Libri dalla categoria Nuovo Testamento
Contro il Circo Volante
Titolo originale: Fighting the Flying Circus
Autore/i: Rickenbacker Eddie V.
Editore: Longanesi & C.
introduzione di Arch Whitehouse, traduzione di Luciano Savoia, collana: Il Cammeo n° 225.
pp. 452, diciasette illustrazioni in b/n f.t., 6 cartine in b/n, Milano
Chi ha volato, anche poco, sa dei DC8 (possiamo definirli come i nonni dei vari DC che li hanno seguiti) e certo non occorre essere specializzati in automobili per sapere che esistono i cosiddetti Phaeteon, vetture sport degli anni passati, usate anche da Bonnie e Clyde. Pochi invece sanno che tra i responsabili di queste macchine prodigiose figura un certo Eddie Rickenbacker, ritenuto ancora oggi l’eroe americano tipico, senza le contraddizioni caratteristiche di Lindbergh, cioè tutto positivo. Rickenbacker cominciò la sua carriera quasi da ragazzino come pilota da corsa, specializzandosi sul pericolosissimo circuito di Indianapolis che per più di vent’anni assistette alle sue imprese spesso pazzesche. Nel 1942, durante una missione nel Pacifico, fu dato per morto, come accadde a Hemingway molto più tardi. L’America fu scossa da un fremito uguagliato soltanto da quello dell’assassinio dei Kennedy, ma dopo ventiquattro giorni passati da Rickenbacker con il suo equipaggio su un canotto di gomma, egli venne ritrovato vivo e scattante, come già gli era successo dopo ognuno degli innumerevoli incidenti aerei e automobilistici subiti. La vita di Rickenbacker è costellata oltre che di pericoli, di amicizie e aneddoti riguardanti le più grandi personalità del suo tempo: Herbert Hoover, Roosevelt, Eisenhower, MacArthur. Questo suo libro, tuttavia, riguarda soltanto una parentesi della sua rischiosa carriera, e cioè il periodo in cui, attirato dall’aviazione, durante la prima guerra mondiale riuscì a farsi spedire in Francia con il generale Pershing, e presto divenne il comandante di uno squadrone di piloti di caccia. Forse quello che abbattè il maggior numero di aerei nemici: sessantanove. Tra questi, ventisei da accreditare a Rickenbacker stesso. Durante lo stesso periodo egli fu il più grande avversario del celeberrimo barone Manfred von Richtofen e dei seguaci di costui, gli spericolati piloti del cosiddetto Circo Volante. Si tratta di un libro, denso di avventure com’è, che primeggia tra tutti quelli scritti non soltanto sulla prima guerra mondiale, ma sui duelli aerei.
Edward “Eddie” Rickenbacker (Columbus, 8 ottobre 1890 – Zurigo, 27 luglio 1973) è stato un aviatore e imprenditore statunitense, medaglia d’onore per la prima guerra mondiale.
Figlio di immigrati svizzeri, conquistò 26 vittorie e venne insignito della Medal of Honor e della Legion d’Onore (Francia). Corridore automobilistico, amministrò il circuito di Indianapolis tra le due guerre e divenne presidente della Eastern Airlines. Fondò nel 1922 l’omonima Casa automobilistica, la Rickenbacker Motor Company, attiva fino al 1927.
Nell’ottobre del 1942 era a bordo di un B-17 che ammarò nell’Oceano Pacifico durante una missione segreta in Nuova Guinea. Assieme con i suoi sei compagni, sopravvisse per 21 giorni a bordo dei canotti di salvataggio. Morì a Zurigo, nel 1973, all’età di 83 anni.
Prefazione
- Presentiamo Archie
- L’aeroporto
- Le nostre prime sortite
- Abbatto il mio primo apparecchio nemico
- Lo spogliarello di Jimmy Meissner
- L’ultimo volo di Jimmy Hall
- Nuove responsabilità
- Una vittoria: ma me la cavo per miracolo
- Un amico cade in fiamme
- Muore Lufbery
- Gli aviatori si divertono
- Ancora Jimmy Meissner
- Il primo asso d’America
- Il Rumpler numero 16
- L’ultimo volo di Campbell
- Anch’io un asso
- Un banco di nebbia imbarazzante
- Attacco ai “drachen”
- Il saliente di Château-Thierry
- La morte di Quentin Roosevelt
- Grosso punteggio per il circo volante
- Arrivano i nostri Spad
- Ritorniamo vicino a Verdun
- L’offensiva di Saint- Mihiel
- Asso degli assi americani
- Capitano del gruppo Hat-in-the-Ring
- Un D Day memorabile
- Frank Luke attacca il suo ultimo pallone
- Missione notturna
- Una giornata di lavoro: sei vittorie
- Assistendo alla guerra
- Nella mischia
- Uno spettacolo cinematografico aereo
- Un alleato troppo zelante
- Si avvicina la fine
- L’ultima vittoria della grande guerra
Vittorie ufficiali del 94° Gruppo Aereo
Indice Analitico
Indice delle cartine
Indice delle tavole
La Bellezza e la Bestia – Il Fascino Perverso della Chirurgia Estetica
Titolo originale: Michael Taussig, Beauty and the Beast
Autore/i: Taussig Michael
Editore: Meltemi Editore
prefazione di Franco La Cecla, traduzione e cura di Emanuele Fabiano.
pp. 244, foto b/n, Milano
“È perfettamente legittimo chiedersi quanto, in queste storie, ci sia di vero e quanto sia fantasia, a patto che se ne accetti l’intollerabile fusione, ragione in più per essere coscienti di ciò che tutti sapevamo e che però non sapevamo di sapere – che per i duri e per lo Stato l’estetica è tanto cruciale quanto lo è per l’aumento del seno, lo stiramento del volto o la magrezza flessuosa ottenuta con la liposuzione.”
Michael Taussig è un antropologo noto per i suoi studi etnografici non convenzionali e provocatori. Nato in Australia, ha studiato medicina all’Università di Sydney. Dottore di ricerca in Antropologia presso la London School of Economics, attualmente insegna Antropologia alla Columbia University di New York e alla European Graduate School (Egs) in Svizzera. Oltre a numerose indagini nel campo dell’antropologia medica, i suoi interessi si sono rivolti a Karl Marx e Walter Benjamin, in relazione all’idea di feticismo delle merci. Tra le sue opere ricordiamo: The Devil and Commodity. Fetishism in South America (1980); Shamanism, Colonialism, and the Wild Man (1987); Cocaina. Per un’antropologia delle polvere bianca (2007); The Corn Wolf (2015).
Dipendenza Economica e Sviluppo Capitalistico in Israele – Analisi e Struttura dello Stato Sionista
Autore/i: Facchini Enrico; Pancera Carlo
Editore: Franco Angeli Editore
presentazione e introduzione degli autori.
pp. 320, nn. tabelle b/n, Milano
La pur considerevole pubblicistica su Israele, sia essa improntata da una aprioristica difesa del sionismo o da una più oggettiva considerazione dei fenomeni sociali, ha per lo più investito il livello storico e politico, dedicato scarsa attenzione alla struttura economica. Il presente volume ha appunto il merito di colmare questa lacuna conducendo un’analisi complessiva dell’economia israeliana all’interno di un schema interpretativo che n e coglie le interrelazioni con il livello sovrastrutturale e politico. Ne risulta dimostrata l’impossibilità di dare di Israele una definizione univoca. La convivenza di situazioni neocoloniali accanto a fenomeni tipici di un capitalismo sviluppato, la particolarità di un paese che si fonda imprescindibilmente su aiuti esterni ma che dispone di spazi di autonomia relativamente molto ampi, configurano infatti il caso peculiare di un sistema che, se si sviluppa entro gli ambiti definiti da una dipendenza economica complessiva, non può essere considerato come un’economia dipendente in senso classico.
Israele è l’unico esempio di paese in cui il capitale estero, erogato prevalentemente sotto forma di donazioni e sussidi ad organi «pubblici» da parte di privati assai più che di governi, ha assolto una funzione fondamentale di sviluppo, anzichè essere un fattore di sfruttamento economico e di sottosviluppo. Inoltre il controllo esercitato dagli apparati burocratici ed amministrativi dell’afflusso e dell’allocazione degli aiuti esteri ha conferito sin dall’inizio ad organismi non privati il ruolo trainante dello sviluppo economico, pur in un quadro finalizzato al profitto secondo criteri privatistici – con la conseguenza, atipica dal punto di vista capitalistico, che per tutta una fase l’agricoltura è stato un settore più moderno e razionalizzato che non quello industriale. Ciò ha comunque storicamente favorito la valorizzazione in senso capitalistico di quote sempre maggiori di capitale sociale globale e ha stimolato l’evoluzione di strutture private verso livelli industrialmente più avanzati.
Questo processo ha portato il regime sionista ad avvalersi della sua relativa autonomia per promuovere una propria strategia espansionistica. Infatti, la necessità di ridurre le ingenti importazioni di capitali e di beni sollecita Israele ad allargare la propria base industriale ed alla conseguente ricerca di nuovi mercati che assorbano l’accresciuta produzione ed in parte attenuino i costi di importazione di fattori produttivi. Ciò spiega la sua politica nei confronti dei territori arabi occupati e più in generale il suo ruolo specifico in Medio Oriente di paese «di frontiera» nel quadro dei rapporti di forze internazionali che regolano la tormentata vicenda di questo scacchiere.
E. Facchini si occupa di economia e politica agraria; ha curato la traduzione in Italia di vari importanti testi economici anglosassoni.
C. Pancera è uno studioso di problemi storici; ha curato tra l’altro la prima raccolta in volume di scritti arabo-palestinesi pubblicata in Italia, La lotta del popolo palestinese (1969).
Disintegrati – Storia Corale di una Generazione di Immigrati
Titolo originale: Désintégration
Autore/i: Djouder Ahmed
Editore: Il Saggiatore
traduzione di Ximena Rodriguez.
pp. 128, Milano
I nostri genitori non giocheranno mai a tennis, a badminton, a golf.
Non andranno mai a sciare.
Non mangeranno mai in ristoranti raffinati. I nostri genitori non andranno mai a un concerto di musica classica. In tutta la loro vita, non avranno mai un appartamento o una bella casa da qualche parte in Francia.
I nostri genitori non assaggeranno mai champagne, caviale e tartufi. Loro fanno la spesa al discount e al Lidl, e comprano tonno al naturale, patate, cibo messicano in scatola, fagioli, fagioli nani, semola, riso, pasta, bevande gassate, Coca-Cola e Orangina taroccate.
I nostri genitori ci intristiscono. Non hanno alcun orgoglio.
Ahmed Djouder è nato in Lorena 1973 e vive a Parigi.
Vita di San Giovanni della Croce – Dottore Mistico della Chiesa
Titolo originale: Vida de San Juan de la Cruz. Obra póstuma de Crisógono de Jesús Sacramentado, carmelita descalzo
Autore/i: P. Crisogono di Gesù
Editore: Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi
seconda edizione, presentazione e traduzione dallo spagnolo di P. Ferdinando di S. Maria, nota all’undicesima edizione dell’autore.
pp. XXIV-456, Roma
L’autore, Carmelitano Scalzo della provincia spagnola di Castiglia, che una morte improvvisa e prematura colpi appena terminata l’opera sua, ci presenta la figura di Giovanni della Croce in modo ben diverso da quasi tutti gli agiografi che lo hanno preceduto.
Costoro, delineando il profilo spirituale del Santo, avevano posto in rilievo in maniera tale l’assoluto distacco dalle creature e dall’io, (condizione essenziale per l’unione divina posta da San Giovanni della Croce come base della sua dottrina), che la figura del Mistico Dottore risultava priva di umanità e di vita affettiva, incutendo una certa titubanza nelle anime che volevano intraprendere la mistica ascesa del monte della perfezione. Il padre Grisogono invece, pur non togliendo nulla alla severità della dottrina spirituale del Santo, sa farcelo amare e comprendere come uomo di umanità calda e di facile comprensione che dalla bellezza del creato sa elevarsi a contemplate la bellezza e perfezione di Dio, dal cuore ricco di affetti puri ed elevati, dall’animo sensibile, alle dolcezze dell’amore fraterno e dell’amicizia.
Così ci appare il Mistico Dottore dalla lettura di quest’opera nata dall’amore di un figlio che ha potuto visitare tutti i conventi e monasteri in cui il Santo lasciò un’orma, e consultare e confrontare documenti e manoscritti inediti. Lo stile è nervoso, originale; la descrizione minuta e costante del paesaggio apre parentesi piene di poesia e di stupore quasi incantato, che presto cedono all’incalzare della descrizione degli avvenimenti.
Presentando l’opera in edizione italiana, non dubitiamo di affermare che questa Vita di San Giovanni della Croce si possa annoverare fra quei libri che si fanno amare per la serietà indiscussa del contenuto e per l’elegante originalità della forma.
In questa originale raffigurazione la Croce non è un peso che gravi sulle spalle del Santo, secondo una tradizionale iconografia sangiovannista: è invece un fuoco che lo avvolge, lo penetra, lo purifica e lo trasforma. È la «Fiamma viva d’amore» cantata in modo sublime dal Santo stesso.
In copertina: S. Giovanni Della Croce – Quadro dipinto ed offerto dalle Carmelitane Scalze di Lafayette (U.S.A.) al Papa Giovanni Paolo II il 13 novembre 1983 in occasione della Beatificazione di Maria di Ge su Crocifisso (Baouardy) carmelitana scalza di Betlemme.
Storia dell’India – Società e Sistema dall’Indipendenza ad Oggi
Autore/i: Flavoni d’Orazi Francesco
Editore: Marsilio Editori
presentazione di Sergio Romano, in copertina Gandhi, Nehru, Indira Gandhi e i simboli dei principali partiti indiani da manifesti elettorali elaborati da Tapas Guha.
pp. XI-388, 1 cartina b/n, Venezia
«A dispetto delle sue grandi crisi e dei sui enormi problemi l’India è una democrazia,la più grande del mondo, in cui i partiti accettano il responso degli elettori, i governi obbediscono alle regole dei regimi parlamentari, i leader ricercano faticosamente il punto di mediazione fra posizioni e interessi apparentemente inconciliabili.
Nella storia politica della decolonizzazione, una storia di rivoluzioni e colpi di Stato, l’India è una felice eccezione.
Continuerà ad essere tale nel corso dei prossimi anni? Saprà affrontare democraticamente il problema del terrorismo etnico-religioso, sconfiggere la povertà, proseguire la sua battaglia contro l’analfabetismo? Saprà soprattutto offrire all’Asia una prospettiva politica diversa da quella cinese?
Il libro di Francesco d’Orazi Flavoni non può rispondere a queste domande, ma è il solo oggi in Italia da cui il lettore possa ricavare gli strumenti con cui leggere e interpretare la realtà indiana. L’autore ha vissuto per molti anni in India e in Pakistan, ha assistito come diplomatico ad alcune fra le maggiori crisi degli ultimi anni, conosce la storia della regione, ne ha studiato i problemi politici ed economici.
Per questa sensibilità e per la ricchezza delle sue conoscenze appartiene di diritto a quel piccolo gruppo di diplomatici che s’innamorò dell’Asia e cercò di spiegarla ai propri compatrioti: Joseph-Arthur de Gobineau, Paul Claudel, Daniele Varé, Francesco Maria Taliani, Edwin O. Reischauer. Sono loro i padrini di questo libro».
Sergio Romano
Francesco D’Orazi FLavoni è un diplomatico di carriera, che ha trascorso quasi dieci anni in servizio nel subcontinente indiano: prima come Console generale a Bombay, poi presso le ambasciate di Islamabad e New Delhi. Ha pubblicato, sia in India sia in Italia, vari saggi e articoli sull’evoluzione politica e sociale dell’India e dei paesi limitrofi.
Fantasmi, Gioco e Società
Titolo originale: New Dirextions in Psycho-Analysis
Autore/i: Klein Melanie; Money-Kyrle R.E.; Bion Wilfred R.; Jaques Elliot
Editore: Il Saggiatore
unica edizione, cura e introduzione di Franco Fornari, traduzione di Ulrico Pannuti.
pp. 248, Milano
L’opera di Melanie Klein costituisce il più importante contributo della psicoanalisi post-freudiana, sia per la innovazione portata dai suoi contributi tecnici che per la novità dei suoi orientamenti teorici. Sul piano tecnico la Klein ha mostrato che, anche con il bambino molto piccolo, lo strumento psisicoanalitico mette in grado il ricercatore di leggere il linguaggio non verbale e in particolare consente di trattare il gioco infantile con ne un linguaggio e di scoprire in questo linguaggio, inteso come significante, i significati inconsci. I contributi teorici hanno applicato un fondamentale cambiamento nei modi in cui può essere inteso il significato del super-io, del transfert e del complesso edipico. In particolare la teoria delle posizioni schizoparanoidi e della posizione depressiva nel bambino hanno portato nella psicoanalisi un modello interpretativo della vita psichica umana, che è definibile come modello centrato sulla relazione oggettuale, cioè sul rapporto del soggetto con gli oggetti sia interni che esterni dai quali dipende il suo approvvigionamento di amore. Tale modello relazionale è diverso da quello freudiano, strutturale, che considera il soggetto come essenzialmente costituito da rapporti tra istanze intrapsichiche (io, es e super-io) implicanti la soddisfazione della libido, collegata al principio del piacere come fondamentale esigenza di scarico.
Il saggio introduttivo di Franco Fornari è un importante contributo alla comprensione, sul piano tecnico e teorico, del «Sistema Kleiniano» e alla sua collocazione nell’ambito degli sviluppi della psicanalisi dopo Freud.
Introduzione di Franco Fornari
Nota bibliografica
- Melanie Klein, La tecnica psicoanalitica del gioco: sua storia e suo significato
- Melanie Klein, Sull’identificazione
- R. E. Money-Kyrle, Psicoanalisi ed etica
- W. R. Bion, Dinamica di gruppo: una revisione
- Elliott Jaques, Sistemi sociali come difesa contro
- L’ansia persecutoria e depressiva, Contributo allo studio psicoanalitico dei processi sociali
Bibliografia generale
La Profezia della Curandera
Titolo originale: Kantu. El Poder de la Mujer
Autore/i: Huarache Mamani Hernán
Editore: Edizioni Piemme
nota dell’autore, traduzione di Barbara Cavallero.
pp. 384, Casale Monferrato (AL)
«Secondo un’antica profezia andina, giungerà il giorno in cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione e dare infine origine a un mondo di pace e armonia.
Quel giorno si sta avvicinando e la storia di kantu, una storia vera, ne è il segno.»
Kantu è giovane, bella, piena di interessi e di entusiasmo. Vive a Cuzco, splendida città del Perù, un tempo capitale del regno Inca. Le sue giornate trascorrono tra lo studio, gli amici, le feste. Non conosce nulla delle antiche tradizioni andine, della scienza della Pachamama, degli insegnamenti dei
curanderos. Non la interessano.
Un giorno, però, un evento inatteso sconvolge il suo universo, costringendola a confrontarsi con una realtà a lei incomprensibile.
Superato il rifiuto e la paura che nuovi orizzonti talvolta suscitano, Kantu accetta di incontrare un curandero, inizia a confrontarsi con una conoscenza antica e profonda e intraprende un cammino che la porterà a riscoprire l’energia che è in lei.
La sua storia, una storia vera, fatta di amori e delusioni, di fatiche quotidiane e di grandi sogni, ci apre il cuore. Ci dimostra che è possibile trovare in noi stessi la forza, il coraggio, la volontà per cambiare il nostro destino, facendo di ogni dolore, di ogni solitudine, di ogni tristezza, un mondo di gioia, di amicizia e di pienezza. Ci insegna che occorre spezzare le gabbie che ci circondano per imparare a volare e ritrovare l’armonia perduta.
Hernán Huarache Mamani, nato in un piccolo villaggio della cordigliera in Perù, ha lavorato a Lima come insegnante ed economista ed è stato professore di lingua quechua nella prima Scuola Nazionale di Turismo del suo paese nel 1970 e nell’Università di San Agustín di Arequipa fino al 1996. Si è spento in Svizzera il 20 ottobre 2016.
Come professore universitario si è sempre occupato di diffondere la cultura del popolo andino, ed è stato fondatore e presidente dell’Istituto Nativo di Cultura Andina (I.N.C.A.), oltre che membro dell’ASOPOMETRA (Associazione di Medicina Tradizionale del Perù).
Grazie al suo lavoro e alla sua determinazione nella ricerca di un maestro, è riuscito a mettersi in contatto con gli Amautakuna, i saggi delle Ande. Il risultato di queste esperienze è stato la pubblicazione di libri di grande successo, tutti usciti per Piemme: La profezia della curandera, Gli ultimi curanderos, I curanderos dell’anima, L’ultimo viaggio del curandero.
Il Sonno della Memoria – L’Europa dei Totalitarismi
Autore/i: Spinelli Barbara
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, introduzione dell’autrice.
pp. 424, Milano
«Siamo “nani che camminano sulle spalle di giganti”. I giganti sono le nostre storie, i successivi e contraddittorio volti che abbiamo avuto in passato e che ci portiamo dietro come bagagli. Dalle loro alte spalle possiamo vedere un certo numero di cose in più, e un pò più lontano. Pur avendo la visita assai debole possiamo, con il loro aiuto, andare al di là della memoria e dell’oblio.»
«Una malattia della mente impedisce all’Europa e alla sua cultura di apprendere lezioni dal passato. Onnipresente nei ragionamenti e nei mea culpa che sono andati intensificandosi tra gli anni Novanta e il Duemila, l’arte del rammemorare ha conosciuto un singolare destino. Non è riuscita a combinarsi con una nozione adeguata del tempo.
Più la memoria veniva evocata, più si ossificava fino a rasentare la sterilità. Più se ne lamentava l’assenza, più gli appelli suonavano inani. Il divario tra le meditazioni sul passato e la prassi, tra l’invito dei politici a ricordare e l’incapacità di agire non poteva essere più palese. Mai si è parlato tanto di memoria nel vecchio continente da quando è caduto il Muro di Berlino nell’autunno 1989, e tuttavia questo discorrere concitato restava ingabbiato nel nominalismo.»
Barbara Spinelli, tra i commentatori e gli osservatori dello scenario europeo e internazionale più ascoltati e apprezzati per il rigore delle sue analisi, riporta l’attenzione su alcuni casi esemplari di questa memoria ridondante ma vana, capace di risvegliarsi all’improvviso per inabissarsi poi nell’oblio più irrimediabile: i conflitti balcanici innescati da Milošević, le cui stragi sono state volontariamente sottovalutate per dieci anni; il dopo guerra fredda nei paesi dell’Est; la Germania all’indomani dell’unificazione; l’Italia e la mancata maturazione civile a seguito di Tangentopoli, ma anche le scarse riflessioni sull’esperienza comunista e il terrorismo rosso; l’Austria di Haider e delle facili amnesie: la Russia guidata prima da Eltsin, poi da Putin, e di fatto mai pienamente uscita dal comunismo; il pontificato di Giovanni Paolo II e la catarsi storica che il papa polacco ha proposto al vecchio continente non ancora rappacificato con la sua meta orientale; il destino d’Israele – frammento d’Europa incastonato tragicamente in Palestina – diviso tra le virtù e le malattie dell’ebraismo.
«In questo libro ho cercato di capire se fosse vero quel che si dice: che la Storia è finita e che l’illusione è un moto dell’anima politica appartenente al passato. Nessuna delle due affermazioni pare pertinente. La storia, ciclica, tende a ripetersi, l’uomo resta il giunco fragile e credulo che è sempre stato. Ma giunco pensante, che può avere il coraggio e non il culto della memoria.»
Barbara Spinelli, una delle commentatrici più autorevoli della politica internazionale, ha scritto per «la Repubblica» e per il «Corriere della Sera». Attualmente e editorialista de «La Stampa». Vive e lavora a Parigi.
Le Ferite degli Uomini
Autore/i: Slepoj Vera
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, introduzione dell’autrice.
pp. 288, Milano
“(Forse) la conoscenza delle ferite rappresenta un modo per potersi avvicinare al mondo dei sentimenti maschili, quel mondo che gli uomini hanno così a lungo negato perchè troppo vicino ai concetti di femminilità e di debolezza da cui si sono sempre dovuti differenziare.”
Gli uomini di oggi sono feriti. O forse lo sono sempre stati, ma adesso non vogliono o non riescono più a nasconderlo.
Le certezze della società patriarcale sono cadute e loro si sono scoperti nudi e vulnerabili. I grandi modelli maschili del padre, dell’eroe o del Don Giovanni appaiono insieme incombenti e irraggiungibili. E gli uomini si guardano attorno disorientati senza sapere a quale ispirarsi.
Si parla molto, negli ultimi tempi, della «crisi del maschio». Ma di rado, come fa Vera Slepoj in questo libro, si va davvero a fondo alla questione e oltre i luoghi comuni.
L’autrice, muovendosi agilmente fra storia, mitologia, psicologia e antropologia, ricerca il significato profondo della «maschilità», analizza le convenzioni e i ruoli dell’uomo nella società contemporanea nella nostra e nelle altre culture. Ci mostra cosi ad esempio che l’aggressività verso le donne è spesso la difesa estrema di un’identità messa in crisi; che la competizione nel lavoro e la ricerca frenetica di simboli economici hanno un legame stretto col bisogno di virilità e con l’ansia di impotenza; e che le nevrosi e gli scatti d’ira sono conseguenza di una razionalità troppo ristretta rispetto alla complessità della vita e alla imprevedibilità dei sentimenti.
Dopo Le ferite delle donne, la Slepoj riesce ancora, con competenza e sensibilità, a far luce su questioni di cui tanto si parla e poco si sa, e da vita a un libro utile agli uomini per comprendere e provare a guarire i propri disagi, guardando con ottimismo a un futuro più incerto ma anche più libero. E alle donne per capire la nuova figura di maschio con cui si trovano quotidianamente a fare i conti.
Vera Slepoj, psicologa e psicoterapeuta, si e laureata in psicologia all’Università di Padova. Ha preso parte a tutte le commissioni per l’attivazione dell’ordine professionale. Dal 1989 è presidente della Federazione italiana psicologi e, dal 1998, dell’International Health Observatory. E membro dell’Agenzia del no profit, del Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori. È assessore alla cultura e alle politiche sociali della Provincia di Padova. E editorialista di diversi quotidiani a diffusione nazionale. Ha pubblicato Capire i sentimenti (Mondadori 1996), Cara TV con te non ci sto più (insieme con Marco Lodi e Alberto Pellai, Franco Angeli 1997), Legami di famiglia (Mondadori 1998) e Le ferite delle donne (Mondadori 2002).
Memorie di una Cantante Tedesca
Titolo originale: Aus den Memoiren einen Sängerin
Autore/i: Anonimo
Editore: ES
a cura di Riccardo Reim, Biblioteca dell’eros n.29, in copertina: Christian Schad, Nudo supino (particolare), 1929, retro di copertina: L’attrice Theda Bara (1910 circa).
pp. 232, Milano
«Occupatissima dai suoi studi, diligente e dedita fino all’abnegazione alla sua carriera, col suo buonsenso tutto borghese e la sua pignoleria che schematizza anche il vizio, Paolina, quasi suo malgrado, si fa fedele specchio di una classe sociale dai mediocri ideali, sazia e soddisfatta di sé. Ed è appunto il piacere borghese che qui si ricerca, prudentemente e con egoismo, senza nulla infrangere o trasgredire, nella più totale acquiescenza verso i canoni costituiti. Se davvero le Memoiren riguardano in qualche modo la Schröder-Devrient, bisogna dire che la sua “natura appassionata” – se tal davvero fu – era dotata di un cuore profondamente borghese. […]»
Mario e il Mago – Una Tragica Esperienza di Viaggio
Titolo originale: Mario und der Zauberer
Autore/i: Mann Thomas
Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati
traduzione di Giorgio Zampa, collana: I Tascabili degli Editori Associati, in copertina Georges-Pierre Seurat, Le danseur à la canne, ca. 1889.
pp. 84, Milano
…Da un’esperienza autobiografica, da un evento privato, una lucida e coinvolgente analisi del totalitarismo, un’accorata denuncia di ogni schiavitù, di ogni dominio dell’uomo sull’uomo…
Mario und der Zauberer narra infatti una tragica esperienza di “viaggio in Italia” Ein tragisches Reiseerlebnis è il sottotitolo del racconto, pubblicato in tedesco nel 1930 e si ispira a fatti accaduti alla famiglia Mann nell’estate del 1926, durante una vacanza a Forte dei Marmi. La cittadina, nel racconto appena mascherata dietro il nome fittizio di Torre di Venere, è avvolta in un’atmosfera afosa e vagamente xenofoba, di cui i Mann si ritrovano a fare le spese.
Ho ancora un debole per questa storia. Al tempo in cui la scrissi, non credevo alla possibilità di un Cipolla tedesco. Era una sopravvalutazione patriottica del mio paese. Già il modo irritato con cui la critica accolse il racconto avrebbe dovuto farmi capire in che direzione si stava andando, e cosa poteva accadere anche nel ‘più colto’ dei popoli, anzi proprio nel ‘più colto’.
(Thomas Mann)
Problemi dell’Io
Titolo originale: Problems of the Self
Autore/i: Williams Bernard
Editore: Il Saggiatore
unica edizione, introduzione di Salvatore Veca, prefazione dell’autore, traduzione di Rodolfo Rini.
pp. 330, Milano
«Nel quadro del recente e vivace interesse che, da un lato, sembra corrispondere a una “domanda di morale”, comunque interpretata, nell’ambito delle nostre questioni di vita individuale e collettiva e, dall’altro, si focalizza per una varietà di motivi forse non indipendenti su questioni di identità, Problemi dell’io è un contributo comunque prezioso. Un libro di grande forza intellettuale, responsabilità filosofica e serietà morale, una tessera ricca di contrasti destinata al puzzle o alla Biblioteca di Babele dei nostri tentativi ricorrenti di rispondere alle domande familiari e intrattabili su “come vivere”.» (Dall’Introduzione di Salvatore Veca)
Bernard Williams è Knigthbridge Professor di filosofia all’Università di Cambridge. Autore di numerose opere, per i nostri tipi ha pubblicato Sorte morale (1987) e ha curato, con A. Sen, il volume Utilitarismo e oltre (1990).
Introduzione di Salvatore Veca
Prefazione
- Identità personale e individuazione
- Continuità corporea e identità personale
- Immaginazione e io
- L’io e il futuro
- Le persone sono corpi?
- Il caso Macropulos: riflessioni sul tedio dell’immortalità
- Individui di Strawson
- Conoscenza e significato nella filosofia della mente
- Decidere di credere
- Inferenza imperativa
- Coerenza etica
- Coerenza e realismo
- Moralità ed emozioni
- L’idea di uguaglianza
- Egoismo e altruismo
Fonti
Il Modello Indù – Le Strutture della Società Indiana di Ieri e di Oggi
Titolo originale: Le modèle indou
Autore/i: Deleury Guy
Editore: Sansoni Editore
unica edizione, prefazione di Roger Garaudy, premessa André Malraux, traduzione dal francese di Simona Martini Vigezzi.
pp. XII-372, nn. cartine b/n, Firenze
Sintesi dei più disparati elementi che costituiscono la società indù – apparentemente identica a se stessa da tremila anni a questa parte -, questo libro costituisce il bilancio dell’esperienza di un uomo che – come ci ricorda Roger Garaudy nella sua prefazione – «per trent’anni ha ascoltato battere il cuore del villaggio indiano». Guy Deleury dedica la massima attenzione a una ricerca che, partendo dagli usi domestici quotidiani, approda infine all’analisi del difficile problema delle caste. L’autore, dopo aver esaminato criticamente le varie teorie sostenute dagli “indianologi” occidentali e le false immagini dell’India diffuse da giornalisti e cineasti, «caratterizza il modello indù nella sua specificità, assumendo come criterio non l’una o l’altra istituzione effimera, ma la struttura globale di una società definita dai rapporti che si stabiliscono al suo interno fra l’uomo e la natura, l’uomo e la società, l’uomo e il divino».
Il richiamo a taluni grandi miti della tradizione indù, permette a Deleury di cogliere le ragioni profonde della mentalità e del comportamento delle popolazioni indiane contemporanee, in particolare per quanto riguarda la concezione dell’infanzia e della femminilità. Alla conclusione della sua indagine, ci troviamo davanti un popolo (per il quale lo “spazio ideale” dell’uomo è tuttora costituito dal villaggio) il quale è riuscito a organizzare uno stupefacente pluralismo, rivelatoci da una minuziosa inchiesta sulla vita rurale, politica e urbana di una società in continua evoluzione che non cessa mai di sorprenderci.
Guy Deleury è nato a Parigi nel 1922. Laureatosi in filosofia, è entrato a far parte dell’ordine gesuita e nel 1948 si è recato in India. Qui nel 1952 ha sostenuto una tesi di dottorato presso l’università di Poona. A parte qualche breve ritorno in Francia, ha vissuto per trent’anni in India, e in questo paese ha fondato un centro di dialogo indo-islamico-cristiano e un movimento giovanile inter-religioso. Tornato in patria nel 1973, due anni dopo ha lasciato l’ordine gesuita per dedicarsi completamente al lavoro di scrittore e alle attività concernenti l’incontro delle civiltà.
Gli Ebrei nel Mondo Islamico
Titolo originale: The Jews of Islam
Autore/i: Lewis Bernard
Editore: Sansoni Editore
introduzione di Fiamma Nirenstein, premessa dell’autore, traduzione di Silvia Bemporad Servi.
pp. 240, Firenze
“Come ha trattato le altre religioni l’islam al potere? Oppure, per essere più precisi, come hanno trattato i loro sudditi non musulmani coloro che, in tempi e luoghi diversi, si siano considerati come i rappresentanti dell’autorità e della legge musulmana?”
Le relazioni tra islam ed ebraismo appaiono come uno dei nodi conflittuali più irriducibili del nostro tempo. Nella percezione comune, l’ostilità fra ebrei e musulmani viene colta come un dato originario e persino tautologico. La storia, tuttavia, non procedendo mai in maniera lineare, riserva delle sorprese, come mostra in questo saggio Bernard Lewis, autorevole studioso di questioni mediorientali, affrontando questo tema in una dimensione temporale ampia, dall’affermazione dell’islam all’Ottocento, secolo in cui l’incontro fatale tra il dogma della superiorità islamica e la tradizione dell’antisemitismo europeo innescherà una violenza senza precedenti nella storia della rispettiva convivenza. Bernard Lewis ripercorre la storia della soggezione del popolo ebraico nel mondo islamico mettendo piuttosto in risalto i momenti di tolleranza, integrazione e scambi tra le due culture senza tuttavia nascondere le restrizioni politiche e le umiliazioni sociali di cui furono vittima gli ebrei, raccontate di prima mano a partire da documenti dell’epoca.
Oggi, in Medio Oriente, le relazioni fra ebrei e musulmani sono giunte a un livello di sanguinosa degenerazione in cui sembra esserci spazio solo per gli opposti integralismi nutriti di corrivi stereotipi e sostenuti da argomentazioni pseudostoriche. In un simile clima, questo saggio ben documentato sulle origini e sulla fine della feconda, secolare convivenza giudeo-islamica permette di dissipare alcuni miti pericolosi nell’interesse di una pace certo ancora possibile.
Bernard Lewis (Londra, 1916), professore emerito presso la Princeton University, è oggi il più autorevole esperto di storia mediorientale. Tra i suoi numerosi saggi di storia e cultura dell’islam e del Medio Oriente ricordiamo Semiti e Antisemiti (1990), L’Europa e l’Islam (1995), La costruzione del Medio Oriente (1998), Il suicidio dell’Islam (2002) e Islam. La guerra e la speranza (2003, con Fiamma Nirenstein).
Introduzione
Premessa
- L’islam e le altre religioni
- La tradizione giudeo-islamica
- Il tardo medioevo e l’inizio dell’era moderna
- La fine della tradizione
Note
Carmen Adorata – Psicoanalisi della Donna Demoniaca
Autore/i: Fornari Franco
Editore: Longanesi & C.
unica edizione.
pp. 176, Milano
Carmen è una storia d’amore demoniaco che il canto-suono ha investito di un singolare splendore. Questo libro interroga il senso di tale storia a partire da una teoria onirica dei linguaggi, compreso quello musicale, così come interroga il senso del cammino che conduce Carmen dall’amore alla morte e ne esplora i percorsi sotterranei nell’ambito più vasto della figura della donna demoniaca. Indagata attraverso le strutture affettive profonde delle quali è incarnazione vivente, Carmen appare come una messaggera che sulla verità dell’amore ha detto tutto e non ha detto nulla perchè, come lei, anche noi quando viviamo i nostri affetti e i nostri sentimenti «siamo parlati» da un sapere che non sappiamo di sapere. L’analisi di Fornari passa quindi a penetrare il significato degli incantamenti appassionati, drammatici e perfino tragici che l’amore, trasformato in musica, esercita sull’uomo e sulla donna: dietro gli incantamenti delle donne, della musica e del diavolo stanno le «idee primarie» della vita, che percorrono la strada che va dalla nascita alla morte ed entrano nella nostra vicenda personale come personaggi nascosti, in cerca d’autore. E la letteratura e la musica sono i loro autori più portentosi. Come la musica traduce in divina melodia e armonia le passioni umane, così l’analisi dei codici affettivi che sono nella storia di Carmen consente di armonizzare la turbolenza degli affetti e dei sentimenti umani trasformandoli in conoscenze di verità profonde e comuni a ogni donna e a ogni uomo.
Franco Fornari, laureato in medicina e chirurgia, specializzato in psichiatria, ha dedicato la sua ricerca alla psicoanalisi. È stato presidente della Società Psicoanalitica Italiana e dal 1971 dirige l’Istituto di Psicologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Statale di Milano. Tra i suoi saggi: Psicoanalisi della guerra, La vita affettiva originaria del bambino, Genialità e cultura, I fondamenti di una teoria psicoanalitica del linguaggio, Il codice vivente e, in questa stessa collana, Psicoanalisi della musica.
L’Uomo e la Natura – La Crisi Spirituale dell’Uomo Moderno
Titolo originale: The Encounter of Man and Nature
Autore/i: Nasr Seyyed Hossein
Editore: Rusconi
prima edizione, premessa alla prima e seconda edizione dell’autore, traduzione di Giorgio Spina.
pp. 152, Milano
Seyyed Hossein Nasr affronta uno dei temi più dibattuti in questi anni, i rapporti fra l’uomo e la natura. Egli però non si limita a indicare i guasti prodotti dalla crisi ecologica moderna o a proporre terapie parziali, come la cosiddetta tecnologia “morbida”, per neutralizzare gli effetti negativi dell’industria sull’ambiente. Nasr studia la storia della scienza occidentale per raggiungere alla radice l’origine degli errori connessi allo sviluppo scientifico-tecnologico moderno, constatando che la crisi ecologica è soltanto il segno esteriore di un male interiore che non può essere guarito senza una rinascita spirituale e un’autocritica culturale dell’Occidente, alle quali può contribuire anche la saggezza delle tradizioni orientali.
Seyyed Hossein Nasr è nato a Teheran nel 1933. Ha studiato prima in Iran, poi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Nel 1964-1965 è stato il primo titolare della cattedra «Aga Khan» per gli studi islamici all’Università di Beirut. È stato professore ordinario di storia della scienza e della filosofia, poi decano della facoltà di arti e lettere all’Università di Teheran. Ha retto l’Università di Tecnologia Aryamehr di Teheran. Attualmente è direttore dell’Accademia Nazionale di Filosofia. Ha pubblicato vari saggi sulla religione e sulla cultura islamiche.
L’Apostolo e il Ferroviere – Vite Parallele di Camillo Prampolini e Giuseppe Menada
Autore/i: Del Bue Mauro
Editore: Aliberti Editore
pp. 320, nn. fotografie b/n, Reggio Emilia
Quando Giuseppe Menada, ventottenne piemontese nato in provincia di Alessandria, discese la scaletta del treno che da Piacenza lo aveva portato a Reggio, nella primavera del 1886, Camillo Prampolini aveva da poco fondato «La Giustizia», il settimanale socialista che nel 1904 aprirà anche un’edizione quotidiana (…)
Reggio si apprestava a divenire teatro di un’avventura singolare: quella di due protagonisti della nascita del mondo nuovo.
Il primo fondò la società industriale moderna, il secondo il socialismo riformista e cooperativo. Menada creò le industrie senza mai diventare industriale, Prampolini realizzò la società cooperativa senza mai fare il cooperatore (…)
L’uno era detto “l’apostolo”, perché credeva di convertire i contadini al vangelo del socialismo e usava le parole e le immagini del Cristo, l’altro era detto “il ferroviere”, perché venne a Reggio dal Piemonte quando ancora il treno era una macchina sconosciuta.
Si chiamavano Camillo Prampolini e Giuseppe Menada. Entrambi hanno costruito, una realtà importante come Reggio Emilia.
Il primo fondò la cooperazione, il secondo l’industria. Erano avversari, ma senza tutti e due la provincia di Reggio non sarebbe quella che è, Prampolini faceva politica, Menada fondava imprese. Ma l’uno si mise anche a fare il mestiere dell’altro. Prampolini creò una ferrovia, Menada fu sindaco di Reggio. Arrivò il fascismo: Prampolini se ne andò a Milano e morì in esilio, Menada fu acclamato podestà. Poi la morte dei due a pochi mesi di distanza.
La dimenticanza prima dell’uno e poi dell’altro, per ragioni politiche.
Oggi un libro che li unisce e paragona.
Una interessante novità.
Mauro Del Bue, reggiano, vice segretario nazionale del Nuovo PS dal luglio del 2003, dall’aprile 2005 è Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti. Nel corso della sua lunga carriera politica ha rivestito numerosi e importanti incarichi comunali, parlamentari e di partito. Laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna, è giornalista pubblicista, ha frequentato il Conservatorio musicale ed è iscritto alla SIAE come compositore. Sono numerose le iniziative culturali da lui promosse nella sua città natale: nel 1982 promuove la nascita dell’Istituto Pietro Marani e del periodico di studi storici «Almanacco», nel 1987 è nominato presidente de «I Teatri di Reggio Emilia», incarico che mantiene fino al 1990. Nel 1989 promuove la ripubblicazione del periodico «La Giustizia», fondato da Camillo Prampolini nel 1886.
Nell’agosto del 2003 fonda l’associazione «Amare Reggio», della quale diventa presidente.
È autore di molti libri, interessandosi principalmente della storia del reggiano: Il partito socialista a Reggio Emilia – Problemi e avvenimenti dalla ricostruzione alla scissione (Venezia, 1981); Alberto Simonini – Storia socialista di un italiano (Reggio Emilia, 1984); Dal frontismo al riformismo – Il PSI tra Roma e Reggio Emilia (Bologna, 1987); Scrivere Politica (Reggio Emilia, 1992); Storia di delitti e passioni, Dal triangolo rosso alle BR (Reggio Emilia, 1995); Il Novecento – Il libro del secolo – Cronache, vicende, personaggi di Reggio Emilia (Montecchio, 2001); Una storia Reggiana – Le partite, i personaggi, le vicende negli anni del triumvirato (Montecchio, 2004); Il Libro dell’anno – Tre anni di cronaca (Montecchio, 2004).
Satana, Cantor e l’Infinito e Altri Inquietanti Rompicapi
Titolo originale: Satan, Cantor and Infinity
Autore/i: Smullyan Raymond
Editore: Bompiani
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Paolo Casalegno, in sovraccoperta illustrazione di Seymour Chwast (Pushpin Studios).
pp. 306, Milano
Probabilmente quando Aristotele elaborò il De interpretatione – il trattato che apre l’Organon, la prima raccolta di scritti della tradizione occidentale in cui venga effettuato un tentativo d’indagine organica delle forme logiche fondamentali – non sospettava minimamente che, un giorno, le sue serrate indagini sulla verità delle proposizioni e sulla classificazione dei concetti potessero essere utilizzate per fini dilettevoli. Ma, come è risaputo fin dagli albori dell’umanità, spesso il destino riserva audaci sorprese: nel caso della logica, attraverso i secoli il corso degli eventi ha presentato una sorta di “percorso parallelo”, dove le scoperte e le elaborazioni sono state rifruite in termine ludico, senza che gli studiosi ne fossero scandalizzati (anzi, alcuni di loro – Zenone di Elea, Lewis Carroll e Gilbert Ryle, solo per citarne alcuni – proposero paradossi e rompicapi che, oltre a dilettare gli appassionati, contribuirono significativamente allo sviluppo delle scienze naturali e culturali: è sufficiente pensare alla “teoria dei giochi” di Von Neumann e Morgenstern che risulta oggi applicata alla sociologia, all’ecologia, alle scienze politiche ecc.). Ed è proprio seguendo la via tracciata da questi maestri che Raymond Smullyan ci propone una nuova picaresca avventura nel mondo della logica: accompagnati da Annabella, Alessandro e lo stregone, attraverso più di duecento giochi, scopriremo le meraviglie e i trabocchetti dell’isola dei Cavalieri e dei Fanti, del pianeta Og, dell’isola dei Robot, dell’isola del Silenzio parziale, per giungere – dopo un affascinante viaggio nell’infinito – all’inferno dove, con astuzia diabolica (e con l’ausilio della scienza logica), un allievo di Georg Cantor riesce a sconfiggere Satana, guadagnandosi il paradiso.
Docente all’Indiana University e alla City University of New York, Raymond Smullyan è unanimemente considerato uno tra i più importanti autori di giochi logici e matematici. Oltre a tre libri di saggi e aforismi, ha scritto due volumi riguardanti la logica degli scacchi. Tra la sua produzione “scientificoricreativa” si ricordano: Donna 0 tigre?, Qual è il titolo di questo libro? e Fare il verso al pappagallo, pubblicato da Bompiani.
Cinismo – Princípi per un’Etica Ludica
Titolo originale: Cynismes portrait du philosophe en chien
Autore/i: Onfray Michel
Editore: Rizzoli
unica edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Sergio Atzeni.
pp. 192, Milano
Da Antistene a Diogene a Cratete sino a Eracleios, dal IV secolo avanti Cristo al V secolo dopo Cristo, per un millennio c’è stata una filosofia cinica. Una tradizione nascosta, soffocata e annullata dal vincente platonismo e aristotelismo; ma oggi, per Onfray, c’e nuovamente bisogno dei cinici, del latrato furioso della loro parola di cani e guardiani fedeli delle più scomode e impietose verità. E quindi bisogna andare a rileggerli e a riscoprirli. Per questo, egli ha ricostruito la loro vita quotidiana, il loro modo di pensare e insegnare, oppure di stare tra la gente, in capitoli che sono ciascuno una tranche de vie cinica; un lavoro non facile perché la filosofia non scolastica e non sistematica del cinismo ha lasciato pochi documenti di sé, è stata debitamente allontanata o ridotta al minimo dai manuali. Pazientemente, Onfray è andato alla ricerca dei frammenti della loro parola, delle situazioni, dei luoghi e dei comportamenti che l’hanno provocata: ne è uscito un viaggio in compagnia dei cinici, ma soprattutto del grande Diogene, un vademecum di pensiero e di parole di una filosofia legata all’arte di vivere senza e contro il conformismo.
«Urgono nuovi cinici. Ad essi il compito di strappare le maschere, denunciare le frodi, distruggere le mitologie, e mandare in frantumi i bovarismi generati e alimentati dalla società. Finalmente si potrà mostrare che vi è decisa antinomia tra sapere e poteri istituzionalizzati. Immagine della resistenza, il nuovo cinico potrebbe impedire alle cristallizzazioni sociali, e alle virtù collettive trasformate in ideologie, di prendere il sopravvento sulle singolarità. Coltivare l’energia delle risorse individuali è il solo rimedio contro le tirannie.» Anche perché l’insolenza del filosofo cinico propone una gaia scienza e un’efficace saggezza pratica, nata nella strada, nei mercati, nei bordelli e non rinchiusa da portici, tra colonne, tra le pareti delle aule; per Nietzsche era più liberatoria della «critica delle parole alle parole» che si insegna nelle università. Perché è il cinico vive e pensa e agisce alle prese con il mondo reale, con la morte, il piacere e il desiderio; e alla ricerca della felicita che consiste nel vivere secondo i dettami della natura e non secondo le opinioni della torma. Contro il cinismo dei pidocchi, dunque, una vecchia-nuova filosofia amica della vita: nel suo brillante, rabbioso pamphlet contro la dilagante mediocrità e volgarità, Onfray recupera il paradosso, l’ironia, l’umorismo degli antichi maestri barbuti, laceri, vaganti: «Rognoso, errante, amico delle stelle, il cinico fiuta le vie strette che conducono alla virtù».
Michel Onfray è nato nel 1959. Rizzoli ha pubblicato nel 1991 J ventre dei filosofi. Critica della ragione dietetica, un saggio sul crudo e cotto nel cibo dei presocratici come di Kant, Rousseau o degli esistenzialisti.