Libri dalla categoria Civiltà Europea
Donne del Profeta – La Condizione Femminile nell’Islam
Titolo originale: Le harem politique – Le prophète et les femmes
Autore/i: Mernissi Fatima
Editore: ECIG – Edizioni Culturali Internazionali Genova
seconda edizione, traduzione di Giovanni Maria del Re.
pp. 256, 1 cartina b/n, Genova
Seconda una tradizione trasmessa da qualche discepolo bugiardo e tendenzioso, Maometto avrebbe pronunciato una sentenza di forte misoginia: «Un popolo che affida i propri destini a una donna, mai potrà essere prospero». Tale fu la forza della dichiarazione che, attraversati i secoli, è arrivata intatta alla nostra epoca ed è entrata nel linguaggio comune come modo di dire oltraggioso. «Potrebbe allora una donna guidare uno stato musulmano?», si chiede Fatima Mernissi, sociologa marocchina, autrice di Donne del Profeta.
Dall’anno 622 – anno primo dell’Egira, in cui i seguaci di Allah si insediarono a Medina, provenienti dalla Mecca – l’equivoco persiste: un problema che «trafigge» tutta la cultura islamica: la posizione della donna all’ombra del Profeta. Maometto aveva prefigurato una società religiosa e democratica in cui uomini e donne, insieme, avrebbero potuto discutere le leggi, formulare le scelte di un nuovo modo di vivere in comunità. L’obiettivo era uno stato forte e stabile, capace di affermarsi in un’ Arabia governata da tribù, dilaniata da rivalità, guerre civili venate di oscurantismo religioso e culturale. Eppure, nonostante l’assunto del Profeta, che predicava un’eguaglianza più che formale, la «storia» guidata da misogini forsennati, ha imposto il velo alla donna e, ad un tempo, l’ha emarginata dalla vita decisionale.
Donne del Profeta è una indagine serrata nella messe di letteratura religiosa che commenta le parole, le azioni e le gesta del Profeta; un viaggio nel mistero dei comportamenti islamici per arrivare a scoprire come da un indirizzo remoto in cui uomini e donne, nella Medina del VII secolo, discutevano di politica e insieme andavano alla guerra, si sia potuti arrivare a un così umiliante degrado della presenza femminile.
Fatima Mernissi è nata nel 1940, in un harem, a Fez, in Marocco. Laureatasi in Scienze politiche a Rabat, insegna all’Università di questa città. Molto attiva nel campo del sociale, Mernissi è stata membro del Consiglio dell’Università dell’Onu, consulente dell’Unesco, coordinatrice dell’Associazione delle donne tunisine per la ricerca sullo sviluppo e una tra le ideatrici di Afalifa, «bollettino di informazione e di collegamento sulla creazione femminile araba». Da diversi anni ha orientato i suoi studi sul ruolo della donna nella società musulmana. Tra i suoi saggi ricordiamo: Le sultane dimenticate. Donne capi di Stato nell’Islam, Marietti, 1992 e Chahrazad non è marocchina, Sonda, 1993. L’anno 1996 ha visto la nascita del suo primo romanzo autobiografico: La terrazza proibita. Vita nell’Harem, Giunti Ed.
Il Diario di Campagna di una Signora Inglese del Primo Novecento
Titolo originale: The Country Diary of an Edwardian Lady
Autore/i: Holden Edith
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, traduzione delle poesie di Lia Volpati, traduzione di Gina Bosisio, la fotografia di Edith Holden è stata riprodotta per gentile concessione di Edmond Holden, collana: Libri Illustrati Mondadori.
pp. 176, nn. ill. a colori n.t., Milano
… Copia di un diario naturalistico per l’anno 1906. Edith Holden ha annotato in parole e disegni la flora e la fauna della campagna inglese attraverso il ciclo delle stagioni …
Nata a King’s Norton, Birmingham, nella splendida contea di West Mildland, la stessa contea dove il celebre scrittore J. R. R. Tolkien trarrà ispirazione per il suo capolavoro, Il signore degli anelli, Edith fin dall’infanzia sviluppò un forte amore per la natura e gli animali. Adorava passeggiare da sola per ore e ore nella deliziosa campagna inglese e nella brughiera, e pedalare con la sua bicicletta per i vari sentieri. Osservava le meraviglie e i mutamenti della natura attorno a sé e il comportamento degli animali. La natura selvaggia e gli animali non avevano segreti per lei e Edith vi donava se stessa incondizionatamente. Specializzatasi nella pittura di animali e piante, nel 1906 Edith compose e illustrò con dei meravigliosi e delicati acquerelli il suo Diario di campagna di una signora inglese del primo Novecento dove annotò e registrò minuziosamente le sue osservazioni botaniche e zoologiche. Mese dopo mese, da gennaio a dicembre, Edith ci accompagna all’interno della campagna e della brughiera inglese (e anche scozzese) descrivendo fedelmente ciò che vedeva e che la colpiva particolarmente. E non solo. Le sue osservazioni e i suoi pensieri erano accompagnati da detti polari e da splendidi versi poetici attinenti al mese in questione e allo stato d’animo che esso ispirava. Edith lo scrisse e lo illustrò mentre insegnava arte presso la scuola femminile di Solihull, e non pensava affatto alla pubblicazione, al contrario di un’altra scrittrice inglese molto simile a lei per indole e passioni, Beatrix Potter. Edith compose il suo diario esclusivamente come modello di riferimento per il lavoro delle sue allieve. Cinquantasette anni dopo la morte di Edith, il diario venne ritrovato per caso in una biblioteca di famiglia dalla giovane pronipote Rowena Stott, anch’ella artista, che, intuendone il potenziale, lo fece pubblicare dall’editore locale Webb & Bower e fu un immediato successo internazionale, tanto che venne tradotto in oltre 13 lingue.
C’è una cosa che molti non sanno e cioè che in realtà i Diari di campagna sono due. Nel 1905, quindi un anno prima, Edith aveva scritto un altro diario, corredato ugualmente da splendidi acquerelli, dai suoi pensieri e da suggestive poesie. Venne ritrovato misteriosamente solo nel 1987 e pubblicato nel 1989 con il titolo Appunti sulla natura di una signora inglese del primo Novecento o anche Il secondo diario di campagna di una signora inglese del primo Novecento (The Nature Notes of an Edwardian Lady).
Gli editori ringraziano Rowena Stott, pronipote di Edith Holden, proprietaria dell’opera originale, che ha reso possibile la pubblicazione di questo libro.
Sotto una Stella Crudele – Una Vita a Praga • 1941-1968
Titolo originale: Under a Cruel Star – A life in Prague 1941-1968
Autore/i: Margolius Kovály Heda
Editore: Adelphi Edizioni
traduzione di Silvia Pareschi, in copertina: Heda Margolius Kovály ritratta con il figlio.
pp. 224, Milano
Si può scampare alle persecuzioni dei due grandi regimi totalitari del Novecento e poi scrivere un libro di memorie come questo: sobrio, indomito, luminoso. Heda Bloch è fuggita dalla marcia della morte verso Bergen-Belsen, ma Praga la riaccoglie con ostilità: troppo forte, per i suoi amici, è il terrore delle rappresaglie naziste. Dopo la liberazione e la «rinascita comunista», nel 1952 il marito, Rudolf Margolius, alto funzionario governativo – un «mercenario al servizio degli imperialisti» –, verrà condannato all’impiccagione nel clima plumbeo e maligno del processo contro il segretario generale Slánský. Inizia il periodo del «silenzio attonito, terrorizzato»; solo le seconde nozze con Pavel Kovály salveranno Heda e il figlio Ivan da una lunga, tragica vita da reietti. E quando sta per giungere il lieto fine, quando dopo la Primavera di Dubček tutta la popolazione di «una città che non riusciva a dormire per la gioia» si riversa festosa in strada, ecco l’estremo orrore: l’arrivo dei carri armati sovietici.
Heda Margolius Kovály (1919-2010), nata a Praga, emigrò negli Stati Uniti nel 1968, dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Sotto una stella crudele uscì per la prima volta in Canada nel 1973.
Questa Notte ho Sognato la Pace – Diario di una Dottoressa Vietcong 1968-1970
Titolo originale: Last night I dreamed of peace
Autore/i: Dang Thuy Tram
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, introduzione di Frances Fitzgerald, note a cura di Jane Barton Griffith, Robert Whitehurst e Dang Kim Tram, traduzione dal vietnamita di Andrew X. Pham, traduzione dall’inglese di Maria Cristina Bitti.
pp. XXI-218, numerose fotografie in bianco e nero fuori testo, Milano
«Non sei triste nella stanza in cui stai scrivendo questa pagina della tua vita, in un rifugio sotterraneo piccolo e buio. E non sarai triste perchè quando riaprirai il tuo diario tra molti anni sarai orgogliosa della tua giovinezza.»
«Se mi guardo indietro, mi rendo conto di non avere rimpianti. Nella stagione secca del ’67 ero molto determinata e rimasi qui malgrado gli ostacoli che avevo di fronte: ero una dottoressa borghese appena uscita dall’università che stava facendo pratica per diventare un quadro direttivo del Partito. Ho vinto queste sfide.» Così scrive il 1° novembre 1968 Dang Thuy Tram, allora quasi venticinquenne, nel suo diario: una raccolta di pagine non più grandi di un pacchetto di sigarette, tenuta insieme da una copertina di cartone. Thuy si trova nel Due Pho, sulle montagne del Vietnam centrale, roccaforte dei guerriglieri vietcong, dove svolge la sua attività di volontaria. Le è stato assegnato l’incarico di responsabile medico di un ospedale da campo per civili del Fronte nazionale di liberazione, nelle vicinanze del quale due anni dopo, nel giugno 1970, sarà uccisa da un proiettile sparato da soldati americani. La giovane dottoressa proviene da una famiglia della borghesia di Hanoi, ha frequentato l’elegante liceo Chu Van An, fondato dai francesi, nel cui campus si sono formate generazioni di intellettuali, artisti e politici. È dunque una giovane colta e le sue riflessioni sono ricche di citazioni, dai poeti vietnamiti agli scrittori russi e francesi. Pur senza rinnegare i valori che l’hanno formata, desidera ardentemente entrare a far parte del Partito comunista e soffre perché l’apparato tarda a riconoscerle il ruolo di funzionario. Alla fine, comunque, riuscirà a farsi ammettere nei suoi ranghi. In queste pagine, costellate di slogan rivoluzionari e incitazioni ai fratelli nella lotta, Thuy non manca di rivelare i suoi sentimenti più intimi. Non solo l’amore che la lega a M. fin dai tempi del liceo e dell’università e che ha contribuito alla sua decisione di partire per il Sud nella speranza di rivederlo, o le platoniche relazioni affettive che stabilisce con i soldati di passaggio all’ospedale, ma anche quel sentimento “vibrante e immenso” che le permette di dedicarsi anima e corpo alla causa comune, malgrado la sua fiducia nel futuro sia quotidianamente erosa dalle incursioni dell’esercito statunitense e sudvietnamita. L’ufficiale americano che scoprì il diario poco dopo la morte di Thuy contravvenne agli ordini e lo conservò per trentacinque anni, fino a quando nell’aprile 2005, mentre Hanoi si preparava a celebrare il trentesimo anniversario della liberazione del Sud, lo restituì all’anziana madre. Il testo, pubblicato nello stesso anno in Vietnam, è diventato immediatamente un bestseller. Oggi la tomba della giovane, in un cimitero nella periferia di Hanoi, viene visitata da migliaia di persone. Nel Due Pho è stato costruito un ospedale a suo nome e una stele segnala il punto in cui è rimasta uccisa. Questa notte ho sognato la pace è un documento unico, una storia di speranza scritta nella più terribile delle circostanze. Raccontata da un punto di vista avverso all’Occidente, traspone una vicenda personale in una dimensione universale grazie alla sua capacità di analizzare la fragilità della vita umana.
Dang Thuy Tram è nata ad Hanoi il 26 novembre 1942. Figlia di un chirurgo e di un’insegnante di Farmacologia, frequenta il prestigioso liceo Chu Van An per iscriversi poi alla facoltà di Medicina. Dopo la laurea viene ammessa al corso di specializzazione in Chirurgia oftalmica, ma preferisce mettersi al servizio del Fronte nazionale di liberazione in qualità di responsabile medico di un ospedale da campo sulle montagne del Vietnam centrale, in piena guerra. Muore a ventotto anni, vittima di un’azione militare americana.
Massud – Il Leone del Panshir • Dall’Islamismo alla Libertà
Titolo originale: Massoud – De l’islamisme à liberté
Autore/i: Barry Michael
Editore: Ponte alle Grazie
traduzione di Marina Visentin.
pp. 288, Milano
«Anche la nostra epoca ha una figura leggendaria, e si chiama Massud.» (Lire)
Credo che Massud appartenesse a quella specie politica molto rara che viene definita, con termine platonico, dei re filosofi, cioè di quei condottieri capaci di assumersi le responsabilità del comando e al tempo stesso di meditarne le finalità, non guidati da ambizione o vanità personale ma da spirito di sacrificio e compassione.
In breve ciò che i nostri gesuiti anticamente amavano definire, con un paradosso filosofico, la contemplazione attraverso l’azione.
Il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato alle Twin Towers, Massud muore, vittima di un attentato suicida. Esce di scena un personaggio leggendario dell’Afghanistan contemporaneo. È stato il capo carismatico dell’opposizione ai sovietici prima e ai Talebani poi. Ma chi era veramente questo uomo carismatico e misterioso? Uno dei tanti signori della guerra che hanno fatto leva sulla propria etnia per saccheggiare il paese? Un condottiero convinto della necessità di introdurre la democrazia in Afghanistan? Un capo musulmano più intelligente e subdolo di altri, capace di sfruttare l’entusiasmo degli operatori umanitari e dei giornalisti occidentali per i suoi fini? Un mistico che non ripudia l’azione, appassionato di poesia e fautore di una spiritualità dell’Islam? Per Michael Barry, uno dei più importanti conoscitori della storia afghana, Massud è soprattutto l’unico leader che avesse come disegno l’unità del suo paese. In questo saggio, l’autore ricostruisce il percorso di un personaggio che si è trovato coinvolto nella doppia lotta contro i totalitarismi, lotta che ha combattuto con estremo coraggio e da cui è stato in un certo senso sconfitto, diventando un martire e incarnando così “l’emblema di un eroismo della libertà, di un genio strategico messo generosamente al servizio di una tenace lotta per l’indipendenza nazionale”.
«Una biografia esauriente del Leone del Panshir. L’autore ci regala un ritratto complesso di questo islamista diventato profeta e modernista, questo capo montanaro divenuto stratega.» (Le Monde)
«Michael Barry non solo ha scritto una biografia straordinaria, ma ha anche svolta un’indagine profonda che ci aiuta a capire che cosa è successo negli ultimi vent’anni: dalla caduta dell’Unione Sovietica fino alla sconfitta dei Talebani.» (Les Echos)
Michael Barry è nato a New York nel 1948 e vive in Francia. La sua conoscenza dell’Afghanistan, dove ha condotto diverse missioni umanitarie, gli è valsa una reputazione internazionale.
Ha pubblicato Le royaume de l’insolence (Flammarion, 1984) ed è traduttore del poeta persiano Nezami. Con questo libro su Massud ha vinto il prestigioso Prix Femina Essai.
I Mercanti di Venezia
Autore/i: Lane Frederic C.
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione, prefazione all’edizione italiana dell’autore, traduzione di Enrico Basaglia, collana: Biblioteca di cultura storica n° 148, in sopracoperta: miniatura raffigurante la Camera degli Imprestidi, secolo XIV.
pp. XV-272, numerose tavole a colori fuori testo, Torino
Le vicende della famiglia Barbarigo, soprattutto attraverso il personaggio più capace che ne restaura le fortune nella prima metà del Quattrocento, consente a Lane di farci seguire da vicino la vita economica di Venezia. Dopo che il padre Nicolò, comandante della flotta delle galere di mercato d’Alessandria, era caduto in miseria in seguito a un naufragio di cui era stato fatto responsabile, Andrea Barbarigo riesce a ricostruire con passione e tenacia il suo patrimonio. Lo vediamo viaggiare in Levante, organizzare una rete mercantile fra Venezia, la Siria, la Barbaria e in Occidente nelle Fiandre, a Londra e in Spagna, impiegando agenti seguiti da presso nella loro attività, che talvolta possono essere personaggi di primo piano, come Alvise da Mosto, lo scopritore delle isole di Capoverde. Grazie al matrimonio, entra in rapporto con importanti banchieri e allarga la cerchia delle sue attività. A poco a poco, infatti, il commercio non assorbe più tutto il suo impegno, anzi perde importanza via via che si dedica con esiti favorevoli alle speculazioni finanziarie e poi comincia a occuparsi attivamente della sua proprietà terriera nel Trevigiano. I figli e i nipoti consolideranno il patrimonio, affermandosi anche nella vita pubblica veneziana, come Lane illustra seguendo la storia della famiglia con abilità di narratore attraverso i libri di conto, le lettere e le carte notarili, sino all’ultimo scorcio del Cinquecento.
Come ha osservato Franco Venturi, la ricerca di Lane ci porta, in questo e in altri saggi qui raccolti, «al cuore dei problemi di fondo della repubblica di San Marco: tecnica e politica s’incrociano strettamente in queste pagine e Lane si dimostra maestro nel mettere a fuoco le questioni più sottili ed essenziali».
Di Frederic C. Lane Einaudi ha pubblicato Storia di Venezia.
Il Monte del Tempio – Gerusalemme e il Crocevia dei Misteri
Titolo originale: Blood on the Mountain
Autore/i: Andrews Richard
Editore: Sperling & Kupfer Editori
unica edizione, prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Marianna Spagnoli.
pp. XVIII-268, numerose fotografie in bianco e nero fuori testo, illustrazioni in bianco e nero, Milano
Dopo più di 3000 anni il Monte del Tempio a Gerusalemme, crocevia del monoteismo e altare di sacrifici umani, è ancora il luogo principe per confrontarsi con gli enigmi della storia dell’Occidente.
Sopra e sotto quei 144.000 metri quadrati di roccia, contesi tra musulmani ed ebrei, e cari alla cristianità, si nascondono:
- un patrimonio archeologico stratificato che riserva ancora sorprese inedite;
- i segreti dell’Arca dell’Alleanza;
- il sakhra, terza reliquia dell’islam, il centro esatto della Terra e porta del cielo;
- il tesoro della «Sacra» scienza massonica, racchiuso nelle magnifiche opere di costruzione dell’antichità;
- il mistero che collega i Templari alle attività massoniche del Monte del Tempio, dove l’Ordine si stabilì.
Guidati da un esperto indagatore di enigmi della storia quale Richard Andrews, è finalmente possibile inseguire i segreti plurisecolari delle tre grandi tradizioni monoteiste, annidatisi sopra e sotto la sommità del Monte Moria o Monte del Tempio a Gerusalemme. Questo letto di roccia, «documento vivente» del rapporto dell’uomo occidentale con un unico Dio e rivestitosi di edifici eretti uno sull’altro, divide e avvicina al contempo pellegrini, archeologi, attivisti e studiosi di culti esoterici, desiderosi di ripercorrere le antiche vie di Abramo, Gesù e Maometto. Più di tre millenni non sono bastati a chiarire i misteri di un luogo che si dice abbia ospitato agli albori della nostra civiltà la pietra del tentato sacrificio di Isacco; il leggendario Tempio di Salomone, fatto costruire dagli ebrei per custodire le Tavole mosaiche della legge; il Tempio di Erode destinato a essere spazzato via dalle legioni romane di Tito nel 70 d.C.; una chiesa cristiana difesa a spada tratta dai Templari che la elessero sede del loro Ordine; e infine, poco distante da queste antiche costruzioni, la splendente Cupola della Roccia, dove i musulmani venerano la terza reliquia per importanza dell’islam, la pietra sacra o sakhra, la porta del cielo da cui Maometto s’involò di ritorno dalla Mecca. Riannodare i fili del discorso storico e religioso nato intorno al sakhra vuol dire avventurarsi anche nel mistero dei misteri della tradizione ebraica, l’Arca dell’Alleanza. E se l’Arca si celasse proprio nella fitta rete di cunicoli e passaggi segreti presenti nel ventre della montagna, di recente fotografati a raggi infrarossi dall’autore? Ricerche come questa, suffragata dall’incrocio di fonti bibliche con i resoconti di Giuseppe Flavio, documentata da molte testimonianze e contributi fotografici, possono aiutare a capire meglio il presente guardando al passato.
Richard Andrews, nato nel 1953, archeologo e studioso, ha preso parte a scavi, indagini e ritrovamenti in Medio Oriente, dove ha vissuto per un paio di decenni dopo aver trascorso l’infanzia in Inghilterra.
Dall’età di diciassette anni si professa «un prigioniero volontario della storia di Gerusalemme». Con Paul Schellenberger ha già pubblicato per Sperling & Kupfer Alla ricerca del sepolcro.
Sotto i Cieli della Mongolia – Tra Avventura e Spiritualità un Affascinante Viaggio in un Paese dai Grandi Contrasti
Titolo originale: Bones of the Master
Autore/i: Crane George
Editore: Sperling & Kupfer Editori
unica edizione, traduzione di Emma Gasperoni.
pp. 268, numerose fotografie in bianco e nero fuori testo, Milano
Questa è la storia di un’amicizia fra un poeta-avventuriero americano, insofferente verso autorità e regole, e un anziano monaco buddista, fedele a un’antica tradizione e al ricordo del suo maestro di meditazione. Ma è anche la storia di un viaggio affascinante nella Mongolia Interna, attraverso luoghi impervi e selvaggi, sotto cieli sterminati, a contatto con realtà in cui fede e superstizione, sciamani e burocrati convivono senza mediazioni fra passato e presente. Tutto ha inizio nel 1959 quando il giovane monaco Tsung Tsai è costretto ad abbandonare il monastero in Mongolia per sfuggire alle Guardie rosse. Percorre cinquemila chilometri attraverso una Cina devastata dalla miseria e dal caos, nascondendo sotto la striminzita giacchetta un libro di poesie e il suo certificato di monaco, unici tesori da cui non vuole separarsi e che, se scoperti, lo condurrebbero alla morte. Da allora sono passati quarant’anni e Tsung Tsai, maestro a sua volta, vive in una casupola costruita con le proprie mani nello Stato di New York. Ormai settantenne, ma pieno di spirito e vitalità, convince il vicino e nuovo amico Crane a compiere con lui un pellegrinaggio nella sua terra natale per ritrovare il luogo di sepoltura del suo antico maestro e dedicargli un tempio. Comincia così un’avventura dalle mille incognite e sorprese, in cui la vita e la morte si sfiorano continuamente… Arricchita da un suggestivo inserto fotografico, intessuta di umorismo e spiritualità, una testimonianza su un popolo, la sua fede e le sue usanze, ma anche un racconto sul legame tra due uomini e due culture diverse, sulla scoperta di una via che attraverso il fare conduce all’essere.
“L’affascinante, poetico resoconto di un pellegrinaggio nella Mongolia Interna, la terra di un vecchio monaco zen costretto a un esilio durato quarant’anni.” (Peter Matthiessen)
“Ventosi deserti, villaggi medievali, gole impenetrabili sono gli scenari di un racconto che appassionerà gli amanti delle belle storie, i viaggiatori virtuali, i cercatori di spiritualità.” (Publishers Weekly)
“I protagonisti formano una coppia davvero anomala e simpatica: Crane è il cronista delle loro pericolose e miracolose avventure, in una Mongolia deserta e selvaggia; Tsung Tsai è un’anima superiore colma di candore, arguzia, vitalità e amore.” (Booklist)
“Il diario di un’amicizia e di un viaggio sorprendente attraverso i più remoti e inaccessibili luoghi della Cina, fino al suo vero cuore.” (Kirkus Reviews)
Parte prima – Spiriti famelici
- 1. Gli ultimi giorni di Puu Jih
- 2. Noi parliamo l’aria
- 3. Buddha con un solo occhio
- 4. Il tunnel
- 5. Un Paese di cadaveri
- 6. Sotto il filo spinato
- 7. Il primo esagramma
Parte seconda – Sotto i cieli della Mongolia
- 8. Buddha ritorna a casa
- 9. Il primo tempio
- 10. Canne che sussurrano
- 11. Ubriaco per una causa
- 12. In grembo al vecchio lama
- 13. Le rovine di Puu Jih
- 14. Lan Huu
- 15. Volpe conosce volpe
- 16. L’imposizione delle mani
- 17. Gli spiriti di Lan Huu
- 18. L’auspicio della grotta
- 19. Limpido come il fango
- 20. La tomba
- 21. Una falsa partenza
- 22. La salita
- 23. La discesa
Parte terza – Il volo del drago
- 24. La strada alta
- 25. Troppo cuore
- 26. Un gatto ch’an
- 27. Il maestro nero
Epilogo
Ringraziamenti
Breve Storia del Futuro – Cosa Accadrà Dopo l’Anno 2000?
Da «come siamo» a «come possiamo essere» sulla base di scenari rigorosamente scientifici
Autore/i: Newth Eirik
Editore: Casa Editrice A. Salani
traduzione di Laura Cangemi, illustrazioni di Fabian Negrin, titolo originale: Fremtiden.
pp. 336, illustrazioni in bianco e nero, Milano
«Esiste un numero infinito di strade che portano al futuro. Tutti gli esseri umani possono contribuire a decidere quale strada prenderemo. Anche tu».
Come sarà il nostro futuro? E quello dei nostri discendenti? E il grande futuro, quello lontano, che coinvolgerà nelle sue trasformazioni il cosmo intero e dove forse la specie umana non esisterà più?
Fin dall’origine della cultura occidentale, l’uomo ha cercato di vedere oltre il presente. Nonostante i progressi della scienza, rimangono però molti aspetti che sfuggono al potere di previsione, tra cui il comportamento dei futuri abitanti della Terra rispetto ai problemi ambientali, alla realtà virtuale e ai ciberorganismi.
Eirik Newth, con freschezza espositiva e vivacità di immaginazione sa dosare serietà scientifica e ironia, approfondimento e leggerezza, per rendere comprensibili anche al profano molti affascinanti e complessi concetti scientifici.
Il lettore compie un viaggio in un mondo fantastico e nello stesso tempo possibile, in un quadro del futuro disegnato a partire dalle conquiste già raggiunte, senza perdere di vista le problematiche più attuali, come ad esempio l’effetto serra, la sovrappopolazione, l’esaurimento delle risorse. Esistono molti futuri possibili, e molte ipotesi possono apparire eccessivamente fantasiose, come quella di un mondo dominato da computer e robot più numerosi e intelligenti degli esseri umani.
Ma «non bisogna dimenticare che molto di ciò che accadrà in futuro andrà parecchio oltre le nostre fantasie più sfrenate».
Eirik Newth, classe 1964, astrofisico, giornalista, esperto di nuove tecnologie, vive e lavora a Oslo. Avido lettore sin dall’infanzia di saggi e libri di divulgazione scientifica, ha cominciato molto presto a pubblicare su riviste e a collaborare a edizioni scolastiche.
Ha vinto numerosi premi, tra cui, per Breve storia della scienza, tradotto in 17 lingue, il Brage, prestigiosissimo riconoscimento norvegese.
Dovere di Stupro – La Cultura della Violenza Sessuale nella Storia
Autore/i: Scarsella Lara
Editore: DATANEWS Editrice
prefazione di Lidia Menapace, premessa dell’autrice.
pp. 168, Roma
La cultura e la psicologia della violenza sessuale attraverso la storia.
Un’analisi puntuale, documentata, chiara che è una vera e propria storia dello stupro in occidente. Condizione femminile, sessuofobia, psicologia della potenza, come basi delle responsabilità della violenza carnale. Il punto di vista delle vittime e il problema della giustizia completano il quadro del lavoro. Il libro è una guida storica e culturale ai perché della violenza sessuale.
Lara Scarsella, è una giovane psicologa che affronta l’argomento con linguaggio semplice e piano ma con grande rigore analitico e scientifico, come è detto nella bella prefazione al libro di Lidia Menapace, una fra le femministe italiane più note e autorevoli.
Tamerlano – La Stirpe del Gran Mogol
Autore/i: Adravanti Franco
Editore: Bompiani
pp. 342, illustrazioni in bianco e nero, Milano
Con Tamerlano Franco Adravanti ripercorre le sconfinate pianure eurasiatiche per studiare da vicino la personalità del sovrano tartaro che, alla fine del XlV secolo, mise a ferro e fuoco “le quattro parti del mondo”. Un enigma umano: con queste parole è possibile compendiare la straordinaria e contraddittoria figura di Tamerlano. Mite e generoso, saggio legislatore, munifico protettore delle arti nella sua splendida Samarcanda, Tamerlano era al tempo stesso sanguinario, indicibilmente crudele, perfino sadico contro Ebrei e Cristiani. Perseguì sempre un ideale: offrire al mondo “leggi così giuste” che nel suo regno nessuno osasse mai più tramare soprusi né tiranneggiare la popolazione.
Adravanti scopre, sulla base della documentazione accumulata nei secoli, un imprevedibile personaggio che seppe armonizzare il Corano di Maometto con il Codice di Gengiz-Khan.
Anno dopo anno l’autore analizza le vicende di Tamerlano, dalla guerra contro i Geti fino alla mancata conquista della Cina.
E intanto spalanca una finestra sull’Oriente medievale, un crocevia di razze e di culture che diede vita ai più vasti e temibili imperi mai visti nella storia. Anche la stirpe dei Gran Mogol, che illuminò l’India fino al XVIII secolo, vanta come capostipite Tamerlano. Timur-Lank, ovvero Timur-lo-zoppo, è ancora oggi un personaggio difficile da decifrare. Ma Franco Adravanti porta a compimento il prodigio di un’opera che, con appassionato splendore scientifico, rivela quasi in trasparenza ogni aspetto del più amato ed esecrato “fondatore di imperi”, quel Tamerlano che venne giustamente definito Terror mundi.
Franco Adravanti è nato nel 1934 a Parma. Per anni si è dedicato a ricerche e studi approfonditi sulla storia dei Mongoli e dei Tartari. Presso Bompiani ha riproposto Gengiz-Khan (2001), che insieme a Tamerlano ha ricevuto il Premio Internazionale San Valentino d’oro di Terni (1993).
Possiedo la Mia Anima – Il Segreto di Virginia Woolf
Autore/i: Fusini Nadia
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, collana: Scrittori Italiani e Stranieri.
pp. 354, Milano
… Se grazie a certe fotografie che la rappresentano pallida, esangue, aristocratica, il volto angelicato da cammeo vittoriano, si è imposta un’immagine di Virginia triste, seria, malinconica, testimonianze credibili ci confermano che fu una donna spiritosa, ironica, a cui piaceva ridere. È una risata che sta come un cristallo di infanzia al centro del suo carattere. È Virginia a dirlo nel suo saggio su Lewis Carroll: per ridere bisogna saper tornare bambini, e stupirci di tutto, e ogni giorno rientrare nel mondo come fa Alice nel paese delle meraviglie. E anche, essere capaci di rovesciare tutto – come fa Alice al di là dello specchio…
Soltanto Nadia Fusini, massima studiosa e interprete di Virginia Woolf, poteva assolvere al compito spericolato di scrivere non la biografia, ma un lungo, sapiente e partecipe racconto in presa diretta dell’esistenza della scrittrice, l’originalissima invenzione di una scrittura della vita come avventura dell’anima. Facendo parlare il diario, i romanzi, le lettere, i frammenti memoriali, viene qui ricreato l’intero mondo di Virginia Woolf: dalla Kensington natale, vittoriana e altoborghese, alla vita nuova nel quartiere bohémien di Bloomsbury, dalla battaglia femminista al pacifismo, alle posizioni rivoluzionarie sulla letteratura, sull’arte, sull’etica. Intorno alla scrittrice inglese si muove, in un affresco mobile e vivace, un mondo ricco di intelligenza, eccentricità e bizzarria che seppe affrontare con slancio generoso le prove scabrose della modernità. Compresa l’esperienza della malattia mentale, che accompagna, oscura e illumina l’esistenza e la pagina di Virginia. Grazie a una scrittura incalzante e vivida Nadia Fusini ci guida così verso il cuore segreto di Virginia Woolf.
Nadia Fusini insegna Letterature Comparate presso il sum, Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze. Traduttrice di moltissimi autori tra cui Keats, Beckett, Woolf, autrice di romanzi: La bocca più di tutto mi piaceva (1996), Due volte la stessa carezza (1997), L’amor vile (1999), Lo specchio di Elisabetta (2001), L’amore necessario (2008), si è imposta all’attenzione della critica e del pubblico attraverso una vasta produzione di saggi tra cui Nomi. Dieci scritture femminili (Donzelli 1996), Donne fatali. Ofelia, Desdemona, Cleopatra (Bulzoni 2005), Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf (Mondadori 2006), Di vita si muore. Lo spettacolo delle passioni nel teatro di Shakespeare (2010) e La figlia del sole. Vita ardente di Katherine Mansfield (2012).
Al lettore, mio simile, fratello
- La vita, l’opera
- L’infanzia
- Ancora l’infanzia
- Talland House
- 22, Hyde Park Gate
- Julia
- La morte di Julia
- Leslie
- La morte di Leslie
- Gordon Square
- Bloomsbury
- Sempre Bloomsbury
- Sesso a Bloomsbury
- Duncan
- Ancora Vanessa
- Torna Leonard
- Leonard resta
- Il matrimonio
- La luna di miele
- Virginia è smarrita
- Le malattie di Virginia
- Guarigione e ricaduta e guarigione
- La cura
Al lettore
- La pressa
- Virginia e Katherine
- Il fratello Thoby
- Julia, Stella, Kitty, Clarissa, Vita
- Clarissa
- Vita
- Vita è la vita
- Una bellissima maschera
Al lettore
- La felicità, la paura
- La luna in Persia
- Orlando
- A Vézelay
- L’androgino
- Il faro
- Metamorfosi
- Una specie di fool
- Cosa vuole la donna?
- Il gatto senza coda
- Le onde
- La lepre Marzolina
- L’angelo del focolare
- L’anima e il cane
Al lettore
- Virginia al bivio
- La quarta dimensione
- Antigone
- Strano, interessante, triste
- Il risveglio
- L’outsider
- Una straordinaria estinzione
- Virginia come Prometeo
- Le donne e la rabbia
- Muore Roger
- Ci sarà la guerra?
Al lettore
- Se vinciamo…
- Il rospo e il serpente
- Il gatto e il topo
- A letto a mezzogiorno
- Noi. La cosa stessa
- Le bombe sul Sussex, sul Kent
- Su un’isola deserta
- Lo sgabello, non d’avorio
- Una farfalla rossa
- Niente zucchero, niente farina
- Il narciso di Freud
- Abbasso il folk
- Io, noi, anon…
- La realtà è troppo
- Il peso delle parole
- Osserva, osserva…
- Le cocorite, muiono tutte in un attimo?
- Missing
Al lettore
Commiato
L’Idea di Partenza – Scritti di Cinema e Musica
Autore/i: Wenders Wim
Editore: Liberoscambio Editrice
a cura di Toni Verità, introduzione di Paolo Bertetto, traduzioni dal tedesco di Maria Maderna, traduzioni dall’inglese di Maria Francesca Torselli, in copertina: Alice nella città di Wim Wenders.
pp. 200, con illustrazioni fotografiche in bianco e nero nel testo, Firenze
Una raccolta dei migliori scritti di uno dei più grandi registi contemporanei, Wim Wenders, il vincitore del Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1982.
Una serie di riflessioni e intuizioni sul cinema americano e sull’America, sui film western e sulla musica rock, sulla nuova cultura europea e sul desiderio di viaggiare, che ricostruisce la «storia senza storia» della generazione degli anni sessanta.
«In realtà è il cinema stesso che è viaggio, ricerca, movimento. La vita stessa è ricerca di un punto fermo. E quando si crede di averlo raggiunto, non si è, e non si sa ancora nulla. E bisogna ricominciare a muoversi…».
È questa l’idea di partenza.
Paolo Bertetto
Questo deserto è una fata morgana
- Le storie esistono solo nelle storie
- I film di Werner Schroeter
- Repertorio
- Bad Day at Black Rock
- One plus One
- The Tall Men
- Easy Rider: un film come il suo titolo
- Five Easy Pieces
- Topaz
- Emotion Picture
- Eddie Constantine
- La sua morte non è una soluzione
- Innamorato del cinema
- Quando spuntò il sole
- Ambienti
- Die Angst
- Der scharlachrote Buchstabe
- Alice in den Städten
- Falsche Bewegung
- Im Lauf der Zeit
- Der Americanische Freund
- Nick’s Movie
- Der Stand der Dinge
- Hammett
- Lettera da New York
Tony Verità
Filmwestern
Iridologia in Naturopatia
Autore/i: Lanza Rudy
Editore: Espace Bleu
prefazione del dottor Bernard Sall, illustrazioni di Luca Guerriero.
pp. XIV-178, numerose illustrazioni monocrome, Torre Pellicce (TO)
Psicologo, psicoterapeuta ad orientamento comportamentale-cognitivista, il dr. Rudy Lanza e docente e direttore della Libera Università Italiana di Naturopatia Applicata, presidente dell’Associazione Nazionale Naturopati-Heilpraktiker, del Comitato Difesa Naturopati e Terapie Naturali, della Federazione Italiana Associazioni di Naturopatia-Heilpraktiker (FIANH).
Di origine italo-francese, ha svolto per parecchi anni ricerche all’estero e, successivamente, ha organizzato il 1° Congresso europeo di Naturopatia. Ha inoltre partecipato a numerosi Convegni (Italia, Francia, Germania, Canada, Corea), ottenendo riconoscimenti per la sua attività.
Il suo impegno nel dialogo con le Istituzioni e il mondo politico, la conoscenza delle normative di Legge europee nel settore delle Medicine non convenzionali, lo conducono a lavorare sui criteri di selezione, di formazione e deontologici affinché si possa giungere anche in Italia ad un riconoscimento e ad una regolamentazione giuridica della figura professionale del Naturòpata.
Se l’Iridologia medica va considerata come metodo diagnostico, riteniamo che l’Iridologia in Naturopatia debba definirsi un modello di “analisi degli aspetti strutturali della trama iridea, riflesso del terreno costituzionale-energetico (genotipo) e delle variabili acquisite in rapporto al modello di vita adottato dall’individuo (fenotipo)”.
La preoccupazione del Naturopata, al di là del contesto professionale, si rivolge alla fragilità energetico-costituzionale dell’unità corpo-psiche, evidenziando il segno della modificazione funzionale, la quale non coincide necessariamente con la malattia. La visione naturopatica in Iridologia non prevede un ruolo diagnostico: è impossibile evidenziare o distinguere il morbillo oppure il morbo di Crohn, ma siamo in grado di determinare il “terreno” sul quale si può sviluppare questa o quell’altra malattia. Tale approccio in Naturopatia si definisce a partire da un concetto-base la cui importanza va, in questa sede, necessariamente sottolineata: l’analisi iridologica evidenzia il quoziente energetico dell’individuo.
Rispetto alla visione medica moderna che non riconosce l’esistenza dell’Energia vitale come era intesa nella cultura greca in Occidente e nel pensiero taoista dell’estremo Oriente, l’lridologia naturopatica correla il totum energetico con la capacità individuale di organizzare il processo di autoconservazione dello stato di salute.
Prefazione
Introduzione
- Definizione di Iridologia
- L’occhio: cenni anatomo fisiologici
- Modelli di codificazione
- Mutismo irideo
- Lettura settoriale e lettura diatesica
- Le costituzioni: il biotipo irideo
- Alterazioni circolari della trama
- Alterazioni lineari della trama
- Alterazioni concentriche della trama
- Le macchie
- La densità
- L’infiammazione, la cronicizzazione, la sclerosi
- Le diatesi: i rapporti con l’iridologia
- Analisi settoriale
- Analisi della pupilla
- Segni sclero-congiuntivali
- La strumentazione
- Metodi di analisi in Iridologia
- I.C.S.
- Irido-Cromo-Sensibilizzazione
- L’Iridogramma
- Tavole fotografiche
Bibliografia
Sommario
Mindfucking 2 – Nuove Istruzioni per Fottere la Mente
«Controllo, soldi e fucili possono sembrare imbattibili strumenti del potere, ma a Gandhi è bastato un paio di sandali per sconfiggere un Impero. Un paio di sandali, e un uso sapiente e accorto del Mindfucking»
Autore/i: Re Stefano; Ait Lorenzo
Editore: Castelvecchi Editore
pp. 320, Roma
C’è sempre qualcuno pronto a manipolare la tua mente e a condizionare le tue opinioni? Vero. Ma da oggi c’è un modo per reagire: diventare un Mindfucker.
Il Mindfucking è dovunque. Dovunque la nostra mente è la potenziale vittima di una manipolazione comportamentale, politica, economica o spirituale, che ci spinge a ripensare la nostra visione del mondo o a cambiare le nostre abitudini. Adesso possiamo sfruttare questo strumento a nostro vantaggio, e dettare noi le regole del gioco. Come? Imparando a riconoscere i tentativi di controllo, coscienti o meno, degli altri e seguendo alcune semplici regole. Questo libro è il seguito di Mindfucking, il primo studio di Stefano Re dedicato alle tecniche e ai metodi per “fottere la mente”. Con una differenza: lì si studiava il problema, qui lo si affronta con la pratica sul campo. Dalla filosofia alla guerra (o alla guerriglia) vera, per il Mindfucker il passo è breve: questo libro ti spiega come.
Stefano Re (Milano, 1970), laureato in Scienze Politiche, acquisisce una professionalità in Criminologia applicata tramite anni di studio e lavoro sul campo, occupandosi nello specifico di omicidi sessuali e seriali, analisi della scena del crimine, previsione del comportamento, criminogenesi, analisi criminologica dinamica dei centri urbani, gestione della crisi e modalità specifiche di intervento preventivo e repressivo. Per Castelvecchi ha pubblicato Mindfucking (2004) e Femdom (2005).
Lorenzo Ait (Roma, 1980), laureato in Scienze della Comunicazione e Master in Programmazione Neurolinguistica, si è infiltrato in sette esoteriche e gruppi di pensiero per studiare il controllo mentale e la coercizione. È conferenziere e personal life coach di alcuni personaggi dello sport e dello spettacolo. Tiene seminari di gestione delle emozioni, comunicazione e Mindfucking. Per Castelvecchi ha pubblicato Trenta e lode senza studiare (2007).
Il Regno del Nord – 1859 : il Sogno di Cavour Infranto da Garibaldi
I protagonisti, i retroscena, gli accordi segreti degli anni precedenti l’unità nazionale, quando Cavour avrebbe voluto non fare l’Italia
Autore/i: Petacco Arrigo
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, in sovraccoperta: Disegno satirico tratto da «Il Fischietto» 7 febbraio 1861, Milano, Museo del Risorgimento.
pp. 186, numerose tavole a colori e in bianco e nero fuori testo, Milano
Italia federale o Italia nazionale? Questo interrogativo, di scottante attualità, già agli albori del Risorgimento fu al centro del dibattito politico e culturale. Forse non tutti sanno, però, che alla vigilia dell’unità nazionale la confederazione italiana era quasi sul punto di realizzarsi. E l’iniziativa partì proprio da Cavour, considerato oggi un paladino dell’Italia unita, che il 21 luglio 1858 si incontrò in gran segreto con Napoleone III nella stazione termale di Plombières-les-Bains. In quell’occasione l’allora primo ministro del Regno di Sardegna e l’imperatore di Francia decisero, con freddo cinismo, di scatenare una guerra contro l’Austria per rivoluzionare la carta geopolitica dell’Europa e di dividere la penisola italiana, una volta liberata dalla dominazione austriaca, in tre Stati: il Regno del Nord sotto l’egida dei Savoia, un Regno del Centro ancora da definire e il Regno delle Due Sicilie, cui si sarebbero aggiunte l’Umbria e le Marche, appartenenti agli Stati pontifici. Tutto pareva organizzato, mancava soltanto l’approvazione di Francesco II, re di Napoli, che però, quando seppe che i suoi territori si sarebbero arricchiti delle due regioni papaline, da devoto e timorato di Dio qual era, gridò al sacrilegio e mandò in fumo il piano. Poi, com’è noto, Garibaldi, con l’appoggio della flotta britannica, sbarcò a Marsala.
Cavour vedeva così il suo sogno infrangersi e, pur non essendo un fautore dell’unità nazionale – che riteneva una «corbelleria» -, si rassegnò pragmaticamente all’idea di «piemontesizzare» l’Italia intera, cercando di contrapporre con tempestività una sollevazione antiborbonica moderata alla rivoluzione garibaldina che infiammava il Meridione. A Costantino Nigra, suo ambasciatore a Parigi, che gli aveva scritto: “Meglio aspettare. Lasciamo prima arrivare Garibaldi a Napoli… Lasciamo cuocere i maccheroni “, rispose infatti: «I maccheroni non sono ancora cotti, ma le arance sono già sulla tavola e non possiamo rifiutarle».
Arrigo Petacco ricostruisce il clima e le premesse che portarono al progetto federalista sulle cui ceneri sorse lo stato italiano: dai moti del 1821 e 1831 al pensiero di Cattaneo, Gioberti e Mazzini, dall’elezione di Pio IX al vento rivoluzionario che nel 1848 sconvolse l’Europa, fino alle guerre d’indipendenza e alla prima seduta del Parlamento italiano. Nel suo racconto intessuto di retroscena, accordi segreti pubblici e privati dedica ampio spazio ai protagonisti e alle loro vicende personali. Assistiamo così al matrimonio tra Clotilde di Savoia e il principe Girolamo, cugino di Napoleone III, combinato dal «tessitore» Cavour per rinsaldare l’alleanza con i francesi, alle strategie seduttive e spionistiche di Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, alle nozze «lampo» di Garibaldi, alle prodezze dell’impavida diciottenne Maria Sofia, la «regina del Sud» moglie di Francesco II, che combatté sugli spalti di Gaeta come un soldato fra i soldati.
Il Regno del Nord offre una rilettura originale di un periodo storico fondamentale facendo emergere come l’identità italiana sia tenacemente legata a una vocazione federalista che proviene da lontano e percorre in modo sotterraneo la nostra storia nazionale.
Arrigo Petacco è nato a Castelnuovo Magra (La Spezia) e vive a Portovenere. Giornalista, inviato speciale, è stato direttore de «La Nazione» e di «Storia illustrata», ha sceneggiato alcuni film e realizzato numerosi programmi televisivi di successo. Nei suoi libri affronta i grandi misteri della storia, ribaltando spesso verità giudicate incontestabili. Fra gli altri ricordiamo, pubblicati da Mondadori: Dear Benito, caro Winston, I ragazzi del ’44, La regina del Sud, Il Prefetto di ferro, La principessa del Nord, La Signora della Vandea, La nostra guerra. 1940-1945, Il comunista in camicia nera, L’archivio segreto di Mussolini, Regina. La vita e i segreti di Maria José, Il Superfascista, L’armata scomparsa, L’esodo, L’anarchico che venne dall ’America, L’amante dell’imperatore, Joe Petrosino, L’armata nel deserto, Ammazzate quel fascista, Il Cristo dell’Amiata, Faccetta nera, L’uomo della Provvidenza, La Croce e la Mezzaluna, ¡Viva la muerte!, L’ultima crociata e La strana guerra.
L’Invenzione della Memoria
Titolo originale: The invention of memory
Autore/i: Rosenfield Israel
Editore: Rizzoli
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Libero Sosio.
pp. 256, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
Il cervello umano funziona davvero come un computer? È vero che i ricordi non sono altro che percezioni ordinatamente immagazzinate in specifiche zone del cervello, pronte a ritornare alla coscienza se richiamate dallo stimolo adatto? È vero che ogni funzione – per esempio parlare, leggere, scrivere – dipende da una determinata area del tessuto cerebrale?
Israel Rosenfield passa in rassegna e riesamina oltre un secolo di studi sulla memoria e sulla percezione: i contributi di Paul Broca sulla localizzazione delle funzioni cerebrali; le curiose osservazioni di Hughlings-Jackson (come mai coloro che perdono la facoltà di articolare le parole spesso conservano quella di lanciare imprecazioni?); gli studi di Jules Dejerine su pazienti in grado di scrivere ma incapaci di leggere i loro scritti; le illuminanti osservazioni di Sigmund Freud sul legame tra memoria e emozioni; le sperimentazioni sull’intelligenza artificiale e gli sviluppi più recenti della psicologia dei processi cognitivi.
Dai casi clinici dei grandi neurologi dell’Ottocento alle moderne teorie del «darwinismo neurale» proposte da Gerald Edelman, senza dimenticare le intuizioni extrascientifiche di Proust, emerge la nuova concezione proposta oggi dalla scienza: il cervello non è un computer, ma una entità molto più complessa e duttile, in grado di adattarsi continuamente, in ogni sua parte, ai mutamenti delle condizioni ambientali. È proprio grazie alla elaborazione creativa dei dati sensoriali e all’incessante attività di riorganizzazione delle proprie connessioni interne che il cervello ci garantisce di percepire, riconoscere e ricordare la realtà che ci circonda.
Israel Rosenfield, medico, laureato alla New York University e a Princeton, è docente presso la City University di New York e collaboratore della «New York Review of Books». Ha pubblicato i volumi Freud: Character and Consciousness e, con Edward Ziff, DNA for Beginners.
Panikkar – Un Uomo e il Suo Pensiero
Autore/i: Bielawski Maciej
Editore: Fazi Editore
prima edizione.
pp. 320, numerose fotografie in bianco e nero fuori testo, Roma
«Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindu e ritorno buddhista, senza aver mai cessato di essere cristiano». (Raimon Panikkar)
«Questo libro ci restituisce una figura autentica di Raimon Panikkar così come l’abbiamo conosciuto e amato». (Carlo e Rita Brutti)
Immergersi nella biografia di Raimon Panikkar (1918-2010) è come aprire una finestra su quelle che saranno le vite degli uomini di domani. Nato a Barcellona da madre catalana e padre hindu, Panikkar è stato chimico, filosofo, teologo, numerario dell’Opus Dei, sacerdote cattolico, docente universitario, marito, scrittore, ma anche amico, “maestro”, “profeta” e molto altro ancora.
Vestito all’europea o in sandali e dhoti, a Bonn, Roma, Varanasi, Santa Barbara o Tavertet, quest’uomo ha penetrato la saggezza di culture e religioni diverse e ha saputo gettare un nuovo sguardo sulla tradizione cristiana e occidentale.
La figura di Panikkar appartiene oggi alla leggenda, alimentata in parte da lui stesso, in parte “dilatata, rafforzata e diffusa da tutti quelli che l’hanno conosciuto”. Bielawski la riprende con dedizione e rispetto, prova a distillare l’uomo dal “mito” raccontandone la vita e presentando il suo pensiero. In questo viaggio incontriamo teorie ardite, come la visione cosmoteandrica o advaitica, e riflessioni sulla secolarità sacra, sul buddhismo e sulla trinità radicale.
Passo dopo passo, il percorso apparentemente erratico del filosofo di Tavertet rivela una profonda coerenza, poiché l’apertura universale, la fiducia cosmica, la passione per Cristo e una coraggiosa ricerca della libertà fanno da filo rosso. Bielawski individua il senso di questo cammino unico e ci guida con trasporto nel “labirinto” Panikkar.
Maciej Bielawski, nato in Polonia nel 1963, da vent’anni in Italia, vive a Verona. Studioso, teologo, scrittore, traduttore, pittore, è autore di diversi libri tra cui Il cielo nel cuore (2002), Il monachesimo bizantino (2003), La luce divina nel cuore. Introduzione alla Filocalia (2007). Cura un blog dedicato a Raimon Panikkar.
Matematica Dilettevole e Curiosa
Con un’appendice del Dott. Ing. R. Leonardi sulla Criptaritmetica – I caratteri di divisibilità – I quadrati magici, bimagici e trimagici – Curiosità matematiche varie
Autore/i: Ghersi Italo
Editore: Editore Ulrico Hoepli
quarta edizione.
pp. VIII-778, 660 illustrazioni in bianco e nero, Milano
Problemi bizzarri – Paradossi algebrici e meccanici – Moto perpetuo – Grandi numeri – Curve e loro tracciamento meccanico – Sistemi articolati Quadratura del circolo – Trisezione dell’angolo Duplicazione del cubo – Geometria della riga e del compasso – Rompicapo geometrici – Iperspazio Probabilità – Giochi – Quadrati – Poligoni e poliedri magici
Dialogo Semiserio sul Destino del Mondo
Ovvero Il professore, lo studente, Carminuccio e l’inquinamento
Autore/i: Torino Luigi
Editore: Ellemme Edizioni
unica edizione, in copertina: Bice Greco,«Exitus», Lancusi, (Sa), 1991.
pp. 70, Tor Lupara di Mentana (Roma)
La sottile astuzia narrativa di Luigi Torino è stata quella di trasformare il monologo interiore, che i principali problemi ecologici alimentano in ognuno di noi, in un dialogo intriso di battute argute, spiritose o addirittura grottesche.
Mentre il professore e lo studente riflettono intorno ai destini del mondo, il contadino si assume il compito di ironizzare, ma senza banalizzarne il contenuto, le loro argomentazioni, colorandole con i variegati e multiformi aspetti della vita e della natura. L’Autore constata che i mali del presente nascono dalla sconfinata potenza dell’uomo che ha concentrato nelle sue mani il potere divino di fare il bene e il male: perché opera piuttosto questo che quello con le gravi conseguenze che paghiamo in termini di scadimento della vita? La risposta all’interrogativo, per l’Autore va ricercata nel nostro passato remoto, allorquando si è operata la scissione della filosofia dalla scienza, del potere dal dovere, del fare dal pensare.
Molto appropriato risulta, poi, l’epilogo in cui l’Autore, in forma allegorica, da una soluzione originale al grave problema del traffico.