Libri dalla categoria Erboristeria
I Pilastri del Tempo – Sulla Presunta Inconciliabilità tra Fede e Scienza
Titolo originale: Rocks of Age
Autore/i: Gould Stephen Jay
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, traduzione Marco Papi.
pp. 220, ill. in b/n, Milano
… Non vedo come scienza e religione possano essere unificate, o anche sintetizzate, in base a qualsiasi schema esplicativo o analitico, ma non capisco nemmeno perché queste due esperienze debbano entrare in conflitto tra loro…
A partire dal Rinascimento, il divario tra le costanti scoperte scientifiche e gli insegnamenti della religione si è apparentemente ampliato fino a culminare nella pubblicazione dell’”Origine delle specie” di Darwin, che sembrava opporsi nettamente agli insegnamenti biblici. Secondo l’autore questa contrapposizione così netta, che si è trascinata fino a oggi, è in realtà facilmente risolvibile. È possibile far coesistere pacificamente queste due forze fondamentali della nostra epoca, stabilendo i pieni poteri di ciascuna in ambiti ben distinti: la scienza all’interno del mondo naturale e fisico, la religione nell’ambito morale e spirituale. Per elaborare tale concetto l’autore ripercorre la storia del confronto tra scienza e fede attraverso i suoi episodi più significativi: le vicende, tra gli altri, di personaggi come Galileo, Darwin e Thomas Huxley esemplificano ottimamente il pensiero di Gould, secondo cui gli esseri umani, per sperimentare un’esistenza piena e significativa, devono coltivare sia la vita dello spirito sia il cammino della ricerca razionale.
Stephen Jay Gould, paleontologo e biologo evoluzionista, è stato docente di zoologia e geologia a Harvard. È considerato uno dei divulgatori scientifici più prolifici ed influenti della sua generazione. In questa veste scrisse oltre 300 saggi pubblicati su Natural History e poi raccolti in vari volumi alcuni dei quali tradotti anche in italiano, come Il pollice del panda, Risplendi grande lucciola, Bravo brontosauro, La vita meravigliosa. Fu anche ideatore e principale sostenitore del Principio dei Magisteri Non Sovrapposti (NOMA) il quale suppone una compatibilità fra religione e scienza, in quanto esse si occuperebbero di due piani differenti (due magisteri) non sovrapponibili.
I. L’enunciazione del problema
Premessa
- Il racconto dei due Tommasi
- Il destino di due padri
II. Il problema risolto in linea di principio
- Il principio dei MNS definito e difeso
- Il principio dei MNS illustrato
- Appendice e seguito
III. Motivi storici del conflitto
- L’origine contingente dell’intensità
- Colombo e la Terra piatta: un esempio di falsificazione nel conflitto tra scienza e religione
- In difesa dei MNS da una parte e dall’altra
- La lotta contro il moderno creazionismo
- Il creazionismo: una violazione tipicamente americana dei MNS
- Una questione interna: breve indagine legale da Scopes a Scalia
- La passione e compassione di William Jennings Bryan: l’altro aspetto dei MNS
IV. Motivi psicologici del conflitto
- La natura può nutrire le nostre speranze?
- La doccia fredda della natura e la difesa di Darwin del principio dei MNS
- Le due false strade dell’irenica
Note
Indice analitico
Le Crociate – Cronache dall’Oriente
Titolo originale: L’Orient des Croisades
Autore/i: Tate Georges
Editore: Electa / Gallimard
edizione italiana a cura di Martine Buysschaert, traduzione di Ida Sassi.
pp. 192, numerose illustrazioni e fotografie b/n e colori, Trieste
Da Goffredo di Buglione a Federico II, per due secoli migliaia di occidentali di tutte le classi sociali prendono la croce per liberare e difendere la Terra Santa. Al grido di “Dio lo vuole!” i crociati massacrano gli infedeli e conquistano Nicea, Antiochia, Tiro e Gerusalemme. Per i musulmani quell’epopea della fede è soltanto una barbara aggressione. Con Zinki, Norandino e Saladino l’Islam si mobilita e proclama la guerra santa: riconquista i territori perduti e caccia i latini dall’Oriente. Lo scontro sanguinoso tra i due mondi esaspera l’intolleranza religiosa, genera una profonda ostilità e alimenta un’incomprensione reciproca, destinata a durare molti secoli.
- I. – IL MEDITERRANEO DIVISO
- II. – LA PRIMA CROCIATA
- III. – GLI STATI LATINI D’ORIENTE
- IV. – L’UNIFICAZIONE DELLA SIRIA
- V. – LA FINE DELLE CROCIATE
TESTIMONIANZE E DOCUMENTI
L’albero delle crociate
L’appello del papa
Una voce da Bisanzio
Grossi affari per le repubbliche marinare
San Francesco crociato
L’amico degli arabi: Federico II
La crociata popolare: fanatismo e ingenuità
La Gerusalemme conquistata
Il magnanimo Saladino
Scene di una convivenza
Un bilancio?
Le crociate nel cinema
APPARATI
Protagonisti
Cronologia
Indice delle illustrazioni
Indice analitico
Bibliografia
Una Storia per l’Essere Tempo – Romanzo
Titolo originale: A Tale for the Time Being
Autore/i: Ozeki Ruth
Editore: Ponte alle Grazie
prima edizione, traduzione di Elisa Banfi.
pp. 528, Milano
Mi chiamo Nao e sono un essere tempo. Sai cos’è un essere tempo? Allora, dammi un minuto e te lo spiego. Un essere tempo è qualcuno che vive nel tempo, quindi tu e io e tutti quelli che sono, furono e saranno. Io, per esempio, adesso sono seduta in un maid café francese ad Akiba Electricity Town e sto ascoltando una chanson triste suonata in chissà quale momento del tuo passato, che sarebbe il mio presente, e sto scrivendo mentre immagino te, chissà dove nel mio futuro. E se stai leggendo, magari a questo punto anche tu stai immaginando me.
Tu immagini me.
Io immagino te.
A Tokyo, la sedicenne Nao crede che ci sia una sola via di fuga dalla sua dolorosa solitudine e dal bullismo dei compagni di classe. Ma prima di farla finita, si ripropone di raccontare la vita della sua bisnonna, una monaca buddhista ultracentenaria. Un diario è il suo unico passatempo, un diario che toccherà molte vite in modi che Nao non immagina neppure. Sull’altra sponda del Pacifico troviamo Ruth, scrittrice che vive su un’isola sperduta e che rinviene una serie di oggetti dentro un contenitore per il pranzo di Hello Kitty, portato a riva dalle onde. Che si tratti di un relitto del devastante tsunami del 2011? A mano a mano che ne emerge l’importanza del contenuto, Ruth si lascia trascinare nel passato, nel dramma di Nao e nel suo destino ignoto, e contemporaneamente in avanti, nel proprio futuro.
Romanzo a due voci incentrato sul rapporto tra scrittore e lettore, passato e presente, realtà e finzione, che attinge alla fisica quantistica, alla storia e al mito, Una storia per l’essere tempo è il raffinato ritratto di tre donne molto diverse tra loro, che si divide tra Canada e Giappone, di cui restituisce le atmosfere e i risvolti più tragici. Un racconto intenso e ammaliante, ironico e lieve, della natura umana e della ricerca del proprio posto nel mondo.
“Originale e toccante.” (Philip Pullman)
“Una storia senza tempo. Ruth Ozeki è una scrittrice molto intelligente e molto umana, e propone le sue intuizioni con una grazia che incanta.” (Alice Sebold)
“Ruth Ozeki è una delle mie scrittrici preferite e questo è senz’ombra di dubbio il suo miglior romanzo.” (Junot Díaz)
“Un romanzo appassionante, un’ampia meditazione sulla scrittura, sul tempo e sulle persone nel tempo.” (Publishers Weekly)
Scrittrice pluripremiata e monaca buddhista zen, Ruth Ozeki è regista di numerosi film indipendenti che sono stati acclamatissimi dalla critica. Affiliata del Brooklyn Zen Center, vive tra New York e Vancouver.
Diciassette Sillabe
Titolo originale: Seventeen Syllables and Other Stories
Autore/i: Yamamoto Hisaye
Editore: Avagliano Editore
traduzione di Roberto Cruciani, in copertina fotografia di Stefano Fedele.
pp. 276, Roma
«Fui io ad aprire la porta. Un poliziotto entrò e, senza alcun preliminare, chiese: “È lei la ragazza che è stata violentata? Reagendo con una certa durezza a questa inspiegabile mancanza di tatto, risposi di no, e che nessuno era stato violentato, ancora, e chiamai Mary. Lei e il poliziotto uscirono sul portico e parlarono bisbigliando fitto per un pò”».
L’edizione integrale dei racconti di Hisaye Yamamoto, per la prima volta tradotti in italiano, ci rivela una grande autrice di short story, accostata dalla critica americana a Henry James, Kate Mansfield e Grace Paley. Uno stile fatto di dettagli, che tiene sotto controllo le emozioni fino al punto di rottura, quando la passione esplode e lascia ferite indelebili: e spesso a narrare le storie sono i bambini, osservatori impotenti di un mondo di adulti che all’improvviso li sconvolge.
La Yamamoto racconta anche il razzismo strisciante dell’America, a partire dagli anni Quaranta, quando durante la guerra i giapponesi immigrati erano visti come nemici e confinati in campi di internamento. La discriminazione, la perdita dell’identità in un paese che rimane estraneo, la difficoltà dell’integrazione sono il cuore delle storie della Yamamoto, capaci di trasmettere al lettore la dignità, il dolore e la stupenda commozione che li caratterizza.
Hisaye Yamamoto, figlia di immigrati giapponesi, è nata in California nel 1921. I suoi racconti sono stati pubblicati su riviste e quotidiani, come la prestigiosa «Partisan Review» e il «Los Angeles Tribune», e più volte selezionati per il Best American Short Stories, il volume che annualmente raccoglie i migliori racconti in lingua inglese della stagione. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’American Book Award della Before Columbus Foundation, consegnatole nel 1986 per il complesso della sua attività. È la più importante scrittrice asiatico-americana vivente.
Storie Africane
L’Africa Favolosa e Incomparabile dei Primi Decenni del Novecento. La Volontà di Capire Senza Negare la Differenze
Autore/i: Schweitzer Albert
Editore: Il Saggiatore
traduzione di Maria Pia Stacul, titolo originale: Afrikanische Geschichten.
pp. 112, Milano
Dal testo:
« La casa dove ho scritto queste storie africane si erge sopra Lambarene, su una piccola altura lungo l’Ogowe. I suo nome è Adolinanongo, che significa «colui che dall’alto domina la tribù». Di qui lo sguardo volge sul fiume, che in questo punto si divide in due larghi bracci, vaga sulle verdi isole lambite dall’acqua e sui villaggi lungo le rive fino a raggiungere la grande catena delle montagne azzurre che costeggia, per chi proviene dal sud, il grande affluente N’Gunje. Su quest’ampia altura sorgeva il grande villaggio del re dei Galaos, N’Kombe (Re del Sole). In basso, sulla riva del fiume, c’era la fattoria della ditta inglese Hatton & Cookson, che godeva della protezione del Re del Sole.
Questa era Adolinanongo intorno al 1874, quando la Hatton & Cookson inviò come aiutante a Mr. Gibson, direttore della fattoria, un giovane di Liverpool, che in precedenza aveva prestato servizio per qualche tempo a Libreville, nella fattoria principale.[…] »
Le Fiabe più Belle del Mondo – 2 Volumi
Autore/i: Autori vari
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
a cura di Cecilia Gatto Trocchi.
vol. 1 pp. 374, vol. 2 pp. 375-752, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
La patria delle fiabe e il mondo. E in tutto il mondo la tradizione orale, il narrare accanto al fuoco, che è una costante socio-culturale universale, ha mantenuto vivi, sul fragile supporto della voce umana, motivi fiabeschi e temi narrativi antichissimi, diffondendoli nei vari Paesi. Con un’identità ben definita e diversa da quella dei miti e delle leggende, la fiaba è un’invenzione letteraria che ricercatori e traduttori hanno estrapolato dall’immensa massa della narrativa popolare. Talvolta realistica, più spesso sospesa in un mondo magico, in una dimensione di irrealtà e di sogno – che per certi aspetti rispecchia il processo psichico primario -, finisce col cogliere qualcosa di profondo e di insondabile, come una finestrella che occhieggia sul mistero. Se la patria delle fiabe è il mondo, la conoscenza reciproca è il primo passo verso quella cultura planetaria che, tenuto conto delle differenze, metta in luce le somiglianze. Questo è lo spirito della raccolta qui proposta, che vuol far conoscere alcuni temi dei racconti popolari dei vari Paesi del mondo, dall’Europa all’Africa, all’Asia, dall’America all’Oceania; al di là della tolleranza nei riguardi dello «straniero», e un invito alla comprensione e alla solidarietà, che permetta di ritrovare nel diverso una parte di noi stessi.
Cecilia Gatto Trocchi, docente di antropologia culturale all’Università di Perugia, ha svolto ricerche sul campo, indirizzate all’analisi della narrativa popolare e della mitologia, in Africa (Ghana e Sudan), Messico e Brasile. Ha pubblicato L’alto e la parola (1980), su riti, miti e leggende dei popoli primitivi, Racconti e leggende popolari di Roma (1982), ed ha curato per gli Oscar Mondadori le Fiabe abruzzesi (1982) e le Fiabe di Roma e del Lazio (1985).
Alla Corte di Re Artù – Il Mito Kennedy
Titolo originale: Rethinking Camelot
Autore/i: Chomsky Noam
Editore: Editrice A coop. sezione Elèuthera
introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Andrea Ferrario.
pp. 240, Milano
John F. Kennedy: il «presidente buono», il volto umano della politica estera americana… Questo libro è un’approfondita analisi di questa leggenda contemporanea, una decostruzione-ricostruzione del ruolo di Kennedy nella guerra del Vietnam e, più in generale, nella conduzione della Guerra Fredda. Chomsky demolisce in modo sistematico il mito dell’«era Kennedy» come di una fase magica della storia americana. Un’era in cui, come scrivevano taluni giornali dell’epoca, una Tavola Rotonda di luminosi cavalieri, assieme al loro John-Re-Artù, volevano la pace e il benessere e la giustizia nell’universo mondo. Poi i «cattivi» uccisero il Re. Ma, dice e documenta Chomsky, sono le istituzioni politiche e la cultura politica istituzionale, non i singoli presidenti, le chiavi di lettura per capire tutta la politica estera nord-americana. Re Artù, del resto, non è mai esistito. O, se è esistito, era tutt’altro da quello che si racconta di lui. Come J. F. Kennedy.
Ishi un Uomo tra Due Mondi – La Storia dell’Ultimo Indiano Yahi
Titolo originale: Ishi in Two Worlds. A Biography of the Last Wild Indian
Autore/i: Kroeber Theodora
Editore: Editoriale Jaca Book
prima edizione, ringraziamenti dell’autore, traduzione Marco Grampa, collana: Terra Umana n° 4.
pp. 224, ill. in b/n n.t., Milano
Nel 1849, anno della Corsa all’Oro, gli Yama della California settentrionale erano più di duemila. Ventun anni più tardi, nel 1870, erano praticamente scomparsi. Ne rimaneva soltanto una quindicina, della tribù Yahi, che dopo un tentativo di pace con l’invasore sparì completamente per vivere una singolare esistenza clandestina che durerà trentotto anni. Il 10 novembre 1908 alcuni ingegneri, incaricati di studiare la possibilità della costruzione di una diga alla confluenza di due torrenti, scoprirono per caso un villaggio indiano nascosto tra la fittissima boscaglia californiana e mettono in fuga i suoi quattro abitanti, gli ultimi Yahi sopravvissuti. Successivamente uno di loro, Ishi, continuerà a vivere da solo nella clandestinità più assoluta fino al 29 agosto 1911, giorno in cui, stremato e disperato, si consegna alla “civiltà”. Sarebbe vissuto ancora cinque anni prima di morire, nel 1916, di tubercolosi. Il caso ha voluto che in quei cinque anni due antropologi dell’Università di California, Kroeber e Waterman, abbiano potuto, con molta intelligenza, discrezione, rispetto e amicizia, studiare l’uomo che aveva fatto quel salto prodigioso dall’età della pietra alla civiltà tecnologica occidentale. Quest’opera, la cui lettura è sconvolgente, è pervasa continuamente da una grande tristezza. È la testimonianza della conquista, del razzismo, della furberia, della crudeltà e delle occasioni mancate – tra cui quella di una convivenza tra indiani e bianchi. Si tratta di un libro scritto con molta intelligenza, competenza e tatto, un libro di coraggio, di saggezza e forse di speranza.
Theodora Kroeber è la moglie del celebre antropologo statunitense Alfred, autore fra le altre opere del Manuale degli indiani di California (1925). Quando Ishi venne affidato ad Alfred Kroeber e a T. Waterman, del Museo di Antropologia dell’Università di California, ella si trovò a seguirne e conoscerne da vicino, attraverso il racconto del marito, la storia. Questo libro, per la cui stesura sono stati ampiamente utilizzati i documenti e fonti in possesso dell’Università, assolve nelle intenzioni dell’autrice e dei membri del dipartimento di antropologia che l’incoraggiarono a scriverlo, al compito di fissare la memoria di una vita grande e tragica.
Ringraziamenti
Parte prima: Ishi Lo Yahi
Prologo: Fuori dal macello
- Gente color rame su una terra d’oro
- Un popolo che vive
- Un popolo che muore
- Episodi di uno sterminio
- La lunga clandestinità
- Gli Yahi scompaiono
Parte seconda
Prologo: Fuori della prigione
- Il nuovo mondo di Ishi
- Vita in un museo
- L’artigiano e l’artista
- L’anno più bello
- Epilogo: Morte in un museo
Note
Bibliografia
Storia del Folklore in Italia
Autore/i: Cocchiara Giuseppe
Editore: Sellerio Editore
premessa dell’autore, introduzione di Antonino Cusumano, collana: Prisma n° 33 – collana diretta da Antonino Buttitta, in copertina: Il martirio di Sant’Agata, stampa popolare siciliana dell’Ottocento.
pp. 268, Palermo
Pubblicato per la prima volta nel 1947 con il titolo di Storia degli studi delle tradizioni popolari in Italia, quest’opera del Cocchiara trasse impulso da una suggestione passata all’autore dal grande folklorista siciliano Pitrè. Pitrè esprimeva, più che l’intenzione, il desiderio di por mano a delineare lo svolgimento storico della scienza del folklore nel suo passare da “un concetto vago, ad assumere carattere scientifico”: e prometteva, Pitrè, da questa storia molte sorprese. È a questa ricerca che, a cinquat’anni di distanza, pose mano Cocchiara, per molti aspetti erede di Pitrè. È una rassegna che muove dalle intuizioni di Giambattista Vico per giungere alle posizioni novecentesche in cui l’idea stessa di folklore va mutandosi e articolandosi grazie agli apporti dell’antropologia e dell’etnologia (nonché grazie ai contributi ausiliari di altre scienze). Ed è un bilancio critico che tiene in conto il susseguirsi e il cambiare delle generali correnti culturali e atmosfere a cui metodologie e interessi scientifici nel campo del folklore italiano si sono via via ricollegate.
Giuseppe Cocchiara (1904-1965), tra i maggiori studiosi di folklore, ha tenuto per anni la cattedra di Storia delle tradizioni popolari nell’Università di Palermo e, a Palermo, ha organizzato e diretto il Museo etnografico Pitrè. Tra le sue opere: Il mito del buon selvaggio, Introduzione alla storia delle teorie etnologiche, Il mondo alla rovescia, Il paese di cuccagna, Storia del folklore in Europa. Pubblicate da questa casa editrice: Il linguaggio del gesto, Le immagini devote del popolo siciliano, Preistoria e folklore.
La Funzione Simbolica – Saggi di Antropologia
Titolo originale: La Fonction Symbolique – Titolo originale del saggio di Marshall Sahlins: The Apotheosis of Captain Cook
Autore/i: Autori vari
Editore: Sellerio Editore
prima edizione, introduzione e cura di Michel Izard e Pierre Smith, traduzione Luciana Grasso, traduzione del saggio di Marshall Sahlins di Attilio Carapezza, collana Prisma n° 102.
pp. 320, ill. in b/n n.t., Palermo
I saggi di antropologia religiosa raccolti in questo volume procedono da una stessa ispirazione generale: l’adesione a un concetto di funzione simbolica come referenza obbligatoria del procedere antropologico, nella nozione introdotta dagli studi di Lévi-Strauss: organo produttore di linguaggi e rappresentazioni, matrice di strutture, fabbrica di senso, istanza che «s’interpone necessariamente tra mondo pensato e mondo vissuto». Il rapporto tra funzione simbolica e specificità del religioso appare problematico. Nella realtà le religioni, presentandosi come ambiti diversamente definiti nelle varie culture, e con una tessitura di ideologie, codici, concezioni dei destini individuali e collettivi diversamente sviluppata, possono estendere la loro carica simbolica talora anche a campi esterni alla religione propriamente intesa. Gli scritti di questo volume tracciano un possibile itinerario di ricerca in questo ancora non del tutto esplorato territorio della cultura. Vi sono trattate questioni generali (i rapporti tra razionale, prerazionale e simbolico; la credenza come fede e come superstizione; l’ambigua transizione dalla mitologia orale alla scrittura dei miti etc.); ma anche particolari (i sacrifici come atti efficaci e come atti simbolici; lo sdoppiamento della figura del re; la duplicità e la dialettica spazio-foresta e spazio-villaggio che si sviluppa nello spazio-corpo); perfino enigmi come il racconto dell’apoteosi di un uomo che, per essere stato sacrificato, è divenuto un dio.
Saggi di Adler, Belmont, Bidou, Cartry, Charachidzé, Detienne, Héritier, Herrenschmidt, Izard, Menget, Pouillon, Sahlins, Smith, Sperber.
In copertina: Incisione del volume Raccolta universale delle origini, scoperte, invenzioni e perfezionamenti di Giacomo Amati, Milano 1854
Introduzione
- Il pensiero simbolico è prerazionale? (Dan Sperber)
- Note sul verbo credere (Jean Puillon)
- Superstizione e religione popolare nelle società occidentali (Nicole Belmont)
- Ripensare la mitologia (Marcel Detienne)
- L’aquila in chiave d’acqua: un esempio di inversione conservante (Georges Charachidzé)
- A proposito dell’incesto e della morte. Un mito degli indiani Tatuyo del nord-ovest dell’Amazzonia (Patrice Bidou)
- Aspetti dell’organizzazione dei riti (Pierre Smith)
- Sacrificio simbolico o sacrificio efficace (Olivier Herrenschmidt)
- Lo sdoppiamento rituale della persona del re (Alfred Adler)
- Simbologia dell’incesto e della sua proibizione (Francoise Héritier)
- Tempo di nascere, tempo di essere: la covatta (Patrick Menget)
- Dal villaggio alla boscaglia o il ritorno della questione. A proposito dei Gourmantché del Gobnangou – Alto Volta (Michel Cartry)
- Trasgressione, traversalità, vagabondaggio (Michel Izard)
- L’apoteosi del capitano Cook (Marshall Sahlins)
Storia del Viso – Esprimere e Tacere le Emozioni (XVI-XIX Secolo)
Titolo originale: Histoire du visage. Exprimer et Taire ses Émotions. XVI°-début
Autore/i: Courtine Jean-Jacques; Haroche Claudine
Editore: Sellerio Editore
prima edizione, introduzione degli autori, traduzione e nota Gianfranco Marrone, collana: Prisma n° 151, in copertina: Frontespizio della seconda edizione di L’art de connaître les hommes (1660) di Marin Cureau de la Chambre (particolare).
pp. 200, ill. in b/n n.t., Palermo
«La Storia del viso – scrive Marrone in nota a questo volume – è il racconto dei modi in cui il viso è stato inteso nelle varie epoche e nelle varie culture: come specchio dell’anima, innanzitutto, ma anche come canale di messaggi altrimenti indicibili e ambigui. Il viso parla – mostrano Courtine e Haroche – quel linguaggio che la storia e la società gli affidano, un linguaggio ogni volta diverso, arzigogolato o evidente, lampante o silenzioso, ma in ogni caso il cranio, ora qualcos’altro a costituire il termine di paragone per la decrittazione delle forme e dei movimenti del volto: l’espressione facciale – catalogata per grandi tipologie oppure osservata per impercettibili guizzi dello sguardo – ha costituito, e costituisce ancora, uno scrutabile mistero nella vita dell’uomo. Uomo come cittadino della natura, uomo come animale sociale: individuo provvisto di un’interiorità che non riesce a restare tale e che si manifesta, a dispetto della volontà, proprio attraverso quella maschera esibita a sua difesa. Il viso è il confine, al contempo fragile e necessario, sul quale si incontrano con malcelato fastidio l’uomo interno e l’uomo esterno: manifestando involontariamente i propri sentimenti, l’individuo è costretto a limitarne il flusso e a dirigerlo verso la convenienza civile, la cortesia, il saper vivere. Se dunque, da un lato, mediante le forme del volto si manifesta la verità della psiche, da un altro lato tali forme acquisiscono nella società significati distorti o aggiunti. Il viso – dimostrano in tal modo Courtine e Haroche – è il luogo fisico e culturale dal quale sono nate in uno stesso momento l’identità psichica e l’esistenza sociale dell’uomo moderno: è per questo motivo che una storia dello sguardo, e che le vicende della dottrina fisiognomica si intrecciano con quelle dei trattati di buone maniere e con i manuali di retorica».
Jean-Jacques Courtine insegna presso la University of Southern California.
Claudine Haroche è ricercatrice presso il CNRS francese.
A cura degli stessi autori questa casa editrice ha pubblicato L’arte di tacere dell’Abate Dinouart (1989).
Goya – Il Sangue e l’Oro
Titolo originale: Goya d’Or et de Sang
Autore/i: Baticle Jeannine
Editore: Electa / Gallimard
edizione italiana a cura di Martine Buysschaert, traduzione di Ida Sassi.
pp. 176, numerose illustrazioni e fotografie b/n e colori, Trieste
Testimone di una Spagna “quotidiana”, Goya dipinge le feste, le tradizioni, le speranze. Ma anche il dolore estremo, la decadenza della corte, gli orrori della guerra. Re e toreri, principesse e cortigiane, ministri e poeti, tutti sono immortalati dallo sguardo di un ritrattista impietoso, di un uomo lucido e solo.
- I. – FRANCISCO GOYA, L’ARAGONESE
- II. – LA SPAGNA DEGLI ILLUMINISTI
- III. – ALTI R BASSI DELLA FORTUNA
- IV. – IL PITTORE DI CORTE
- V. – LA VITA IN NERO
TESTIMONIANZE E DOCUMENTI
L’apprendistato in Italia
Goya e Baudelaire
I mostri del sonno
Le fucilazioni del Tres de Mayo
Lo specchio magico della femminilità
Ritratto di famiglia
Goya nel privato
Goya nei musei
Goya nel cinema
APPARATI
Indice delle illustrazioni
Indice dei nomi
Bibliografia
Gli Anni della Nostalgia
Titolo originale: Natsukashii Toshi e no Tegami
Autore/i: Ōe Kenzaburō
Editore: Garzanti Editore
traduzione dal giapponese di Emanuele Ciccarella.
pp. 512, Milano
Gli anni della nostalgia ruota intorno a Gii, un personaggio affascinante e misterioso, saggio e folle, acuto lettore di Dante e profondamente innamorato della valle selvaggia in cui è nato. Agli occhi del giovane Kei, Gii è da sempre un maestro e un demone, fin dagli anni drammatici della guerra e della sconfitta del Giappone. Da allora le loro esistenze corrono intrecciate. Con il suo esempio e le sue parole, Gii sarà guida e testimone dell’iniziazione di Kei alla vita, alla poesia e alla sensualità, alla politica e all’utopia.
Tra romanzo e autobiografia, Gli anni della nostalgia racconta una ricchissima educazione sentimentale.
Kenzaburō Ōe intreccia con assoluta maestria molteplici temi: la città e la foresta, il Giappone e la tradizione occidentale, l’arte e la sofferenza umana, la realtà e la visione di un altro mondo. Le luci e le ombre di quei lontani pomeriggi d’estate, il vincolo appassionato e tormentato che lega Kei e Gii, segneranno per sempre questa ricerca di un’osmosi tra passato, presente e futuro che ci liberi dai gironi infernali in cui ha rinchiuso la nostra umana follia.
Kenzaburō Ōe è nato nel 1935 nell’isola di Shikoku, nel sud-ovest del Giappone. A ventidue anni ha vinto il premio Akugatawa per il racconto Animale d’allevamento. Nel 1989 ha vinto il Premio Europalia, nel 1993 il Premio Mondello, nel 1994 il Premio Nobel per la letteratura. Tra le sue opere Garzanti ha attualmente in catalogo i romanzi Il grido silenzioso, Un’esperienza personale e Insegnaci a superare la nostra pazzia.
Il Nostro Eroe Decaduto
Titolo originale: uridŭrŭi ilgŭrŏjin yŏngung
Autore/i: Munyŏl Yi
Editore: Giunti
con una intervista a Yi Munyŏl, traduzione dal coreano e postfazione di Maurizio Riotto, in copertina: Kim Hongdo, Maestro con allievi (particolare trattato), seconda metà del XVIII secolo.
pp. 120, Firenze
Voi siete stati privati dei vostri diritti e non avete saputo indignarvi. Voi vi siete sottomessi a un potere ingiusta e malvagio e non avete saputo vergognarvi. E siete per giunta i migliori della classe! Tremo al solo immaginare che tipo di mondo sarà quello costituito da individui come voi, una volta che sarete cresciuti…
Costretto a cambiar scuola, l’undicenne Pyongt’ae capita in una classe dove l’ordine e la disciplina sono mantenuti non dal maestro, vecchio e indifferente, bensì dal forte e astuto capoclasse Soktae. Questi ha imposto a tutti i compagni un vero e proprio regime che gli procura un consistente profitto personale e che tutti ormai accettano come il più naturale del mondo. Ma non Pyongt’ae: perche’ mai dovrebbe piegarsi a un sistema che è così palesemente contrario a quella libertà di cui tanto parlano gli adulti, anche se le stesse autorità scolastiche sembrano avallarlo volentieri?
Ha inizio così una resistenza tenace che porta Pyongt’ae all’isolamento totale da parte di tutti i compagni, al continuo peggioramento dei voti, alle corvé più dure e ingiuste. Troppo per qualunque ragazzo; e infatti Pyongt’ae finisce per arrendersi. Allora da un giorno all’altro per lui cambia tutto, l’ordine è ristabilito e finalmente sembra arrivata la felicità. Ma il vecchio maestro se ne va e ne arriva uno giovane e tutt’altro che indifferente…
Ambientata negli anni successivi alla divisione della Corea, una parabola tenera e tragica sull’inevitabilità della dittatura dovunque gli uomini rinuncino alla ragione e alla dignità.
Nel 1951, quando Yi Munyŏl aveva solo tre anni, suo padre scelse la Corea del Nord abbandonando per sempre la famiglia. Yi Munyŏl è così dovuto crescere non solo senza padre, ma anche avvolto nel sospetto e perseguitato dalla sorveglianza dei corpi di investigazione anticomunista sudcoreani. Impossibilitato a studiare all’estero, costretto in continuazione a cambiare scuola e a interrompere gli studi, ha acquisito da autodidatta una cultura che si dice “immensa” in cui gli originari elementi orientali si innestano in una formazione di tipo fondamentalmente occidentale.
Dedicatosi interamente al mestiere di scrittore soltanto nel 1980, oggi Yi Munyŏl è forse lo scrittore più seguito in Corea del Sud: i suoi romanzi vengono stampati in centinaia di migliaia di copie, appaiono a puntate nei quotidiani, diventano film e sceneggiati televisivi.
Il nostro eroe decaduto è il primo di una serie di suoi romanzi brevi che verranno proposti ai lettori italiani dalla collana Narratori Giunti.
La Signora Crisantemo
Titolo originale: Madame Chrysanthème
Autore/i: Loti Pierre
Editore: Franco Muzzio Editore
traduzione di Decio Cinti.
pp. 146, Padova
In questo libro del 1887, dedicato al Giappone, Loti descrive, con l’arte immaginosa e delicata che gli è propria e con vigile gusto per la sfumatura e l’ambiente, le impressioni di un suo soggiorno a Nagasaki.
Definirlo un romanzo è inesatto. La storia del matrimonio del tenente di vascello Loti con la piccola Crisantemo, graziosa pupattola dagli occhi attoniti e dall’immobile sorriso è solo un tenue pretesto per collegare l’uno all’altro i capitoli nei quali Loti dipinge una festa popolare, una figura i fanciulla, una montagna in fiore e una riunione cinguettante di musmè (le giovanissime che si offrivano agli europei per matrimoni di convenienza per la durata del loro soggiorno). Non vi è amore tra Loti e la sua musmè, solo l’abitudine li unisce e la forza di un contratto. Così quando arriva l’ordine di partenza, il tenente Loti ne è quasi contento, e Crisantemo perde gli ultimi momenti prima della separazione a verificare se le monete ricevute dal suo ex “marito” hanno il peso richiesto.
La Signora Crisantemo è un fine documento di quell’esotismo che fu una delle più vive correnti di gusto dell’epoca. Il soggetto confluirà nell’ispirazione del libretto di Madama Butterfly di Illica e Giacosa per l’opera di Puccini.
Fiabe e Leggende dal Mondo Islamico
Autore/i: Autori vari
Editore: Editori Riuniti
a cura di Emanuela Luisari, nota dell’editore.
pp. 230, Roma
In questa raccolta sono state scelte fiabe e leggende provenienti dalle aree vicine al cuore dell’attuale conflitto, nell’intento di offrire al lettore un modo originale di conoscere la cultura e le tradizioni di quei mondi in cui la presenza della religione islamica è preminente: Iran, Iraq, Palestina, Arabia Saudita, Turkmenistan, Kazakistan, Kirgizistan, Uzbekistan, Tagikistan.
“L’unico modo per vivere pacificamente insieme agli altri è accettare le differenze. Una volta accettata l’idea che le differenze esistono e che, malgrado alcune siano positive, altre possono non piacerci, bisogna convincersi che la vita sociale ci impone di tollerare anche certe cose che non ci piacciono, e a nostro vantaggio.
Per vivere in uno stato di relativa pace, i gruppi di persone che occupano uno stesso territorio possono elaborare un sistema di regole e di divieti comuni che garantiscono che la soglia della violenza non venga oltrepassata, ovvero che i singoli episodi di intolleranza vengano immediatamente bloccati.
La prima regola è quella dell’uguaglianza tra gli esseri umani: ciò non significa negare che ciascuno abbia le proprie caratteristiche specifiche che lo rendono diverso da tutti gli altri, ma di affermare che tutte le persone hanno uguali diritti.”
Da Accettare la diversità, un’idea di Umberto Eco, Furio Colombo e Jacques Le Goff
- I testi dell’Iran sono tratti da Antiche fiabe persiane.
Arcana Editrice, 1987, traduzione e cura di Silvana Livoti e Fazlolah Hejazi. - I testi dell’Arabia Saudita, della Siria, dell’Iraq e della Palestina sono tratti da Favole del mondo arabo.
Arcana Editrice, 1987, cura di Inea Bushnaq e traduzione di Fulvio Foresti. - I testi del Turkmenistan, del Tagikistan, del Kazakistan, dell’Uzbekistan e del Kirgisistan sono tratti da Fiabe di Samarcanda.
Arcana Editrice, 1994, traduzione e cura di Orazgozel Machaeva e Maurizio Pistoso.
Nota dell’Editore
Turkmenistan
- Jart-Gulàk nella taverna
- Khudayberdì il codardo e la volpe
- Gallo e cane
- Gochgarguly e il suo cavallo
- Il serpente delle quaranta teste
- I figli son figli
- Lo scambio
- BIanca-di-cotone
- Il contadino astuto
- La nascita dell’eroe Oghuz Khan
Tagikistan
- Il califfo e il comandante turco
- La storia di Yusuf e Kersuf
- Una predica dal pulpito
- Hai ragione anche tu
- Minimo sforzo, massimo rendimento
- L’anello e il pesce fatato
- L’estinzione del debito
- Il ladro d’oro
- La moglie del giurista
- Come meritare il paradiso
- Il topolino e la ranocchia
- Il prezzo del bene e del male
- Solidarietà fra gli animali
Uzbekistan
- Il re il somaro
- Il mantello del giudice capo
- I tre fratelli
- Il re stupido
Kazakistan
- Come fu che Aldar diventò Aldar-Kosè
- Il saggio Girenscè e la bella Karasciàsh
- Aldar-Kosè e il riccone
Kirgisistan
- Maestro Ali e il khan crudele
- I tre cigni neri
Iraq
- I buoni vicini
- Il gioiello nella sabbia
- La fanciulla dell’albero di Raranj e Taranj
- Abu Nuwas viaggio col califfo
Arabia Saudita
- L’ultima cammella dell’Emiro Hamid
- La gazzella del beduino
- La babbuccia d’oro perduta
Siria
- Atiyah, il dono di Dio
- Il principe nel pozzo
Palestina
- Il marito cammello
- Jubeinah e la schiava
- Il letterato e Bahlul
Iran
- La riconoscenza
- Il sapere ricompensato
- L’albero testimone
- La sentenza ingiusta
- L’albero dei desideri
- Il califfo e il governatore
Le Vite Segrete di Alexandra David-Neel
Titolo originale: The Secret Lives of Alexandra David-Neel
Autore/i: Barbara Foster; Michael Foster
Editore: CDA&VIVALDA Editori
prefazione e introduzione degli autori.
pp. 352, Torino
L’esistenza della più celebre e celebrata viaggiatrice del Novecento fu un susseguirsi di avventure, troppo numerose per una sola vita.
Dopo una giovinezza dedicata allo studio del buddismo e di altre filosofie orientali, Alexandra David-Neel soggiornò a lungo in India e nel sud asiatico, in Cina e ai margini del Tibet, frequentando uomini politici e studiosi, maragià e monaci.
Visse per due anni come eremita sulle pendici himalayane e per altri due nel monastero di Kum Bum, nella meditazione e nell’approfondimento dei suoi studi.
All’età di 55 anni si avventurò in pieno inverno attraverso i passi impervi dell’Himalaya, travestita da mendicante, riuscendo a raggiungere la ”città proibita” di Lhasa.
Era la prima donna europea che vi metteva piede, e il suo resoconto, Viaggio di una parigina a Lhasa, pubblicato al suo rientro in Francia, le diede fama internazionale.
Seguirono altri viaggi, studi, libri: un’attività intensa durata fino alla fine dei suoi giorni, a Digne, poco prima del compimento del suo centunesimo anno.
Questo libro descrive le tappe della sua vita romanzesca, ricostruite anche attraverso fonti raramente consultate.
Barbara Foster, assistant professor all’Hunter College della City University di New York, viaggiatrice e scrittrice, è stata corrispondente della Royal Geographical Society e ha pubblicato numerosi articoli e 200 poesie su diverse riviste in Paesi di lingua inglese.
Michael Foster, romanziere, biografo e storico, ha insegnato alla New York University.
Il suo primo romanzo, Freedom’s Thunder, è stato accolto favorevolmente dalla critica e ha ricevuto gli elogi del premio Nobel per la letteratura Isaac B. Singer.
Barbara e Michael Foster hanno scritto a quattro mani altri libri di successo: Three in love, Ménages à trois from Ancient to Modern Times (Harper Collins, New York 1997) che ha riscosso un notevole successo in numerosi Paesi.
Le vite segrete di Alexandra David-Neel è già stato pubblicato in Gran Bretagna, Germania, Russia, Olanda, Slovenia e Corea del Sud.
Gli autori hanno già tenuto un centinaio di conferenze con diapositive per illustrare il libro e sono consulenti per un film documentario su Alexandra David-Ned distribuito in tutto il mondo su Canal Plus.
Il Medico Venuto da Lhasa
Titolo originale: Doctor from Lhasa
Autore/i: Lobsang Rampa T.
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prefazione dell’autore, traduzione di Pietro Negri.
pp. 184, Roma
Esistono frontiere oltre le quali nessuno può spingersi? O piuttosto le capacità mentali e fisiche dell’uomo sono limitate soltanto dalla sua limitata conoscenza del suo corpo e della sua anima?
Attraverso le pagine di questo libro contempliamo un quadro di una vita assolutamente diversa da tutto ciò che conosciamo nel mondo occidentale, una vita in cui i poteri occulti e gli avvenimenti soprannaturali hanno una parte importantissima.
Assistiamo alla storia di un uomo, un Lama tibetano, dotato di poteri straordinari e per noi addirittura inconcepibili. Questo Lama ha sofferto una lunga prigionia, è sopravvissuto alla degradazione, alla fame e alle strazianti torture inflitte in dai giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, e in queste pagine racconta dei poteri e del sapere che gli hanno consentito di resistere a prove così sovrumane.
Libri di T. Lobsang Rampa pubblicati presso la Casa Editrice Astrolabio: I segreti dell’aura, La caverna degli antichi, La veste color zafferano, Storia della mia vita, L’eremita, Il saggio del Tibet, Questa è la verità.
Dalla Semiologia alla Musica
Titolo originale: De la Sémiologie à la Musique
Autore/i: Nattiez Jean-Jacques
Editore: Sellerio Editore
unica edizione, presentazione e introduzione dell’autore, traduzione Roberta Ferrara, collana: Prisma n° 123, in copertina: Illustrazione tratta dal volume di Giambattista Montini, Storia della Musica, Bologna, 1757.
pp. 308, ill. in b/n n.t., Palermo
Tra i primi e maggiori ricercatori nel campo della semiologia della musica, Jean-Jacques Nattiez non ha mai tuttavia perso di vista il senso e gli obiettivi generali della scienza dei segni. Questo volume, che raccoglie scritti relativi a quindici anni di ricerche, ha al centro le questioni di una semiologia della musica, ma anche in collegamento con tematiche proprie ed ambiti più vasti, il mondo dei miti, la poesia, le ideologie politiche. «In questo volume – scrive l’autore nella Presentazione – ho riunito la maggior parte dei testi da me dedicati, negli ultimi quindici anni, alle teorie semiologiche generali e alla loro incidenza sulla semiologia della musica. Non bisogna confondere questa raccolta di articoli con una storia della semiologia della musica. La ritengo piuttosto rappresentativa di un iter personale e tuttavia tipico di certi ricercatori della mia generazione. Che mi occupi di Wagner, di Varèse o di Boulez, della musica degli Inuit o di quella degli Ainu, dei concetti fondamentali della musicologia o della storia dell’etnomusicologia, da quindici anni sto tentando di rispondere a un’unica domanda: come l’apparato concettuale e teorico scaturito dalle diverse correnti della semiologia può contribuire a una migliore comprensione del fatto musicale».
Jean-Jacques Nattiez è professore di musicologia nella Facoltà di musica dell’Università di Montréal. Ha scritto tra l’altro: Fondements d’une sémiologie de la musique (1975), Tétralogies: Wagner, Boulez, Chérau (1983), Proust musicien (1984).
Le Avventure Alternative dei Favolosi Freak Brothers
Titolo originale: The Fabulous Furry Freak Brothers
Autore/i: Shelton Gilbert
Editore: Arcana Editrice
introduzione John Coupdbar, per la traduzione italiana Arcana Editrice.
pp. 128, Roma
… In una delle più celebri storie dei Freak Brothers, uno dei protagonisti, Fat Freddy, esce per comprare dello zucchero e per sbaglio acquista un sacchetto di eroina sugar brown. Quando rientra in casa, Franklyn se ne accorge e lo rimprovera. I protagonisti dei suoi fumetti fanno regolare uso di Lsd e marijuana, ma non si esaltano per tutte le sostanze…
Il periodo a cavallo tra la fine degli anni ’60 e la prima parte degli anni ’70, è una fase di grande fermento e rivoluzione culturale negli Stati Uniti; e segna l’inizio di quella che per molti sarà considerata l’epoca d’oro del fumetto indipendente americano. In aperta contrapposizione con il dilagante fenomeno del fumetto supereroistico e del Comics Code Authority costituito nel 1954, i fumetti cosiddetti alternativi offrivano trame e raffigurazioni proibite alle tradizionali pubblicazioni, oltre che una poco velata satira contro le istituzioni e la politica conservatrice di destra. Storie e strisce spesso autoprodotte e pubblicate da riviste clandestine, distribuite nei centri sociali o durante i concerti, che offrivano spunti e temi tabù, come la sessualità, l’uso di droghe e contenuti socialmente rilevanti e poco apprezzati dalla censura dell’epoca. Tra i fautori di questa rivoluzione artistico/fumettistica, i più importanti sono certamente David Sim (Cerebus), Robert Crumb (Fritz the Cat) e Gilbert Shelton con i suoi The Fabulous Furry Freak Brothers.
The Fabulous Furry Freak Brothers (I Favolosi Pelossissimi Freak Brothers) nasce nel 1967 su The Rag, una delle riviste underground del periodo. Da subito i bizzarri protagonisti delle strisce si impongono prepotentemente sulla scena del fumetto indie californiano, diventando in breve tempo tra i personaggi più noti tra il pubblico di nicchia. A metà tra la satira sociale e la pura demenzialità, le storie dei fratelli Freak sono nate e vissute in aperta contrapposizione al fumetto supereroistico, a quello di avventura e al genere poliziesco, offrendo invece un dissacrante realismo fatto di espliciti riferimenti a sesso, droga e politica. I tre fattoni, infatti, si occupano principalmente del reperimento di marijuana a buon mercato, del consumo della stessa e di altre svariate sostanze e del cibo di cui hanno necessariamente bisogno per smaltire la fame chimica del post sballo. Si tratta di tematiche e argomenti volutamente provocatori, utilizzati dal movimento underground e più in generale da una certa sinistra, come mezzo per farsi conoscere, per esprimere pareri attraverso la satira e per contrastare lo strapotere politico del partito repubblicano. (da Il Bar del fumetto il social Nerdwork)