Libri dalla categoria Esorcismo
Il Ciclo di Lunazione – Una Chiave per la Comprensione della Personalità
Titolo originale: THE LUNATION CYCLE – A KEY TO THE UNDERSTANDING OF PERSONALITY
Autore/i: Rudhyar Dane
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prima edizione, traduzione di Elia Rosario Contino.
pp. 128, illustrazioni b/n, Roma
Il ciclo soli-lunare che si svolge nell’arco del mese è per la vita della persona altrettanto significativo del ciclo solare.
I due cicli svolgono una funzione di base nel tentativo astrologico di rivelare un sottostante disegno ordinato laddove gli esseri umani non vedono altro che caos e cambiamento cieco.
Dane Rudhyar è nato a Parigi nel 1895 e vive in America dal 1917. È stato definito un moderno ’Uomo del Rinascimento’ per via della sua capacità di esprimersi in molti campi: musica, pittura, poesia, filosofia, astrologia.
Scrive di astrologia fin dagli anni ’30 ed è stato il primo scrittore di fama a contribuire regolarmente alle riviste di astrologia.
Di Rudhyar sono apparsi in quesa collana:
- Studio astrologico dei complessi psicologici
- Le Case astrologiche
- Introduzione
- L’astrologia, tempi e cicli
- Il ciclo di lunazione come modello dinamico di relazione
- Gli otto tipi di personalità solilunari
- La Parte della Fortuna
- La Parte della Fortuna e la Parte dello Spirito
- I pianeti in relazione al ciclo di lunazione
- Il ciclo di lunazione progresso
- Una lunazione di nascita per l’uomo moderno
Premessa
Epilogo
Le Streghe – Roghi, Processi, Riti e Pozioni
Saperi sciamanici e recinti sabbatici, supplizi pubblici e vendette private. L’incredibile storia di donne che nacquero fate e morirono amanti del diavolo
Autore/i: De Angelis Vanna
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, introduzione dell’autrice.
pp. 416, numerose tavole in bianco e nero fuori testo, Casale Monferrato (AL)
Dal rogo di Giovanna d’Arco al processo alle streghe bambine di Salem, nell’America puritana, questo è il racconto di un antico sapere perduto e di un misconosciuto olocausto.
Nel 1588 l’Inquisizione decise, dopo inchieste e torture, di mondare l’anima delle «indemoniate» che vivevano a Triora, nell’entroterra ligure. Bruciandole. Erano, si disse, streghe.
L’emblematico processo che incendiò il borgo apre questo testo che racconta della persecuzione che, in tutta Europa e fin nel Nuovo Mondo, portò allo sterminio di centinaia di migliaia di donne accusate di stregoneria.
La loro è una vicenda intricata, appassionante, terribile, a volte tanto incredibile che parrebbe inventata, se non fosse così drammaticamente vera. È storia di un legame straordinario fra donne dai saperi sciamanici, di sabba, di erbe curative, di pozioni. Di guaritrici che da fate diventarono fidanzate del diavolo.
Ma è anche storia di efferatissime e perverse torture, di fanatismo, di delazione, di intrighi politici, di ossessione sessuofoba e satanica. Di una folle caccia che coinvolse cattolici e riformati e che vide immancabilmente minoranze perseguitate trasformarsi in maggioranze persecutrici.
Condotta sulla base di ricerche, atti processuali, documenti storici, questa è l’avvincente narrazione di un’escalation che giunse a legalizzare vendette private, e immolò sul rogo povere donne per miserabili beghe, o perchè belle, brutte, ingenue, colte, disinibite, innamorate… semplicemente femmine.
Vanna de Angelis vive a Milano. Ha pubblicato, tra altro, il saggio Amazzoni (Piemme ’98) – nel quale traccia un quadro originale e assai documentato del mito e della storia delle donne guerriere – e i romanzi L’avventuriera (Sperling & Kupfer ’87) e Il caso Francesca (Sonzogno ’92), ripubblicati anche da Rizzoli.
Processo per Stregoneria a Caterina de Medici 1616 – 1617
Autore/i: Farinelli Giuseppe; Paccagnini Ermanno
Editore: Rusconi
prima edizione, premessa di Giuseppe Farinelli, in copertina: Diavolo in trono al sabba, da Compendium Maleficarum, 1608.
pp. 380, Milano
Era una modesta popolana venuta a Milano per fare la serva. Divenne famosa come «strega». Il suo nome, Caterina de Medici, entrò nelle cronache dell’epoca, agli inizi del ’600. Un secolo più tardi, Pietro Verri scriverà che Caterina era stata «giuridicamente assassinata». Indirettamente se ne occupa anche il Manzoni, quando deplora il medico Ludovico Settala per avere cooperato «a far torturate, tanagliare e bruciare, come strega, una povera infelice sventurata…».
Ma chi era questa donna, che cosa aveva fatto, perché venne riconosciuta colpevole di «maleficio»? E in quali circostanze finì nell’ingranaggio che la portò al rogo? L’istruttoria e il processo sono stilati in un verbale, un raro e prezioso manoscritto che Giuseppe Farinelli ed Ermanno Paccagnini inquadrano nel clima inquieto e rovente della Milano sotto la dominazione spagnola.
Con il Processo per stregoneria a Caterina de Medici, i due autori compiono una profonda indagine su un episodio che caratterizza un’intera epoca: il procedimento contro la «strega» fu dominato da un sentimento oscuro e soffocante, quello della paura, che portò a decisioni crudeli e irrazionali.
L’importanza dell’opera di Farinelli e Paccagnini è pari alla novità della documentazione. Dal loro studio esce una terribile ma veritiera immagine del ’600 italiano, e in particolare quello lombardo. La personale tragedia di Caterina de Medici sembra quasi preannunciare catastrofi e sconvolgimenti collettivi che, a pochi anni di distanza, troveranno nella pestilenza e nella furia accusatrice contro gli «untori» la loro più lancinante esplosione.
Giusepe Farinelli, professore presso la facoltà di Magistero dell’Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato una dozzina di volumi e numerosi saggi di argomento storico, critico e letterario. Collabora a quotidiani e riviste. Ha curato l’edizione integrale degli Atti del processo a suor Virginia Maria de Leyva, monaca di Monza, Garzanti (1985).
Ermanno Paccagnini, dell’Istituto di Italianistica dell’Università Cattolica di Milano, ha scritto numerosi articoli e saggi di argomento storico, critico e letterario apparsi in riviste e volumi miscellanei. Collabora alle pagine culturali di «Il Sole-24 Ore». Ha curato La vita di suor Virginia Maria de Leyva, monaca di Monza, Garzanti (1985).
Insieme hanno curato il volume Processo agli untori, Garzanti (1988).
Premessa
- «In materia de stregharie», di Ermanno Paccagnini
- Il processo per stregoneria a Caterina de Medici, di Giuseppe Farinelli
Caterina de Medici: giustizia non è fatta
Cronologia del processo
Processo d’una strega famosa
Note storiche ed esplicative
Note linguistiche
Note critiche, filologiche e varianti
Tibet il Fuoco Sotto la Neve – La Voce di un Monaco Perseguitato
Titolo originale: Fire under the Snow
Autore/i: Palden Gyatso; Tsering Shakya
Editore: Sperling & Kupfer Editori
prefazione del Dalai Lama, nota all’edizione inglese di Tsering Shakya, postfazione di Paolo Pobbiati, traduzione di Maria Magrini, la presente edizione si basa sull’edizione inglese tradotta dal tibetano da Tsering Shakya, cartine di Reginald Piggott.
pp. XV-258, cartine in bianco e nero, Milano
«La testimonianza di Palden Gyatso è una delle più straordinarie storie di sofferenza e resistenza […] Eppure la vicenda di persone come lui rivela che i valori umani di compassione, pazienza e senso di responsabilità per le proprie azioni, che sono il fulcro di ogni pratica spirituale, sopravvivono ancora. La sua storia sarà fonte d’ispirazione per tutti noi.» (Dalla prefazione del Dalai Lama)
«Un testo profondamente commovente e dolorosamente attuale… una terribile accusa alla cecità e all’ignoranza del governo cinese in Tibet […] Come un sopravvissuto a un campo di concentramento, Palden Gyatso si assume la responsabilità di ricordare e di rappresentare i suoi compagni di prigionia […] Un libro che dovrebbe entrare in ogni casa per non dimenticare ciò che sta accadendo in Tibet.» (The Sunday Times)
Forte, potente, questa è la sconvolgente testimonianza di Palden Gyatso, un monaco tibetano la cui esistenza ha improvvisamente imboccato una drammatica svolta, e che dopo incredibili sofferenze – fisiche e morali – ha voluto diffondere una pesantissima denuncia: quella delle atrocità commesse dai cinesi durante l’occupazione del Tibet. Nel 1950, al momento dell’invasione, Palden Gyatso era già stato ordinato monaco buddhista e studiava nel prestigioso monastero di Drepung. Nel 1959 venne arrestato per aver partecipato a una manifestazione non violenta a favore dell’indipendenza del Tibet. Ammanettato, interrogato e bastonato, fu giudicato «reazionario» e incarcerato per sette anni. Tornò a Drepung, ma nel 1967 il celebre edificio fu raso al suolo e i monaci, compreso lui, furono condannati ai lavori forzati. Nel frattempo, la bimillenaria, preziosa cultura del suo paese subiva il sistematico, brutale assalto di un esercito che, in nome di un aberrante senso del progresso e dell’ideologia, demoliva tutto quanto rappresentava l’identità di un popolo, saccheggiando e devastando i monasteri, bruciando i libri, imprigionando e giustiziando uomini innocenti. Palden Gyatso tentò la fuga, ma, catturato a un chilometro dalla salvezza – il confine con il Bhutan -, fu sottoposto a sevizie terribili, al supplizio della fame e costretto ad assistere a intollerabili sedute in cui, durante la Rivoluzione Culturale, i prigionieri erano obbligati a denunciarsi un l’altro e a confessare crimini mai commessi. Quando, nel 1992, dopo trentatré anni di infernale detenzione, fu rilasciato – sotto promessa di ritornare alla quieta vita monastica -, riuscì a portare con sé, in India, gli strumenti con cui era stato torturato e, incoraggiato dal XIV Dalai Lama, iniziò a divulgare la sua spaventosa esperienza, rivelando agli occhi del mondo tutta l’agghiacciante portata dell’occupazione cinese. Arricchito da un inserto fotografico, un grido di dolore, nonché un appello alla solidarietà, di fronte a un’immane tragedia che, proprio perché viola, innanzitutto, i diritti umani, non può lasciare indifferenti.
Palden Gyatso è nato nel 1933. Dopo la fuga dal Tibet nel 1992, ha vissuto a Dharamsala, nell’India settentrionale, e ha viaggiato molto in Europa e negli Stati Uniti con Amnesty International e con le organizzazioni che sostengono il Tibet. Nel 1995 ha testimoniato davanti alla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra.
Tsering Shakya è un noto studioso del Tibet moderno. Nato a Lhasa, si è trasferito con la famiglia in India in seguito all’invasione militare del Tibet. In qualità di esperto della situazione attuale in Tibet, è intervenuto al Parlamento Europeo e collabora regolarmente a trasmissioni radiofoniche e televisive sull’argomento.
Prefazione del XVI Dalai Lama
Nota all’edizione inglese
Ringraziamenti
- Sotto l’arcobaleno
- Tagliare i legami con il mondo
- La rivolta
- L’arresto
- La fuga
- Nessuno scampo sotto il cielo azzurro
- Il maestro tessitore
- La rivoluzione culturale
- Rieducazione mediante il lavoro
- Morte del Grande Timoniere
- In mezzo alle rovine
- Una nuova generazione di scissionisti
- Affrontando il nemico
Postfazione di Paolo Pobbiati
Vita di Cristo
Autore/i: Sheen Fulton J.
Editore: Edizioni Richter
prefazione dell’autore, traduzione di Augusto Donaudy.
pp. 662, Napoli
Un’opera assolutamente fondamentale per la conoscenza della biografia interiore di Cristo, della quale Fulton J. Sheen ci offre, alla luce della sua fede e della sua ragione, una visione completa, rivelatrice, qualcosa come un enorme affresco dove alle grandi linee essenziali si alternano particolari tracciati con delicatissimo quanto amorevole pennello: l’affresco di una Vita vissuta nel segno della contraddizione simboleggiata dalla Croce mortale (conclusione nel tempo) e immortale (origine e quindi scopo della Sua venuta) insieme. Ma questa VITA DI CRISTO non ha nulla a che vedere con la critica biblica: e perchè, dichiara l’Autore, questa è stata ampiamente e autorevolmente trattata da altri, e «perchè non v’è teoria critica che sopravviva di molto ad una generazione». Su tre particolari aspetti della Vita di Cristo insiste il Vescovo Sheen: sulla Croce, suo principio informatore e termine temporale; sulla unicità di Cristo, inquantochè non derivato interamente dall’ordine umano; sul carattere del Suo legato, che non è stato un’etica, sibbene «il raffronto tra la colpa umana e l’amore clemente di Dio, di cui Dio ha pagato lo scotto». Dal che scaturisce la considerazione che il mondo moderno ha scisso Cristo dalla Sua Croce: il comunismo si fa avanti e «assume la Croce svuotata cosi di significato», mentre «la civiltà occidentale post-cristiana sceglie il Cristo senza stimmate». La Croce assunta dal comunismo si identifica con la restaurazione di un senso di disciplina, di abnegazione, di rinunzia, in un mondo egoista; talchè si capisce com’essa non possa non essere sterile, atteso che la «Croce senza Cristo equivale al sacrificio senza amore». E, d’altra parte, la Croce assunta dalla civiltà occidentale post-cristiana, è altrettanto e forse più sterile, in quanto un Cristo senza sacrificio «è un predicatore da dozzina». La conclusione personale dell’Autore è che «la Russia troverà Cristo prima che il mondo occidentale congiunga Cristo con la Sua Croce Redentrice». Tra due poli corre dunque, in queste austere pagine di fede tradotte in prosa d’arte, una Esistenza che Pietro stesso cercò di «tentare» dalla gloriosa ignominia del Golgota: la natura umana, tolta dalla ignara Vergine obbediente alla volontà dell’Altissimo, e la Natura Divina: il finito e l’Infinito: l’Amore che «si fa peccato» per insegnare a se stesso e l’Amore che concede a se stesso di «essere annoverato tra i malfattori» per consentire alla Vita di uccidere la morte. Nel segno di questi due poli Fulton J. Sheen ha scritto – e di ciò è lecito considerare riprova il successo conseguito da questo libro negli Stati Uniti presso milioni di lettori di ogni credenza religiosa – il suo capolavoro, che al pubblico italiano viene presentato nella scrupolosa traduzione annotata di Augusto Donaudy.
Il Noto Servizio, Giulio Andreotti e il Caso Moro
La clamorosa scoperta di un servizio segreto che riscrive la recente storia d’Italia
Autore/i: Giannuli Aldo
Editore: Marco Tropea Editore
introduzione dell’autore.
pp. 448, Milano
“C’era la mia P2, la Gladio di Cossiga e poi…
c’era il Noto servizio.”
(Licio Gelli in un’intervista a Oggi)
“Per quanto il Noto servizio cambiasse pelle e componenti nel tempo, c’era una costante che lo accompagnava: il suo ambito d’azione era costantemente circoscritto in un triangolo i cui vertici erano l’arma dei carabinieri e il servizio segreto militare, poi gli ambienti imprenditoriali prossimi alla Confindustria e, infine, i servizi segreti americani.
E c’era un’altra costante: il suo referente politico, che è sempre stato Giulio Andreotti, dai giorni dell’istituzione dell’Ufficio zone di confine a quelli del caso Moro. Beninteso: il Noto servizio non è mai stato “agli ordini” di Andreotti, anche perchè aveva altri referenti con i quali confrontarsi, non sempre in perfetta sintonia fra loro. Andreotti era, piuttosto, l’interfaccia politico di questa struttura a metà strada fra militari e imprenditori. Il tutto con quei margini di reticenza e ambiguità propri di un personaggio che non avrebbe sfigurato fra i dignitari di una corte rinascimentale.”
La sicurezza e l’ordine, in Italia, sono state spesso il frutto di trame oscure: i protagonisti politici della Prima Repubblica hanno salvaguardato il bene supremo dello Stato in continuità con il fascismo e sotto il controllo degli americani, affidandosi a una messe di personaggi senza scrupoli, una folla livida che ha agito nell’ombra, nel disprezzo della volontà popolare. Questo libro fornisce un contributo importante nella difficile ricostruzione di una verità (combattuta, lacerata, incompleta) sulla storia politica e giudiziaria del nostro paese, rivelando l’esistenza di un servizio segreto clandestino nato negli anni della guerra e poi sopravvissuto, con varie trasformazioni, fino agli anni Ottanta. Questo servizio ebbe come suo referente politico Giulio Andreotti, con la cui parabola politica si è intrecciato strettamente. E il Noto servizio, altrimenti conosciuto come “Anello”, che ricorre nelle pagine più nere della storia d’Italia, dal golpe di Junio Valerio Borghese alle principali vicende della strategia della tensione, dalla strage di piazza Fontana a quella di piazza della Loggia, fino al caso Moro, del quale l’autore offre una lettura del tutto inedita, egualmente distante dalla dietrologia e dall’accettazione delle “verità di Stato”.
Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro è il risultato di un lavoro di ricerca durato quasi quindici anni, che Aldo Giannuli ha svolto – per conto dell’autorità giudiziaria di Brescia, di Milano e di Palermo – presso gli archivi della Presidenza del Consiglio, del ministero dell’Interno, della Guardia di Finanza, del Sismi, del Sisde, dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito, dei tribunali e delle questure di Roma e Milano. Migliaia di pagine, decine di testimoni: Andreotti sapeva, e molti altri dirigenti politici sapevano. Noi no. Ecco le prove.
Aldo Giannuli è nato a Bari nel 1952. Attualmente è docente di Storia del mondo contemporaneo presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università statale di Milano. È stato consulente delle Commissioni parlamentari sulle stragi e sul caso Mitrokhin, delle procure della Repubblica di Brescia, Milano, Palermo, Roma e altre e dell’Ufficio istruzione del tribunale di Milano. Ha collaborato.a quotidiani, settimanali e riviste: il manifesto, Liberazione, Il Quotidiano dei Lavoratori, Avvenimenti, Oggi, l’Unità e Libertaria. Fra i suoi libri ricordiamo gli ultimi titoli: Bombe a inchiostro (2008), L’abuso pubblico della storia (2009), Come funzionano i servizi segreti (2009) e 2012: La Grande Crisi (2010).
La Nuova Scienza dei Sistemi Emergenti
Dalle colonie di insetti al cervello umano, dalle città ai videogame e all’economia, dai movimenti di protesta ai network
Autore/i: Johnson Steven
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Andrea Antonini, titolo originale: Emergence.
pp. 256, Milano
Presi singolarmente, una formica o un neurone non sono particolarmente intelligenti. Tuttavia se un numero abbastanza elevato di elementi così semplici interagisce e si auto-organizza, può attivarsi un comportamento collettivo unitario, complesso e intelligente. Se questo comportamento ha anche un valore adattativo, ci troviamo di fronte a un fenomeno «emergente»: una colonia di formiche o il nostro cervello.
In questi anni stiamo scoprendo che i meccanismi di auto-organizzazione bottom-up (ovvero dal basso verso l’alto, senza un leader o leggi) sono più diffusi di quanto non pensassimo: dalle muffe ai movimenti no-global, dai videogiochi ai notiziari televisivi, da internet allo sviluppo delle metropoli. Un aspetto sorprendente è che questo meccanismo non è prevedibile a partire dai suoi elementi costitutivi, e spesso non è possibile ricostruirlo a partire dalle sue manifestazioni osservabili.
Steven Johnson mette in collegamento diverse discipline per tracciare le linee guida della nuova scienza della complessità e dei «sistemi emergenti». Con grande chiarezza e un pizzico di umorismo, ci guida alla scoperta della prossima rivoluzione scientifica, in un viaggio ricco di sorprese e provocazioni intellettuali.
«Affascinante e attuale.» (Steven Pinker)
«Un appassionante viaggio attraverso le neuroscienze e la pianificazione urbana, la psicologia evoluzionistica e la progettazione dei videogame… Con grande abilità, Johnson ci fa capire cos’hanno in comune lo sviluppo delle città, l’organizzazione dei movimenti di protesta e le debolezze e i limiti del cervello umano.» (J.G. Ballard, «Daily Telegraph»)
«Il comportamento emergente non è solo un affascinante enigma scientifico: è il futuro… Johnson ci apre gli occhi sull’importanza della “logica dello sciame” nelle nostre vite con umorismo, chiarezza ed entusiasmo.» (David Pogue, «The New York Times»)
Steven Johnson ha fondato e diretto «FEED», rivista in rete di tecnologia, scienza e cultura. «Newsweek» l’ha scelto tra le «Cinquanta persone che contano in Internet» e «Village Voice» per il suo elenco dei nove autori più importanti del 2000. Suoi articoli sono apparsi su «New York Times», «Wall Street Journal», «Lingua Franca», «Harpers», «Brill’s Content» e «London Guardian». Nel 1997 ha pubblicato l’apprezzatissimo Interface Culture.
Introduzione
PRIMA PARTE
- 1. Il mito della formica regina
SECONDA PARTE
- 2. Marciapiedi
- 3. Configurazioni
- 4. Feedback
- 5. Controllo artista
TERZA PARTE.
- 6. Lettori della mente
- 7. Stare a vedere che cosa accade
Note
Bibliografia
Ringraziamenti
Come Raggiungere la Padronanza e il Controllo di Sè – Conoscere e Dominare Ansie e Fobie della Vita Quotidiana
Titolo originale: Getting Control
Autore/i: Baer Lee
Editore: Bompiani
presentazione di Judith L. Rapoport, prefazione dell’autore, traduzione di Melina Borelli.
pp. 300, Milano
Finalmente un aiuto pratico per coloro che soffrono di disturbi ossessivi, ansie e fobie: caratterizzate da pensieri paralizzanti e da gesti ritualistici, queste manifestazioni interferiscono con la vita quotidiana in modo drammatico. Come raggiungere la padronanza e il controllo di sé è una valida guida che, utilizzando un ampio apparato di test, permette di individuare, valutare e sconfiggere le ansie, le fobie e alcuni disturbi ossessivi. L’autore, lo psicologo statunitense Lee Baer, da quasi vent’anni si dedica a ricerche in questo campo. Il sistema terapeutico da lui elaborato, basato sulla convinzione che il paziente sia il miglior alleato per sconfiggere i propri disturbi, risulta di grande utilità pratica e permette di raggiungere quella completa padronanza delle azioni e dei pensieri che costituisce il vero benessere.
Attivazione del Corpo di Luce – Le Conoscenze Scientifiche che Consentono di Accedere alla Vita Interdimensionale
Titolo originale: Light body Activation
Autore/i: Goodman Saul
Editore: Macro Edizioni
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Franca Incaminato.
pp. 288, nn. illustrazioni b/n, Diegaro di Cesena (FC)
L’Attivazione del corpo di luce ci svela come diventare partecipi dell’evoluzione ora in atto, mostrandoci la via d’accesso ad una vita interdimensionale, superiore al livello attuale. L’evoluzione, che indipendentemente dalla nostra consapevolezza, ha portato lo sviluppo della vita dai primi esseri monocellulari all’essere umano, è tuttora in atto. In questo momento si sta concentrando sul mondo vibrazionale, grazie al quale il corpo fisico accede ad un’altra dimensione cosmica, quella del corpo di luce. Così dalla guarigione intesa come salute del corpo, assenza della malattia, ci stiamo muovendo verso una guarigione che significhi stato di continua rigenerazione delle forze vitali, chiarezza mentale e creatività. Lo studio di Saul Goodman offre la possibilità di accedere a questa evoluzione della consapevolezza traendone tutti i molteplici benefici: benessere, chiarezza del pensiero e del sentire, nuove capacità intuitive e creative.
Fra gli argomenti trattati:
Come risvegliaire la consapevolezza per muoversi verso il corpo di luce
Esercizi per creare e gestire il corpo di luce
Ciclo di espansione e integrazione, modalità per un potenziamento della sfera della nostra vita
Principi di rigenerazione della forza vitale
Sviluppo ed integrazione dei chakra
Come attivare i meccanismi di chiaroveggenza e telepatia
Contatto e scambio con entità coscienti e forze della natura
Ruolo e possibilità della tecnologia attuale
Saul Goodman, fondatore e direttore della Scuola Internazionale di Shiatsu, pratica e insegna shiatsu dal 1973. Ha scritto diversi libri, fra cui Il libro dello Shiatsu. Guida pratica ala massaggio, pubblicato da Macro Edizioni.
Grazie al suo talento e alle sue capacità di esplorare l’energia e le sue dimensioni visibili e invisibili riesce a creare e sviluppare costantemente nuove tecniche sempre all’avanguardia.
La Mente Manipolata
Uomini telecomandati, elettrodi nel cervello, robot umani educati in laboratorio. Un’ipotesi impossibile o un agghiacciante futuro?
Autore/i: Löbsack Theo
Editore: Armenia Editore
prima edizione, traduzione di Mariangela Sala, titolo originale; Die manipilierte Seele, in copertina: foto Emilio Tremolada.
pp. 272, inserto di documentazione fotografica in b/n fuori testo, Milano
Oggi respingiamo come pura fantascienza il fatto che potrebbero esistere uomini telecomandati, con fili in testa, che ricevono segnali e impulsi da una centrale, robot umani capaci di tutto, tranne che di pensare. Eppure la realizzazione di un simile progetto potrebbe essere più vicina di quanto non fosse per Jules Verne il viaggio sulla luna.
Scienziati di tutto il mondo stanno lavorando sulla genetica e presto, forse, nasceranno solo certi individui; droghe e stupefacenti, costantemente allo studio, hanno sulla psiche umana e sulla volontà effetti che tutti conoscono; la persuasione di massa operata costantemente e legalmente attraverso i mass-media è già una realtà. Cosa ci divide dunque dal robot fantascientifico? Uno scienziato americano ha calcolato che sarebbe già possibile munire di elettrodi il cervello di un neonato ed educarlo come un robot vivente: ciò sarebbe presumibilmente più economico che non costruirne uno meccanico con le stesse caratteristiche. Sembra solo questione di tempo e potremo instillare nel cervello attitudini, volontà o anche soltanto sentimenti come fiducia, speranza o addirittura fede, con la sola assunzione di una sostanza chimica.
È in pericolo la libertà nel suo significato più intimo.
Questo libro si propone soprattutto di informare esponendo con chiarezza e precisione tutti i possibili attentati al nostro io più profondo e denunciandone gli attentatori. Vuol essere un apporto concreto alla nostra conoscenza perché sia ben compresa quell’evoluzione in cui i pericoli e gli allettamenti ci attraggono in ugual misura.
Irruzione nell’Io profondo
(In luogo di una prefazione)
- L’uomo nell’età della massa
- Forze nascoste dentro di noi
- Fisica della psiche
- Il lavaggio del cervello
- La mente manipolata
- Chimica della psiche
- Superare se stessi
- Psichiatria e legalità
- Aiuto per gli irrequieti
- La coscienza ampliata
- La psiche non deve atrofizzarsi
Ringraziamenti
Bibliografia
La Marionetta e il Burattino
Autore/i: Fagioli Massimo
Editore: Armando Editore
premessa dell’autore, collana: Documenti Italiani di Psicoanalisi n° 4.
pp. 256, Roma
Secondo dei tre volumi di Massimo Fagioli, La marionetta e il burattino è il libro dei molti significati.
Significato di sviluppo delle scoperte di Istinto di morte e conoscenza; significato di coerenza del discorso psicoanalitico reale; significato di coraggio, costanza e lavoro per il processo di conoscenza.
Lo sviluppo delle scoperte sta nell’ampiezza della visione dei problemi e delle dinamiche psicoanalitiche che, oltre a centrarsi su dinamiche specifiche di rapporto interumano, si svolge comprendendo tutta la “metodologia” freudiana che oppone al disumano del malato psichico un disumano più regressivo fino all’annullamento più totalizzante.
La coerenza del discorso sta nello svolgimento degli accenni che, contenuti nell’ambito dei due pilastri del primo volume (La dinamica fondante la pazzia umana e la nascita dell’Io dell’uomo), trovano la loro concretezza teorica soprattutto nel capitolo che demolisce il concetto e la dinamica dell’identificazione e nel capitolo che chiarisce la reale dimensione del desiderio nel rapporto interumano. Il significato di coraggio, costanza, lavoro per il processo di conoscenza si vede nel momento in cui si consideri il contesto storico nel quale il libro è stato scritto, ovvero nel contesto dell’operazione culturale di isolamento ed eliminazione cui il primo volume era stato sottoposto.
Quarto della collana, La marionetta e il burattino è il libro dalle molte scoperte.
Scoperta della resistenza: scoperta dell’inevitabile controtransfert psicotico del “metodo” freudiano: scoperta dell’identificazione come prassi e teorizzazione del dominio nella società borghese: scoperta del desiderio come reale rapporto interumano: scoperta del metodo rivoluzionario (la maschera) e, infine, la fondamentale, scoperta della donna. Ed è il libro stesso con il suo essere come è, scientificamente rigoroso e profondamente poetico, tanto da giungere a fare della poesia sulla dimensione più orribile e terrificante dell’uomo, la schizofrenia, che si costituisce come donna e rappresenta la donna come dovrebbe essere e come dovrebbe fare, resistendo alle tre streghe dell’annullamento, negazione e sadismo, resistendo alla tragedia della castrazione cui la violenza della società (non dell’uomo) la obbliga, resistendo al tentativo continuo di confonderla sulla propria realtà umana che non è mancanza di pene ma inconscio mare calmo e desiderio come per l’uomo.
Quarto della collana, La marionetta e il burattino è il libro che è centrale nel lavoro dell’autore, nel tempo e nella teorizzazione, come è centrale, nelle tre dimensioni dell’essere, il bambino, la donna, l’operaio, la dimensione donna che non può essere nè può illudersi di poter essere senza le altre due. La pena di simile illusione sarebbe quella di tornare ad essere la strega che fornica con il diavolo, di tornare a fare la ribellione del castrato, la ribellione dell’odio e della violenza inutile, la pena del rogo del desiderio cieco, della pazzia della coazione a ripetere l’odio e rabbia eterna.
Premessa
I. La resistenza all’analisi
- Chi è l’analista? L’Io e la resistenza all’analisi
- Resistenza e transfert
- L’istituzione e la psicoanalisi
- La nevrosi di controtransfert
- La resistenza dell’analizzando può essere espressione di validità
II. L’indifferenza
- L’alleanza terapeutica
- La schizofrenia simplex
- La dimensione non analitica
III. L’esibizionismo
- La schizofrenia ebefrenica
- L’interlocutore
- La separazione
- La rivolta e la liberazione
- La conoscenza e il rifiuto del sapere
- La negazione e il rifiuto
- La prassi rivoluzionaria come rifiuto di proprie situazioni interiori
- Il latte buono
- Lo sperma fecondante
- La dimensione non analitica
IV. L’oggetto psichico
- Identificazione introiettiva e proiettiva
- La fantasia inconscia
- L’istinto sessuale
- La persocutorietà della realtà non materiale
- Trasformazione e attività
- L’enigma della Sfinge
- Il diverso
- La verità come prassi
- L’essere come divenire
- Il rapporto
- La separazione
- La trasformazione
- La sessualità
- La dimensione non analitica
V. Il desiderio
- Il sogno di Irma
- I vampiri
- Il desiderio cieco
- La manifestazione e l’intenzione
- La paranoia
- Il triangolo
- La soddisfazione del desiderio
- Il concetto di frustrazione nel rapporto di desiderio
- Desiderio e creatività
- La proprietà del pensiero e del sapere rende inesistente il pensiero
- Rapporto sessuale
- Rapporto alimentare
- Il maestro analista
- La dimensione analitica
VI. Il rapporto sadomasochistico
- Apparenza e realtà
- I sensi fisici non ci ingannano
- La maschera
- Il contenente diventa contenuto
- Il contenuto diventa contenente
- La maschera che copre ciò che non è umana
- La maschera dell’ipocrisia
- La maschera e l’apparenza e copre ciò che è umano
- La maschera dell’attore
- Coloro che non si mascherano
- L’espressione
- La sparizione del contenuto
- Il rapporto con la realtà
- Lo stanzone dei ricordi
- I due ricordi
- Ricordo, rapporto con il contenuto (introiezione e proiezione della sostanza); rapporto con il contenente (identificazione introiettiva)
- Il burattinaio
- L’inganno
Stenos Opaios – Fotografia Stenopeica
La Libreria Editrice Ossidiane organizza un Workshop di Fotografia Stenopeica.
La fotografia stenopeica (dal greco stenos opaios, cioé piccolo foro), più che una tecnica, è una vera e propria filosofia di ripresa, con alle spalle secoli di storia, visto che il foro stenopeico veniva già impiegato (dai pittori ad esempio) ben prima dell’invenzione della fotografia.
Con questa tecnica si utilizza per creare le immagini – invece di una o più lenti (cioè di un obiettivo) – la diffrazione della luce che passa attraverso un foro piccolissimo (si parla di frazioni di millimetro) realizzato in una sottile lamina metallica. Il risultato sono fotografie generalmente poco definite, ma (è bene sottolinearlo) non “sfocate” (anzi, la profondità di campo è totale).
La fotografia stenopeica è un viaggio nella storia della visione e della creatività umana, una continua scoperta, una fonte inesauribile di ispirazione e consente di fare una sorta di pausa di riflessione, di rallentare (anche per i tempi di scatto lentissimi!), di rinunciare all’acquisto di macchinari sempre più potenti e costosi per tornare ad avere cura per la propria arte: una scatola, del lamierino, un ago, un po’ di carta fotografica bianco e nero o un rullo negativo sono sufficienti per creare la fotocamera da utilizzare per le nostre fotografie.
Niente ci impedirà poi di tornare a divertirci con la fotocamera digitale da 32 megapixel, ma almeno lo farete (garantito) con rinnovata consapevolezza.
Durante questo workshop, oltre a parlare degli aspetti puramente tecnici, vedremo come realizzare un foro stenopeico, da utilizzare per semplici fotocamere autocostruite o come sostituto dell’obiettivo della nostra reflex digitale o della nostra Mirrorless. Dopo aver predisposto l’attrezzatura (digitale o a pellicola) si andrà in giro per gli splendidi vicoli del centro storico di Roma per realizzare le fotografie, Al ritorno in sede, provvederemo a sviluppare le fotografie analogiche e a visionare le foto digitali e trarremo le conclusioni.
Il corso è tenuto da Marco Scataglini ed è a numero chiuso (con un numero minimo di 8 partecipanti e un numero massimo di 12).
Nel caso di maggiori richieste verrà organizzata una seconda data.
La prenotazione è obbligatoria, si richiede un anticipo di euro (da scalarsi dalla quota) al momento dell’iscrizione.
La carta fotografica bianco e nero, i chimici per lo sviluppo e i materiali per realizzare il foro stenopeico saranno forniti dall’organizzazione.
Spostamenti e pranzo al sacco a cura dei partecipanti.
Ragione e Etica – Un Esame del Posto della Ragione nell’Etica
Titolo originale: An examination of the place of reason in ethics
Autore/i: Toulmin Stephen
Editore: Ubaldini Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Paola Borioni Lacaldano.
pp. 248, Roma
Questo libro è un tentativo di applicare al discorso etico le tecniche di analisi messe a punto dal secondo Wittgenstein. Esso propone una “ricostruzione dell’etica” dimostrando che il discorso etico costituisce un linguaggio del tutto razionale.
Stephen Toulmin è uno dei più autorevoli filosofi contemporanei. Insegna alla Northwestern University e ha pubblicato numerose opere dedicate all’etica, alla Storia della scienza e all’epistemologia. Tra i suoi libri sono stati tradotti in Italia: Che cosa è la filosofia della scienza; Previsioni e conoscenza. Un’indagine sugli scopi della scienza; Cosmopolis; Gli usi dell’argomentazione e (scritto in collaborazione con Allan Janik) La grande Vienna.
La Grande Vienna
La formazione di Wittgenstein nella Vienna di Schönberg, di Musil, di Kokoschka, del dottor Freud e di Francesco Giuseppe
Autore/i: Janik Allan; Toulmin Stephen
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, prefazione degli autori, traduzione dall’inglese di Ugo Giacomini, titolo originale: «Wittgenstein’s Vienna».
pp. 316, Milano
«Era viennese, capite? Freud e tutto il resto…»: così, forse, potremmo riassumere una certa anglosassone perplessità di fronte a Ludwig Wittgenstein, professore a Cambridge. Si riconosceva in lui un residuo esotico, che ne faceva una sorta di aerolito nell’universo accademico del Trinity College: l’origine viennese era una timida giustificazione invocata davanti all’eterodossia di certi suoi detti, alla sua spinosa eccentricità. Una cosa appariva certa, tuttavia: Wittgenstein era inglese come filosofo; per il suo Tractatus logico-philosophicus era partito dalle idee e dai metodi di un Bertrand Russell e di un G.E. Moore; aveva proseguito e straordinariamente affinato le loro ricerche. Certezza, questa, che La grande Vienna di Janik e Toulmin revoca in dubbio. Dietro la figura di Wittgenstein professore a Cambridge viene squadernata, ai nostri occhi, la straordinaria città in cui l’autore del Tractatus era nato e si era formato; ecco dunque Vienna, tra il vecchio secolo e il nuovo: una città in cui vivono Sigmund Freud, Robert Musil, Arnold Schönberg, Karl Kraus, Oskar Kokoschka, Adolf Loos; in cui, nel giro di pochi anni, germinano la musica dodecafonica, l’architettura moderna, il positivismo logico e giuridico, la pittura astratta, la psicoanalisi. Lì cresce Wittgenstein, in una famiglia intelligentissima, terribile, funestata dal suicidio; in una casa frequentata da musicisti come Gustav Mahler o Bruno Walter, che amano discutere di filosofia kantiana o di Schopenhauer. Strano libro, questo di Janik e Toulmin! Potrebbe sembrare un ideorama della tarda Vienna asburgica; in verità esso svolge, in maniera addirittura stringente, una tesi precisa: Wittgenstein era un intellettuale viennese formatosi in un ambiente neokantiano in cui appariva naturale considerare logica e etica legate l’una all’altra e alla critica del linguaggio. Per convalidare il loro punto di vista, Jamik e Toulmin sono stati costretti a puntare l’attenzione su figure minori, come Fritz Mauthner; a sottolineare aspetti alquanto trascurati, come gli interessi filosofici di Schönberg; a individuare fortemente una figura mercuriale e guizzante come quella di Karl Kraus. La grande Vienna è diventato così un libro di scoperte e di piaceri intellettuali per tutti; per chi poi abbia interessi filosofici, esso resta una guida all’intelligenza genetica di Wittgenstein e del Tractatus.
Allan Janik ha conseguito il dottorato al Brandeis, Mass., e ha insegnato filosofia per quattro anni al La Salle College di Filadelfia. Attualmente risiede in Pennsylvania.
Stephen Toulmin è titolare della cattedra di filosofia all’Università di California in Santa Cruz. Conseguito il dottorato a Cambridge, ha insegnato filosofia al Brandeis e in Florida; è autore di cinque testi filosofici e coautore di tre libri di storia della scienza. Collabora con saggi e articoli a «Encounter» e a «The New York Revue of Books».
Alle Origini della Reconquista – Pratiche e Immagini della Guerra tra Cristianità e Islam
Autore/i: Vanoli Alessandro
Editore: Nino Aragno Editore
introduzione dell’autore.
pp. 472, Torino
Si è tornati a parlare del Cid Campeador, della Reconquista, della “guerra di Granada”: si sono riavviate le discussioni sulla natura cristiana dell’identità storica spagnola o sul suo carattere complesso e composito nel quale cristiani, ebrei e mori hanno collaborato a creare una sintesi distinta semmai dal contributo, ma anche dall’intrusione, dei francos scesi dai Pirenei.
Ci si è anche molto interrogati, in tempi recenti e meno recenti – e penso ai lavori di Francesco Gabrieli, di Emanuel Sivan, di Amin Maalouf – sulla ricezione araba del movimento crociato; mentre vere e proprie biblioteche sono ormai dedicate, per evidenti motivi d’attualità, al tema del jihad, se esso sia stato il fatto che ha determinato le crociate, o se invece sia vero il contrario, ed esso vada letto essenzialmente come una “controcrociata”.
Dal canto suo il libro di Alessandro Vanoli riesce a spiegare, con un’impressionante abbondanza di dati e un sempre vigile spirito critico, in quali modi il secolare confronto tra armi cristiane ed armi musulmane in terra iberica si andò intrecciando a forme di alleanza e addirittura di amicizia tra principi, guerrieri e addirittura popolazioni di diversa fede. (Franco Cardini)
Alessandro Vanoli (nato a Bologna nel 1969) insegna Politica comparata del Mediterraneo presso l’Università di Bologna, sede di Ravenna. Tra le sue pubblicazioni: I cammini dell’Occidente. Il Mediterraneo tra i secoli IX e X (2001); Alle origini della Reconquista. Pratiche e immagini della guerra tra cristianità e Islam (2003); Il mondo musulmano e i volti della guerra. Conflitto politica e comunicazione nella storia dell’Islam (2005).
Storia di un Enigma – Vita di Alan Turing 1912-1954
Titolo originale: Alan Turing: The Enigma
Autore/i: Hodges Andrew
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prima edizione, traduzione di David Mezzacapa.
pp. VII-768, illustrazioni in bianco e nero, Torino
La vita di Alan Turing è stata fino a oggi avvolta dal mistero, anche per chi sa tutto delle sue scoperte. Autore, nel 1936, del manifesto del nuovo ordine tecnologico (On Computable Numbers), il matematico inglese spiegò la natura e i limiti teorici delle macchine logiche prima che fosse costruito un solo computer. Ma Turing fu anche uno di coloro che durante la Seconda guerra mondiale avevano decifrato i codici della macchina crittografica tedesca, l’Enigma, ed era a conoscenza di importanti informazioni riguardanti la sicurezza nazionale.
Quanto al fatto che si fosse tolta la vita tragicamente, Turing fu trovato sul letto, sereno, morto per avvelenamento da cianuro. Nessuno fece indagini, trattandosi di un caso molto evidente di suicidio: chi poteva avere interesse a ucciderlo o a inscenare un falso suicidio? Era un matematico, non una spia. Lo scienziato però non lasciò messaggi, anzi, il giorno della sua morte aveva preso impegni per i giorni successivi e aveva già fatto progetti per le imminenti vacanze estive.
Tra i suoi colleghi di Cambridge circolava la voce che fosse «perseguitato»; di certo lo era stato per la sua omosessualità, ma in modo – tutto sommato – abbastanza blando, e la versione ufficiale tuttora non convince. Probabilmente – sostiene Hodges – Turing era diventato un rischio per la sicurezza dei servizi segreti inglesi e americani, con i suoi incontrollabili viaggi all’estero e i suoi contatti con giovani sconosciuti.
L’autore di questa accurata biografia, oltre a mettere in luce l’itinerario scientifico dell’inventore del computer, si propone anche come «spy story» e fa emergere particolari sconosciuti che fanno pensare a quello di Turing come a un altro caso Oppenheimer: lo scienziato sacrificato sull’altare della sicurezza nazionale.
Andrew Hodges è nato a Londra nel 1949. Ha studiato matematica a Cambridge.
Ringraziamenti
Storia di un enigma
PARTE PRIMA – L’astratto
- Esprit de corps
- Lo spirito della verità
- Gli uomini nuovi
- La guerra dei relè
- Interludio
PARTE SECONDA – Il concreto
- La rincorsa
- L’attesa
- L’albero del verde bosco
- L’ultima spiaggia
Poscritto
Nota dell’autore
Note bibliografiche
Bibliografia di Alan M. Turing
Indice analitico
Il Sistema Mondiale dell’Economia Moderna
Titolo originale: The Modern World-System
Autore/i: Wallerstein Immanuel
Editore: Società Editrice Il Mulino
in copertina: Allegoria del commercio, di J. Amman (1539-1591).
pp. 514, Bologna
Tranne che nel caso de «Le origini sociali della dittatura e della democrazia» di Barrington Moore, nell’ultimo decennio nessuna opera, nel campo delle scienze storico-sociali, ha suscitato tanto interesse, al suo apparire, quanto questa di Wallerstein. Si tratta infatti di un tentativo molto ambizioso, e estremamente stimolante – «Il miglior libro di storia analitica che io abbia letto negli ultimi dieci anni» ha scritto Ferdinand Braudel – di interpretazione generale dell’evoluzione economico-sociale del mondo moderno, ai suoi inizi (dalla metà del ’400 alla metà del ’600) Un lavoro basato sull’analisi di una vastissima letteratura, condotto secondo ipotesi interpretative nuove, che «offrono un quadro di riferimento per l’interpretazione della storia europea di grande valore» (Ferdinand Braudel) e che «combinando storia, economia, sociologia e scienza politica, contribuiscono a porre tutte queste discipline su un nuovo livello di comprensione» (Eric C. Wolf), «il primo e unico tentativo serio, globale e riuscito, di proporre un’analisi e una spiegazione dello sviluppo originario dell’economia mondiale, la cui comprensione è essenziale per una giusta valutazione di tutti i successivi sviluppi» (André Gunder Frank). Un libro che sta suscitando vivaci polemiche, in particolare fra gli storici, ma che è certamente un importante avvenimento intellettuale.
Immanuel Wallerstein insegna nel dipartimento di Sociologia della State University of New York a Binghamton, dove dirige il «Fernand Braudel Center for the Study of Economics Historical Systems and Civilisations». Autore di importanti contributi di ricerca nel campo della storia economico-sociale, della sociologia e dell’antropologia, si è imposto all’attenzione generale con questo volume, uscito nel 1974 negli Stati Uniti e in Inghilterra e di cui stanno per uscire, in concomitanza con l’edizione italiana, l’edizione francese e tedesca.
Scritti Giovanili – I
Autore/i: Hegel Georg Wilhelm Friedrich
Editore: Guida Editori
premessa, cura e traduzione di Edoardo Mirti, presentazione di Fulvio Tessitore.
pp. 608, Napoli
Sulla fine del 1989, nella collana delle Opere complete di Hegel pubblicata da Felix Meiner e edita dall’Accademia delle Scienze della Renania-Westfalia, è apparso il primo volume degli Scritti giovanili, a cura di Friedhelm Nicolin e Gisela Schuler. Esso raccoglie, in edizione critica, tutti gli scritti del «giovane Hegel» dal 1785 al 1796. L’edizione, cui si richiama la presente traduzione italiana curata da Edoardo Mirri, stabilisce in maniera definitiva il testo, storicamente assai rilevante, degli scritti giovanili del filosofo; consente, inoltre, una corretta interpretazione di tutta la produzione giovanile hegeliana. Dalla presente edizione emerge infatti tutta l’inconsistenza del presupposto che ha sempre condizionato la lettura degli scritti hegeliani di Tubinga e Berna: che cioè a Hegel stesse a cuore, secondo l’impeto proprio del romanticismo, una «religione popolare e nazionale tedesca». Ricostruiti criticamente e riportati alla loro versione originaria, gli scritti giovanili di Hegel svelano l’indubbia sostanza illuministica e kantiana dei primi passi del filosofo tedesco.
Modelli per la Mia Vita
L’autobiografia del padre dell’intelligenza artificiale e Premio Nobel per l’economia
Autore/i: Simon Herbert A.
Editore: Rizzoli
prima edizione, traduzione di Antonio Bellomi, titolo originale: Models of My Life.
pp. 546, Milano
In un’epoca di esasperata ricerca della specializzazione emerge la poliedrica figura di Herbert A. Simon, padre dell’intelligenza artificiale e premio Nobel per l’economia nel 1978, ma anche esperto di teoria dell’organizzazione, inventore del concetto di razionalità limitata, psicologo e filosofo della scienza.
Modelli per la mia vita, la sua appassionante autobiografia, ricostruisce la storia di alcune delle più importanti scoperte scientifiche del ventesimo secolo ed è insieme il ritratto di un personaggio assolutamente unico nel panorama della cultura del Novecento. Simon si presenta come un autentico «uomo del Rinascimento», versato in tutte le scienze fisiche e umane, un modello di studioso che l’odierna rigida divisione del sapere in campi pareva avere del tutto cancellato. Studioso di teoria dell’organizzazione e di management, a soli trent’anni, nel 1947, diventa famoso in ambito accademico con il suo saggio Il comportamento amministrativo. Si interessa poi ai linguaggi di programmazione dei computer ed esplorando i processi simbolici e cognitivi della mente umana getta le basi per lo studio di una nuova disciplina: l’intelligenza artificiale. Nel 1967 diviene membro dell’Accademia nazionale delle scienze e nel 1968 è chiamato a far parte dell’eletta schiera dei consiglieri scientifici della Casa Bianca.
Di estremo interesse è anche anche la sua testimonianza sul mondo della ricerca universitaria americana, con le sue inesauribili risorse ma anche con le feroci rivalità che lo rendono altamente competitivo. Figura polemica dalla intensa vita accademica e politica, Simon ha avuto nel corso della sua carriera occasione di incontrarsi e scontrarsi con alcune delle personalità del mondo della cultura e della scienza più in vista del nostro secolo, da Carnap a Mandelbrot, da Jorge Luis Borges a Bertrand Russell.
In un’esposizione che privilegia il gusto del racconto e che alterna episodi di vita privata allo stimolante resoconto dell’evolversi della ricerca, termini come «razionalità limitata», «processi decisionali» e «intelligenza artificiale» diventano familiari perché non più astratti, ma momenti concreti della vita di Herbert A. Simon, uomo e scienziato.
Herbert A. Simon insegna informatica alla Carnegie Mellon University ed è autore, tra le numerose altre opere, di Il comportamento amministrativo e La scienza dell’artificiale.
Consigli a un Giovane Scienziato
Titolo originale: Advice to a Young Scientist
Autore/i: Medawar Peter B.
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Anna Calissano.
pp. 136, Milano
Un premio nobel per la medicina spiega in questo libro che cosa significa abbracciare la carriera del ricercatore, quali doti richieda, quali problemi comporti, quali prospettive dischiuda. Una guida benevola, intrisa di humour, che si indirizza ai giovani, ai meno giovani, ma anche ai non specialisti che sono interessati all’attività e alle motivazioni degli scienziati. Medawar respinge i vari stereotipi dello scienziato geniale, eroico, “mistico” o demoniaco, per riportare il discorso alla concretezza: quali sono i motivi che spingono un individuo alla ricerca, come si sceglie l’argomento, come si conduce l’apprendistato, come si presenta un lavoro, come si tengono i rapporti con i colleghi e gli anziani. Ma insieme a tutto questo Medawar tocca agilmente i delicati problemi etici, filosofici e metodologici connessi con la ricerca.
“Ho cercato – dice – di scrivere quel tipo di libro che mi sarebbe piaciuto leggere quando intrapresi il mestiere di scienziato”.
Sir Peter B. Medawar ha ottenuto il Nobel 1960 per i suoi studi sul rigetto. Già direttore del British National Institute for Medical Research, lavora attualmente sulla biologia dei tumori. Tra le sue opere in edizione Boringhieri: La nuova immunologia (in collaborazione con E. M. Lance e E. Simpson).
Prefazione
Introduzione
- Come scoprire se si è tagliati per la ricerca
- Quale sarà ill mio argomento di ricerca?
- L’apprendistato scientifico: come farlo o perfezionarlo
- Discriminazione sessuale e razzismo nel mondo della ricerca
- Aspetti della vita scientifica e della sua etica
- Scienziati giovani e scienziati anziani
- La presentazione del lavoro
- Esperimento e scoperta
- Premi e ricompense
- Il processo scientifico
- Migliorismo scientifico e messianismo scientifico
Indice analitico