Libri dalla categoria Medicina Sperimentale
La Strega Bambina – La Storia del Drammatico Scontro tra l’Innocenza e l’Intolleranza – Romanzo
Titolo originale: Die Vogelmacherin
Autore/i: Hasler Eveline
Editore: Longanesi & C.
traduzione dall’originale tedesco di Umberto Gandini.
pp. 256, Milano
Quella settimana sarebbe venuto anche il boia, per ispezionare la piccola Katharina in cerca di segni delle streghe… Il dilagare dei processi stava assumendo proporzioni devastanti. Accadeva sempre più spesso che si accusassero anche bambini. In una lettera pastorale, il vescovo di Costanza aveva esortato a consegnare alla giustizia e a punire severamente le persone dedite alle pratiche magiche… Alcuni giorni prima, nel riordinare le sue carte, gli era capitata sottocchio un’ordinanza del papa del novembre 1635 in cui il pontefice avvalorava la demonologia, ma metteva anche in guardia contro gli abusi e le ingiustizie nella conduzione dei processi alle streghe: l’assenza di lacrime non era da considerare un indizio risolutivo, si doveva evitare di ricorrere a domande ingannevoli. «Però alla nostra Katharina Schmidlin tutto questo non servirà più», concluse il vescovo.
La caccia alle streghe è una tragica pagina che ha attraversato per secoli la storia europea. Ne furono vittime donne e presunti maghi, ma non di rado finirono sul rogo anche bambini ritenuti «indemoniati», sacrificati sull’altare di un meccanismo inquisitorio aberrante e di una crudeltà che appare oggi inconcepibile. Eveline Hasler ha rintracciato le fonti che documentano due di questi episodi, accaduti a Lucerna nel 1652 e nell’Alta Svevia nel 1658, e ne ha ricavato un romanzo di notevole suggestione. Il primo caso espone la vicenda di una bambina undicenne, Katharina Schmidlin, arsa sul rogo perché si era vantata di saper «fare uccelli». Il secondo riguarda due fratellini, Maria e Isau Lehner: riconosciuti colpevoli di stregoneria e di commercio col demonio, vennero custoditi per quattro anni in un convento femminile fino al raggiungimento della pubertà, vale a dire della «Capacità» di subire le conseguenze penali delle loro presunte azioni; soltanto allora furono uccisi. In un periodo di oscurantismo religioso, l’immaginazione e i voli della fantasia, tipici dell’infanzia in ogni tempo e in ogni Paese, diventarono un reato passibile di condanna capitale. Questi bambini non furono altro che i Capri espiatori su cui sfogare libidini, autoritarismo, risentimenti politico-religiosi, superstizioni e paure. L’autrice, attenendosi rigorosamente ai fatti documentati, ha corredato le due storie di una suggestiva cornice narrativa che conferisce forza drammatica al racconto, stabilendo un felice confronto tra l’animo incorrotto dei fanciulli e il mondo della natura, rispettivamente esposti all’aggressione delle perversioni e allo sfruttamento economico degli adulti. Una lettura appassionante, di grande impatto emotivo, che conduce il lettore nei meandri più oscuri del costume sociale e, soprattutto, della mente umana.
Eveline Hasler è nata a Glarus e vive nel Canton Ticino. Ha compiuto studi di storia e psicologia a Friburgo e a Parigi. È autrice di vari romanzi (anche per bambini) che le hanno valso il conferimento del premio letterario Schubart e sono stati largamente apprezzati dal pubblico e dalla critica, con numerose traduzioni in Europa e negli Stati Uniti. Con Longanesi ha pubblicato La donna dalle ali di cera (1997).
Homo Necans – Antropologia del Sacrificio Cruento nella Grecia Antica
Titolo originale Homo Necans: Interpretationen altgriechischer. Opferriten und mythen
Autore/i: Burkert Walter
Editore: Bollati Boringhieri Editore
presentazione di Claude Calame, premessa dell’autore, prefazione all’edizione italiana dell’autore, prefazione all’edizione originale dell’autore, traduzione di Francesco Bertolini, collana: Società Antiche collana diretta da Mario Vegetti.
pp. 308, Torino
Di fronte all’esperienza della distruzione della vita come mezzo di sopravvivenza – uccidere per mangiare – il cacciatore neolitico scarica il proprio senso di colpa ritualizzando l’atto dell’uccisione sotto forma di sacrificio: si scopre homo religiosus in quanto homo necans. Come riparazione di una colpa collettiva, il sacrificio viene così ad assumere un ruolo cardine come elemento di integrazione sociale, e fondamento dell’ordine che governa la comunità.
Partendo dalla costatazione della stretta anologia tra certe cerimonie sacrificali e gli usi dei popoli cacciatori, e richiamandosi ad alcune osservazioni dell’etologia, Walter Burkert approda alla formulazione di una teoria del sacrificio fondata sulla dialettica di colpa e riparazione.
Grazie a un continuo raccordo dei dati storico-filologici con le indicazioni dell’etologia, dell’antropologia e della psicoanalisi, Burkert non avanza soltanto ipotesi rigorose e suggestive, ma offre alla riflessione un tema di drammatica attualità. La distruttività umana non è un fenomeno occidentale, e l’uomo non sembra avere altra scelta, per non rimanerne vittima, che accettarla socializzandola attraverso la sua ritualizzazione.
Walter Friedrich Max Burkert (Neuendettelsau, 2 febbraio 1931 – Zurigo, 11 marzo 2015 è stato uno storico delle religioni e filologo classico tedesco, studioso della cultura religiosa greca. Era professore emerito presso l’Università di Zurigo. Tra le sue opere principali vanno ricordate una serie di ricerche sul pensiero pitagorico e le sue risonanze nel platonismo e una storia complessiva della religione greca.
La collana “Società Antiche”, diretta da Mario Vegetti e da un comitato scientifico composto da Sally C. Humphreys, Arnaldo Momigliano e Jean-Pierre Vernant, si propone di sviluppare anche in Italia i risultati più avanzati raggiunti dagli studi sul mondo antico, riportandoli nel vivo del dibattito culturale contemporaneo, e affiancando agli strumenti della filologia e della storia quelli dell’antropologia, della sociologia, dell’epistemologia.
Comitato scientifico: SallyHumphhreys, Arnaldo Momigliano, Jean-Pierre Vernant.
Presentazione all’edizione italiana di Claude Calame
Prefazione all’edizione italiana
Prefazione all’edizione originale
Premessa
I. – Sacrificio, caccia e riti funebri
- Il sacrificio come atto di uccisione
- Sèpiegazione genetica: l’uomo primitivo cacciatore
- Ritualizzazione
- Rito e mito
- Funzione e metamorfosi dei riti di uccisione
- Riti funebri
- Sessualizzazione dei riti funebri: sacrificio di vergini e culto fallico
- Dio padre e Grande Dea
II. – Lupi mannari intorno al calderone del tripode
- Licee e Licaone
- Pelope a Olimpia
- Tieste e Arpago
- Aristeo e Atteone
- Il tripode delfico
- Sguardo a Odisseo
III. – Dissoluzione e festa di Capodanno
- Dall’uccisione del bue alle feste Panatenaiche
- Argo e Argeifonte
- Agrionie
- Tereo e l’usignolo
- Antiope ed Epopeo
- Le donne di Lemmo
- Il ritorno del delfino
- L’avvento del pesce
IV. – Antesterie
- Attestazione e diffusione
- Pithoiga e Choes
- Carî e Kēres
- Matrimonio nuovo o vasi lenei
- Chytroi e Aiora
- Protesilao
V. – Eleusi
- Documentazione e segreto
- Mito di Kore e sacrificio del maiale
- Myēsis e synthēma
- L’azione sacrificale nel telestērion
- Superamento della morte
Elenco delle abbreviazioni
Note
Bibliografia
L’albero dai Fiori Rossi
Titolo originale: The Flamboya Tree
Autore/i: Olink Kelly Clara
Editore: Adelphi Edizioni
introduzione dell’autrice, traduzione di Paolo Silvestri, in copertina: Truppe giapponesi presentano le armi al Sol Levante (1942 ca.).
pp. 190, 9 foto b/n, Milano
Clara ha quattro anni, vive in una opulenta casa circondata da prati all’inglese e dalla smaltata vegetazione di Giava. Intorno a lei, una famiglia amorevole e una schiera di djongo, i devoti servitori di Bandung. La vita scorre morbida, scandita dai riti quotidiani e dalle visite alle piantagioni di tè e di caucciù. È l’incantato idillio coloniale, che nulla sembra possa intaccare.
Ma il suo annientamento è fulmineo come il drappello di giapponesi che all’alba irrompe in casa per deportare i padroni olandesi. Il padre finirà, con gli altri stranieri dell’isola, in Birmania a costruire una ferrovia; Clara, la madre, il fratellino maggiore e quello appena nato verranno rinchiusi in uno dei campi di concentramento ricavati dalla recinzione di interi quartieri, insieme a diecimila tra donne e bambini. Fame, sete, sevizie, infezioni, dissenteria, beri-beri e lo spaventevole, quotidiano tenko, l’appello, durante il quale le prigioniere venivano lasciate al sole per l’intera giornata, spesso fino a morirne: è questo, per quattro anni, il nuovo destino della famiglia.
Solo cinquant’anni dopo Clara, nel frattempo trasferitasi negli Stati Uniti, si deciderà a nominare ciò che ha vissuto: come tributo alla memoria della madre, al suo coraggio, ma forse anche come reazione alla incomprensione, sorda seppur benevolente, del nostro mondo rispetto a questi orrori. Una reazione che non dovrebbe più ripetersi oggi, se ascoltiamo la voce sicura, pacata e commossa che parla in questo libro.
Clara Olink Kelly Vive a Bellingham, Washington. L’albero dai fiori rossi, uscito negli Stati Uniti nel 2002, è il suo primo libro.
Introduzione
- Olanda, 1946
- Bandung, Giava, 1942
- Echi di guerra
- Preparativi per il campo, settembre 1942
- L’arrivo a Kamp Tjideng
- Vita nel campo
- Amare lezioni
- La scimmia
- Vincitrice?
- Battaglie di aquiloni
- Giornata pesanti
- Tre donne coraggiose
- Un Natale molto speciale
- I Munger
- Viaggio a Bangkok
- Margriet Kamp
- Si va a casa
- Un nuovo inizio
- L’ultimo capitolo
Ringraziamenti
Le Sgualdrine Impenitenti – Femminilità «Irregolare» in Grecia e a Roma
Autore/i: Cavallini Eleonora
Editore: Bompiani
prefazione dell’autrice, in copertina: Afrodite e il cigno, mosaico del III secolo a.C., isola di Cipro.
pp. 144, Milano
La storia del mondo antico è, essenzialmente, storia di uomini. In genere essi vengono presentati dagli scrittori greci e romani come personaggi eccezionali, sia nel bene che nel male: come eroi ovvero come tiranni, a volte come entrambe le cose insieme. Del tutto accessoria e complementare è la presenza, accanto ad essi, di figure femminili notevoli: madri (come Cornelia), figlie o consorti (come Porcia, figlia di Catone e sposa di Giunio Bruto). Eppure, l’antichità classica conosce anche una tipologia femminile profondamente diversa, trasgressiva e a volte destabilizzante, tuttavia non meno significativa dal punto di vista storico. In Grecia, dove le donne di buona famiglia erano escluse dalla vita pubblica, erano le cortigiane di lusso (le cosiddette “etère”) a conquistarsi posizioni di primo piano nelle relazioni sociali e a favorire, con la propria cultura e intelligenza, l’ascesa politica dei loro amanti. A Roma, dove un diritto più pragmatico e “flessibile” offriva alle donne ben altri poteri, sono proprio le matrone di nobile nascita a rifiutare le ingombranti pastoie della morale avita e a ricercare esperienze stimolanti fuori del focolare domestico. Un simile comportamento ha però un prezzo da pagare: alcune verranno pubblicamente rovinate da una accusa di adulterio, altre andranno incontro alla infamante taccia di “meretrici”. Per la mentalità dei Romani tradizionalisti, infatti, ogni donna che appaia determinata a rivendicare la propria indipendenza non è altro – per dirla con Cicerone che una “sgualdrina impenitente”.
Eleonora Cavallini è docente di letteratura greca presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, con sede a Ravenna. Si è occupata soprattutto di poesia greca, ma ha anche trattato alcuni aspetti della storia, della filosofia e del diritto dell’età ellenistico-romana. Tra i suoi volumi ricordiamo: Saffo. Frammenti (1986), Poetesse greche e romane (1988), Ibico. Nel Giardino delle Vergini (1997), Luciano. Questioni d’amore (19982).
Di recente ha pubblicato un romanzo, Storie segrete (1998).
Prefazione
Parte Prima – Splendori e miserie delle cortigiane greche
Introduzione
- I – Rodopi l’egizia
- II – Aspasia e le compagne
- III – Laide: La dea dell’amore
- IV – Il processo di Frine
- V – Pitionice, Glicera, Lamia: le regine
- VI – Il salotto di Gnatena
- VII – Leonzio, la filosofa
- VIII – Danae e Mista, le eroine
Parte Seconda – Dai palazzi alla Suburra
Introduzione: La donna a Roma
- I – Lesbia, nei crocicchi e nel vicoli
- II – Messalina, Meretrice Augusta
Bibliografia Essenziale
Io Voglio Essere – Autodeterminazione e Affermazione Equilibrata di Sé
Uno straordinario sistema per realizzare una forte identità personale, in armonia con l’ambiente e le leggi dell’universo.
Una via profonda e semplice per conquistare una definitiva sicurezza nella vita.
Autore/i: Om Oskraham; Halladhah Hanahit
Editore: ADEA Edizioni
terza edizione, collana: Le ali della libertà.
pp. 168, Milano
Perché non riusciamo a realizzare ciò che desideriamo nella vita? Come possiamo “decollare” in ogni aspetto della nostra esistenza? Questo libro introduce con semplicità e piacevolezza allo sviluppo delle potenzialità nascoste in ogni essere umano.
Il sesso, il lavoro, le amicizie, la famiglia, il piacere: per vivere intensamente tutto questo occorre prima realizzare la propria individualità.
Chi crede di averla già conquistata perderà forse l’unica possibilità che gli viene offerta per volare. Volare. Librarsi alti.
Finalmente liberi.
Om Oskraham e Halladhah Hanahit sono due pseudonimi con i quali gli Autori di questo volume firmano i loro libri; con questi stessi nomi organizzano seminari e conferenze, e propongono ogni loro produzione musicale, video e multimediale.
Fondando l’ISTITUTO PER L’EVOLUZIONE ARMONICA DELL’UOMO essi hanno inteso comunicare in modo pratico e diretto la loro Conoscenza sullo sviluppo di sé e sulla possibilità di liberarsi da tutti i condizionamenti che impediscono una vita libera, felice e intensa.
Nel corso di viaggi e innumerevoli contatti con organizzazioni e gruppi di ricerca, Om Oskraham e Halladhah Hanahit hanno potuto constatare quanto numerose siano le persone che desiderano emanciparsi dalla schiavitù di una vita vuota e priva di gioia.
Per questa ragione, propongono agli uomini e alle donne di questo secolo un Sistema potente ed efficace per realizzare la loro natura libera, depurata da quelle sovrastrutture che ne limitano aspirazioni e desideri, e resa capace di autodeterminarsi attraverso lo sviluppo del potere mentale direzionato all’azione.
Gli Autori credono fermamente nella possibilità di un profondo cambiamento verso la bellezza e la felicità, e mostrano di possedere la Conoscenza per guidare chiunque a tale realizzazione.
La loro visione è retta dall’ideale di una società migliore, che può essere concretizzata solo a partire dal singolo, attraverso il raggiungimento a livello individuale di uno stato appagante di forza vitale.
Un’esperienza
- Capire, prima di cambiare
- Io non sono io
- Io non sono
- Il non sviluppo dell’essere e il timore dell’autorità
- Ritornare all’essere e scoprire la propria identità
- L’arte del sentire
- Il silenzio nel caos
- Attenzione sul corpo
- Osservare le emozioni
- Osservazione dei pensieri
- Le maschere
- Guardare la vita attraverso l’essere
- Rivivere la giornata
- Il risveglio
- Il lavoro
- Il tempo libero
- Il cibo
- Il sesso
Conclusione
La Divina Sarah – Vita di Sarah Bernhardt
Titolo originale: The Divine Sarah
Autore/i: Gold Arthur; Fizdale Robert
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, prologo degli autori, traduzione di Roberta Rambelli.
pp. 378, nn. tavole in bianco e nero fuori testo, Milano
Con cinquant’anni di anticipo sulle star di Hollywood fu la prima grande attrice a diventare una mistica celebrità internazionale.
Ispirò La signora dalle camelie ad Alexandre Dumas e la Salomé ad Oscar Wilde. Il suo volto, riprodotto infinite volte nei celebri manifesti di Alphonse Mucha, è diventato il simbolo dell’Art Nouveau. Fu adorata da Victor Hugo, Dumas (padre e figlio), Oscar Wilde e Jean Cocteau; immortalata da Marcel Proust nella Ricerca del tempo perduto. La sua sensualità felina affascinò Freud e D. H. Lawrence. Rivoluzionò la tecnica di recitazione, inventando lo stile naturalistico del teatro contemporaneo.
Artur Gold e Robert Fizdale ricostruiscono in questo libro – frutto di anni di ricerca – la realtà e la leggenda di Sarah Bernhardt.
La storia comincia quando la bellissima figlia di una cortigiana ebrea di Parigi entra come allieva alla Comédie Française, grazie ad un aristocratico amante della madre, e finisce nel 1923 quando la vecchia attrice carica di gloria muore mentre sta girando un film con Sacha Guitry.
Gold e Fizdale hanno avuto a disposizione molte rare fonti d’epoca tra cui le corrispondenze inedite di Sarah Bernhardt, e citano con generosità le sue straordinarie lettere agli amanti, agli amici e all’adorato figlio Maurice. Artisti di fama internazionale loro stessi, gli autori mettono in una prospettiva assolutamente nuova e originale le gioie e i dolori, i momenti di terrore e quelli di esaltazione che si alternano nella vita di ogni grande personalità del palcoscenico.
Il risultato è il ritratto unico di una tra le più straordinarie figure di donna del periodo tra i due secoli.
Arthur Gold (morto nel 1990) e Robert Fizdale sono celebri soprattutto come duo pianistico e hanno dato concerti in tutto il mondo. Insieme hanno scritto Misia. La vita di Misia Sert (Mondadori, 1981).
La Cina nei suoi Libri per l’Infanzia
Titolo originale: Le monde est à vous. La Chine et les livres pour enfants
Autore/i: Diény Jean-Pierre
Editore: Armando Armando Editore
unica edizione, prefazione dell’autore, traduzione di V. Ottavi Armando.
pp. 180, numerose tavole a colori e bianco e nero fuori testo, Roma
I centottanta libri per l’infanzia che Jean-Pierre Diény – attualmente giovane professore alla École pratique des Hautes Études di Parigi – illustra e commenta in rapporto alla tradizione cinese e al pensiero di Mao Tse-tung, «celebre e sconosciuto in occidente», offrono un punto d’osservazione privilegiato per penetrare in una società che per l’uomo occidentale è oggi, ancor più di ieri, un enigma. La cura che la Cina dedica ai suoi figli può dirci sulla realtà vera del popolo di Mao qualcosa di più di quanto possano i dati statistici o le illazioni circa le decisioni del Comitato Centrale del Partito Comunista della Repubblica Popolare Cinese. Questo libro ci appare così, anzitutto, come un’indagine sociologica, condotta secondo un’angolazione particolare e – siamo convinti – particolarmente feconda. Del resto, occorre forse includere non poca parte dei testi critici sulla letteratura infantile – trascuratissima in Italia – e in prima linea Paul Hazard, Uomini, ragazzi e libri, tra i libri di più autentica sociologia.
Il libro di Diény ci fa vedere come la propaganda cinese politico-culturale viene proiettata sull’enorme schermo dell’immaginazione delle masse di ragazzi di dieci o dodici anni, come i temi morali interagiscono con le vecchie leggende e con le fiabe tradizionali, come viene formato e armato l’inconscio collettivo delle Guardie rosse. «La Cina vede nei bambini degli uomini e negli uomini dei bambini», dice l’Autore.
Per affrontare adeguatamente un tema come questo occorreva il concorso di due elementi: la possibilità di raccogliere un’ampia documentazione direttamente in Cina fino allo scoppio della rivoluzione culturale, quando tutti i libri vennero improvvisamente ritirati dal mercato per creare un vuoto che dev’essere ancora colmato; e una conoscenza approfondita sia dell’antica che della nuova Cina. Ma Jean-Pierre Diény alla documentazione raccolta unisce la capacità di cogliere con acutezza serena e di esporre con garbo e freschezza i diversi aspetti di un mondo “altro” dal nostro. Un mondo che ci lascia tra sconcertati e affascinati, mostrandoci una propaganda politica tesa ad eliminare ogni egoismo dalla natura umana per additare, come veramente umano, l’ideale di una vita austera e povera.
«Le monde est il vous: La Chine et les livres pour enfants del sinologo francese Jean-Pierre Diény è un rapporto agile e documentato sulla letteratura per l’infanzia in quella Repubblica popolare, uscita tra il 1960 e il 1965, opera quanto mai preziosa per capire quali apologhi hanno formato le terribili generazioni delle Guardie rosse. Sorprende reperire nelle pagine dei favolisti maoisti un che di manierato, di spiccatamente umbertino quando s’adoperano a incitare i ragazzi al rispetto per l’esercito, per la missione del maestro, per la santità della scuola, del lavoro e della solidarietà sociale». (G. MARMORI, «L’Espresso», 19 settembre 1971).
«Non conosco i libri per i bambini cinesi di oggi; ma non dubito che siano stati compilati sulla falsariga del libretto rosso di Mao, che è la testimonianza e il risultato di una operazione culturale geniale, e grandiosa: la confucianizzazione del marxismo. Poiché, d’altra parte, il marxismo è sinonimo di cultura occidentale, la confucianizzazione del marxismo vuol dire in fondo la cinesizzazione della cultura occidentale. Dunque, per un certo aspetto, le fiabe e i libri di testo per le scuole cinesi non dovrebbero stupirci. Sono il risultato di cent’anni di assorbimento della cultura europea da parte della Cina.
Semmai bisogna ricordare che Confucio era un illuminista e un razionalista oltre che un “saggio”; e come tale piaceva assai a Voltaire. Nei libri per le scuole sembra che l’illuminismo didattico confuciano crei la solita dicotomia propria di ogni razionalismo: da una parte la ragione, dall’altra l’irrazionale. La ragione è il bene, l’irrazionale è il male. Il proletariato è razionale, la borghesia è irrazionale. Dunque, il proletariato è il bene e la borghesia il male. Il curioso si è che, almeno in parte, questo è vero. La borghesia occidentale è oggi senz’altro prevalentemente irrazionalista; soltanto il proletariato, in Occidente, crede ancora alla vecchia ragione borghese.
Di solito gli uomini, giunti a maggiore età, rifiutano l’educazione che hanno ricevuto da bambini. Dubito che questo possa avvenire in Cina. E non tanto perchè l’educazione marxista sia più solida di un’altra; quanto perché essa è meravigliosamente adatta a creare quella stabilità instabile che è il segreto della durata delle culture. Spostando il dato sociale dall’esterno e dalla società all’interno e nella coscienza, il maoismo crea la rivoluzione permanente ossia, con parola vecchia, un’ortodossia. La borghesia non è più una classe ma una tentazione diabolica risorgente ad ogni generazione e in ogni uomo, contro la quale bisogna combattere continuamente senza mai illudersi di avere conseguito la vittoria definitiva». (A. MORAVIA, «L’Espresso», 19 settembre 1971).
«Quando pensiamo alla rivoluzione cinese, non riusciamo a valutarne la complessità, a causa delle lacune della nostra informazione. Vaghe e contraddittorie sono le nostre notizie sulle vicende recenti di quel paese, le cui tradizioni intellettuali e morali sono più solide e immobili delle sue muraglie. La nostra informazione (anche se recentemente sono state avviate trattative per uno scambio di giornalisti fra le maggiori agenzie di stampa) potrebbe essere però meno generica, se possedessimo libri come quello che Jean-Pierre Diény ha “costruito” esplorando la letteratura destinata a decine e decine di milioni di piccoli cinesi». (G. PADELLARO, «Corriere della Sera», 2 settembre 1971).
Io vi Dico – Manuale di Sofistica Dadaista per Popolani e Superuomini
Autore/i: Francione Gennaro
Editore: Gruppo Editoriale Enitalia
unica edizione, prefazione dell’autore.
pp. 80, Roma
«Io vi dico» è il manuale della sofistica dalle origini fino all’Era Atomica. Esso prende spunto da tecniche elaborate dai peripatetici greci «maestri del nulla» per ripercorrere il sentiero della logica assurda, sviluppatasi fino ai nostri giorni tra le pieghe della storia politica, culturale e scientifica.
Per una nuova teoria della sofistica l’autore suggerisce di farsi dadaisti, ripronunciando tra logiche deduttive, induttive, abduttive, tra prestigitazioni retoriche, alchimie creative e paradossi del pensiero, quel «dada» con cui i bambini francesi chiamavano i loro cavalli a dondolo.
Dopo aver letto questo libro, ve lo assicuriamo, non penserete mai più come prima.
Gennaro Francione è nato a Torre del Greco (NA) l’1.4.50 e vive a Roma dove svolge funzioni di giudice presso la sezione penale del Tribunale. È pittore, compositore di musica ma soprattutto scrittore, prediligendo il genere esoterico, gotico e fantastico.
Ha pubblicato romanzi («Mille e non più mille» – Enitalia, «La Quinta Stagione» – Gruppo Editoriale Enitalia), saggi («L’universo caleidoscopico della Fantascienza» pubbl. su Sfere ’86 n. 2 e 5; ’87 n. 1 e 3; «Neuròspastos oculus pundax ovvero il Terzo Occhio del burattino Pinocchio»; «Il Bambino Nudo.
Saggio antropologico sulla violenza minorile nel XX secolo» nel volume «La violenza sui minori» – Gruppo Editoriale Enitalia); racconti («Roboiudex» pubbl. su Sfere ’86 n. 4). È inoltre autore di opere filosofiche, poetiche e teatrali, di soggetti e sceneggiature cinematografiche.
Collabora alla rivista «Sfere» e ai periodici «Magistrati d’Italia», «Scuola e insegnanti», «Il Rugantino», «Il Campano», «Noi a Milano».
Per il libro «Mille e non più mille» e stato insignito nel marzo 1988 de «Il Cimento d’oro».
Il più Personale dei Piaceri – Diari di Viaggio, Persia 1926-1927
Titolo originale: Passenger to Teheran – Twelve days
Autore/i: Sackville-West Vita
Editore: Garzanti Editore
unica edizione, premessa dell’autrice, nota e traduzione dall’inglese di Marina Premoli.
pp. 248, Milano
«Viaggiare e il più personale dei piaceri»: è questa la frase che Vita Sackville-West premette ai suoi ricordi di viaggio in Persia. Ma la scrittrice inglese ha un semplice segreto, con cui riesce a trasformare questo «piacere privato» in una lettura godibile, che trasmette tutta la curiosità, la capacità d’osservazione e l’ironia di una nomade d’eccezione: «È importante non dare nulla per scontato. Il viaggiatore saggio è costantemente sorpreso. Un sedentario sa che in India i pavoni volano liberi come gli storni in Inghilterra, e non vi trova motivo di meraviglia. Ma la verità è che vedere i pavoni selvatici che dispiegano la coda contro la luce di un tramonto orientale è una scena davvero meravigliosa».
Così, quando nel 1926 la trentaquattrenne Vita Sackville-West si imbarca per raggiungere il marito Harold Nicolson, nominato dal Foreign Office consigliere a Teheran, è in grado di apprezzare – e restituire nella sua scrittura – gli spazi immensi e gli orizzonti sconfinati, i giardini naturali, oasi di verde e di pace per il solitario pastore e i suoi animali, il mistero dei bazar, le bellezze naturali.
L’impatto con quel mondo selvaggio e primitivo sarà tale che pochi mesi dopo la scrittrice deciderà di intraprendere un nuovo viaggio, in regioni ancora più impervie: seguendo le tracce di Alessandro Magno, si spingerà fin sulle montagne abitate dalle fiere tribù dei pastori Bakhtiyari. Per dodici giorni di cammino su sentieri rocciosi e dodici notti in tenda, condividerà la loro esistenza nomade e avventurosa finché la carovana non scenderà a valle, tra le rovine di Persepoli, «mai dissacrate dalla mano dell’uomo», mentre in lontananza s’intravedono i fumi dei campi petroliferi della Anglo-Persian Oil Company, quasi a suggellare in un’immagine il significato di una esperienza sospesa tra passato e presente.
Vita Sackville-West (1892-1962) è una delle protagoniste della vita letteraria inglese del nostro secolo; di estrazione aristocratica, legata al circolo di Bloomsbury, coltivò raffinate relazioni sociali e inquiete esperienze erotiche. Tra i suoi libri tradotti in italiano, gli autobiografici La signora scostumata (1930) e Ogni passione spenta (1931), il poemetto Del giardino (1946) e la corrispondenza con la Woolf (Cara Virginia); di questa amicizia, la Woolf ha dato un memorabile ritratto in Orlando (1928).
Il più personale dei piaceri raccoglie i due volumi che Vita Sackville-West dedicò ai suoi viaggi in Persia, Passenger to Teheran (1926) e Twelve Days (1928).
IN VIAGGIO PER TEHERAN
- Premessa
- Verso l’Egitto
- Verso l’Iraq
- Arrivo in Persia
- Teheran
- Isfahan
- Qum
- L’incoronazione di Reza Khan
- La Russia
DODICI GIORNI
- Appendice
Nota di Marina Premoli
Il Maiale è il Nostro Maestro – Animali ed Ebrei un Rapporto Lacerato
Autore/i: Sereni Valentina; Piu Delfina
Editore: Mimesis Edizioni
introduzione di Massimo Pieri.
pp. 254, Milano
La dicotomia fra uomo e natura non esiste nell’ebraismo: esso celebra il creato con le sue creature, fra le quali l’uomo, un cantico alla genesi della diversità. L’ebraismo persegue l’equità ambientale e sociale, comanda il riposo della terra, degli animali e degli uomini, ordina la condivisione delle risorse e la periodica ridistribuzione della terra, vieta di far soffrire gli animali e di affliggerli nel lavoro, di mescolare le specie, di distruggere la diversità biologica; proibisce di mangiare membra e sangue di un animale vivo, dispone regole alimentari con cui salvaguarda le specie, insegna a nutrirsi dei frutti della terra, ordina la distribuzione delle risorse secondo le necessità di ciascuna creatura, vieta la proprietà privata della terra, impone un limite allo sfruttamento dell’ambiente, ordina di combattere la povertà e di esercitare la scarsità da contrapporre allo sfruttamento intensivo. Molti contravvengono alle disposizioni con la convinzione, errata, che l’uomo sia il dominatore del mondo e il beneficiario unico del suo illimitato sfruttamento. Le conseguenze di questa visione antropocentrica sono disastri ambientali, sociali, economici e crisi. Va ristabilito equilibrio e sobrietà del racconto della creazione e l’equità nella rete delle relazioni.
Valentina Sereni, architetto, attiva nel restauro edilizio, vive e lavora a Roma. Esperta di diritti degli animali, diritti umani, risoluzione dei conflitti, razzismo, è presidente di Gherush92 Committee for Human Rights. Ha partecipato alla Conferenza Mondiale contro il Razzismo di Durban nel 2001 e alle successive, è autrice di vari articoli e pubblicazioni fra cui Red triumph over the expert.
Delfina Piu, insegnante di sostegno, esperta di disabilità, è studiosa di lingua e tradizioni ebraiche presso il Collegio Rabbinico Italiano. è membro attivo di Gherush92 Committee for Human Rights e partecipa ai lavori e alle pubblicazioni del Comitato.
Introduzione di Massimo Pieri
- Una questione di metodo
- Nulla evolve tutto si aggiusta
- I mangiatori di carne. Allevamenti troppo intensivi
- Una halachà sbagliata. Ritorno sotto il faraone
- Verso la solitudine
- Verso la redenzione. La venuta del messia
Riferimenti bibliografici
Glossario
Il Miraggio Nucleare – Perchè l’Energia Nucleare non è la Soluzione ma Parte del Problema
Titolo originale: El espejismo nuclear. Por qué la energia nuclear noes la solución, sino parte del problema
Autore/i: Coderch Marcel; Almiron Núria
Editore: Bruno Mondadori Editori
introduzione degli autori, traduzione dall’inglese di Ximena Rodriguez.
pp. 224, nn. figure in b/n, Milano
“È questa la strada giusta per assicurarci un futuro?”
(Futoshi Toba, operaio nella centrale atomica di Fukushima, 17 marzo 2011)
Alcuni vedono l’energia nucleare come una soluzione pulita alla crisi energetica. Ma si tratta di un miraggio: i problemi che da sempre minano il nucleare – i costi, le scorie radioattive, la proliferazione degli armamenti, la sicurezza degli impianti – sono tutt’altro che risolti, come mostrano tragicamente disastri vecchi e recentissimi. Questa inchiesta – che fonde analisi e documentazione, considerando problemi, dibattiti e i reali interessi economici in Italia e nel mondo – smonta le promesse propagandistiche, le menzogne e i falsi miti che inquinano il dibattito pubblico. E fornisce strumenti seri per affrontare un tema di scottante attualità, sul quale noi italiani siamo chiamati a pronunciarci con assoluta urgenza.
Marcel Coderch ingegnere del MIT, è uno dei massimi esperti europei in campo energetico.
Núria Almiron giornalista scientifica, insegna all’Università di Barcellona e fa parte di diverse ONG attive nel campo della tutela ambientale.
Introduzione
- Il dilemma energetico mondiale
- Le vecchie promesse dell’energia nucleare
- Gli eterni problemi dell’energia nucleare
- Il tentativo di resuscitare l’energia nucleare
- I nuovi miraggi nucleari
Epiogo
Quando la realtà avrà dissipato i miraggi
Note
Bibliografia
Beat & Pieces
A complete story of the Beat Generation in the words of Fernanda Pivano with photographs by Allen Ginsberg
Autore/i: Autori vari
Editore: Galleria Photology
edizione bilingue Inglese-Italiano, first edition on the occasion of the exhibition “Beat & Pieces” 15 september – 15 november 2005, curatori Davide Faccioli e Manuela Teatini, 133 beat photographs by Allen Ginsberg, 48 beat pieces by Fernanda Pivano.
pp. 258, numerose illustrazioni b/n, Milano
Fino al 15 novembre Photology presenta a Milano Beat & Pieces, un progetto che si articola in una mostra e un libro che ricostruiscono, come in un diario, l’affascinante vicenda della Beat Generation attraverso le immagini fotografiche di Allen Ginsberg e le parole di Fernanda Pivano. In mostra, una selezione di circa 80 opere fotografiche – molte delle quali inedite – realizzate da Allen Ginsberg dagli anni Cinquanta fino agli anni Novanta. Le fotografie, spesso completate da annotazioni dell’autore ai margini delle immagini, raccontano e documentano la storia della leggendaria Beat Generation (“Questo è beat: amare la vita fino a consumarla” Jack Kerouac): personaggi on the road, luoghi (New York, San Francisco e Tangeri), lifestyle, momenti eroici o intimi, viaggi esotici e ritratti di tutti i protagonisti della scena culturale e artistica dell’epoca, da William Burroghs a Jack Kerouac, Neal Cassady, Gregory Corso, Lucien Carr, Peter Orlowsky fino ad arrivare a quelli contemporanei come Lou Reed, Patti Smith, Bono e David Byrne.
Come Realizzare Cartoni Animati
Titolo originale How to Cartoon
Autore/i: Halas John; Privett Bob
Editore: Il Castello Editore
VI edizione.
pp. 188, ill. b/n, Milano
[…] A circa 60 anni dalla creazione dei primi cartoni animati i mezzi più importanti per la loro realizzazione rimangono ancora una matita, molta carta bianca e tante idee. Questi mezzi sono gli stessi anche nei grandi e famosi studi professionali dove, se pur la suddivisione e la organizzazione del lavoro rendono considerevolmente più veloce la produzione, d’altro canto l’elaborazione tecnica assai involuta e complessa annulla in seguito il tempo guadagnato.
Questo manuale, comunque, non ha lo scopo di descrivere i procedimenti super-elaborati in uso nei grandi studi di produzione; mira semplicemente a svelare il metodo base dell’animazione e a dare qualche elementare accorgimento per mettere anche il dilettante in grado di servirsi, entro le sue possibilità, di questa tecnica originale e tanto avvincente” (John Hanas, Budapest, 6 aprile 1912 – Londra, 21 gennaio 1995, animatore ungherese, produttore, tra le altre opere, de “La Fattoria degli Animali”, tratta dal romanzo di Orwell. Testo scritto con Bob Privett).
Prefazione
- Dal copione allo schermo
- L’attrezzatura per l’animazione
- Il movimento e la misura del tempo
- Studio dei problemi d’animazione
- Alcuni principi del movimento
- Figure e copione
- Facilitare le cose
- La produzione di un film di cartoni animati
- Cinepresa e banco di ripresa
- La ripresa
- Film di pupazzi animati
Il Modello Concettuale della Psicoanalisi • Scritti 1942-1960
Titolo originale: Collected Papers of David Rapaport
Autore/i: Rapaport David
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
unica edizione, a cura di Merton M. Gill, edizione italiana a cura di Marianna Bolko ed Enzo Codignola, nota introduttiva di Enzo Codignola e Pier Francesco Galli, traduzione dall’inglese di Gisella Forlì.
pp. XIV-658, Milano
Questa raccolta degli scritti di David Rapaport, in gran parte inediti per il pubblico italiano, messa insieme con grande intelligenza dall’amico e collega Merton M. Gill, documenta con straordinaria ampiezza il lavoro di uno dei maggiori teorici della psicoanalisi del nostro tempo, essa consente inoltre di cogliere alcuni aspetti della coraggiosa e poliedrica figura umana di David Rapaport.
L’interesse di Rapaport, durante tutta la sua carriera, si accentrò sui processi cognitivi, sull’autonomia dell’Io, sullo studio psicoanalitico delle motivazioni e della memoria, su come nonostante le pulsioni intrinseche dell’uomo le strutture cognitive consentano una comprensione della realtà esterna.
Convinto che nella teoria psicoanalitica risiedessero i fondamenti dei processi di pensiero, Rapaport assunse come scopo principale dei suoi studi quello di fare della psicoanalisi la base di una psicologia generale, una psicologia che avrebbe integrato la psicologia dell’Io e quella sociale con la pionieristica esplorazione dell’inconscio compiuta da Freud. Tentativo questo motivato dalla necessità per la psicoanalisi di una sistematizzazione teorica, in particolare rispetto alla logica interna e alle correlazioni strutturali del sistema teorico, e diretto a fare della psicoanalisi una psicologia scientifica.
La capacità analitica, che lo pone tra i più grandi teorici della psicoanalisi, diviene in Rapaport anche capacità umana di critica verso se stesso, verso il proprio lavoro e la propria vita privata, sulla base di una forte disposizione all’introspezione e all’autocoscienza.
Nonostante la loro chiarezza, questi testi vanno studiati più che letti; come nota Merton M. Gill, Rapaport ha eliminato da essi “ogni grammo di grasso superfluo.” Essi costituiscono un contributo essenziale per la comprensione degli sviluppi della teoria psicoanalitica.
David Rapaport nacque in Ungheria nel 1911.
Dopo le esperienze in campo sociale, studiò e si laureò in psicologia all’Università di Budapest (1938). Nello stesso anno si trasferì negli Stati Uniti, dove fu a capo del dipartimento di psicologia e direttore del dipartimento di ricerca della Fondazione Menninger. Fu anche membro del gruppo di ricerca dell’Austen Riggs Center, nel Massachusetts. Morì nel 1960. In Italia è stato pubblicato sinora solo Struttura della teoria psicoanalitica (Boringhieri, 1973).
L’Anno del Pensiero Magico
Titolo originale: The Year of Magical Thinking
Autore/i: Didion Joan
Editore: Il Saggiatore
traduzione di Vincenzo Mantovani.
pp. 224, Milano
“La vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.”
La vita cambia in un istante. Passa dalla normalità alla catastrofe, John Gregory Dunne, sposato da quarant’anni con Joan Didion, muore all’improvviso la sera del 30 gennaio 2003. Ed è così che per Joan inizia l’anno del pensiero magico. Un anno in cui tutto viene rimesso in discussione, riconsiderato, riformulato. Le idee sulla morte, sulla malattia, sul calcolo delle probabilità, sulla fortuna e sulla sfortuna, sul matrimonio e sui figli e sulla memoria, sul dolore, sui modi in cui la gente affronta o non affronta il fatto che la vita finisce, sulla fragilità dell’equilibrio mentale, sulla vita stessa. Una scrittrice ironica e graffiante, un’icona dell’America contemporanea racconta se stessa con sincerità, con crudezza, e racconta una storia d’amore. Le sue parole colpiscono nel profondo chiunque sappia che cosa significa amare qualcuno e perderlo. Pagine che scandiscono un rito di passaggio, che si affollano di riflessioni, letture, stralci di conversazioni, di stratagemmi per sopravvivere. Come quel pensiero magico che induce a credere di poter modificare ciò che è già accaduto, di poter tornare indietro, perché lui possa tornare indietro. Fino a che, dopo un anno e un giorno, Joan si rende conto, quasi suo malgrado, che qualcosa sta cambiando. Che guardando al tempo trascorso incontra ricordi in cui John non più presente. Che è necessario, e giusto, lasciare andare i morti. Per poter sopravvivere. Per poter continuare a vivere.
Joan Didion è nata in California nel 1934 e vive a New York. Giornalita, scrittrice e sceneggiatrice, ha pubblicato romanzi e libri di saggistica. Scrive per il New Yorker e la New York Review of Books. In Italia sono usciti Prendila come viene, Diglielo da parte mia (Bompiani, 1978 e 1979), Democracy (Frassinelli, 1984) e Miami (Mondadori, 2006). Nel novembre 2005 L’anno del pensiero magico ha vinto il National Book Award per la nonfiction.
La Virtù dell’Orto – Coltivando la Terra si Coltiva anche la Felicità
Autore/i: Pera Pia
Editore: Ponte alle Grazie
premessa dell’autrice.
pp. 144, Milano
«Negli oggetti, indifferenti alle stagioni, il mutamento si esprime solo come usura, deterioramento, mai come metamorfosi. Confinati tra materiali artificiali, chissà»
Due passi in giardino, cesoie alla cintola. Qui un rametto da potare, là un pomodoro da legare. Sugo di more di gelso mature, velluto di pesche e albicocche, un profumo inebriante. Se l’umore del risveglio era nuvoloso, uscire di casa e immergersi in un corpo a corpo con la natura non può che aiutarci a uscire da noi stessi, da quel crampo mentale notturno che ci aveva lasciati intorpiditi, fiacchi svogliati depressi. Fuori, un mondo intero che ha bisogno delle nostre cure e dei nostri gesti ci attende: un terreno incolto in cui lanciare manciate di semi, un davanzale dove stanno allineati bei vasi di coccio, una siepe dove ospitare uccelli o un orto da cui farsi nutrire. «Lavorando in giardino» dice Pia Pera in queste pagine, «si rafforza in modo molto rasserenante la connessione tra azione e risultato. L’esatto contrario della depressione, quel misero stato in cui si ha l’impressione che nessuna nostra iniziativa approderà mai a qualcosa di bello». Un libro dove andare a passeggiare quando il buon umore ci volta di operosa e nutriente bellezza, c’è spazio solo per la vita pura e semplice.
Pia Pera (1956-2016) ha scritto di natura, paesaggio e giardino in L’orto di un perdigiorno (Ponte alle Grazie); Contro il giardino (Ponte alle Grazie); Le vie dell’orto (Terre di Mezzo); Il giardino che vorrei (Ponte alle Grazie). Ha pubblicato due libri di narrativa, La bellezza dell’asino e Diario di Lo; tra i classici russi da lei curati e tradotti, Tre racconti di Čechov (Voland), La vita dell’Arciprete Avvakum (Adelphi), Evgenij Onegin di Puškin (Marsilio). Per Salani ha tradotto Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett, di cui ha realizzato una trascrizione teatrale insieme a Lorenza Zambon. Nel 2016 è uscito Al giardino ancora non l’ho detto, vincitore del Premio Rapallo, menzione speciale, e finalista al Premio Viareggio. La virtù dell’orto, uscito per la prima volta nel 2010 con il titolo Giardino & orto terapia, fa il suo ingresso ora nella collana Scrittori in una versione riveduta e aggiornata.
Denti & Salute – Dalla Salute della Bocca alla Salute del Corpo – Un Metodo Rivoluzionario che Mette in Luce il Legame tra Denti, Corpo e Psiche
Titolo originale: Nos dents une porte vers la santé
Autore/i: Montaud Michel
Editore: Edizioni Terra Nuova
prima edizione, presentazione dell’edizione italiana e traduzione di Clara Scropetta, prefazione all’edizione italiana del dott. Renzo Ovidi, premessa dell’autore e introduzione dell’autore.
pp. 198, nn. fotografie b/n, Firenze
Michel Montaud non poteva affatto immaginare cosa sarebbe successo alla sua vita, professionale e personale, dopo l’incontro con un semplice apparecchio in caucciù. A partire da quel momento ha rimesso tutto in discussione, se stesso e il suo modo di lavorare, e si è impegnato nella sperimentazione di una terapia dentistica che con il tempo ha dimostrato un’efficacia straordinaria.
Si tratta di un’autoterapia guidata in cui il paziente, accompagnato dal dentista, lavora di sua iniziativa e volontà per il recupero delle funzioni neurovegetative: respirazione, deglutizione, masticazione, fonazione. La modificazione della bocca e il riposizionamento dei denti sono una conseguenza di questo processo. Man mano che la bocca ritrova l’equilibrio, si osservano sorprendenti miglioramenti di ogni tipo nella bocca, nel corpo e nello stato d’animo.
Questa terapia è non solo una valida alternativa alla pratica ortodontica di estrarre denti e di modificare in modo meccanico e coatto la forma della bocca, ma propone anche una rivoluzione nelle cure dentistiche, mettendo l’accento sulle cause e le conseguenze di una bocca non equilibrata, un aspetto che non viene approfondito nelle discipline convenzionali.
È una terapia adatta a tutte le età, ma i risultati più sorprendenti si osservano nei bambini. Un bambino agitato si trasforma, ascolta. Improvvisamente scrive diritto, ordinato e senza errori. Senza dover sacrificare dei denti. Senza dover portare apparecchi metallici
invasivi. Recuperando una posizione della lingua corretta e una respirazione nasale che lo accompagnerà per tutta la vita.
Presentazione dell’edizione italiana
Prefazione all’edizione italiana
Ringraziamenti
Premessa. Il mio percorso
Introduzione
La Dentosofia
Che cos’é la Dentosofia?
Che cosa significa guarire?
Capitolo 1. Il nostro approccio alle cure dentistiche
- Una terapia dentistica differente
- Storia
- Aspetti pratici
- Risultati clinici
Capitolo 2. I legami tra la bocca e il corpo
- Funzioni vitali e malformazioni della bocca
- La respirazione
- La deglutizione
- La fonazione
- La masticazione
- Conclusione
- La bocca equilibrata
- La visione dentistica classica
- Disagio di fronte all’estrazione di denti sani
- Fatti che fanno riflettere
- Porsi le domande giuste
- Equilibrio orale: un altro sguardo sulla bocca
- Una bocca equilibrata
- Visualizzazione della bocca equilibrata
- Il concetto di dimensione verticale
- Vitale a novant’anni come a venti
- Funzionamento neurologico umano
- Il gesto stimola la volontà e costruisce l’intelligenza.
- Camminare-Parlare-Pensare
- La deambulazione
- Il linguaggio
- Il pensiero
- Camminare-parlare-pensare
- L’attivatore plurifunzionale: una possibilità di correggere
- Le funzioni bucco-dentali e neurologiche a qualsiasi età
Capitolo 3. I legami tra la bocca, il corpo fisico e la psiche
- Tutti ne parlano, tutti lo vivono, tutti lo gridano…
- ma chi se ne accorge?
- Tutti ne parlano
- Tutti lo vivono
- Tutti lo gridano… ma chi se ne accorge?
- La bocca: porta d’ingresso per una terapia globale
- Dal perché al pour quoi, a seguito di cosa
- Legami tra patologie generiche e bocca
- Schiena e articolazioni
- Mal di testa
- Sonno e apnee nel sonno
- Fatica cronica o fibromialgia
- Asma
- Eczema
- Malattie otorinolaringoiatriche (angina, rinite, otite, sinusite ecc.)
- Allergie (otorino e cutanee)
- Alcolismo
- Tabagismo
- Onicofagia
- Sclerosi multipla a placche
- Schizofrenia
- Depressione
- Cancro
- Aids: constatazioni scomode
- Conclusione sul legame tra l’equilibrio della bocca e le patologie
- Le carie e gli amalgami
- La carie
- La “spinosa” questione degli amalgami
- Esempi clinici
- Giulietta
- Alessandro
- Matteo
- Stefania
- Che cosa significa guarire?
- Che cosa significa veramente guarire?
- Conclusione
Capitolo 4. La lettura dei denti: un linguaggio universale
- I linguaggio dei denti s’impara
- La storia dei denti
- La dimensione verticale
- Calendario dell’eruzione dei denti
- Denti temporanei
- Denti definitivi
- La pubertà precoce
- Il bambino fa crescere i genitori
- Conclusione
Capitolo 5. Armonia e bellezza
- La signora della piscina
- Il punto in comune
- Un nuovo terapeuta per una nuova medicina
- Conclusione
- La lingua originaria
Appendici
I. Ospedale Tradizionale di Keur Massar (Senegal)
II. Dolori alla schiena e Podologia
III. La neuroplasticità. Osservazioni di Alessandro Calzolari, medico fisiatra
Glossario
Bibliografia
Il Mito del Cannibale – Antropologia e Antropofagia
Titolo originale: «The Man-Eating Myth: Anthropology and Anthropophagy»
Autore/i: Arens William Edward
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Stella Accatino, in copertina: illustrazione tratta dalla Historia General de las cosas de Nueva España di fra Bernardino da Sahagún.
pp. 192, numerose illustrazioni in bianco e nero, Torino
L’idea dell’esistenza del cannibalismo appena oltre i confini della propria cultura (tra le popolazioni «primitive» si dice che i mangiatori di uomini abitano al di là della montagna o più giù lungo il fiume) è antica e universalmente accettata nonostante una documentazione per nulla probante. Passando con sicura padronanza dal mondo preistorico all’impero azteco, alle culture africane e nella Nuova Guinea, Arens dimostra come tale credenza in un cannibalismo universale, distinto da pratiche rituali o di sopravvivenza effettivamente osservate, rappresenti un mito di cui si servono i membri di un gruppo per rivendicare il proprio diritto al monopolio della cultura e giustificare l’emarginazione o addirittura l’eliminazione del «diverso». Un mito che, paradossalmente, nelle moderne società occidentali è stato sostenuto e alimentato con l’avallo di quella istituzione scientifica specializzata che è l’antropologia. Cosicché – questa la radicale conclusione cui perviene l’autore – interrogarsi oggi sulle origini e sul significato del mito del cannibale significa mettere in discussione la funzione stessa dell’antropologia e delle scienze umane in generale quali sistemi ideologici. In tal senso il provocatorio saggio di Arens, mentre offre una insostituibile rassegna critica su una controversa questione scientifica, illumina i presupposti e i meccanismi di costruzione delle idee relative alle altre culture, esplorando un capitolo cruciale della storia dell’etnocentrismo europeo.
William E. Arens (1940) insegna Antropologia culturale presso l’Interdepartmental Doctoral Program in Anthropological Sciences della State University di New York. Autore tra l’altro di The Original Sin: Incest and its Meaning (Oxford University Press, 1986), ha curato con I. Karp la pubblicazione di Creativity of Power: Cosmology and Action in African Societies (Smithsonian Institution Press, 1989).
Storie di Cavalli e Storie di Uomini
Autore/i: Ferrero Ermanno
Editore: Editoriale Albero
pp. 80, Zoate di Tribiano (MI)
Certo, soprattutto un libro per chi ama i cavalli, ma non soltanto.
Perché il cavallo è parte del simbolismo psichico dell’uomo, parte quindi, anche se meno nota, di tutti.
Da qui il maggior pregio di questo libro: sentirsi piano piano condotti, attraversando uno sfumato confine, in una realtà che è come lo specchio di ognuno.
Con il cavallo come compagno, amico, mistero.
Ermanno Ferrero (Milano, 1930) nasce in una famiglia per antica tradizione legata alla natura, ai cavalli. E non dimentica mai di essere uomo di cavalli egli stesso. Arrivato all’età matura, dopo una vita di ricercatore, medico, fa uso della sua esperienza di psicologo per fermarsi a fare il punto sui valori “veri”: quelli che incontriamo, via via, dall’inizio del nostro cammino e portiamo con noi, patrimonio caro e prezioso.
La Via del Bosco
Una storia di lutto, funghi e rinascita
Autore/i: Litt Woon Long
Editore: Iperborea
traduzione dal norvegese di Alessandro Storti, titolo originale: «Om svampe og sorg: Stien tilbage til livet».
pp. 288, illustrazioni in bianco e nero, Milano
Per alcuni raccogliere funghi è un rilassante passatempo autunnale. Per Long Litt Woon è una forma di guarigione, un modo per tornare alla vita.
Quando Long Litt Woon, antropologa malese da decenni trapiantata a Oslo per amore, perde inaspettatamente il marito Eiolf, la sua esistenza si svuota di ogni significato ed è inghiottita in una bolla di apatia. Ad aprire la prospettiva su una vita nuova e piena è la partecipazione quasi accidentale a un corso di micologia per principianti: la scoperta del mondo dei funghi comincia a risvegliare in lei tutti e cinque i sensi conducendola lentamente su due sentieri paralleli, quello concreto che si snoda tra i profumi e i colori dei boschi norvegesi – ma anche del lontano Central Park – e il faticoso percorso interiore dell’elaborazione del lutto. Nel libro si alternano così la narrazione, tanto più asciutta quanto più vera, di una vicenda intima e dolorosa e il resoconto acceso, vitale, pieno di gioia dell’esplorazione di un regno naturale complesso e misterioso e dell’eccentrica comunità umana che lo abita, il popolo dei fungaioli, con le sue regole, i suoi rituali e le sue ossessioni. Con lo sguardo rigoroso dell’antropologa diventata ormai esperta micologa, Long Litt Woon ci aiuta a destreggiarci con competenza tra spugnole, steccherini e ovoli malefici e nello stesso tempo a riflettere sulle peculiarità nazionali e sui pregiudizi culturali in cui è avvolto un argomento che si vorrebbe scientifico. Ma soprattutto ci emoziona immergendoci nella profondità umana di una donna che ha saputo trasformare una passione in ancora di salvezza.
Long Litt Woon (1958) è un’antropologa e micologa norvegese di origine malese. Si è trasferita a Oslo quando era ancora una studentessa e da allora vi è rimasta. La via del bosco è stato un caso editoriale alla fiera di Francoforte del 2017 ed è in corso di pubblicazione in quindici paesi.