Libri dalla categoria Ricerca Scientifica
La Grancontessa – Vita, Avventure e Misteri di Matilde di Canossa
Autore/i: Ferri Edgarda
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, collana: Oscar Storia Mondadori n° 338, in copertina: Particolare di un atto di concessione del 15 marzo 1109, con la firma di Matilde. Archivio diplomatico, Toscana.
pp. 256, ill. in b/n, Milano
Indomabile, solitaria guerriera, Matilde di Canossa (1046-1115) fu la donna più potente del suo tempo. È il tempo delle lotte per la supremazia sul mondo cristiano fra il papa e l’imperatore, il tempo dei tradimenti, delle scomuniche e dei perdoni tra personaggi come Enrico IV, Ildebrando di Soana, Bonifacio di Canossa. È il tempo delle battaglie e delle guerre feroci, dei lunghi viaggi attraverso paludi e foreste, dei matrimoni combinati e delle regine ripudiate. Ferri disegna il ritratto di una grande, tormentata personalità femminile, costantemente divisa tra la nostalgia per la vita quieta del monastero e l’esercizio del potere. Ma chi era questa donna che, agendo con discrezione e diplomazia, riuscì a ricomporre il conflitto più furioso fra il potere laico e il potere religioso? Signora di un ricco e vastissimo territorio esteso dall’alta Lombardia fino al Lazio, dal mar Tirreno all’Adriatico, legata all’imperatore da vincoli di parentela e di vassallaggio e ancor più al papa per affinità ideale e spirituale, Matilde è diventata presto un personaggio leggendario. Questa biografia ne ricostruisce l’eccezionale vicenda umana, ricca, contraddittoria, variegata, l’enigmatica personalità, gli obiettivi, i mezzi e la straordinaria determinazione con cui li perseguì.
L’arazzo di famiglia
- Come il conte Bonifacio, chiamato il Tiranno, fu ucciso a tradimento da una freccia avvelenata
- Come Bonifacio sposò la bellissima Beatrice di Svevia, figlia adottiva e nipote dell’imperatore
- Come Madonna Beatrice riprese marito per amore di Dio e la contessina Matilde fu fidanzata al figlio del suo patrigno
- Come Matilde si trovò erede universale del padre e finì prigioniera dell’imperatore
- Come Matilde si sottomise alla volontà del monaco Ildebrando di Soana
- Come Matilde sposò e in fretta si liberò del Gobbo di Lorena
- Come Matilde fu accusata di essere l’amante del papa e il papa scomunicò l’imperatore
- Come Enrico IV, sfuggendo ai principi tedeschi, scese in Italia per incontrare papa Gregorio VII
- Come Enrico IV implorò il perdono del papa e andò a Canossa a fare pubblica penitenza
- Come l’imperatore fu scomunicato per la seconda volta da papa Gregorio e come papa Gregorio fu a sua volta dichiarato deposto dall’imperatore
- Come l’imperatore punì Matilde di Canossa dichiarandola bandita e chiamandola semplicemente signora
- Come Matilde sposò un principe di sedici anni mentre lei ne aveva più di quaranta e per dispetto sconfisse definitivamente l’imperatore
- Come Matilde riuscì a mettere Enrico IV contro suo figlio Corrado, mentre il papa bandiva la prima crociata per liberare il Santo Sepolcro
- Come Enrico IV morì e la contessa di Canossa dichiarò il figlio di lui, Enrico V, suo erede universale
- Morte della grancontessa e fine di tutto il suo mondo
Bibliografia
Indice dei nomi
Cucillo se ne va – Viaggio per Parole e Immagini nel Paese dell’Ultima Rivolta
Autore/i: Lombardo Radice Marco
Editore: Savelli
prima edizione.
pp. 160, Roma
Film da leggere come un romanzo, romanzo da vedere come un film, Cucillo se ne va è la storia di quattro ragazzi che, lontani e vicini ad un mondo sempre più brutto, si incontrano e si lasciano, parlano litigano fanno l’amore raccontano barzellette si odiano pensano crescono, in una disperata e vana corsa contro il tempo, nella assurda speranza di arrivare a capire qualcosa di sé e degli altri prima che parlino le armi.
Scritto come traccia per un film «diverso», Cucillo se ne va è un romanzo per dialoghi e immagini, e forse soprattutto una lunga poesia sulla speranza e la disperazione di chi non si rassegna ad accettare questa vita.
L’Isola dei Cannibali – Siberia, 1933: una Storia di Orrore all’Interno dell’Arcipelago Gulag
Da uno degli autori del Libro nero del comunismo una «microstoria» destinata a diventare una pietra miliare nella letteratura sul comunismo sovietico degli anni Trenta.
Autore/i: Werth Nicolas
Editore: Edizioni Corbaccio
prefazione dell’autore, traduzione dall’originale francese di Francesco Roncacci, titolo originale: L’Île aux Cannibals.
pp. 200, Milano
Conosciamo bene ormai la storia dei lager nazisti e dei gulag sovietici. Grazie alle ricerche degli storici e alle memorie dei sopravvissuti abbiamo un quadro abbastanza completo della vita quotidiana nei campi di concentramento istituiti dai due maggiori regimi totalitari europei del XX secolo. Ma non sapevamo che il trasferimento forzato in Siberia di elementi “socialmente nocivi” (ex kulaki, teppisti, vagabondi, individui “declassati”) dette luogo a sperimentazioni sociali che sembrano uscite dalla mente dell’inventore di Frankenstein. Nel 1933 fu deciso che gruppi di “nocivi”, composti da alcune migliaia di persone, sarebbero stati trasportati in zone pressoché totalmente disabitate e abbandonati a se stessi: una formula che avrebbe permesso di creare insediamenti umani nel grande Far East sovietico e di verificare le capacità di adattamento degli esseri umani a un ambiente privo di qualsiasi struttura. Alcune migliaia, ad esempio, vennero scaricate a Nazino, un’isola del fiume Ob’ a circa 900 chilometri dalla città di Tomsk. Nel giro di pochi giorni l’isola e la zona circostante divennero un girone infernale. Disperati e affamati, questi “coloni” cercarono di fuggire, si dispersero nelle campagne, dettero l’assalto alle case dei villaggi vicini, divennero ladri, assassini e soprattutto cannibali. Quasi tutti morirono d’inedia, si uccisero a vicenda o furono sommariamente giustiziati. All’origine del libro di Nicolas Werth vi è il rapporto di una commissione d’inchiesta costituita dal comitato regionale del partito comunista della Siberia occidentale nel settembre del 1933. Gli esperimenti furono interrotti, ma occorreva pur sempre organizzare la vita e la sussistenza delle centinaia di migliaia di persone che vennero avviate verso gli Urali, la zona del mare di Azov o le regioni più inospitali del lontano oriente. L’ideologia, l’odio di classe e la spaventosa inefficienza burocratica del sistema sovietico produssero un disastro umano di proporzioni continentali. Come racconta Werth, l’occasione per una soluzione finale venne nel 1937, quando il peggioramento dei rapporti con il Giappone permise l’eliminazione di tutti coloro che avrebbero potuto diventare, secondo la tesi dell’NKVD, una “quinta colonna del nemico”. Quando un maggiore “sfoltimento” appariva opportuno i responsabili locali chiedevano il passaggio dei prigionieri alla categoria superiore e venivano autorizzati, talora, con un ordine firmato da Stalin. Nel giro di quindici mesi, le persone arrestate furono 767.000, quelle fucilate 387.000. Da questo libro, scritto con una fredda passione e una scrupolosa documentazione, molti lettori trarranno la convinzione che ogni “giorno della memoria”, se riferito a un singolo orrore del Novecento, oscura una parte del quadro e produce giudizi parziali.
«Nicolas Werth è riuscito a recuperare dei documenti di straordinaria importanza.» (Le Monde)
«Un libro essenziale e di grande impatto.» (Libération)
Nicolas Werth, professore di storia presso l’Institut d’histoire du temps présent del CNRS, è stato addetto culturale all’ambasciata francese a Mosca fra il 1985 e il 1989 e da più di vent’anni si dedica alla storia dell’Unione Sovietica, in particolare ai rapporti fra potere politico e società civile negli anni Venti e Trenta del Novecento. Conoscitore non solo della letteratura occidentale sull’Unione Sovietica, ma anche delle opere degli studiosi russi e degli archivi di recente aperti al pubblico, Nicolas Werth è autore di numerosi lavori, fra cui Être communiste en URSS sous Staline, Histoire du Gulag (pubblicata a Mosca) e, tradotti anche in italiano, La Russia insorge (1917), Storia della Russia nel Novecento e la parte dedicata all’Unione Sovietica del Libro nero del comunismo.
Il Punto Critico • I Grandi Effetti dei Piccoli Cambiamenti
Titolo originale: The Tipping Point
Autore/i: Gladwell Malcolm
Editore: Rizzoli
seconda edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Patrizia Spinato.
pp. 324, Milano
Malcolm Gladwell è un giornalista con un dono per raccontare piccole storie che cambiano una vita o piccole vite che cambiano la Storia. (la Repubblica)
Come mai il tasso di criminalità a New York crolla all’improvviso a meta degli anni Novanta senza l’intervento di alcun grande cambiamento sociale, economico o politico? Che cosa porta un modello di scarpe venduto ormai solo nei negozi di provincia a dilagare come moda tra i giovani americani? E perché mai un autore sconosciuto inizia a vendere milioni di copie senza nessuna pubblicità? Malcolm Gladwell indaga questi e altri fenomeni, arrivando a concludere che i cambiamenti sociali obbediscono alle stesse leggi delle epidemie: come dei virus, mode, ossessioni, idee, comportamenti, attraverso una sorta di passaparola mediatico, raggiungono una soglia oltre la quale ottengono un effetto valanga. Questa soglia è il Punto Critico.
In questo libro Gladwell ci insegna a dare un senso a eventi comuni ma sconcertanti, a innescare delle epidemie positive, a trovare il punto d’appoggio e la leva per trasformare il mondo.
Malcolm Gladwell è giornalista del «New Yorker» e si è occupato a lungo di economia, scienza e medicina per il «Washington Post». È autore di numerosi saggi tra cui in un batter di ciglia. Il potere segreto del pensiero intuitivo (2005).
Del Dovere dei Guerrieri
Titolo originale: Buke giri monogatari
Autore/i: Saikaku Ihara
Editore: Luni Editrice
introduzione, note e glossario di Roberto Tresoldi, traduzione di Anna Pensante.
pp. 160, Firenze
Il nome di Ihara Saikaku è legato soprattutto ai romanzi e racconti ambientati nel fascinoso «mondo fluttuante» in cui si muovono libertini, cortigiane e innamorati, mentre è meno conosciuta la sua trilogia dedicata ai samurai e alle loro vicende sanguinose. Dei tre libri che Saikaku dedicò alle storie della nobiltà guerriera, è proprio il Buke Giri Monogatari, ovvero i «Racconti sul dovere dei guerrieri», quello considerato il più riuscito e il più avvincente.
Sono protagonisti di queste pagine i samurai e i ronin («guerrieri senza padrone») che, per mantenere la parola data o vendicare un’offesa, affrontano imprese che a volte sono di strenuo eroismo, a volte invece appaiono prive di qualsiasi senso, e proprio per questo rappresentano alla perfezione quell’ideale di abnegazione e fedeltà assoluta a un principio che è uno dei segni distintivi della cultura giapponese.
Saikaku visse in una società in profonda trasformazione, nella quale la borghesia cittadina, benché disprezzata, stava assumendo un ruolo economico sempre più rilevante grazie al suo dinamismo, mentre i guerrieri lentamente perdevano la loro ragion d’essere da quando le guerre feudali erano diventate solo un lontano ricordo. In questi racconti rivive così il loro mondo fatto di raffinatezze e violenza un tempo. Saikaku rievoca personaggi affascinanti e remoti, giovani e valorosi samurai dalla bellezza ambigua, astuti ronin che tramano le loro vendette, ragazze nobili e delicate capaci di sacrificarsi in nome dell’onore, e che spesso sanno comportarsi più coraggiosamente degli uomini. Tutti però sono accomunati dalla fedeltà inflessibile al dovere d’onore, si tratti di vendicare il padre o il proprio signore, rispettare la parola data, lavare col sangue un’offesa, fosse anche insignificante. È questa l’unica morale da rispettare in un mondo ormai perduto, che Seikaku mette in scena con grande raffinatezza di stile.
Ihara Saikaku, pseudonimo di Hirayama Togo (Osaka 1642-1693), esordì come poeta di haiku, genere di cui divenne maestro. Fu il primo scrittore giapponese e descrivere nelle sue opere il vivace mondo dei mercanti e della borghesia cittadina, di cui fu interprete realistico e, a volte, crudo. La sua opera più famosa, che riscosse un immenso successo, è il romanzo, Vita di un libertino, del 1682, che diede inizio al romanzo realistico di costume, l’Ukiyo-zoshi.
La Profezia della Dama Shizuka – Romanzo
Titolo originale: Autumn Bridge
Autore/i: Matsuoka Takashi
Editore: Sperling & Kupfer Editori
traduzione di Chiara Brovelli.
pp. 494, Milano
Vedere il futuro è come ricordare il passato: non dà il potere di mutarlo.
Per questo la dama Shizuka non ha potuto fermare il suo assassino.
Ma ha potuto affidare al flusso del tempo un messaggio di amore e di morte.
Nel cruento Giappone dell’Ottocento, Emily Gibson, una missionaria americana, si trova a dover tradurre nella propria lingua la storia del clan Okumichi, avvolta in un alone di leggenda per il terribile dono che, a ogni generazione, tocca a un esponente della famiglia. Questa pesante eredità è la preveggenza, con visioni di battaglie sanguinose ed efferati delitti senza purtroppo la possibilità di evitarli. Lentamente, Emily dipana l’epopea della dinastia con l’aiuto di Genji, l’ultimo signore, conturbante e temibile. E ad aggravare il disagio della giovane donna compare anche uno scrigno di pergamene che contengono messaggi indirizzati… proprio a lei. Eppure risalgono a cinque secoli prima e a scriverli è stata una donna misteriosa, la dama Shizuka, dotata di un tale potere profetico da venir considerata una strega. Ma perché l’antica signora si è messa in contatto con Emily? E come mai in quel momento? Mentre i piani temporali scivolano stridendo l’uno dentro l’altro, lo sguardo del narratore si allarga fino a gettare una nuova luce sulle vicende dei personaggi di Nube di passeri, restituendone le passioni travolgenti, i drammi e le paure in un superbo, potente affresco.
Takashi Matsuoka, nato in America da genitori giapponesi, da tempo studia la storia e la cultura del suo paese d’origine. Vive alle Hawaii e, dopo aver lavorato in un tempio buddista zen, ormai si dedica solo alla narrativa. Il suo primo romanzo Nube di passeri, pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer, è stato un grande successo.
Il Piccolo Libro dei Colori
Titolo originale: Le Petit Livre des Couleurs
Autore/i: Pastoureau Michel; Simonnet Dominique
Editore: Ponte alle Grazie
premessa di Dominique Simonnet, traduzione di Francesco Bruno.
pp. 114, Milano
I colori la dicono lunga sulle nostre ambivalenze.
Sono dei formidabili rivelatori dell’evoluzione della nostra mentalità.
Vedremo come la religione li abbia posti sotto il suo controllo, così come ha fatto con l’amore e con la vita privata.
Come la scienza abbia detto la sua, sopravanzando la filosofia: onda o corpuscolo? Luce o materia?
Come anche la politica se ne sia impadronita: i rossi e gli azzurri non sono sempre stati quelli che conosciamo…
Tutto è retto da un codice non scritto di cui i colori detengono il segreto.
Non è un caso se vediamo rosso, diventiamo verdi di paura, blu di collera o bianchi come un lenzuolo… I colori veicolano tabù e pregiudizi ai quali obbediamo senza rendercene conto, e possiedono significati nascosti che influenzano il nostro ambiente, i nostri comportamenti, il nostro linguaggio e il nostro immaginario. La loro storia, ricchissima e sorprendente, racconta l’evoluzione delle mentalità, degli usi e delle società, intrecciando arte,politica, religione, psicologia, sociologia. Con una narrazione brillante e ricca di aneddoti e curiosità, Michel Pastoureau ci guida in un affascinante ed erudito excursus alla ricerca di significati, applicazioni, implicazioni dei colori, per riuscire a districarsi nel labirinto simbolico delle tinte.
Michel Pastoureau, storico e antropologo, è il maggior specialista mondiale dei colori e dei loro significati simbolici.
È autore di numerose opere sull’argomento.
Ponte alle Grazie ha pubblicato Blu. Storia di un colore (2002).
Dominique Simonnet è caporedattore del settimanale francese L’Express e autrice di numerosi romanzi e saggi.
Molecole in Mostra – La Chimica Nascosta nella Vita Quotidiana
Titolo originale: Molecules at an Exhibition. Portraits of Intriguing Materials in Everyday Life
Autore/i: Emsley John
Editore: Edizioni Dedalo
prefazione di Elena Ioli, traduzione di Giovanni Sabato, illustrazioni di Valeria Vulpi.
pp. 352, 9 illustrazioni in bianco e nero, Bari
Cosa c’è nella cioccolata che ci fa stare bene quando la mangiamo? Cosa c’è nella Coca Cola? Qual è l’elemento radioattivo che ognuno dovrebbe avere in casa perché può salvarci la vita? Quali saranno i carburanti del futuro? Queste sono alcune delle domande alle quali l’autore risponde. Ci sono sostanze che possono salvarci la vita e sostanze che possono distruggerla. Ci sono molecole che non si vedono ma si sentono: una ha conquistato il Guinness dei primati perché è la sostanza più amara del mondo, ma ha anch’essa un’inaspettata utilità. L’uomo, attratto dalle comodità del progresso ma diffidente verso i nuovi prodotti della chimica, rischia da sempre di essere irrimediabilmente disorientato. A volte ci accorgiamo di aver dato fiducia a un malfattore: nell’Inghilterra vittoriana l’ozono era pompato nelle chiese, nei teatri e persino negli ospedali. Altre volte dobbiamo rivalutare sostanze messe ingiustamente sotto accusa: il polistirolo non è quell’acerrimo nemico dell’ambiente come si pensava, anzi aiuta a risparmiar energia. Né la natura è più benevola della chimica: all’acido folico, che può salvare i bambini nell’utero, fa da contrappunto l’atropina, mortale veleno vegetale.
John Emsley ha insegnato chimica per 25 anni all’Università di Londra. Attualmente lavora al dipartimento di Chimica dell’Università di Cambridge. Dal 1990 al 1996 ha curato la rubrica La molecola del mese sul quotidiano britannico «The Indipendent», facendo conoscere a un vasto pubblico i mille modi in cui la chimica interviene in ogni aspetto della nostra vita. Ha vinto numerosi premi per la divulgazione scientifica.
La Villeggiatura di Mussolini – Il Confino da Bocchini a Berlusconi
Autore/i: Corvisieri Silverio
Editore: Baldini Castoldi Dalai Editore
pp. 320, Milano
Nella prima metà del Novecento le isole erano costantemente associate alle deportazioni, alle punizioni, ai meccanismi di rigetto del consorzio civile. Gli isolani più lungimiranti già allora immaginavano un diverso destino, fondato sullo «sfruttamento» delle bellezze naturali; ma essi erano considerati dei visionari, personaggi un pò matti, gente che sognava a occhi aperti, dal momento che sul loro scogli mancava persino l’acqua potabile. l teorici dell’equazione confino-villeggiatura non soltanto mostrano oggi di non conoscere la realtà delle isole e del confino ma ignorano di essere riciclatori di una leggenda messa in circolazione dalla propaganda fascista e, primo fra tutti, da Arturo Bocchini.
Sulla base dei documenti custoditi nell’Archivio Centrale dello Stato è possibile persino fissare la data di nascita di questa leggenda: il 12 gennaio del 1928, giorno in cui Bocchini illustrò, in un documento di nove pagine, i motivi che l’avevano indotto a indicare Ponza come sede di una colonia di confinati nonostante i tentennamenti dello stesso Mussolini.
Guardare al passato è spesso utile per capire da dove si viene e dove si vuole andare, per imparare dagli errori e percorrere passi più saldi e sicuri verso il futuro. Ma non si può trarre profitto dalla storia se questa viene manipolata e riscritta a seconda dei tempi e delle circostanze. Oppure se addirittura non è mai stata scritta. In quest’ottica, “La villeggiatura di Mussolini” si pone come il tentativo di scrivere una storia organica sul confino politico durante il fascismo e, nello stesso tempo, aspira a essere un’incisiva risposta ai recenti tentativi di rivalutare molti aspetti del regime mussoliniano, anche quelli più ignobili. L’unica cosa che, paradossalmente, si finisce per rivalutare è solo la perfida intelligenza di alcune menti fasciste, come quella di Arturo Bocchini, per esempio, capo della polizia del regime, ideatore, a fini propagandistici, dell’accostamento fra confino e villeggiatura, per alcuni ancora così ovvio e attuale. Nel libro, attraverso numerosi documenti e testimonianze, vengono ricostruite la genesi e lo sviluppo di questa forma di repressione del dissenso, ed emergono con evidenza tutte le persecuzioni morali, i piccoli sadismi quotidiani e le violenze fisiche e intellettuali, parti integranti della “villeggiatura” a cui furono costretti un gran numero di non allineati all’ordine mussoliniano: dai grandi protagonisti del Novecento italiano come Pertini, Gramsci, Nenni e Cesare Pavese, fino ai più umili fra contadini, operai e insegnanti. Gente di ogni estrazione sociale e politica, che seppe respingere ogni tentativo di umiliazione e di distruzione della personalità, in nome di un insano amore: quello per la libertà.
Silverio Corvisieri è nato a Ponza nel 1938 quando l’isola ancora ospitava centinaia di confinati politici. Dopo aver militato per alcuni anni nel PCI e nei movimenti che incubarono il Sessantotto, è stato uno dei fondatori di Avanguardia Operaia. Deputato per tre legislature, ha collaborato a numerosi quotidiani e periodici come redattore dell’«Unità», condirettore della «Sinistra», editorialista della «Repubblica» e di «Paese Sera», direttore del «Quotidiano dei Lavoratori». Ha pubblicato Bandiera Rossa nella Resistenza romana (Roma 1968); Trotzkij e il comunismo italiano (Milano 1976); I senzamao (Roma 1976); Il mio viaggio nella sinistra (Roma 1979); All’isola di Ponza (Roma 1985); Il re, Togliatti e il Gobbo (Roma 1998); Badernão. La ballerina dei due mondi (Roma 1998); Il mago dei generali (Roma 2001); Zi’Baldone (Minturno 2003).
Storia e Lavorazione del Guanto
Autore/i: Trussardi Giordano
Editore: Editrice San Marco
unica edizione, prefazione dell’autore.
pp. 80, ill. in b/n n.t., Trescore Balneario (Bergamo)
Sommario:
Prefazione
Storia del Guanto
Breve storia dell’industria guantaria
Capitolo I: Nozioni di carattere generale sulle pelli da guanteria
- Misurazione delle pelli
- Nomenclature correnti delle pelli
Capitolo II: Considerazioni di carattere generale circa l’impiego delle varie qualità di pelli nella guanteria
- Concia e preparazione delle pelli per guanti
Capitolo III: La costruzione del guanto
- Molatura, dolatura e rifinitura delle pelli
- Attrezzatura del lavorante tagliatore
- Norme per l’inquadramento della tagliatura
- Depezzamento o spezzatura
- Depezzamento preliminare (Tassatura)
- Depezzamento vero e proprio
- Inumidimento della pelle
- Tiratura della pelle
- Ridellatura
- Messa a calibro di cartone
- Taglio del pollice e delle forchette
- Misure dei guanti
- Larghezza del guanto
- Precisazioni circa i calibri
- Lunghezza del guanto
- Preliminari e considerazioni sulla fonditura
- Fonditura e relative attrezzature
- Una nuova apparecchiatura
- Procedimento di fonditura vero e proprio
- Vari tipi di calibri
- Tipi di cucitura
- Cucitura a mano
- Cucitura a 2 fili (strock)
- Cucitura a sellaio
- Cucitura Bonis (sopragitto 1 filo)
- Cucitura a Piqué (PK)
- Cordoni
- Orlatura
- Foderatura
- Fodere di tessuto
- Fodere a maglia
- Fodere di pelliccia
- Rifinitura e messa a punto
- Lucidatura
Capitolo IV: Accenni sulle varietà di produzione
- Guanti da Ski e sportivi
- Guanti da lavoro
- Campionario
Considerazioni finali
Amici nell’Anima – I Percorsi Segreti dell’Amicizia e dell’Amore
Titolo originale: Soul Mates
Autore/i: Moore Thomas
Editore: Edizioni Frassinelli
prima edizione, prefazione e introduzione dell’autore, traduzione Giuseppe Bernardi, collana: Saggi.
pp. XIX-314, Milano
… Il cuore ha le sue ragioni. Quando cerchiamo di capire perché le relazioni cominciano e si sciolgono, perché certe famiglie crescono e altre vanno in rovina, perché alcune amicizie resistono a lunghe separazioni e ad aspre dispute mentre altre avvizziscono, ci poniamo di fronte al centro sconosciuto del cuore umano. Dedichiamo molto tempo a trovare spiegazioni per definire mutamenti inaspettati nell’ambito delle emozioni e del sentimento, ma queste ragioni, più che una vera comprensione, sono delle razionalizzazioni e delle semplificazioni. Restiamo con la soluzione data da Platone, e cioè che la relazione si basa su una forma di pazzia, una pazzia erotica. Invece di trovare soluzioni per capire e controllare questo cuore, non possiamo forse far altro che rendere omaggio ai suoi misteri… Occupandoci dell’anima, non chiediamo perché in una relazione intervenga qualcosa, o come rendere questa migliore. C’interroghiamo invece su quali siano i fini dell’anima: Che cosa accade quando ci innamoriamo pazzamente? A che cosa aspira nelle sue fantasie di separazione? Che cos’è il suo desiderio di un amore più profondo, e perché non sembra mai esserne soddisfatta?…
L’anima – questo fantasma inafferrabile, senza sostanza e senza confini – può essere la chiave preziosa per aprire le porte della vita e raggiungere una comunicazione, o meglio una comunione, profonda e autentica con il mondo: è la sfida e la provocazione che lancia l’autore di questo illuminante saggio. Senza eludere le reali difficoltà, i momenti dolorosi e drammatici, anzi, proprio facendo leva sulla ricchezza di esperienze e insegnamenti che da essi si possono trarre, Thomas Moore sembra indicare una strada controcorrente ma affascinante per dare una risposta ai bisogni più urgenti e ai dubbi più laceranti dell’uomo contemporaneo. E il punto di partenza e di riferimento per le acute analisi che egli propone nelle varie relazioni è quello della dimensione spirituale – non la ragione, né il corpo, né la volontà -, in quanto essa sola, pur così indefinibile, consente a suo parere un atteggiamento più duttile e tollerante nei confronti degli altri, esprimendosi attraverso immagini e simboli e affinandosi al linguaggio enigmatico del cuore. Matrimonio e amicizia, famiglia e lavoro, amore e sessualità, religione e malattia, le diverse modalità di rapporto vengono affrontate a partire dal concetto di amico, compagno nell’anima che si appella all’intimità, alla complicità, alla comprensione, a quella pietà intesa laicamente come il sentimento di completa apertura agli altri. L’invito audace e inattuale, è quindi di seguire con fiducia le parole della nostra interiorità per arricchire e potenziare la capacità di relazioni umane. Ed è soprattutto sull’amore che si sofferma Thomas Moore, l’amore inteso come il momento cruciale di un’esistenza e il sentimento che meglio di ogni altro fa affiorare alla superficie, senza difese o mascheramenti, la qualità e l’irripetibilità di un’anima.
Thomas Moore, laureato in scienze religiose nonché studioso di filosofia e teologia, si occupa di psicologia, mitologia e spiritualismo. In questi ambiti è uno degli autori più noti e affermati negli Stati Uniti.
Prefazione
Introduzione
L’anima innamorata
- Attaccamento e fuga
- Il mistero dell’intimità
Anime intrecciate
- Magia e alchimia del matrimonio
- La famiglia dell’anima
- Amicizia e comunità
L’immaginazione intima
- Conversazioni e lettere
- Illusioni creative nell’amore romantico
- Sesso e immaginazione
Le ombre dell’intimità
- La fine della relazione
- Le patologie dell’amore
I compagni d’anima e i loro piaceri
- La relazione in sintonia con l’anima
- Epilogo. La relazione come grazia
Note
Eunuchi
Sacerdoti, guardiani del potere, straordinari amanti, divini cantori… 5000 anni di storia, sesso e sorprendenti destini degli «uomini disarmati»
Autore/i: De Angelis Vanna
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione.
pp. 386, Casale Monferrato (AL)
Mutilati, ripudiati e dimenticati, in molti seppero raggiungere il potere politico e religioso, o diventare vere e proprie star del loro tempo.
Non solo schiavi e custodi di harem, ma guerrieri e mistici, sacerdoti ed eroi, funzionari e cantori, prostituti e sovrani. La sorprendente storia degli eunuchi ha inizio con gli albori stessi della vicenda umana. È una storia occulta, apocrifa, che attraversando l’Egitto e la Cina, Roma e Bisanzio, la Russia e l’India, tocca ogni luogo e ogni epoca, non risparmiando neppure la nostra.
Vissero a milioni, nelle corti, nei templi, nei palazzi dei potenti e, fino al 1922, anche tra le mura vaticane.
Narrando questa epopea lunga cinquemila anni, e i personaggi che la caratterizzarono, Vanna de Angelis esamina le sconcertanti motivazioni dell’eunucheismo, si sofferma sulle diverse conseguenze fisiche e psicologiche, racconta il variegato fenomeno dell’autocastrazione e rivela che, nonostante la mutilazione, gli eunuchi non furono affatto esiliati dal piacere dei sensi e dall’erotismo. Amarono e vennero amati, da uomini e donne. E quegli amori, spesso, furono travolgenti, scandalosamente passionali.
Figure di sofferenza ma anche di grande prestigio, di orrore e di sacralità, gli eunuchi si uniscono all’infinita schiera dei “diversi” che la storia ha condannato ai margini. E più di una volta, dai margini, hanno saputo diventare protagonisti.
Vanna de Angelis vive a Milano. Ha pubblicato, tra l’altro, i saggi Amazzoni. Mito e storia delle donne guerriere (Piemme, 1998) e Le Streghe. Roghi, processi, riti e pozioni (Piemme, 1999), vincitore del premio Iglesias. Tra i suoi romanzi ricordiamo L’avventuriera Sperling & Kupfer, 1987) e Il caso Francesca (Sonzogno, 1992), ripubblicati anche da Rizzoli.
Introduzione
- Cap. I – ORIGINE DEGLI EUNUCHI
- Cap. II – NON BASTA DIRE EUNUCO
- Cap. III – METODI DI CASTRAZIONE
- Cap. IV – LA VIA SENZA RITORNO E L’EROTISMO
- Cap. V – CASTRATI PER AMORE: PROFANO E SACRO
- Cap. VI – SE COLPEVOLI O GUERRIERI
- Cap. VII – CASTRAZIONE COME TERAPIA, E NON SOLO
- Cap. VIII – ODIATI E CELEBRATI
- Cap. IX – I CASTRATI CANTORI
- Cap. X – LEGGI E NOZZE
- Cap. XI – LA CASTRAZIONE NELLE RELIGIONI MONOTEISTE
- Cap. XII – LO SGUARDO DEI GRECI
- Cap. XIII – LA LUSSURIA A ROMA
- Cap. XIV – IL TRIONFO A BISANZIO
- Cap. XV – ANGELI IN ISLAM
- Cap. XVI – POTENTI E DISPREZZATI IN CINA
- Cap. XVII – AUTOCASTRAZIONE SACRA E SIMBOLICA
- Cap. XVIII – AUTOCASTRATI PAGANI E CRISTIANI
- Cap. XIX – LE SETTE DEGLI AUTOCASTRATI
Bibliografia
Ringraziamenti
La Mia Vita nella CIA
Titolo originale: Honorable Men. My Life in the CIA
Autore/i: Colby William; Forbath Peter
Editore: U. Mursia Editore
prologo degli autori, traduzione dall’americano di Jole Luisa Rambelli.
pp. 356, Milano
Uno dei capi della celebre Central Intelligence Agency alza finalmente il velo che copriva la storia dei servizi segreti americani. William E. Colby, che fu direttore della famosa «Agenzia» dal 1973 al 1976 e visse «in prima linea» il periodo caldo dell’inchiesta sulla CIA voluta dal Congresso degli Stati Uniti nel 1975, si è deciso a parlare e con questo volume solo apparentemente autobiografico ci presenta la CIA come è in realtà: la sua organizzazione e il suo funzionamento, come lavorano i suoi capi e i suoi agenti, l’acquisizione e l’utilizzazione delle varie informazioni.
Ma Colby non; si limita a fornire un quadro (sia pure particolareggiato) delle strutture della CIA; le sue rivelazioni riguardano anche i retroscena di vicende dell’ultimo trentennio che spesso sono apparse poco chiare o addirittura incomprensibili al grande pubblico: gli interventi nella politica europea, per esempio (e in quella italiana in particolare), durante la guerra fredda; il tentativo, voluto da Nixon, di bloccare Allende in Cile; la creazione e i finanziamenti in tutto il mondo di gruppi anticomunisti; il controverso programma per la pace in Vietnam; i rapporti CIA-Watergate; ecc. E accanto ai fatti acquistano nuova luce personaggi quali Henry Kissinger, Lyndon B. Johnson, i fratelli Diem, Allen Dulles,Richard Nixon, Madame Nhu, il presidente Thieu, Clare Boothe Luce, Gerald Ford, i Kennedy.
Un’opera,insomma, di grandissimo interesse, che ci mostra aspetti inediti e risvolti impensati della storia e della cronaca di ieri e di oggi.
William Egan Colby iniziò la sua carriera nei servizi segreti durante la Seconda guerra mondiale. Entrando a far parte della CIA negli anni Cinquanta, ne assumeva la direzione nel 1973. Nel 1976, a seguito dell’inchiesta del Congresso, si dimetteva dall’incarico.
Peter Forbath, giornalista, è stato corrispondente politico dall’estero per numerosi giornali e riviste statunitensi. È autore di saggi e di romanzi.
Gli Undici Comandamenti
Equivoci, bugie e luoghi comuni sulla Bibbia e dintorni
Autore/i: Beretta Roberto; Broli Elisabetta
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, prefazione di Mons. Gianfranco Ravasi, introduzione degli autori.
pp. X-206, Casale Monferrato (AL)
- I comandamenti erano undici: chi ha censurato il primo?
- Eva non “è nata” da una costola di Adamo
- Il Diluvio non durò 40 giorni…
- … e l’Arca di Noè non era una barca
- La manna non cadde dal cielo
- Giona non fu inghiottito da una balena
- Gesù non nacque il 25 dicembre…
- … non di notte, e non nell’anno zero!
- E la stella cometa non era una cometa
- San Giuseppe non era un vecchietto
- Gesù non cadde tre volte sul Calvario
- Il buon ladrone: è davvero esistito?
Sfatate le dicerie che la tradizione popolare ha diffuso nei secoli intorno a fatti e personaggi della Bibbia.
«A raccogliere l’immensa mole di equivoci, luoghi comuni e miti che nei secoli si sono accumulati intorno alla Sacra Scrittura si sono impegnati due giornalisti, Elisabetta Broli e Roberto Beretta, che, come segugi, sono andati alla ricerca di questi tartufi pseudo-biblici, deliziosi e maleodoranti al tempo stesso. L’hanno fatto in modo brillante, e tuttavia serissimo, compiendo un’opera preziosa di “demitizzazione”, non nel senso devastante di certi autori razionalistici, che con l’acqua sporca gettano via anche il bambino, ma nel senso benefico di una purificazione del messaggio al fine di distinguere il vero dal falso.
Ci auguriamo che anche attraverso questa lettura, divertita e divertente ancora una volta la Bibbia riveli tutta la sua capacità di conquistare il cuore e la mente, il sentimento e la pietà, l’emozione e il pensiero. Ma soprattutto torni a brillare nella sua autenticità, impegnando la fede e la vita dei credenti e coinvolgendo tutti coloro che si muovono sulla via della ricerca». (dalla Prefazione di Gianfranco Ravasi)
Roberto Beretta, giornalista, lavora alle pagine culturali del quotidiano «Avvenire». Fra le varie pubblicazioni segnaliamo: La foresta che cresce.
Uomini e donne senza frontiere (Emi, 1993); Imprimatur. Cristiani a schegge e strisce (Gribaudi, 1995); con Giovanni Gazzaneo, Preti di strada. Le frontiere dell’emarginazione e della speranza raccontate dai più noti sacerdoti “anti-droga” (Sei, 1995); Il piccolo ecclesialese illustrato (Ancora, 2000); con Piero Gheddo, Davide e Golia. I cattolici e la sfida della globalizzazione (San Paolo, 2001).
Elisabetta Broli, giornalista, ha curato il volume di don Antonio Mazzi Forse anche Dio è cattivo? (Piemme, 1997); con Carlo Broli ha pubblicato Cinque giorni al diluvio. Insolito viaggio per scoprire come si vive oggi nel mondo (Edizioni Paoline, 2001).
Il Figlio Segreto del Duce – La Storia di Benito Albino Mussolini e di Sua Madre Ida Dalser
Una storia che mostra il volto più segreto e cupo del fascismo: un uso del potere per fini personali che coinvolge interi apparati dello stato.
Autore/i: Pieroni Alfredo
Editore: Garzanti Editore
unica edizione.
pp. 144, Milano
Ai primi di dicembre del 1937, dopo una penosa odissea attraverso diversi manicomi, moriva nell’Ospedale di San Clemente, a Venezia, Ida Dalser. Cinque anni dopo, il 26 agosto del 1942, in un altro ospedale psichiatrico, a Mombello, alle porte di Milano, spirava suo figlio: quel ragazzo, appena ventiseienne, era Benito Albino Mussolini, il figlio che il Duce aveva avuto da Ida Dalser e che il padre aveva riconosciuto pochi mesi dopo la nascita. Le vicende della famiglia Mussolini ricordano la tragedia greca: sembra quasi che siano state sospinte e incalzate dal Fato, fino alla macabra conclusione di piazzale Loreto. In questo scenario, il terribile destino di Ida e del piccolo Benitino rappresenta probabilmente il risvolto più cupo. Ida Dalser fu amante del giovane Mussolini in uno dei momenti chiave della sua carriera. Alla vigilia della Grande guerra il futuro Duce aveva abbandonato il Partito socialista per fondare «Il Secolo d’Italia» e dar vita a quello che sarebbe diventato il Partito fascista. Ida amò quel politico spregiudicato e ambizioso, lo aiutò a superare circostanze difficili, finché in lui non prevalse il vincolo con Rachele. In quel momento la vita di Ida e Benito iniziò una atroce spirale verso l’inferno, fino al sospetto di un duplice delitto di stato.
Alfredo Pieroni, che da giovane giornalista l’aveva portata alla luce, ha voluto raccontare l’intera vicenda: per rendere giustizia alla memoria di due vittime innocenti, ma soprattutto per cercare di capire quale verità ci possa consegnare il loro calvario. Da un lato ci sono – certo – le responsabilità personali del Duce, anche se forse non sarà mai chiara la loro misura. Dall’altro, attraverso i terribili particolari di questo vero e proprio complotto, emerge – con altrettanta certezza – il clima che permise quella persecuzione: un clima umano, prima ancora che politico, una rete di complicità e omertà che deve far riflettere sulla natura di un regime come quello fascista.
Alfredo Pieroni, trentino, ha lavorato per cinquant’anni al «Corriere della Sera», di cui è stato uno dei giornalisti di punta. È autore di decine di inchieste e libri.
Il Manganello e l’Aspersorio – La Collusione fra il Vaticano e il Regime Fascista nel Ventennio
Autore/i: Rossi Ernesto
Editore: Kaos Edizioni
introduzione dell’autore.
pp. 400, Milano
L’uomo della divina Provvidenza e papa Pio XI • La “apoliticità” della Chiesa • La liquidazione del Partito popolare • La crisi per l’assassinio dell’on. Matteotti • Il sindacalismo bianco • I Patti lateranensi • La canonizzazione del nazismo • La guerra santa in Abissinia • I gesuiti contro gli ebrei • La Crociata di Spagna • Pio XII nella Seconda guerra mondiale.
«Pochi italiani conoscono quale centro di coordinamento e di guida delle forze più reazionarie è il Vaticano, e quale fattore di corruzione esso costituisce nella nostra vita pubblica, con la sua morale gesuitica, con la continua pratica del doppio gioco, con l’insegnamento della cieca obbedienza ai governanti… Prima di mettermi a studiare il tema che ho sviluppato in questo libro, neppure io avevo consapevolezza del pericolo che il Vaticano rappresenta per la democrazia in Italia» (E. Rossi, 30 dicembre 1957).
Ernesto Rossi (Caserta 1897, Roma 1967) fu tra gli animatori della prima opposizione al fascismo e uno dei capi di “Giustizia e libertà”. Nel 1930 venne arrestato, e il Tribunale speciale lo condannò a vent’anni di carcere. Detenuto a Regina Coeli per nove anni, nel 1939 venne mandato al confino nell’isola di Ventotene, dove elaborò, con Altiero Spinelli, il manifesto del Movimento federalista europeo. Liberato nel ’43, si trasferì in Svizzera. Nel 1945 tornò in Italia e partecipò all’esecutivo del Partito d’azione. Dopo la Liberazione fu sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri. Nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale. Dalle pagine de “li Mondo” e “L’Astrolabio” condusse una strenua battaglia contro i monopoli industriali, la corruzione amministrativa e le ingerenze clericali nello Stato. Economista e storico, scrittore e polemista, pubblicò numerose opere, fra le quali Settimo: non rubare (1951), I padroni del vapore (1954), Il Sillabo (1957), Il manganello e l’aspersorio (1958), Il Sillabo e dopo (1965).
I Falsi Protocolli – Il «Complotto Ebraico» dalla Russia di Nicola II ai Giorni Nostri
Nuova edizione con l’aggiunta di un capitolo sugli «ebrei invisibili» dell’Europa centrorientale
Autore/i: Romano Sergio
Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati
in copertina: una cartolina postale di inizio secolo con «tipi ebraici» della Polonia russa Grafica Studio Baroni.
pp. 240, Milano
Dietro un libro dal titolo apparentemente innocuo, I Protocolli dei Savi: Anziani di Sion (il cui testo è riprodotto in appendice), si cela una delle più subdole e pericolose falsificazioni del nostro secolo. Apparsi nei primi anni del Novecento in Russia, i Protocolli descrivono lo straordinario complotto ordito dagli ebrei per dominare il mondo. Nel 1920 il giornalista inglese Philip P. Graves destituì il libello di ogni fondamento, riconoscendovi il plagio di un pamphlet antibonapartista e di alcuni testi antisemiti dell’Ottocento. Ciononostante, la diffusione dei Protocolli non ha conosciuto interruzioni: scritti dai servizi segreti zaristi per fomentare i pogrom che insanguinavano l’impero, essi riappaiono periodicamente alla luce a sostegno di ogni campagna antisemita, nella Germania hitleriana e nell’Italia fascista come nei Paesi arabi e nella Russia dei nostri giorni. Sergio Romano ripercorre magistralmente la storia di questa mistificazione, degli scopi a cui è servita, degli orrori di cui è responsabile.
Sergio Romano (Vicenza, 1929) ha concluso nel 1989 una prestigiosa carriera diplomatica, dopo essere stato direttore generale delle relazioni culturali, ambasciatore alla NATO e a Mosca. Ha insegnato all’Università della California, ad Harvard, a Pavia e all’Università Bocconi di Milano. È editorialista del «Corriere della Sera» e di «Panorama». Le sue principali opere storiche sono pubblicate in economica nelle edizioni TEA. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo: Mussolini: una biografia per immagini, Memorie di un conservatore (apparsi presso Longanesi), Confessioni di un revisionista, L’Italia negli anni della guerra fredda (pubblicati da Ponte alle Grazie) e I volti della storia (Rizzoli).
Il Malocchio e le Fatture • Cosa Sono – Come Difendersi
Autore/i: Sanfo Valerio
Editore: Giovanni De Vecchi Editore
pp. 160, Milano
Esistono davvero il malocchio e le fatture? Certamente, risponde l’Autore, come esistono tante altre cose che noi non vediamo e non conosciamo. Come difenderci allora da queste forze occulte che ci colpiscono a nostra insaputa?
Questo volume descrive chiaramente i metodi per rendere inefficaci sia il malocchio che le fatture, secondo metodi molto semplici ma ampiamente collaudati, che fanno leva sulle nostre migliori qualità spirituali.
«Ho Ucciso Giovanni Falcone» – La Confessione di Giovanni Brusca
Per la prima volta il boss dei Corleonesi racconta se stesso: dalle stragi al pentimento
Autore/i: Lodato Saverio
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
terza edizione, introduzione dell’autore.
pp. 210, Milano
La foto più nota di Giovanni Brusca, riprodotta su tutti i quotidiani e trasmessa dalla televisione, risale al 20 maggio 1996, Da allora sono pochi coloro che hanno visto in faccia l’uomo che è stato definito il più feroce boss della mafia e ha confessato di essere il killer di Giovanni Falcone. Tre anni dopo il suo arresto Brusca è dimagrito di alcune decine di chili, ha coltivato una lunga barba e indossa un paio di occhialini cerchiati. Saverio Lodato, riconosciuto come uno dei più qualificati osservatori e storici di Cosa Nostra, lo ha incontrato in una cella blindata del carcere di Rebibbia e ne ha raccolto la testimonianza: la testimonianza del primo boss della «mafia vincente» che ha scelto la strada della collaborazione con la giustizia.
In. Queste pagine Brusca racconta la storia della sua vita: il padre mafioso, la breve esperienza da chierichetto, gli studi interrotti troppo presto, il primo omicidio commesso a diciotto anni, il viaggio di iniziazione dai «cugini» americani, il primo libro letto durante il Co giorno obbligato (Cuore di De Amicis). Brusca ripercorre la sua «brillante» carriera da semplice soldato a generale dei corleonesi, svelando le incredibili contraddizioni degli affiliati, che provocano orrore per gli
amici che tradiscono la moglie ma uccidono con disinvoltura una donna incinta e ordinano lo scioglimento nell’acido di un bambino, Giuseppe Di Matteo, la cui unica colpa era quella di avere un padre «pentito». Brusca non censura alcun particolare della sua autobiografia: spiega come si svolge la vita di un latitante (fra tacite protezioni e fughe improvvise), rivela i retroscena della sua cattura e di quella di Riina, i segreti e le connivenze politiche condivisi per vent’anni con boss come Riina e Bagarella, ricostruisce i giorni drammatici della preparazione della strage di Capaci, dove fu lui ad azionare il timer che fece saltare in aria i corpi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e dei tre uomini della scorta.
Un monologo che si legge come un racconto crudo e serrato, un documento straordinario per capire cos’è la mafia, come ha reagito alla controffensiva dello Stato, e per intuire gli scenari futuri e le nuove strategie di Cosa Nostra.
Saverio Lodato è inviato dell’«Unità» e autore di numerosi liberi sulla mafia: Diciotto anni di mafia (Rizzoli 1990), Potenti. Sicilia anni novanta (Garzanti 1993), Dall’altare contro la mafia (Rizzoli 1994) e, con Attilio Bolzoni, C’era una volta la lotta alla mafia. Storia di patti e di ricatti (Garzanti 1998). In I miei giorni a Palermo (Garzanti 1992) ha inoltre raccolto la testimonianza del giudice Antonino Caponetto. Per la Rai ha scritto i testi di A. Palermo, sei anni dopo, andato in onda il 19 luglio 1998, in occasione del sesto anniversario della strage di via D’Amelio.
Gamiani Ovvero Due Notti di Eccessi
Titolo originale: Gamiani ou Deux nuits d’excès
Autore/i: De Musset Alfred
Editore: Edizione CDE
presentazione di Jacques Duprilot, uno scritto di Alberto Capatti, traduzione italiana di Martino Conserva.
pp. 128, nn. tavole a colori, Milano
Dalla presentazione:
« È stato detto sovente che sia stato Musset a scrivere Gamiani, ma questa paternità non è provata; la supposizione, in effetti, ha preso corpo solo una trentina d’anni dopo la comparsa dell’edizione che qui riproduciamo. A dire il vero, essa è fondata solo su pettegolezzi di editori clandestini che, costruendo un vero e proprio romanzo sull’elaborazione del manoscritto, hanno distrutto in anticipo il credito che si può accordare alla tesi di una possibile partecipazione del poeta alla genesi di questo racconto. Ma noi non respingeremo questa attribuzione, dato che nessun documento ci autorizza a farlo. D’altra parte, se si suppone (ed è l’opinione dei bibliografi) che Achille Deveria, uno dei massimi litografi del suo tempo, sia fra gli illustratori di questo album, si deve allora ammettere che Alfred de Musset, suo amico intimo, non ha potuto ignorare questa fantasia scottante, e che non si è opposto alla diffusione di un racconto nel quale ci si è accaniti, a posteriori, a voler scoprire una caricatura dei costumi della sua amante George Sand…
Poter giungere alla conclusione di una complicità «Musset-Deveria» non sarebbe dunque irrilevante. Sfortunatamente, non l’abbiamo potuta stabilire. Ma ci si potrebbe chiedere se dietro questa celebre accoppiata, che la tradizione propone con insistenza sospetta, non si celino altri artisti; e verrebbe voglia di dire che all’epoca dei «Tre gloriosi» non mancavano i giovani talenti in grado di ideare questo Gamzant. La scoperta, alla Rèserve du Cabinet des Estampes, di indici che autorizzerebbero a credere che Deveria non sia l’unico illustratore, costringerebbe di per sé alla più elementare prudenza, e ci induce a non cedere alla mania delle attribuzioni. Siamo in grado di fornire ragguagli assolutamente inediti su uno dei disegnatori di quest’album di litografie, ma non è inutile, prima di ogni altra cosa, riferire le ricerche dei nostri predecessori, richiamare i dati cronologici e studiare la fortuna dell’opera nel XIX secolo. […]»