Libri dalla categoria Antichità
Aromatica – Profumi tra Sacro, Profano e Magico
Autore/i: Autori vari
Editore: Selcom Divisione Editoria
prima edizione, a cura di Serafina Pennestrì, presentazione Enrico Garaci (Presidente del CNR), prefazione della curatrice del volume, «Profumo di profumi» di Vittorio Marchis, collana: Marginalia – Itinerari Curiosi n° 2.
pp. 272, nn. illustrazioni in b/n n.t., Torino
Le tappe del viaggio: Unguenti e profumi nel mondo greco – I profumi tra archeologia e fonti letterarie – Profumi in Mesopotamia – Arabia Felix – Profumi ed essenze del mondo islamico – L’uso delle essenze nell’India antica – Incenso, incensieri e profumi in Estremo Oriente – Magia verde – Fumi e profumi – Profumieri a Torino tra ’800 e ’900 – Il profumo… di un ricordo – Il millennio dello speziale – Dal sacerdote egizio al chimico moderno – I contenitori di profumi – L’iconografia botanica.
Un viaggio nel tempo, tra profumi e aromi del mondo antico, sulle tracce delle civiltà mediterranee e lungo le vie carovaniere dirette verso l’Arabia, la Siria e l’India, fino ad arrivare ai giorni nostri. Tra sacro, profano e magico quindici studiosi di diversa specializzazione svelano i segreti dell’arte dei profumi, facendo chiarezza su uno dei tratti del costume dell’uomo meno studiati fino a questo momento, ma non per questo meno importanti di altri. Il libro propone, all’interno di questo viaggio affascinante e curioso nel mondo delle essenze, una ricca varietà di itinerari iconografici sugli usi e costumi di vari popoli: dalle ampolle destinate dai greci per usi rituali, ai preziosi balsamari siriani, mesopotamici, africani, ai bruciaprofumi indiani, fino ad arrivare agli incensieri cinesi. «Profumi e aromi visti dunque come fenomeno di costume, di interesse sociale e antropologico, e insieme come mezzo potente per un confronto tra civiltà distanti nel tempo e nello spazio». Com’è noto i profumi hanno intrigato uomini e divinità di tutti i tempi e di tutte le religioni. Il loro uso affonda le radici nella notte dei tempi, quando l’uomo si accorse che bruciando alcune varietà di erbe e di legni aromatici si sprigionavano effluvi inebrianti. Le volute di fumo che s’innalzavano al cielo indussero a pensare, molto probabilmente, che esse potessero stabilire un contatto tra l’umano e il divino. Per questo motivo, in origine, maghi e sacerdoti furono i depositari del potere di guarigione, ma anche delle proprietà venefiche di erbe e di essenze. E i profumi furono usati, a seconda dei casi, per usi terapeutici, per scopi religiosi, per onorare i defunti o, più semplicemente, per cimentarsi nell’arte della seduzione. Le diverse specializzazioni degli autori dei vari testi, le diverse competenze ed esperienze hanno prodotto un documento unico nel suo genere, per i molteplici aspetti inediti e curiosi che ciascuno ha saputo riportare all’attenzione del lettore.
Scritti di: Marcella Barra Bagnasco, Massimo Brizzi, Elisabetta Valtz, Taher Sabahi, Patrizio Brusasco, Stefano Piano, Donatella Failla, Bruno Barba, Luisa Faldini, Giulia Carpignano, Amalia Carver,Giuseppe Carletto Bergaglio, Giancarlo Cravotto, Maurizio Aceto, Giuliana Forneris.
In copertina: Ampolla portaprofumi in bronzo e argento, Siria (?), XII-XIV sec. d.C. Torino: Museo Civico di Numismatica, Etnografia, Arti Orientali.
Presentazione
Profumo di profumi
Prefazione
- Unguenti e profumi nel mondo greco. Diffusione, usi e contenitori – Marcella Barra Bagnasco
- I profumi tra archeologia e fonti letterarie: il mondo romano – Massimo Brizzi
- Profumi in Mesopotamia. Indagini sui contenitori ceramici da Seleucia sul Tigri – Elisabetta Valtz
- Arabia Felix: mercanzie sulla Via delle Spezie – Taher Sabahi
- Profumi ed essenze nel mondo islamico – Patrizio Brusasco
- L’uso delle essenze nell’India antica – Stefano Piano
- Incenso, incensieri e profumi in Estremo Oriente – Donatella Failla
- Magia verde. L’elemento vegetale nelle religioni afro-americane ed in Oceania – Bruno Barba
- Fumi e profumi. Valore culturale dell’odorato nell’America indigena – Luisa Faldini
- Profumieri a Torino tra ’800 e ’900 – Giulia Carpignano
- Il profumo…di un ricordo. Breve storia di un laboratorio di cosmetici a Torino dal 1804 – Amalia Carver
- Il millennio dello speziale – Giuseppe Carletto Bergaglio
- Profumi e aromi. Dal sacerdote egizio al chimico moderno – Giancarlo Cravotto
- Materiali, manifatture e datazioni dei contenitori antichi di profumo – Maurizio Aceto
- L’iconografia botanica – Giuliana Forneris
Fonti iconografiche
Gli autori
Il Cacciatore di Immagini – L’Arte di Joseph Cornell
Titolo originale: Dime-Store Alchemy. The Art of Joseph Cornell
Autore/i: Simic Charles
Editore: Adelphi Edizioni
seconda edizione, traduzione di Arturo Cattaneo.
pp. 130, ill b/n e colori, Milano
Chi era Joseph Cornell? «Non saprei dire se è uno scultore, un pittore, un poeta, un estemporaneo artigiano o semplicemente un mago» rispondeva Goffredo Parise, perplesso. Ma certo è che l’incontro tra Cornell e Charles Simic appare predestinato. Difficile immaginare una più alta affinità di quella che lega i due instancabili esploratori di universi fatti di cose inutili, frusti detriti del vivere quotidiano, nostalgie, percezioni marginali che accendono lampi visionari e offrono squarci imprevedibili sulla dimensione metafisica del tutto. Con dedizione appassionata, Simic rende omaggio a Cornell ripercorrendo i luoghi di una New York segreta, così amata da entrambi; si immagina momenti diversi nella giornata dell’artista, scandita dagli abituali vagabondaggi per le vie di Manhattan; evoca volti di sconosciuti in cui forse Cornell ebbe modo di imbattersi; ridisegna con la trama delle parole le sue creazioni: scatole in cui svariati oggetti si armonizzano in simmetrie oniriche, collage, sculture, filmati. È il suo modo di ricordarlo a vent’anni dalla morte, quando ormai un incontro – talmente desiderato da riproporsi addirittura in sogno – è impossibile.
E così, affastellando cimeli teatrali e variopinti pappagalli, cartoline seppiate e stupefatti volti di bambole, mappe stellari e selve di rami nodosi, cappelli di paglia e palazzi fantasma, Simic altro non fa che replicare, per l’incanto del lettore, le magiche alchimie combinatorie di Cornell.
Charles Simic nato a Belgrado il 9 maggio 1938 è un poeta statunitense di origine serba. Iniziò la sua carriera nella prima metà degli anni settanta con uno stile letterario minimalista, nel tempo divenuto sempre più riconoscibile. Scrive di diversi argomenti, dal jazz all’arte alla filosofia. Nel 1990 è stato insignito del Premio Pulitzer per la poesia per l’opera The World Doesn’t End.
Ringraziamenti
IL CACCIATORE DI IMMAGINI
Prefazione
Cronologia
- I. «MEDICI SLOT MACHINE»
- II. LA PICCOLA SCATOLA
- III. HOTEL IMMAGINARI
Note
Elenco delle illustrazioni
L’Orrore Economico – Lavoro, Economia, Disoccupazione: la Grande Truffa del Nostro Tempo
Titolo originale: L’ horreur économique
Autore/i: Forrester Viviane
Editore: Ponte alle Grazie
traduzione dal francese di Anna Maria Mori.
pp. 192, Firenze
«Niente indebolisce, niente paralizza come la vergogna. È un sentimento che altera sin dal profondo, lascia senza risorse, consente qualunque influenza dall’esterno, riduce chi la patisce a diventare una preda: da qui l’interesse dei poteri a farvi ricorso e a imporla. È la vergogna che permette di fare le leggi senza incontrare opposizione, e di trasgredirle senza temere proteste. La vergogna dovrebbe essere quotata in Borsa: è un elemento importantissimo del profitto».
Viviamo immersi in un’illusione magistrale, in un mondo scomparso che ci accaniamo a non voler riconoscere come tale, e che false politiche e politici bugiardi pretendono di perpetuare. I nostri concetti di lavoro, e quindi di disoccupazione, attorno ai quali ruota (o finge di ruotare) la politica, non hanno più sostanza: milioni di vite sono dilaniate, destini annientati da questo anacronismo. L’estinzione del lavoro viene presentata come una semplice eclisse quando invece, per la prima volta nella storia, l’insieme degli esseri umani è sempre meno necessario al piccolo numero che governa l’economia e detiene il potere. E gli uomini e le donne esclusi dal mondo del lavoro, in numero sempre crescente, vengono umiliati, trattati come falliti, rifiuti di una società della quale, invece, sono il prodotto principe. I pericoli che possono derivare, e che già si profilano all’orizzonte, dal protrarsi di questa illusione sono immensi; gli interessi in gioco, da entrambe le parti, vitali; la portata, planetaria. Come porvi fine? Il primo passo, indispensabile, irrinunciabile, è rendersene conto: combattere la paura di guardare in faccia una realtà nuova e minacciosa con l’arma della lucidità: la stessa che ha impiegato Viviane Forrester nello scrivere questo saggio profondo, documentato, appassionante.
«Dopo questo libro nessuno potrà più dire di non essere stato avvisato». (La Vie)
«L’orrore economico è uno strumento che si rivelerà indispensabile alla lettura dei giornali e all’ascolto degli uomini politici, come un prezioso codice di decifrazione». (Pierre Lepape)
«Se credete che sia importante rimettere in causa certezze e abitudini, non posso raccomandarvi abbastanza L’orrore economico. Questo si che è un libro che scuote!» (Albert Du Roy)
«Un saggio di rara lucidità». (Serge Raffy)
Viviane Forrester è scrittrice di romanzi e autrice di saggi su Virginia Woolf e su Van Gogh, oltre che critico letterario per Le Monde. È proprio grazie alla sua formazione umanistica che ha potuto affrontare il problema della disoccupazione da un angolo nuovo e scrivere, come le hanno ripetuto numerosi giornalisti, politici e sindacalisti, «quello che tutti pensiamo ma che non osiamo dire». Per L’orrore economico ha vinto il premio Médicis e nella sola Francia ha venduto ben 350.000 copie.
Storia delle Streghe e della Stregoneria
Una storia completa della stregoneria occidentale, dalle origini alla persecuzione delle streghe come eretiche nel XVI secolo, fino alle streghe pagane del Novecento
Autore/i: Maxwell-Stuart P.G.
Editore: Newton Compton Editori
prefazione dell’autore, traduzione di Daniele Ballarini, titolo originale: «Witchcraft: a History».
pp. 192, numerose illustrazioni in bianco e nero, Roma
Dalle età più antiche ai tempi moderni, esiste nell’immaginario popolare la figura delle vecchie signore che praticano le loro nefaste magie, oppure guariscono uomini e animali grazie a particolari erbe curative e meravigliosi incantesimi. Questo, perlomeno, è lo stereotipo più frequente, che però è falso, e comunque in gran parte fuorviante. In realtà, molte streghe erano giovani, molte subirono un processo ma vennero assolte, e infine molti di coloro che compivano (o erano accusati di farlo) atti di stregoneria, erano uomini.
Inoltre, non esisteva distinzione fra magia bianca e nera. Non sempre poi, e non dovunque, le streghe furono perseguitate o torturate, ed è sbagliato affermare che ne furono uccise a milioni.
Bisogna inoltre precisare che il periodo in cui si trovarono maggiormente esposte al rischio di subire persecuzioni è durato poco più di cento anni.
La strega vera, comunque, che queste pagine ci aiutano a riscoprire, è molto più interessante dell’odierno stereotipo da cartone animato. Era un personaggio complesso e dalla personalità spesso ricca di fascino, di cui ora soltanto iniziamo a conoscere la storia autentica.
Questo libro presenta al lettore una nuova prospettiva, che gli consente finalmente di conoscere la realtà storica di una figura che ha sempre suscitato timore e incantato la mente degli uomini.
P.G. Maxwell-Stuart è professore incaricato di Storia all’università di St Andrews. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo The Occult in Early Modern Europe e The Chronicle of the Popes. Attualmente sta scrivendo una storia della stregoneria in Scozia.
Prefazione
PARTE PRIMA
- 1. Le “streghe” nel mondo greco-romano
PARTE SECONDA
- 2. L’avvento della strega cristiana
- 3. La piaga delle streghe
- 4. Processare una strega
- 5. Ancora viva e vegeta
PARTE TERZA
- 6. La strega moderna
Bibliografia Indice analitico
I Nuovi Elisir – Alla Scoperta del Dhea e degli Ormoni che ci Faranno Vivere più a Lungo
Titolo originale: The Superhormone Promise
Autore/i: Regelson William; Colman Carol
Editore: Rizzoli
prima edizione, premessa e introduzione di Walter Pierpaoli, traduzione di Sergio Mancini, l’appendice è stata tradotta da Isabella Blum.
pp. 380, illustrazioni in bianco e nero, Milano
“Fin dalle epoche più antiche, l’uomo ha cercato la fonte della giovinezza, l’elisir che cancellasse i danni del tempo e fermasse il processo di invecchiamento. Il paradosso è che la risposta è sempre stata dentro di noi.”
Da un paio d’anni la stampa di tutto il mondo sta dedicando uno spazio sempre maggiore a una vera e propria, silenziosa rivoluzione scientifica in corso nei laboratori di cinque continenti. A condurla sono medici e ricercatori dalle provenienze e formazioni più disparate, tutti giunti allo stesso sorprendente risultato: l’invecchiamento non è l’inevitabile conclusione della vita. È, piuttosto, una malattia come un’altra, e come ogni malattia può essere prevenuto, affrontato e curato. Il punto di partenza di questa sorprendente affermazione è la scoperta che i regolatori dei nostri processi biologici sono gli ormoni: il più famoso di essi – la melatonina – è già da tempo entrato nelle abitudini di molte famiglie in tutto il mondo. Ma esiste un’intera classe di sostanze ormonali che, se correttamente combinate e integrate, possono migliorare la qualità delle nostre vite e al tempo stesso estenderne la durata conservando intatti la salute, l’energia, il vigore e persino gli appetiti sessuali della giovinezza.
I nuovi elisir espone, con rigorosa documentazione, lo sviluppo delle ricerche in questo nuovo settore della scienza, raccontando le esperienze di quei medici e pazienti che ne hanno già direttamente sperimentati i benefici. È un prontuario accurato dei “superormoni” attualmente disponibili (dal DHEA al testosterone) e delle loro caratteristiche; è un’utile guida agli sviluppi futuri in questo campo. Ma è soprattutto l’affascinante racconto in diretta di un’avventura scientifica che potrebbe realizzare uno dei più antichi sogni dell’uomo.
William Regelson è professore di medicina al Medical College della Virginia. Specialista in oncologia medica, svolge ricerca nel campo dell’invecchiamento da oltre vent’anni. È stato direttore del Fund for Integrative Biomedical Research. Con Walter Pierpaoli ha firmato il bestseller mondiale La fonte della giovinezza, edito in Italia da Rizzoli (1995, 6 edizioni).
Carol Colman è una giornalista scientifica e ha collaborato alla stesura di numerosi saggi divulgativi, tra cui La fonte della giovinezza.
Teofè – Storia di una Greca Moderna
Autore/i: Prévost Antoine-François
Editore: Essedue Edizioni
prefazione di Guido Almansi, traduzione di Giuiliana Pistoso.
pp. 268, Verona
Prima traduzione italiana dell’ Histoire d’une Gréecque moderne (1740), Teofé è solo per un verso l’anti-Manon dell’ abate Prévost (1697-1763). Nata circa dieci anni prima, Manon è una irraggiungibile figura d’amore, che uccide continuamente l’amore per offrirne le spoglie al piacere. Teofé sembra invece inattaccabile dalle seduzioni d’amore come dal piacere. Trionfo della virtù, da opporre ai malheurs della stessa virtù, quelli raffigurati, più avanti nel secolo, dal marchese De Sade?
La cosa non è affatto così semplice. Storia anche autobiografica, in cui il padrone di una schiava diventa a sua volta schiavo della donna da lui comprata, Teofé è soprattutto, afferma Almansi nella prefazione, “un romanzo sulla ignoranza psicologica…: penetra sempre più addentro e non si arriva da nessuna parte”. A specchio dell’irraggiungibilità di Teofè sta non l’estasi del giovane De Grieux, l’innamorato di Manon, ma un’altra perversione, la castità forzata del padrone-schiavo. Da qui il più torbido e disperato romanzo di Prévost. In esso molti temi sei-settecenteschi, da quello libertino a quello dell’incesto, si offrono in modo nuovo. Altri si svuotano e si trasformano, come per il motivo del viaggio nell’ Altrove turco e mediterraneo, che qui si svela come viaggio ossessivamente interno e circolare. Così, la stessa già gloriosa tradizione dell’analisi della passione si rovescia in constatazione dell’imprendibilità e insondabilità del cuore.
L’Ingrandimento Fotografico – Manuale di Camera Oscura
Autore/i: Jacobson Kurt I.; Mannheim Ladislaus A.
Editore: Cesco Ciapanna Editore
sesta edizione ampliata, prefazione dell’autore.
pp. 488, numerose illustrazioni in bianco e nero, Roma
Ventuno edizioni in lingua inglese, una in lingua spagnola, una in lingua francese, fanno di questo libro di Jacobson e Mannheim il più diffuso trattato di camera oscura esistente al mondo.
Un libro che tra l’altro riunisce e discute i vari sistemi di sviluppo e stampa a colori descrivendo tutti i prodotti e le attrezzature a disposizione dei professionisti e degli amatori.
L’Editore è lieto di presentare ai suoi lettori questa edizione in lingua italiana aggiornata al 1979.
A Scuola di Libertà – Formazione e Pensiero Autonomo
Autore/i: Mortari Luigina
Editore: Raffaello Cortina Editore
prima edizione, premessa dell’autore, in copertina: Michael Andrews, Study for “The Estuary”, 1990, The Bridgeman Art Library.
pp. XVIII-126, Milano
Il principio da cui prende le mosse questo saggio, denso e lieve a un tempo, è immediato: l’esercizio del pensiero è il nutrimento essenziale di un’attività cognitiva consapevole ed eticamente orientata. Alla luce di questo dato, il sistema della formazione è chiamato ad assumere l’obiettivo primario di promuovere la capacità e la passione di pensare: una civiltà che ha cura di sé, e dunque tiene in massimo conto il valore della libertà, non può non dedicare risorse alla formazione di un pensiero autonomo.
Ma quali contesti nutrono la passione di pensare? Nelle parole di Hannah Arendt, da cui l’autrice trae incessante ispirazione, quelli guidati dal principio di “far acquisire pratica del come pensare senza voler prescrivere che cosa si debba pensare, né quali verità debbano essere credute”. Ovvero, nei termini concreti del rapporto educativo, quelle “comunità di discorso” le cui singole coscienze siano sollecitate ad aprirsi alla pratica del pensare come dialogo, così che lo sguardo etico possa dischiudersi sulle cose del mondo. E informato a un atteggiamento etico, il dialogo diventa esercizio di libertà.
Luigina Mortari insegna Epistemologia della ricerca pedagogica presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Verona.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Apprendere dall’esperienza. Il pensare riflessivo nella formazione (Roma 2003) e Cultura della ricerca e pedagogia. Prospettive epistemologiche (Roma 2007).
La Scoperta del Giardino della Mente – Cosa ho Imparato dal Mio Ictus Cerebrale
Titolo originale: My Stroke of Insight
Autore/i: Taylor Jill Bolte
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, traduzione di Massimo Parizzi e Elia Riciputi.
pp. 186, illustrazioni in bianco e nero, Milano
«Ero in un mondo tra i mondi. Non riuscivo a mettermi in rapporto con nessuno, eppure continuavo a vivere. Ero una stranezza, e non soltanto per chi mi circondava ma, dentro di me, per me stessa.»
Jill Bolte Taylor ha trentasette anni, una laurea ad Harvard e un lavoro come neuroscienziata e ricercatrice universitaria quando, una mattina, un capillare esplode improvvisamente nell’emisfero sinistro del suo cervello provocandole un danno cerebrale esteso e devastante.
«Nelle quattro ore successive, con gli occhi curiosi di neuroanatomista, assistetti al crollo completo della capacità della mia mente di elaborare informazioni. Alla fine di quella mattinata non riuscivo più a camminare, parlare, leggere, scrivere o ricordare eventi della mia vita.»
Il suo percorso verso la completa guarigione è durato otto lunghissimi anni, nel corso dei quali ha potuto sperimentare la duplice veste di medico e paziente. E da questo insolito doppio ruolo ha ricavato spunti, consigli e suggerimenti terapeutici utili a chiunque sia rimasto vittima di un ictus o di un trauma cerebrale e a coloro che li curano e li circondano.
Ma La scoperta del giardino della mente non è soltanto la cronaca dettagliata e diretta di una straordinaria ripresa fisica, è soprattutto la testimonianza di un’esperienza umana unica.
Jill, infatti, non è più stata la stessa di prima: l’ictus, mettendo temporaneamente fuori gioco il preponderante e razionale emisfero sinistro, ha dato spazio alla creatività e alle sensazioni, emozioni e intuizioni proprie dell’emisfero destro; e oggi, pur continuando a occuparsi di ricerca, la neuroscienziata scrive, canta e realizza sculture in vetro colorato, felice di vivere e forte di una nuova pace interiore.
«Al cuore di questo libro non c’è in realtà l’ictus. Esso è stato soltanto l’evento traumatico che ha portato a un’illuminazione»: ovvero alla consapevolezza che tutti noi possiamo imparare a gestire meglio le potenzialità insite nel nostro cervello (possiamo, per esempio, apprendere come «disattivare» i circuiti dell’ira, della gelosia o della frustrazione per attivare invece quelli della gioia e della felicità), cambiando così le sorti della nostra vita e, di conseguenza, il mondo attorno a noi.
Jill Bolte Taylor è neuroanatomista presso la facoltà di medicina dell’Indiana University di Indianapolis e consulente in neuroanatomia al Midwest Proton Radiotherapy Institute. È inoltre la portavoce nazionale dell’Harvard Brain Tissue Resource Center (Brain Bank). Dal 1993 è membro attivo della National Alliance on Mental Illness. «Time magazine» l’ha annoverata fra le cento persone più influenti del mondo per il 2008.
Vita Romana – Usi, Costumi, Istituzioni, Tradizioni
Autore/i: Paoli Ugo Enrico
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione Oscar saggi, prefazione dell’autore, in copertina: «Il poeta tragico», da Pompei Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
pp. 282, illustrazioni in bianco e nero, Milano
Mentre sono generalmente conosciuti gli aspetti “pubblici” di una antica civiltà, le sue vicende militari e politiche, istituzionali e sociali, meno note, benché estremamente interessanti e curiose, sono le abitudini di un popolo scomparso. Vita romana ci presenta il volto concreto della città eterna, dalla sua topografia alle consuetudini quotidiane, dalla casa ai cibi, agli indumenti, alle attività economiche, ai divertimenti, alle superstizioni, per concludere con un profilo delle vicende edilizie dell’antica Roma. E’ un quadro vivo della grande metropoli, disegnato da un profondo conoscitore della materia, che conduce il lettore nell’intrico di strade e vicoli di Roma, con la sua folla, le sue terme, le sue taverne.
Ugo Enrico Paoli (1884-1963), già Ordinario di Letteratura latina, è stato insignito di numerose onoreficenze per i suoi meriti culturali. Fra i quasi duecento titoli della sua opera ricordiamo i contributi allo studio del diritto antico, alla filologia e alla grammatica. Un posto particolare è occupato dalle opere di divulgazione (oltre a Vita romana, Uomini e cose del mondo antico, 1947; La donna greca nell’antichità, 1953).
Arte e Artigianato nella Roma di Belli
Atti del Convegno – Arte e Artigianato nella Roma di Belli – Roma, 28 novembre 1997 • Fondazione Marco Besso – Centro Studi Giuseppe Gioacchino Belli
Autore/i: Autori vari
Editore: Colombo
a cura di Laura Biancini e Franco Onorati, premessa del Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli, collana: Memorie Romane.
pp. 274, nn. ill. a colori e in b/n, Roma
Sommario
- Lucia Pirzio Stefanelli, Del cammeo e dell’incisione in pietre dure e tenere nella Roma del XIX secolo
- Laura Biancini, Visto buono per partire. Il viaggio del mosaicista Vincenzo Raffaelli in Russia
- Claudio Costa, Dall’arte degli scalpellini all’industria del marmo. Un caso reale nella Roma di Pio IX
- Anna Maria De Strobel, L’arazzeria di San Michele tra il Settecento e l’Ottocento attraverso le opere delle collezioni vaticane
- Guido Cornini, La collezione vaticana di mosaici minuti. Note introduttive
- Antonio Martini, Le confraternite delle università romane di arti e mestieri
- Roberto Valeriani, Disegni d’interni di Giuseppe Valadier
- Franco Onorati, Con licenza de’ superiori. Editori e stampatori di libretti per musica
- Marcello Teodonio, Oggnomo hanno d’avé li sù mestieri. Botteghe e artigiani nei sonetti di G.G. Belli
Indice dei nomi
In sovraccopertina: Roma, secolo XIX: tavolo rotondo su treppiede in ebano decorato in ottone e piano in Nero del Belgio con intarsi in micromosaico, raffiguranti il Carro d’Amore entro una cornice a foglie d’edera, Musei Vaticani, inv. 53419.
I Surrealisti Francesi – Poesia e Delirio
Autore/i: Autori vari
Editore: Stampa Alternativa – Nuovi Equilibri
a Cura di Pasquale Di Palmo, in copertina: Victor Brauner, Pietra filosofale, olio su tela, 1940.
pp. 382, Viterbo
Scriveva André Breton: “L’azione surrealista più semplice consiste, rivoltella in pugno, nell’uscire in strada e sparare a caso, finché si può, tra la folla”.
Boutade paradossale ma che esprime in maniera efficace lo spirito di rivolta nei confronti della società che ha contraddistinto il movimento surrealista: un movimento che ha cambiato la concezione stessa dell’espressione artistica, spaziando dalla scrittura alla pittura, dalla fotografia al cinema.
Ma è soprattutto nella poesia che il suo messaggio è stato più dirompente.
L’antologia copre un vuoto editoriale che dura da alcuni decenni e propone – in nuove traduzioni – la stagione d’oro della poesia surrealista francese.
Il delirio surrealista, tra Eros e Thánatos di Pasquale Di Palmo
PICCOLO ALBUM ICONOGRAFICO
I GRANDI CHIERICI
- André Breton, traduzione di Flavio Santi
- Paul Eluard, traduzione di Gianni Priano
- Louis Aragon, traduzione di Massimo Gezzi
- Benjamin Péret, traduzione di Carmine Mangone
I RIBELLI
- Antonin Artaud, traduzione di Pasquale Di Palmo
- Philippe Soupault, traduzione di Federico Italiano
- Robert Desnos, traduzione di Pasquale Di Palmo
GLI ERETICI
- René Daumal, traduzione di Pasquale Di Palmo
- Roger Gilbert-Lecomte, traduzione di Maurizio Casagrande e Pasquale Di Palmo
- George Bataille, traduzione di Andrea Ponso
GLI IRREGOLARI
- René Char, traduzione di Stefano Strazzabosco
- Raymond Queneau, traduzione di Marco Munaro
- Michel Leiris, traduzione di Pasquale Di Palmo
I CONTINUATORI
- Gisèle Prassinos, traduzione di Paola Turroni
- Jean-Pierre Duprey, traduzione di Pasquale Di Palmo
- Jehan Mayoux, traduzione di Carmine Mangone
- Aimé Césaire, traduzione di Marco Dotti
- Joyce Mansour, traduzione di Danni Antonello
Bibliografia
Schede bibliografiche dei poeti surrealisti
Riferimenti bibliografici essenziali
Il Libro del Corso Pratico di Yoga – Gli Esercizi, il Rilassamento, la Via più Armoniosa per Raggiungere il Benessere
Titolo originale: Yoga Weg zur Harmonie
Autore/i: Harf Anneliese
Editore: Euroclub
prima edizione, introduzione di Wulfing von Rohr, traduzione dal tedesco di Viviana Chiarlo, illustrazioni di Ansata Verlag Paul A. Zemp.
pp. 176, nn. illustrazioni a colori, Como
Questo libro, come un saggio e paziente Maestro, si rivolge in particolare a coloro che per la prima volta si avvicinano allo yoga e li invita a seguire un vero e proprio corso pratico: illustra passo passo, con le immagini e le parole, le posizioni di base, suggerisce le più semplici tecniche di rilassamento e dà numerosi spunti per continuare il cammino anche da soli.
Lo yoga è oggi una pratica diffusissima in tutto il mondo, ed è riconosciuto come uno degli strumenti più semplici e al tempo stesso efficaci per raggiungere l’armonia tra il corpo e la mente. Uno dei suoi benefici è infatti di sviluppare l’energia, la concentrazione e la determinazione abbinando l’esercizio fisico al rilassamento.
Elementi indispensabili per ritrovare uno stile di vita sano ed equilibrato.
Introduzione all’Ingegneria Genetica – Le Molecole della Vita e la loro Manipolazione
Titolo originale: Understanding DNA and Gene Cloning
Autore/i: Drlica Karl
Editore: Garzanti Editore
unica edizione, presentazione di Arturo Falaschi, introduzione di Arthur Kornberg, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Isabella Molinari.
pp. 238, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
Come l’informatica, la genetica sta rivoluzionando la nostra vita in modo molto più radicale di quanto riusciamo a percepire quotidianamente. Ma se con l’informatica il pubblico ha nonostante tutto maggior confidenza, la genetica resta avvolta in un’aura di mistero, spesso alimentata dai miti dell’immaginario collettivo (Frankenstein o, più di recente, i replicanti di Blade Runner). Eppure l’ingegneria genetica e le sue applicazioni hanno importanti conseguenze nei campi più diversi quali, per fare solo due esempi, l’agricoltura (e perciò l’alimentazione) e la salute.
Scritto in uno stile di semplicità rara anche per la tradizione divulgativa anglosassone, ricco di esempi tratti dall’esperienza quotidiana, illustrato con tavole che quasi a ogni pagina riprendono, schematizzano ed esplicitano visivamente il testo, il libro conduce gradualmente il lettore a farsi un’idea precisa dei procedimenti e delle possibilità dell’ingegneria genetica. Senza ricorrere a proiezioni apocalittiche o utopistiche fornisce le premesse per una riflessione sulle conseguenze e le Implicazioni, anche etiche, di uno dei più affascinanti settori della ricerca scientifica.
Karl A. Drlica (Portland, 1943) insegna al dipartimento di biologia dell’Università di Rochester ed è membro dell’Istituto di sanità della città di New York e della sezione di studio delle malattie genetiche dei National Institutes of Health. Si è occupato in particolare di topologia del DNA e di funzioni del cromosoma batterico. Attualmente sta preparando un libro sulla biochimica delle patologie ereditarie.
Arthur Kornberg (New York, 1918), premio Nobel per la medicina, insieme con S. Ochoa, nel 1959, è considerato uno dei padri dell’ingegneria genetica (ha isolato e caratterizzato la prima DNA polimerasi del batterio Escherichia coli, ponendo così le basi per la comprensione della replicazione del DNA). Insegna biochimica alla Stanford University.
Arturo Falaschi (Roma, 1933), che ha scritto la presentazione all’edizione italiana, è direttore dell’Istituto di genetica biochimica ed evoluzionistica del CNR di Pavia. Si è occupato soprattutto della replicazione del DNA; attualmente dirige, per il CNR, il progetto «Ingegneria genetica e basi molecolari delle malattie ereditarie».
Come Rendere Chiare le Nostre Idee
Autore/i: Peirce Sanders Charles
Editore: Minerva Italica
prima edizione, a cura di Dario Antiseri, introduzione dell’autore.
pp. 116, nn. figure b/n, Bergamo
Dall’introduzione:
« Il pragamatismo è il contributo più significativo degli Stati Uniti d’America alla filosofia occidentale; esso è la forma che l’empirismo ha assunto oltre Oceano. Difatti, mentre l’empirismo tradizionale, da Bacone a Locke e a Hume, considerava valida la conoscenza basata e riducibile all’esperienza – concepita questa come la progressiva accumulazione ed organizzazione di dati sensibili -, per il pragmatismo l’esperienza è una apertura verso il futuro, è previsione, è regola d’azione. Pertanto la conoscenza, nella concezione pragmatica, non è come per l’empirismo classico, un inventario di idee (o nozioni) più o meno organizzate, riguardanti esperienze sensibili avvenute molto tempo fa, o un attimo fa, o, al limite, attualmente presenti, quanto l’anticipazione, l’uso futuro, l’utilizzazione possibile delle nostre cognizioni. Anzi, la previsione di quest’uso e la determinazione delle sue condizioni e delle sue conseguenze è il significato di quella conoscenza. Scrive Peirce: “Considerate quali effetti, cioè quale possibile portata pratica, voi concepite che abbiano gli oggetti del vostro concetto. Allora, il vostro concetto di questi effetti è il tutto del vostro concetto dell’oggetto”’. “L’intero significato intellettuale di qualsiasi simbolo consiste nella totalità di tutti i modi generali di condotta razionale che, condizionatamente a tutte le possibili differenti circostanze e desideri, seguirebbero dall’accettazione di quel simbolo”’. “Il significato di una parola, o di altra espressione, consiste esclusivamente nei suoi concepibili riflessi sulla condotta di vita”. Di conseguenza, la “verità”, che per un empirista consisteva nel confronto del linguaggio con i dati dell’esperienza passata o immediatamente presente, per un pragmatista sta nell’uso del linguaggio, inteso come regola di condotta, come una norma per il futuro. È dunque la diversa concezione dell’esperienza, della conoscenza, della verità, del significato, che divide nettamente l’empirismo classico dal pragmatismo. L’empirismo è un riassunto ordinato del passato e/o del presente; il pragmatismo è un programma per il futuro. Infatti, sostiene Peirce, “il significato razionale di ogni proposizione giace nel futuro”.
Il pragmatismo è una filosofia del linguaggio, una filosofia della scienza, una teoria dell’esperienza, una teoria del significato. Il pragmatismo è metodologia, intesa nel senso moderno di analisi sistematica delle effettive procedure razionali del pensiero, o meglio, del linguaggio. […]»
Piante Medicinali – Ricettario Pratico per Tutti
Autore/i: Grossi Spartaco
Editore: Carroccio
prefazione e premessa dell’autore, illustrazioni di Rosa Mell.
pp. 262, 166 illustrazioni a colori, Milano
Capita talvolta, passeggiando per le strade più appartate delle città, d’imbattersi in bottegucce dall’apparenza quasi indecifrabile, le cui vetrine – rarefatte e innaturali come bacheche – contengono una merce dai nomi lirici e bellissimi. Sono le erboristerie, con i loro barattoli di fiori di Biancospino, le miscele di erbe alpestri, i sacchetti turgidi della Camomilla, le spezie dell’Oriente. È un salto nel gran serraglio degli anni, dei secoli ormai sepolti, quando i sacerdoti della salute erano i frati o taluni elementi ghiribizzosi e lunatici, in sospetto di magia. Le Piante, le Erbe, i Fiori, risplendevano allora per le loro virtù taumaturgiche e i loro profeti zoccolavano per poggi e burroncelli alla ricerca delle Genziane, della Malva, della Betulla, per carpirle, fragranti e preziose, ai dorati cicli dei plenilunii e degli arcobaleni. Piante ed Erbe selvatiche, allevate e maturate dal Gelo e dal Solleone, purificate dalla Pioggia e dalla Neve, alleati di quelle memorabili stagioni terapeutiche. Le tisane, gli infusi, i decotti, che si ricavavano da quelle miscele, davano quasi un aroma alle influenze, alle insonnie, alle infezioni, adeguavano misteriosamente il corpo ai ritmi della natura. Al giorno d’oggi, sembrerebbe quasi fuor di luogo richiedere nelle moderne farmacie una tisana o un decotto da prepararsi a casa e da sorbirsi in un’interminabile, piovosa giornata invernale; ma se il farmacista è anziano e paziente, basterebbe forse incoraggiarlo appena, per fargli estrarre, da qualche scrigno segreto, un misurino di fiori secchi o un rametto d’erba selvatica. Certe cortecce, certe essenze, certe miscele andrebbero comprate soltanto per il piacere di annusarle, per sentirle nel palmo della mano e averne una sognata fragranza.
Un giorno non molto lontano saranno, probabilmente, introvabili.
Le Avventurose Storie del Cinema Indiano • 2 – Estetica e Industria
Quaderni della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – XXI edizione Pesaro 15-23 giugno 1985
Autore/i: Autori vari
Editore: Marsilio Editori
prima edizione, cura e nota introduttiva di Riccardo Redi.
pp. IX-282, nn. tavole in b/n fuori testo, Venezia
Fra i tanti casi di cinematografie lontane, ignorate dalla critica e dagli studiosi cinematografici “occidentali”, da sempre affetti da provincialismo eurocentrico, quello delle cinematografie indiane è davvero un caso limite. Qui non ci troviamo solo di fronte a una Hollywood asiatica sviluppatasi in modo talmente autonomo da rendere, con gli anni, del tutto irriconoscibile il modello di partenza. E neppure soltanto davanti a una realtà cinematografica che fa espresso uno dei massimi maestri del cinema mondiale, il bengalese Satyajit Ray, alcuni cineasti di grande rilievo quali Ritwik Ghatak e Mrinal Sen, e autori di un “nuovo cinema” come Shyam Benegal, Mani Kaul, Kumar Shahani, Adoor Gopalakrishnan. Una media, nell’ultimo triennio, di 800 film annui, oltre 4,5 miliardi di biglietti l’anno, un incremento annuale di 500 sale cinematografiche, più di due milioni di lavoratori operanti nel cinema, e, soprattutto, la tendenza ad aumentare di anno in anno questi primati, fanno di quella indiana la più “grande” cinematografia del mondo. Mentre la vitalità di questo colosso, la dialettica esistente fra le diverse cinematografie “regionali” che lo compongono, la centralità del cinema quale “medium” incontrastatamente dominante e strumento d’aggregazione per eccellenza, soprattutto nell’India urbana, delineano una realtà mediologica notevolmente diversa da quella che ci circonda e che abbiamo il vizio di presumere universale.
I saggi, gli articoli, le testimonianze, i documenti pubblicati in questi due volumi di “avventurose storie del cinema indiano” intendono dare un contributo a capire, più e meglio, un fenomeno tanto grandioso quanto sconosciuto. Nel primo volume vengono ripercorse alcune tappe storiche, delineati alcuni profili di cinematografie regionali, affrontati alcuni punti nodali del rapporto fra il cinema indiano e il suo poliedrico contesto. Nel secondo trovano spazio il quadro strutturale dell’industria e del mercato e, a sottolinearne l’inevitabile conflittualità, le enunciazioni estetiche e poetiche degli autori, il loro dibattito sul nuovo, la loro tensione al cambiamento.
Scritti di: Arudra, S. Bandopadhyay, S. Bahadur, P.P. Chatterjee, C. Das Gupta, B.V. Dharap, N. Kabir, S. Kakar, V.N. Krishnamurthy, S. Krishnaswamy, M. Lahiri, C. Pal, P.K. Nair, S. Pradhan, S. Prakash, R. Raina, A. Rajadhyaksha, S. Ray, V.S. Sathe, B. Singh, K. Shahan.
Nota introduttiva
LE AVVENTUROSE STORIE DEL CINEMA INDIANO. ESTETICHE E INDUSTRIA
- L’industria di Ashish Rajadhyaksha
- Politica e ideologia: i fondamenti del realismo di bazaar di Kumar Shahani
- La polizia dei media di Kumar Shahani
- Intrappolati tra videocassette e televisione di stato di Ashish Rajadbyaksha
- Potere del denaro di Adoor Gopalakrishnan
- Censura: un’introduzione di Ashish Rajadhyaksha
- Rapporto della commissione d’inchiesta sulla censura
- Film a basso costo di Mrinal Sen
- Un sistema di produzione cinematografica alternativo di Ashish Rajadhyaksha
- Satyajit Ray e il nuovo cinema indiano di Ashish Rajadhyaksha
- Condizioni avverse di Satyajit Ray
- Problemi di un cineasta bengalese di Satyajit Ray
- Quattro e un quarto di Satyajit Ray
- Una «nouvelle vague» indiana? di Satyajit Ray
- Ancora sulla «nouvelle vague» indiana di Bikram Singh
- Cinema umanistico di Ritwik Ghatak
- Io e il cinema di Ritwik Ghatak
- Il sonoro nel cinema di Ritwik Ghatak
- Esplorando nuove tecniche di Mani Kaul
- Limiti della recitazione di Adoor Gopalakrishnan
- Nuove tendenze del cinema indiano di K.A. Abbas
- Nel regno delle ombre di Arun Khopkar
- Cineclub e stampa cinematografica di Aruna Vasudev e Philippe Lengler
- La donna nel cinema indiano di Aruna Vasudev
- Dizionario dei registri, tecnici, divi, cantanti di Ashish Rajadhyaksha
- Elementi per una bibliografia di Stefania Parigi e Angela Prudenzi
Le Avventurose Storie del Cinema Indiano • 1 – Scritture e Contesti
Quaderni della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – XXI edizione Pesaro 15-23 giugno 1985
Autore/i: Autori vari
Editore: Marsilio Editori
prima edizione, cura e nota introduttiva di Marco Müller.
pp. XIII-290, Venezia
Fra i tanti casi di cinematografie lontane, ignorate dalla critica e dagli studiosi cinematografici “occidentali”, da sempre affetti da provincialismo eurocentrico, quello delle cinematografie indiane è davvero un caso limite. Qui non ci troviamo solo di fronte a una Hollywood asiatica sviluppatasi in modo talmente autonomo da rendere, con gli anni, del tutto irriconoscibile il modello di partenza. E neppure soltanto davanti a una realtà cinematografica che fa espresso uno dei massimi maestri del cinema mondiale, il bengalese Satyajit Ray, alcuni cineasti di grande rilievo quali Ritwik Ghatak e Mrinal Sen, e autori di un “nuovo cinema” come Shyam Benegal, Mani Kaul, Kumar Shahani, Adoor Gopalakrishnan. Una media, nell’ultimo triennio, di 800 film annui, oltre 4,5 miliardi di biglietti l’anno, un incremento annuale di 500 sale cinematografiche, più di due milioni di lavoratori operanti nel cinema, e, soprattutto, la tendenza ad aumentare di anno in anno questi primati, fanno di quella indiana la più “grande” cinematografia del mondo. Mentre la vitalità di questo colosso, la dialettica esistente fra le diverse cinematografie “regionali” che lo compongono, la centralità del cinema quale “medium” incontrastatamente dominante e strumento d’aggregazione per eccellenza, soprattutto nell’India urbana, delineano una realtà mediologica notevolmente diversa da quella che ci circonda e che abbiamo il vizio di presumere universale.
I saggi, gli articoli, le testimonianze, i documenti pubblicati in questi due volumi di “avventurose storie del cinema indiano” intendono dare un contributo a capire, più e meglio, un fenomeno tanto grandioso quanto sconosciuto. Nel primo volume vengono ripercorse alcune tappe storiche, delineati alcuni profili di cinematografie regionali, affrontati alcuni punti nodali del rapporto fra il cinema indiano e il suo poliedrico contesto. Nel secondo trovano spazio il quadro strutturale dell’industria e del mercato e, a sottolinearne l’inevitabile conflittualità, le enunciazioni estetiche e poetiche degli autori, il loro dibattito sul nuovo, la loro tensione al cambiamento.
Scritti di: Arudra, S. Bandopadhyay, S. Bahadur, P.P. Chatterjee, C. Das Gupta, B.V. Dharap, N. Kabir, S. Kakar, V.N. Krishnamurthy, S. Krishnaswamy, M. Lahiri, C. Pal, P.K. Nair, S. Pradhan, S. Prakash, R. Raina, A. Rajadhyaksha, S. Ray, V.S. Sathe, B. Singh, K. Shahan.
Nota introduttiva
LE AVVENTUROSE STORIE DEL CINEMA INDIANO. LE SCRITTURE E IL CONTESTO
- Il contesto della cultura cinematografica Indiana di Satish Bahadur
- Un “nuovo” tradizionalismo: il cinema come arte popolare di Ashish Rajadhyaksha
- Elementi di storia socio-culturale del cinema indiano di Raghunath Raina
- Cronologia del cinema indiano
- La Bombay Talkies: splendori e miserie di una major di Bombay di Colin Pal
- Gli anni di Nehru di Satish Bahadur
- Cinema hindi: una prospettiva diacronica di B.D. Garga
- Il cinema hindi di Nasreen Kabir
- L’alba di un nuovo giorno nel cinema hindi? di Monojit Lahiri
- Il cinema bengali di Shamik Bandhopadyhay e Partha P. Chatterjee
- Il cinema gujarati e il cinema marathi di V.P. Sathe
- Il cinema telugu di Arudra
- Il cinema tamil di S. Krishnaswamy
- Il cinema kannada di Y.N. Krishnamurthy
- Il cinema malayalam di P.K. Nair
- Panorama delle cinematografie regionali: gli anni ’80 a cura di Ashish Rajadhyaksha
- Che cosa non va nei film indiani? di Satyajit Ray
- La “realtà turbata” del cinema commerciale di Bikram Singh
- I generi del cinema indiano di Ashish Rajadhyaksha
- Quelle canzoni… di Satyajit Ray
- Musica, danza e cinema popolare: fantasie indiane, repressioni indiane di Sanjeev Prakash
- Musica da film: oppio del popolo? di Chidananda Das Gupta
- I santi poeti della prabhat di Kumar Shahani
- Il film mitologico di B.V. Dharap
- Jai Santoshi Maa: storia di un “culto” cinematografico di Shalini Pradhan
- La famiglia nella mitologia del cinema hindi di Sudhir Kakar
Riscoprire la Mascolinità – Sessualità • Ragione • Linguaggio
Titolo originale: Rediscovering Masculinity Reason, Language and Sexuality
Autore/i: Seidler Victor J.
Editore: Editori Riuniti
prefazione, ringraziamenti e introduzione dell’autore, traduzione di Diana Sartori.
pp. XIX-284, Roma
Questo è il primo libro scritto da un uomo che compaia nella serie sul «pensiero della differenza»: finora la collana creata Editori Riuniti nel 1990 e diretta da Bert Muraro ha sempre ospitato autrici, filosofe o storiche, italiane o straniere, ma solo donne. Stavolta non si è voluta fare un’eccezione. ma sottolineare invece un dato certo: la tematica della differenza allarga i suoi confini e i suoi interessi e, soprattutto, non è un gineceo, ma una polis.
Fino a oggi gli uomini hanno risposto al femminismo con sensi di ansia, colpa e disagio mascherati di volta in volta da paternalismo, autoritarismo o compiaciuta sufficienza: rare le sfide, finti i dialoghi, covate le rabbie in preistoriche caverne mentali. È venuto forse il momento di prendere in considerazione i modi per cambiare, invece di nascondersi dietro la retorica femminista: e cid vale forse, anzi certamente, per ogni tipo di creatura uomo o donna che sia. La faccenda non va intesa infatti né come tentativo di dialogo né in termini bellici di pace o d’armistizio, di difesa o contrattacco. È constatazione comune che fin dalla meta degli anni settanta il tentativo di comprendere il femminismo all’interno della cornice strutturalista
ha condotto anche a nuove difficoltà nella valutazione della politica sessuale e creato addirittura insolite asperità di dialogo fra le stesse donne. Le risposte di Seidler a questi problemi provano a rovesciare concetti e preconcetti. L’autore ci presenta intanto un inedito quadro della mascolinità prigioniera e oppressa soprattutto da se stessa e dalla propria smania di potere. Riscoprire la mascolinità rappresenta una sfida alle teorie prevalenti: Seidler sostiene che, storicamente, la mascolinità è stata identificata con la ragione e la femminilità con le emozioni, da cui è scaturita una, per cosi dire, duplice oppressione. Quella della donna è fin troppo nota, tanto nota quanto non risolta. Quella dell’uomo, non presentando le caratteristiche strutturali dell’oppressione non è nemmeno palese. Essa è impastata di ragione e di orgoglio: il risultato pratico è che, per secoli, gli uomini si sono limitati a parlare ad altri, per altri, secondo altri piuttosto che per se stessi. Potere, linguaggio, e sessualità hanno finito per avvilupparsi in contraddizioni profonde di cui l’autore del volume discorre utilizzando le principali posizioni della teoria sociale ed evidenziando come la riscoperta della mascolinità possa essere una delle innovazioni importanti da cui partire. Chiaro e completo, documentato e arguto, a tratti personale è sempre piacevole, tradotto da una filosofa del gruppo Diotima, Diana Sartori, Riscoprire la mascolinità costituisce uno dei contributi teorici di maggior rilievo per la comprensione del rapporto degli uomini con il femminismo e con le concezioni tradizionali della mascolinità: per questo il suo autore è accolto a buona ragione nella serie degli Studi dedicata alla «differenza». Con l’augurio che non rimanga l’unico.
Victor Jeleniewski Seidler, sociologo, è Senior Lecturer di Teoria sociale e Filosofia presso il Dipartimento di sociologia Goldsmiths College dell’Università di Londra.
I Quaderni delle Bambine – Testimonianze Infantili sugli Abusi Sessuali degli Adulti
Autore/i: Parsi Maria Rita
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
terza edizione, nota introduttiva dell’autrice.
pp. 312, nn. tavole a colori f.t., Milano
Molto più numerosi di quanto si immagini sono i bambini e le bambine coinvolti dagli adulti in precoci, oscure, traumatiche esperienze sessuali. A queste loro vittime i pedofili domandano di tacere. Così accade che la violenza subita diventi segreto, angoscia, malattia. Per guarirne, la bambina o il bambino non hanno che una via: raccontare quello che è stato loro detto di non raccontare, pena i castighi più gravi. È quanto la psicologa Maria Rita Parsi ha chiesto alle sue piccole pazienti – bambine stuprate, bambine costrette a rapporti incestuosi, bambine ridotte a strumenti di fantasie immonde, bambine sottoposte a ogni forma di abusi – per aiutarle a superare il disordine e il turbamento. Stupore, rabbia, senso di colpa, desiderio, eccitazione, complicità, nuda sofferenza, sfida, pietà colorano le loro testimonianze, che questo libro riproduce fedelmente. Ogni parola dei Quaderni delle bambine nasce dal tentativo di sconfiggere il maligno, paralizzante incantesimo della paura. Curate da Maria Rita Parsi con delicatezza e discrezione esemplari, queste storie, in cui la scrittura e la voce infantili evocano esperienze terribili e le ombre infelici e senza pace degli adulti pedofili e incestuosi, si leggono con un’emozione che pochi libri possono dare.
Maria Rita Parsi di Lodrone, quarant’anni, scrittrice, psicoterapeuta, ha fondato e dirige a Roma la Sipa (Societa italiana di psicoanimazione). Collabora da diversi anni alla rivista «Riza Psicosomatica». Ha pubblicato, tra le altre opere: Animazione in Borgata (1976), Lo Scarico (1978), Album (1982), La Principessa degli Specchi (1985).