Libri dalla categoria Intimità
L’Autobiografia di Babbo Natale – È Nato in Turchia, ha 1700 Anni, ha Sposato una Zingara. La Sua Bontà lo ha Reso Immortale
Titolo originale: The Autobiography of Santa Claus. It’s Better to Give
Autore/i: Guinn Jeff
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, prefazione e introduzione dell’autore, illustrazioni di Dorit Rabinovitch, disegni di David Sims, traduzione di Susanna Bini.
pp. 288, nn. ill. in b/n n.t., Casale Monferrato (AL)
…Avete ragione a credere in me. Oh so che qualche volta è dura. Ci sono sempre persone impazienti di dirvi che Babbo Natale non esiste, che sono solo una storia inventata tanto tempo fa e tirata in ballo ad ogni Natale. Suppongo che dovrei essere arrabbiato, invece mi dispiace per loro. Vi siete mai accorti che sono sempre le persone infelici a mettere in dubbio ciò in cui credono le persone felici? Questa almeno è stata la mia considerazione, e ritengo di essere stato in giro abbastanza per saperlo…
Nicolao (vero nome di Babbo Natale) nacque in Medio Oriente, in un paese chiamato Licia, da genitori facoltosi che morirono quando egli era ancora giovane. Nicolao era generoso con tutti, divideva le sue ricchezze con i bisognosi. La sua unica certezza era: è meglio dare che ricevere. L’amore e la generosità fanno davvero miracoli: un giorno Nicolao si accorge che grazie alla sua irresistibile generosità ha smesso di invecchiare, riesce a viaggiare velocissimo e acquista progressivamente altre straordinarie capacità che gli permettono di distribuire doni e regali a tutti i bambini buoni del mondo. Nicolao, ormai conosciuto come Babbo Natale, diviene dunque immortale e nel corso dei secoli recluta una potente squadra di assistenti e aiutanti: da Attila a Re Artù, da san Francesco d’Assisi a Benjamin Franklin, oltre naturalmente a Laila , la sua simpatica moglie. Aiutato da tanti amici Babbo Natale diffonde in tutto il mondo il messaggio natalizio di bontà e amore con la tradizione meravigliosa e magica dei regali. Solo le guerre, le discordie, le liti, la cattiveria possono indebolire Babbo Natale e impedirgli di compiere la sua missione. Anche tu puoi saltare sulla slitta di Babbo Natale per un viaggio magico attraverso i secoli: per la prima volta in assoluto, Babbo Natale narra in prima persona la sua vita e la sua leggenda in un racconto che renderà ancora più stupenda la notte di Natale.
Jeff Guinn ha collaborato con Babbo Natale a scrivere la sua biografia. È giornalista, vive a Fort Worth, in Texas. Insegna giornalismo alla Texas Christian University e ha scritto diversi libri.
Prefazione
Introduzione
- Primissimi ricordi
- Nicolao vescovo
- Partenza
- Perché il calendario cambiò
- La magia ha inizio
- Felix ed io
- Dal legno ritroviamo la nostra fortuna
- L’arrivo di Laila
- In viaggio con Attila
- Artù di Britannia
- I secoli bui e il raggio di luce
- Regaliamo giocattoli
- L’uomo che cambiò il Natale
- Polvere pirica, comignoli e calzini
- A corte con Cristoforo Colombo
- La leggenda di san Nicolao
- Tempi duri nel Nuovo Mondo
- Riunione in America
- Diedrich Knickerbocker e “Notte Santa”
- Le renne volano, e volo anch’io
- Canto di Natale
- Si, Virginia, Santa Claus esiste
- Theodore Roosevelt e la nostra casa al Polo Nord
- Buon Natale a tutti
- La ricetta preferita di Babbo Natale
Ringraziamenti
Stanze e Sonetti della Morte
Autore/i: De Sponde Jean
Editore: Giulio Einaudi Editore
testo inglese a fronte, traduzione di Alessandra Ginzburg, collezione di poesia 76.
pp. 76, Torino
Alla luce di questa impostazione, soprattutto le Stances appaiono come un disperato tentativo dell’Io di liberarsi del corpo. Ma il corpo è solo negato e non vinto; anzi, proprio in quanto negato intellettualmente finisce per essere riaffermato nel momento stesso della condanna.
L’attualità di Sponde ci pare risieda in quest’intima contraddizione, in questo ardore e rigore di fede calvinista, tradito dalla debolezza del corpo».
Jean De Sponde (1557-1595) umanista e poeta francese. Di famiglia protestante, abiurò per seguire le sorti di Enrico IV e ne ebbe la carica di luogotenente generale della Rochelle. L’esistenza dissipata e i debiti lo portarono presto a una miserevole morte nella più nera indigenza. Pubblicò edizioni di Omero, di Esiodo e della Logica di Aristotele. Le sue poesie suggestive ed eloquenti (26 sonetti d’amore e 12 sonetti sulla morte, oltre a stanze, canzoni e due raccolte di componimenti religiosi: Meditazioni sui salmi, Méditations sur les psaumes, e Poemi cristiani, Poèmes chrestiens, 1588), a lungo dimenticate dalla critica, occupano oggi un posto di rilievo nella poesia barocca francese.
Principi e Pratica della Radioestesia
Titolo originale: Principes et pratique de radiesthesie
Autore/i: Abate Mermet
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prefazione dell’autore, traduzione italiana condotta sulla versione inglese accresciuta di Mark Clement (Principles and practice of radiesthesia) di Pietro Negri.
pp. 200, illustrazioni in bianco e nero, Roma
L’opera più autorevole sulla radioestesia, scritta da uno dei più notevoli radioestesisti d’Europa che studiò e sviluppò la naturale sensibilità dell’organismo alle radiazioni e ai campi di forza, applicando la propria scienza con riconosciuto successo alla scoperta di oro, acqua, malattie e persone scomparse, nonché alla soluzione di numerosi altri problemi.
La radioestesia può essere definita sensibilità alle radiazioni, alle quali tutti, senza eccezione, sono sensibili.
Mentre la rabdomanzia è limitata alla ricerca di acqua o di minerali nascosti per mezzo di una bacchetta da rabdomante o di pendolo, la radioestesia comprende l’intero settore delle radiazioni provenienti da qualsiasi fonte, viva o inerte che sia.
L’autore di questo libro ebbe la soddisfazione di essere acclamato durante la sua vita “Re dei rabdomanti”, non solo in Francia ma in tutto il continente europeo. Fu uno di quei rari profeti che ottennero il riconoscimento in patria. Ovunque andasse, lasciava un’impressione indimenticabile, non solo grazie agli stupefacenti risultati pratici da lui conseguiti, ma anche per la sua inesauribile buona volontà di aiutare coloro che avevano bisogno di cose come l’acqua o il carbone, nonché coloro che soffrivano per la scomparsa di parenti, che egli invariabilmente rintracciava. E tutto questo lo fece con una modestia che rasentava la santità. Fu davvero un prete che aveva trovato la sua vera vocazione.
Gente di ogni specie e condizione lo consultava da ogni parte del mondo, e nessuno ricorreva mai a lui inutilmente: quasi sempre l’Abate Mermet forniva la risposta finale e autentica, senza preoccuparsi di alcun compenso in denaro.
Alois Mermet, detto l’Abate Mermet, nacque nel 1886 in località Delières nei pressi di Annecy (Alta Savoia), da antica famiglia savoiarda. Fin dal 1900 fu parroco in diverse località della Svizzera francese, in particolare a Val-de-Ruz (1904-1916), dove costruì la chiesa e la canonica di Cernier.
Ha conseguito vasta fama come rabdomante e prospettore riportando successi notevoli a partire dal 1893, l’anno della grande siccità. Ha pubblicato Les sources et les sourcièrs e nel 1932 un libro intitolato Comment j’opère pour découvrir de près et à distance les corps cachés, eau, or, argent, cuivre, charbon, pétrole, gaz, ainsi que malaclies et disparus. Creatore della “diagnosi medica per mezzo del pendolo” e della “teleradioestesia” o prospezione a distanza, che egli applicava già verso il 1908-1910, sembra che abbia scoperto leggi fino a ora sconosciute.
San Pietroburgo – Da Pùškin a Bródskij, Storia di una Capitale Culturale
La storia favolosa e drammatica della «capitale del nord» e degli artisti che la resero grande
Autore/i: Volkov Solomon
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
terza edizione, premessa dell’autore, traduzione di Bruno Osimo, titolo originale: St. Petersburg. A Cultural History.
pp. 556, numerose tavole in bianco e nero fuori testo, Milano
Fondata nel 1703 da Pietro il Grande, San Pietroburgo, la «Venezia del Nord», fu ritenuta per molto tempo la realizzazione del sogno folle di un autocrate.
«Finestra» russa sull’Occidente, per circa trecento anni questa magnifica città è riuscita a sopravvivere agli innumerevoli tentativi di distruzione compiuti dalla natura e dall’uomo: inondazioni, incendi, carestie, epidemie, e poi la guerra civile, il Grande Terrore staliniano, fino agli epici novecento giorni in cui fu cinta inutilmente d’assedio dall’esercito hitleriano. Diventata Pietrogrado, quindi Leningrado, in onore di vecchi e nuovi zar, è tornata a chiamarsi San Pietroburgo nel 1991, dopo il crollo di quel regime che aveva cercato con ogni mezzo di sfigurarne l’identità «cosmopolita» e di cancellarne la memoria. Eppure, nel corso del tempo, l’ex capitale imperiale ha sempre conservato – insieme ai monumenti, ai fastosi edifici, al felice e singolare connubio architettonico di barocco e neoclassicismo – la sua natura di città «schizofrenica», divisa tra Europa e Oriente, specchio delle contraddizioni della Russia moderna.
Considerata da Pùškin, Gógol’ e Dostoévskij il luogo spettrale in cui si consuma l’anonimo, talora tragico destino degli abitanti delle metropoli, oltre che il simbolo degli insanabili conflitti dell’impero russo, all’inizio del Novecento la «capitale del Nord», con il declino della monarchia e la fioritura delle attività intellettuali e artistiche diviene centro di sperimentazione e d’avanguardia, un immenso teatro che mette in scena la storia d’amore in versi di Blok e di Anna Achmàtova, le ardite coreografie di Djàgilev e i preziosi ceselli di Benuà, sulle note innovatrici di Prokóf’ev e Stravìnskij.
Attraverso i ritratti di Achmàtova e Bródskij, Chagall e Malévič, Nizìnskij e Balančìn, Glazunóv e Šostakóvič, e di molti altri artisti che l’abitarono e che l’autore ha conosciuto di persona, Solomón Vólkov, musicista e saggista, traccia in queste pagine la prima completa «biografia» culturale di una delle più belle, seducenti e raffinate città del mondo.
Solomón Vólkov (1944), musicista e saggista russo, è stato direttore artistico del Laboratorio sperimentale di Opera da Camera a Leningrado. Emigrato nel 1976 negli Stati Uniti, ha pubblicato Balanchine’s Tschaikovsky. Interviews with George Balanchine (1985), Yuri Lyubimov in America (1992), Conversations with Joseph Brodsky (1998). È inoltre il curatore di Testimonianza. Le memorie di Dmitrij Šostakóvič (Mondadori 1979) e From Russia to the West. The Musical Memoirs and Reminiscences Of Nathan Milstein (1990). Attualmente vive e lavora a New York.
Vita Segreta Prima della Nascita
Titolo originale: The Secret life of the unborn child
Autore/i: Verny Thomas R.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, premessa dell’autore, con la collaborazione e cura di John Kelly, traduzione di Lia Perelli Corneo.
pp. 204, Milano
Vita segreta prima della nascita affronta il tema della nuova esistenza che si sviluppa nel grembo materno non solo come entità fisica, ma soprattutto come un “Io” complesso. Il libro mette in discussione tutto quello che si sa – o si crede di sapere – sulla formazione intellettuale ed emotiva del nascituro e del neonato, sulle origini del disadattamento e del comportamento sessuale, sull’influenza dei genitori e sull’efficacia dell’ostetricia moderna. Esso sintetizza le più recenti scoperte cliniche nelle discipline scientifiche che riguardano il periodo che precede la nascita, compresa l’opera pionieristica di uno dei due autori – T. R. Verny – nel campo della psicologia prenatale. Il volume mostra che i genitori possono influire sullo sviluppo emotivo dei loro figli già prima della nascita. Fin dal sesto mese di vita prenatale – e probabilmente anche prima – il nascituro pensa, sente, sperimenta, ricorda e reagisce all’ambiente, rimanendone anche profondamente influenzato. L’esperienza della nascita può inoltre modellare il futuro carattere del bambino sotto molti aspetti. Con tutto il corredo di informazioni che riporta, questo libro trasformerà il nostro atteggiamento verso il periodo prenatale e, su scala più ampia, porterà ben al di là delle attuali conoscenze sulla psiche, in regioni inesplorate dell’evoluzione umana.
Thomas R. Verny, nato nel 1936 in Cecoslovacchia, emigrò nel 1952 in Canada, dove, compiuti gli studi di medicina all’Università di.Toronto, si laureo nel 1961. Nel 1965 prese la specializzazione in psichiatria. Ha insegnato nelle Università di Toronto e di Harvard e oggi è docente di psichiatria al Centre for Continuing Education dell’Università di York (Ontario). Oltre a svolgere privatamente la sua professione, dal 1972 si occupa dell’addestramento degli psicoterapisti. Nel 1974 ha fondato a Toronto il Centre for Holistic Primal Theraphy. È autore di Inside groups: a guide to encounter groups and group therapy, pubblicato a New York nel 1974.
John Kelly, nato nel 1943 negli Stati Uniti, si diplomò in storia nel 1966 all’Università di New York. Intraprese in seguito l’attività editoriale, soprattutto nel campo dei periodici, specializzandosi in argomenti di carattere medico. Dal 1968 al 1970 è stato caporedattore del “Readers Digest” e dal 1970 al 1973 di “Family Health Magazine”. Nel 1973-74 ha scritto articoli per il “Medical World News Magazine” e negli anni 1977 e 1978 è stato consulente editoriale del gruppo periodici del “The New York Times” e di “Vogue”.
Omicida e Artista – Le Due Facce del Serial Killer
Come sarebbe andata se Hitler fosse stato accettato nell’Accademia di Belle Arti di Vienna? Cosa sarebbe successo se fosse diventato un affermato pittore di paesaggi?
Autore/i: De Luca Ruben
Editore: Edizioni Scientifiche Ma.Gi.
con la collaborazione di Barbara Manzia e Andrea Venanzoni, prefazione Vincenzo M. Mastronardi, introduzione dell’autore, all’interno del libro, in prima mondiale assoluta, le riproduzioni dei quadri
di Adolf Hitler.
pp. 336, numerose illustrazioni a colori e bianco e nero, Roma
Accostare il genio creativo alla follia distruttiva dell’assassino seriale è un procedimento ardito, pieno di trappole e insidie. Qual è il punto di contatto tra queste due individualità così diverse? Paradossalmente è proprio la convinzione di entrambi che la loro opera sia una creazione. Il punto di vista dell’artista è facile da comprendere e da assimilare perché l’aspetto creativo della sua attività è immediatamente riconoscibile, a prescindere dalla forma artistica scelta, dalla qualità dell’opera e dal fatto che piaccia o meno. Il serial killer, invece, è per definizione un «mostro» e le sue azioni, in particolare gli omicidi, sono considerati dall’opinione pubblica totalmente irrazionali.
In realtà, le azioni di un assassino seriale hanno sempre una logica ma, per comprenderla, bisogna entrare nella sua testa. Quel che è certo è che il serial killer considera se stesso un artista del crimine e gli omicidi rappresentano il frutto della sua creatività distorta.
Omicidio, quindi, inteso come una forma d’arte perversa che soddisfa in maniera patologica il bisogno di creare qualcosa d’immortale. Quando non possono più uccidere, molti serial killer incarcerati si convertono all’arte, dedicandosi in particolare a scrittura e pittura, ed è proprio questo strano e inesplorato legame tra arte e omicidio che è necessario penetrare per comprendere che cosa si cela dentro la testa del «mostro». (Dalla prefazione Vincenzo M. Mastronardi)
Ruben De Luca, psicologo criminologo, direttore del «Gruppo Osservatorio di Ricerca, Intervento e Studio sul Crimine» (GORISC), è autore di circa 100 pubblicazioni di criminologia, con particolare riferimento all’omicidio seriale di cui è considerato uno dei massimi esperti a livello internazionale. Ha creato, nel 2001, la Banca Dati Europea degli Assassini Seriali (ESKIDAB), un archivio costantemente aggiornato che, attualmente, contiene più di 700 nominativi di serial killer che hanno commesso omicidi in Europa.
La Via della Liberazione – Gli Insegnamenti Fondamentali del Buddhismo Tibetano
Titolo originale: The Way to Freedom; Awakening the Mind, Lightening the Heart; The Joy of Living and Dying in Peace
Autore/i: Dalai Lama
Editore: Net – Nuove Edizioni Tascabili
introduzione e prefazione dell’autore, traduzione di Luca Fontana.
pp. 544, Milano
“Offro questi insegnamenti a coloro che non hanno possibilità o tempo a sufficienza per uno studio approfondito. Non leggete questo libro semplicemente per ottenere nuove informazioni, ma provate a utilizzare quanto spiegherò per trasformare la vostra mente.”
Negli scritti raccolti in questo volume il Dalai Lama interpreta e illustra il pensiero buddhista del XIV Dalai Lama, in esilio dal 1959. In La via della liberazione vengono spiegati i fondamenti della religione e il cammino da seguire per eliminare la sofferenza provocata dal continuo ciclo di morti e rinascite; un cammino che conduce infine alla beatitudine e al Nirvana. In La mente e il cuore vengono trattate le tecniche di meditazione e le pratiche di vita necessarie per risvegliare la mente e prepararla all’illuminazione, infine per vivere un’esistenza piena e felice, è necessario il raggiungimento di uno stato di pace totale, in cui non esistono illusioni né passioni, come insegna La gioia di vivere e morire in pace. Questo libro offre una guida accessibile non solo a chi segue già il credo del Buddha, ma a chiunque intenda accostarvisi aiutato dagli insegnamenti del suo più alto rappresentante.(Rizzali, 2004).
Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, in esilio dal 1959, è il capo supremo del popolo tibetano. Nel 1989 ha ricevuto il Nobel per la pace. Tra i suoi libri pubblicati in Italia ricordiamo: La strada nell’esilio (Sperling & Kupfer, 2004). La luce della saggezza (Sperling & Kupfer, 2004) e Il senso dell’esistenza (Rizzoli, 2004).
Lo Zen e l’Arte di Mangiar Bene – Le Buone Regole di un Monaco Buddhista per Essere in Armonia con Se Stessi
Titolo originale: Obousan ni manabu kokoro ga totonou shoku no
Autore/i: Seigaku
Editore: Antonio Vallardi Editore
traduzione dal giapponese di Francesca Di Berardino, illustrazioni di Kikue Tamura.
pp. 176, nn. illustrazioni b/n, Milano
Alla tavola del monaco buddhista si serve il cibo per l’anima.
Alimentazione, spiritualità e benessere per nutrire il corpo e lo spirito.
«Il maestro che si ciba secondo i riti zen mi appare come un grande albero, con le radici ben piantate nella terra, le foglie che si aprono nell’aria e afferrano in silenzio la luce e l’acqua».
La saggezza orientale ci ha insegnato l’arte di pulire e riordinare la nostra casa e la nostra vita. Ora lo Zen mostra la via per alimentare la nostra anima e il nostro corpo, conciliando l’antica tradizione buddhista e con le esigenze e le abitudini della vita moderna.
Quando i giapponesi si accingono a consumare un pasto, congiungono le mani in segno di ringraziamento e dicono «Itadakimasu». La consuetudine tuttavia ha ormai quasi del tutto cancellato il senso profondo di quest’antica espressione che significa «Umilmente, ricevo questo dono», una forma di rispetto verso il cibo e di gratitudine per le persone e gli elementi che hanno contribuito a portarlo sulla nostra tavola: il contadino, il pescatore, ma anche il sole, l’acqua, la terra. L’importanza del mangiare e la sua ritualità sono fondamentali in tutte le culture, ma nello Zen assumono un rilievo e una poesia unici. Esistono regole su come preparare e servire il cibo, consumare i pasti, disporre le suppellettili in tavola, lavarle e riporle dopo l’uso.
La corretta applicazione di questi precetti dona energia al corpo e libera la mente.
Il manuale di Seigaku è uno scrigno di consigli pratici e preziosi, un galateo dell’anima che trasformerà la nostra vita all’insegna dell’armonia e della serenità.
Si avvicina al buddhismo negli anni dell’università. Dopo la laurea intraprende tre intensi anni di noviziato a Eiheiji, il più importante monastero zen del Giappone. L’esperienza decisiva di quel periodo lo conduce a Yokohama, dove inizia la sua vita da monaco. sempre in equilibrio tra la modernità della vita nelle metropoli e la tradizione secolare dei monasteri, nel 2011 si trasferisce a Berlino, dove tuttora vive e tiene corsi di meditazione.
Per iniziare
PRIMA PARTE – LE REGOLE DEL MANGIARE
- Come si consumano i pasti in un monastero zen?
- Esaminiamo un pasto all’Eiheiji dall’inizio alla fine
- Radunarsi nella sala di meditazione al suono dei narashimono
- Disporre le ciotole per essere serviti dal jònin
- Mangiare in silenzio secondo le regole
- Lavare le ciotole e rimetterle a posto
- Si usa il buon senso anche durante il lavaggio
- Il delizioso sapore della parola itadakimasu
- La gioia di mangiare tutti insieme
- La gratificazione che si prova stando seduti con la schiena dritta
- La bellezza di mangiare con le «dita pure»
- La gentilezza di mangiare senza fare rumore
SECONDA PARTE – LE REGOLE ALLA BASE DELLA PREPARAZIONE DEI PASTI
- Non conta solo come si mangia, ma anche come si cucina
- Dógen Zenji diede poca importanza all’alimentazione e fece brutta figura
- Ciò che Dógen Zenji apprese nel continente
- Preparare il cibo con «le tre menti»
- Il senpatsu è la fine e l’inizio di ogni pasto
- Riordinare posizionando in alto tutto ciò che in alto è stabile, e in basso tutto ciò che in basso è stabile
- Al monastero si dà grande importanza ai lavori manuali
- Preparare il dasht con cura
- Asciugare senza lasciare neanche una goccia d’acqua
- Prendersi cura del propri utensili come fossero un’estensione del proprio corpo
- Creare un menù ha un significato importante
- Maneggiare la carne e il pesce con un animo compassionevole
- Armonizzare I sei sapori e le tre qualità
- Le formalità da seguire durante il servizio: kenzen e sójikikyùhai
- Le formalità da seguire durante il servizio: l’impiattamento
- Le formalità da seguire durante il servizio: il jókin
- Il rito di servire trattandosi con rispetto reciproco
- Le ricette di base: okayu, gomasio e asazuke
TERZA PARTE – QUANDO L’ALIMENTAZIONE CAMBIA, CAMBIA TUTTO
- La mia vita prima di entrare all’Elheiji
- Il corpo purificato attraverso lo zen
- Le sfide di una metropoli come Tòkyo
- Strane norme che più sono rigide più ti liberano
- Provate a imitare con onestà
- Lo zen vi dà la possibilità di vivere In modo nuovo
- Regolarizzare attraverso il cibo quel «condotto» che è l’essere umano
L’Illustre Casata Ramires
Titolo originale: A ilustre casa de Ramires
Autore/i: Eça de Queiroz Josè Maria
Editore: Sansoni Editore
traduzione di Enrico Mandillo.
pp. 356, Firenze
L’illustre casata Ramires, pubblicata nel 1897, è forse l’opera più importante del grande scrittore portoghese Josè Maria Eça de Queiroz. Attraverso queste pagine egli si rivela non soltanto come un artista e un poeta, ma anche come un abilissimo pittore del vecchio Portogallo, osservato attraverso il filtro dell’ironia. Il protagonista del romanzo, Goncalo Mendes Ramires, discendente da antichissima e illustre famiglia, pur essendo orgoglioso della nobiltà della propria schiatta, non è del tutto all’altezza degli avi quanto a coraggio e spirito di avventura. Egli vive nell’antica dimora decaduta dal primitivo splendore una scialba vita di provincia. L’evasione dalla grigia e monotona realtà è costituita per Gongalo dalla composizione di un poema eroico che ha come soggetto le gesta dei suoi antenati; si crea così, man mano che il poema viene distendendosi, un sottofondo al romanzo che sfuma in chiave ironica, nella contrapposizione spontaneamente sorta tra quelle fantasie eroiche e le attività scialbe dell’ultimo rampollo della casata. Ma in Goncalo Mendes Ramires si ridesta ad un certo momento qualcosa che sembrava assopito per sempre: il bisogno di azione, lo spirito di avventura, che lo portano lontano dalla sua Torre, dalla vita facile ma piatta della sua provincia, dagli intrighi e dalla maldicenza. Egli andrà in colonia, ritrovando così in una vita attiva, tesa verso la creazione di qualcosa di utile, la stima di se stesso.
Josè Maria Eça de Queiroz, nato a Póvoa de Varzim il 25 novembre 1845, è da considerarsi tra le massime personalità della narrativa portoghese. Laureatosi in legge a Coimbra nel 1866, dal 1869 al ’70 è in Egitto e nel 1871 prende attiva parte alle conferenze del Casino Lisbonense che segnano una tappa importante nell’evoluzione della cultura portoghese verso il realismo. Entrato ben presto nella carriera diplomatica, rappresentò il Portogallo all’Avana, a Newcastle, a Bristol e a Parigi.
L’arte di Eça de Queiroz trova il suo punto di forza nell’analisi della vita sociale e nell’interpretazione spietata e ironica della provincia portoghese. Tra le maggiori opere dello scrittore debbono essere ricordate: Il delitto del padre Amaro, Il cugino Basilio, Il Mandarino, I Maia, La reliquia, La Corrispondenza di Fradique Mendes, La città e le montagne e le Ultimas paginas. Morì a Parigi il 16 agosto 1900.
Memorie di un Intruso
Autore/i: Amoroso Bruno
Editore: Castelvecchi Editore
pp. 192, Roma
Il punto di vista di un economista “dissenziente” raccontato attraverso la vita dell’autore, che vuole coinvolgere i lettori su una questione dirimente: “Dove abbiamo sbagliato?”, poiché il punto di approdo di questo lungo viaggio attraverso affetti e scontri autentici è quello di un presente drammatico, inaccettabile e impossibile da condividere. Lungo la strada che porta l’autore da Monteverde (a Roma) a Copenaghen – passando per numerosi Paesi e culture si creano contatti e amicizie, che danno risposte e pongono nuovi interrogativi, che lo arricchiscono benché egli non si integri mai davvero. Il viaggio si conclude con l’abbraccio con altri due – Federico Caffè e Pietro Barcellona – irriducibili testimoni di una storia italiana nella quale l’opportunismo dilagante non è riuscito a oscurare tracce di vite autentiche.
Bruno Amoroso (Roma, 1936) è docente di Economia Internazionale presso l’Università Roskilde in Danimarca, coordina programmi di ricerca e cooperazione con i Paesi dell’Asia e del Mediterraneo. Presiede il Centro Studi Federico Caffè. Tra le ultime pubblicazioni: La stanza rossa, riflessioni scandinave di Federico Caffè (2004), Per il bene comune, dallo stato del benessere alla società del benessere (2009), Figli di Troika (2013), Un’Europa possibile (2014), Come gli Usa fermarono i progetti di Mattei e Olivetti e normalizzarono l’Italia (2014).
Diario di un Pittore
Autore/i: Villoresi Franco
Editore: Carte Segrete
presentazione di Domenico Javarone.
pp. 176, tavole bianco nero e colori nel testo, Roma
“Fogli, foglietti, agendine, quaderni sgualciti, pagine (di diario) datate e no – ma tuttavia per chiari segni databili -, Villoresi li ha lasciati sparsi qua e là nel suo studio di Rigutino fra cataloghi, ritagli di giornali, cianfrusaglie, cose dimenticate. Li ho ritrovati, riordinati, decifrati. […]” (Domenico Javarone)
Presentazione
- Dai quaderni
- Su Giovanni Omiccioli
- Diario di Rigutino
- Apologhi su fogli sparsi
- Epigrammi su alcuni quadri di Villoresi
- Alcune testimonianze critiche
L’Angelo Rosso – Storia, Leggende e Passioni di Enzo Ferrari
Autore/i: Borgomeo Vincenzo
Editore: Edizioni Lavoro
le foto contenute nel volume sono tratte dagli Annuari Ferrari.
pp. 238, nn. ill. a colori e in b/n f.t., Roma
La nascita della Ferrari, la storia del cavallino rampante, l’epopea del Commendatore e quella dei suoi piloti, le leggende che avvolgono la casa di Maranello, mille aneddoti sui folli clienti Ferrari, che conservano le Rosse nei bunker o nei salotti. Tutto questo raccontato da qualcuno che è stato davvero vicino a Enzo Ferrari…
Vincenzo Borgomeo, giornalista di Repubblica e responsabile del settore motori di Repubblica.it, ha pubblicato Il Traguardo.it; L’Enciclopedia della Ferrari; la collana a puntate I miti Ferrari; I Ferri del mestiere e 13 volte (scritto fisicamente su parti di carrozzeria di Jaguar d’epoca). Ha poi pubblicato Le Tavole della Jaguar (un volume da collezione scritto su pietre di marmo per celebrare i 75 anni della casa automobilistica). Sua la voce Ferrari nell’Enciclopedia Treccani e i volumi 101 storie sulla Ferrari che non ti hanno mai raccontato e La sicurezza stradale in tasca.
Parte prima: Ferrari lui
- Come Napoleone
- Il maniscalco
- Il bicchiere sempre mezzo vuoto
- Le donne
- Braccato dai lupi
- Sotto le bombe
- Debiti a 12 cilindri
- Il debutto
- I trionfi
- I suoi successi
- Nivola
- Tazio, in dov’è che te set?
- Il solito trucco
- Fangio, un marziano
- Sul banco degli imputati
- Gli incidenti
- Su questa strada non potete ammazzarvi neanche se lo volete
- La corsa disperata
- Fine della corsa
- Qui il servizio lo decido io
- Yankee go home
- Ebreo
- I trucchi del mestiere
- Gli sciacalli
- Giochi proibiti
- Addio campione
- In prima pagina in tutto il mondo
Parte seconda: I ferraristi
- La sala d’attesa
- Musica maestro
- La Ferrari di Bertone
- Il museo Ferrari privato
- Una tomba da 300 orari
- Fort Knox
- Con lei, fino in fondo
- La scommessa
- E la macchina non c’è più
- Quarant’anni in una cassa
- Il parcheggio
- L’F50? Bella, me ne incarti cinque
- Una BB come divano
- La più grande banca dati del mondo
- Tutto ha un limite
Parte terza: L’azienda e le macchine
- La leggenda di Mara e Nello
- Al volante della Gto
- Come Francesco Baracca
- Il cavallino da picnic
- Fiorano, la sua piramide
- La beatificazione
- La fabbrica dei sogni
- Come un quadro di Andy Warhol
- Formula Uno, la fucina delle idee?
- Voglia di essere Enzo Ferrari
- Per favore, non bevete la benzina
- Il colore della passione
- Una calamita per gli sponsor
- Melodia Ferrari
- Ho rubato una F50
Tutti i numeri del mito
- Titoli mondiali in Formula 1
- Titoli nelle competizioni Sport
- Le grandi vittorie
- La carriera di Enzo Ferrari pilota
- Tutta la produzione di auto di serie
Danzare le Origini – Fondamenti della Danzaterapia Espressivo-Relazionale
Autore/i: Bellia Vincenzo
Editore: Edizioni Scientifiche Ma.Gi.
seconda edizione, contributi di: Giuseppina Ancona, Fabrizio Marcolongo, Vincenzina Palumbo, Cinzia Saccorotti, France Schott-Billmann.
pp. 232, Roma
La danzamovimentoterapia si colloca tradizionalmente nel più generale filone dell’arte terapia, delle attività espressive, della socioterapia. La danzamovimentoterapia ispirata all’Expression Primitive ne costituisce, per la sua storia e per lo spessore e la diffusione delle sue applicazioni cliniche e psicosociali, uno dei filoni più significativi e interessanti. I contributi teorici del volume, pur eterogenei nei riferimenti culturali e nelle direzioni esplorative, parlano tutti dell’Expression Primitive quale «danza delle origini», nella pluridimensionalità dell’esperienza umana. Le origini sono così ora le coordinate antropologiche fondamentali, ora la relazione primaria, ora le primitive configurazioni gruppali, ora la dialettica appartenenza-individuazione e i rituali che ne segnano l’evoluzione… ma all’origine, punto di partenza e di inevitabile ritorno, sede stessa dell’intero processo, c’è il corpo. Danzare le origini è la ricerca di linguaggi con cui esprimere questi nuclei generatori dell’umano.
Vincenzo Bellia, psichiatra, psicoterapeuta gruppoanalista, danzaterapeuta (DMT-APID SV), ha elaborato il modello metodologico della Danzaterapia Espressivo-Relazionale. Direttore dei programmi di formazione in Danzaterapia della Scuola di Arti Terapie a Roma, Catania e Cosenza. Docente presso l’Università Paris V «René Descartes» e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG. Opera presso l’Azienda ASL 3 di Catania. È stato presidente dell’Association Européenne de Danse-Thérapie e vicepresidente dell’Associazione Professionale italiana Danzamovimentoterapia. È autore di numerosi volumi e saggi di interesse scientifico sulla danzaterapia, la psicoterapia gruppoanalitica e la psichiatria di comunità.
La Lingua d’Oïl – Avviamento allo Studio del Francese Antico
Profilo di Grammatica Storica del Francese Antico
Autore/i: Roncaglia Aurelio
Editore: Edizioni dell’Ateneo
premessa dell’autore.
pp. 208, cartine in bianco e nero, Roma
A differenza dall’italiano, la. cui struttura fonematica e morfologica s’è conservata salda dai tempi di Dante ai nostri, il francese ha subìto, dal medio evo ad oggi, sostanziali mutamenti. Il francese antico deve essere studiato come uno stato di lingua distinto dal moderno. Che lo meriti non c’è dubbio. La letteratura che in esso trovò espressione – la primogenita fra le letterature romanze – conobbe fra l’XI e il XIV secolo una straordinaria fioritura e, soprattutto con la sua narrativa epica e cortese, giunse a porsi come modello alle altre europee, non soltanto neolatine. Non ci si può occupare delle origini di queste, senza conoscere quella. Ad essa il presente manuale intende dunque facilitare l’accesso diretto, fornendo – in forma scientificamente rigorosa e insieme praticamente agevole – un profilo di grammatica storica con gli elementi utili a inquadrarlo storicamente.
Aurelio Roncaglia, nato a Modena nel 1917, è dal 1956 professore ordinario di Filologia romanza nell’Università di Roma. Ha insegnato prima nelle Università di Trieste e di Pavia, ed ha. tenuto corsi, come «visiting professor» alla McGill University di Montréal in Canada.
Oltre alla collezione in cui il presente volume è inserito, dirige la rivista «Cultura neolatina».
Le Mie Invenzioni – Autobiografia di un Genio
Titolo originale: My Inventions
Autore/i: Tesla Nikola
Editore: Piano B Edizioni
traduzione di Antonio Tozzi.
pp. 120, Prato (PO)
La guerra non potrà essere evitata fino a quando non sarà rimossa la causa fisica del suo continuo ripetersi, rappresentata in ultima analisi dalla sconfinata estensione del pianeta su cui viviamo. Solo attraverso l’eliminazione delle distanze in tutti i loro aspetti, cioè nella trasmissione di informazioni, nel trasporto di passeggeri, nell’alimentazione e nella libera trasmissione di energia, le condizioni per una migliore convivenza saranno apportate entro breve tempo, assicurando cosi stabili rapporti d’amicizia.
Quello che vogliamo più di ogni altra cosa sono relazioni più strette e una migliore comprensione tra le persone e le comunità in ogni luogo della Terra, oltre all’eliminazione di quella devozione fanatica che esalta ideali di supremazia e onore nazionale sempre pronti a far precipitare il mondo nella barbarie primordiale e nel conflitto.
La Congiura Contro Gesù – La Drammatica e Controversa Storia della Vita e della Morte di Gesù
Titolo originale: The Jesus Conspiracy
Autore/i: Thomas Gordon
Editore: Armenia Editore
traduzione di Claudia Rossi.
pp. 416, Milano
L’autore, un giornalista cattolico, rilegge la vita di Gesù dopo un accurato lavoro di ricerca attingendo a varie fonti: non solo ai vangeli canonici, ma anche alle scritture messe al bando dal concili di Nicea e di Calcedonia, oltre a diverse opere della tradizione ebraica quali la Mishna e il Talmud.
Pur collocandosi nell’alveo della tradizione, questo saggio cerca di gettare nuova luce sulle vicende che precedettero e accompagnarono la crocifissione del Cristo e, attraverso estese ricerche documentali, approfondisce lo studio di tutta la vicenda da ogni possibile punto di vista.
Gordon Thomas è uno dei maggiori giornalisti investigativi britannici, autore di più di quaranta tra saggi e romanzi.
Semi di Contemplazione
Titolo originale: New Seeds of Contemplation
Autore/i: Merton Thomas
Editore: Garzanti Editore
nota dell’autore, traduzione di di Bruno Tasso e Elena Lante Rospigliosi, in copertina: Natura morta (part.) di William Bailey.
pp. 224, Milano
Merton ha superato le «sette balze», attraverso esperienze, impeti di fede, sconfitte dell’intelletto e dello spirito. Dall’alto della pace conquistata nel silenzio cistercense, nel distacco totale da ogni cosa terrena, egli dà testimonianza, in questo libro, dell’incontro essenziale del suo spirito con Dio: una testimonianza, forse unica nell’età nostra, di un misticismo nuovo e assoluto – nuovo perché ha in sé, sottintesa, la conoscenza esperimentata della nostra vita moderna, dei suoi mali, del suo cinico, vanitoso egoismo che Merton identifica con il peccato originale. Semi di contemplazione è una risposta terribile e ammonitrice alla cruda legge del nostro tempo: il bene assoluto, l’amore in Dio è la legge scandita con pari inflessibilità da un nuovo Tabor.
Nato a Prades, nei Pirenei francesi, da padre neozelandese e madre americana – entrambi pittori – Thomas Merton (1915-1968) trascorse parte dell’infanzia negli Stati Uniti, studiò in Inghilterra e viaggiò in Europa. Di ritorno negli USA, dopo varie esperienze culturali e politiche e la conversione al cattolicesimo, diede inizio a una vigorosa attività di scrittore. Della sua ricchissima produzione, ampiamente tradotta da Garzanti, ricordiamo, oltre a La montagna dalle sette balze, recentemente ripubblicato in questa collana, opere di narrativa: Il segno di Giona (1953), Diario di un testimone colpevole (1966), Diario asiatico (1973); di poesia: Un uomo nel mare diviso (1946), Emblemi di un’età di violenza (1963), Cablogrammi e profezie; di saggistica: Le acque di Siloe (1951), Nessun uomo è un’isola (1953), Mistici e maestri zen (1967).
Nel Mondo dell’Incantesimo – Riti e Creature dell’Occulto
Autore/i: Conti Sergio
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
unica edizione, premessa dell’autore.
pp. 192, Milano
Un affascinante e inquietante compendio di scienze dell’occulto e riti esoterici.
Che cos’è la magia bianca e in che cosa si differenzia dalla magia nera.
Le pratiche magiche: come gettare il malocchio e fare una fattura, che cosa sono la macumba e il colpo di ritorno, come utilizzare i talismani e gli amuleti.
I rapporti tra magia e religione, magia e astrologia: la divinazione, il simbolismo arcano degli elementi naturali, dei metalli, delle gemme preziose, dei colori e delle candele.
Le oscure creature dell’occulto: le streghe e i sabba, le messe nere, gli zombi e i misteriosi riti del vau-dou.
Filtri, droghe, unguenti, formule magiche: formule per l’amore, per indagare il futuro e scagliare malefici, per preparare profumi e fumigazioni magiche.
E, per finire… difese e mezzi protettivi.
Sergio Conti è uno dei fondatori dell’Istituto Studi Parapsicologici di Firenze e presidente dell’Istituto per la Ricerca Psichica e Paranormale «Atlantide». Fondatore e collaboratore del «Giornale dei Misteri», ha scritto diverse opere nel campo della parapsicologia scientifica, di cui è uno dei massimi esperti. Nel 1977 gli venne assegnato il premio «Nostradamus» per la saggistica parapsicologica, e nel 1979 l’Oscar del Successo per la parapsicologia.
Storia di Re Artù e dei Suoi Cavalieri – 2 Volumi
Titolo originale: Le Morte Darthur
Autore/i: Malory Thomas
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini.
vol. 1 pp. XXVII-354, vol. 2 pp. 355-732, Milano
Nel nono anno del regno di Edoardo IV, al tempo della Guerra delle Due Rose, sir Thomas Malory, un avventuriero condannato per violenza e rapine, riandando con la memoria al regno di un mitico sovrano e all’epoca ormai lontana dei grandi ideali cavallereschi, scriveva in carcere la Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri. Pubblicata nel 1485 da William Caxton, il primo stampatore britannico, l’opera raggruppa otto romanzi in prosa che Malory trasse dal più celebre ciclo di leggende medievali – gli incantesimi di Merlino e di Morgana la Fata, gli amori di Lancillotto e Ginevra e di Tristano e Isotta, la ricerca del Sangrail, le avventure dei cavalieri erranti più famosi del mondo – e divenne ben presto popolarissima. Alla complessità strutturale delle narrazioni cicliche francesi, in cui i temi si alternavano l’uno all’altro rincorrendosi e ripetendosi, Malory sostituisce una prosa continua e coerente e uno stile terso e obiettivo, segnando così il passaggio dal romanzo medievale a quello moderno.
L’Anello della Memoria
Autore/i: Fantechi Cristina
Editore: Belforte Editore Libraio
unica edizione, presentazione di Ferruccio Masini, in copertina disegno di Francesco Bertini.
pp. 56, Livorno
Cristina vede le cose attraverso una nebbia sottile, una nebbia dorata dove Samarcanda è «un mosaico azzurro» e l’alba risveglia «alfabeti carnali»: intreccia tra la riva del sonno e quella della devastazione («che mi devasti la furia del tuo nome» – dice un verso bellissimo) il suo filo di rugiada e d’ombra perché le cose possano rivelarsi ad un “altro” sguardo, lasciarsi persuadere ad esistere dall’amore di quell’”altro” sguardo. La poesia di Cristina non nasce dagli itinerari funamboleschi di un’anti-letteratura, come rifiuta i segni esangui di una letteratura satura di se stessa: forse è per questo che Cristina è la sua poesia, allo stesso modo che un fiore è la sua semplice vita e la notte l’innamorarsi del mare. Bisogna accettare il peso di questa sconfinata libertà per comprendere come nelle parole di questa poesia un mondo umiliato e distrutto torni intatto alle sorgenti della creazione e si lasci modellare ancora una volta, quasi bastasse (e questo è il prodigio) emettere un breve sibilo dalle labbra per sciogliere le nubi e far tornare la pioggia su una terra assetata. Così fanno i bambini e i maghi, quando vogliono incominciare un tempo nuovo, evocare il misterioso ritmo delle maree e dei flussi astrali, precipitare il loro desiderio senza una discesa di leggende come quelle lunate che da sempre ti attendono sul ciglio della notte. Questa poesia è tenera e forte come un incantesimo: si può ritrovare in essa anche l’eco delle voci perdute e la malinconia dei sorrisi dimenticati. Ci si può piegare verso le sue «distanze irraggiungibili» e accorgersi d’un tratto che, ecco, esse sono anime, inspiegabilmente e dolcemente. come se pronunciare il nostro stesso nome fosse virtù di un sortilegio e si paresse comprendere finalmente che molte sono le «meraviglie del fuoco», ma leggermi attraverso è vivere fino all’ultima disperazione la gioia di chi arde. (Dalla presentazione di Ferruccio Masini)