Apocalisse Libro della Rivelazione
Esegesi Biblico-Teologica e Implicazioni Pastorali
Autore/i: Vanni Ugo
Editore: EDB – Edizioni Dehoniane Bologna
pp. 240, Bologna
Tutti sanno che l’Apocalisse è difficile. Partendo da questo dato di fatto, padre Ugo Vanni ha tenuto al Pontificio Istituto Biblico un corso sull’Apocalisse con quattro intenti: 1) spiegare il testo in modo semplice, ma serio; 2) commentare tutto il testo; 3) fare emergere le idee teologiche portanti di esso; 4) indicare espressamente le implicazioni pastorali dei temi che via via emergono. La struttura propria dell’Apocalisse corrisponde a una liturgia domenicale, dove si confessavano i peccati, dove sono presenti la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica. Tale struttura conferma che il testo non è lontano dalla vita, non è un libro che aleggia lontano dalla terra, ma è un libro che ci coinvolge da vicino, nella concretezza della vita cristiana. E ciò con la presa che ha su di noi l’assemblea liturgica domenicale. Fin dall’inizio Giovanni definisce il suo libro parola di profezia. Attraverso i profeti, Dio parla alle persone e ai popoli, esortandoli a convertirsi, a immettersi nel piano di Dio. L’Apocalisse è una grande interpretazione del piano con cui Dio conduce la storia, facendo appello alle risorse migliori delle persone e delle comunità credenti. La profezia si rivolge alla responsabilità che le persone hanno davanti a Dio in quanto partecipi della grande alleanza, spinge i cristiani a sentirsi parte nello scontro tra il mondo di Dio e il mondo del male e a credere nella possibilità di realizzare il Regno del bene.
Ugo Vanni sacerdote della Compagnia di Gesù, ha insegnato per decenni al Pontificio Istituto Biblico e alla Pontificia Università Gregoriana, dove è stato anche direttore del Dipartimento di teologia biblica. Della sua competenza sull’Apocalisse, universalmente riconosciuta, fa fede l’impressionante bibliografia posta alla fine del volume.
C’è Ancora Speranza
Titolo originale: And Yet We Hope
Autore/i: Häring Bernhard
Editore: Edizioni Paoline
introduzione dell’autore.
pp. 208, Alba
Perché la nostra epoca è tanto pessimista? Tale pessimismo ha ragione di essere? Esiste qualche rimedio al di là della fuga nella droga, nell’oblio e nell’incoscienza? Dal punto di vista psicologico il diffuso pessimismo attuale si spiega in buona parte come reazione e contraccolpo al superficiale ottimismo di tanti falsi messianismi degli ultimi cent’anni. La medicina e il rimedio hanno un solo nome: Cristo. Nella sua luce anche le situazioni più buie e inquietanti trovano un senso e un motivo di speranza e di gioia. La genuina speranza accesa da Cristo non è affatto alienante, non permette affatto al cristiano di aspirare al cielo disinteressandosi del presente, ma gli insegna che la via del cielo passa precisamente attraverso l’impegno per la terra.
Bernhard Häring (Böttingen, 10 novembre 1912 – Gars am Inn, 3 luglio 1998) è stato un teologo tedesco. È stato uno dei fondatori dell’Accademia Alfonsiana e viene considerato dai suoi successori il più grande teologo morale cattolico del XX secolo.
A 12 anni entrò in seminario e diventò Redentorista e quindi missionario in Brasile, fu professore dell’Accademia Alfonsiana dal 1949 al 1987; uno dei suoi detti di spirito francescano è: «Dio mi ha benedetto, ho lavorato a lungo e con vigore, ora attendo sorella morte».
Nel suo cammino teologico ebbe scontri anche con la stessa Chiesa cattolica, infatti fu in aperto contrasto con l’enciclica Humanae Vitae fine anni sessanta che condannava in maniera categorica la contraccezione.
Nonostante ciò ebbe molti incarichi di prestigio dalla Santa Sede, tra cui preparatore del Concilio Vaticano II, redattore (in parte) della Costituzione Pastorale “La Chiesa nel mondo contemporaneo”; e anche padre morale della Costituzione Dogmatica Gaudium et Spes. Fu uno dei padri della Teologia morale contribuendo con molti scritti Häring fu anche professore in molte università tra cui: l’Università di San Francisco, la Fordham University, Yale, Brown, Temple, ed infine l’Istituto Kennedy per la bioetica della Georgetown University.
Prefazione
- Smascherare il nemico
- Cristo nostra speranza
- Speranza come dialogo
- La speranza come solidarietà nell’amore
- La speranza, struttura di fede
- Il dinamismo della speranza: la fede attiva nell’amore
- La sacramentalità della speranza
- I sacramenti della speranza cristiana
- Il carattere gioioso della speranza
- La speranza nella responsabilità per il mondo
- Il corpo umano come espressione della speranza
- Il dono dello shalom
- Virtù escatologiche
- Agire sulla parola
- Speranza per i «senza speranza»
- Il coraggio di vivere
- La speranza alla sua sorgente
Opere dello stesso Autore
Opus Dei – La Vita e l’Opera del Fondatore Josemaría Escrivá
Titolo originale: Opus Dei
Autore/i: Berglar Peter
Editore: Rusconi
prima edizione, traduzione dal tedesco di Antonio Dini.
pp. 424, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
«È un vero santo, un uomo mandato da Dio per i nostri tempi.» (Pio XII)
«L’Opus Dei è destinato a operare nella Chiesa su inattesi orizzonti di universale apostolato.» (Giovanni XXIII)
«Una delle persone che nella Chiesa hanno ricevuto più carismi e che ad essi hanno corrisposto con maggior generosità.» (Paolo VI)
«Fede e geometria, fede e lavoro eseguito con competenza per Escrivá vanno a braccetto: sono le due ali della santità.» (Giovanni Paolo I)
«Grande ideale, veramente, il vostro, che fin dagli inizi ha anticipato quella teologia del laicato, che caratterizzò poi la Chiesa del Concilio e del post-Concilio. Tale infatti è il messaggio e la spiritualità dell’Opus Dei.» (Giovanni Paolo II)
«E compresi che saranno gli uomini e le donne di Dio a innalzare la Croce, con gli insegnamenti di Cristo, al vertice di ogni attività umana. E vidi il Signore trionfare e attrarre a sé tutte le cose…
Per questo vi ho ripetuto, con ostinata insistenza, che la vocazione cristiana consiste nel trasformare in endecasillabi la prosa quotidiana. Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell’ orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria.» (Josemaría Escrivá)
Non solo in seno alla Chiesa cattolica, ma anche in molti altri ambienti, si parla sempre più spesso dell’Opus Dei.
Raramente trascorre un mese, specialmente dall’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II, senza che i mezzi di comunicazione si siano occupati di questa istituzione: non sempre benevolmente, spesso contraddicendosi a vicenda, molte volte in modo superficiale.
L’Opus Dei esiste dal 1928; i suoi membri, appartenenti a 87 diverse nazionalità, sono circa 74.000. Il suo fondatore è una delle personalità più affascinanti e di maggior rilievo della Chiesa contemporanea. La presente opera è uno studio monografico, basato su una vasta disamina di fonti, che introduce il lettore negli aspetti religiosi, storici e biografici della vita e dell’opera di monsignor Josemaría Escrivá.
Lo storico e scrittore Peter Berglar ne ha studiato per diversi anni gli scritti, compresi alcuni inediti; ha consultato il vasto archivio storico del fondatore e ha intrattenuto numerosi colloqui con i più stretti collaboratori di monsignor Escrivá, in particolare col suo successore, il Prelato dell’Opus Dei monsignor Alvaro del Portillo.
Tutto ciò ha permesso all’autore di elaborare un profilo biografico del fondatore dell’Opus Dei autentico e profondo. Il libro di Peter Berglar è quindi un importante contributo alla storia della Chiesa e della spiritualità cristiana nel nostro secolo.
Peter Berglar è nato nel 1919 a Kassel, oggi territorio della Repubblica Federale Tedesca. Figlio di un giornalista, ha studiato medicina e ha esercitato la professione di medico fino al 1966.
Dopo aver compiuto gli studi di storia e aver ottenuto il dottorato in tale disciplina, dal 1970 è ordinario di storia medievale e moderna nell’università di Colonia.
Come pubblicista e scrittore ha acquistato fama internazionale. Oltre a svariati saggi e articoli, ha pubblicato numerose opere monografiche, fra le quali spiccano diversi studi di carattere biografico.
Pensieri
«Ama e fa quel che vuoi» (Comm. Lett. Giov., tratt. VII 8)
Autore/i: Agostino d’Ippona
Editore: Rusconi
a cura di Carlo Cremona, in sovraccoperta: S. Agostino (part.), di Antonello da Messina, Galleria Nazionale di Palermo (foto di Granata Press Service).
pp. 344, illustrazioni in bianco e nero, Milano
«Agostino, non è forse vero che tu ci richiami alla vita interiore? Quella vita, che la nostra educazione moderna, tutta proiettata sul mondo esterno, e tutta informata delle dominanti impressioni del mondo esterno, lascia illanguidire, e quasi ci fa venire a noia? Noi non sappiamo più raccoglierci, non sappiamo più meditare, non sappiamo più pregare.» Legatario di queste annotazioni di Paolo VI, Carlo Cremona ce le offre come unica chiave di lettura della sua originale antologia, che abbraccia l’opera del grande Dottore della Chiesa: Pensieri.
Dietro questo titolo non troviamo né l’omaggio devozionale di un consacrato né un’opera compilatoria né un’occasionale miscellanea. Sotto il potente riflettore di uno dei suoi più convincenti biografi contemporanei, scopriamo invece in Agostino una miniera di numerosi messaggi, che l’esperienza singolare di quest’Uomo, tuttora vivo, continua a inviare agli uomini del Duemila. «Sui problemi perenni che hanno inquietato l’umanità» dice il Cremona «egli ci e maestro e guida… Nella drammaticità della nostra epoca almeno in questo siamo privilegiati, perché abbiamo in Agostino quasi uno specchio.»
Filtrata da queste pagine vibranti, la frase agostiniana Ama et fac quod vis, in apparenza, oggi, provocante o permissiva, recupera la purezza originaria: l’amore è forza unica e vincolante dell’etica della nostra vita quotidiana.
A distanza di sedici secoli, l’attualità di sant’Agostino, già messa in risalto da Jean Guitton, continua a stupirci: per l’identica problematica di due epoche travagliate ma soprattutto per la sua consapevolezza di fronte al «vigore di una religione nuova, ancora più totalitaria dell’idea imperiale, ancora più universale ma sostanziata dall’amore». Come giustamente afferma Carlo Cremona, «Agostino stesso concepiva il cristianesimo come una lotta perenne e con vicende alterne, tra il bene e il male… Sicché, la rivalsa dei valori positivi e, in ogni caso, la liquidità della storia umana, può determinare quella crisi profonda nella quale oggi, in effetti, ci troviamo».
Infine, nella raccolta abbondano passi non esclusivamente religiosi o spirituali, passi che hanno carattere di esperienza umana. «Per Agostino tutto è sacro.» Ecco il segreto per capire il mistero di quest’uomo incomparabile, che ripete, con Geremia: «Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre».
Carlo Cremona abbina da anni un intenso lavoro pastorale a un’attività giornalistica molto apprezzata dal pubblico. Commentatore del Vangelo in televisione, è attualmente vaticanista del GR2. Collabora con quotidiani e periodici e, tra l’altro, firma per «Avvenire» la rubrica Santi e santità.
Tra le sue numerose opere si ricorda il romanzo I peccati del curato, oltre ai pregevoli saggi pubblicati da Rusconi: La speranza che è in noi e Il Vangelo e i giorni. Straordinario è stato poi il successo della biografia Agostino d’Ippona, scritta sempre per Rusconi nel 1986, tradotta in numerose lingue.
Anabasi
Autore/i: Senofonte
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione, carte geografiche e cura di Valerio Manfredi, fotografie di Marco Agostini, in copertina: Ritratto di Senofonte (Madrid, Museo rado). Copia romana della fine del II – principio del III secolo d.C. risalente a probabile model.
pp. 364, numerose tavole a colori fuori testo, Milano
Nato da una famiglia facoltosa, Senofonte ricevette in Atene una educazione di prim’ordine, frequentando fra l’altro la scuola del grande Socrate assieme ad alcuni dei personaggi più in vista della sua città. Bello di aspetto, oltre che intelligente, egli aveva tutte le qualità per intraprendere una brillante carriera politica ed affermarsi nella vita pubblica, senonchè il suo momento venne a cadere nel periodo più critico ed infausto per la sua città: erano gli anni in cui, umiliata da Sparta (vincitrice della guerra del Peloponneso), Atene era governata da una giunta oligarchica duramente repressiva capeggiata da Crizia. Quando il democratico Trasibulo, alla testa di una schiera di fuorusciti riuscì ad occupare il Pireo con un colpo di mano e poi ad impadronirsi della città, Senofonte si trovò a combattere dalla parte degli odiati tiranni per cui il suo futuro dovette sembrargli gravemente compromesso. Seguì allora l’invito di Prosseno di Beozia che gli chiedeva di accompagnarlo in una spedizione al servizio di Ciro, satrapo di Lidia, fratello del Re Artaserse, amico e sostenitore di Sparta durante la guerra del Peloponneso. Era un passo che lo allontanava ancora di più da chi governava ora la sua città e Socrate glielo fece notare, invano.
La decisione era presa, una decisione che lo avrebbe portato a vivere un’avventura leggendaria: la ritirata dei Diecimila.
Il vero scopo della spedizione gli fu noto più tardi: Ciro voleva sostituirsi sul trono di Susa al fratello. Sconfitto e ucciso a Cunassa, Ciro lasciò l’esercito mercenario ellenico, che aveva assoldato, il balia dell’infido Arieo, capo delle sue truppe asiatiche e di un nemico spietato e risoluto: il satrapo Tissaferne, l’« occhio del Re >>.
Fu lui ad attirare in una trappola mortale lo stato maggiore greco, uccidendo e torturando Clearco e i suoi ufficiali.
Vent’anni dopo, nella quiete assolata di Skillunte, una tenuta presso Olimpia, donata da Sparta in cambio di una lunga fedeltà in pace e in guerra, Senofonte, esule, con alle spalle le delusioni di una vita ricca di speranze e di errori, ripensò a quei giorni lontani. Egli aveva conservato tra le sue carte gli appunti frettolosi che aveva redatto fin dalla partenza da Sardi o forse dal momento in cui, scomparsi il comandante Clearco e i suoi ufficiali, in una notte di disperazione egli aveva svegliato i compagni, li aveva riuniti intorno al bivacco nel deserto, offrendo la sua intelligenza per guidare un’impresa per cui la forza e il coraggio non erano sufficienti: il ritorno.
Così nacque l’Anabasi, la storia di un nostos destinato ad essere ricordato attraverso due millenni. Senofonte narrò la storia di quell’impresa in tono distaccato senza cedere alla tentazione del pathos.
Ma è forse per questo che la narrazione della lunga marcia acquista tanta forza e i suoi personaggi, privi di orpelli retorici, restano scolpiti nella memoria: la forza temeraria di Euriloco e Aristonimo; il sangue freddo del comandante Clearco ; il cinismo beffardo di Menone; la tempra formidabile di Chirisofo; i Diecimila, rapaci, avidi, litigiosi, indomabili. Per sé e per quella gente Senofonte aveva sognato una nuova patria su una spiaggia solitaria del Ponto Eusino, ma nella primavera del 399 a.C. essi erano di nuovo schierati in campo sotto le insegne di Sparta contro i soldati del Gran Re.
L’Etnologia e le “Leggi” della Condotta Umana
Autore/i: Grottanelli Vinigi Lorenzo
Editore: Edizioni dell’Ateneo
premessa dell’autore.
pp. 192, Roma
Dalla premessa:
« Al pari di ogni altro ramo del sapere, le scienze dell’uomo presentano alla nostra attenzione un corredo di nozioni atte ad essere coordinate a diversi livelli conoscitivi. Per le discipline aventi per oggetto lo studio delle odierne culture umane, le prime inderogabili esigenze consistono nella obiettiva osservazione e descrizione analitica dei dati di fatto, e quindi nella loro classificazione sistematica. Queste operazioni costituiscono il colpito della disciplina ovunque nota come Etnografia, ma per essenziali che esse siano è chiaro che non possiamo dichiararci paghi del tipo di conoscenza che da esse ricaviamo. Una volta che possediamo i dati di fatto – nel momento cioè in cui siamo informati circa gli usi, le idee, le istituzioni che guidano le genti del globo – sentiamo anzi che proprio a questo punto comincia il compito vero della scienza. Sorge in noi l’interrogativo del concezioni religiose, di soluzioni tecnologiche e di forme d’arte, sentiamo l’esigenza di trovare spiegazioni, di individuare nessi e correlazioni, di giungere in una parola a formulazioni sistematiche a un livello che superi la frammentarietà dei dati e li coordini su un piano di sintesi. Appagare queste esigenze o curiosità del nostro spirito è appunto compito precipuo dell’Etnologia.[…] »
Francesco Pura Trasparenza di Cristo
Riflessioni a attualizzazione sul testamento di S. Francesco
Autore/i: Profili Ludovico
Editore: Edizioni Porziuncola
seconda edizione, prefazione di Armando Quaglia.
pp. 280, Assisi
Dal testo:
“La lettura meditata e immedesimata del testamento di san Francesco ci da il modo di poterci confrontare con questo cristiano straordinario e attraverso lui – copia genuina e conquistatrice – di poter arrivare al traguardo evangelico della piena conformità a Cristo. È un documento particolarmente importante, lo scritto del Santo di Assisi che meglio di qualsiasi altro ci fa comprendere il suo carisma, ci fa entrare nel profondo della sua personalità. Scritto alla fine della vita – settembre 1226, pochi giorni prima del «transito» – ci manifesta le sue ultime intenzioni, ci fa conoscere la maturità della sua esperienza religiosa, contiene una breve somma della spiritualità lasciata a noi come eredita sacra e inviolabile.
Ma c’è di più: il testamento di S. Francesco e anche una sua autobiografia essenzializzata. Vi troviamo, infatti, le tappe e gli eventi più importanti della vita del Patriarca dei poveri, a partire dalla conversione fino al termine del cammino ascetico aperto alla visione escatologica delle realtà future. Contemporaneamente ci mostra il sorgere dell’Ordine dei frati minori, fondato da Dio per mezzo di lui; descrive lo slancio-eroico dei primi seguaci e i problemi della «gente poverella».[…]”
Parto e Maternità Momenti della Biografia Femminile • Con Interventi di Dibattito Storiografico
Quaderni Storici n. 44
Autore/i: Autori vari
Editore: Società Editrice Il Mulino
a cura di Accati Luisa, Maher Vanessa, Pomata Gianna, introduzione di Accati Luisa.
pp. 329-760, Bologna
Dall’introduzione:
«All’interno delle scienze sociali serpeggia attualmente un’insicurezza generalizzata sui risultati fin qui ottenuti e l’impressione che molti schemi, troppo netti, non abbiano tenuto conto di tutte le complessità dei fenomeni. In altre parole è vivo il sospetto che la priorità assegnata a certi parametri ha finito col mettere in ombra l’intreccio delle infinite variabili «secondarie». La storia globale e la rivalutazione dell’antropologia tentano di scoprire elementi, forse decisivi, trascurati.
La formazione dello studioso – la cultura moderna se ne dichiara ben consapevole – interviene a modificare i risultati della ricerca. La teoria dei quanti e quella della relatività hanno introdotto definitivamente nella ricerca un dato nuovo: il ricercatore. Non è indifferente nulla di ciò che è il ricercatore: gli elementi della sua acculturazione spiegano una parte dei risultati ottenuti, sono un elemento della ricerca stessa. Sin dalla nascita, infatti, l’ambiente circostante fa penetrare in noi un complesso sistema di riferimenti. «Noi ci spostiamo, letteralmente, con questo sistema di riferimenti, e le realtà culturali esterne ad esso sono osservabili solo attraverso le deformazioni che esso impone loro, quando addirittura non arriva al punto di metterci nella impossibilita di scorgere alcunché».
Abbiamo sperimentato tutti molto bene quale importanza e attribuita alla differenza di sesso nell’educazione dei bambini e sappiamo personalmente come molti disagi della nostra civiltà si fondino proprio sulle difficoltà di far convivere, da adulti, diversità cresciute con noi. Tanto più è grande la difficoltà quanto più ci si illuda che esistano terreni neutri, quasi giardini incantati, nei quali basta entrare per trovarsi miracolosamente liberati da diversità e differenze. Una simile illusione nutre errori, illazioni e analisi fuorvianti; molte pretese crisi delle scienze sono rimorsi che stentano a farsi strada.[…] »
Ritratti in Jazz
Titolo originale: Pōtoreito in Jazu
Autore/i: Murakami Haruki; Wada Makoto
Editore: Giulio Einaudi Editore
prefazione di Murakami Haruki, traduzione di Antonietta Pastore.
pp. 244, nn. tavole a colori, Milano
Murakami Haruki ha scritto un atlante sentimentale del jazz. Lo ha fatto nell’unica maniera possibile: scegliendo dalla sua collezione di dischi (rigorosamente in vinile) i musicisti indimenticabili, i brani più preziosi, le performance storiche, e raccontandoceli con la stessa contagiosa passione di un amico con cui dividere un bicchiere in un jazz club.
A completare questo cocktail, perfetto anche per chi non conosce il mondo del jazz, ci sono la straordinaria capacita aftabulatoria e la sottile malinconia dell’autore di IQ84, accompagnate dai ritratti dei musicisti dipinti dall’artista Wada Makoto. Buon ascolto.
Murakami Haruki è nato a Kydto nel 1949. Einaudi ha pubblicato tra gli altri: Norwegian Wood, L’arte di correre, Kafka sulla spiaggia e IQ84.
Murakami Haruki ha gestito un jazz club per molti anni prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura: ecco, leggendo Ritratti in jazz si ha l’impressione di essersi appena seduti a uno dei tavoli del locale a bere qualcosa mentre un vecchio amico, Murakami stesso, ti racconta quello che stai ascoltando. Il tono è confidenziale, caldo, privo di specialismi, eppure pieno di informazioni, curiosità, aneddoti, di cose che si scoprono. Quello, però, che più colpisce è la passione sincera e bruciante che ogni «ritratto» trasmette: Murakami riesce veramente a farti «sentire» il brano o il disco in questione.
Ritratti in jazz regala al lettore un Murakami allo stesso tempo inedito e riconoscibile. Riconoscibile perché il jazz, ancora più della corsa, è una passione che forma l’ossatura stessa della sua opera creativa. I suoi romanzi sono pieni di jazz, allusioni a dischi e musicisti: in un’ipotetica ricetta della poetica murakaminiana l’ingrediente «jazz» è fondamentale e i suoi lettori lo sanno bene. Inedito perché mai come in questo libro si ha l’impressione di sentire la voce autentica e senza mediazioni narrative di Murakami, come se il lettore entrasse nel suo mondo più quotidiano e genuino.
Il libro è composto da cinquantacinque schede che, a partire dal ritratto di un musicista dipinto dall’artista Wada Makoto, commentano un disco storico. Ogni scheda, nelle mani di Murakami, diventa un piccolo racconto, un frammento di memoria autobiografica o il fulmineo ritratto di un artista, di un’epoca.
Da Chet Baker a Benny Goodman, da Charlie Parker a Billie Holiday, Charles Mingus, Bill Evans, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Miles Davis e tanti altri, si va acomporre una «discoteca» ideale, una guida all’ascolto compilata da Murakami Haruki in persona.
Murakami Haruki è nato a Kyōto nel 1949 ed è cresciuto a Kobe. E stato insignito di numerosi premi, tra cui il Franz Kafka Prize e il Jerusalem Prize. Presso Einaudi sono disponibili: Dance Dance Dance, La ragazza dello Sputnik, Underground, Tutti i figli di Dio danzano, Norwevian Wood (Tokyo Blues), L’uccello che girava le Viti del Mondo, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Kafka sulla spiaggia, After Dark, L’elefante scomparso e altri racconti, L’arte di correre, Nel segno della pecora, I salici ciechi e la donna addormentata e i due volumi che raccolgono la trilogia di IQ84.
Lo Spazio Scenico – Storia dell’Arte Teatrale
Titolo originale: The Development of the Theatre. A Study of Theatrical Art from the Beginnings to the Present Day
Autore/i: Allardyce Nicoll
Editore: Bulzoni Editore
quinta edizione, traduzione di Clelia Falletti.
pp. 356, nn. illustrazioni b/n, Roma
Dal testo:
« Il teatro abbraccia molte aree diverse. In questo volume abbiamo cercato di dare una visione generale delle molteplici evoluzioni che ha subito la progettazione dei teatri e la scenografia.
È un argomento cui è stata dedicata molta attenzione negli ultimi venti o trent’anni, periodo questo in cui la storia del teatro si è affermata come materia di studio autonomo: una rapida scorsa a una bibliografia generale basta a dimostrare quanto terreno nuovo Sia stato esplorato in campi che già precedentemente erano oggetto di studio e in campi che finora erano rimasti pressoché sconosciuti. L’esempio più chiaro di queste recenti tendenze lo si può vedere nel crescente numero dei periodici che si propongono in modo specifico di esaminare la problematica teatrale nei suoi termini più ampi e di arricchire la quantità di notizie che abbiamo su esperienze lontane nel tempo o nello spazio.
A causa dell’ampliamento di interessi che si è avuto nella storia del teatro il testo originario di questo volume è stato interamente riveduto e in parte riscritto, allo scopo di offrire una specie di mappa generale a coloro che desiderano farsi un’idea dell’argomento nel suo complesso e anche a coloro che vogliano cimentarsi in nuove ricerche.[…] »
Dizionario dei Segni – La Lingua dei Segni in 1400 Immagini
Autore/i: Romeo Orazio
Editore: Zanichelli Editore
prima edizione, presentazione e ringraziamenti dell’autore, nota introduttiva del Prof. Gilbert C. Eastman.
pp. 194, nn. ill. in b/n, Bologna
Il volume consta di 1400 immagini della Lingua Italiana dei Segni catturate nel loro movimento e accompagnate dalla parola equivalente. Il vero o falso sulla sordità: tutto quello che c’è da sapere o da sfatare sull’argomento. Consigli per comunicare meglio con persone sorde. Guida ai movimenti delle mani. Alfabeto manuale. I numeri cardinali e ordinali. La misura del tempo: le ore, i giorni, le settimane, i mesi, gli anni.
L’autore, Orazio Romeo, è nato a Linguaglossa (CT) il 6 novembre 1962. È diventato sordo durante l’infanzia. Per due anni ha frequentato una scuola pubblica del suo paese ma, non riuscendo a partecipare e ad inserirsi nella scuola per udenti, a otto anni è entrato all’istituto Gualandi di Catania dove dai suoi coetanei ha imparato la lingua dei segni.
È attualmente uno dei più grandi esperti della lingua italiana dei segni. Ha lavorato come consulente linguistico alla Mason Perkins Fund e ha insegnato la lingua dei segni a Perugia e a Roma.
Presentazione dell’autore
Nota introduttiva del Prof. Gilbert C. Eastman
Ringraziamenti
- Alfabeto manuale
- Movimenti delle mani
- Guida alla consultazione
- Dizionario
- Vero o falso sulla sordità
- Consigli per comunicare meglio con persone sorde
- Indice dei vocaboli illustrati
Bibliografia
Storia di Roma
Autore/i: Montanelli Indro
Editore: Rizzoli
diciottesima edizione, Superbur Saggi, in copertina: un bronzo del I secolo a.C., Copenaghen, Carsberg Glypothek.
pp. 462, Milano
Indro Montanelli ha inventato un nuovo genere letterario. Ha preso la storia dotta, erudita, paludata e l’ha mutata in una storia per il grande pubblico, una storia degli uomini di ieri e di oggi, semplice, vivace, polemica. Tacito va a braccetto con il grande giornalista dei nostri giorni.
Dice Montanelli: «Non ho scoperto nulla, con questo libro. Esso non pretende di portare nuove “rivelazioni” e nemmeno di dare una interpretazione originale della storia dell’Urbe. Tutto quello che qui racconto è già stato raccontato. Io spero solo di averlo fatto in una maniera più semplice e cordiale, in uno stile più piano e facilmente accettabile dalla grande massa dei lettori, attraverso una serie di ritratti che illuminano i protagonisti di una luce più vera, spogliandoli dei paramenti che ce li nascondevano. A qualcuno potrà sembrare un’ambizione modesta. A me, no».
Howard Hughes – Il Denaro, la Follia, il Potere
Titolo originale: Citizen Hughes
Autore/i: Drosnin Michael
Editore: Sperling & Kupfer Editori
edizione italiana e traduzione a cura di Bruno Jappelli, introduzioni e prologo dell’autore.
pp. XII-516, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
Al culmine del potere e della ricchezza, Howard Hughes, l’uomo più ricco e misterioso del mondo, governava il suo impero senza farsi vedere o sentire pressoché da nessuno. Unica forma di contatto con il mondo esterno erano migliaia di note scritte a mano, sola traccia tangibile dei suoi ordini, piani, timori e desideri: un materiale talmente riservato da risultare inaccessibile anche ai suoi più stretti collaboratori. Ma il 5 giugno 1974 ignoti ladri si introdussero nel quartier generale di Hughes, trafugando lo scottante archivio. Nonostante un’indagine top-secret dell’FBI e il milione di dollari offerto dalla CIA per il riscatto, le carte non si recuperarono… finché la tenacia del reporter Michael Drosnin non risolse il caso. Nel libro – corredato da una nuova introduzione dell’autore -, Drosnin rivela non solo la vera storia del furto, ma soprattutto il vero Howard Hughes, l’eccentrico miliardario che ha ispirato l’ultimo film di Martin Scorsese.
Ben più di una biografia, un volume che svela alcuni dei segreti meglio celati della nostra storia recente.
Michael Drosnin, ex reporter del Washington Post e del Wall Street Journal, è anche autore di altri libri di successo. Attualmente vive e lavora a New York.
La Metà Dimenticata – Vita Segreta delle Donne nella Cina di Oggi
Titolo originale: The Good Women of China
Autore/i: Xinran
Editore: Sperling & Kupfer Editori
prefazione di Renata Pisu, prologo dell’autrice, traduzione di Emma Gasperoni.
pp. XI-308, Milano
Un detto cinese recita: «In ogni famiglia c’è un libro che non si deve leggere a voce alta». Ma una donna ha rotto il silenzio. Il suo nome è Xinran, autrice e conduttrice di una trasmissione radiofonica dall’enorme seguito che ha dato voce alle donne cinesi, svelando una realtà molto più estrema e sconcertante di ogni aspettativa. Costrette al silenzio da secoli di obbedienza e paura, donne di ceti ed età diverse hanno finalmente trovato la forza di raccontare la vita segreta della «metà dimenticata». Come Hongxue, l’adolescente che preferisce la bianca sicurezza dell’ospedale alle molestie sessuali di un padre da cui nessuno la vuole proteggere. O le tante giovani di Colle Urlante, strumenti di riproduzione acquistabili in società da vari fratelli. Xinran ha saputo conquistare la loro fiducia e ha raccolto le storie emozionanti, sconvolgenti e coraggiose di mogli forzate e concubine, omosessuali e vedove bianche, creature passate attraverso terremoti, rivoluzioni o struggenti storie d’amore. Ne esce l’affresco di una nazione grande come un continente che nel giro di pochi decenni è balzata dalla fase arcaica all’età moderna. E se un proverbio cinese afferma che la donna è come l’acqua e l’uomo come la montagna, tutte queste esistenze sono come gocce che insieme stanno scavando nella roccia una nuova coscienza collettiva.
«Xinran ha squarciato la pesante coltre che avvolge la società cinese, dialogando con donne di ogni età e ceto che avevano in comune la disgrazia di essere nate femmine. Donne che si confessano, che hanno il coraggio di parlare in pubblico dei loro tormenti, delle loro aspirazioni: una novità in un paese che, nonostante Mao, è rimasto confuciano e dove ora, con l’avvento caotico del libero mercato, si corre il rischio che un’affrettata modernizzazione si tenda come una patina di cerone su di un volto segnato da rughe profonde.» (Dalla prefazione di Renata Pisu)
Xinran è nata a Pechino nel 1958. conduttrice per otto anni del programma radiofonico di enorme successo Parole nel vento della sera, dal 1997 si è trasferita con il figlio a Londra, dove attualmente vive. Sposata con un inglese, insegna alla School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra. A La metà dimenticata (2004), il suo primo libro, sono seguiti La strada celeste (2004), Le figlie perdute della Cina (2011) e Le testimoni silenziose (2012).
Maria Mater Misericordiae – L’Iconografia Mariana nell’Arte dal Duecento al Settecento
Senigallia, Palazzo del Duca, ottobre 2016 – gennaio 2017
Autore/i: Autori vari
Editore: Silvana Editoriale
a cura di Giovanni Morello e Stefano Papetti.
pp. 160, 60 illustrazioni, Cinisello Balsamo (Milano)
L’immagine della Vergine Maria, spesso col Bambino in braccio, almeno nelle immagini più antiche, accompagna da sempre la vita delle comunità cristiane. Questa esposizione presenta una significativa carrellata di immagini mariane che hanno il loro punto iniziale nelle rappresentazioni della Madonna della Misericordia o Madonna del manto: l’immagine della Vergine che accoglie sotto il suo mantello spiegato un gruppo di fedeli risale al XIII secolo e ha trovato ampia diffusione nell’azione degli ordini mendicanti e delle confraternite laicali, ancor oggi chiamate “Misericordie”.
Oltre all’iconografia della Madonna della Misericordia, vengono proposte altre raffigurazioni mariane, sotto titoli differenti, ma sempre legate al suo ruolo di protettrice e di intermediaria tra i fedeli e Dio. Così viene dato ampio spazio alle raffigurazioni della Madonna del latte o Madonna delle Grazie: un’iconografia assai diffusa sia in Occidente che in Oriente (Galaktotrophousa). Il tema di Maria che allatta il Bambino, nato in tempi assai antichi per diffondere e sostenere la natura umana di Cristo, accanto a quella divina, contro le eresie che la negavano, ha avuto un grande sviluppo in Italia e ha interessato i maggiori interpreti dell’arte figurativa medievale e rinascimentale.
Affini alle icone della Galaktotrophousa sono le rappresentazioni orientali della Vergine Eleusa, o Madonna della Tenerezza, com’è chiamata nelle raffigurazioni occidentali. Anche questo è un tema assai visitato dagli artisti, così come quello della Pietà che ha visto l’impegno di sommi maestri, su tutti Michelangelo.
L’ultima sezione della mostra presenta le immagini della Vergine in preghiera, con le mani giunte, a evidenziare la sua opera di intercessione presso Dio. Il percorso espositivo costituisce non solo un omaggio alla Theotokos (Madre di Dio), a conclusione del Giubileo della Misericordia, ma offre l’occasione al grande pubblico di avvicinarsi a un tema iconografico suggestivo che costituisce un piccolo spaccato dell’immenso deposito di fede e di arte accumulato nel corso dei secoli, patrimonio ormai non solo del popolo cristiano ma dell’intera umanità.
Il Mio Volo Polare
Autore/i: Amundsen Roald
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
con relazioni di Hjalmar Riiser-Larsen, Leif Dietrchson, Fredrik Ramm, Jakob Bjerknes, traduzione dal norvegese di Ada Vangensten-Mazzega.
pp. 312, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
Tra il maggio e il giugno del 1925 Roald Amundsen, il grande esploratore del continente antartico, guidò una spedizione a bordo di due idrovolanti e giunse a un soffio dal sorvolare il Polo Nord. Un’impresa epica che vide un manipolo di uomini sfidare la natura in uno dei suoi aspetti più sorprendenti e terribili, i ghiacci eterni. Una lotta contro le intemperie, il freddo e le privazioni, ai limiti delle possibilità umane.
Questo libro, corredato da oltre cento fotografie originali, raccoglie i resoconti di quell’esperienza redatti da Amundsen e dai suoi compagni. Una cronaca fedele di fatti realmente avvenuti che ha tutto il sapore del più avvincente romanzo d’avventura.
Il Sogno della Grande Onda
Titolo originale: The Dreamer
Autore/i: Thorpe Ralph
Editore: Sperling & Kupfer Editori
unica edizione, traduzione di Maria Olivia Crosio.
pp. 264, Milano
Sogno e misticismo, amore e mistero in un romanzo senza tempo: un’avvincente avventura esotica, calata in una dimensione di incantata bellezza, e insieme una parabola illuminante che svela il segreto della felicità e della conoscenza interiore. Sullo sfondo di una natura di selvaggia-purezza, la vicenda, semplice e quasi stilizzata nella successione degli eventi, si svolge in un remoto villaggio di pescatori su cui incombe una crudele maledizione: l’obbligo, ogni anno, di un terribile sacrificio umano. Un uomo e una donna i protagonisti: Lina, una splendida cercatrice di perle e Hari, l’affascinante straniero che lei trova, privo di sensi, su una spiaggia. Quale verità si nasconde nel suo passato, che lui stesso fatica a ricostruire? E chi è davvero l’Uomo dei Sogni, che i due giovani tentano di raggiungere, in un viaggio costellato di suspense e colpi di scena?
Sarà forse in grado di interrompere gli agghiaccianti riti di morte che ogni anno, puntuali, vengono dal mare a sancire il sacrificio di un’innocente? Un libro di grande fascino, che unisce all’amore per la vita e la natura una spiritualità capace di toccare le inquietudini e le esigenze di assoluto dell’uomo moderno. Un viaggio iniziatico che si legge come una favola emozionante.
Ralph Thorpe, scrittore e viaggiatore, ha trascorso dieci anni della sua vita girando per il mondo (India, Turchia, Grecia, Iran, Israele, Italia) facendo i lavori più disparati: questo romanzo è il frutto delle sue straordinarie esperienze.
Finali di Scacchi
Autore/i: Grigorjev Nikolaj Dmitrievic
Editore: U. Mursia Editore
terza edizione, presentazione, cura e traduzione dal russo di Giorgio Porreca.
pp. 324, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
Figura preminente nel mondo scacchistico internazionale N. D. Grigorjev è rimasto giustamente celebre per le sue analisi dei finali, molte delle quali stupiscono per la perfezione metodologica. Il volume – tradotto e presentato dal noto Maestro Internazionale Giorgio Porreca – assomma tutta l’opera lasciata dal Grigorjev e riveste un particolare interesse teorico e pratico.
L’opera di Grigorjev non è stata tradotta in nessun altro Paese dell’Occidente (e nemmeno in altre lingue slave); in Italia, prima di questo non era mai stato pubblicato un testo monografico sui finali.
Mister Mouse o la Metafisica della Tana
Romanzo
Autore/i: Delerm Philippe
Editore: Edizioni Frassinelli
traduzione di Alessandra Emma Giagheddu.
pp. 118, Milano
È una serata d’inverno. Mentre fuori la neve imbianca il bosco, Mortimer e Jennifer giocano allegramente sul tappeto con il papa, illuminati dal bagliore del caminetto. Mamma Emily, intanto, sferruzza. Una scena di felicita domestica? Certamente, ma i protagonisti, in questo caso, e in tutto il nuovo romanzo di Delerm, sono dei topolini. Rivisitando la formula classica della favola, l’autore francese si presenta in una veste letteraria per lui inedita, ancora una volta a intrattenerci e a interrogarci sulle piccole gioie dell’esistenza. Dall’osservatorio della sua tana, Mr Jeremy Mouse racconta e si racconta, facendosi interprete di riflessioni, perplessità, piccole inquietudini e di una filosofia di vita filtrata attraverso un impagabile, delicato umorismo. Sono minuscoli quadretti di vita animale – la routine quotidiana, i rapporti con i vicini, i divertimenti, la cucina, lo sport, e persino la letteratura – che rispecchiano fedelmente quella degli uomini e ne mettono in evidenza luci e ombre con lievi tocchi d’acquerello. Un’opera che si ammanta della consueta grazia delermiana, strizzando l’occhio alle debolezze umane e accennando all’eterna questione della felicita, Nato nel 1950 nel Sud-Est della Francia.
Philippe Delerm vive in Normandia. Sposato, padre di un figlio, è professore di lettere al Collège de Bernay; è autore di numerose opere, alcune per l’infanzia. Ha esordito in Italia con La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri – un vero caso editoriale che ha scalato le classifiche e ha vinto in Francia il premio Grandgousier – cui sono seguiti altri sette libri di grande successo, tutti editi da Frassinelli.
«C’è in questo libro di Delerm, come negli altri suoi romanzi, un’evidente affermazione di felicità che invita a un esame di coscienza. In fondo, non si è abbastanza consapevoli della propria felicità – e qui sta il guaio – e ciò riguarda tanto i topi quanto gli uomini.» (Le Figaro)
«È dalla campagna che Delerm attinge la poesia della sua storia una successione di quadretti dai quali traspare la filosofia della sua esistenza, non priva di humour, e in cui ci si interroga sulla felicità. Quella umana. Poichè il topino Jeremy vive in ciascuno di noi.»
(Lire)
«L’autore ammette senza reticenze che quel topo gli assomiglia enormemente, ma che è più pratico celarsi dietro la maschera dell’animale per dare una stoccata alla nostra civiltà» (Liberté Dinamiche)
Il Secolo Biotech – Il Commercio Genetico e l’Inizio di una Nuova Era
Titolo originale: The Biotech Century
Autore/i: Rifkin Jeremy
Editore: Baldini&Castoldi
nota introduttiva e introduzione dell’autore, traduzione dall’americano di Loredana Lupica.
pp. 384, Milano
Cosa succede se un computer incontra un gene? Se l’informatica si allea con l’ingegneria genetica? Se il codice genetico si affianca al codice binario? Jeremy Rifkin non ha dubbi: ci aspetta una rivoluzione ancora più intensa e sconvolgente di quella industriale. Il motivo è semplice: computer sempre più veloci e sempre più potenti stanno trasformando le informazioni contenute nei nostri geni nella «materia prima» della nuova economia globale. Il computer, dunque, non è più il gran motore dell’innovazione, ma un fattore, anzi un co-fattore all’interno di un cambiamento ancora più grande, il commercio genetico. Se il XX secolo è stato caratterizzato dalle scoperte della fisica e della chimica, il XXI sarà profondamente condizionato dalle scienze biologiche e da tutte quelle tecnologie che consentono di decifrare le informazioni contenute nel Dna. La manipolazione dei geni ha già provocato rilevanti mutamenti nei diversi campi dell’economia – dal settore agricolo a quello energetico, farmaceutico e medico – ponendo le basi di un «nuovo mondo» bioindustriale. Ma non è che l’inizio, poiché i biologi molecolari hanno cominciato a mappare e decifrare il corredo genetico di un’ampia gamma di specie viventi, dai batteri all’uomo. Per le aziende biotecnologiche, dunque, i geni rappresentano la nuova corsa all’oro. E non è un caso che governi e multinazionali stiano scandagliando i continenti alla ricerca di microrganismi, piante, animali e persino esseri umani con caratteristiche genetiche rare che potrebbero avere un potenziale sviluppo in un mercato genetico prossimo venturo.
Dopo La fine del lavoro, il libro che ha provocato grandi dibattiti fra governi e sindacati del mondo occidentale, Jeremy Rifkin presenta un’altra delle sue lucidissime previsioni. Quel che sta avvenendo in campo biologico è per molti versi simile a quanto succede nel campo delle telecomunicazioni e dell’informatica ma – a tutt’oggi – ha ricevuto ben poca attenzione. Una distrazione inspiegabile, dice Rifkin, perché è fuor di dubbio che buona parte dell’economia, in futuro, verrà controllata da chi riuscirà a mettere le proprie mani sul patrimonio genetico del Pianeta.
Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends a Washington, si occupa di studiare come l’innovazione scientifica e tecnologica potrà influire sull’economia, sul lavoro, sulla società e sull’ambiente. In qualità di economista esperto in scenari ha collaborato con capi di Stato e ministri di vari Paesi del mondo.
È autore di quattordici libri tradotti in quindici lingue.
La fine del lavoro, edito da Baldini&Castoldi nel 1995, è diventato un autentico caso editoriale nel campo delle pubblicazioni di economia.