Libri dalla categoria Tecniche Artistiche
La Tragedia dei Catari – La Crociata Contro gli Albigesi 1207-1244
Titolo originale: Le Mistère Cathare
Autore/i: Fornairon Ernest
Editore: Sugar Editore
prima edizione, traduzione Claudio Ceretti, collana: Enigmi della storia n° 3.
pp. 288, Milano
L’eresia di Mani, dopo essere passata per la Bulgaria e per l’Italia del Nord – a Milano i manichei vennero chiamati Patarini dal nome di un quartiere della città – si diffuse e risplendette nella Francia meridionale intorno al 1100: i suoi adepti vennero chiamati Catari o Albigesi, dal nome della città di Albi. Il dodicesimo secolo vedeva quindi nel pieno seno della cristianità lo sviluppo di una forma di elevazione spirituale contraddittoria con la decadenza dei costumi del clero romano: e nello stesso momento il fiorire di una grande civiltà provenzale e della cultura della Langue d’oc. Ernest Fornairon ha voluto spogliare la santa eresia, cioè la religione dei Catari, dall’alone romantico che le è stato dato dagli storici. In realtà, la religione catara era uno slancio verso la purezza, un distacco totale dalla materia considerata come male, uno sforzo incessante di elevazione morale. La Chiesa di Roma non poteva assistere passiva a questa concorrenza pericolosa per la propria egemonia. Nello stesso modo, i feudatari del Nord della Francia non potevano tollerare lo svilupparsi e il fiorire del Sud sotto la guida dei conti di Tolosa. Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo inizia quindi l’offensiva del papato e del re di Francia per la liquidazione dell’eresia catara e della indipendenza provenzale. Il 22 luglio 1209 tutta la popolazione di Béziers – circa quarantamila persone – è massacrata nella presa della città da parte dei crociati. È il primo di una serie di orrori che insanguineranno ad opera del braccio secolare della Chiesa, Simone di Montfort, tutta la Provenza. il 12 settembre 1213 a Muret le armate meridionali sono disfatte dalla cavalleria pesante dei crociati. È la fine della indipendenza del Sud; è l’inizio della agonia dei Catari, durata trent’anni, fino alla caduta della loro fortezza di Montségur. Duecento catari, uomini, donne, bambini, furono bruciati vivi in uno spiazzo ai piedi della fortezza per non aver voluto abiurare alla loro religione.
- Conoscenze elementari indispensabili
- Ad Augusta, per Augusta
- Col ferro e col fuoco
- Muret
- Un’agonia durata trent’anni
Appendice
Bibliografia
Cime Abissali II
Autore/i: Zinov’ev Aleksandr
Editore: Adelphi Edizioni
traduzione di Gigliola Venturi, Biblioteca Adelphi 84, in copertina: Casa di scale, litografia di M.C. Escher, particolare (1951).
pp. 500, Milano
Già pochi mesi dopo la prima apparizione in Occidente di Cime abissali, critici e lettori di molti paesi hanno riconosciuto che questa, insieme all’Arcipelago Gulag di Solzenicyn, era l’opera più importante, e per così dire ‘inevitabile’, venuta dalla Russia negli ultimi anni. E anche in questo caso si tratta di un libro che non solo obbliga a rimettere in questione tutto ciò che appartiene alla realtà sovietica, ma ci pone domande stringenti su tutto il «culto della società» che, in altre forme, è però un carattere dominante anche del mondo occidentale.
Al centro, qui, non saranno le manifestazioni di terrore e persecuzione, nascoste per decenni e ormai a poco a poco giunte alla luce, che traversano tutta la storia sovietica. No: Zinov’ev ha voluto mostrarci qualcosa di non meno aberrante, ma che è davanti agli occhi di ognuno: la ‘normalità’ sovietica, la vita quotidiana con tutti i suoi veleni. E, di fronte a questa realtà che sembra impavidamente sfidare ogni satira, perché si manifesta già da sola come satira di se stessa, di fronte a questo mondo che è al tempo stesso enormemente sottile ed enormemente brutale, Zinov’ev ha costruito, con freddezza analitica e con la furia di una passione infrenabile, un’architettura mostruosa, che ne costituisse quasi il beffardo monumento: Cime abissali. Poco dopo la pubblicazione di questo libro in Occidente, le autorità sovietiche hanno deciso che Zinov’ev avrebbe più opportunamente continuato la sua scandalosa esistenza fuori dalla Russia: come già era successo per Brodskij, per Sinjavskij, per Solzenicyn stesso.
In questo secondo volume, ormai superate le capziose argomentazioni che nella prima parte servivano a introdurre i teoremi del regno dell’orrore, Zinov’ev si abbandona più liberamente alla narrazione, e la sua disperata comicità cresce sino alla fine. Percorriamo così il labirinto di Ibania in tutte le sue numerosissime ramificazioni del Potere e del Dissenso (e di entrambi paradossalmente intrecciati). Vi troveremo le atrocità, il grottesco, la resistenza silenziosa, la lucidità opposta delle vittime e dei torturatori. Ma una cosa certamente non vi troveremo: la via d’uscita. Qui sembra che tutti aspettino, come il Chiacchierone in un memorabile capitolo dell’ultima parte, di andare a fare la coda alle Pompe Funebri per essere cremati: «Da quando era stata adottata la legge che regolava i decessi, non v’era stato un solo caso di persona che – avendo dichiarato il proprio sincero desiderio di prendere coscienza dell’ineluttabilità della propria morte – non si fosse presentata, all’ora stabilita, al proprio crematorio. A Ibania anche la morte è un affare di libero arbitrio al quadrato».
Cime abissali apparve in Svizzera nel 1977.
“Personalmente, ne sono rimasto assolutamente, oscuramente affascinato; mi sono divertito ed ho anche riso, essendo consapevole contemporaneamente che si trattava di un libro sinistro; sono stato irretito in un mondo d’ombre, di disossate e consunte meduse umane, avvertendo insieme che quei bizzarri profili di carta e parole erano capaci di lancinanti squisitezze logiche e di raffinate, sapienti, intollerabili sofferenze. È satira? Non lo so; forse sì, giacché la satira è il genere più ambiguo, più sordido, e sa congiungere in sé l’odio e il riso, la ripugnanza e la seduzione; sa essere disperata e furba. Questo libro è satira come il viaggio di Gulliver tra i cavalli sapienti, i nobili animali che gli rivelano come si possa tollerare d’esser uomini solo difendendosi nella follia.” (Giorgio Manganelli)
«Bisogna leggere e rileggere e meditare questo libro» («Le Monde»)
«Grande è la tentazione di citare, a proposito di Aleksandr Zinov’ev, Rabelais, Swift, Kafka». («L’Express»)
Aleksandr Aleksandrovic Zinov’ev (1922-2006) è stato un filosofo e scrittore russo.
Dopo aver conseguito la laurea in Filosofia, diventa Docente di logica presso l’Università statale di Mosca, uno fra i maggiori esperti di logica matematica. Ma causa del suo pensiero molto critico nei confronti del regime sovietico, viene progressivamente emarginato, finché fu espulso prima dal PCUS e poi costretto all’esilio dall’Unione Sovietica dopo aver pubblicato in Svizzera Cime abissali (1976), un romanzo spiccatamente satirico avente come bersaglio i protagonisti dell’ultimo ventennio di storia sovietica.
Trasferitosi nella città di Monaco, proseguì la propria attività come docente, scrittore e saggista. Rientra in Russia dopo la caduta del muro di Berlino (1989) e il periodo della perestroika inaugurata da Gorbaciov.
Azione Senz’Azione – Wu Wei, l’Arte Spirituale del Cambiamento Senza Sforzo
Una strada da percorrere giorno dopo giorno, con grande calma interiore, eppure senza esitazione, per imparare a riconoscere la bellezza in ogni cosa, l’armonia nella natura, la poesia nella vita.
Autore/i: Borel Henri
Editore: BIS Edizioni
presentazione dell’autore, introduzione di Roberto Assagioli, traduzione di Elena Zanotti.
pp. 96, Diegaro di Cesena (FC)
Wu Wei, l’arte spirituale del cambiamento senza sforzo, per imparare a riconoscere la bellezza in ogni cosa, l’armonia nella natura, la poesia nella vita, una via da percorrere giorno dopo giorno con grande calma interiore.
Uno straniero sbarca sulle coste dell’isola cinese di Shièn-Shan. Egli va in cerca di conoscenza, di risposte alle sue domande: chi siamo? Che cosa è il mondo che ci circonda? Che significato ha la nostra vita?
Dopo tante peregrinazioni, l’uomo giunge al cospetto di un vecchio saggio, un uomo “alto ed eretto come una palma, dal volto quieto come una calma sera, nel silenzio degli alberi e nella tranquillità del chiaro di luna”. Sarà lui, con parole semplici e chiare, a mostrargli il cammino che conduce alla saggezza del Wu Wei.
Quello che nasce tra il viandante smarrito e l’anziano sapiente è un dialogo di straordinaria poesia e di profonda umanità, essenziale e commovente al tempo stesso, che consente all’uomo occidentale di misurarsi con l’antica saggezza orientale e di avvicinarsi al principio del Wu Wei, ovvero dell’Azione senz’Azione.
Wu Wei non significa, come si potrebbe immaginare, rinuncia all’azione, passività, pigrizia. Wu Wei è “moto spontaneo”, “non resistenza”, semplicità, accordo totale e primigenio con la natura, un cammino che conduce alla liberazione dalle schiavitù del desiderio, del dolore, delle paure della vita e dell’angoscia della morte.
La Vita Ribelle – Memorie di un’Aristocratica Italiana fra belle Époque e Repubblica Raccolte da Viva Tedesco
Autore/i: Benzoni Giuliana
Editore: Società Editrice Il Mulino
unica edizione, introduzione di Viva Tedesco.
pp. 256, numerose fotografie in bianco e nero, Bologna
Giuliana Benzoni si trova più facilmente negli indici dei nomi di diari e memorie che nei saggi accademici di storia contemporanea. E proprio così, in forma non «ufficiale», visse la sua vita, giocando un ruolo non secondario, di co-protagonista e acuta spettatrice di eventi lungo un cinquantennio di storia italiana. La famiglia letterata e patrizia, la Firenze de «La voce», la Roma dei ministeri e dei diplomatici durante la prima guerra mondiale, il Sud riscoperto dai meridionalisti nel primo dopoguerra, il sotterraneo antifascismo conservato alla «Rufola» – la villa familiare a Capo di Sorrento – la fine del fascismo, la guerra, la lotta politica nel secondo dopoguerra, l’ambiente degli «Amici del Mondo» sono lo sfondo su cui si stagliano i personaggi. Dalla cerchia degli affetti familiari esce il nonno Ferdinando Martini, ministro delle colonie nel governo Salandra, interventista della prima ora, particolare figura di letterato-politico; da quella dei sentimenti Milan Stefànik, creatore con Benes e Masaryk dello stato cecoslovacco, l’uomo alla cui memoria la Benzoni rimase fedele tutta la vita. La paterna figura di un Masaryk privato ed inedito si affianca alla pattuglia dei grandi meridionalisti – Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, Umberto Zanotti-Bianco – cui l’autrice fu legata da operoso ed altruistico impegno. Fra i tanti altri Giovanni Amendola, visto in una dimensione domestica, Gaetano Salvemini, l’amico di sempre, l’«anima bella» combattiva e anticonformista, Maria José, principessa ribelle, di cui la Benzoni divenne amica e consigliera, partecipe di strategie e inesauste manovre. Politica, diplomazia, letteratura, mondanità si mescolano in modo divertente e divertito, in un’operazione frantumatrice dei grandi eventi in particelle minute. E la storia, quella grande, corre, quasi nascosta dentro le pieghe, dietro le vicende, lieta e sorridente, fattiva, serena.
Viva Tedesco, che ha raccolto le memorie raccontate dalla protagonista, sottoponendole ad un’accurata verifica bibliografica, ha studiato vari momenti del movimento socialista e la Resistenza romana in volumi e saggi. Collabora a settimanali e riviste. Fa parte del Comitato editoriale della rivista «Prometeo».
Le Crociate e il Regno di Gerusalemme
Titolo originale: Les croisades et le royaume de Jérusalem
Autore/i: Bordonove Georges
Editore: Rusconi
prima edizioni, traduzione dal francese di Aldo Audisio.
pp. 448, illustrazioni in bianco e nero, Milano
Intraprese per riprendere il Santo Sepolcro ai musulmani, le crociate furono anche una risposta della cristianità alla minaccia persistente che l’islam faceva gravare sull’Occidente. Episodio unico nella storia, esse misero sulla strada d’Oriente centinaia di migliaia di pellegrini, armati e non.
I crociati, dopo aver fondato il regno di Gerusalemme nel 1099, dovettero assumerne la difesa lungo il corso di due secoli. Essi non cercavano di «colonizzare» la Siria e la Palestina, volevano che la Città Santa ritornasse ad essere la culla della cristianità, che la terra che aveva visto nascere, vivere e morire Gesù Cristo appartenesse a loro, così come La Mecca apparteneva ai musulmani.
I re di Gerusalemme, i signori, i contadini e gli artigiani erano per la maggior parte di provenienza francese, sicché le crociate rappresentano per i francesi una sorta di Canzone di Gesta animata da personaggi fuori del comune: Pietro l’Eremita, Goffredo di Buglione, il grande Saladino, il valoroso re lebbroso Baldovino IV, il devoto san Luigi. Ai martiri e agli eroi si accompagnarono briganti, traditori, assassini, fino all’estremo sacrificio di San Giovanni d’Acri.
Con una preoccupazione esemplare per l’obiettività, Georges Bordonove si fonda su cronisti latini come su storici arabi.
Seguendo la loro penna, entusiasmo, fervore e generosità vengono attribuite a tutte e due le parti, entrambe responsabili, secondo il luogo, il tempo e la circostanza, delle medesime turpitudini, dei medesimi contrasti. Uno spirito di epopea attraversa ogni particella dell’affresco della grande impresa che fu uno dei più decisivi fattori della dissoluzione del mondo feudale, una delle grandi forze che diedero vita alla nuova economia.
Georges Bordonove, storico e romanziere, e l’autore della celebre collana Le Rois qui ont fait la France («I re che hanno fatto la Francia»). Mettendo in luce le idee socio-politiche e religiose sottese agli eventi storici, egli fa rivivere con una straordinaria intensità personaggi e fatti illustri nei quali affiorano l’animo collettivo e il suono profondo della storia.
Il Segreto degli Etruschi
Autore/i: Lensi Orlandi Giulio
Editore: Giuseppe Brancato Editore
introduzione dell’autore.
pp. 192, Catania
Dall’introduzione dell’autore:
«Questo lavoro sugli etruschi non ha e soprattutto non vuole avere, nessun carattere d’indagine storica, di documentazione archeologica, di ricerca scientifica.
Parte anzi da presupposti assolutamente contrastanti con tutto ciò che di solito costituisce la base per uno studio di questo genere e la ricerca si svolge tramite l’osservazione e l’interpretazione di un elemento che nessuno storico si degna di prender troppo sul serio, il mito. Perchè conoscenze e realtà di epoche lontane o lontanissime che la scienza positiva si limita a battezzare preistoriche o protostoriche, sono conservate unicamente dalla cristallina purezza del mito.
Il quale celò i significati ultimi della realtà e dell’esistenza ed ebbe vero e proprio valore di chiave.
Per quanto la sua interpretazione sia difficile, date le nostre conoscenze, e ancora possibile, ma è necessario rendersi conto che eventuali divergenze fra mito, storia o documento scientifico dimostrano che ha torto la storia costruita con i reperti archeologici o con la scienza del provando e riprovando di accademica memoria.
Non è la storia che può spiegare il mito, è il mito che spiega la storia. L’interpretazione del mito è l’unico ed insostituibile mezzo che abbiamo per penetrare il mondo degli antichi, simboli e miti costituiscono valide testimonianze della spiritualità di lontane civiltà, prove autentiche e indipendenti dall’influsso di arbitrarie e fantastiche supposizioni.
Le difficoltà che s’incontrano nell’interpretazione sono costituite da pregiudizi d’ogni genere, sopra a tutto letterari, che gravano su di loro.
Tali pregiudizi, che hanno ritenuti i miti visioni poetiche d’ingenue umanità primitive, offuscano col velo dell’apparenza immediata i loro segreti valori, la loro essenza. […]»
« La Chiesa Faccia il Suo Mestiere » – Con Cristo nella Storia
Autore/i: Quadri Santo
Editore: Edizioni Paoline
unica edizione, prefazione dell’autore.
pp. 320, Cinisello Balsamo (Milano)
Da una frase, spesso polemica («La chiesa faccia il suo mestiere!»), l’Autore prende lo spunto per invitare a riflettere su Cristo – persona viva e non solo maestro e modello – che lavora con noi per realizzare nella storia quei valori profondamente umani che pur fanno parte della sua realtà di uomo-Dio. Gesù risorto, infatti, è presente e operante nella sua chiesa perché‘essa diventi sempre meglio comunione di figli di Dio uguali e liberi, distinti, rispettati e promossi nei loro rispettivi compiti specifici, guidati dall’amore sulle vie dello sviluppo e della liberazione completa di tutti.
Da queste tesi di fondo, avanzate nella prima parte del libro, promana una spinta per il rinnovamento di persone, comunità e strutture. Risulta così che la comunità ecclesiale aiuta l’umanità a scoprire e a vivere il senso profondo della sua storia come dominio sempre più vasto delle realtà create e come costruzione di una società posta al servizio della libertà e della giustizia nella fraternità. Valori, quali uguaglianza, servizio, libertà dal peccato, legge morale, rapporto nuovo con Dio e con gli uomini, croce e risurrezione, lavoro e matrimonio sono visti, nei loro aspetti divini e umani, come capaci di fondare una società nuova.
Nella seconda parte questi valori vengono confrontati con alcuni temi e problemi di viva attualità: diritto a nascere e aborto, preti operai e pastorale del lavoro, sistema capitalista e analisi marxista, impresa e industria moderna, programmazione e sviluppo, la donna nel lavoro, nella famiglia e nella società. La logica profonda del pensiero sociale cristiano porta ad affermare la necessità di superare liberismo e collettivismo puntando su una società dove la partecipazione – come assunzione di corresponsabilità – sia favorita e promossa a tutti i livelli perché costituisce la via di un’umanità che si fa adulta.
Un libro che intende aiutare le chiese in Italia e i cittadini del nostro paese a camminare decisamente sulle vie di un autentico rinnovamento sociale.
Giovanni della Croce – Quando l’Amore Segna un Destino
Titolo originale: Quand l’amour tisse un destin. Vie de saint Jean de la Croix
Autore/i: Lauzeral Pierre
Editore: Edizioni Paoline
seconda edizione, prefazione di Suor Teresa di Gesù ocd, proemio dell’autore, traduzione di Giovanni Ferrero, foto di Guy Demonchy.
pp. 378, numerose fotografie a colori fuori testo, Cinisello Balsamo (Milano)
Giovanni della Croce (1542-1591) scompare mentre il secolo d’oro spagnolo è al suo tramonto. Come poeta è una delle sue più fulgide glorie; come mistico della rinunzia per amore di Cristo è uno dei più intrepidi negatori della sfarzosità della Spagna. Come Teresa d’Avila (1515-1582) e sulle sue orme riconduce l’Ordine carmelitano verso le sorgenti. Ma le origini di questo santo, il suo temperamento, lo svolgersi della sua esistenza Io distinguono nettamente dalla grande castigliana. Oltre la ricchezza di molteplici doni, un solo punto Ii unisce: la loro evidente santità.
Noi moderni fatichiamo ad accostarci agli scritti di Giovanni della Croce. Perciò il racconto della sua vita ci apre una via sicura per meglio comprenderli. E questo che ha spinto Pierre Lauzeral a narrarci come I’Amore segna un destino.
L’Autore ha visitato tutti i luoghi dove visse il santo, accompagnato da un valente fotografo, Guy Demonchy. Come per l’altra biografia da lui scritta: Una donna, una maestra: Teresa d’Ávila (Edizioni Paoline, 19832), anche questa volta egli ci presenta un libro in bella veste, con stile vivace, avvincente. Testo e foto ci rappresentano al vivo lo scenario e l’epoca, testimoni incontestabili d’un principe dell’Assoluto: si potevano ignorare paesaggi, colori, aromi, e cento personaggi diversi, cioè quella Spagna del XVI secolo che è percorsa con Io stesso passo da Don Chisciotte e Sancio Panza e da tanti araldi di Dio? Quando si tratta di scrivere un’epopea spirituale, nulla è di troppo su una tavolozza su cui il maestro del Cantico spirituale ha saputo fondere splendidamente il proprio genio e una passione incandescente per Cristo.
Pierre Lauzeral, gesuita francese, è un fervente pellegrino di Spagna e un ammiratore dell’Ordine carmelitano. Per scrivere questa biografia (e la precedente: Una donna, una maestra: Teresa d ’Avila, Edizioni Paoline 1983) si è impregnato a lungo dei paesaggi, dei colori e dei suoni dei luoghi dove hanno vissuto i due riformatori del Carmelo.
Ufo la Congiura del Silenzio
Autore/i: Pinotti Roberto
Editore: Armenia Editore
introduzione dell’autore.
pp. 256, numerose illustrazioni in bianco e nero fuori testo, Milano
La tematica UFO costituisce ormai un fenomeno di interesse generale. Sono frequenti i servizi giornalistici sull’argomento; studiosi seri e scienziati di fama mondiale esaminano il problema; esiste un preciso accordo fra USA e URSS sullo scambio di informazioni in merito e sulle misure di sicurezza da prendere in caso di pericolo. Tutto questo però avviene dietro le quinte; ufficialmente, invece, il problema viene minimizzato e si cerca di screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica. Perché questa congiura del silenzio? Un simile atteggiamento è dovuto al timore delle conseguenze che comporterebbe la conferma ufficiale che astronavi extraterrestri solcano i nostri cieli: panico, tensione e isteria sarebbero le prime reazioni, ma la conseguenza più seria sarebbe la fine del mito della leadership mondiale delle due super-potenze.
Questo libro, basato su documenti e testimonianze inoppugnabili, rappresenta una precisa accusa nei confronti di quegli organismi internazionali che, per imporre la «cortina del silenzio», non hanno esitato a falsificare e a manipolare certi dati, quando non hanno costretto a «strani suicidi» tutte quelle persone che più da vicino si erano interessate al problema.
Roberto Pinotti ha pubblicato nella stessa collana i libri «Visitatori dallo spazio» e «UFO missione uomo».
Come Smettere di Russare – Un Programma per Eliminare questo Fastidioso Disturbo
Titolo originale: Stop your husband from snoring
Autore/i: Lipman S. Derek
Editore: Sonzogno
ringraziamenti e prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Maura Pizzorno Smargiassi, illustrazioni di Jack Crane e Leslie Fils, foto in copertina di Andy Cox, Tony Stone, Laura Ronchi.
pp. 96, nn. illustrazioni in bianco e nero all’interno del testo, Milano
Questo manuale vuole aiutare a creare un programma ad hoc contro questo fastidioso disturbo che affligge più persone di quante si creda: uomini e donne, giovani e meno giovani. Numerosi i consigli, i percorsi e i rimedi personalizzabili, per smettere di russare: perdita di peso, esercizi, analisi dello stile di vita, osservazione delle abitudini del sonno, dispositivi appositamente studiati, test, interventi chirurgici.
Derek S. Lipman è un otorinolaringoiatra americano che si è interessato per anni dei disturbi collegati alla respirazione e al sonno. Ha pubblicato numerosi articoli divulgativi su riviste americane a proposito del russare e dei disturbi relativi al sonno.
Qui Berlino – 1938-1940, Radiocronache dalla Germania Nazista
Titolo originale: This is Berlin
Autore/i: Shirer William L.
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, introduzione di John Keegan,
prefazione di Inga Shirer Dean, traduzione Cesare Salmaggi, collana: Nuovi Saggiatore.
pp. 546, ill. in b/n f.t., Milano
Nel 1938 William Schirer incominciò a trasmettere i suoi reportage radiofonici per la CBS, nei quali seguiva le vicende della Germania sotto il regime nazionalsocialista. Nelle sue trasmissioni osservò con attenzione tutti gli sviluppi politici e militari: dall’annessione dell’Austria al patto di Monaco, dal patto di non aggressione tra Germania e Unione Sovietica all’invasione della Polonia, fino alla dichiarazione di guerra anglo-francese. Dopo l’inizio del conflitto, Schirer rimase a Berlino dove, combattendo contro la censura del regime, riuscì a fornire agli ascoltatori in Gran Bretagna e Stati Uniti un resoconto di cosa significava vivere sotto il regime nazista. Nel 1938 il giornalista William L. Shirer, corrispondente radio da Berlino per la Columbia Broadcasting, diede inizio a una serie di servizi, quasi tutti preceduti da un brusco Qui William Shirer o Qui Berlino, che lo avrebbero reso famoso negli Stati Uniti. In quel periodo la capitale tedesca era sotto il controllo assoluto dei nazisti, e il ministero della Cultura popolare e della Propaganda, diretto da Goebbels, dettava legge su tutto quanto veniva stampato o trasmesso. Negli anni seguenti Shirer rimase l’unico corrispondente straniero a trasmettere via radio da Berlino, l’unica voce ad aggiornare gli ascoltatori europei e americani sulla politica e sulla vita nella città. Shirer continuò il suo lavoro, lottando giorno per giorno contro la censura, fino all’inverno del 1940, quando decise di ritornare negli Stati Uniti vista l’impossibilità di riportare in modo obiettivo le notizie, ma anche perché accusato di spionaggio da parte della Gestapo.Nelle pagine di Qui Berlino, che raccoglie i testi delle trasmissioni di Shirer dal settembre 1938 al settembre 1940, scorrono gli episodi salienti di quel periodo: la capitolazione della Cecoslovacchia; le minacce tedesche contro la Polonia e l’offensiva della guerra-lampo; il patto di non aggressione tra Germania e Unione sovietica; la dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna; l’invasione di Norvegia, Danimarca e Olanda; la conquista della Francia e la Battaglia d’Inghilterra. Ma attraverso queste cronache si possono anche osservare inediti momenti di vita quotidiana: la popolazione berlinese, le sue reazioni di timore o di entusiasmo per il conflitto. Con la sua presa diretta sulla vita reale, il libro di Shirer rappresenta una testimonianza eccezionale su una delle epoche più drammatiche della nostra storia.
William L. Shirer, considerato uno dei maggiori giornalisti americani di tutti i tempi, iniziò la sua carriera a metà degli anni venti come reporter a Parigi. In seguito fu corrispondente a Vienna, a Roma e in Medio Oriente. Ma la sua fama è soprattutto legata ai servizi per il Chicago Tribune e ai notiziari radiofonici per la CBS da Berlino. Elaborando queste esperienze scrisse la sua opera più nota, Storia del Terzo Reich, e dopo la guerra fu decorato con la Legion d’honneur. Fino alla sua morte nel 1994, pubblicò numerosi libri di argomento storico e politico. Di Shirer, in Italia, sono stati pubblicati Diario di Berlino (1967), La caduta della Francia (1969), Gli anni dell’incubo (1987), Storia del Terzo Reich (1990) e Mahatma Gandhi (1993).
Cime Abissali I
Autore/i: Zinov’ev Aleksandr
Editore: Adelphi Edizioni
traduzione di Gigliola Venturi, Biblioteca Adelphi 76, in copertina: Incontro, litografia di M.C. Escher (1944).
pp. 504, Milano
Non esisteva finora una satira dell’URSS adeguata al suo smisurato oggetto. Con questo romanzo, proliferante e inesorabile come il Bouvard e Pécuchet di Flaubert, un logico russo tra i più prestigiosi ha compiuto il gesto temerario di scriverla. «Zinov’ev è stato capace di fare ciò che non era mai riuscito a nessuno storico, filosofo o sociologo, sia in Occidente sia nell’Unione Sovietica»: così un grande storico russo, Aleksandr Nekrich, ha salutato l’uscita di questo libro sconvolgente. Ibania, cioè il «paese degli Ivan», che «anche se per caso esistesse, sarebbe una pura invenzione», è il luogo dove si svolge questo romanzo: qui, a forza di controllare gli oggetti e le persone, si tende a perdere ogni rapporto concreto con essi, e si ha a che fare soltanto con una serie indefinita di procedure di ben temperata menzogna e occhiuta sorveglianza, che ciascuno è tenuto a esercitare e subire. E tutti gli sforzi sono dedicati a porre in atto una «misura storica» il cui scopo è «scoprire gli elementi che disapprovavano la sua messa in atto e fissare disposizioni adeguate».
In questo paese vediamo muoversi, sotto nomi allusivi, una folla di personaggi, sopravvissuti dell’antico ordine (età di Stalin), sostenitori e denigratori del penultimo (età di Chrušcëv), funzionari e vittime dell’attuale (età di Breznev). E sarà facile riconoscere, in molti casi, chi parla e di chi si parla: da Stalin a Neizvestnyj, da Solzenicyn a Chrušcëv, da Evtušenko a Sinjavskij. Tutta la storia russa dalla Rivoluzione a oggi viene illuminata come un teorema dagli innumerevoli e sottili corollari. Al centro di tutto, uno sciame di uomini del potere – politico, burocratico, accademico –, spesso tanto più mediocri e meschini quanto più alta è la loro posizione. Si incontrano, si spiano, si tradiscono, si abbracciano, e instancabilmente tornano a parlare delle regole e degli intrighi della società ibanese.
Una comicità selvaggia si sprigiona da queste pagine, una comicità che è possibile solo a chi ha varcato la soglia della disperazione. Il movimento vorticoso di questo teatro ci lascia sbalorditi, sgomenti. Sentiamo che lo regge un cervello avvezzo alle armi più raffinate della logica, e che di esse si serve per rendere evidente la forma di una società che è un solo gigantesco sofisma. E sentiamo anche, nel fondo, tutta la grande tradizione nera del romanzo russo: da Gogol’ a Saltykov-Šcedrin al Dostoevskij dei Demoni e delle Memorie dal sottosuolo, a Sologub, a Bulgakov – quella tradizione che per prima ha scoperto come il mondo moderno conosca un suo tragico peculiare, che non riesce a non essere accompagnato dal brivido di un riso devastatore.
Rovesciando il noto luogo comune secondo cui nell’URSS vi sono talune degenerazioni, Zinov’ev monta e smonta dinanzi ai nostri occhi il meccanismo di una società che in quelle degenerazioni ha il suo cuore. Come tutti i grandi scrittori satirici, Zinov’ev non concede vie d’uscita, né fuori né dentro Ibania: di fatto, quelle ossessive «leggi della società», che mostra all’opera nel suo romanzo col rigore dello scienziato e la furia del visionario, noi le riconosciamo immediatamente, perché le viviamo ogni giorno, seppure in varianti che forse una volta saranno ordinatamente classificate da qualche paziente naturalista.
Cime abissali apparve in Svizzera nel 1977.
“Personalmente, ne sono rimasto assolutamente, oscuramente affascinato; mi sono divertito ed ho anche riso, essendo consapevole contemporaneamente che si trattava di un libro sinistro; sono stato irretito in un mondo d’ombre, di disossate e consunte meduse umane, avvertendo insieme che quei bizzarri profili di carta e parole erano capaci di lancinanti squisitezze logiche e di raffinate, sapienti, intollerabili sofferenze. È satira? Non lo so; forse sì, giacché la satira è il genere più ambiguo, più sordido, e sa congiungere in sé l’odio e il riso, la ripugnanza e la seduzione; sa essere disperata e furba. Questo libro è satira come il viaggio di Gulliver tra i cavalli sapienti, i nobili animali che gli rivelano come si possa tollerare d’esser uomini solo difendendosi nella follia.” (Giorgio Manganelli)
«Bisogna leggere e rileggere e meditare questo libro» («Le Monde»)
«Grande è la tentazione di citare, a proposito di Aleksandr Zinov’ev, Rabelais, Swift, Kafka». («L’Express»)
Aleksandr Aleksandrovic Zinov’ev (1922-2006) è stato un filosofo e scrittore russo.
Dopo aver conseguito la laurea in Filosofia, diventa Docente di logica presso l’Università statale di Mosca, uno fra i maggiori esperti di logica matematica. Ma causa del suo pensiero molto critico nei confronti del regime sovietico, viene progressivamente emarginato, finché fu espulso prima dal PCUS e poi costretto all’esilio dall’Unione Sovietica dopo aver pubblicato in Svizzera Cime abissali (1976), un romanzo spiccatamente satirico avente come bersaglio i protagonisti dell’ultimo ventennio di storia sovietica.
Trasferitosi nella città di Monaco, proseguì la propria attività come docente, scrittore e saggista. Rientra in Russia dopo la caduta del muro di Berlino (1989) e il periodo della perestroika inaugurata da Gorbaciov.
Vita di Goethe
Autore/i: Chiusano Italo Alighiero
Editore: Rusconi
prima edizione, in sovraccoperta: Goethe nel 1828, ritratto a olio di Joseph Karl Stieler (Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera).
pp. 600, numerose tavole a colori fuori testo, Milano
Arrivato in aprile, a maggio Goethe assiste già a un avvenimento storico. Maria Antonietta, la figlia dell’imperatrice Maria Teresa, è andata sposa al delfino di Francia, il futuro Luigi XVI. A Strasburgo avviene la simbolica «consegna» della giovane sposina. La città è tutta in festa: luminarie a non finire, la cattedrale che di notte sembra una montagna incantata, un padiglione costruito per accogliere la grande ospite. Goethe lo va a vedere, quel padiglione (che serve anche a nascondere alla vista i quartieri più miserabili della città). L’interno è tappezzato di arazzi ispirati a cartoni di Raffaello. Wolfgang ne resta incantato. Il suo primo contatto con la pittura italiana del Rinascimento, quella grande, lo ha così, attraverso la mediazione del telaio. Lo indigna invece, e ne fa vane rimostranze dove può, l’esposizione di quadri francesi rappresentanti uno dei matrimoni più mal riusciti, tragici, sanguinari della mitologia: quello di Giasone e Medea.
Difatti anche le nozze di Maria Antonietta – che Goethe vedrà chiacchierare in carrozza con le sue dame di corte, ” allegra e spensierata – non avranno una conclusione troppo idillica. Dal pugnale infanticida di Medea alla ghigliottina regicida del Terrore corre un filo che Goethe – pare seppe intuire.
«I posteri si meraviglieranno che sia mai esistito un uomo simile», scriveva un autore dello Sturm und Drang quando Goethe (1749-1832) era ancora giovanissimo. In effetti, i posteri non hanno ancora cessato di meravigliarsi. A parte la genialità letteraria, che Schiller giudicava la più alta dai tempi di Shakespeare in poi, ma estesa nei più diversi campi (dalla lirica al romanzo, dal dramma all’autobiografia), a parte la poliedricità di cui Goethe diede prova anche fuori della creazione letteraria, dimostrandosi scienziato profondo, scopritore decisivo nel settore delle scienze naturali, regista e amministratore teatrale, uomo di Stato e di governo, psicologo e viaggiatore, a parte insomma una globalità di interessi e di doti che si riscontra unicamente in Leonardo da Vinci, stupirà sempre, in Goethe, il modo intenso e armonioso di “gestire” la sua stessa vita, facendone un capolavoro dove l’idillio si alterna alla tragedia, la razionalità più serena al più travolgente impulso affettivo. Anche gli amori, dalla prima passioncella di adolescente all’ultima fiammata senile nel segno della rinuncia, sembrano esaurire tutte le possibilità umane dell’eros, dall’affetto più platonico alla felicità basata sui sensi. Studiare le opere di Goethe senza una conoscenza minuziosa della sua vita e impresa del tutto vana, e lo sapeva lo stesso Goethe, che considerava le sue opere come «frammenti di una grande confessione», specchi in cui la sua vita si rifletteva, trasfigurandosi. E nella vita, negli incontri, nelle amicizie, nelle ostilità, nei viaggi, nelle letture, nelle vicende storiche del tempo che va pertanto ricercata la chiave della produzione poetica e scientifica goethiana, la possibile soluzione delle contraddizioni e degli enigmi di quest’uomo che rappresenta uno dei massimi miti culturali dell’umanità. Goethe pagano 0 Goethe cristiano? Goethe reazionario o Goethe progressista? Goethe idealista 0 Goethe cinico? Goethe uomo del Settecento o Goethe uomo del Duemila?
Goethe individualista borghese o Goethe fautore di grandi progetti collettivistici?
Goethe classico o Goethe romantico? Goethe – sì, anche questo – da amare o Goethe da detestare?
Italo Alighiero Chiusano, uno dei germanisti europei più apprezzati per il suo creativo rigore critico, e insieme una delle rivelazioni della nostra più recente narrativa (basterà ricordare il successo che ebbe, a partire dal 1979, il suo romanzo L’ordalia), ha messo il meglio delle sue possibilità di studioso e di narratore in questa biografia che è un grande affresco di storia e cultura documentato sui fatti, affidato alla viva voce del protagonista e dei suoi interlocutori, alla logica delle cose effettivamente avvenute e dei sentimenti effettivamente dichiarati. Una biografia che non vuole dissacrare Goethe, ma darne un’immagine senza miti e senza orpelli, per farcene capire la vera e ancor oggi sorprendente grandezza.
Italo Alighiero Chiusano, nato a Breslavia (la tedesca Breslau, oggi la polacca Wroclaw) nel 1926 da un diplomatico italiano, vive a Frascati, presso Roma. Apprezzato germanista (Premio internazionale «Inter Nationés» 1979 per la sua attività di critico e traduttore), è autore di La letteratura tedesca: storia e antologia (1969), Heinrich Böll (1974), Storia del teatro tedesco moderno (1976). Attivo collaboratore della radio e della televisione (di particolare interesse la sua lunga serie di radiodrammi), ha pubblicato anche racconti, poesie, epigrammi satirici e tre romanzi: La prova dei sentimenti (Rizzoli, 1966); Inchiesta sul mio amore (Mursia, 1972); L’Ordalia (Rusconi, 1979 – Premio Selezione Campiello – Premio Basilicata).
Il Messaggio Iniziatico delle Cattedrali
Titolo originale: Le message initiatique des cathédrales
Autore/i: Autori vari
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prefazione e cura di Christian Jacq, traduzione di Judith Rosa.
pp. 244, Milano
L’epoca delle cattedrali ha rappresentato una straordinaria avventura spirituale per l’umanità. Ma se le dimensioni, storica, sociale e religiosa di quell’epoca ci sono oggi ben note, resta ancora da scoprire il messaggio iniziatico che i costruttori e gli scultori hanno impresso sulle pietre delle loro opere. In questo volume Christian Jacq con altri autori fa luce su una serie di grandi temi legati a questo aspetto: l’importanza del simbolismo, la tradizione esoterica, le sorgenti della spiritualità medievale che ci riconducono all’antico Egitto, l’organizzazione dei cantieri. Con l’occhio esperto del grande studioso di antichità, l’autore ci fa inoltre scoprire affascinanti particolari: il significato iniziatico dei capitelli romanici, il valore misterico delle scene dell’Antico Testamento, la funzione svolta in seno a queste immani costruzioni dall’astrologia, dal labirinto, da riti come le feste dei folli. E poiché in questi immensi “libri di pietra” l’osservatore attento può cogliere il progetto generale del Creatore, è un intero patrimonio d’arte e di conoscenza che riprende parola nel viaggio compiuto da Christian Jacq. Un viaggio che ci riporta alle origini stesse della civiltà occidentale.
Christian Jacq, egittologo, saggista e romanziere, con i suoi libri sull’antico Egitto ha riscosso uno straordinario successo, contribuendo in misura determinante al recente riaccendersi dell’interesse per la civiltà degli Egizi. Tra la sua vasta produzione ricordiamo i romanzi Nefer, ll faraone nero, Salomone, il ciclo di Ramses e il ciclo di Kheops; i saggi Conoscere l’antico Egitto, Le donne dei faraoni, Il mondo magico dell’antico Egitto, I segreti dell’antico Egitto, La grande sposa Nefertiti, I grandi monumenti dell’antico Egitto, L’insegnamento del saggio egizio Ptahhotep, La Valle dei Re, Vita quotidiana dell’antico Egitto, La misteriosa sapienza dell’antico Egitto e Il segreto della cattedrale.
L’Anima della Cina
Titolo originale: Die Seele Chinas
Autore/i: Wilhelm Richard
Editore: Ibis Edizioni
premessa e cura di Anna Ruchat, prefazione dell’autore.
pp. 424, nn. fotografie b/n, Como
“Ho un grande debito di gratitudine verso Richard Wilhelm, sia per la luce che ha gettato sul complesso problema dell’I Ching sia per il suo contributo all’applicazione pratica del libro. Per più di trent’anni mi sono interessato a questa tecnica oracolare, o metodo di esplorazione dell’inconscio, perchè a me sembrava di non comune importanza. Avevo già una certa dimestichezza con l’I Ching quando conobbi Wilhelm poco dopo il 1920. Egli mi confermo allora ciò che già sapevo, e mi insegnò molte cose ancora.”
(Carl Gustav Jung)
Richard Wilheim ha contribuito più di ogni altro a far conoscere in Occidente la vasta eredita spirituale della Cina, traducendo alcune tra le più importanti opere filosofiche orientali (I Ching, tr. it. Adelphi 1991). Questo libro non è pero una traduzione dal cinese, bensì un’opera originale in cui il grande sinologo e pastore protestante tedesco racconta la propria esperienza. Un’opera in cui si fondono vari aspetti, dall’autobiografico al filosofico, allo storico. In italiano è disponibile anche il segreto del fiore d’oro (Bollati Boringhieri 2001), che Richard Wilhelm ha pubblicato con Carl Gustav Jung.
Richard Wilhelm nasce nel 1873 a Stoccarda. Dopo aver studiato teologia ed essere diventato pastore protestante, nel 1899 parte come missionario per la Cina, dove resta per oltre venti anni svolgendo la propria attività nella colonia tedesca di Qingdao. Tra il 1922 e il 1924 lavora come consulente scientifico della legazione tedesca a Pechino e insegna filosofia occidentale all’Università della capitale. Nel 1924 torna definitivamente in Germania e ottiene la cattedra di sinologia presso l’Università di Francoforte. Qui fonda il China Institut, di cui fu il primo direttore. Muore nel 1930 a Tubinga.
Prigioni, Monasteri, Fabbriche – Modelli di Organizzazione, Educazione e Psicoterapia nelle Comunità
Autore/i: Contessa Guido
Editore: clup – cooperativa libraria universitaria del politecnico
unica edizione, presentazione dell’autore.
pp. 104, Milano
L’uso di una comunità residenziale o semi-residenziale come strumento di cambiamento individuale è ormai diffusissimo in Italia. Comunità terapeutiche o di Accoglienza per ex-tossicodipendenti, comunità-alloggio per handicappati o minori in difficoltà, comunità di reinserimento per dimessi dagli OO.PP. hanno visto, e giustamente, una enorme diffusione negli ultimi 20 anni nel nostro Paese e in tutto il mondo.
L’Italia ha visto il sorgere e lo svilupparsi del fenomeno delle comunità a partire da situazioni extra-istituzionali e marginali, con forti connotazioni ideologiche e oblative. L’impegno ideologico e la generosità che hanno fatto ingigantire il fenomeno, e hanno sostituito un potere politico assente, una comunità scientifico-professionale distratta e una inesistente cultura dell’autorganizzazione nei soggetti emarginati e sofferenti.
La crescita quantitativa delle comunità e il progressivo interesse del potere politico per questa forma di assistenza, educazione e terapia, rendono oggi attuale l’apertura di un dibattito sulla Qualità. Il diritto alla libertà delle diverse organizzazioni va sancito indiscutibilmente, ma a questo sembra ora affiancarsi il principio di un diritto degli utenti e dei membri delle comunità a godere di risultati educativi, psicologici e sanitari.
Questo libro si propone di offrire le coordinate per un dibattito sui diversi modelli di organizzazione esistenti, sui loro vantaggi e limiti, e sui risultati terapeutici o educativi che possono offrire. Inoltre il libro propone riflessioni sulle possibili modalità di verifica e valutazione degli output delle comunità e sui modi per fissare standards di Qualità che rispettino le diversità metodologiche che l’esperienza di questi anni ha accreditato.
Guido Contessa è psicosociologo, professionista free lance. Membro senior dell’ARIPS dalla fondazione, redattore del giornale Noi Psicologia Oggi, segretario della AIATEL di Milano e co-promotore della Società Italiana di Animazione. Nel triennio 1985-87 è stato Consigliere nazionale della Società Italiana di Psicologia. Come professionista ha curato la formazione e la supervisione di numerose Comunità Terapeutiche a Verona, Milano, Genova, Como. Nella prima serie della presente Collana ha pubblicato Prevenzione Primaria delle Tossicodipendenze (1984).
Che cos’è l’Enneagramma
Autore/i: Vassallo Stefano
Editore: Piero Gribaudi Editori
prima edizione, presentazione di Antonio Gentili, introduzione dell’autore.
pp. 96, illustrazioni in biano e nero, Milano
Cos’è l’Enneagramma? A cosa serve? Come si utilizza?
L’Enneagramma è un modo per conoscere meglio se stessi e gli altri, un punto di partenza per poter modificare le proprie caratteristiche in funzione di un rapporto migliore con gli altri.
“Una virtù da coltivare”, scrive Antonio Gentili nella sua presentazione al libro. “La presa di coscienza del proprio esistere che innesca di sua natura un processo che conduce all’accettazione e punta sul trascendi mento di sé”.
Questo libro ha lo scopo di introdurre, in maniera semplice, alla conoscenza e alla pratica dell’Enneagramma per imparare a guardare senza paure nel nostro cuore per leggervi quanto di negativo esiste e quindi uscire da quegli atteggiamenti condizionanti che conserviamo in noi.
Stefano Vassallo, sacerdote genovese, è assistente dell’Agesci e collabora con il Centro pastorale giovanile della sua Diocesi. Ha al suo attivo diversi stage e pubblicazioni sull’Enneagramma in rapporto alla dimensione della spiritualità cristiana.
Le Grandi Religioni Orientali
Titolo originale: The World’s Religious
Autore/i: Smith Huston
Editore: SugarCo Edizioni
introduzione di Massimo Introvigne, traduzione di Giuseppe Barravecchia.
pp. 354, Milano
Nuove religioni, nuovi movimenti religiosi, culti, «sette» New Age, occultismo, esoterismo, magia. La più trascurata delle mutazioni epocali contemporanee è anche una delle più profonde: le nuove spiritualità, comunque le si voglia chiamare, coinvolgono decine di milioni di persone. Per alcuni supermarket delle religioni, per altri genuina – anche se confusa – ricerca del Divino, la nuova religiosità richiede anzitutto di essere compresa e descritta nelle sue manifestazioni varie e molteplici: se alcuni cercano la separazione dal mondo in comunità isolate e rigide, altri si sforzano di vivere nella società attraverso nuovi sincretismi tra le religioni e le culture che si affermano coerenti anche con la scienza contemporanea. Per comprendere questi fenomeni occorre non trascurare le loro radici che vanno dalle grandi religioni orientali alle correnti del millenarismo e dell’occultismo che percorrono sommerse tutta la storia dell’Occidente. «Attendevamo un uomo totalmente secolarizzato – ha scritto un cardinale cattolico, Godfried Danneels – ed è venuto invece un uomo religioso, ma religioso in forme impreviste e sorprendenti».
«Come il lettore di quest’opera potrà constatare, Hutson Smith parla dell’Induismo come un indù del Buddhismo come un buddhista, delle religioni della Cina come un cinese e dell’Islam come un musulmano… Quando presenta ognuna delle religioni che ha studiato, Huston Smith argomenta come un convertito: giustifica gli aspetti che all’estraneo possono apparire discutibili, presenta elementi che si possono tranquillamente definire apologetici, si appassiona, a ratti entusiasma. Lo scambiamo facilmente per un missionario sotto mentite spoglie della religione orientale che presenta: finchè non voltiamo pagina, cambiamo capitolo e lo ritroviamo in un diverso costume, nelle vesti di “apologista” di una religione completamente diversa. Questo atteggiamento ci fa comprendere come Huston Smith abbia ragione nel protestare quando viene definito “il maggiore studioso vivente di religioni comparate”: in realtà, egli non intende “comparare”, il suo scopo è quello di lasciar parlare ogni religione dal suo (della religione, non dello studioso) unico e irripetibile punto di vista… Huston Smith si avventura in un viaggio di cui tiene un meticoloso diario. Sono questi appunti di viaggio, queste descrizioni, queste interpretazioni “dall’interno” che spiegano il “fenomeno Huston Smith”» (Massimo Introvigne)
Huston Smith è considerato uno dei maggiori studiosi contemporanei di storia delle religioni. Ha insegnato alla Washington University e al MIT. Attualmente è docente presso la University of California, a Berkeley.
Dire Dio
Autore/i: Autori vari
Editore: Casa Editrice Marietti
prima edizione, a cura di Emma Fattorini.
pp. 344, Genova
Questo volume inaugura una nuova serie: I quaderni di “Bailamme” che, in continuità con l’ispirazione originaria, comprenderanno una sezione dedicata alla spiritualità e un’altra alla ricerca storica di archivio.
Dire Dio: il centro della nostra passione, della nostra ricerca spirituale e intellettuale. Un Dio conteso: mentre questo volume si preparava sono stati tanti gli accadimenti di guerra e di pace che hanno invocato il nome di Dio e nuovi gli interrogativi della morale pubblica e privata che chiedono sostegno alle religioni.
Eppure le religioni non possono ridursi ad agenzie etiche anche se custodiscono una sapienza a cui ricorrere: la pratica al lavoro interiore, comune a tutte le tradizioni, può diventare anche “una risorsa di rigenerazione pubblica”.
Occorre però partire dalla conversione dei cuori. È questa la risposta più autentica alle due ideologie oggi prevalenti: quella reattivamente bellicosa della religione quale instrumentum regni e quella di una estenuata laicità appiattita senza alcun attrito alla modernità.
Il panorama mediatico dipinge rozzamente solo una realtà di scontro tra laicismo militante da una parte e utilizzo della religione ai fini di rigalvanizzazione delle stanche società liberali dall’altra.
Ma è proprio vero che tra integralismo e laicismo non ci sia altro spazio? Davvero siamo tutti rappresentati in questi due schieramenti?
Cagliostro – La Fantasia dell’Inganno
Autore/i: Vannucci Marcello
Editore: Casa Editrice Le Lettere
18 disegni originali di Impero Nigiani, in sovraccoperta: Cagliostro alchimista, in un dipinto di Impero Nigiani.
pp. 192, 18 disegni in bianco e nero, Firenze
Un applauso scrosciante, ed ecco in scena Giuseppe Balsamo, più noto alle cronache , come Conte Alessandro Cagliostro. Tozzo nella persona, irregolari i lineamenti del volto, gli occhi però scintillanti. Muta d’espressione con incredibile facilità; si fa serio o sorridente; nobilmente fiero o che simula terrore. Toglie le sue battute da un copione anche questo tutto di sua invenzione. «I suoi occhi di fuoco leggono nel fondo degli animi»: così scrive di lui uno dei suoi biografi. E la gente ne resta ammaliata. Lui narra di guarigioni miracolose; di predizioni comprovate poi dagli eventi; di strabilianti scoperte come maestro in alchimia.
Sono in molti a pensare si tratti d’uno spudorato ingannatore, ma altrettanti sono i convinti d’essere di fronte al più sincero abitante della terra. C’è chi giura lui sia un angelo del bene, chi lo addita come un inviato da Satana. Un Settecento, molteplice di intenti e ricco di colpi di scena, gli fa da scenario. E Cagliostro si mostra tanto impareggiabile istrione, tanto s’immedesima nella parte scelta, fino a non poter capire quale sia il vero se stesso.
Inesauribile inventore d’inganni, pone trappole in cui cade la vittima: a volte scelta dopo accurata indagine, a volte offerta dal più comune dei casi. Girovago per cento città; in ognuna d’esse decisamente presente, quanto pronto a fare perdere ogni traccia di sé, non appena soffi un vento che lui senta avverso.
Conosce la miseria e i giorni della disperazione; assapora quelli del trionfo e della fama:A questo groviglio di contraddizioni, il carcere, .
orrido, di San Leo fa da tragica conclusione.
Qui si chiude la recita. Scompare uno dei più straordinari attori della commedia umana.
Marcello Vannucci, fiorentino, saggista e narratore, collabora a più fogli letterari e storici.
Particolarmente intensa la sua attività di scrittore.
Ricordiamo qui fra i suoi tanti libri: Napoli e Napoli; Dalle Giubbe Rosse all’Antico Fattore; Ipotesi per Giulia; Arpalice per Giacomo Casanova. Anche due piccoli libri di poesia: Bric à brac e Codice per sconosciuta, ambedue con introduzione di Eugenio Montale. Ha vinto nel 1979 la Palma d’oro per la Letteratura umoristica a Bordighera, e, nel 1982, un premio alla Satira Politica del Forte dei Marmi, per suoi servizi giornalistici. Ha scritto numerose biografie: ricordiamo Lorenzaccio (Premio Fregene 1985); Benvenuto Cellini; Caterina e Maria de’ Medici (Premio Fregene 1986); Il Magnifico racconta. Con la sua Storia di Firenze, che è giunta ormai alla quinta edizione, ha vinto nel 1987 il Premio Chianciano.
Sono del 1992 Una storia segreta di Girolamo Savonarola e Firenze Ottocento; del 1993 Il furto della Gioconda e Le grandi famiglie di Firenze; del 1994 Teodolinda Regina del Settentrione.