Libri dalla categoria Forza del Pensiero
Contro Saturno – Rendere Positivo un Oroscopo Negativo con la Legge di Attrazione
… Il primo libro in cui la legge di attrazione incontra l’astrologia …
Autore/i: Capitani Antonio; Fornaro Francesco
Editore: Sperling & Kupfer Editori
prima edizione, collana: Varia.
pp. 194, Milano
In ogni oroscopo vengono citati i pianeti amici e quelli “contro”. Con questo libro, sarete in grado per la prima volta di neutralizzare gli astri “cattivi” e di enfatizzare quelli che vi vogliono bene. In tanti dicono di non credere all’oroscopo. Ma poi tutti lo leggono e lo ascoltano. Perché sono ansiosi di sapere se Giove porterà i quattrini, Marte la fornicazione, Venere l’amore. Insomma, l’astrologia intriga, non c’è niente da fare. A volte condiziona pure, specie quando le previsioni sono un tantino cupe. Certo, il famigerato “Saturno contro” esiste. E segnala di solito un periodo difficile. O magari capita che Saturno (come qualsiasi altro pianeta) sia posizionato in modo talmente disgraziato nel tema natale da penalizzare l’espressione di talenti e possibilità. Ma da adesso gli scongiuri non sono più necessari. Perché possiamo andare “attivamente” contro Saturno e contro ogni pianeta che dovesse rendere negativo il nostro oroscopo. Come? Mettendo in pratica l’approccio rivoluzionario al nostro futuro proposto da questo libro innovativo, che affianca per la prima volta l’astrologia alla legge di attrazione, potremo attivare pensieri ed emozioni in grado sia di attenuare (e addirittura neutralizzare) le difficoltà paventate dai pianeti storti, sia di potenziare le probabilità di successo promesse da un transito planetario positivo o da un astro natale già propizio di per sé. Imparando a governare, con la legge di attrazione, il corso degli eventi previsto dagli astri, potremo creare una realtà meravigliosa in campo sentimentale, lavorativo ed economico. Alla faccia di Saturno contro e di chi ci vuole male.
Antonio Capitani, giornalista, pubblicista e copywriter, collabora con Vanity Fair e La Gazzetta dello Sport e ha ricoperto la carica di consigliere del Centro Italiano di Discipline Astrologiche. Conduce, con Gaspare Baglio, Figli delle Stelle! su Radio Kiss Kiss e collabora con il canale televisivo QVC. È Cancro ascendente Capricorno, segni dei quali, come afferma da sempre, ha preso i peggiori pregi e i migliori difetti.
Francesco Fornaro, esperto di tecniche di Coaching, motivazione, miglioramento personale, gestione dei gruppi, comunicazione efficace, leadership e coaching in ambito sportivo.
Scene Americane – Il Paesaggio nel Cinema di Hollywood
Autore/i: Morsiani Alberto
Editore: Nuova Pratiche Editrice
pp. 142, foto in b/n fuori testo, Parma
Il paesaggio nel cinema di Hollywood è il luogo del possibile più che del reale. È un luogo senza centro, senza punti fissi di riferimento, in cui tutto può accadere. È uno spazio mai ben definito, tra deserti, metropoli, piccole città di provincia, campagne e sobborghi, in cui uomini e donne soffrendo e amando vanno incontro a un destino che ignorano. Il cinema americano ha inventato il paesaggio moderno, fusione inestricabile di materia, luce e spazio: vi ha sprofondato i personaggi e gli ha dato una potenza e una liricità insuperate. Partendo da Thoreau e Emerson, con lo sguardo attento alle intuizioni e alle anticipazioni della pittura, da Bierstadt a Wood, a Hopper, Wyeth, Marsh, Tooker, Alberto Morsiani rivisita i generi cinematografici più frequentati, soffermandosi su centinaia di film, nel tentativo di definire la specificità della «visione americana». Negli spazi aperti e orizzontali del western, nelle dimore-trappola dell’horror, nella verticalità del film urbano, nelle fughe in un Altrove escapista del musical e della fantascienza: dovunque in questo cinema si ritrova il paesaggio «mitico», quello in cui tutto è possibile, perché nulla è già dato, quello su cui le nuvole passano leggere…
Alberto Morsiani (Modena 1951) è studioso e critico cinematografico. Direttore artistico del Circuito Cinema di Modena, associazione di sale pubbliche e private, è autore di due monografie su Anthony Mann (Firenze 1986) e Joseph L. Mankiewicz (Firenze 1991) e di articoli e saggi che pubblica su giornali e riviste di cinema.
Introduzione. I luoghi del possibile. Immagini del mito tra rocce e Mc Donald’s
- I. I paesaggi sublimi della wilderness. Dalla foresta di Thoreau al deserto western
- II. La perdita del centro. I crocevia del road movie e le terre di nessuno
- III. Profili in chiaroscuro. La città del noir e la metropoli postmoderna
- IV. Scenari claustrofobici e sepolcrali. Le case e i sobborghi dell’horror
- V. Fondali escapisti e onirici. La ricerca dell’altrove
Bibliografia
La Potenza del Pensiero
Titolo originale: Thought-power
Autore/i: Swami Sivananda Saraswati
Editore: Edizioni Babaji
presentazione di Giorgio Furlan, prefazione dell’autore.
pp. 176, Roma
In questo libro è racchiuso il giusto metodo per utilizzare e controllare il pensiero a migliore beneficio dell’uomo.
La potenza del pensiero muta il destino. L’uomo semina un pensiero e raccoglie un’azione; semina un’azione e raccoglie un’abitudine; semina un’abitudine e raccoglie un carattere; semina un carattere e raccoglie un destino. L’uomo costruisce il suo avvenire con il proprio pensare ed agire.
Egli può cambiarlo, perché ne è il vero padrone.
Gli ignoranti Credono che il Karma agisca in ogni evento umano. Essi credono che tutto sia destino. Ma pensare ed agire in questa maniera, afferma l’Autore. porta all’inerzia, alla rassegnazione e alla miseria. Tutto questo significa ignorare completamente le leggi che regolano il Karma.
Voi potete costruire il vostro destino con i vostri pensieri e con le vostre azioni. Voi avete ottenuto una libera volontà di scelta, voi avete ottenuto la libertà nell’agire.
Grazie a queste verità molte persone riuscirono a cambiare completamente la loro vita. diventando grandi saggi.
Possiate divenire tutti saggi e yogi attraverso un giusto pensare. desiderare e agire.
Gli Ultimi Samurai
Autore/i: Chiocci Francobaldo
Editore: Edizioni del Borghese
unica edizione, introduzione di Romano Vulpitta.
pp. 272, Milano
Gli «ultimi samurai» sono i piloti suicidi kamikaze, le torpedini umane kaiten, gli sbandati zanryusha che si rifiutarono di credere alla sconfitta e continuarono a combattere nella giungla, i giovani colonnelli che tentarono di impedire all’Imperatore l’annuncio della resa, i mistici del harakiri e anche i condannati del processo di Tokyo. La loro storia, vissuta secondo le norme dell’antico codice d’onore Bushido e illuminata dagli ideali in cui credevano, giusti o sbagliati che fossero, oggi non sembra più una tragedia. È una poesia. Una di quelle « canzoni di gesta», lontanissime e inverosimili, che rappresentano la stagione mitologica di un popolo. I giapponesi, vent’anni fa, prima di reincarnarsi in esportatori di radioline e in organizzatori di Olimpiadi, erano ancora un popolo mitologico: pericoloso perché incendiava l’oceano, ma nobile perché sapeva morire nel suo rogo. Quella terra di dèi che fu il Giappone e quei semidei che furono i samurai, rivivono in questo libro in un episodio, un’impresa, un commiato, un brano di diario, una lettera, un epigramma consegnato al commilitone prima dell’ultimo volo o al boia prima della penultima dipartita: perché le anime dei guerrieri leali e coraggiosi tornano sempre a Yasukuni, il tempio degli eroi. Anche se hanno perso la guerra.
Onde
(Nami)
Autore/i: Yamamoto Yuzo
Editore: Baldini & Castoldi
unica edizione, traduzione di Giuseppina Ripamonti Perego.
pp. 280, Milano
Romanzo Giapponese
Racconto di un Certo Oriente – Romanzo
Titolo originale: Relato de um certo Oriente
Autore/i: Hatoum Milton
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, traduzione di Anima Di Munno.
pp. 208, Milano
Una città magica e misteriosa, decadente e vitale come Manaus, alla confluenza del Rio Negro e del Rio delle Amazzoni, sullo sfondo della foresta tropicale. Ricordi, sapori, odori di un Oriente lontano, dagli echi arabi e cristiani, rievocato con nostalgia e rivissuto nel sogno. Un albero genealogico che affonda le radici nel mondo delle Mille e una notte, un gorgo di memorie familiari che s’inabissa, personaggio dopo personaggio, voce dopo voce, verso segreti oscuri e inquietanti.
Un’infanzia popolata di animali, tragedie e leggende, un plico di lettere da un convento libanese, poche fotografie sgualcite. Riti e tabù, tradizioni e follie, gesti improvvisi e inspiegabili. Un emporio sovraccarico d’oggetti, ma soprattutto di filosofie e divinità in grado di rapire l’anima e la mente.
Tutto questo riecheggia in Ricordi di un certo Oriente, romanzo dalla scrittura sospesa tra i modelli europei e americani (a cominciare da Faulkner), e le suggestioni della novellistica araba.
Milton Hatoum (Manaus, 1952) ha studiato architettura a San Paolo e si è specializzato in letterature comparate a Parigi. Insegna letteratura all’Università Federale dell’Amazzonia. Ricordi di un certo Oriente, pubblicato con grande successo nel 1989 e insignito del Premio Jabuti, è stato tradotto in tedesco, francese e inglese.
Come in Alto così in Basso
Autore/i: Mead George R. S.
Editore: Fratelli Bocca Editori
prefazione e traduzione di Decio Calvari.
pp. VIII-268, Torino
Sommario:
- I. – Come in alto, così in basso
- II. – Eresia
- III. – La elasticità di un corpo permanente
- IV. – Le immensità
- V. – Eredi delle età
- VI. – Il Maestro
- VII. – Iniziazione
- VIII. – Ciò che la sapienza significa per me
- IX. – Adombramenti
- X. – La vita eroica
- XI. – Sulle tracce della spiritualità
- XII. – Congetture circa ciò che ci si deve aspettare
- XIII. – Circa l’arte del simbolismo
- XIV. – L’auto-ammaestrato
- XV. – Verso il sentiero
- XVI. – Realtà mistica
- XVII. – La razza immortale
- XVIII. – Cosmogonia mistica
- XIX. – Alcune speculazioni elementari
- XX. – Sulla natura della ricerca suprema
Incomunicabilità e Comunione
Autore/i: Desiato Luca
Editore: Edizioni Paoline
introduzione dell’autore.
pp. 184, Cinisello Balsamo (Milano)
Nei deserti della società contemporanea fioriscono le ossessioni delle fate morgane. Chi rimane solo non sopravvive. Chi si fa oasi salva l’«altro».
L’Opera e l’Eredità di Hegel
Autore/i: Calabrò Gaetano; Caracciolo Alberto; Garin Eugenio; Luporini Cesare; Merker Nicolao; Pareyson Luigi; Rossi Pietro; Verra Valerio
Editore: Editori Laterza
premessa degli autori.
pp. VIII-190, Bari
I saggi di questo libro seguono l’evoluzione dell’opera hegeliana attraverso le grandi tappe che portano dalla prospettiva denomenologica alle sistemazioni della logica e della filosofia dello spirito, e considerano anche l’opera di Hegel nella sua «fortuna» in Italia, in Europa e in America. Un’accurata nota bibliografica completa il volume.
Afferma Valerio Verra, nella premessa, che gli studi per il secondo centenario della nascita di Hegel sono il grande interesse: essi vanno molto al di là del campo specifico degli studi hegeliani, investendo necessariamente il problema dell’atteggiamento del pensiero contemporaneo non solo rispetto all’opera di Hegel, ma all’intera storia di quella cultura che Hegel ha sostanzialmente identificato con lo sviluppo dello spirito.
Quando i Giganti Abitavano la Terra – Dei, Semi-Dei e DNA Alieno: l’Anello Mancante dell’Evoluzione Umana
Titolo originale: There Were Giant Upon the Earth
Autore/i: Sitchin Zecharia
Editore: Macro Edizioni
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Silvia Nerini.
pp. 200, nn. figure bianco e nero, Cesena (FC)
“TRA SCIENZA E MISTERO, IL PIÙ AVVINCENTE STUDIO SULLE ORIGINI DELL’UOMO.”
Un libro atteso da milioni di lettori in tutto il mondo Un autore amato e stimato da tutti gli appassionati di storia e antichi misteri. Il fortunato coronamento di un lungo ciclo di bestseller
Qual è la vera origine dell’uomo?
Fin dal suo primo libro, Il pianeta degli dei, Zecharia Sitchin afferma che gli Elohim biblici che dissero «Creiamo Adamo a nostra immagine e somiglianza» siano stati gli dei della Sumeria e di Babilonia, gli Anunnaki giunti sulla Terra dal loro pianeta Nibiru.
Secondo Sitchin, Adamo fu geneticamente progettato circa 300.000 anni fa, quando i geni degli Anunnaki vennero uniti a quelli di un ominide.
Poi, secondo la Bibbia, vennero celebrati matrimoni misti: sulla Terra abitarono i Giganti, che presero in moglie le discendenti di Adamo, dando alla luce «uomini eroici», figure che l’autore riconduce ai semidei delle tradizioni sumere e babilonesi, tra cui il famoso re mesopotamico Gilgamesh, colui che rivendicò il diritto all’immortalità e Utnapishtim, l’eroe babilonese del Diluvio.
Ma allora tutti noi discendiamo da semidei?
In questo avvincente libro, Quando i Giganti abitavano la Terra, che rappresenta la summa della sua opera, Zecharia Sitchin procede passo dopo passo attraverso l’analisi di un’enorme quantità di antiche scritture e manufatti, accompagnando il lettore alle tombe reali di Ur e alla stupefacente conclusione che le due tombe più straordinarie siano state l’ultima dimora di una coppia di divinità Anunnaki.
Sitchin rivela inoltre una fonte di DNA che potrebbe dimostrare la veridicità dei racconti biblici e sumeri, fornendo la prova fisica definitiva della presenza aliena sulla Terra in passato e un’opportunità scientifica senza precedenti di rintracciare “l’anello mancante” nell’evoluzione del genere umano, svelando i segreti della longevità e perfino il mistero fondamentale della vita e della morte.
Zecharia Sitchin, autore de Il Pianeta degli Dei e della serie bestseller Le Cronache Terrestri (i suoi libri hanno venduto nel mondo oltre 4.500.000 di copie) ha ancora molto da dire e da svelare a proposito dei suoi studi sull’origine dell’uomo. Sessant’anni di ricerca nei siti archeologici, nei musei e nelle biblioteche di tutto il mondo, lo hanno reso uno dei più autorevoli esperti di storia e mitologia.
Le sue scoperte hanno affascinato milioni di lettori e interessato giornalisti e studiosi.
Introduzione
Avvenne che
Capitolo 1 – La ricerca dell’immortalità da parte di Alessandro
- Babilonia e Marduk
Capitolo 2 – Nei giorni prima del diluvio
- L’arca di Noè
Capitolo 3 – In cerca di Noè
- Il Diluvio
Capitolo 4 – Sumeria: dove ha avuto inizio la civiltà
- La terra dell’”Eden”
Capitolo 5 – Quando la sovranità venne condotta giù dal Cielo
- Dimora d’oro e di acque fluenti
Capitolo 6 – Un pianeta chiamato “Nibiru”
- La versione di Beroso
Capitolo 7 – Anunnaki e Igigi
- Il racconto del malvagio Zu
Capitolo 8 – Uno schiavo su misura
- I geni alieni di Adamo
Capitolo 9 – Dèi e altri antenati
- Il potere del sette
Capitolo 10 – Patriarchi e semidei
- Le parole e il loro significato
Capitolo 11 – In quel tempo c’erano sulla Terra i giganti
- La confusione delle lingue
Capitolo 12 – Immortalità: la grande illusione
- Spiegazione dettagliata della “vita”
Capitolo 13 – L’alba della dea
- “Eroe” con qualsiasi nome
Capitolo 14 – Gloria dell’impero, venti di distruzione
- Il “vento del male”
Capitolo 15 – Sepolti in magnificenza
- Quando gli “immortali” morirono
Capitolo 16 – La dea che non se n’è mai andata
- Il DNA di Nin. Puabi e i discendenti con DNA mitocondriale
Poscritto
Le origini aliene del genere umano: la prova
Dio Creò la Mosca – E la Moderna Biologia ci Spiega Perché
Titolo originale Fly: An Experimental Life
Autore/i: Brookes Martin
Editore: Longanesi & C.
prima edizione, traduzione Isabella C. Blum, collana: La Lente di Galileo n° 28 – collana diretta da Piergiorgio Odifreddi.
pp. 264, ill. in b/n, Milano
Drosophila melanogaster, chi è costei? Tradotto alla lettera, il nome significa amante della rugiada, con addome nero. Più prosaicamente, si tratta niente meno che del moscerino della frutta, elevato al rango di mosca nel titolo, che riprende una citazione dello scrittore americano Ogden Nash. Sembra difficile credere che la drosofila sia riuscita a ritagliarsi un ruolo fondamentale nella storia della biologia, in particolare nella ricerca sperimentale della genetica moderna. Eppure questo animaletto in apparenza insignificante si dimostrò, fin dall’inizio del secolo scorso, un indispensabile assistente di laboratorio per almeno un paio di validissime ragioni: uno stile di vita senza pretese, quindi notevolmente economico, e un insaziabile appetito sessuale, con conseguente alta riproduttività. Il suo debutto ufficiale come organismo di studio avvenne nel 1900, in modo piuttosto anonimo, naturalmente: alcuni grappoli d’uva vennero lasciati sul davanzale di una finestra dell’Harvard University e tutte le drosofile che abboccarono all’esca furono portate in laboratorio per un esperimento. L’episodio segnò l’inizio di una storia che avrebbe rivoluzionato la biologia. In seguito quelle ricerche contribuirono notevolmente a diradare le nebbie che avvolgevano l’eredità genetica in tutto il regno animale, umani compresi. Nel corso degli anni, i geni della drosofila aiutarono a capire i meccanismi che regolano l’apprendimento e la memoria, l’invecchiamento, la nascita di nuove specie, l’eterno conflitto tra maschi e femmine in materia di sesso, la lotta contro il cancro, i cambiamenti climatici, i test sulla dipendenza da alcol e droga e sulle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, fino ad avere un ruolo di non poco conto persino nella clonazione e nel Progetto Genoma Umano. Niente male per una creatura ritenuta irrilevante, incapace di suscitare emozioni forti e senza quarti di nobiltà. Con uno stile ironico e divertente, accessibile anche ai non addetti al lavoro e ben lontano da quello asettico di molti saggi scientifici, Martin Brookes ci guida con competenza e rigore lungo il secolo di vita sperimentale della drosofila, autentica icona scientifica del XX secolo, raccontandone le avventure in un testo che, aprendo una finestra anche su molti aspetti della nostra stessa esistenza, rappresenta un’eccellente introduzione alla genetica.
Martin Brookes, ricercatore specializzato in biologia dell’evoluzione. Ha pubblicato vari saggi fra cui What’s the Big Idea? Genetics (1999) e La Genetica (2001).
- Il moscerino che venne dal freddo
- Il retaggio di una vita
- L’uomo decodificato
- Un biglietto di sola andata
- La scuola dei colpi bassi
- Un lato inquietante del sesso
- Una mano agli anziani
- Punti caldi alle Hawaii
- Cent’anni di drosofila
- Epilogo
Letture consigliate
Indice analitico
I Dandolo
Autore/i: Loredan Alvise
Editore: dall’Oglio Editore
pp. 442, con alcune illustrazioni e piantine dell’epoca veneziana e con tavole genealogiche fuori testo, Milano
Le cronache fanno risalire la famiglia ad antichissime origini altinati, ad un ramo della romana gens Ursia, a cui erano collegati Orso e Teodato Ipato, rispettivamente il terzo e il quarto doge della Venezia Marittima, così come l’altra grande famiglia ducale degli Orseoli, regnanti tra la seconda metà del X secolo e la prima metà dell’XI secolo.
Attestati nel novero delle famiglie patrizie originarie, si insediarono dapprima a Torcello e quindi a Rialto, nella zona dell’insula di San Luca.
Dopo il 1000, i Dandolo risultano, particolarmente impegnati nelle attività mercantili con l’Oriente bizantino, con numerosi interessi commerciali e beni a Costantinopoli.
Il costante interesse dei Dandolo, oltre che per il commercio, per l’attività politica, li portò a sedere frequentemente nei consigli ducali, acquisendo sempre maggiore influenza sino a giungere, nel 1130, all’elezione di uno dei rampolli della famiglia, Enrico, a Patriarca di Grado.
Rimasti al vertice della società veneziana negli anni delle guerre con Bisanzio e dei primi rivolgimenti costituzionali che portarono al progressivo indebolirsi del controllo dell’assemblea popolare sul potere ducale, a tutto vantaggio della nascente oligarchia mercantile, i Dandolo giunsero nel 1192 ad assurgere alla dignità ducale con l’elezione di un altro Enrico Dandolo a doge di Venezia e Dalmazia.
Alla morte di Enrico Dandolo nel 1205, non solo Venezia controllava l’intero mare Adriatico, ma possedeva un nuovo vasto impero coloniale in Oriente, controllando di fatto il neonato Impero Latino. […]
La vocazione al comando marittimo rappresentava una delle principali caratteristiche della famiglia. Ancora nel 1298, Andrea Dandolo comandava la flotta veneziana nella guerra contro Genova. Sconfitto tuttavia l’8 settembre nella Battaglia di Curzola, si toglieva la vita fracassandosi la testa contro il remo cui era stato incatenato perché Venezia non subisse l’onta di veder condotto a Genova da schiavo il discendente di colui che aveva dato un impero alla Repubblica.
Nel Trecento la famiglia raggiungerà il dogado altre due volte: nel 1329 con Francesco Dandolo e nel 1343 con Andrea Dandolo, amico personale del Petrarca.
A partire da questo momento, però, il ruolo dei Dandoli, cominciò progressivamente a declinare, tanto che nel 1440 i Contarini ne rilevavano il palazzo avito di Rialto, mentre un ramo della famiglia erigeva una nuova dimora a San Zaccaria, Palazzo Dandolo, il quale passava comunque nel 1536 ai Gritti. Altre dimore dei Dandolo erano in Canal Grande sulla Riva del Vin e nei pressi di San Tomà.
Nel 1570 Niccolò Dandolo, governatore civile di Nicosia, sostenne l’urto iniziale dell’invasione dei Turchi Ottomani che con una forza di 100.000 uomini investirono la capitale del veneziano Regno di Cipro. Il Dandolo guidò la strenua difesa, ma, non avendo la città abbastanza viveri e mezzi necessari per resistere a un lungo assedio, cadde il 9 settembre. La testa del Dandolo e degli altri dignitari veneziani venne inviata, infilzata su una picca a Famagosta come monito alla città dove risiedeva la più grande guarnigione della Serenissima sull’isola.
Nel 1729, con la morte di Livio Sanudo i Dandolo ereditarono i beni di uno dei due rami superstiti dei Sanudo, tramite Laura Sanudo in Dandolo. Nel 1865 il N.H. conte Girolamo Dandolo, direttore dell’Archivio di Stato di Venezia, lasciava in fondo all’Archivio Storico 150 pergamene contenenti notizie riguardanti le famiglia Dandolo, Michiel e Dolfin nei secoli tra il 1213 e il 1734.
Attuale rappresentante della famiglia è il N.H. Conte Andrea Dandolo, dopo la morte del padre Luciano avvenuta nel 2009. La famiglia è celebrata in città con le fondamenta e il palazzetto Dandolo, entrambi situati nel sestiere di Castello.
Prefazione
Introduzione
- PARTE PRIMA – DALLA LAGUNA VENETA A COSTANTINOPOLI
- PARTE SECONDA – L’ARISTOCRAZIA VENEZIANA
- PARTE TERZA – DALL’APOGEO ALLA CADUTA
Bibliografia
Tavola genealogica
Gli Apache – Storia di un Popolo di Guerrieri
Titolo originale: The Apache Indians
Autore/i: Lockwood Frank C.
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione di Dan. L. Thrapp, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Lucrezia Besi, in sovraccoperta: Donna e bambino apache, inseriti in uno sfondo acquarellato, tratto da Karl Bodmer 1832-34.
pp. 296, numerose fotografie in bianco e nero fuori testo, Milano
Fino al 1938, gli Apache costituivano uno spauracchio, una leggenda grandiosa e terribile che trasfigurava un popolo di guerrieri in un’orda di spietati selvaggi.
Poi uscì un libro che raccoglieva la voce degli ultimi testimoni, metteva ordine nella cronologia, offriva un’interpretazione nuova e onesta della guerra che, per tre secoli, aveva contrapposto una piccola e sparpagliata tribù di Indiani allo strapotere dell’Uomo Bianco.
Quel libro era Gli Apache, un’opera subito considerata una pietra miliare per la conoscenza di un gruppo di pellerossa che un tempo viveva nel deserto fra l’Arizona, il Messico e il Nuovo Messico. Il libro di Frank C. Lockwood è oggi un classico, un testo fondamentale al quale gli studiosi si rivolgono per trarne notizie e ispirazione.
Gli Apache nacque dalla collaborazione tra due uomini profondamente uniti dall’amicizia. A iniziare il lavoro fu Charles Morgan Wood, il quale compì viaggi, scattò foto, raccolse materiale prezioso. Alla sua morte, l’impegno venne raccolto da Lockwood, il quale lo portò a termine in nome della comune passione per gli Indiani dell’Ovest.
I due amici, Wood e Lockwood, dedicarono energia e intelligenza per delineare una realtà che, prima di loro, si occultava nell’indifferenza, nel pregiudizio, perfino nell’odio. Venne così alla luce una verità che faceva giustizia di una popolazione autoctona la cui esistenza fu una guerra disperata, votata alla sconfitta ma non alla resa. Spiccano, fra gli Apache, i nomi di Cochise, Victorio, Mangas Coloradas e Geronimo. Frutto di profonde ricerche storiografiche, il libro di Lockwood è anche la commossa partecipazione alla dignità e all’orgoglio di quegli uomini liberi.
Fraxos (Frank) Cuimis Lockwoon, figlio di un Pastore metodista, nacque nel 1864 a Mount Erie, nell’Illinois. Si laureò in Storia e Letteratura Inglese. Fu Pastore per qualche tempo a Sale Lake City e insegnò in diverse scuole del Kansas. Durante la prima guerra mondiale fece il cappellano a bordo di una nave destinata all’Europa. Visse poi a Tucson, dove divenne rettore dell’Università. Pubblicò dieci libri e numerosi articoli sulla storia e i personaggi dell’Arizona. Morì nel 1948.
Come si fa un Santo
Quando, perchè, in quanto tempo, con quali miracoli un cristiano viene elevato all’onore degli altari
Autore/i: Saraiva Martins José
Editore: Edizioni Piemme
unica edizione, premessa e cura di Saverio Gaeta.
pp. 144, Casale Monferrato (AL)
Il cardinale José Saraiva Martins, da sette anni Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, è l’autorità preposta ai lunghi processi che la Chiesa fa precedere alla proclamazione di un beato o di un santo. Attraverso ricordi personali, aneddoti e curiosità, Saraiva Martins svela come e perché un cristiano viene elevato all’onore degli altari, quanto tempo occorre, e quali virtù e miracoli sono necessari. E, nel descrivere gli aspetti più segreti e sconosciuti dei processi di canonizzazione, chiarisce il perché nelle cause si presta sempre grande attenzione verso gli “aspetti oscuri” dei candidati, per quale motivo finora pochi laici sono diventati santi, le misteriose e talvolta incredibili ragioni per cui ci sono cause bloccate da tempo. Nel racconto, vivace e coinvolgente, trovano risposta le tante domande sulle figure più care alla devozione popolare, ma anche su quelle meno note alla massa dei fedeli, che pure hanno trovato spazio nella folla di santi e beati che popolano il Paradiso.
José Saraiva Martins è nato il 6 gennaio 1932 a Gagos do Jarmelo (Portogallo). Entrato da giovane nella Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, viene ordinato sacerdote il 16 marzo del 1957.
Docente di Teologia e Rettore Magnifico della Pontificia Università Urbaniana, negli anni dell’attività accademica ha dato alle stampe numerose e apprezzate pubblicazioni di teologia. Nel 1988 viene nominato arcivescovo Segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica. Dal 30 maggio 1998 è Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale, dandogli il titolo della basilica di Nostra Signora del Sacro Cuore. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo il recente La Chiesa all’alba del terzo millennio. Riflessioni teologico-pastorali (LEV, 2001).
Saverio Gaeta è caporedattore del settimanale «Famiglia Cristiana». In precedenza ha lavorato per il mensile «Jesus» e per il quotidiano «L’Osservatore Romano». Collabora con «Il Timone» e con Radio Maria, dove ogni sabato alle 12.30 cura una rubrica fissa.
Per Piemme ha pubblicato il bestseller Il segreto di Madre Teresa (2002), La Madonna e tra noi. Ecco le prove (2003), Giovanni Paolo Il. Autobiografia del cuore (2003) e Miracoli. Quando la scienza si arrende (2004).
La Truffa del Tempo
Scienziati, Santi e Filosofi all’Eterna Ricerca di un Orologio Universale
Autore/i: Torno Armando
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione.
pp. 126, Milano
Per secoli gli uomini si sono accapigliati intorno a calendari, hanno fatto sparire giorni o li hanno aggiunti per inseguire il moto della terra nell’universo, ma ancor oggi il tempo non ha una misura accettata da tutti. Ognuno si regola come può o come crede, con l’orologio al quarzo o guardando la luna, festeggiando con ostinazione un anno inventato o cercando di difendersi dai nuovi miti che non cessano di nascere e di dissolversi. Non sappiamo cosa sia il tempo. Lo possiamo vivere, contare, trasformare in denaro, sprecare, ma la sua natura ci sfugge.
La truffa del tempo racconta l’eterno tentativo di catturare e costringere ore, giorni, mesi, anni in un solo spazio. Uno sforzo che ha impegnato l’uomo in grandi dispute fra scienza e fede e lo ha portato a costruire meridiane, a osservare il moto del sole e la posizione degli astri, ad adottare calendari per motivi politici o religiosi, a scegliere la nascita di Cristo come riferimento in buona parte del mondo e a cancellare d’imperio dieci giorni nel tentativo di dominare scientificamente il tempo e a dare un ordine all’universo. Si passa così dalle certezze di quei filosofi che ne affermano l’inesistenza, all’invenzione di strumenti scientifici per misurarlo, dalle solenni parole delle Ecclesiaste, agli slogan delle campagne pubblicitarie che promuovono creme e cosmetici capaci di mantenerci eternamente giovani, dal tempo che naviga nel cosmo a quello che regola la nostra vita.
Comunicazione Pubblica e Cultura del Servizio – Modelli, Attori, Percorsi
Autore/i: Faccioli Franca
Editore: Carocci Editore
prima edizione, introduzione dell’autrice, contributi di Bruno Ballardini, Paola Marsocci, Alessandro Rovinetti, capitoli 2 e 3 di questo volume sono parte di una ricerca che ha usufruito di un contributo del CNR e dell’Università di Roma “La Sapienza”.
pp. 276, nn. figure b/n, Roma
Questo libro affronta l’analisi della comunicazione pubblica nelle sue relazioni con altri processi che sono determinanti nell’innovazione delle istituzioni: la riqualificazione della sfera pubblica, la valorizzazione del senso civico, la riforma della pubblica amministrazione, la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. Quali soggetti giocano o dovrebbero giocare il ruolo di protagonisti? Quali valori, contenuti, strutture entrano in campo nella realizzazione degli spazi di comunicazione pubblica? Quali i rischi che questi percorsi possano essere costretti dentro gli schemi della retorica dell’innovazione? Questi alcuni degli interrogativi ai quali il libro intende rispondere. Il volume si avvale, nella seconda parte, del contributo di tre studiosi che, da prospettive diverse, si sono occupati di comunicazione pubblica: Paola Marsocci prende in esame i profili giuridici della comunicazione istituzionale; Alessandro Rovinetti affronta il tema delle competenze e delle figure professionali che l’attivazione di percorsi di comunicazione pubblica rende indispensabili; Bruno Ballardini analizza luci ed ombre dell’attività di comunicazione pubblicitaria dei soggetti istituzionali.
Franca Faccioli insegna Teoria e tecniche della comunicazione pubblica presso il corso di laurea in Scienze della comunicazione dell’Università di Roma “La Sapienza”. È autrice di diversi saggi sui temi della sociologia del diritto e della sociologia dei processi culturali.
Il Minotauro
Titolo originale: Minotaurus
Autore/i: Dürrenmatt Friedrich
Editore: Marcos y Marcos
testo tedesco a fronte, illustrazioni dell’autore, traduzione dal tedesco di Umberto Gandini, in copertina un disegno di Lorenzo Lanzi.
pp. 80, nn. illustrazioni b/n, Milano
La storia di Arianna, Teseo e Minosse, del labirinto e del minotauro, il suo unico abitante, è nota a tutti, ma nella versione di Dürrenmatt la prospettiva cambia radicalmente.
Luogo dell’azione, un labirinto di specchi che riflette immagini all’infinito.
Protagonista il minotauro, metà uomo e metà toro, sempre al limite della conoscenza, delle sensazioni di passione, gioia, infelicità, paura e tormento, mentre per natura non può provare sensazioni; sempre sulla soglia delle emozioni che proverebbe, se solo sapesse cosa vuol dire provare emozioni.
Un gioco di rimandi tra l’essere e la sua ombra, il coro e le sue migliaia di copie riflesse, che riproduce l’illusorietà di qualsiasi tentativo di fuga.
Un racconto che corre rapido verso un epilogo drammatico… con i lettori schierati al fianco del presunto mostro.
“Si mosse verso la parete di vetro più vicina, un’immagine gli si mosse a sua volta incontro mentre altre immagini si allontanavano. Toccò la sua immagine con la destra, toccò la sinistra della sua immagine che risultò liscia e fredda al tatto, e davanti a lui le altre immagini si toccarono in immagini d’immagini…”
Nato nel cantone di Berna nel 1921, scomparso nel 1990, Friedrich Dürrenmatt è assieme a Max Frisch il più significativo scrittore svizzero del dopoguerra.
Fra le opere teatrali ricordiamo Romolo il grande (1948-1949), I fisici (1962), Il matrimonio del signor Mississippi (1952). Le sue commedie e i suoi drammi vennero messi in scena in tatto il mondo già a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta.
Memorabile una versione di Peter Brook della Visita della vecchia signora (1956), proposta nel 1958 a New York Fra le opere narrative ricordiamo Il giudice e il suo boia (1950), Il sospetto (1951), La promessa (1958) e Giustizia (1986).
Fra i racconti, La panne, La morte della Pizia e Il tunnel, pubblicato dalla nostra casa editrice nel 1984.
L’Opera al Nero
Titolo originale: L’Oeuvre au Noir
Autore/i: Yourcenar Marguerite
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
traduzione dal francese di Marcello Mongardo, edizione riveduta da Gabriella Cartago.
pp. 304, Milano
L’opera al nero è la storia di un personaggio immaginario, Zenone, medico, alchimista, filosofo, dalla nascita illegittima a Bruges nei primi anni del Cinquecento, fino alla catastrofe che ne conclude l’esistenza. Il racconto lo segue nei viaggi attraverso l’Europa e il Levante, lo vede all’opera nell’esercizio della medicina, sia al capezzale degli appestati sia presso i sovrani, intento a ricerche in anticipo sulla scienza ufficiale del tempo; lo segue nei perpetui e rischiosi spostamenti, tra rivolte e compromessi. Zenone rappresenta un esemplare umano che ha attraversato il Rinascimento dietro le quinte e sta tra il dinamismo sovversivo degli alchimisti del Medio Evo e le conquiste tecniche del mondo moderno, tra il genio visionario dell’ermetismo e della Cabala e un ateismo che osava appena chiamarsi tale. Il destino, il pensiero del personaggio sono ispirati al grande chimico tedesco Paracelso, a Michele Serveto, dedito anche lui a indagini sulla circolazione del sangue, al Leonardo dei Quaderni e a quel filosofo singolarmente audace che fu Tommaso Campanella. Una folla di comparse, mercanti, banchieri, ecclesiastici, operai, donne di ogni livello e condizione, si muove tra le pagine di un libro in cui nulla è sacrificato al pittoresco ma nel quale i decenni 1510-1569 ci appaiono in un aspetto nuovo, quotidiano e, al tempo stesso, sotterraneo, attraverso immagini colte dalla strada maestra, dal laboratorio, dal chiostro, dal banco di vendita, dalla taverna e, infine, dalla prigione.
Hatha Yoga
Autore/i: Piuze Suzanne
Editore: Edizioni Bizzarri
premessa dell’autrice.
pp. 184, nn. fotografie b/n, Roma
Ecco un’opera unica che si indirizza a tutti i giovani e meno giovani. persone in piena forma fisica e altre che vogliono esserlo.
L’Hatha Yoga. una delle discipline orientali più facilmente comprensibili per gli Occidentali, permette di ottenere un migliore equilibrio fisico e psichico, di salvaguardare la salute, di acquistare una sorprendente agilità. di approfittare al massimo dei momenti di distensione: insomma, di vivere esaurientemente la vita di tutti i giorni.
Eliminate le considerazioni filosofiche superflue per l’adepto medio, gli esercizi spiegati da Suzanne Piuze, una delle più famose specialiste di Hatha Yoga in America del Nord, sono facili da eseguire in casa propria, grazie alle numerose fotografie inserite nel testo.
Alla Ricerca del D/Io Perduto
Come e perchè Andrea Valcarenghi è diventato Swami Deva Majid.
Autore/i: Swami Deva Majid
Editore: SugarCo Edizioni
pp. 160, nn. fotografie b/n f.t., Milano
Che cosa significa viaggiare? Che cosa significa meditare? Quando il silenzio tra una parola e l’altra è più importante, più ricco della parola stessa?
Perchè l’incontro di un occidentale col Maestro dell’ashram di Poona (India) libera un’altra consapevolezza nella stessa persona? Quando e come una terapia del corpo, le pratiche buddiste, i metodi e le filosofie indiane possono spezzare qualcosa nella struttura mentale e «illuminarci» di nuovi valori, nell’armonia con la natura?
Così Andrea Valcarenghi, oggi Swami Deva Majid:
«Questo libro è un dito che indica luna. Non fate come i gatti che si avvicinano a guardare ed annusare il dito. Guardate la luna… Questo mio racconto non è quindi altro che un viaggio in India così come potrebbe essere il viaggio di uno della mia generazione, con una storia simile alla mia alle spalle. E l’esperienza è sempre parziale. La mia intenzione è comunicare a chi ha seguito me e i miei compagni nei raduni degli ultimi anni il come e perchè Andrea Valcarenghisia morto, come figura di riferimento, come amico o come nemico di tanti come o simili a noi. E cosa significa essere diventato Majid… E soprattutto spiegare perche per me il rosso è diventato arancio e come questo non significhi sostituire un colore ad un altro colore, una ideologia ad un’altra ideologia. Questo viaggio infatti conduce alla fine dell’ideologia».
Swami Deva Majid, meglio conosciuto dai lettori di «Re Nudo» e dai frequentatori delle feste del Parco Lambro col vecchio nome di Andrea Valcarenghi, ha 31 anni e vive a Milano. Oggi dirige, oltre che «Re Nudo», il periodico «Rajneesh», e si occupa delle edizioni Re Nudo Libri. Ha già pubblicato: Underground a pugno chiuso (1974) e Non contate su di noi (1977).