordine e un senso, John Muir (1838-1914,) naturalista, esploratore, alpinista, percorre in lungo e in largo i territori vergini d’America. My first summer in the Sierra racconta il suo primo viaggio nella regione oggi inclusa nel Yosemite National Park: alla minuziosa osservazione del mondo naturale si accompagna il grido di meraviglia del pioniere che per primo si affaccia su panorami sconosciuti, e all’occhio dello scienziato si sovrappone l’estasi del mistico. «Ora siamo nelle montagne e le montagne sono dentro noi».
Via via che si addentra nella Sierra, John Miur trova conferma all’ipotesi che in lui diventerà progetto di vita: la civiltà non può prescindere dalla wilderness, la natura selvaggia e incorrotta.

John Muir (1838-1914), fondatore e primo presidente del Sierra Club di San Francisco, oggi tra le più attive istituzioni americane per la conservazione della natura e la difesa dell’ambiente, è una delle voci più vigorose e coerenti che si siano levate in Occidente in soccorso alla wilderness. I suoi articoli e i suoi diari di viaggio, frequentemente ristampati in America, hanno educato intere generazioni. My first summer in the Sierra, pubblicato nel 1911, è la sua prima opera tradotta in italiano.

Il Diario di Nina

Il Diario di Nina

Titolo originale: Dnevnik Niny Lugovskoj

Autore/i: Lugovskaja Nina

Editore: Edizioni Frassinelli

cura e postfazione di Elena Kostioukovitch, prefazione di Vittorio Strada, introduzione di Natasha Perova, traduzione di Elena Dundovich.

pp. XXIV-488, numerose tavole b/n f.t., Milano

Il diario di Nina Lugovskaja è una delle più importanti scoperte storiche degli ultimi tempi e una toccante testimonianza diretta sul Terrore staliniano. Chi era Nina? Una ragazzina moscovita che nelle prime pagine ha appena tredici anni. Intelligente, emotiva, curiosa, attraversa crisi adolescenziali, nutre grandi ambizioni, è gelosa delle sorelle e ama in segreto. Ma, soprattutto, ha uno sguardo maturo, limpido, agghiacciante per la profondità e la precisione con cui coglie e valuta gli eventi e il mondo che la circonda. Attraverso di lei sappiamo come si viveva nella Mosca degli anni Trenta, dove le perquisizioni erano all’ordine del giorno, lo spettro del confino o addirittura del GULag una possibilità più che concreta, la fame, gli stenti, la convivenza forzata una realtà senza appello. Grazie alle sue riflessioni e ai suoi sogni sentiamo quell’epoca descritta da una voce viva anziché da un’interpretazione distaccata. Una voce affilata, energica, sincera. Rinvenuto recentemente negli archivi della polizia segreta russa dalla studiosa Irina Osipova, il testo è un raro documento giunto fino a noi intatto, indenne da intromissioni famigliari o da devastazioni censorie: solo poche pagine di ingenua rabbia portano la sottolineatura rossa del commissario che vide nella fanciulla, ormai diciottenne, una pericolosa nemica del regime, e la condannò a cinque anni di lavori forzati. Corredata da un inserto fotografico e introdotta da Vittorio Strada, una lettura emozionante e irrinunciabile per chi voglia capire la nostra epoca.

Mina Lugovskaja nacque a Mosca il 25 dicembre 1918. Il padre aveva una posizione agiata, ma fu bollato come sovversivo, ripetutamente incarcerato ed esiliato, e infine deportato. La madre era insegnante. Ljalja e Ženja, le sorelle maggiori, studiavano. Nina frequentava la scuola dell’obbligo. Nel 1937 le quattro donne furono arrestate e processate: Nina finì nel durissimo campo di prigionia di Kolyma con Tunica colpa di aver scritto nel diario frasi contro il regime. Quando uscì, rinunciò a dire altro. Stroncata per sempre la sua vena letteraria, riversò la sua creatività nella pittura. Alla fine degli anni Quaranta sposò Viktor Templin, artista e prigioniero politico. Morì nel 1993, senza mai essere tornata nella capitale sovietica.

Problemi di Socializzazione Sessuale

Problemi di Socializzazione Sessuale

Autore/i: Amann-Gainotti Merete

Editore: Ellemme Edizioni

unica edizione, premessa e introduzione dell’autrice.

pp. 160, Roma

Questo testo ha per oggetto il problema della socializzazione alla sessualità, un ambito di studio molto ampio che tocca la sfera somatica, affettiva, intellettuale e sociale dello sviluppo della personalità. Si articola in modo più specifico intorno ad alcune tematiche che riguardano il processo di socializzazione in generale, la formazione degli stereotipi sessuali e la socializzazione differenziale dei due sessi. Il libro presenta inoltre i risultati di studi compiuti negli anni 1985-1990 relativi alle rappresentazioni ed elaborazioni spontanee che bambini ed adolescenti costruiscono intorno a fenomeni e funzioni collegati con la sessualità, e intorno al corpo in quanto luogo e strumento della funzione riproduttiva. Il lavoro si rivolge a studiosi e ricercatori nel campo della Sessuologia e della Psicologia Evolutiva, ma soprattutto vorrebbe essere uno stimolo alla riflessione per tutti coloro insegnanti ed educatori che si trovano confrontati quotidianamente con i problemi dello sviluppo sociale, affettivo e cognitivo della pre-adolescenza e dell’adolescenza.

Merete Amann-Gainotti ha compiuto gli studi di Psicologia à Ginevra, dove ha collaborato con il Prof. Jean Piaget presso il Centro Internazionale di Epistemologia Genetica. Dal 1981 al 1989 è stata ricercatrice in Psicologia dell’Età Evolutiva presso il Corso di Laurea in Psicologia dell’Università «La Sapienza» di Roma. È attualmente Professore associato di Psicologia Sociale nel Corso di Laurea in Pedagogia dell’Università di Bari e svolge attività didattiche presso la Scuola per Educatori professionali del Magistero Maria S.S. Assunta di Roma. È autrice di numerose pubblicazioni scientifiche sullo sviluppo cognitivo e sui processi di socializzazione. Più recentemente si è dedicata allo studio dell’adolescenza e alle applicazioni della Psicologia Sociale nel campo della Psicologia della Salute.

La Terapia del Ridere – Guarire con il Buonumore

La Terapia del Ridere – Guarire con il Buonumore

Autore/i: Fioravanti Sonia; Spina Leonardo

Editore: Red Edizioni

pp. 224, illustrazioni b/n, Como

Ridere fa bene.Ossia: una disposizione positiva della mente, un atteggiamento attivo e reattivo sono i presupposti di una buona salute.
Di più: ridere stimola la circolazione, aumenta l’ossigeno nei polmoni, abbassa la pressione, attiva i muscoli.

Il corpo e la mente non sono due entità separate, ma due aspetti di un insieme che costantemente interagiscono tra loro. È quanto sostiene la psiconeuroimmunologia. La psiche, in strettissimo contatto con il sistema immunitario, influenza le nostre capacità di contrastare una malattia e di reagire a situazioni debilitanti. È da questi presupposti che da qualche anno, in tutto il mondo, si va diffondendo la ‘gelotologia’ (dal greco gelos, riso): una ‘cura’ che attraverso il buonumore e le emozioni positive che si stabiliscono tra medico e paziente stimola le nostre possibilità di guarigione.
In Italia pionieri della ‘terapia del ridere’ (o ‘comicoterapia’) sono gli autori di questo libro, che collaborano con ospedali, scuole, centri per anziani. La loro ricchissima esperienza viene ora raccolta in un manuale, che con linguaggio semplice e divertente spiega le sorprendenti connessioni biochimiche (ma anche psicologiche e antropologiche) tra risata e salute, e propone poi un metodo terapeutico basato su tre percorsi che tutti possono intraprendere: giochi linguistici, giochi corporei, meditazioni guidate.

Benessere e buonumore. Un manuale che insegna a guarire con una risata.

Sonia Fioravanti è psicoterapeuta, specializzata in ipnosi clinica ericksoniana. Saggista e ricercatrice nel campo della psicologia energetica e delle nuove scienze, tiene conferenze e laboratori sul potere dell’autoguarigione. Dirige la comunità ospitale “La Terra del Sorriso”.

Leonardo Spina viene dal teatro comico, dove ha ricevuto la guida di Dario Fo, ed è sceneggiatore, regista e autore teatrale. Insieme a Sonia Fioravanti, marito e moglie, hanno fondato a Roma l’associazione “Ridere per vivere”. Tiene corsi, seminari e sedute di “terapia del ridere”.

Il Giorno Dopo – Gli Effetti della Guerra Nucleare

Il Giorno Dopo – Gli Effetti della Guerra Nucleare

Titolo originale: The Day After Midnight – The Effects of Nuclear War

Autore/i: Autori vari

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, introduzione e cura di Michael Riordan, presentazione di Gianni Moriani, traduzione dall’inglese di Mara Bianca Albanese.

pp. 208, illustrazioni b/n, Milano

Può la gente sopravvivere a una guerra nucleare? Come sarà la vita dopo un attacco? Varrà la pena di viverla?
Come l’omonimo film, anche Il giorno dopo è tratto da un famoso rapporto sugli effetti della guerra nucleare preparato dall’OTA, l’ufficio per la valutazione della tecnologia del Congresso statunitense. Ma se il film sottolineava gli aspetti spettacolari e drammatici del dopo-bomba, questo testo espone i dati del rapporto, ancora più drammatici nella loro freddezza.
Il libro analizza gli effetti di attacchi di varia intensità tra le due super-potenze; esamina il caos economico e sociale che ne deriverebbe e formula ipotesi sulle capacità di ripresa, a breve e a lungo termine.
Il risultato è sconfortante. I dati forniti da Il giorno dopo sono un forte atto di accusa contro chi fa delle armi nucleari lo strumento chiave della propria politica, all’est come all’ovest.

Michael Riordan, che ha curato questo testo, è professore di fisica al Massachusetts Institute of Technology ed esperto di problemi energetici.

Gianni Modani, che ha scritto la presentazione all’edizione italiana e ha curato l’appendice dedicata agli effetti di una guerra nucleare in Europa, è un esperto di problemi ambientali e redattore della rivista «Epidemiologia e prevenzione».

Storie di Meravigllia

Storie di Meravigllia

Titolo originale: Tales of Wonder and Magic

Autore/i: Autori vari

Editore: Edizioni EL

scelte da Berlie Doherty, tradotte da Roberto Piumini, illustrate da Juan Wijngaard.

pp. 120, numerose illustrazioni a colori, San Dorligo della Valle (Trieste)

Perché Storie di meraviglia? Perché il lettore non confonda questi fantastici racconti con semplici fiabe tratte dalla tradizione popolare: qui siamo in un altro luogo, siamo dentro un gigantesco, coloratissimo affresco dove si incrociano destini di uomini e di donne, dove le prove da superare mettono in moto inevitabili poteri magici, ma anche forza, intelligenza, dedizione amorosa; ed è proprio per questo che, contrariamente a quanto accade in molte fiabe popolari, le presenze femminili appaiono nette e determinanti: conosciamo ragazze capaci di imprese impossibili e premiate alla fine per la loro tenacia, ma conosciamo anche gli incantesimi di chi vuole loro bloccare sul nascere ogni speranza di crescita. Ogni storia, dunque, è un viaggio nella nostra memoria alla ricerca di luoghi già visitati, ma ogni storia è anche una nuova scoperta, un nuovo riconoscimento del ruolo positivo che hanno il fiabesco e il meraviglioso nella formazione dell’immaginario.
Nel quadro straordinario di Storie di meraviglia i lettori giovani e adulti troveranno mescolati con sapienza i colori antichi delle tradizioni popolari e le tinte moderne dell’avventura, del gioco, della fantasia: un percorso avvincente che incanta.

Berlie Doherty è nata a Liverpool, in Inghilterra. Dopo aver studiato lettere all’università di Durham, ha lavorato per un po’ come assistente sociale, ha collaborato a programmi radiotelevisivi per la scuola e ha insegnato a ragazzi e adulti. Oggi fa la scrittrice a tempo pieno e oltre che di romanzi è autrice di testi per il teatro e radiodrammi. Scrive per un pubblico di tutte le età, ma è particolarmente attenta al mondo dei ragazzi, ai loro rapporti con gli adulti e alla loro sensibilità verso chi soffre. Ha ricevuto in due occasioni la Carnegie Medal, un importante premio letterario, nel 1987 e nel 1992.

Visualizza indice
  • La ragazza di Llyn Y Fan Fach (Racconto breve, The Girl from Llyn Y Fan Fach) di T. Llew Jones
  • Chura e Marwe (Racconto, Chura and Marwe) di Humphrey Harman
  • Gli Spiriti e la luna (Racconto breve, The Bogles and the Moon) di Kenneth McLeish
  • Tamlin (Racconto, Tamlane) di Winifred Finlay
  • Il ragazzo del cielo del crepuscolo (Racconto breve, The Boy of the Red Twilight Sky) di Cyrus Macmillan
  • La gente che volava (Racconto breve, The People Could Fly) di Virginia Hamilton
  • Il Toro Nero di Norroway (Racconto breve, The Black Bull of Norroway) di Kenneth Mc Leish
  • Mirragen l’uomo-gatto (Racconto breve, Mirragen the Cat-man) di A. W. Reed
  • La ragazza che non poteva camminare (Racconto breve, The Girl Who Couldn’t Walk) di Berlie Doherty
  • La donna del mare (Racconto breve, The Woman of the Sea) di Helen Waddell

L’Icona – Immagine dell’Invisibile • Eelementi di Teologia, Estetica e Tecnica

L’Icona – Immagine dell’Invisibile • Eelementi di Teologia, Estetica e Tecnica

Titolo originale: L’Icône, Image de l’Invisible – Eléments de Théologie, Esthétique et Technique

Autore/i: Sendler Egon s.j.

Editore: Edizioni Paoline

terza edizione, introduzione dell’autore, versione integrale dal francese delle Benedettine di S. Maria di Rosano.

pp. 256, riccamente illustrato a colori e b/n, Cinisello Balsamo

L’icona è nella sua essenza un’arte religiosa o meglio un’arte teologica. Possiamo definirla un trattato di teologia, che non mira solamente a nutrire l’intelligenza, ma anche il cuore per far scaturire la preghiera. Sorta fin dalle origini del cristianesimo e dai secoli delle persecuzioni, arricchita dalla difficile ricerca dogmatica dei concili, purificata dalle lunghe prove della persecuzione iconoclastica, l’icona fa parte della grande corrente nella tradizione, cioè della vita interiore della Chiesa, prolungamento dell’incarnazione di Cristo. L’icona è intimamente legata al Vangelo e alla liturgia: in essi affonda le radici e da essi trae il suo valore agli occhi della fede. Questo libro si propone un triplice obiettivo: iniziare alla teologia dell’icona, la cui storia è narrata per evidenziare che è «luogo della presenza»; iniziare all’estetica dell’icona, analizzando le forme e le strutture che le sono proprie; iniziare alla tecnica delle icone, dando indicazioni precise a coloro che desiderano dipingere nello spirito della tradizione autentica. Sono aspetti complementari: «Se si trascura l’elemento teologico, l’icona diviene un documento o un monumento storico, che contiene preziose informazioni per la storia o il folclore, ma che perde il suo valore spirituale. Trascurando l’elemento scientifico, si cade nel soggettivismo che impedisce di distinguere l’essenziale dall’accessorio e, per ciò stesso, si rischia di alterare la verità trascendentale a cui mirava l’icona. Sorvolando sull’elemento estetico, si sottovaluta l’icona in modo ben evidente».
Molti contemporanei sono attirati dalle icone, intuendo in esse una ricchezza che vorrebbero scandagliare. Questo libro è stato scritto per aiutarli ad entrare in questo mondo di bellezza e di fede.
«Non c’è dubbio che Egon Sendler abbia egregiamente realizzato le intenzioni (aiutare i lettori a entrare nel mondo di bellezza e fede delle icone) offrendo un vero e proprio manuale, con un linguaggio aperto e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Così chiunque sente la suggestione dell’icona, chiunque ne possiede una, chiunque è stimolato a dipingerne una non può fare a meno di percorrere prima e consultare all’occorrenza questo libro che riporta anche una notevole quantità di riproduzioni e di grafici necessari a capire le correlazioni fra i vari gradi della ricerca: da quella teologica a quella estetica, da quella simbolica a quella dogmatica» (L’Osservatore Romano, 12-4-84, p. 3).

Egon Sendler è nato in Slesia nel 1923, ben presto entra in contatto con i Gesuiti a Breslau (Wroclaw). Chiamato alle armi nel 1942, è fatto prigioniero in Russia: l’esperienza dei campi di concentramento lo conferma nella sua vocazione e l’orienta verso un apostolato a favore della Russia. Ritornato dalla prigionia, entra nella Compagnia di Gesù e compie gli studi a Monaco e a Roma.
È chiamato al Centro di Studi Russi Saint-Georges di Meudon (Parigi), dove può approfondire le sue conoscenze sull’arte bizantina alPEcole pratique des Hautes Etudes con A. Grabar. Da oltre trent’anni si è specializzato nel campo dell’iconografia, ora dirige un laboratorio di icone e organizza corsi di perfezionamento a Meudon e a Sedate, Bergamo (Russia Cristiana, Milano). Ha dipinto affreschi in diverse chiese bizantine (Meudon, Roma, Libano, Stati Uniti).

Il Corpo e il Gruppo

Il Corpo e il Gruppo

Titolo originale: Le Corps et le Groupe

Autore/i: Ancelin Schützenberger Anne; Sauret Marie-Jean

Editore: Casa Editrice Astrolabio

traduzione di Stefano Del Re.

pp. 264, illustrazioni b/n, Roma

L’allieva di J. L. Moreno, ideatrice dello psicodramma triadico, introduce le nuove psicoterapie di gruppo dalla Gestalt Therapy alla bioenergetica, dai gruppi d’incontro alla terapia primaria, dal video feedbak alla meditazione.

Dopo la nascita dei gruppi di formazione o T-Group derivati dai lavori di Lewin, nuovi metodi di gruppo sono stati elaborati e utilizzati in pedagogia, formazione e terapia. I seminari si sono moltiplicati e diffusi in tutto il mondo, partendo dall’elaborazione verbale dei vissuti e dalla loro interpretazione per recuperare sempre più le dimensioni del corpo e l’immediatezza nel contesto terapeutico attuale. Nel rinnovarsi delle tecniche e delle finalità, nella messa in questione della psicoanalisi a favore di metodi non interpretativi ma espressivi e catartici, il corpo ha gradualmente assunto un’importanza insospettata aprendo il problema della comunicazione non verbale e rovesciando i termini della sua ortodossa esclusione dal setting terapeutico tradizionalmente inteso come confronto puramente verbale. Anne Ancelin Schùtzenberger con l’aiuto di Marie-Jean Sauret offre qui un’ampia panoramica di queste nuove correnti che introduce tecnicamente e storicamente. Il linguaggio del corpo viene da lei indagato nell’opera dei tre precursori: Moreno con lo psicodramma e il gioco di ruolo, Perls con la Terapia gestaltica e Rogers con i gruppi d’incontro. Viene messa inoltre in rilievo l’importanza del linguaggio corporeo nelle terapie di gruppo che hanno avuto negli Stati Uniti un’eccezionale risonanza, come le esperienze di maratona, l’analisi transazionale di Eric Berne, la terapia della gioia di Schutz, l’esperienza di ’Synanon’, la terapia della realtà di Glasser, la terapia di coppia e della famiglia. Viene pure affrontato il problema dell’utilizzazione dell’energia psico-fisica nella terapia primaria del grido, di Janov, nell’analisi bioenergetica di Lowen, di derivazione reichiana, oltre che nelle tecniche di origine orientale basate sulla meditazione trascendentale, lo zen, lo yoga, le arti marziali. A questo proposito vengono anche presentati fenomeni parapsicologici come l’effetto Kirlian e le sue connessioni con la liberazione del corpo nel tempo e nello spazio. La Schiitzenberger introduce infine le tecniche di massaggio, di relax, la kinesiterapia, la terapia della danza di Laura Scheleen, il Rolfing, le tecniche di Laban. Questi alcuni dei temi trattati in un’opera che costituisce la prima panoramica esauriente sui fermenti terapeutici che anche in Europa impongono oggi un confronto a quanti sono abituati a identificare la psicoterapia con le sole tecniche psicoanalitiche.

Anne Ancelin Schutzenberger, psicoioga e psicosociologa, si è specializzata negli usa in dinamica di gruppo teorica e applicata. È psicoterapeuta di formazione psicoanalitica oltre che rogersiana ed esistenziale. È ideatrice dello psicodramma triadico in cui si combinano scopi e tecniche dello psicodramma classico, della scociometria e della dinamica di gruppo. Ha realizzato diversi film e video-tape sullo psicodramma ed è autrice di numerosi libri tra cui Lo psicodramma (Martinelli, Firenze 1972) e Introduzione allo psicodramma e al gioco di ruolo, già apparso in questa collana.

Elogio della Gentilezza – Breve Storia di un Valore in Disuso

Elogio della Gentilezza – Breve Storia di un Valore in Disuso

Titolo originale: On Kindness

Autore/i: Phillips Adam; Taylor Barbara

Editore: Ponte alle Grazie

traduzione di Marcello Monaldi.

pp. 112, Milano

Questo libro è l’elogio di un valore sommesso e discreto, declinabile in varie maniere: la gentilezza, quella capacità di ascoltare e accogliere le fragilità altrui, che è anche generosità, altruismo, solidarietà, amorevolezza. L’intento non è né moralistico né edificante: la gentilezza è semplicemente uno dei modi migliori per essere felici, è un piacere fondamentale per il nostro benessere. Oggi, però, molte persone trovano questo piacere incredibile o quantomeno sospetto, la maggior parte di noi pensa che in fondo siamo tutti pazzi, cattivi e pericolosi, competitivi e autoreferenziali.
Ma perché la gentilezza è diventata per la nostra epoca un tabù? Questo libro, uscito dalla penna di una storica e di uno psicanalista, cerca di rispondere alla domanda e affianca al confronto con la psicanalisi una dettagliata ricostruzione storica, in cui la gentilezza emerge come valore irrinunciabile della vita buona. Mostra quando e perché tale fiducia si è dissolta, e spiega le conseguenze di una simile trasformazione. È la gentilezza che rende la vita degna di essere vissuta e ogni attacco rivolto contro di lei è un attacco contro le nostre speranze.

Adam Phillips, psicanalista, autore di numerosi saggi, curatore dell’opera completa di Freud peri Classici Penguin, è stato primario di Psicoterapia infantile al Charing Cross Hospital di Londra, dove vive e lavora. Tra le sue opere pubblicate in Italia da Ponte alle Grazie ricordiamo I lombrichi di Darwin (2000) e La scatola di Houdini (2002).

Barbara Taylor è una storica che ha pubblicato parecchi saggi sulla Storia del femminismo e una biografia intellettuale di Mary Wollstonecraft.

Medicina Tradizionale Cinese

Medicina Tradizionale Cinese

Autore/i: Morandotti Riccardo

Editore: Edup – Edizioni dell’Università Popolare

premessa dell’autore.

pp. 160, illustrazioni b/n, Roma

Un’introduzione alla scienza medica orientale scritta da uno dei suoi più autorevoli esponenti, purtroppo recentemente scomparso.
Gli agopunti, le caratteristiche degli organi, la mappa del corpo, le relazione tra le parti secondo una ricostruzione attenta e documentata delle fonti originali.

Riccardo Morandotti (1935-1999), medico, chirurgo ed esperto di farmacoterapia, si è dedicato per più di trent’anni alla medicina tradizionale cinese, che ha contribuito ad introdurre e far conoscere in Italia.
È stato presidente della Società italiana di agopuntura responsabile dell’ambulatorio di agopuntura dell’Ospedale San Giovanni Calibra Fatebenefratelli all’Isola tiberina di Roma.
Ha insegnato in numerose scuole ed ha diretto la Scuola di Medicina cinese presso l’Università popolare di Roma.

Una Spia Paranormale

Una Spia Paranormale

La singolare storia di uno straordinario personaggio che con i suoi eccezionali poteri psichici ha influenzato alcuni eventi della seconda guerra mondiale

Autore/i: Linedecker Clifford L.

Editore: Armenia Editore

unica edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Giancarlo Tarozzi, titolo originale: Psychic Spy.

pp. 224, ill. b/n, Milano

Esistono uomini che tessono, dietro la facciata degli avvenimenti pubblici, le fila della nostra storia; ma non sempre si tratta di politici, di capi di stato. A volte entrano in azione anche le «spie psichiche», e questo libro racconta la vicenda di uno di loro, il dottor Ernesto Montgomery.
Ancora sedicenne, soldato semplice nel Corpo di Guardia Giamaicano, Montgomery venne assegnato alla «divisione psichica» del British Intelligence. Fu grazie alle sue capacità paranormali (chiaroveggenza, precognizione, viaggi astrali, guarigioni spirituali) che gli alleati ottennero, durante la seconda guerra mondiale, importantissime informazioni che resero possibile lo sbarco in Normandia.
Da allora egli ha sempre gravitato nell’orbita della vita politica, divenendo consigliere di ministri e altre personalità. Ha previsto con allucinante esattezza l’assassinio di John e Robert Kennedy, di Martin Luther King. Ha profetizzato la strage compiuta dal demoniaco Manson. È, insomma, un uomo che riesce a vedere nel futuro: forse il tempo dimostrerà che anche le sue predizioni sull’avvenire del mondo, ampiamente riportate nell’ultima parte del volume, sono esatte.

Passarono di Qui – Dal Massacro di Custer a Wounded Knee, la Storia di Cavallo Pazzo e Toro Seduto

Passarono di Qui – Dal Massacro di Custer a Wounded Knee, la Storia di Cavallo Pazzo e Toro Seduto

Autore/i: Monti Mario

Editore: Bompiani

prefazione, avvertenza e prologo dell’autore, in copertina George Catlin, Dog, Chief of Bad Arrow, Smithsonian Institution, National Museum of American Art, Washington.

pp. XIV-424, numerose illustrazioni b/n, Milano

Nel centenario dell’uccisione di Toro Seduto e della strage di Wounded Knee, una ricostruzione affascinante delle guerre e della vita degli Indiani d’America.

Un libro scritto come un romanzo, vissuto come una vera avventura, documentato come un saggio di etnologia.

Passarono di qui è la storia di più di sessanta nazioni, dagli Apache ai Black Foot e ai Sioux: una cavalcata entusiasmante attraverso un tempo che è rimasto nella fantasia e nella memoria di ciascuno di noi. Toro Seduto, Cavallo Pazzo, Alce Nero, Capo Joseph, Buffalo Bill sono nomi mitici e familiari a tutti: Mario Monti, autore anche del recente Il guerriero dalle ali spezzate, con il piglio del romanziere e lo scrupolo dello studioso più documentato, riannoda il filo di quelle vite avventurose, ricostruendo la geografia, la politica, le religioni e i costumi che hanno fatto da sfondo alla storia degli Indiani.
Un libro affascinante da leggere e semplice da consultare, che anticipa il movimento di revisione critica contro i facili miti di Hollywood, e che riscopre quelle che sono le vere tracce degli animatori di una civiltà sacrificata dalla legge della violenza e alla quale oggi si cerca di rendere giustizia.

Pollo alla Diossina o Mucca Pazza : Cosa si Mangia Oggi? – Dagli Allevamenti Intensivi alla Nostra Tavola

Pollo alla Diossina o Mucca Pazza : Cosa si Mangia Oggi? – Dagli Allevamenti Intensivi alla Nostra Tavola

Autore/i: Marchesini Roberto

Editore: Franco Muzzio Editore

unica edizione, introduzione di Giorgio Celli, prefazione dell’autore.

pp. x-326, Padova

Uno dei grandi problemi del nostro tempo è sicuramente riconducibile alla caduta di sicurezza in ambito alimentare. Oggi infatti è possibile verificare con estrema precisione le prestazioni e gli standard di qualità degli strumenti tecnologici, viceversa si è completamente allo sbando nel momento in cui si deve scegliere un alimento. Tutto questo è ancor più vero se parliamo di alimenti di origine animale, ove diventano parametri essenziali di valutazione: il benessere degli animali stabulati, l’igiene di ogni momento produttivo, la congruità della dieta offerta a questi animali. Purtroppo l’avvento della zootecnia industriale ha portato a delle vere e proprie aberrazioni produttive, minando la salute degli animali e le caratteristiche dei loro prodotti. Ma l’aspetto più inquietante è legato al fatto che negli ultimi due decenni la zootecnia ha imboccato la strada del riciclaggio, utilizzando nell’alimentazione degli animali ogni sorta di rifiuto: carogne di animali morti, scarti dell’industria di trasformazione, lettiere o addirittura feci animali, residui dell’estrazione dello zucchero da barbabietola, panelli di estrazione dell’olio, paglia trattata con ammoniaca, oli esausti di motori.
C’è n’è abbastanza per comprendere quali ne siano state le conseguenze; il fenomeno della mucca pazza o del pollo alla diossina rischia d’essere l’aspetto più eclatante e contingente di questo malcostume, pur costituendo solo la punta di un iceberg in realtà ben più poderoso.

Roberto Marchesini, nato a Bologna nel 1959, studioso di zooantropologia e di etologia degli animali domestici, ha pubblicato oltre un centinaio di articoli su riviste scientifiche e altri periodici sul rapporto uomo/animale e sulle applicazioni didattiche e assistenziali della relazione con l’animale. Direttore di Quaderni di bioetica, da alcuni anni tiene lezioni di zooantropologia e bioetica veterinaria in alcuni atenei italiani. Tra i libri pubblicati: Natura e pedagogia (Theoria, 1996), Il concetto di soglia (Theoria, 1996), Animali in città (RED, 1997), Io e la natura (Macro, 1998).

Gli Ospiti di quel Castello

Gli Ospiti di quel Castello

Romanzo

Autore/i: Patti Ercole

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, in copertina: René Magritte, La leçon des ténèbres (particolare), Milano, Collezione privata.

pp. 144, Milano

Un giovane di ventitré anni, mentre passeggia per Roma in una mattina del 1926, «copre che in fondo a un vicolo c’è una porticina e dietro la porticina c’è un prato e in mezzo al prato un castello e dentro al castello il giovane si ritrova invecchiato di quarant’anni e ha strani incontri con stranissime coppie, unite da singolari rapporti erotici, e con un giovane dagli occhi verdazzurri, che gli racconta le sue bizzarre avventure amorose. Ma d’improvviso invecchiano anche tutti questi ospiti del castello e il giovane dagli occhi verdazzurri, ora con i capelli bianchi e il viso rugoso, interroga, a quarant’anni di distanza, le donne cui deve le esperienze più intense ed eccitanti della sua vita e che reagiscono in modi imprevedibili alla sua curiosità retrospettiva. Alla fine del sortilegio il castello sparisce e il narratore si ritrova giovane a passeggio per Roma.Inserendo in una cornice realistica un castello fantastico e introducendo in questo castello storie realistiche, nelle quali la scabrosità degli argomenti è trattata con mano discreta e leggera, Patti ha saputo offrirci, dei suoi personaggi, immagini insieme opposte e complementari, legate non solo al variare dei punti di vista, ma al loro mutare in un lungo corso d’anni. Così quanto in gioventù poteva apparire una perversa innocenza o un’inconscia malizia si trasforma, nella vecchiaia, in amnesia o in lucida memoria, in consapevole reticenza, in nuove bugie. In quest’opera strana ed avvincente Patti è riuscito a conciliare la nitida eleganza degli scrittori libertini del Settecento con la sua immediatezza sensuale e mediterranea. Il risultato è una favola che ha la presa di un film, un gioco che arriva alla serietà proprio perché non la ricerca, un mosaico di storie paradossali, ironiche, malinconiche, in cui si riconoscono frammenti della nostra.Ercole Patti è nato a Catania. Laureato in legge, vive a Roma dall’epoca degli studi. Si è dedicato molto presto al giornalismo e, come inviato speciale, ha viaggiato in Africa, nel Medio Oriente, in Unione Sovietica, in Giappone. Ha esordito precocemente in campo letterario pubblicando la Storia di Asdrubale che non era mai stato a Bellacittà nel 1921, seguito da Il paese della fanciullezza nel 1925. Nel 1934 ha pubblicato una prima raccolta di scritti di viaggio: Ragazze di Tokio: Viaggio da Tokio a Bombay. Quartieri alti (1940) ha consacrato la sua fama letteraria. Dopo la guerra (e il carcere fascista), la sua produzione si è infoltita di numerosi romanzi e opere memorialistiche che hanno consolidato il suo successo presso il pubblico e la critica: Il punto debole, 1952; Giovannino, 1954; Un amore a Roma, 1956; Le donne e altri racconti, con un diario siciliano, 1959, Cronache romane, 1962; La cugina, 1965; Un bellissimo novembre, 1967; L’incredibile avventura di Ernesto, 1969; Graziella, 1970; Diario siciliano, 1971; Roma amara e dolce, 1972; In riva al mare, 1973.

Alba – Romanzo

Alba – Romanzo

Titolo originale: Alba

Autore/i: Delacorta; Odier Daniel

Editore: Bompiani

traduzione di Marina Marazza.

pp. 176, Milano

Alba è giovanissima, bellissima, innocente e perversa. Gorodish, cinico e romantico musicista sognatore, è il suo mentore, là nella pagoda in risa all’oceano, a Los Angeles, dove si vive un amore perfetto e platonico (o quasi). Ma un giorno un affascinante ragazzo di colore dagli occhi morti viene a correre sulla spiaggia ed è la fine del sogno di mare e di sole è l’inizio di un incubo popolato da ricchi, inquietanti Saggi, musicisti jazz e sportivi tutti muscoli. Separati, Alba e Gorodish vivono mille avventure per potersi ritrovare tra fughe, rapine, inseguimenti, sparatone, dollari rubati, rapimenti, violenza ed emozioni. Ci sono in gioco la salvezza di Alba, la vita di Gorodish, la libertà del popolo che non vede, il compimento di un amore impossibile.
Romanzo postmoderno che sa fondere realtà e fantasmi in un ritmo incalzante di suoni che profumano e di colori che assumono una consistenza tattile, Alba è fantastico, realistico, perverso, romantico, tenero, cinico, divertente, raffinatissimo e kitsch. Una pagina dopo l’altra, in uno stupore languido e sorridente, il piacere di uno stile autentico ed esclusivo.

Delacorta è nato nel 1945. Alba è il più recente episodio di una serie inaugurata con Diva, il cui adattamento cinematografico è di Jean-Jacques Beineix.

Adorata Creatura – Le Lettere di Vita Sackville-West a Virginia Woolf

Adorata Creatura – Le Lettere di Vita Sackville-West a Virginia Woolf

Titolo originale: The letters of Vita Sackville-West to Virginia Woolf

Autore/i: Sackville-West Vita; Woolf Virginia

Editore: La Tartaruga Edizioni

a cura di Louise De Salvo e Mitchell A. Leaska, introduzione di Mitchell A. Leaska, traduzione di Fiorella Cagnoni e Sylvie Coyaud.

pp. 456, Milano

«Vita è spiritosa e capace di un affetto profondo, voglio dire maldestro e silenzioso. Sono felice che il nostro amore abbia resistito così bene.» (Virginia Woolf)

L’epistolario tra Vita Sackville-West (1892-1962), grande aristocratica, figura eccentrica, abituata a seguire fino in fondo le sue passioni, e Virginia Woolf (1882-1941). scrittrice eccelsa, anima complessa, soggetta a crisi di depressione, è una delle cose più belle connesse alla letteratura inglese del Novecento.
Vita Sackville-West e Virginia Woolf si incontrano per la prima volta nel 1922 a una cena da amici e da quel momento cominciano a frequentarsi e a scriversi con un’assiduità che non verrà mai meno fino alla morte di Virginia nel 1941. Della loro relazione d’amore e di amicizia si e detto fino a oggi molto poco.
Le lettere qui raccolte documentano finalmente questa straordinaria avventura, quasi vent anni di un rapporto intenso e duraturo tra due donne molto diverse ma legate da una grande passione: la scrittura. Vita era sensuale, imperiosa, di nobili origini, Virginia era fragile, introversa, indecifrabile: l una ammirava nell’altra le doti che credeva di non possedere.
Lettera dopo lettera, questo epistolario rivela l’indole più segreta delle due scrittrici, getta uno sguardo indiscreto sull’ambiente letterario che frequentavano, apre squarci di vita quotidiana, tra confidenze, pettegolezzi, istantanee policrome di un’epoca, in un continuo fuoco d’artificio. Senza questo rapporto Virginia Woolf non avrebbe mai composto uno dei suoi romanzi più belli, Orlando, dedicato a Vita e definito la più lunga e affascinante lettera d’amore mai scritta.

La presente raccolta è stata curata da Louise De Salvo, professore di Letteratura Inglese e di Women’s Studies all’Hunter College, e da Mitchell A. Leaska, dottore in Filosofia all’Università di New York, presidente della Virginia Woolf Society e critico letterario della «Psychoanalytic Review».

Navigatori dell’Ignoto – …Quando Tutti Pensavano che si Cadesse nel Vuoto una Volta Raggiunta l’Estremità del Mondo

Navigatori dell’Ignoto – …Quando Tutti Pensavano che si Cadesse nel Vuoto una Volta Raggiunta l’Estremità del Mondo

Titolo originale: The Longest Voyage

Autore/i: Silverberg Robert

Editore: Edizioni Piemme

unica edizione, traduzione di Franca Genta Bonelli.

pp. 448, Casale Monferrato (AL)

Pochi resoconti di viaggi sono così carichi di tensione e di drammaticità come quelli dei marinai che per primi circumnavigarono il mondo.
Navigatori dell’ignoto ricrea con maestria lo spirito e l’atmosfera di quei fantastici viaggi.
All’affannosa ricerca di nuove rotte per raggiungere il lontano Est, terra di spezie e di misteri, Magellano, Drake, Diaz, Cavendish, Noort e tanti altri erano in realtà uomini intrepidi e spregiudicati, in cerca di gloria o in fuga dal loro paese, pronti ad arruolare a forza briganti e ubriachi.

Affrontarono tempeste mai viste, perché nessuno prima di loro aveva mai navigato a latitudini così elevate. Videro bonacce interminabili, cieli stellati sconosciuti, ammutinamenti ed esecuzioni sommarie, selvaggi dipinti e mostri marini. Un viaggio straordinario in compagnia degli uomini che per primi intrapresero il “viaggio più lungo”: la circumnavigazione del globo.
Nel corso del sedicesimo secolo, le navi di Diaz, di Magellano, di Drake e di altri intrepidi navigatori oltrepassarono confini impensabili per un’epoca in cui ancora tutti credevano che si dovesse “cadere” nel vuoto una volta raggiunta l’estremità del mondo. Dimostrarono al di là di ogni dubbio che si poteva salpare verso occidente e fare ritorno venendo da oriente. Disegnarono le mappe di un mondo completamente nuovo, in un contesto storico di feroce concorrenza, di acceso nazionalismo e di sanguinaria irruenza coloniale.

Robert Silverberg è tra i più noti scrittori di fantascienza americani, più volte vincitore dei premi “Nebula” e “Hugo”. I suoi romanzi, tra i quali ricordiamo Cronache di Majipoor (Nord, 1993) e Il Pontifex talentine (Nord, 1994), hanno venduto quaranta milioni di copie in tutto il mondo Studioso del tardo Medioevo, ha pubblicato inoltre numerosi saggi, tra i Quali Alla scoperta dell’El Dorado (Flemme, 1998) e La leggenda del Prete Gianni (Piemme, 1998).

Il Faggio degli Ebrei

Il Faggio degli Ebrei

Titolo originale: Die Judenbuche – Ein Sittengemalde aus dem Gebirgichten Westfalen

Autore/i: Von Droste-Hülshoff Annette

Editore: Salerno Editrice

edizione italiana a cura di Francesco Politi, con una nota introduttiva di Josef Kunz, e un profilo biografico-critico di Ernst Alker, in copertina: H. Pape, Xilografia originale (da Die Judenbuche, 1978).

pp. 124, Roma

Concepito dall’A. come «quadro di costumi» e «storia criminale», ma dalla critica via via definito, per la sua poliedricità e polivalenza, «novella rusticana», «novella fatalistica», perfino «mistero sacro in forma narrativa», il racconto lungo (o romanzo breve) Il faggio degli Ebrei – capolavoro di Annette von Droste-Hülshoff, pubblicato nel 1842 – è generalmente riconosciuto come una pietra miliare del nascente Realismo tedesco in piena età romantica, con anticipazioni di tendenze e modi del Naturalismo, dell’Impressionismo, perfino del Surrealismo.
Segnata dai tre misteriosi omicidi – di Ermanno Merghel, del guardaboschi Brandis e dell’ebreo Aaron – consumati ai piedi del grande faggio nel bosco, che domina come un fato tragico e ineluttabile l’intera scena e l’azione del dramma, la tortuosa vicenda del protagonista, Friedrich Merghel, si sviluppa in una narrazione carica di suspense, che tra sinistre illuminazioni e angosciose reticenze procede col ritmo serrato e febbrile di una ballata, in un linguaggio asciutto, essenziale, denso di implicazioni. Un documento di sottile e inquietante analisi caratteriologica e di vigorosa evocazione ambientale, nel quale coesistono radicati sentimenti di religiosità cristiana, sopravvivenze pagano-ancestrali, e insieme momenti visionari. La catastrofe – con il suicidio del protagonista, che s’impicca a un ramo del grande faggio sul cui tronco gli Ebrei avevano inciso una sentenza biblica: «Quello che hai fatto sarà fatto a te» – matura sotto la spinta del rimorso, ma appare anche quasi prestabilita da un fosco verdetto di giustizia veterotestamentaria, ossessivamente sollecitata dalla presenza vendicatrice della Natura, già testimone del misfatto e offesa nella sua sacralità, che non dimentica e non lascia dimenticare. Restando infine escluso un “giudizio” definitivo dell’A. sull’uomo e sulla vicenda, consapevole dell’impossibilità umana di conoscere e orientarsi con sicurezza nel tragico intreccio di responsabilità e condizionamento, di colpa e destino.

E Dio Entrò all’Avana

E Dio Entrò all’Avana

Titolo originale: Y Dio Entró en La Habana

Autore/i: Vázquez Montalbán Manuel

Editore: Edizioni Frassinelli

seconda edizione, traduzione di Hado Lyria.

pp. 440, Milano

Inviato speciale per El País a Cuba, in occasione del viaggio di Giovanni Paolo I nell’isola, Manuel Vázquez Montalbán assiste all’incontro fra i due grandi Signori della Storia e ci regala un acuto ritratto di fine secolo. Caduto il socialismo reale, messa in discussione la capacità del capitalismo di soddisfare le necessità della maggioranza, la città di Dio e la città socialista cercano un’identità che salvi la Rivoluzione cubana dagli Stati Uniti e da se stessa, e aiuti la Chiesa cattolica a superare la crisi religiosa e il vuoto prodotto dalla perdita, in America Latina, di quaranta milioni di credenti. Attraverso flash back ripetuti, che danno voce sia alla coscienza rivoluzionaria del castrismo, sia alla società reale che vive l’emozione della comparsa all’Avana del rappresentante di Dio, Montalbán racconta il respiro di una città che cerca di far coesistere il perdurare dell’utopia rivoluzionaria con il disincanto della sopravvivenza. Se appare evidente il declino del modello rivoluzionario castroguevarista, altrettanto chiaro resta il bisogno di un nuovo paradigma sociale, perché le cause che hanno provocato la Rivoluzione non sono scomparse. Le figure di Rigoberta Menchú e del subcomandante Marcos, che utilizza passamontagna e computer per una rivoluzione dopo la Rivoluzione, rappresentano i fari di una ribellione latinoamericana che vuole essere la risposta a una concreta insufficienza dell’esistente. Un grande affresco cubano, creato dalle interviste ai protagonisti della Storia passando attraverso le storie di chi protagonista non è. Non ancora.

Manuel Vázquez Montalbán è nato a Barcellona nel 1939. È autore di testi di poesia e narrativa, espressioni artistiche che ha scandagliato con maestria, e di un fortunato ciclo di polizieschi. Saggista e giornalista, gastronomo, sfegatato tifoso del Barga, è tra i più acuti osservatori dell’evoluzione morale e civile della società spagnola e latinoamericana. È stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Racalmare, assegnatogli a Palermo nel 1989 da una giuria presieduta da Leonardo Sciascia. Per Frassinelli ha pubblicato, tradotti da Hado Lyria, i romanzi: Galíndez (Premio Europeo di Letteratura e Premio Nacional de Narrativa 1991), Gli allegri ragazzi di Atzavara (Premio Boccaccio 1993) e Io Franco (Premio Flaiano 1994), usciti anche in edizione tascabile; Lo strangolatore (Premio Nacional de la Critica 1995); O Cesare o nulla; la raccolta di racconti Dallo spillo all’elefante; i saggi Pasionaria e i sette nani, Lo scriba seduto, Calcio e il poema Città-Ciudad. Nel 1996 è stato insignito del Premio Nacional de las Letras per l’insieme della sua opera.