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Libri dalla categoria Iconografia

Formidabili quei Danni! – Il ’68 non Finisce Mai

Formidabili quei Danni! – Il ’68 non Finisce Mai

Autore/i: Chalet Mario

Editore: Edizioni Piemme

introduzione dell’autore.

pp. 168, Casale Monferrato (AL)

Abbiamo talmente imparato a convivere coi postumi del Sessantotto che spesso non ci accorgiamo più della loro presenza. Ma basta aprire gli occhi per accorgersi che il sessantottismo è diventato endemico nella vita italiana, più del mammismo, più dell’evasione fiscale. Ex-sessantottini sono i tre quarti dei direttori di giornali e di programmi televisivi, sessantottino è il lessico preferito di tanti politici, sociologi, opinionisti. Molti non se ne rendono conto o lo danno per scontato, altri se ne vantano apertamente.
Mario Chalet si è proposto di essere il denunziatore e il guastatore del nuovo Sessantotto riciclato dei nostri giorni, a partire dai leader politici, di cui va a frugare e nei trascorsi degli anni ruggenti e negli atteggiamenti odierni. Davanti alla sua impietosa cinepresa sfilano alcuni tra i più caratteristici personaggi di oggi: Bassanini, la Pivetti, Sofri, Boato, Bellocchio, Bossi, Di Pietro.
È un libro divertente sia quando rievoca le loro gesta sia quando espone il lessico del loro gergo. Ma è anche un libro di cui c’è bisogno, perché il virus del Sessantotto è ormai diventato resistente agli antibiotici. Ci vuole la penna di uno Chalet per stanarlo, ci vuole un libro come questo per mettere in guardia anche il lettore smaliziato.

Mario Chalet
è professore di Storia contemporanea alla Freie Universität di Berlino.
Dotato parimenti di cultura e di arguzia, la sua principale caratteristica è quella di presentare gli eventi storici più clamorosi attraverso la lente dell’ironia.
Di origine italiana, è esperto sia delle recenti vicende parigine sia di quelle italiane.

Atlante delle Architetture Fantastiche – Utopie Urbanistiche, Edifici Leggendari e Città Ideali: cosa Sognavano di Costruire i Massimi Architetti del Mondo

Atlante delle Architetture Fantastiche – Utopie Urbanistiche, Edifici Leggendari e Città Ideali: cosa Sognavano di Costruire i Massimi Architetti del Mondo

Titolo originale: Phantom Architecture

Autore/i: Wilkinson Philip

Editore: Rizzoli

prima edizione, traduzione Daniela Gallotti, collana: Libri Illustrati Rizzoli.

pp. 258, nn. ill. a colori e in b/n n.t., Milano

Ricordate la cupola geodetica di Richard Buckminster Fuller per Manhattan? 3,2 chilometri di diametro per coprire un’area compresa tra l’East River e l’Hudson, la 21esima e la 64esima strada e raccogliere tutto il calore perso dagli edifici, garantendo in questo modo il risparmio di energia e un clima piacevole tutto l’anno.
È la città robotica Walking City di Ron Herron? L’aveva chiamata Walking City ed era formata da edifici con le gambe, che potevano spostarsi da un luogo all’altro seguendo le necessità.
Entrambi progettati negli anni ’60, non vedranno mai la luce, così come tantissimi altri progetti immaginati da che esiste l’architettura, tutti raccolti da Philip Wilkinson nel libro illustrato Atlante delle Architetture Fantastiche, edito da Rizzoli. Progetti che in senso stretto rappresentano un fallimento, perché non furono mai realizzati, fermandosi allo stadio di progetto, di disegno o di plastico: se alcuni nacquero con l’intento di rimanere su carta, altri furono fermati “dalla politica, dalla mancanza di fondi oppure da committenti troppo prudenti, che hanno preferito realizzare progetti tradizionali che quelle visioni ardite” cita il risvolto di copertina.
Il primo dei progetti utopici raccolti nell’Atlante delle Architetture Fantastiche è dell’820, un monastero ideale conosciuto come la Pianta di San Gallo, dal nome dell’abbazia svizzera che lo custodisce, che traduce in architettura uno stile di vita disciplinato in ogni suo aspetto, trasfigurazione degli ideali di povertà, castità e obbedienza che regolavano la vita dei monaci di mille anni fa. Da qui Philip Wilkinson, saggista e critico, parte per un lungo viaggio in 50 progetti di “Utopie urbanistiche, edifici leggendari e città ideali” in cui “gli architetti hanno spinto l’uso degli ideali fino al limite, hanno esplorato idee nuove ed ambiziose, hanno sfidato le convenzioni, si sono concessi libertà creative o hanno aperto la strada verso il futuro”.
Un Atlante delle Architetture Fantastiche raccontate con testi e tante immagini: La città ideale di Francesco di Giorgio Martini, Il cenotafio di Newton di Étienne-Louis Boulée, La Città Nuova di Antonio Sant’Elia, i grattacieli orizzontali di El Lissitzky, La Ville Radieuse di Le Corbusier, la Torre senza fine di Jean Nouvel, l’Hyperbuilding di Bangkok di Rem Koolhaas per finire con le Asian Cairns di Vincent Callebaut.
Perché ricordarli? Perché immaginano il futuro, perché ciascuna di queste architetture utopiche rappresenta un “sogno”, perché molti di loro hanno fatto la storia dell’architettura pur rimanendo sulla carta, perché mettono in discussione il modo comune di pensare, perché propongono ideali e perché sono espressione della convinzione che l’architettura può contribuire in modo determinante al benessere degli uomini, nel Medioevo così come nel 2030.

Inciso in un Raggio di Luna

Inciso in un Raggio di Luna

Titolo originale: Etched in moonlight

Autore/i: Stephens James

Editore: Edizioni Theoria

prima edizione, a cura di Ottavio Fatica, Biblioteca di letteratura fantastica 8.

pp. 136, Roma

Nel mondo fiabesco e lunare di Stephens si aprono improvvisi squarci di pura quotidianità, una quotidianità abitata da ombre frettolose – uomini, angeli? – che trascorrono lungo i muri di sordidi anfratti urbani. È una qualità dell’umorismo di Stephens questo saper modulare tra realismo e fantasia: quello humour rarefatto che, scrisse Italo Calvino, «tra astrazione logica e non-sense dà come risultato qualcosa che si legge come un testo buddista».
Inciso in un raggio di luna è l’ultima raccolta pubblicata da Stephens. In essa sono presenti i tratti tipici della forma mentis irlandese: il realismo nudo, crudo, qui proposto in racconti che giungono a un grado di purezza esemplare che non ha riscontro tra i suoi contemporanei se non forse in alcuni momenti perfetti dei Dubliners joyciani o nel nitore surreale di certi apologhi kafkiani; la fuga nel mondo del sogno e della leggenda; la cronaca ingenua e allucinata. Solo un maestro di ironia fantastica avrebbe potuto distillare un tale incubo realistico come quello di Fame; solo un sarcastico «teosofo» poteva riproporre il classico patto con la morte, in Desiderio, cavandone un bizzarro quadretto domestico; e infine solo un occhio naturaliter kafkiano poteva leggere un episodio di squallore umano, urbano, quale Compagni di scuola, come una parabola beffardamente, atrocemente zen. Stephens passa così da una naturalezza unica nel trattare il prodigioso, che nella sua stranezza è perfettamente familiare, a una quotidianità da incubo, eppure trasognata, dove la realtà appare «più esasperante e incomprensibile di qualunque prodigio».

Protagonista della rinascita letteraria irlandese come Yeats, Synge e Joyce, James Stephens nacque nel 1882 a Dublino e morì a Londra nel 1950. Suoi ammiratori entusiasti furono, tra i contemporanei, Joyce, George Russell, Walter de la Mare che scrisse la presentazione del capolavoro di Stephens, La pentola dell’Oro (Crock of Gold, 1912) pubblicato in italiano da Adelphi nel 1969. Tra gli altri suoi libri – che comprendono romanzi, raccolte di racconti, poesie – ricordiamo, I Semidei (The Demi-Gods, 1914; tr. it. Adelphi 1985) e le Fiabe Irlandesi (Irish Fairy Tales, 1920; tr. it. Rizzoli 1987).

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Introduzione di Ottavio Fatica

Nota bio-bibliografica

INCISO IN UN RAGGIO DI LUNA

  • Desiderio
  • Fame
  • Compagni di scuola
  • Inciso in un raggio di luna
  • Tesoro
  • Il lupo
  • Il principale

Filosofia del Denaro – Dopo il Tramonto di Keynes

Filosofia del Denaro – Dopo il Tramonto di Keynes

Autore/i: Mathieu Vittorio

Editore: Armando Editore

prefazione dell’autore.

pp. 312, Roma

Presso tutte le società umane – fin dalle più primitive – c’è una realtà (o meglio un’«idealità») di cui non si trova traccia in tutto il resto dell’universo conosciuto e neppure, probabilmente, tra gli angeli, né all’interno né in paradiso: il denaro. È sorprendente, perciò, che fin qui i filosofi si siano occupati così poco di un «mezzo» che caratterizza così tipicamente l’uomo, «animale che progetta».
L’esigenza di tale studio si fa sentire ancor più oggi, dopo che per decenni il potere, alleato a parassiti di ogni livello, ha esercitato una spoliazione sistematica del risparmio e del lavoro, trincerandosi dietro teorie monetarie ricche di sofismi. Queste teorie sono oggi in ribasso anche sul piano tecnico, ma non sarà meno utile, per questo, denunciarne gli equivoci concettuali di fondo, quali: «fallacia naturalistica» che consiste nel trattare il denaro come una realtà fisica; la tendenza ad «aggregare» entità eterogenee; lo scambiare puri numeri per grandezze additive; lo spacciare per investimenti quelli che sono meri consumi e per reddito quella che è una spesa, e così via. Su queste cose è bene che prendano a riflettere tutti: non solo economisti e filosofi, ma imprenditori, risparmiatori e lavoratori, che dei sofismi sono stati e sono le vittime.

Vittorio Mathieu (Varazze 1923) insegna attualmente Filosofia morale nella Facoltà di Lettere di Torino. Si è occupato di Leibniz, Kant e Bergson e ha scritto una Storia della filosofia. Nel campo della saggistica ha pubblicato Dio nel «Libro d’ore» di R. M. Rilke (1970); La speranza nella rivoluzione (1972); Temi e problemi della filosofia contemporanea (1974); Perchè punire (1978); Cancro in Occidente (1980); La voce, la musica, il demoniaco (1983).

Stress e Felicità – Guida Pratica per Convivere con lo Stress nella Vita Moderna

Stress e Felicità – Guida Pratica per Convivere con lo Stress nella Vita Moderna

Titolo originale: Freude durch Stress

Autore/i: Birkenbihl Vera F.

Editore: Franco Angeli Editore

terza edizione, prefazione di Vera F. Birkenbihl, traduzione italiana di Maria Elisabetta Tonin Dogana.

pp. 200, nn. figure b/n, Milano

Dal traffico all’inquinamento, dal rampismo allo yuppismo, dalla congestione delle città alle difficoltà nei rapporti personali, dai problemi dei giovani alla crisi delle coppie. Nonostante molta percentuale di volti abbronzati e sorridenti, la società moderna ha moltiplicato ansie e angosce. Ansie per la varietà sconfinata dei cambiamenti. Angosce per le responsabilità nuove!
Questo libro, giunto alla 6ª edizione in Germania, dimostra che è possibile dominare lo stress e «provare gioia» non solo malgrado, ma mediante lo stress.
La Birkenbihl presenta concetti che consentono ad ognuno d’accertare quale sia il proprio livello di stress ottimale e di stabilire di conseguenza un personale progetto per assicurare il proprio equilibrio dando il più possibile espressione alle potenzialità interiori del proprio io.
Ciò attraverso i numerosi esercizi, test ed esperimenti presentati nell’opera.
Lo stress colpisce tutti: il dirigente, l’insegnante, la madre, il partner. A Milano, secondo un’indagine, il 57% delle persone ha problemi d’insonnia e il 48% ha disturbi digestivi e soffre di sindromi depressive. Questo libro vi offrirà suggerimenti per vivere felicemente. Nonostante lo stress!

Vera F. Birkenbihl, nata nel 1946, è una psicologa, tiene conferenze e seminari per imprenditori e dirigenti ed è nota come autrice di numerosi bestseller.

Fisiologia e Psicologia dell’Orgasmo Femminile – Una Grande Inchiesta Medico-Sociologica

Fisiologia e Psicologia dell’Orgasmo Femminile – Una Grande Inchiesta Medico-Sociologica

Titolo originale: Understanding the Femalr Orgasm

Autore/i: Fisher Seymour

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione italiana, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Maura Pizzorno.

pp. 240, Milano

Dopo la fortunata edizione maggiore uscita da Feltrinelli nel 1974 (L’orgasmo femminile. Fisiologia, psicologia, fantasie), questo celebre libro è riproposto ora in questa più agile e scorciata edizione economica. Fino ad oggi i maggiori contributi sul comportamento sessuale dell’uomo risalivano agli studi di Kinsey (1953) e di Masters & Johnson (1966). Questo completo, rivoluzionario lavoro di Seymour Fisher, destinato a diventare anch’esso un Classico, aggiunge la dimensione psicologica a quelle indagate dai precedenti studi. Fra i vari obiettivi della ricerca vi era infatti quello di accertare quali relazioni intercorrano tra personalità e risposta sessuale, e quali siano i fattori psicologici che facilitano o inibiscono la capacita della donna di raggiungere l’eccitazione e la soddisfazione sessuale.
Il dottor Fisher ha condotto il suo studio su un campione di 300 donne borghesi che si sono offerte spontaneamente. Per cinque anni egli e la sua equipe di ricerca composta da medici psicologi e psicanalisti hanno indagato per meglio definire in che consistano l’orgasmo femminile e le sensazioni e le fantasie che insorgono nelle donne durante il rapporto sessuale.
A lavoro ultimato il dottor Fisher e la sua equipe hanno raggiunto risultati che mettono in discussione l’immagine limitata e tendenziosa che per secoli è stata della sessualità femminile.

Seymour Fisher è professore di psicologia all’Upstate Medical a State University di New York. È professore associato al College of Medicine e membro del National Institute of Health. È coautore di Body Image and Personality (1958) e autore di Body experience in Fantasy and Behavior (1970).

Nel Cuore dell’Oceano – La Vera Storia della Baleniera Essex

Nel Cuore dell’Oceano – La Vera Storia della Baleniera Essex

Titolo originale: In the heart of the Sea

Autore/i: Philbrick Nathaniel

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Sara Caraffini.

pp. 352, nn. illustrazioni b/n e tavole b/n f.t., Milano

“Un’avventura di uomini di mare, di orrore: la vera storia della baleniera che ha ispirato Moby Dick.”

Nel novembre del 1820, al largo delle isole Galapagos, la baleniera Essex venne attaccata e affondata da un gigantesco capodoglio. Venti uomini scamparono al naufragio, rifugiandosi su tre scialuppe. Iniziò così una terribile odissea: circa 4500 miglia nautiche attraverso il Pacifico, fino all’approdo sulla costa cilena, segnate da fame, disidratazione, follia, cannibalismo, attacchi da parte degli squali e di un’altra balena.
Il resoconto di uno degli otto superstiti, Owen Chase, sconvolse il pubblico ottocentesco: in particolare colpì Herman Melville, che ne trasse ispirazione per Moby Dick, la storia della Pequod, anch’essa salpata dal porto di Nantucket.
Per narrare questa straordinaria e terribile epopea, Nathaniel Philbrick, storico della marineria e direttore dell’Egan Institute for Marine Studies, non ha utilizzato come fonte solo il diario di Chase. Ha riportato alla luce altre testimonianze inedite e soprattutto ha ricostruito un intero mondo, vitale, avventuroso e affascinante: la cittadina di Nantucket, con la sua élite quacchera e i marinai di colore, lo sviluppo di nuove tecnologie e gli ambiziosi progetti imprenditoriali, la vita dei balenieri, le abitudini delle loro prede…
La durissima lotta degli uomini contro il freddo, il vento e le onde, il rapporto con la morte sempre in agguato, il sottile filo della sopravvivenza cui si aggrappano i naufraghi offrono un’avvincente parabola sul destino umano: il Dio in cui credono i marinai di Nantucket li porta nel mare inquieto e li rende signori del creato e delle sue creature, ma può anche punire l’orgoglio dell’uomo , per sprofondarlo negli abissi, ridurlo a un verme costretto a cibarsi della carne dei suoi simili.

Nathaniel Philbrick si è laureato alla Brown e alla Duke University ed è ricercatore di storia presso la Nantucket Historical Association. È autore di vari saggi storici, tra cui Away Off Shore, Nantucket Isalnd and its People 1602-1890 (1994), e di libri sulla vela. È attualmente direttore dev’egan Institute for Maritime Studies di Nantucket. Dal 1986 vive a Nantucket con la moglie e due bambini.

Io Sono Qui Tu Dove Sei? – Etologia dell’Oca Selvatica

Io Sono Qui Tu Dove Sei? – Etologia dell’Oca Selvatica

Titolo originale: Hier bin ich – wo bist du?

Autore/i: Lorenz Konrad

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione Saggi, premessa, ringraziamenti e introduzione dell’autore, traduzione di Marta Kellera.

pp. XII-260, nn. fotografie b/n, Milano

“Dallo studio degli animali alle grandi riflessioni sull’uomo: il testamento scientifico e spirituale di Konrad Lorenz.”

Racconta Konrad Lorenz che il primo impulso alle ricerche sul comportamento delle oche selvatiche gli venne, quand’era bambino, dalla lettura del libro di Selma Lagerlof Viaggio meraviglioso del piccolo Nils Holgersson con le oche selvatiche. Ebbe poi in regalo un anatroccolo, e con ciò i suoi «interessi vitali subirono l’imprinting degli anseriformi».
Da allora – per settantacinque anni – l’oca selvatica è stata per lui il principale oggetto di studio, e si può ben dire che ha contribuito a fargli vincere il premio Nobel e a rendere popolare una nuova scienza, l’etologia comparata.
Si comprenderà quindi l’importanza di questo ultimo libro di Lorenz, terminato poco prima della morte e destinato a raccogliere la somma di tutto il suo lavoro con le oche selvatiche. Al di là delle vicende personali, così lo scienziato ha spiegato una volta la scelta di questo particolare campo di studio: «Determinante fu il fatto che la vita familiare dell’oca selvatica avesse molti punti di contatto con quella dell’uomo. Beninteso, noi non antropomorfizziamo gli animali in alcun modo, ma riscontriamo del tutto oggettivamente che, per esempio, l’atto nuziale dell’oca selvatica si svolge in modo analogo a quello dell’uomo».
Lo scopo unificante di gran parte del suo lavoro, e di questo libro, è dunque quello di rendere comprensibile «il comportamento di una specie animale sociale». Lorenz ci parla ancora una volta della leggendaria oca Martina, protagonista del suo libro più famoso, L’anello di re Salomone. Ci descrive «ambiente e il ritmo di vita delle nostre oche», cogliendole nelle loro manifestazioni più caratteristiche, che comprendono anche sentimenti insospettabili come l’invidia e l’odio. Come in tutti i suoi grandi libri, il linguaggio è vivo e immaginoso, e le più importanti considerazioni teoriche si combinano in modo del tutto naturale con gli aneddoti e le piccole osservazioni quotidiane.


Konrad Lorenz, Premio Nobel per la medicina e la fisiologia, è nato a Vienna nel 1903.
Dopo gli studi, è diventato, nel 1940, ordinario di psicologia comparata a Konigsberg; nel 1949 ha fondato Istituto di ricerca comparata sul comportamento, ad Altenberg (Vienna).
Dal 1961 al 1973 ha diretto la sezione di fisiologia del comportamento all’Istituto Max Planck a Seewiesen, in Baviera; dal 1974 è direttore del dipartimento di sociologia animale presso l’Accademia austriaca delle scienze.
Muore ad Altenberg nel 1989.
Tra le sue opere, in edizione Mondadori sono apparsi: i Dialoghi con l’oca selvatica (1979), Il declino del’uomo (1984), Natura e destino (1985), L’aggressività (1986).

Mater Dei – Mater Dei, Mater Mea 1954 – 1959

Mater Dei – Mater Dei, Mater Mea 1954 – 1959

Bollettino dell’Opera “Mater Dei” diretto da Don Giuseppe de Luca

Autore/i: Autori vari

Editore: Edizioni di Storia e Letteratura

presentazione di Domenico Dottarelli.

pp. XXIII-736, Roma

Dalla presentazione di Domenico Dottarelli:
«Il seminarista, davvero colto e bravo, è umiliato fino in fondo davanti a tutti i suoi compagni promossi al sacerdozio, timoroso di perdere la posta della vita come l’aveva sempre sognata, convinto della vocazione divenuta sempre più struggente fin dagli anni dell’infanzia priva della mamma, chiedeva al suo vicerettore aiuto e protezione. Non poteva adattarsi all’idea di rimanere per sempre laico.

Il seminarista De Luca ammetteva d’aver dato molto tempo ai suoi studi preferiti di letteratura e di arte, anche negli anni di teologia: intuiva che, in alto, si dubitava d’una sua vera vocazione al sacerdozio. Ma soggiungeva che, fatto prete, avrebbe desiderato penetrare, con la sua cultura quanto più possibile perfetta, nel campo degli artisti, perché anche li c’eran delle anime da salvare e bisognava accostarli, mettendosi alla pari con essi. Avvertiva, lui così giovane e ancora inesperto, che, lontani dal pensiero cristiano, poeti filosofi e scrittori, rischiavano anche la perdita d’ogni valida ispirazione. Il colloquio notturno, lungo e amarissimo, si concluse con le parole mai più dimenticate: «Se non mi si vorrà prete, rimarrò laico; ma sarò un infelice».
Il pericolo fu allontanato. Don Giuseppe diventava prete e celebrava la sua prima messa nell’ottobre di quell’anno, assistito dai suoi due sacerdoti, mons. Giuseppe De Luca e mons. Vincenzo D’Elia. Poi egli prendeva la strada che aveva preferita, senza che le pene per andare avanti lo lasciassero mai. Studiava lunghissime ore, acquistava preziose amicizie nel mondo degli artisti, collaborando con la penna, già apprezzatissima e con le sue idee nuove, a movimenti culturali di grande interesse.[…]»

Miti e Leggende dell’Antica Grecia – Dall’Olimpo all’Ade, dal Parnaso ai Campi Elisi, l’Affascinante e Multiforme Universo Eroico e Religioso Ellenico

Miti e Leggende dell’Antica Grecia – Dall’Olimpo all’Ade, dal Parnaso ai Campi Elisi, l’Affascinante e Multiforme Universo Eroico e Religioso Ellenico

Collana: Magia e Religioni – diretta da Alfonso di Nola

Autore/i: Agizza Rosa

Editore: Newton Compton Editori

quarta edizione, introduzione dell’autore.

pp. 288, nn. illustrazioni b/n, Roma

Cultura per eccellenza della fantasia e della creatività poetica, quella dei Greci è tutta nei suoi miti, nelle leggende, nelle favole. È una dimensione trascorsa per millenni attraverso tutti i mondi mediterranei, ancora intensamente partecipata all’epoca di Dante che rimpiangeva l’età nella quale i fiorentini erano incantati ancora dalle narrazioni mitiche presso i focolari. Ed è lo stesso patrimonio che, filtrato nelle tradizioni orali trasmesse di generazione in generazione, apparteneva ancora alla tradizione contadina del nostro Paese.
Oggi questi testi tornano all’incontrastato dominio della fantasia e divengono l’esempio di quanto di più alto, commovente e tremendo, strano e impensato, riuscirono ad inventare uomini vissuti nella quotidiana meraviglia di una consuetudine con gli dei.
Tornano, perciò, queste narrazioni nella loro ingenuità, talvolta sconcertante, in una resa attentamente moderna che, nulla sottraendo ai contenuti essenziali delle fonti, di volta in volta compulsate, restituisce al lettore dei nostri tempi remoti incantesimi. Queste trame poetiche, tuttavia, sottendono nel loro codice tutto intessuto di immagini, cosmologia e antropologie, vicende di re, di eroi, di mostri, esempi di tensione etica, insegnamenti e morali distanti da noi che divengono, al di là della trama mitica, una filosofia della vita e l’orizzonte entro il quale gli antichi lessero il mistero dell’uomo e della natura. E infine ogni lettore, sia il fanciullo che apre i grandi occhi sull’affabulazione, sia chi è punto dal rimpianto delle civiltà da cui nascemmo, troverà una arte acquietante che lo libera per qualche ora o per qualche giorno dai ritmi tecnici e matematici del nostro mondo.

Rosa Agizza, laureata in lingue presso l’Istituto Universitario di Napoli, collabora alle ricerche della cattedra di Storia della Religioni dello stesso Istituto. Ha condotto lavori sul campo in materia storico-tradizionale, in via di pubblicazione. Collabora a riviste specializzate.

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Introduzione

COSMOGONIA e TEOGONIA

  • Origine del mondo e nascita degli dèi
  • Lotte per il potere divino

GLI DÈI dell’OLIMPO

  • Zeus: i suoi poteri e i suoi amori
  • Era: la bisbetica indomita
  • Atena: la vergine saggia
  • Apollo: il dio «dai lucenti riccioli d’oro»
  • Artemide: la vergine selvaggia
  • Ermes: il «briccone» divino
  • Ares: l’«odioso» agli uomini e agli dèi
  • Efesto: il «glorioso» storpio
  • Afrodite: «l’amica del riso»
  • Erso: il più bello fra gli immortali
  • Estia: la solitaria dea del focolare

GLI DÈI URANICI

  • Nyx, la «fosca»
  • Eos: dalle «rosee dita»
  • Helios: «eterno occhi veggente»
  • Selene: «dalle corna taurine»
  • Priapo, Satiri e Sileni
  • Demetra: «la dea tra le dive»
  • Pan: «potente e selvaggio»

GLI DÈI MARINI

  • Posidone: il dio «dal cupo rombo»
  • Antiche divinità marine

GLI DÈI DEL MONDO INFERO

  • Ades: «che non conosce dolcezza»
  • I ministri inferi
  • I grandi puniti

MITO DELLA CREAZIONE E DELLA SUCCESSIONE DELLE ETÀ

  • Prometeo e le età del mondo
  • Pandora: «il male che tutti accolsero felici»
  • Il Diluvio: Deucalione e Pirra

GLI EROI E I BENEFATTORI DELL’UMANITÀ

  • Perseo
  • Cadmo
  • Bellerofonte
  • Teseo
  • Orfeo
  • Asclepio
  • Dedalo e Icaro
  • Eaco
  • Mida
  • Eracle: il «Salvatore dal male»
  • L’avventuroso seguito delle Dodici Fatiche e la salita in Olimpo
  • Imprese: la caccia al cinghiale Calidonio
  • La Centauromachia
  • L’Amazzonomachia

LA SAGA DEGLI ARGONAUTI

  • Il Vello d’Oro
  • Giasone e Medea
  • I Dioscuri
  • Edipo
  • I sette contro Tebe

LA SAGA DEI PELOPIDI ATRIDI

  • Pelope e i suoi figli
  • Agamennone e Clitennestra
  • Oreste

LA SAGA TROIANA

  • Le cause della guerra di Troia
  • Gli eroi: Achille
  • Odisseo
  • Aiace
  • Enea
  • L’espugnazione di Troia

Dizionario
Bibliografia

Orientamenti dello Spirito Russo

Orientamenti dello Spirito Russo

Autore/i: Gančikov Leonida

Editore: ERI – Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana

avvertenza dell’autore.

pp. 236, 1 tavola bianco e nero f.t., Torino

La realtà russa appare ancor oggi così singolare che per una sua comprensione veramente esauriente non può più bastare quell’allargamento generoso di ricerche e di studi che le vengono adesso rivolti da tutte le parti. Essa impone, invece, una rivalutazione dei motivi originari e delle categorie particolari che la animano e la sostengono nelle sue affermazioni sia culturali, sia storiche e sociali.

All’esigenza imperiosa di tale rivalutazione il presente «Saggio» cerca di contribuire studiando l’esperienza russa nei momenti decisivi della sua evoluzione spirituale. Rivelatasi nel pensiero di P. Caadaev come una spiritualità essenzialmente storiosofica, essa si dispiega poi sempre più ricca e significativa. Così da risultare nei capitoli, dedicati ad una nuova ricostruzione del pensiero di F. Dostoevskij, di L. Tolstoj e di N. Berdjaev, densa di tematica originale e davvero imprescindibile.

Leonida Gančikov, russo d’origine ed italiano d’adozione, completò in Italia gli studi di filosofia, già iniziati a Leningrado e a Parigi. Per alcuni anni insegnò filosofia, poi fu chiamato all’insegnamento della lingua russa alla Università di Roma; ora insegna lingua e letteratura russa all’Università di Pisa. L. Gančikov si è dedicato prevalentemente alla cultura filosofica e allo studio della letteratura russa nei suoi aspetti d’importanza umana ed esistenziale; ha scritto alcuni saggi originali su Puskin, Lermontov, Gogol’, Goncarov, Vjaceslav Ivanov; è autore di vari studi di filosofia e di storiografia russa; ha collaborato all’Enciclopedia Italiana e molto attivamente all’Enciclopedia Filosofica.

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Avvertenza
Nota per la lettura dei nomi russi

  1. Orientamenti dello spirito russo
  2. Ricerca del senso della storia – P. Caadàev
  3. Integralità della conoscenza – Iv. Kiréevskij
  4. Libertà della fede – A. S. Chomjakòv
  5. Gli ultimi sviluppi del pensiero slavofilo
  6. Lotta per una giusta libertà – A. Herzen
  7. La spiritualità di Solov’ëv
  8. L’uomo di fronte a Dio – F.M. Dostoevskij
  9. Il tormento della morte – L.N. Tolstòj
  10. La vita come creatività – N. A. Berdjaev
  11. «Mistiche tentazioni» di V.V. Ròzanov

Conclusione
Nota bibliografica
Indice biografico

Il Filo di Mezzogiorno

Il Filo di Mezzogiorno

Autore/i: Sapienza Goliarda

Editore: La Tartaruga Edizioni

in copertina: foto di Goliarda Sapienza.

pp. 192, Milano

«Ogni individuo ha il suo segreto che porta chiuso in sé fin dalla nascita, segreto di profumo di tiglio, di rosa, di gelsomino, profumo segreto sempre diverso sempre nuovo unico irripetibile, segreto di impronte digitali graffito inesplicabile sempre nuovo diverso sempre unico irripetibile… Non violate questo segreto, non lo sezionate, non lo catalogate per vostra tranquillità, per paura di percepire il profumo del vostro segreto sconosciuto e insondabile a voi stessi, che portate chiuso in voi fin dalla nascita … »

Ha detto Cesare Garboli in un’intervista: “Il tempo lavorerà a favore dei libri che ha scritto Goliarda Sapienza”. “Il filo di mezzogiorno”, pubblicato per la prima volta nel 1969, è il secondo romanzo di Goliarda Sapienza, rivelatasi due anni prima con “Lettera aperta”, che raccontava con tono aspro e impietoso la sua infanzia siciliana fino alla partenza per Roma e l’Accademia di Arte Drammatica. Quello era il proemio o l’antefatto, “Il filo di mezzogiorno” è la conseguenza e, insieme, l’analisi. Ecco, l’analisi: questo libro è il resoconto di un tentativo di cura che uno psicoanalista compie sulla protagonista, sradicata dalla Sicilia e trapiantata a Roma con grande lacerazione. In “Lettera aperta” la confessione nasceva spontanea, per moto proprio, e trovava un ritmo tachicardico, lirico e avvolgente. Qui, fin dalle primissime pagine, entra in scena, abilmente, senza presentazione di sorta, colui che guiderà la nuova confessione con metodo scientifico, appunto lo psicoanalista, convinto della funzione terapeutica della memoria. “Il filo di mezzogiorno” è nella sua struttura un continuo colloquio tra paziente e medico curante. Ma non basta. Via via che l’analisi va avanti, i transfert della protagonista e dello stesso psicoanalista diventano, nel loro evolversi, materia di racconto. Non manca una lucida critica a una certa psicoanalisi posseduta da un’oscura volontà di potenza e di normalizzazione: ” … se siamo morbosi, malati, pazzi, a noi va bene così. Lasciateci la nostra pazzia e la nostra memoria”.
Un destino d’eccezione, ma esemplare, della condizione umana, rivelato con sottigliezza e ardore di radice insulare da una scrittrice che seppe continuare, con voce sua, la tradizione della migliore narrativa siciliana moderna, più attenta alle ragioni dell’anima che a quelle del folklore.

Goliarda Sapienza (1924-1996) nacque a Catania da famiglia socialista rivoluzionaria: il padre Giuseppe, avvocato, fu tra i principali animatori del socialismo siciliano fino all’avvento del fascismo; la madre, Maria Giudice, figura storica della sinistra italiana, la prima donna, tra l’altro, a dirigere la Camera del Lavoro di Torino, fu in carcere insieme a Terracini nel 1917. Goliarda, grazie a una borsa di studio per allievi attori, approda a sedici anni all’Accademia di Arte Drammatica a Roma. Per alcuni anni è attrice applauditissima in vari ruoli pirandelliani. In seguito al suo lungo legame con il regista Citto Maselli prende parte a vari film, tra cui Senso di Luchino Visconti. Lasciata la carriera di attrice debutta nella narrativa con Lettera aperta (1967, ristampato da Sellerio nel 1997), segue Il filo di mezzogiorno nel 1969, L’Università di Rebibbia (1983), Le certezze del dubbio (1987). Escono postumi il romanzo L’arte della gioia nel 1998 e i racconti Destino coatto nel 2002.

Una Specie di Paradiso

Una Specie di Paradiso

La straordinaria avventura di Antonio Pigafetta nel primo viaggio intorno al mondo

Autore/i: Giliberto Franco; Piovan Giuliano

Editore: Marsilio Editori

prima edizione, collana: Gli Specchi, in copertina: la nave spagnola Victoria, facente parte della flotta di Magellano nella spedizione verso le isole Molucche.

pp. 304, Venezia

Siviglia, 1519. Più uomo di penna che di spada, Antonio Pigafetta, vicentino di nascita, decide di prendere parte alla straordinaria impresa di Ferdinando Magellano che si appresta a salpare con cinque navi cariche di provviste, armi, specchietti e cianfrusaglie da baratto. Gli uomini ai suoi ordini sono 250, tra marinai e soldati. Di questi, 27 sono italiani. Scopo della missione è raggiungere le Molucche, isole delle spezie, in senso contrario alle rotte usuali su cui il Portogallo esercita una pericolosa concorrenza. Per arrivare al Pacifico, bisogna però trovare el paso, mitico stretto che non è riportato sulle approssimate carte nautiche, ma ben definito nella mente del caparbio comandante.
Ostacolato da infidi sottoposti, che mal ne tollerano l’autorità, il viaggio sarà irto di pericoli ed eventi drammatici, sorprendenti scoperte e amare sconfitte, ripercorsi sulla falsariga del diario di questo coraggioso cronista. Superando inaudite difficoltà, la spedizione, decimata da perdite di uomini e navi, si concluderà con un successo. Ma la gloria, come la fortuna, si rivelerà cieca?

Giuliano Piovan veneziano. Capitano di lungo corso, ufficiale di stato maggiore della riserva di marina, consulente navale. Ha vissuto il mare su navi militari, mercantili oceaniche, e al comando di unità per la ricerca scientifica. Rilevanti gli imbarchi sui velieri Giorgio Cini in qualità di allievo nautico (e gabbiere), e Amerigo Vespucci con il grado di aspirante guardiamarina. È insignito di medaglia d’oro per lunga navigazione.

Franco Giliberto cronista veneziano. Già legionario in Indocina ai tempi di Dien Bien Phu; inviato speciale della «Stampa» di Torino con i direttori Ronchey, Levi, Fattori, Scardocchia, Mauro e Mieli. Primo e forse unico giornalista italiano a farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico (Savonera-Collegno) fingendosi malato. Per la sua inchiesta «Dal nostro inviato in manicomio» apparsa su «La Stampa» in cinque puntate ha ricevuto un premio Saint Vincent di giornalismo.

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Prologo

  • La profezia
  • L’amore mio
  • La taverna dell’agguato
  • La piccola Roma
  • Seguire il cammino del sole
  • Non era un gigante
  • Sognando l’oceano
  • Calunnie e rabbia
  • Io, la papera
  • Profumo di cannoni
  • Alle Canarie e oltre
  • Il menagramo
  • Diario proibito
  • La baia delle femmine
  • Primus circumdedit mundum
  • La delusione
  • Inatteso coraggio
  • La punizione
  • Le sante mucche
  • Porto San Julian
  • Ancora un’esplorazione
  • L’ammutinamento
  • Vacci piano, Pigafetta
  • L’annegamento
  • I patagoni
  • La malizia di Barbosa
  • La nave perduta
  • L’anatema
  • Lo stretto del desiderio
  • Fame nera
  • I ladroni
  • Le guarigioni
  • Il tuffo
  • Mano nella mano del re
  • Il Vangelo ai pagani
  • Il Dio primitivo
  • Situ sempio?
  • Fra idoli e miracoli
  • La precauzione
  • Il rischio mortale
  • Sospetti di slealtà
  • Il conto del tempo
  • Il re infingardo
  • Juan Serrano decollato
  • Il tradimento svelato
  • Spedizione dimezzata
  • Fratelli di sangue
  • La cautela di Carvagio
  • Su e giù con gli elefanti
  • Inutili omicidi
  • Le spezie, finalmente
  • Ritornare in Spagna
  • Chiamatele caracche
  • Capo Tormentoso
  • Fiori di campo per noi
  • La paga del marinaio
  • Sentirsi ricchi
  • Il dono prezioso
  • Una gioia inebriante
  • L’imprevedibile

Nota degli autori
Glossario

Usi e Costumi di Napoli

Usi e Costumi di Napoli

Autore/i: Autori vari

Editore: Longanesi & C.

seconda edizione, a cura di Francesco De Bourcard, in copertina: due Scene di vita napoletana di Pellicia, Museo di San Martino, Napoli.

pp. 896, 100 illustrazioni in bianco e nero, 10 tavole a colori fuori testo, Milano

Nel 1857 l’editore napoletano Francesco De Bourcard pensò di redigere un volume sugli usi, i costumi e le tradizioni popolari di Napoli, per offrire al lettore un ritratto vivace e completo della città. All’opera non pose mano da solo, ma si avvalse della collaborazione di artisti e scrittori partenopei, che contribuirono alla messa a punto di due grossi volumi, contenenti una vera e propria «galleria» di ambienti e personaggi: dal venditore di acqua sulfurea alla fioraia, dalla lavandaia alla levatrice, dalla festa di Piedigrotta al mellonaio, dal banditore di vino alle esequie dei poveri di San Gennaro, cui si aggiungono pagine sul Vesuvio, Sorrento, Pompei, Capri, Ischia… i luoghi che l’autore chiama i «contorni» di Napoli. Ma accanto al ritratto, il De Bourcard si preoccupò di esporre l’origine dei singoli costumi, il motivo ispiratore delle antiche tradizioni, la ragione del loro persistere, rivelandosi acuto storico del folklore. Né trascurò i riferimenti all’attualità, dandone anzi ragionati ragguagli, cosicché l’opera è anche un documento della storia partenopea della prima metà del secolo scorso. La lunga e dotta prefazione, in cui si traccia il profilo geografico, politico e sociale della città, è esemplare del metodo seguito dall’autore. Piacevolissimo e ricco di informazioni, il testo, a distanza di un secolo, conserva la vitalità delle opere più riuscite. Ad esso si accompagnano, complemento indispensabile, le bellissime incisioni all’acquaforte, molte delle quali dovute a Filippo Palizzi.

Speculum – L’Altra Donna

Speculum – L’Altra Donna

Titolo originale: Speculum – De l’autre femme

Autore/i: Irigaray Luce

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

terza edizione, traduzione dal francese a cura di Luisa Muraro, in copertina: Nilde Carabba, mareonda, 1975.

pp. 352, Milano

La sessualità femminile è rimasta il “continente nero” della psicoanalisi. Questa, infatti, non poteva che disconoscere l’altro, la donna, che si espande oltre il quadro del suo campo teorico, in quanto la scienza del “soggetto” che vi si definisce non ha mai interrogato la propria dipendenza da imperativi logici maschili.
Bisognava dunque ripercorrere i testi in cui tale logica dell’uno, del medesimo, si ordina in sistema. Rileggere e reinterpretare Platone, per ricostruire come in esso si determinano le metafore che da allora in poi avrebbero veicolato il significato. Seguire gli sviluppi della storia, della teoria, e rilevare dove e come l’altro – donna – si trova esclusa dalla produzione del discorso, assicurandone con la sua silenziosa plasticità il suolo, il rilancio e il limite.
E quanto si è proposta Luce Irigaray con Speculum, volume in cui della donna e della sua sessualità si parla senza definirla, senza concluderla, contro tutte le pratiche e ideologie che dagli inizi del pensiero occidentale hanno ridotto il suo corpo al silenzio, all’uniformità, alla soggezione.
Il libro si compone di tre parti. La prima è una lettura della conferenza freudiana sulla femminilità. Lettura ironica, drammatica, attualizzante. Per accostamenti, commenti, questioni e aggiunte, il testo preso in esame viene macerato (sfatto) e dà cosi avvio al discorso di Luce Irigaray. Con gli strumenti teorici da Freud elaborati, l’autrice interroga e parla da un luogo, l’essere donna, che Freud ha tentato di esorcizzare. È come se i suoi esorcismi l’avessero segnalato. Su questa base procede una lettura di testi filosofici, da Platone a Hegel – è qui incluso anche un capitolo sulla letteratura mistica -, significativi di quel logocentrismo che esclude da sé l’essere donna. La terza parte è una lettura del mito della caverna quale metafora (impossibile) della matrice. La filosofia occidentale è come ripassata, in modo più sistematico, a partire da uno dei suoi miti costitutivi: ma nel luogo in cui si pone colei che fa il ripasso s’intesse una tematica che irrevocabilmente straccia le sequenze note della storia filosofica.

Scrive Luce Irigaray: La/una donna mai si ri(n)chiude in un volume…

Luce Irigaray è nata a Blaton, in Belgio. Vive e lavora a Parigi, è psicoanalista. Ha fatto studi di filosofia a Lovanio, di psicologia a Parigi, dove si è svolta anche la sua analisi didattica. Fa parte dell’École freudienne di Parigi. Dal 1969 è insegnante all’università di Vincennes, nel Dipartimento di psicoanalisi, e circa alla stessa data inizia il lavoro di preparazione di Speculum. Dopo la pubblicazione del libro, nel 1974, non le è stato rinnovato l’incarico di insegnamento: il libro ha infatti provocato reazioni polemiche sia all’École freudienne, sia al Dipartimento di psicoanalisi in cui l’Ecole ha una presenza dominante. A Luce Irigaray è stata rimproverata una mancanza di “etica” e cioè – come spiega la rivista “Ornicar” – “la mancata fedeltà a un solo discorso.” In precedenza L. Irigaray ha pubblicato un saggio di linguistica applicata su Le langage des déments (Mouton) e numerosi articoli, riguardanti principalmente la sessualità delle donne, su varie riviste: “Cahiers pour l’analyse”, “Tel Quel,” “Langages,” “Les cahiers du Grif,” “Critique”, ecc.

La Folla Solitaria

La Folla Solitaria

Titolo originale: The Lonely Crowd, A Study of the Changing American Character

Autore/i: Riesman David; Glazer Nathan; Denney Reuel

Editore: Società Editrice Il Mulino

quarta edizione, presentazione di Alessandro Cavalli, prefazione dell’autore, traduzione di Marco Walter Battacchi.

pp. VIII-384, Bologna

Questo libro ha conosciuto, fin dal suo apparire, un grande successo: a lungo best-seller negli Stati Uniti, è stato tradotto in ogni parte del mondo e costituisce uno dei punti di riferimento dell’analisi sociologica contemporanea. L’oggetto del libro è il «carattere sociale» americano quale si è venuto determinando a contatto con la terza rivoluzione industriale, che sta portando la società dalla frontiera della produzione alla frontiera del consumo. Tuttavia questa analisi giunge a risultati che sembrano validi per molte società del ventesimo secolo. Emergono indicazioni estremamente penetranti sull’uomo della società di massa, nella quale conta il gruppo dei pari, che impone nello svago e nel lavoro, nella cultura e nella politica la sua conformità: l’uomo eterodiretto, che misura il suo successo dall’approvazione dei suoi simili, ma solo e disarmato, nella sua impoverita individualità, di fronte ai grandi problemi. E quando il mondo oggettivo è ridotto alla sua apparenza, perché sono i giudizi degli altri a dargli consistenza, restano soltanto le parole scaricate di ogni significato reale, e l’anonima tirannia del conformismo dispone dell’esistenza quotidiana dell’uomo.

David Riesman è nato a Filadelfia nel 1909.
Ha studiato chimica e poi diritto a Harvard. Dal 1937 al 1941 è stato professore di diritto all’Università di Buffalo; nel 1946 visiting associate professor di scienze sociali alla Università di Chicago; nel 1949 professore di sociologia. Dal 1956 è professore di scienze sociali alla Harvard University. Fra le sue opere più importanti vanno ricordate: «Civil Liberties in a Period of Transition» (1942), «The Lonely Crowd.
A Study of the Changing American Character» (1950), «Faces in the Crowd. Individual Studies in Character and Politics» (1952), «Thorstein Veblen: A Critical Interpretation» (1953), «Individualism Reconsidered and Other Essays» (1954), «Constraint and Variety in American Education» (1956).

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Introduzione all’edizione italiana, di Alessandro Cavalli

Prefazione

Parte Prima: il carattere

  • 1. Alcuni tipi di carattere e società
  • 2. Dalla moralità al morale: mutamenti degli agenti formativi del carattere (I)
  • 3. La giuria dei pari: mutamenti degli agenti formativi del carattere (II)
  • 4. I narratori come maestri di tecniche: mutamenti degli agenti formativi del carattere (III)
  • 5. Il ciclo della vita autodiretta
  • 6. Dalla mano invisibile alla “mano tesa”: il ciclo della vita eterodiretta (I)
  • 7. Il “turno di notte”: il ciclo della vita eterodiretta (II)

Parte seconda: la politica

  • 8. Gli stili politici: gli indifferenti, i moralizzatori, i “beninformati”
  • 9. Forme di persuasione politica: l’indignazione e la tolleranza
  • 10. Le immagini del potere
  • 11. Americani e Kwakiutl

Parte terza: l’autonomia

  • 12. Adattamento o autonomia?
  • 13. La falsa personalizzazione: ostacoli all’autonomia lavorativa
  • 14. La segregazione forzata: ostacoli all’autonomia ricreativa (I)
  • 15. Il problema della competenza: ostacoli all’autonomia ricreativa (II)
  • 16. Autonomia e utopia

I Riti della Terra – 108 Poesie

I Riti della Terra – 108 Poesie

Autore/i: Satchidanandan K.

Editore: Castelvecchi Editore

unica edizione, testo inglese a fronte, a cura di Giulia Gatti, collana: Le Navi.

pp. 352, Roma

K. Satchidanandan, esponente di spicco della letteratura indiana moderna, scrive in malayalam, la lingua del piccolo Stato del Kèrala. Per comunicare con il miliardo dei suoi connazionali, e con il resto del mondo, si è autotradotto in inglese, che per lui, come per Tagore, è una seconda lingua madre. Ed è proprio la coscienza di essere una tessera di quel mosaico di genti, idiomi e costumi che è l’India, insieme a quella delle proprie radici nell’indianità che ne è espressione e fondamento, a permettere a Satchidanandan di entrare in profonda sintonia con i più diversi aspetti della civiltà e della scrittura europea, americana e africana. Il brahman e Gesù, Francesco d’Assisi e il Buddha, Shiva e gli dèi delle foreste, la speranza della liberazione dell’Io e un sano gusto della vita, l’indignazione dinanzi alla ferocia e all’ingiustizia, la capacità di amare o ribellarsi, la compassione per la condizione umana… tutto questo trova fluida espressione nei toni di un pessimismo della ragione, che evita tanto la sentenziosità quanto le fievoli malinconie, attraverso il distacco dello yogin o l’impennata di una sana e pungente ironia. Anche su se stesso.

K. Satchidanandan è nato nel maggio 1946 in Kèrala, uno dei ventotto Stati dell’Unione Indiana. È stato docente di Lingue e Letteratura in varie Università, specializzandosi in Lingua e Letteratura inglese. Nel 1991 viene chiamato a dirigere la rivista «Indian Literature», della prestigiosa Sahitya Akademi (Accademia delle Letterature dell’India), di cui è stato eletto Direttore nel 1996. Considerato da anni uno dei maggiori esponenti della letteratura indiana (è poeta, drammaturgo, filologo, critico e traduttore) e già stato tradotto nelle maggiori lingue europee (tra cui francese, russo, spagnolo) e asiatiche (cinese e vietnamita). Questa è la prima traduzione in italiano.

La Reverenda Camera Apostolica • Studio Storico-Giuridico

La Reverenda Camera Apostolica • Studio Storico-Giuridico

Autore/i: Felici Guglielmo

Editore: Tipografia Poliglotta Vaticana

introduzione dell’autore.

pp. XI-464, Città del Vaticano

Dall’introduzione dell’autore:
«Nel porre mano al presente lavoro ci siamo prefissi soprattutto lo scopo di interessare specialmente gli studiosi, che svolgono la loro opera o nel campo giuridico o nel campo storico, a questo grande istituto della Camera Apostolica, quale risulta dalle più recenti per quanto scarse indagini.
Abbiamo voluto anche porci il problema se le condizioni, nelle quali è venuto a trovarsi questo istituto con il 20 settembre 1870, siano tali da escludere in esso ogni attività ed ogni possibilità di attività che non sia quella riservatagli nella sede vacante.
Abbiamo voluto infine, sempre per agevolare l’opera degli studiosi, compiere una diligente ricerca, attraverso tutti i documenti che nei secoli abbiano comunque regolato la Camera Apostolica, per chiarire, con una trattazione per quanto possibile organica, da una parte lo svolgimento storico e dall’altra il contenuto giuridico dei singoli uffici che mettono capo ad essa.
Per questo abbiamo inteso la necessità non solo di fare abbondanti riferimenti alle fonti, ma anche di riportare integralmente quegli atti della 8. Sede, che indubbiamente possono considerarsi come le fonti stesse.
E questi sono stati raggruppati, dopo la parte sistematica, nella parte documentaria.»

La Cristologia di E. Schillebeeckx

La Cristologia di E. Schillebeeckx

Autore/i: Iammarrone Luigi

Editore: Quadrivium

unica edizione, introduzione dell’autore.

pp. 368, Genova

Dall’introduzione dell’autore:

“In questi ultimi decenni la riflessione teologica è stata interessata dalla problematica dell’emancipazione e liberazione umana. La cristologia e il tema dell’emancipazione sono stati considerati in un orizzonte «soteriologico».
Uno dei teologi che si sono cimentati su questo argomento è stato indubbiamente E. Schillebeeckx, la cui opera ha suscitato vasto interesse e grande scalpore, accompagnati da consensi e dissensi di grande rilievo. La stessa Congregazione della Fede ha ritenuto suo dovere intervenire nell’esame delle opere di Schillebeeckx, convocandolo a Roma nel mese di dicembre del 1979 perché spiegasse il senso ambiguo di molte tesi da lui sostenute nel campo cristologico. […]”

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Introduzione

Parte prima
Capitolo I

  • A. I principi filosofici ed ermeneutici di Schillebeeckx
  • B. La struttura esperienziale della rivelazione-salvezza

Capitolo II

  • A. Soteriologia e cristologia
  • B. Il problema della divinità di Gesù
  • Conclusione

Parte seconda

  • Capitolo I – Il valore assoluto della nostra conoscenza
  • Capitolo II -Osservazioni critiche ai criteri di verifica del linguaggio teologico proposti da Schillebeeckx
  • Capitolo III – Critica dei principi ermeneutici di E. Schillebeeckx circa la determinazione della salvezza
  • Capitolo IV – Il problema cristologico
  • Capitolo V – Il problema della cristologia «second order»: la concezione trinitaria ed unitaria di Dio e la reinterpretazione di Calcedonia secondo Schillebeeckx

Conclusione

Il Simbolismo dei Giochi

Il Simbolismo dei Giochi

Autore/i: Sciarra Emiliano

Editore: Edizioni Unicopoli

prima edizione, introduzione dell’autore, collana: InGioco.

pp. 180, illustrazioni in b/n, Milano

Scacchi, Tarocchi, Gioco dell’Oca, Non T’Arrabbiare, Backgammon, Scale e Serpenti, Calcio… oggi sono ritenuti svaghi più o meno impegnativi, ma nel passato furono creati appositamente secondo simbolismi precisi che riflettevano profonde esperienze religiose, morali e spirituali. I giochi tramandavano questi insegnamenti e in qualche caso erano addirittura parte di cerimonie e riti particolari. Il testo ricostruisce la storia e i simbolismi dei giochi citati e di altri ancora in riferimento alle dottrine dell’epoca, permettendo di decifrarne il messaggio e capirne la vera origine: per restituire al mondo ludico una dignità troppo a lungo ignorata.

Emiliano Sciarra (Civitavecchia, 1971) è autore di giochi, saggista e musicista. Laureato in Tecnologie Informatiche, è da sempre appassionato di giochi e videogiochi. Nel 2002 pubblica Bang!, tuttora il gioco da tavolo italiano più venduto nel mondo. Nel 2010 scrive L’Arte del Gioco, primo contributo italiano importante di ludologia. Autore di colonne sonore per film e spettacoli teatrali, è studioso anche di antiche tradizioni, religioni comparate, storia, architettura e scienza delle stelle, argomenti su cui tiene conferenze in tutta Italia.