Libri dalla categoria Età Moderna e Contemporanea
La Vita e lo Sviluppo del Linguaggio
Titolo originale: The Life and Growth of Language
Autore/i: Whitney Dwight William
Editore: Rizzoli
prima edizione, presentazione di Luigi Rosiello, prefazione del traduttore, prefazione dell’autore, introduzione e note di Giuseppe Carlo Vincenzi, traduzione di Francesco D’Ovidio.
pp. 462, Milano
Dalla prefazione dell’autore:
«La presente opera ha bisogno sol di poche parole d’introduzione. Che al soggetto di essa, il linguaggio, spetti una trattazione nella serie di cui essa fa parte, specialmente in questi nostri tempi, in cui le idee, per lo innanzi immature ed incongrua, degli uomini circa il linguaggio, tendono ad assumere oramai una forma solida e sicura, non si richiedono faticose argomentazioni a provarlo. Opinioni assai discrepanti rispetto alla base e all’edifizio della filosofia linguistica si van disputando il favore, non sol del pubblico, ma anche di quegli stessi dotti che son profondamente versati nei fatti della storia del linguaggio, e che pur restando incerti, anzi fino ad un certo punto noncuranti, del come quei fatti debbano essere coordinati e spiegati. La scienza fisica da un lato e la psicologia dall’altro si sforzano di prender possesso della scienza linguistica, che in realtà non appartiene nè a quella nè a questa. […]»
Le Feste di Billancourt
Autore/i: Berberova Nina
Editore: Adelphi Edizioni
prefazione dell’autrice, traduzione di Maurizio Calusio, in copertina: Richard Gessner, Parigi di notte (1927-1928), Kunstmuseum, Düsseldorf, Biblioteca Adelphi 287.
pp. 232, Milano
Billancourt è un sobborgo parigino dominato dalle officine Renault. All’epoca di questi racconti (gli anni Venti e Trenta) vi erano confluiti in massa emigrati della Russia Sovietica che l’industria francese reclutava con buoni risultati. Così Billancourt divenne una specie di enclave russa, luogo di tutte le desolazioni e di tutte le nostalgie, campo di una perenne battaglia fra incongrue euforie e tenace squallore – e dunque sfondo ideale per l’arte della Berberova, per la sua sapienza ironica. C’è una vena di bizzarria, talvolta di tenera follia in molti di questi mai rassegnati déracinés, una comicità che nasce da invalicabili discordanze, un’amarezza cechoviana, sul fondo. Tutti elementi che la Berberova sa mettere in gioco con sovrana sicurezza, fugando ogni patetismo e lasciando vibrare la realtà senza orpelli. Per certi versi queste cronache di periferia (di Parigi, della Russia, della felicità) condensano il talento narrativo della Berberova nella sua chimica purezza.
Nina Berberova (Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993) scrittrice russa naturalizzata statunitense. Frequentò in gioventù il gruppo degli acmeisti, traendone quel gusto per la chiarezza e la precisione che attraversa tante sue opere, dalle biografie (di Cajkovskij, Borodin, Blok) alle ricostruzioni storiche (Storia della baronessa Budberg, 1980), all’autobiografia Il corsivo è mio (1972). Lasciò la Russia sovietica nel 1922, con il poeta Vladislav Chodasevic; visse a lungo a Parigi ma nel 1950 emigrò negli Stati Uniti, dove insegnò a Yale e a Princeton. Agli anni Ottanta risale la «scoperta» della sua narrativa, che raffigura con limpidezza la condizione esistenziale degli émigrés russi, trovando la propria misura più che nel romanzo nel racconto lungo (Le feste di Billancourt, 1930-40; Alleviare la sorte, 1949; Il male nero, 1959).
Prefazione
- Argentina
- Fotogenico
- Una storia di musica
- Qui si piange
- Gli uncini
- Romanza zigana
- La piccola estranea
- Verste e traversine
- Il manoscritto di Billancourt
- L’anello dell’amore
- Il fantasma di Billancourt
- Kol’ka e Ljusen’ka
- Il violino di Billancourt
L’Anima Romantica e il Sogno – Saggio sul Romanticismo Tedesco e la Poesia Francese
Titolo originale: «L’âme romantique et le rêve»
Autore/i: Beguin Albert
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, avvertenze e introduzione dell’autore, traduzione dal francese di Ulrico Pannuti.
pp. 560, Milano
Questo saggio, ormai classico, che inizia richiamandosi ai precedenti astrologici e magici dell’epoca barocca, e poi alla contraddittoria eredità dell’illuminismo, è quasi per intero una vasta e profonda ricostruzione della letteratura protoromantica alla luce dell’influenza che su di essa esercitò il mondo onirico. L’ultima parte è invece dedicata a quel filone della poesia francese che, da Nerval a Rimbaud, da Baudelaire ai surrealisti, presenta più autentiche affinità con il primo ottocento tedesco. Ma la ricerca si addentra soprattutto nel vivo della creazione poetica e letteraria e nel giardino romantico che appare traboccante di frutti ora familiari ora sconosciuti; per comprenderne la varietà basti pensare alla distanza che corre fra Goethe e Novalis o ai sottili rapporti fra l’equilibrio di Arnim e la inquietante morbosità di Hoffmann. Con cura, Beguin dichiara la propria estraneità dal metodo psicoanalitico, specie da quello freudiano, che gli appare troppo strettamente legato all’esplorazione individuale, in chiave patologica. È facile riconoscere i presupposti trascendentali di questo scrupolo, a cui del resto va il merito di rendere più innocenti e quindi tanto più sintomatici i documenti addotti. Dai tempi in cui fu scritto questo saggio, molti equivoci sono stati frattanto dissipati. Oggi l’autore della Traumdeutung è scoperto in una luce nuova, quale fondatore soprattutto di un ineguagliabile criterio d’interpretazione dell’inconscio: e che quest’ultimo sia un arduo linguaggio e che tremendamente sottile divenga la sua retorica tradotta nelle parole dei poeti, appare in questo libro con straordinaria evidenza.
I Rotoli del Mar Morto – Le Radici Ebraiche del Cristianesimo
Titolo originale: The Dead Sea Scrolls and the Jewish origins of Christianity
Autore/i: Thiede Carsten Peter
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
ringraziamenti e introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Aldo Audisio.
pp. 304, Milano
La dimostrazione di una scoperta eccezionale: nei Rotoli del Mar Morto vi è un frammento del Vangelo di Marco. Mai come ora sono apparse chiare le radici ebraiche del cristianesimo.
Carsten Peter Thiede ha già fatto discutere il mondo in seguito alle sue scoperte papirologiche sulle origini dei vangeli. Ora, in questo nuovo e affascinante libro, rivolge la sua attenzione ai più enigmatici documenti antichi mai ritrovati, i Rotoli del Mar Morto. Basandosi su risultati ottenuti grazie a metodi pionieristici in ambito papirologico, Thiede rivela che la biblioteca essena rappresentata dai Rotoli di Qumran è la prova dello strettissimo legame tra i primi cristiani e la religione ebraica.
A partire dalla loro casuale scoperta nel 1947 da parte di un beduino, il libro racconta la complessa storia dei Rotoli e la straordinaria varietà di interpretazioni di cui sono stati fatti oggetto, fino all’ipotesi poliziesca di complotti da parte del Vaticano e di potenti servizi segreti occidentali per occultarne una parte. Tutto ciò, però, serve all’autore solo per preparare il terreno all’unica seria possibilità interpretativa, che è quella di leggere gli antichi documenti ebraici nel contesto delle conoscenze acquisite riguardo agli esseni e alla comunità di Qumran.
È in questa prospettiva che Thiede presenta una scoperta straordinaria: quella che, in un frammento di un rotolo, individua un passo del Vangelo di Marco. Ciò testimonia non solo che il Vangelo di Marco fu scritto prima dell’anno 70, ma anche che gli esseni si erano procurati e avevano studiato i testi dei cristiani, ai quali quindi guardavano come a persone con cui vi era molto in comune.
La scoperta di Thiede ha delle illuminanti ripercussioni sulle radici ebraiche del cristianesimo, così che il primo cristianesimo si deve considerare essenzialmente come una setta ebraica, non come una religione radicalmente nuova. Si tratta di una prospettiva che ha grandi implicazioni per il modo di considerare non solo il contenuto dei Rotoli e la storia del cristianesimo primitivo, ma anche il futuro delle religioni ebraica e cristiana e il dialogo interreligioso davanti a loro.
Carsten Peter Thiede, storico e papirologo tedesco di fama mondiale, è professore di Storia del Nuovo Testamento all’Università di Basilea, e membro del dipartimento di storia dell’Università Ben Gurion in Israele. Ha pubblicato molti volumi, tradotti nelle principali lingue europee, di cui in edizione italiana: Il più antico manoscritto dei Vangeli? (1987), Gesù, Storia o leggenda? (1992), Testimone oculare di Gesù (1996, insieme a Matthew d’Ancona), Simon Pietro dalla Galilea a Roma (1999).
In edizione Mondadori: La nascita del cristianesimo (1999) e, con Matthew d’Ancona, La vera croce (2001).
Psicologia della Formazione
Autore/i: Carli Renzo; Paniccia Rosa Maria
Editore: Società Editrice Il Mulino
introduzione degli autori.
pp. 296, nn. figure b/n, Bologna
Crocevia tra singole persone e organizzazioni, la formazione è stata spesso penalizzata dall’assenza di un mediatore in grado di svolgere un efficace ruolo di raccordo tra apprendimento (individuale) e cambiamento atteso (organizzativo). Tale assenza ha frenato lo sviluppo della formazione e ne costituisce tuttora una delle più problematiche contraddizioni. In questo volume, gli autori avanzano una proposta metodologica innovativa che, partendo da una idea di formazione come importante leva gestionale nelle organizzazioni, vede nella «cultura locale» il mediatore possibile tra individuo e organizzazione. Un mediatore che può orientare l’intervento formativo, consentendo un’azione mirata allo sviluppo dell’organizzazione stessa e favorendo una più approfondita conoscenza della relazione individuo-contesto, su cui si fonda la psicologia della formazione. Sono quindi presentati casi dettagliati di analisi delle culture locali, in differenti organizzazioni, al fine di consentire al lettore un approccio operativo alla proposta avanzata. Scritto per chi lavora nel campo della formazione, questo volume sarà di grande utilità anche a quei manager che intendono servirsi della leva formativa nel proprio lavoro di gestione organizzativa.
Renzo Carli è professore ordinario di Psicologia clinica alla Facoltà di Psicologia dell’Università «La Sapienza» di Roma. Psicoanalista e membro dello Studio di Psicosociologia (SPS), integra il lavoro psicoterapeutico e la consulenza aziendale.
Rosa Maria Paniccia, consulente aziendale, psicosociologa membro dello Studio di Psicosociologia (SPS), ha condotto interventi nell’ambito organizzativo, promuovendo nuove metodologie per la misurazione della soddisfazione del cliente, per l’analisi della domanda formativa, per lo studio dei processi culturali.
Introduzione
- Emozioni e organizzazione
- Educare o rispondere a problemi organizzativi?
- La formazione rivisitata
- Le culture locali: alcune esperienze
- Nuove committenze per la formazione
- La della formazione
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Lettere di Mozart alle Donne
Autore/i: Mozart Wolfgang Amadeus
Editore: Bompiani
prima edizione, a cura di Olimpio Cescatti, introduzione di Roman Vlad
pp. XXVI-258, Milano
Nel secondo centenario della morte di Wolfgang Amadeus Mozart (1791-1991) la cultura europea ci offre alcune, uno di essi è questo volume di Lettere di Mozart alle donne con introduzione di Roman Vlad, traduzione, note e cronologia dell’esperto curatore Olimpio Cescatti. Si tratta di 65 lettere con testo originale a fronte, di cui solo una ventina ebbe precedenti traduzioni in italiano. Veram e le dieci dirette alla cuginetta Anna Thekla e le quarantadue alla moglie Constanze sono sorprendenti messe in scena epistolari, che offrendo dimensioni ignote turbano ogni convenzionale idea di “misura ed eleganza” attribuibili al grande artista. “… sono proprio simili qualità”, scrive Roman Vlad, “che vengono clamorosamente capovolte nel suo epistolario erotico-sentimentale. Vi prorompe piuttosto un senso di scatenata, giovanile, dionisiaca vitalità.” Donde il contorno di immagini pornografiche, di ludi sessuali, di giochi linguistici alternati a nonsense. Un carteggio a suo modo illuminante non solo perché alcune lettere investono i meccanismi della creatività artistica, ma perché il lettore è di fronte al suggestivo problema di come conciliare tale creatività con i dati biografici e con la strana condizione esistenziale che ne risulta. Vlad e Cescatti guidano il lettore a capire questo stupefacente epistolario, che sfugge all’insidia dell’idealizzazione e con la sua teatralità ludica suggerisce la visione di un genio proteiforme, felice e infelice, romantico e classico, nutrito quotidianamente di sublimi contraddizioni. M.C.
Teoria della Letteratura
Titolo originale: Theory of Literature
Autore/i: Warren Austin; Wellek René
Editore: Società Editrice Il Mulino
premessa e prefazione alla prima edizione degli autori, traduzione di Pier Luigi Contessi.
pp. VII-472, Bologna
Il presente volume, di cui pubblichiamo la quarta edizione, vuole indicare e fornire gli strumenti necessari a uno studio storico della letteratura, idoneo a intendere nel loro contesto culturale anche le espressioni più lontane dal nostro gusto e dalle nostre consuetudini, aperto, cioè, all’analisi di quegli elementi di cui abbiamo perduto la sensibilità (come, per esempio, il metro, la rima e le varie specificazioni dei generi) e che oggi non sembrano più motivi poetici, ma dati rettorici esteriori e normativi. È questa del Wellek e Warren un‘analisi essenziale delle più importanti teorie letterarie e dei metodi che hanno fatto scuola al di fuori dei confini nazionali e specialistici. Gli autori di quest’opera avvertono assai chiaramente come il lavoro e le ricerche delle singole «scuole» contengano, oltre a taluni aspetti negativi che vanno criticati e superati, anche molti aspetti positivi e efficaci che contribuiscono alla comprensione dell’opera di poesia nei suoi vari «strati» e nei suoi molteplici aspetti. Questa apertura alle diverse metodologie e teorie letterarie non rappresenta affatto una posizione eclettica, ma esprime il rifiuto di ogni esclusivismo e di ogni assolutismo, nella consapevolezza della molteplicità degli aspetti dell’opera d’arte.
Di origine cecoslovacca, Renè Wellek è nato a Vienna nel 1903. Ha studiato a Praga, dove si è laureato in filosofia, e a Oxford. Dal 1939 si è stabilito negli Stati Uniti, dove ha insegnato in varie università. Attualmente, è professore di letteratura slava e comparata alla Yale University. Nel 1961 ha ottenuto la laurea ad honorem dall’Università di Roma. Tra le sue molte opere ricordiamo: «Kant in England» (1931), «The Rise of English Literary History» (1941) e soprattutto la fondamentale «History of Modern Criticism» (1955 e ss.), in quattro volumi, edita in italiano dal Mulino (1. «Dall’Illuminismo al Romanticismo», 2. «L’età romantica», 3. «L’età di transizione», 4. «Dal Realismo al Simbolismo»), mentre ha in preparazione l’ultimo (5. «Il Novecento»); e «Concepts of Criticism» (1963).
Austin Warren è nato a Waltham, nel Massachusetts, nel 1899. Ha studiato a Princeton e ad Harvard, e ha insegnato letteratura inglese e americana in varie università. Tra le sue opere segnaliamo: «Alexander Pope as Critic and Humanist» (1929): «The Elder Henry James» (1934); «Rage for Order» (1947); «New England Saints» (1956); «The New England Conscience» (1966).
Monarchia e Popoli nel Danubio
Titolo originale: Monarchie et peuple du Danube
Autore/i: Tapié Victor-Lucien
Editore: Società Editrice Internazionale
presentazione di Adam Wandruszka, prefazione dell’autore, traduzione di Augusta Tagliani.
pp. 544, Torino
Per oltre quattro secoli i paesi che si specchiano nelle acque del Danubio, la Boemia, l’Austria, l’Ungheria, hanno costituito, sotto l’aquila bicipite degli Asburgo, una complessa realtà politica, sociale ed etnica che ha improntato di sé la storia europea fino al termine della prima guerra mondiale.
Oggi, in un momento storico caratterizzato da profondi mutamenti e tragici contrasti fra i popoli dell’area danubiana, la classica opera di Victor-Lucien Tapié sulla storia della monarchia asburgica rimane un contributo fondamentale alla comprensione di eventi le cui radici affondano in un passato che solo poco tempo fa poteva apparire remoto, ma che torna a presentarsi ora con drammatica immediatezza. La conoscenza di quel passato non può che rappresentare un tentativo di capire meglio il futuro.
Nato a Nantes nel 1900 e morto nel 1974, Victor-Lucien Tapié è noto come un grande esperto dell’età del barocco, al quale dedicò il saggio Baroque et classicisme (1957) e dei paesi dell’area geopolitica danubiana. È stato presidente dell’Institute de France e membro delle Accademie delle Scienze austriaca e boema.
Madre che ci Accompagni
Autore/i: Ballestrero Anastasio
Editore: Editrice Elle Di Ci
a cura del Comitato Mariano e dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale delle Comunicazioni Sociali.
pp. 196, Torino
Il volume contiene una raccolta degli insegnamenti che il card. Anastasio Ballestrero ha dato durante l’Anno Mariano. Infatti molte giornate di ritiro del cardinale di Torino per tutte le categorie del Popolo di Dio, corsi di esercizi spirituali, conferenze e relazioni hanno avuto per tema Maria SS. come perfetta ascoltatrice della Parola di Dio, prototipo della vita cristiana, madre della Chiesa e dell’umanità. Qui viene riportata una parte del suo vasto insegnamento.
L’Autore partecipa al lettore la sua «marianità» tanto teologicamente completa, profonda, conciliare e lo provoca a farla propria per essere in sintonia con Colei che riconosciamo, nella fede, testimone, sorella, madre della comunità cristiana. Alla scuola del card. Ballestrero, il lettore impara in che cosa consista la «imitazione di Maria», perfetta imitatrice di Gesù Cristo.
La Diplomazia del Cinismo – La Vita e l’Opera di Talleyrand l’Inventore della Politica degli Equilibri dalla Rivoluzione Francese alla Restaurazione
Titolo originale: Talleyrand, ou le cynisme
Autore/i: Castelot André
Editore: Rizzoli
prima edizione, traduzione di Maria Novella Pierini.
pp. 512, nn. illustrazioni b/n e nn. tavole b/n f.t., Milano
“Mi serviva un aristocratico” aveva detto Napoleone “che fosse in grado di usare un’insolenza principesca.” E lo trovò in Talleyrand, abile diplomatico, intrigante ministro degli esteri, vescovo e principe, ex deputato rivoluzionario, tenero amante e cinico affarista. Ritratto di un uomo e di un’epoca, in quest’opera di Castelot rivive in una rievocazione avvincente, suggestiva e storicamente documentata, quell’ambiente dell’alta diplomazia che ebbe in mano i destini d’Europa. Talleyrand seguì l’epopea napoleonica, contribuendo a ingigantirla, con un occhio ai sovrani d’Europa e ai possibili mutamenti, pronto a tradire il suo signore ai primi accenni del tracollo. Talleyrand trovò in Metternich, il campione della Restaurazione, un avversario e un socio d’affari, e cominciò a pensare che un assetto europeo più stabile si potesse raggiungere senza Napoleone e i suoi sogni di dominio universale.
Il Congresso di Vienna delle Grandi potenze sarà il suo trionfo, e quello di Metternich. Le trame che tengono assieme l’Europa sono legate dalle loro abili mani. Molti sostengono che Talleyrand fece soltanto i propri interessi, come quando chiese allo zar un milione e mezzo di franchi per avergli risparmiato una guerra; molti altri ritengono, se non altro, che gli interessi della Francia “coincisero” con quelli di Talleyrand.
Il ministro degli esteri aveva mille volti. Caustico, elegante, intelligente, con un senso profondo della storia e un intuito infallibile circa il futuro: questo il giudizio degli uni; astuto, meschino, egoista, cinico, opportunista e perfino criminale, nel giudizio degli altri; a volte, per gli stessi, tutte queste cose insieme. La sua fama, il fatto di averne una detestabile, finisce per diventare elemento di attrazione, e indubbiamente lo è per le moltissime donne, giovani e non più giovani, nobili e borghesi, che si sono legate a lui in occasionali avventure, come compagne della vita, come amanti, come ammiratrici e che gli sono rimaste amiche fino alla fine dei suoi giorni. E forse per le stesse ragioni egli si attira amicizia e odio alterni di re, imperatori, ministri e intellettuali: a Varsavia, per preparare l’invasione della Russia, a Erfurt per tramare il rovesciamento di Napoleone, a Vienna per sistemare l’assetto dell’Europa, a Parigi per restaurare la monarchia, a Londra per legarla all’antico avversario. Talleyrand fu il condottiero di quella “grande armée” dei diplomatici, di cui Metternich fu l’ispiratore, che seguì gli eserciti per restaurare la vita civile con il fine di raggiungere un durevole equilibrio politico in Europa mediante la diplomazia del cinismo.
André Castelot scrittore e autore di una cinquantina di volumi prevalentemente a carattere storico-biografico, ha ottenuto due volte, con le sue biografie di Filippo Egalité (1951) e di Maria Antonietta (1953) il premio della Académie Française.
Le Fate dell’Ombra
Titolo originale: Phantastes
Autore/i: MacDonald George
Editore: Bompiani
prima edizione, traduzioni di Giorgio Spina, collana: Romanzi e Racconti n° 860.
pp. 224, Milano
Le fate popolano segretamente la Britannia, soprattutto le campagne inglesi e gallesi. Sono creature minuscole, non sempre benevole. Escono dalle zolle d’erba, dai cassetti di un vecchio canterano, dalla busta di una lettera che avevamo dimenticato. Se alle fate chiediamo il nome, sono reticenti e beffarde, poiché sanno che, se appena le ascoltiamo, rischiamo di entrare al di là della parete invisibile, nella foresta di tanto tempo fa, sulla strada dove incontreremo l’Ombra. Forse abbiamo dinanzi la regina Mab, o un’altra fata che volteggia tra Scozia e Cornovaglia, tra Galles e Yorkshire: la fata Fantasia. La incontrò George MacDonald in una mattina crepuscolare, la trovò in uno scrittoio, in una stanza in penombra. Non se ne liberò più. Era la metà del secolo XIX: la letteratura inglese trionfava, Dickens cresceva come scrittore in uno sfrenato attivismo di narrativa pura e iperbolica. Quincey percorreva le cavità freudiane dell’anima. Lewis Carroll non aveva ancora evocato da una casa vittoriana di rango alto borghese e nobilitata da studi severi il fantasma di Alice (sarebbe avvenuto nel 1865, sette anni dopo i tenebrosi argenti dell’avventura di Anodos, stupefatto eroe di questo libro). Arthur Machen e Montague Rhodes James, maestri di spavento, erano di là da venire. George MacDonald, previde forse il suo discendente più autentico, J.R.R. Tolkien? A leggere Le fate dell’ombra, la risposta è… ma la lasciamo ai lettori.
George MacDonald (1824-1905) è stato uno scrittore, poeta e ministro di culto cristiano scozzese è stato il precursore della narrativa fantastica del Novecento.
Inconscio e Destini – Psicologia della Pre-Adolescenza
Titolo originale: Inconscient et destins
Autore/i: Dolto Françoise
Editore: Sovera Edizioni
edizione realizzata con la collaborazione di Jean-François de Sauverzac, traduzione di Rossella Mazzolini.
pp. 176, Roma
Il trattamento psicoanalitico dei bambini presenta caratteristiche marcatamente differenti rispetto a quello degli adulti, a motivo soprattutto della sua incidenza sullo sviluppo e sulla formazione della personalità.
Françoise Dolto ha dedicato gran parte dei quarant’anni della sua carriera professionale allo studio dei bambini e in questo volume presenta una serie di casi clinici, scelti in ragione della loro significatività o esemplarità per il trattamento psicoanalitico.
L’attenzione della Dolto si concentra particolarmente sull’incontro tra analista e paziente e sul modo in cui l’analista può “prevedere”, nel corso dell’analisi, gli effetti del trattamento sui bambini analizzati.
Naturalmente in questa riflessione sull’opera dello psicoanalista giocano un ruolo di primo piano anche i diversi sintomi o disturbi, giacché la natura di questi autorizza lo psicoanalista a preconizzare con maggiore o minore affidabilità il “destino” del paziente in termini di “che cosa ne sarà?”
La descrizione dei casi offre all’autrice anche l’opportunità di addentrarsi nello studio di alcune fra le sindromi più frequenti, come la sindrome ossessiva, il narcisismo, la regressione, la dislessia e le psicosi, di cui analizza la genesi e le manifestazioni nonché le tecniche terapeutiche più appropriate.
Françoise Dolto (Parigi, 6 novembre 1908 – Parigi, 25 agosto 1988) è stata una pediatra e psicoanalista francese, specializzata nell’ambito dell’infanzia; è riconosciuta sia in questo ambito per la sua pratica specifica, ma anche per l’apporto teorico alla psicanalisi, soprattutto per quel che riguarda l’immagine inconscia del corpo. Ha operato per diffondere al grande pubblico le sue conoscenze nel 1960 tramite una trasmissione radio. Allieva di Jacques Lacan insieme al quale, nel 1964, ha fondato la Scuola Freudiana di Parigi. I suoi lavori scientifici le hanno dato una notorietà di livello mondiale. Nel 1979 ha dato il via alla Maison Verte, uno spazio di socializzazione per la crescita dei bambini e delle bambine.
Françoise Dolto è autrice di innumerevoli volumi, saggi e articoli sulla psicoanalisi infantile.
Dialogo preliminare
- Sintomi ossessivi. Una trattazione sul narcisismo
- Traumi
- Portare il trattamento fino in fondo
- Regressione
- Balbuzie. Dislessia
- Oggetto transazionale e feticcio
- La mancanza di un nome nell’Altro
- A proposito del non udibile
- Psicosi
Indice analitico
Psicologia Analitica – Struttura dell’Inconscio, Suoi Contenuti e Metodi d’Indagine
Titolo originale: Ueber Grundlagen der analytischen Psychologie
Autore/i: Jung Carl Gustav
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
dalle conferenze alla Clinica Tavistock 1935, nota editoriale e nota introduttiva all’edizione originale dell’autore, prefazione di E. A. Bennet, traduzione di Sergio Chiappori.
pp. XV-188, nn. figure b/n, Milano
Il contenuto di quest’opera è la riproduzione letterale di una serie di cinque conferenze, e delle discussioni seguite a ciascuna di esse, tenute da C. G. Jung alla Clinica Tavistock di Londra nel 1935, e reperibili fino a oggi soltanto sottoforma di copie ciclostilate.
In quest’occasione, Jung si limita a trattare le tesi e impostazioni fondamentali su cui si basano i contributi delle sue ricerche: struttura della coscienza, suoi rapporti con l’inconscio, inconscio personale e inconscio collettivo… La descrizione è collegata a un’esposizione «in vivo» dei principali metodi di indagine e di trattamento adottati: l’esperimento di associazione verbale, l’analisi dei sogni e l’immaginazione «attiva».
La relazione risulta molto vivace: semplice e nello stesso tempo ricca, come è caratteristico in Jung, di numerosi agganci mitologici e etnologici che conferiscono ulteriore fascino al suo discorso.
Come introduzione ai principi su cui si fonda l’opera di Jung, queste conferenze sono quanto vi è di meglio: se da un lato presentano carattere di sistematicità, dall’altro, grazie alla registrazione del linguaggio parlato, producono una durevole impressione della personalità junghiana.
Carl Gustav Jung (Kesswyl 1875 – Küsnacht, Zurigo 1961) studiò medicina a Basilea e nel 1900 iniziò la carriera psichiatrica a Zurigo. Viaggiò a lungo interessandosi di psicologia etnologica, di filosofie orientali e di religioni comparate. Di grande rilievo, anche se dal 1912 decisamente critici, sono i suoi rapporti con S. Freud. Dal 1933 al 1946 si dedicò all’insegnamento, prima al Politecnico di Zurigo, poi all’Università di Basilea. Fra le sue opere ricordiamo: «Ueber die Psychologie des Unbewussten» (1916), «Psychologische Typen» (1921), «Seelenprobleme der Gegenwart» (1930), «L’homme a la dècouverte de son ame» (1946).
Il Re degli Anabattisti – Storia di una Rivoluzione Moderna
Titolo originale: Bockelson. Geschichte eines Massenwahns
Autore/i: Reck-Malleczewen Friedrich Percyval
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione di Quirino Principe, prologo dell’autore, traduzione dal tedesco di Aldo Audisio.
pp. 264, Milano
Il re fa requisire allegramente tutto per la propria tavola, stipa i suoi depositi con provviste sufficienti per un anno intero, deruba i poveri e con i suoi cortigiani e con il suo harem siede davanti a prosciutti e salsicce, mentre nelle cadenti case addossate ai bastioni si registrano i primi morti per fame… Quanto più si allunga l’arco del sole nel cielo, e quanto più si alza nel suo viaggio stagionale, tanto più il nutrimento dei cittadini si fa turpe, ripugnante e animalesco. A maggio essi giungono al punto di ingoiare i dorsi di cuoio delle legature dei libri che la furia battista non è riuscita a bruciare e, pur di mettere qualcosa negli intestini, violentano l’esofago con il cuoio degli stivali e preparano brodaglie con pezzi di corregge; le condiscono con il grasso delle candele fuse. Anzi, poco prima della fine di Sion, faranno cose inaudite: essiccheranno lo sterco di vacca e arrostiranno sui loro focolari lo sterco umano raccolto nelle latrine sulle rive dell’Aa… Ma la raccolta dei rifiuti lungo l’Aa non segna ancora il fondo della loro degradazione: fuori tra gli assedianti, e anche nella città, corre di bocca in bocca una voce orribile che si rifiuta di tacere e compare sui giornali e sui fogli che informano l’impero sul folle regno di Dio.
La voce, cioè, che i cittadini di Münster mangino carne umana; la voce che essi sulla piazza della cattedrale dissotterrino i corpi dei giustiziati spolpandone con i denti le ossa rotte. Ma la voce più orribile è quella secondo cui i genitori uccidono e mettono in salamoia i loro bambini; un sopralluogo avrebbe fornito la prova di pentole piene dell’orrendo contenuto…
Il Vestito Parla – Considerazioni Psicosociologiche sull’Abbigliamento
Autore/i: Squicciarino Nicola
Editore: Armando Editore
prefazione dell’autore, introduzione di Gianfranco Morra.
pp. 184, numerose illustrazioni in bianco e nero, Roma
L’intento del volume è quello di evidenziare, dal punto di vista individuale e sociale, il valore simbolico dell’abbigliamento che, in una interazione armonica con le altre modalità di comunicazione non verbale, forma un linguaggio visivo ben articolato dalle molteplici implicazioni psicosociologiehe e culturali.
La trattazione dell’argomento ha infatti un carattere interdisciplinare che, pur privilegiando gli aspetti psicologici e sociologici, non trascura riferimenti alla semiotica, alla etnologia, alla storia, alla filosofia, all’arte.
Il volume si suddivide in tre parti. La prima, dopo aver illustrato le ragioni che ”legittimano il fenomeno dell’abbigliamento quale oggetto di studio da parte della psicologia e della semiotica, colloca la cura del proprio aspetto nell’ambito più vasto della comunicazione non verbale propria del linguaggio del corpo. La seconda parte inizia con il considerare il complesso problema dell’origine dell’abbigliamento per poi analizzare le varie forme e funzioni della decorazione evidenziandone in particolar modo le implicazioni psicologiche e culturali. La terza parte contiene una esposizione critica delle varie teorie sulla moda, pone in risalto lo stretto rapporto tra moda e “Zeitgeist” (spirito del tempo), e, in riferimento alla attuale società, ne evidenzia il legame con il fenomeno del consumismo e con quello dello “spettacolo” quotidiano.
Con questo studio l’autore ha inteso fornire al lettore uno strumento critico che consenta di guardare oltre la “vernice” della cura ed esibizione della propria immagine per afferrare la valenza antropologicamente rilevante di un fenomeno che accompagna il nostro vivere quotidiano, riscattando in tal modo l’abbigliamento dalla limitativa funzione di oggetto di consumo.
Nicola Squicciarino, ricercatore all’Università di Firenze, si è perfezionato presso le Università di Basilea e Tubinga. Per vari anni ha insegnato Psicologia e Sociologia negli Istituti professionali. Ha pubblicato saggi di interesse prevalentemente filosofico.
I Nuer – Un’Anarchia Ordinata
Titolo originale: The Nuer: a Description of the Modes of Livelihood and Political Istitutional of a Nilotic People
Autore/i: Evans-Pritchard Edward Evan
Editore: Franco Angeli Editore
introduzione all’edizione italiana e traduzione di Bernardo Bernardi, prefazione all’edizione originale dell’autore.
pp. 350, nn. figure e fotografie b/n, Milano
Individualisti fanatici, insofferenti di ogni autorità, restii a qualunque forma di governo, i Nuer, popolazione pastorale dell’alto Nilo, rappresentano un caso singolare di anarchia. Eppure, nonostante le apparenze, essi hanno dimostrato di possedere una coesione sociale dinamica, una capacità di resistenza nobile e i coloniali dell’ex Sudan Anglo-Egiziano dovette ricorrere alle famigerate «spedizioni punitive», più recentemente il governo centrale del Sudan indipendente condusse, per alcuni lunghi anni, una sanguinosa repressione contro la guerriglia autonomista delle popolazioni nilotiche del sud alle quali appartengono i Nuer. Evans-Pritchard condusse la sua ricerca agli inizi degli anni Trenta tra difficoltà enormi e riuscì a trovare la chiave dell’enigma politico di questa «società acefala» (priva di capi) che definì, paradossalmente, «anarchia ordinata». La singolare struttura sociale dei Nuer scaturisce dalla dinamica contraddittoria e relativa delle forme e istituzioni del territorio, della parentela (clan e lignaggio) e delle classi d’età. La stessa faida, individuale e di gruppo, viene assorbita nella dinamica istituzionalizzata e, più che occasionale vendetta, diventa deterrente contro la catena di odi e rappresaglie che renderebbe impossibile la stessa convivenza. Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1940 e costantemente ristampato e tradotto in varie lingue, fu salutato sin dal suo apparire come «un capolavoro di interpretazione scientifica» ed è diventato uno dei testi classici della antropologia sociale e culturale. Oltre che all’antropologia ha recato un contributo fondamentale alla sociologia e alla politologia, per cui costituisce una lettura essenziale non solo per gli specialisti ma per tutti gli uomini di cultura.
E. E. Evans-Pritchard, professore di antropologia sociale nell’Università di Oxford dal 1946 al 1970, è morto nel settembre 1973. Da pochi anni, era stato fatto Sir, distinzione finora mai toccata ad altri antropologi inglesi. Tra le sue opere principali, oltre al presente libro, vi sono: «Witchraft, Oracles and Magic among the Azande» (1937), di cui è in corso di stampa la traduzione italiana; «The Sanusi of Cyrenaica» (1949) «Kinship and Marriage among the Nuer» (1951); «Nuer Religion» (1956) «Teories of Primitive Religion» (1965) tradotto in italiano; «The Zande Trickster» (1967): «The Azande: Historical and Political Institutions» (1971).
Letteratura e Società nel Secondo Reich
Autore/i: Bevilacqua Giuseppe
Editore: Longanesi & C.
prefazione dell’autore.
pp. 204, Milano
Nel giudizio corrente l’apporto della Germania alla letteratura moderna s’inizia con la rutilante vicenda dell’Espressionismo. Oltre questa soglia rimane isolato e quasi inspiegabile il grande precursore: Friedrich Nietzsche. Ma invero il Novecento letterario tedesco si svolge organicamente da una realtà che ha la sua matrice nella storia politica e culturale delle eta bismarckiana e guglielmina, considerate qui come un tutto inscindibile, per il quale si propone l’insolita ma legittima ed efficace denominazione di secondo Reich. È questa la tesi di fondo che Giuseppe Bevilacqua si è proposto di verificare col presente saggio. Esso è frutto di una lunga e capillare ricerca condotta in Germania su un vasto materiale originale, poi selezionato ai fini di un’esposizione agile, volta più alla sintesi e all’apertura critica di scorcio, che non all’informazione erudita. Così, mentre nel libro si viene delineando un’immagine globale del periodo preso in considerazione, alcuni fenomeni letterari marginali, che finora nelle storie letterarie erano pura materia d’ingombro, ricevono, dalla loro collocazione nel quadro storico, una definizione perspicua e un’utile funzione di raccordo, dando coerenza all’insieme e quindi creando i presupposti per una migliore comprensione dei fenomeni maggiori. Del naturalismo conseguente e della poesia cosmico-lirica, della Heimatdichtung e dello Jugendstil si tenta per la prima volta, in questo libro, una spiegazione storiografica plausibile; sicché da ultimo, su questo sfondo, si prospetta quasi da sè anche un’interpretazione genetica dell’Espressionismo tedesco finalmente ancorata a fattori reali e verificabili.
Le Frontiere Psicologiche della Società
Autore/i: Kardiner Abram
Editore: Società Editrice Il Mulino
introduzione di Ralph Linton, prefazione alla prima e seconda edizione dell’autore, traduzione di Gualtiero Harrison, con la collaborazione di Ralph Linton, Cora Du Bois, James West.
pp. 680, Bologna
Questo volume ormai classico è la testimonianza di un tentativo di collaborazione interdisciplinare tra psicanalisti e antropologi che ha avuto grande rilievo nella storia delle scienze sociali. Lo scopo è di descrivere una tecnica per studiare empiricamente le relazioni reciproche tra cultura e personalità, in connessione con il concetto di «personalità di base», già avanzato da Kardiner nel suo precedente volume «The Individual and His Society». L’esigenza di affiancare con profitto all’analisi culturale analisi psicodinamiche e realizzare così l’auspicata sintesi psico-culturale doveva essere verificata, sul piano delle possibilità, con una ricerca sul campo. Il volume illustra appunto l’applicazione di queste tecniche di ricerca in tre culture specifiche: la cultura comanche (discussa da R. Linton), la cultura alorese (discussa da C. Du Bois), la comunità rurale di Plainville nel Middle West degli Stati Uniti (discussa da J. West). Il materiale raccolto sembra avvalorare l’ipotesi che in culture relativamente stabili, come quelle proprie delle civiltà «primitive», esiste una stretta relazione tra il tipo di personalità di base e la cultura considerata nella sua totalità. Rimane però aperto il problema se la tecnica adottata comprenda una porzione sufficiente dell’intero processo sociale, se cioè l’ipotesi teorica regga anche in diversi contesti spaziali e temporali e in situazioni di mutamento sociale. Il lavoro di Kardiner e dei suoi collaboratori resta comunque una tappa fondamentale nel cammino delle scienze sociali e offre tutt’oggi delle indicazioni preziose sia agli studiosi di scienze sociali, ai quali ha indicato l’importanza dei bisogni e delle capacità dell’individuo, sia agli psichiatri ai quali ha rivelato l’influenza delle condizioni sociali nella formazione della personalità umana.
Abram Kardiner è nato a New York nel 1891. Ha studiato al City College di New York conseguendo il B.A. nel 1912 e il M.D. a Cornell nel 1917. Psicanalista di professione, a partire dal 1936 organizzò alla Columbia University una serie di seminari al quali parteciparono i nomi più prestigiosi dell’antropologia americana (Sapir, Benedict, Linton, Du Bois). Nel 1939 pubblicò una prima sintesi di risultati di questo lavoro: «The Individual and His Society», che ebbe vasta eco tra gli studiosi di scienze sociali. Anche il volume che qui presentiamo è il frutto di tale lavoro di seminario. Oltre ai volumi citati è autore di «Traumatic Neurosis of War» (1941), «The Mark of Oppression» (1951) e di «They Studied the Man» (1961).
I Modi
Riemerge da Quattro Secoli di Censura il Libro Maledetto del Rinascimento cui Posero Mano Marcantonio Raimondi, Giulio Romano e Pietro Aretino
Autore/i: Raimondi Marcantonio; Romano Giulio; Aretino Pietro
Editore: Longanesi & C.
a cura di Lynne Lawner, introduzione degli autori, traduzione dal testo americano di Nicola Crocetti, titolo originale: The Sixteen Pleasures.
pp. 128, 48 illustrazioni b/n, Milano
«Da poi ch’io ottenni da papa Clemente la libertà di Marcantonio Bolognese, il quale era in prigione per avere intagliato in rame i Sedici modi, mi venne volontà di veder le figure […] e vistele fui tocco da lo spirto che mosse Giulio Romano a disegnarle. E perché i poeti e gli scultori antichi e moderni sogliono scrivere e scolpire alcuna volta per trastullo de l’ingegno cose lascive […] ci sciorinai sopra i sonetti che ci si veggono a i piedi. La cui lussuriosa memoria vi intitolo con pace de gli ipocriti, disparandomi del giudicio ladro e de la consuetudine porca che proibisce a gli occhi quel che più gli diletta. Che male è il veder montare un uomo addossò a una donna? Adunque le bestie debbono essere più libere di noi?» Così la penna sferzante e provocatoria di Pietro Aretino rammenta uno dei più clamorosi «casi editoriali» del nostro Rinascimento che mise a soqquadro la Curia pontificia durante il papato di Clemente VII. Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello, e Marcantonio Raimondi, il migliore incisore dell’epoca, avevano unito i rispettivi talenti nel produrre una serie di stampe raffiguranti con teatrale esibizionismo varie posizioni amorose. Le stampe riscossero un grande successo, soprattutto nei ranghi più elevati della società romana e fra gli alti prelati, ma destarono la collera di papa Clemente che ne ordinò la distruzione e ne vietò la riproduzione sotto pena di morte. Marcantonio Raimondi finì in carcere e Giulio Romano riparò a Mantova. Sfidando il divieto papale, delle stampe venne tirata una seconda edizione arricchita stavolta dai Sonetti lussuriosi dell’Aretino, posti a guisa di commento ai disegni. Ma la censura ebbe ragione di questo libro, che scomparve letteralmente da tutte le biblioteche del mondo, mentre i sonetti sopravvivevano per proprio conto in altre edizioni; finché una copia pirata, stampata probabilmente a Venezia nel 1527, è recentemente ritornata alla luce e, con il permesso dell’attuale possessore, Lynne Lawner si è assunta l’incarico di curarne la stampa. Nasce così questa edizione che riproduce finalmente, dopo più di quattrocento anni, quelle immagini cinquecentesche: esse, nel loro erotico fulgore, sono un segno di quel vigoroso e pagano naturalismo che alimentò lo spirito della Rinascenza.
Lynne Lawner, poetessa, scrittrice, studiosa americana, vive a Roma da molti anni. È membro di molte associazioni d’alta cultura. Ha collaborato al Terzo Programma della RAI e lavora attualmente presso la Columbia University. Ha svolto particolari studi sulla figura della cortigiana nella cultura italiana del Rinascimento e su questo argomento ha tenuto conferenze alla Yale University. Ha tradotto in americano vari testi italiani, tra i quali le Lettere dal carcere di Antonio Gramsci.
Introduzione
- Tavola cronologica
- Note all’introduzione
- Le xilografie e i sonetti
- Note ai sonetti
- I disegni di de Waldeck
Ringraziamenti
Costumi Sessuali dell’Antica Grecia
Titolo originale: Sittengeschichte Griechenlands
Autore/i: Licht Hans
Editore: Edizioni Mediterranee
prima edizione, prefazione di Herbert Lewandowski, versione italiana di Ermengarda Marchello.
pp. 416, nn. illustrazioni e tavole b/n, Roma
È una nuova collana, che le Edizioni Mediterranee offrono al pubblico. Intende avvicinare all’occhio attento dei lettori avvenimenti del passato o del presente, studi, memorie, episodi, sintesi, che riscuotano interesse universale e servano come documento per la migliore identificazione di un’epoca sotto i più diversi punti focali.
Il trattato del Prof. Licht «Sittengeschichte Griechenlands», da tempo esaurito, è ancora oggi la prima ed unica opera su questo campo. Sulla base dell’attraente materiale delle fonti, il prof. Licht, dopo un venticinquennio di studi, ha abbozzato un grandioso quadro delle usanze e della moralità greca. L’autore vuole dimostrare come l’amore, in tutte le sue forme, sia la chiave per la comprensione della civiltà greca e, con la rappresentazione di una così limpida, originaria e ingenua erotica dei Greci, acquistiamo un nuovo concetto della vita e dei costumi di quel popolo, concetto che risulta sostanzialmente differente da quello che era raggiungibile prima, sulla base delle precedenti mutilate pubblicazioni di letteratura greca.
Qualche lettore rimarrà sorpreso nel conoscere la reale vita di quel popolo che ci donò tanta scienza e arte, ma tutti dovranno ammirare la grande capacità creativa di quel ramo dell’umanità che, pur nelle sue peculiarità e debolezze e persino nelle sue dissolutezze, non smentì mai la sua alta civiltà.
L’eccellente materiale illustrativo che desterà qualche stupore anche nei conoscitori, è molto vario: esso è infatti costituito da immagini di ogni genere che indicano l’ideale greco di bellezza, divinità scene di bagni, rappresentazioni di feste, giuochi ginnici, scene d’amore e tutti i capolavori dell’arte erotica.
L’opera ha mantenuto, nella nuova edizione, tutti i suoi pregi esteriori e di contenuto. Essa è indispensabile per ogni biblioteca, per archeologi, filologi, filosofi, storici d’arte, pedagoghi, giuristi, medici, insomma per tutte le persone di cultura e principalmente per gli indagatori.
Un giudizio di Thomas Mann:
Quest’opera rappresenta senza dubbio qualche cosa di nuovo nel suo campo in quanto, per la prima volta, vengono qui valorizzate filologicamente le conquiste della moderna scienza sessuale. Le parti che descrivono l’erotica greca costituiscono quanto di più notevole, umano e divertente mi sia mai capitato di leggere nei libri che trattano l’antichità. La ricchezza e la qualità delle illustrazioni accrescono poi il valore dell’opera.