Libri dalla categoria Zodiaco
Il Ritorno dell’Inka
L’Avventura Spirituale di una Donna Chiamata nel Cuore delle Ande e la sua Iniziazione ai livelli di Conoscenza che Conducono alla Consapevolezza di Sé e all’Evoluzione del Mondo
Autore/i: Jenkins B. Elisabeth
Editore: Sonzogno
prima edizione, prologo: Il mito di inkarri – versione Q’eros (leggenda raccolta da Oscar Nunez del Prado, Q’eros Perù, 1995, traduzione Alessandra De Vizzi, titolo originale: «Initiation: A Woman’s Spiritual Adventure in the Hearth of the Andes».
pp. 342, Milano
… Con tutto il mio cuore dedico questo libro alla Pachamama, spirito vivente della Terra e Madre di tutti noi…
L’avventura spirituale di una donna chiamata nel cuore delle Ande e la sua iniziazione ai livelli di conoscenza che conducono alla consapevolezza di sé e all’evoluzione del mondo. Questa fine millennio è dominata dal grande ritorno di una dimensione spirituale della vita. All’età di 28 anni l’autrice si reca in Perù indotta da una specie di richiamo interiore, con la percezione che quella terra è legata in qualche modo al suo destino. L’incontro con un uno sciamano andino le apre la strade per l’iniziazione. A Elizabeth è concesso l’onore di accedere dal terzo livello (la paura), al quarto (l’arricchimento spirituale e l’accrescimento della coscienza).
«… Il nostro autobus giallo era finalmente a posto, pronto per riportarci a casa. Salimmo tutti a bordo e ci avviammo lungo la strada polverosa, destinazione Cuzco. Silenziosi, continuavamo le nostre meditazioni ed elaborazioni. Il giorno dopo – saremmo tornati in aereo negli Stati Uniti: la nostra Grande Iniziazione era completa. Juan ci aveva spiegato più volte che iniziazione significa inizio. Adesso, eravamo quindi pronti a cominciare il nostro lavoro.
Potevo soltanto sognare ciò che mi aspettava. C’erano un sacco di cose da fare: bisognava riunire i dodici gruppi di dodici sacerdoti e, avendo accumulato abbastanza esperienza con i gruppi stessi e i problemi legati agli impegni di quel tipo, sapevo che sarebbe stato un compito difficile e impegnativo. C’erano tutte quelle feste a cui non avevo ancora partecipato, i luoghi della profezia, le lezioni del quarto livello che ignoravo. Pensai ai chilometri e chilometri di pellegrinaggi che i miei piedi nudi avrebbero dovuto affrontare. Nel profondo del mio cuore avevo un desiderio che riguardava me stessa e gli altri: avrei voluto che ci fosse concesso di assistere al ritorno dell’Inka, lavorando tutti insieme per creare le condizioni necessarie alla nascita di un mondo migliore. L’unica cosa di cui ero certa era che per il resto dei miei giorni, per il bene dei miei figli e dei figli dei miei figli, avrei usato il potere del mio cuore, della mia mente e del mio corpo per realizzare tale miracolo. Ormai, avevo assaporato la dolcezza di quel sogno, e nient’altro avrebbe potuto soddisfarmi…»
Elizabeth Jenkins scoprì la cultura Q’ero durante un viaggio in Perù nel 1988, e se ne sentì così toccata da decidere di abbandonare ogni legame che aveva con il mondo occidentale per entrare a far parte di quella realtà e studiarla e se ne sentì così toccata da decidere di abbandonare ogni legame che aveva con il mondo occidentale per entrare a far parte di quella realtà e studiarla e conoscerla il più approfonditamente possibile. Unica donna ad essere addestrata insieme ai nativi da un sacerdote andino, oggi ci illustra il sapere assorbito in questa lunga e straordinaria esperienza di crescita spirituale.
Prologo
- Lo spirito della montagna
- Il sacerdote andino
- Rito a Ojai
- La festa di compleanno
- Pellegrinaggi di iniziazione
- Il piatto cosmico
- Kurak Akulleq: sacerdote di quarto livello
- Il seme dell’Inka
- Winay: germogliare
- Phutuy: fiorire
- Pachamama, madre terra
- Principessa della Luce Nera
- Il Tempio della Morte
- Inka Mallku: il quinto livello
- Il ritorno dell’Inka
Ringraziamenti
La Divina Misericordia e la Maddalena del Vangelo
Autore/i: Gorla Pietro
Editore: Società Apostolato Stampa
quinta edizione.
pp. 600, Roma
Con quali parole presentare al pubblico queste pagine che amerebbero tanto essere portate via nel silenzio delle anime, per farsi leggere nella intimità di una camera, dove si è soliti ritirarsi a pensare ed a pregare, lontano da ogni voce del mondo, o nella solitudine di una campagna, quasi fossero tracce di religiose meditazioni?
Sono certe note incominciate in matita sui margini del Vangelo, continuate poi durante un lungo viaggio dello spirito in compagnia dei Padri della nostra Fede e dei Dottori della Chiesa, in mezzo alle grandezze della natura e agli spettacoli più belli della grazia, cantati dal loro genio e dal loro amore. […]
Ecco perchè osai ordinare queste note e farne un volume, che depongo come sui gradini del suo naturale altare, sulla soglia di ogni casa dove stanno queste anime e quelle che loro somigliano. […]
Dedica
Prefazione alla prima edizione
Una parola ai lettori della quarta edizione
Parte prima – Gesù
- Libro primo – Dottrina della misericordia
- Libro secondo – Gesù opera
Parte seconda – Gesù e la maddalena
- Libro primo – La cena del perdono
- Libro secondo – Con lui
- Libro terzo – L’amore provato dal dolore
- Libro quarto – Betania l’ultimo soggiorno di gesù
- Libro quinto – La prova del sangue
- Libro sesto -Aspettando
- Libro settimo – Allelujah!
Conclusioni generali
Approvazioni e giudizi
Il Rapporto Microsoft – Il Dossier Segreto Contro Bill Gates
Autore/i: Rohm Goldman Wendy
Editore: Garzanti Editore
unica edizione.
pp. 312, Milano
In pochi anni Microsoft è diventata una potenza dell’economia e della politica mondiale. Il suo fondatore Bill Gates è l’uomo più ricco del mondo e continua a macinare profitti miliardari. Per molti è un modello da imitare, per altri è un pericolo pubblico, un monopolista senza scrupoli che sta mettendo le mani sul business del XXI secolo.
In questo libro-bomba, basato sulle confidenze di diverse «gole profonde» e su documenti interni della Microsoft, Wendy Goldman Rohm rivela il lato oscuro, i peccati inconfessabili del gigante di Seattle. Tra l’altro racconta che:
- il rapace marketing e le politiche dei prezzi della Microsoft non corrispondono certo ai canoni della concorrenza leale e del libero mercato;
- la Microsoft ha «ucciso» un sistema operativo che avrebbe potuto oscurare l’MS-DOS;
- sono state trovate microspie nella stanza d’albergo di un socio della Microsoft alla vigilia di una riunione cruciale;
- nella versione beta di Windows 3.1 erano state inserite istruzioni nascoste per creare panico nel mercato;
- la Microsoft, malgrado gli accordi stipulati, in diverse occasioni ha ottenuto e usato segreti tecnologici della concorrenza.
Einstein è Vissuto Qui
Titolo originale: Einstein Lived Here
Autore/i: Pais Abraham
Editore: Bollati Boringhieri Editore
traduzione di Maurizio Bruno e David Mezzacapa.
pp. IX-302, Milano
«Come mai nessuno mi capisce, e tutti mi amano?»
Ideale accompagnamento di “Sottile è il Signore…”, è tuttavia autonomo rispetto a esso, e un libro particolarmente appetibile per quanti, più che all’opera dello scienziato, sono interessati alla figura di Einstein uomo, a capire chi fosse in realtà, al di la del mito. Un aspetto sul quale, nonostante la notorietà del personaggio, si sa ancora pochissimo. Attingendo a fonti in parte indisponibili al tempo della pubblicazione del primo volume – tra queste, ma non solo, le famose lettere d’amore degli anni giovanili -, Pais traccia un ritratto per certi versi imprevedibile, molto più sfaccettato e complesso di quanto una certa agiografia lascerebbe supporre. Un chiaroscuro dove non mancano zone d’ambiguità. E persino una punta di giallo: che ne fu della figlia Liserl ad esempio? La bimba, avuta dalla prima moglie, scomparve nel nulla. È vero che la teoria della relatività ebbe una madrina? Gli esempi tratti dalla Komische Mappe, il «dossier delle stranezze» di Einstein, testimoniano del clima di isteria collettiva che si creo intorno allo scienziato dopo il trionfo delle sue teorie: letterine infantili al «caro dott. Einstein», visto come uno zio-mago cui si suggerisce un taglio di capelli, offerte di matrimonio di signore intenerite dalla sua aria trasandata, richieste di aiuto e di improbabili consulenze, come pure bieche espressioni di intolleranza antisemita per colui che, senza volerlo, era diventato un uomo simbolo, campione dei valori internazionalisti e pacifisti. Nell’analizzare le ragioni del mito di Einstein – un fenomeno unico nella storia della comunicazione – Pais si sofferma sul ruolo avuto dai media, in particolare la grande stampa periodica, cui dedica l’ultima parte del volume. Oltre a particolari inediti della vita familiare, il libro illustra in modo esauriente il credo filosofico di Einstein e le sue prese di posizione su: grandi temi della politica, della pace e della guerra, sulla pena di morte, nonché gli Incontri con uomini eminenti, dal presidente Rockefeller a Gandhi, da Charlie Chaplin a Freud.
Abraham Pais, nato nel 1918 ad Amsterdam, studio con Bohr a Copenaghen nel 1946 e conobbe Einstein nello stesso anno. Fisico eminente, professore a Princeton e alla Rockefeller University, fu insignito nel 1979 del premio Oppenheimer.
La Compassione e la Purezza – Conversazioni con Jean-Claude Carrière
Titolo originale: La Force du Bouddhisme
Autore/i: Dalai Lama
Editore: Rizzoli
prima edizione, premessa di Jean-Claude Carrière, traduzione di Laura Deleidi.
pp. 234, Milano
«Una cosa non può essere messa in dubbio, cioè che esiste in noi la possibilità di una qualità. È la Prajnā. Possiamo negare tutto, tranne questa possibilità che abbiamo di diventare migliori.»
«Viviamo in un’epoca di distruzione? È persa ogni speranza? O, al contrario, viviamo – senza saperlo – un’epoca di virtù, di aiuto vicendevole, di migliore osservanza delle Scritture? Un periodo definito “fortunato”? Fra queste due concezioni, quale scegliere?» domanda Jean-Claude Carrière.
«Senza esitazione, la seconda» risponde il Dalai Lama.
Incomincia così la lunga, sorprendente conversazione fra Sua Santità Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama, e Jean-Claude Carrière nel monastero di Thekchen Choeling, vicino a Dharamsala, nel Nord dell’India.
Il Dalai Lama parla della sua concezione del mondo, più costruttiva che apocalittica; della sua curiosità per gli avvenimenti esterni, per il pensiero e il modo di vivere dell’Occidente; della capacità del buddhismo – rara per una fede religiosa – di non fossilizzarsi sui testi sacri e sui dogmi, ma di elaborare invece idee in movimento che permettono di comprendere a fondo un universo a sua volta in movimento perpetuo. Sollecitato dalle domande di Jean-Claude Carrière, il Dalai Lama ci avvicina a una religione – e a una filosofia – che, nata in Oriente, trova oggi, proprio per i suoi elementi fondamentali (la compassione, la solidarietà, l’attenzione per il prossimo e per l’ambiente), tanto consenso e tanto interesse anche nel nostro mondo.
Jean-Claude Carrière, scrittore e saggista, lavora da più di trent’anni per il teatro e per il cinema.
Del suo interesse per l’Oriente è testimonianza la fortunata riduzione teatrale e cinematografica del Mahābhārata realizzata nel 1985 con Peter Brook.
Il Linguaggio delle Api
Titolo originale: Bees. Their Vision, Chemical Senses and Language
Autore/i: von Frisch Karl
Editore: Bollati Boringhieri Editore
introduzione di Giorgio Celli, prefazione dell’autore, traduzione di Giorgio Celli e Andrea Cristiani.
pp. 172, numerose illustrazioni in bianco e nero, Torino
L’avventura scientifica di Karl von Frisch è certo una delle più straordinarie del nostro secolo. Con una serie di ricerche, diventate patrimonio della biologia e sulle cui tracce si sono posti etologi, psicologi, semiologi, von Frisch ha dimostrato che nelle api noi assistiamo a un trasferimento di informazione, cioè all’impiego non solo di segnali, ma di segni. Come l’uomo, anche l’ape può quindi venir definita un animale “simbolico”. È questa una realizzazione evolutiva che, per quanto ne sappiamo attualmente, non ha equivalenti in nessun altro animale.
Lo scienziato austriaco illustra in questo libro gli esperimenti da lui condotti sulle modalità di percezione e di comunicazione di queste enigmatiche e affascinanti creature. Come tutti gli esperimenti classici, quelli di von Frisch si caratterizzano immediatamente per la loro semplicità, e nell’illustrazione che ne fa l’autore danno a chi legge un senso schietto di partecipazione alla ricerca.
Se il compito dello scienziato è, in ultima analisi, quello di farci progredire nell’autoconoscenza, lo studio del mondo delle api (questo mondo “parallelo” che von Frisch a un certo punto fa intersecare col nostro) ha contribuito a rendere l’uomo più comprensibile a sé stesso.
Non è Facile Essere Ebreo – L’Ebraismo Spiegato ai non Ebrei
«In questo mondo soffriamo perché siamo ebrei, nell’altro soffriremo perché non lo siamo stati abbastanza.» – L’identità ebraica fra tradizione e trasgressione, fra passato e futuro
Autore/i: Calimani Riccardo
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, in sovraccoperta: Gavrim Benrimini, Israele in forma calligrafica d’arte (Istanbul, 1998), elaborazione.
pp. 162, Milano
Chi sono gli ebrei? Che cosa significano esattamente termini come «giudeo», «israelita», «sionista», «semita»? E, soprattutto, che cosa vuol dire, oggi, essere ebrei? Sono domande, semplici solo in apparenza, a cui non è possibile dare una risposta che sia allo stesso tempo univoca e fondata. Infatti, per capire il singolare destino di questo popolo – profondamente radicato nel luogo d’origine, la Terra Promessa, eppure disperso sull’intero pianeta, ancorato alla tradizione eppure sempre con lo sguardo rivolto al futuro illuminato dall’attesa messianica – occorre conoscere le sue peculiari dottrine e usanze, la sua particolare mentalità, e seguire le visibilissime tracce che ha lasciato nella storia.
Seguendo il filo dei ricordi personali e attingendo a un inesauribile patrimonio di aneddoti e battute, Riccardo Calimani ci introduce nell’universo dell’ebraismo: rievoca il corpus della tradizione orale e scritta, enumera e illustra le principali festività religiose e Civili, e analizza quei tratti distintivi (la circoncisione, le regole alimentari, la nomea di «usurai») che spesso sono stati fonte di pregiudizi e di discriminazione.
Dopo aver esaminato l’apporto determinante dato da questo popolo alla «modernità» – basti citare i nomi di Marx, Freud, Einstein – e il tributo di sangue da esso versato nel corso dei secoli sull’altare dell’intolleranza razziale e del totalitarismo (dalle Crociate alle persecuzioni del tribunale dell’Inquisizione fino alla Shoah), l’autore getta uno sguardo sulla drammatica situazione che sta vivendo lo Stato di Israele e sulle quanto mai incerte prospettive di pace in Medio Oriente. Perché è anche dall’esito di quel conflitto che la mai risolta questione dell’identità ebraica attende oggi nuove e decisive risposte.
Riccardo Calimani (Venezia, 1946) si è laureato in ingegneria elettrotecnica all’Università di Padova e in filosofia della scienza all’Università di Venezia. Fra le sue opere principali, pubblicate da Mondadori: I destini e le avventure dell’intellettuale ebreo (1996; Premio Tobagi), Gesù ebreo (1998), Paolo (1999), Ebrei e pregiudizio (2000), Storia del ghetto di Venezia (2000; Oscar 2001), Storia dell’ebreo errante (2002) e L’Inquisizione a Venezia (2002). Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel 1997 il Premio europeo per la cultura.
L’Accademia del Dottor Pastiche
Autore/i: Pasti Umberto
Editore: Il Saggiatore
pp. 192, Milano
“Mi sorpresi a desiderare che questo vecchietto ingordo, con la testa franante di ronzio, questo prete spretato, antropologo e patologo mitomane, impugnata una delle sue pietre, delle sue selci, mi colpisse, mi punisse – qui, adesso.”
Tra un fiume di mercurio e un oceano d’oro fuso, si stende Dunia, un paradiso terrestre popolato da caproni, draghi, delfini e liocorni, dove ogni psicologia e bandita. Qui, nell’Accademia del dottor Pastiche, un pugno di contadinelli analfabeti al massimo stadio di evoluzione impara a simulare rozzezze da Marchetta di Neandertal per ridestare i desideri agonizzanti di turisti stanchi delle conquiste troppo facili. Vegliano su di loro un giovane masochista stralunato, uno struggente vecchio satrapo dal passato oscuro, una creaturina di grazia ottocentesca e aristocratica volubilità, forse bambina, forse scimmia. Purtroppo siamo in Barocco, paese dell’Africa del Nord, e le dune di Dunia sono minacciate da uno di quei villaggi balneari bungalow-tucul-pizzeria-piscina talmente caratteristici da apparire identici sotto ogni latitudine, secondo l’inesorabile piano di sviluppo del dittatore Sidi Birbissa (le iniziali S.B. sono puramente intenzionali, cosi come la sua parlata romagnolo-brianzola). Dunia, con i suoi innocenti svaghi degni di un Sade del terzo millennio, è destinata a svanire insieme all’identità del suo narratore, che scoprirà che l’unico modo per trovare se stessi è innestare la propria autobiografia nella vita di qualcun altro. Con questo libro, Umberto Pasti sfida le regole del romanzo rimaste in vigore fino a oggi e fabbrica un nuovo realismo per una nuova irrealtà: quella, quotidiana, che circonda e imbeve tutti noi.
Umberto Pasti è nato a Milano. Ha collaborato come critico d’arte e letteratura al Giornale e a La Voce di Indro Montanelli. Ha scritto di viaggio, di costume e di attualità su periodici italiani e stranieri. Ha tradotto per la Tartaruga le lettere di Marcel Proust alla madre (1986). Esperto di ceramica islamica e appassionato di botanica, vive a Milano e in Marocco. Per il Saggiatore ha pubblicato nel 2000 L’età fiorita.
Sesso e Morte Fino a 14 Anni
Titolo originale: Sex and Death to the Age 14
Autore/i: Gray Spalding
Editore: Garzanti Editore
unica edizione, traduzione dall’inglese di Paola Mazzarelli.
pp. 272, Milano
«Io sono uno a cui le storie saltano incontro e restano appiccicate addosso.
Sono tutte lì fuori, che spingono per entrare. Ognuno di noi esiste in un tessuto di storie personali.
Tutta la cultura, tutta la civiltà non sono altro che un’ingegnosa trama, un puzzle messo insieme dall’uomo, il patchwork che ricopre una natura cruda e indifferente. Per questo quando un albero cade nella foresta non mi chiedo se qualcuno sentirà lo schianto.
Ma piuttosto: chi lo racconterà?».
Così Spalding Gray, performer, attore teatrale e cinematografico sulla sua vocazione di narratore, affinata nei teatri off di New York.
Ma che cosa ci raccontano i sei esilaranti monologhi raccolti in Sesso e morte fino a 14 anni? Quelle che Spalding Gray ripercorre in prima persona, con il ritmo e la vivacità del cabaret, sono le tappe salienti della sua vita, in un diario di travolgente ironia: candido e libertino, ricorda tutte le volte che da bambino ha avuto a che fare – appunto – con il sesso e la morte, l’infatuazione adolescenziale per «sbronze, motori, ragazze»; la parodistica iniziazione di un viaggio in Grecia e una torrida e squattrinata estate newyorkese; una improbabile tournée con un talk show nel New England e una scorribanda californiana, tra meditazioni zen e ossessioni sessuali…
L’umorismo di Spalding Gray è inconfondibile e travolgente.
Il suo è uno sguardo impertinente che coglie vizi e tic del nostro tempo, che non si ferma alla superficie dell’esperienza e del linguaggio, ma li illumina con appassionata intelligenza.
Divertente come un film di Woody Allen, trascinante come una ballata di Bob Dylan, irresistibilmente indeciso tra autocoscienza e autodiffamazione, Sesso e morte fino a 14 anni è già diventato un classico della letteratura comica.
Spalding Gray (Barrington, Rhode Island, 1941) si è affermato come attore teatrale nell’Off-Broadway ed è stato interprete di numerosi film, tra cui Urla del silenzio e True Stories. Ha insegnato in numerose università, in America e in Europa.
Ma è soprattutto noto per i suoi irresistibili monologhi, di cui questo volume raccoglie un’ampia scelta.
Vive attualmente a New York.
Siamo Solo Noi – Le Malattie Rare: Storie di Persone Eccezionali
Autore/i: De Bac Margherita
Editore: Sperling & Kupfer Editori
prefazione di Dario Fo, premessa e introduzione dell’autore, con le interviste ad Andrea Ballabio, Bruno Dallapiccola, Domenica Taruscio, collana: Equilibri.
pp. 218, Milano
… Questo libro, raccontando le storie dei pazienti affetti da malattie rare e delle loro famiglie, va proprio nella direzione giusta: sensibilizzare tutti noi a questo problema cosi grave e cosi poco conosciuto, alimentando la speranza perché tutte queste creature sofferenti possano godere di un futuro migliore…(dalla prefazione di Dario Fo)
Laura, che avrebbe dovuto restare “indietro” per sempre e invece ha vinto le Olimpiadi di equitazione. Renato, che un giorno è stato congedato dal dottore come un condannato a morte e oggi è tornato a “saltare lo steccato”. Samuele, che non vede eppure allena una squadra di basket e gira da solo in bicicletta. Ely, che si muove con la carrozzina e sogna il mondo dei “camminanti”. E poi Rebecca, dolcissima “bambina di pezza”, o Timmy “restaurato” dall’indomabile mamma. Personaggi straordinari e famiglie straordinarie che hanno saputo vincere la sfida contro le malattie rare superando infiniti ostacoli. La difficoltà di arrivare alla diagnosi e di veder riconosciuto il diritto alle cure, la mancanza di terapie, il cinismo di alcuni medici. E, soprattutto, il dramma di sentirsi abbandonati. Quindici storie emblematiche per denunciare i problemi di persone colpite da patologie definite rare (o anche “orfane”) perché hanno una ricorrenza di meno di 5 casi ogni 10.000 abitanti, ma che nella realtà rare non sono. Nel nostro Paese queste malattie di origine genetica ed ereditaria sono centinaia, forse migliaia, circa 3 milioni di pazienti. Solo negli ultimi anni le istituzioni hanno cominciato ad accorgersi di loro grazie all’impegno delle associazioni. Ora anche in Italia ci sono leggi specifiche, finanziamenti, centri dedicati all’assistenza. E le industrie hanno iniziato a investire nella ricerca in un settore ritenuto finora poco interessante in quanto i farmaci – che attualmente si riducono a qualche decina – avrebbero un mercato molto ristretto. Qualcosa sta cambiando, finalmente. Ma è ancora troppo poco.
Margherita De Blac, giornalista del Corriere della Sera, scrive di medicina, sanità e bioetica. all’attività giornalistica unisce quella di formazione e insegnamento di tecnica della comunicazione scientifica.
Prefazione di Dario Fo
Premessa
Introduzione
- La voce nella notte – Sindrome del cri du chat
- Quel volo sullo steccato – Malattia di Anderson-Fabry
- La maratona di Arianna – Malattia di Gaucher
- Un giorno sarà buio, ma… – Retinite pigmentosa
- Niente è per caso – Glicogenosi di tipo I
- La lampada di Aladino – Sclerodermia
- Rebecca non è un pupazzo – Sindrome di Prader-Willi
- Giocare d’anticipo – Mucopolisaccaridosi di tipo I
- Quella vasca con i pesci rossi – Atrofia muscolare spinale
- Palline al cocco – Sindrome dell’X fragile
- Un calcio alla malattia – Emofilia
- Il sogno di Renza – Fenilchetonuria
- Grazie perché sono nato – Sindrome Wacterl
- Lettera alla mia bambina – Fibrosi cistica
- Film in bianco e nero – Amiloidosi
Le interviste
- Il professor Telethon, intervista ad Andrea Ballabio
- Il detective dei geni, intervista a Bruno Dallapiccola
- I miei primi dieci anni, intervista a Domenica Taruscio
Ringraziamenti
I siti delle malattie rare
Glossario
Antologia dello Humour Nero
Titolo originale: Anthologie de l’Humour Noir
Autore/i: Breton André
Editore: Giulio Einaudi Editore
a cura di Mariella Rossetti e Ippolito Simonis, premessa dell’autore, le traduzioni dei brani compresi in questa antologia sono di Mariella Rossetti e Ippolito Simonis, salvo alcuni casi che il lettore troverà espressamente indicati.
pp. 374, ill. in b/n, Torino
… Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1939 e ristampato, con alcune aggiunte, nel 1947, ha segnato, cosi com’è, un’epoca. Basti ricordare che quando esso fu stampato le parole humour nero non facevano significato. Solo da allora questa espressione è entrata nel dizionario: sappiamo quale fortuna ha avuto la nozione di humour nero. Tutto sta ad indicare che essa continua ad essere in piena effervescenza, e che si diffonde tanto per via orale (le storie del tipo “macabro”) quanto attraverso l’espressione plastica (specialmente a livello di disegno in certi settimanali) e il cinema (almeno quando si pone ai margini della produzione commerciale)… Così André Breton nel maggio ’66 postillò quella che considerava l’edizione definitiva dell’Antologia dello humour nero. Sin dal suo primo apparire la scelta di Breton venne giudicata scandalosa. Accanto a grandi classici (come Swift, Poe, Baudelaire, Rimbaud) Breton inseriva nella sua raccolta, befarda e iconoclastica, un De Sade, un Fourier, un De Quincey, un Lacenaire, un Grabbe, personaggi o poco noti o decisamente scomodi, irritanti. Ciò che Breton voleva non era tanto realizzare l’antologia di un genere letterario, con i suoi canoni precisi e confini ben delimitati, quanto allineare esempi di una letteratura concepita come emanazione, rovesciamento, opposizione: tutta una serie di ipotesi della letteratura come alternativa e divaricazione rispetto a un universo immobile, già codificato. «L’humour nero – è ancora Breton a parlare – è nemico mortale di quel sentimentalismo dall’aria eternamente braccata – quel sentimentalismo sempre all’acqua di rose – e di una certa fantasia di corto respiro, che troppo spesso si spaccia per poesia…» Alla luce di questa scelta di base va dunque letta l’antologia che riserverà al lettore sorprese d’eccezione non solo sul fronte degli autori già canonizzati, ma anche e soprattutto sul fronte dei compagni di strada del surrealismo.
Premessa
Parafulmine
- Jonathan Swift 1665-1745
- D.A.F. De Sade 1740-1814
- Georg Christoph Lichtenberg 1742-99
- Charles Fourier 1772-1837
- Thomas De Quincey 1784-1859
- Pierre-Francois Lacenaire 1800-36
- Christian Dietrich Grabbe 1801-36
- Pétrus Borel 1809-59
- Edgar Poë 1809-59
- Xavier Forneret 1810-85
- Charles Baudelaire 1821-67
- Lewis Carroll 1832-98
- Villiers de l’Isle-Adam 1840-89
- Charles Cros 1824-88
- Friedrich Nietzsche 1844-1900
- Isidore Ducasse conte di Lautrémont 1846-70
- Joris-Karl Huysmans 1848-1907
- Tristan Corbière 1845-75
- Germain Nouveau 1852-1920
- Arthur Rimbaud 1854-91
- Alphonse Allais 1854-1905
- Jean-Pierre Brisset
- O. Henry 1862-1910
- André Gide 1869-1951
- John Millington Synge 1871-1909
- Alfred Jarry 1873-1906
- Raymond Roussel 1877-1933
- Francis Picabia 1878-1935
- Guillaume Apollinaire 1880-1918
- Pablo Picasso 1881-1973
- Arthur Cravan 1881-1920
- Franz Kafka 1883-1924
- Jacob van Hoddis 1884-1921
- Marcel Duchamp 1887-1968
- Hans Arp 1888-1966
- Alberto Savinio 1891-1952
- Jacques Vaché 1896-1919
- Benjamin Péret 1899-1959
- Jacques Rigaut 1899-1929
- Jacques Prévert 1900-77
- Salvator Dalì 1904-89
- Jean Ferry 1906
- Leonora Carrington 1917
- Gisèle Prassinos 1920
- Jean-Pierre Duprey 1930-59
Manuale di Psicologia
Autore/i: Guillaume Paul
Editore: Giunti Barbèra
ventesima ristampa, a cura di Alberto Marzi, prefazione dell’autore.
pp. 336, 133 figure b/n, Firenze
Adottato in quasi tutte le Università italiane, quest’opera, che ha avuto ormai numerose edizioni, in tanti anni di consultazione e di studio da parte degli studenti si è rivelata il migliore ed il più adatto manuale di psicologia, specialmente per studiosi e studenti di facoltà umanistiche, in quanto facilita la comprensione e la giusta impostazione dei problemi della psicologia anche da parte di chi non dispone di una preparazione biologico-clinica.
La chiarezza espositiva, la ricchezza delle notizie, la schematica trattazione degli argomenti svolti e discussi, e le numerosissime illustrazioni che illuminano il testo rendono questo libro di utilissima lettura per ogni persona colta che si voglia aggiornare sui problemi della psicologia.
Per il lettore italiano
Prefazione
- Oggetti e metodi della psicologia
- Fisiologia e psicologia
- Gli istinti
- Le tendenze
- Il piacere e il dolore
- Le emozioni
- Le percezioni (i-ii)
- La percezione dello spazio
- La percezione degli oggetti
- La memoria (i-ii)
- L’immaginazione
- Le leggi dell’associazione
- I livelli dell’attività mentale
- La volontà
- La personalità
- Il pensiero e il linguaggio (i-ii)
- La credenza e il ragionamento
- I principi generali di spiegazione
- L’intelligenza
- La coscienza e i suoi limiti
Indice analitico
Indice delle materie
Il Banco dell’Asino e del Poeta – La Corporeità, la Lettura, la Scrittura
Autore/i: Canevaro Andrea
Editore: Emme Edizioni
unica edizione, introduzione dell’autore, in appendice: Dal Manuale per l’educazione umana, operetta dell’abate Antonio Fontana (1834); Da Linee di pedagogia elementare, di Saverio De Dominicis (1919).
pp. 152, Milano
Vi sono diversi modi di intendere la lettura e la scrittura: dalla decifrazione di un ambiente alle tracce sul terreno. Un bambino può leggere con gli occhi ma anche con tutto il suo corpo in movimento e in esplorazione, alla scoperta dell’ambiente. Generalmente però si intende la lettura e la scrittura in un modo solo, ristretto al significato più convenzionale. Questo modo lascia fuori tante capacità e pone molti problemi. Può forse essere utile, per gli educatori, chiedere aiuto, nella soluzione, dei tanti problemi del leggere e dello scrivere, a quelli che hanno messo tutto se stessi proprio nella parola: agli scrittori ed ai poeti. Non basta questo aiuto: ci vuole anche la saggezza dell’asino, che sa muoversi nel rispetto dell’ambiente molto meglio di tante persone.
Questo studio è un’introduzione alla ricerca dell’ambiente in cui i bambini banno imparato a leggere e a scrivere, con l’ipotesi che vi siano anche state, in passato, piccole saggezze perse o dimenticate. Che possono intrecciare i consigli dei poeti alle capacità dell’asino e alle esperienze dimenticate degli educatori. Il corpo è lo strumento con cui comunichiamo, da cui partono e a cui giungono i messaggi. È utile sapere come è collocato il corpo del bambino quando diventa scolaro, e se la sua collocazione facilita e impedisce il raggiungimento delle capacità di lettura e di scrittura.
Andrea Canevaro (1939) è autore, tra l’altro, de L’illusione pedagogica (Armando, 1974), Il bambino che non sarà padrone (Emme Edizioni, 1975), I bambini che si perdono nel bosco (La Nuova Italia, 1976). Insegna pedagogia e pedagogia speciale all’università di Bologna, e collabora ad attività di ricerca e di formazione sul territorio.
Ogni Limite ha una Pazienza
Liberté, égalité, fraternité: piglia la roba tua e dalla a me
Autore/i: Totò
Editore: Rizzoli
prima edizione, cura di Matilde Amorosi con la collaborazione di Liliana de Curtis, introduzione di Matilde Amorosi.
pp. 240, Milano
In Italia chi amministra… ammenestra e c’è chi si pappa tutto il minestrone.
Lei ha otto figli? Capezzoli, fa lo straordinario!
I nordici prendono il caffè lungo, noi sudici lo prendiamo corto.
Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedevano il bis.
L’umorismo di Totò non finisce mai di stupire per la ricchezza di quisquilie, pinzillacchere, giochi di parole, che il comico improvvisava sul set: frammenti di buonumore, a volte permeati di una profonda umanità che ci rallegrano ancora oggi perché estremamente attuali. E come se Totò, con la sua genialità, avesse precorso i tempi, ironizzando su fatti che si sarebbero verificati molti anni più tardi. E a questo proposito basta citare una sua gag degli anni Cinquanta: «Gente che pappa? Arrestiamola!». Il repertorio del comico è talmente ampio che non è bastata una prima raccolta delle sue battute Parli come badi per darne un quadro completo. E nato così un altro mosaico di bazzecole, annessi e connessi, Ogni limite ha una pazienza, che ha la particolarità di proporre totoate inedite, in quanto tratte da alcuni film praticamente introvabili e, comunque, mai trasmessi in televisione, nei quali, per supplire alle carenze del copione, Totò si scatenava in una serie inesauribile di lazzi e frizzi. E il comico riesce sempre a incantarci con la sua fervida fantasia, l’abilita funambolica con cui scompone e distorce le parole, creando un vero e proprio linguaggio, fatto apposta per irridere i luoghi comuni, per scherzare su ogni argomento, compresi la politica, la miseria, la morte e persino il sesso. Si, Totò, che come racconta la figlia Liliana che ha collaborato al libro curato da Matilde Amorosi, nella vita privata era un rigido moralista, ogni tanto, imprevedibilmente, si lascia andare a qualche battuta piccante. Senza mai essere volgare, s’intende, ed evitando le parolacce oggi tanto frequenti nel mondo dello spettacolo, che il comico detestava. Per far ridere la gente non bisogna ricorrere a facili espedienti, spiegava, basta osservare la realtà e riproporla filtrata dall’umorismo, o deformata da un pizzico di follia. Perché, come dice un antico proverbio napoletano caro a Toto: «Pazzo è chi joca e chi non joca è pazzo».
Matilde Amorosi, giornalista dal 1975, attualmente inviata del settimanale «Gente», si considera una «totologa». Grazie a una intensa collaborazione con Liliana de Curtis, la figlia del comico, ha scritto, infatti, tre libri a lui dedicati: Totò mio padre, Totò a prescindere e Siamo uomini o caporali, riedizione rivisitata di un diario di Totò, pubblicato nel 1950, e ha curato Parli come badi (1994) uscito presso l’editore Rizzoli.
Liliana De Curtis è l’unica figlia di Toto, legatissima al ricordo del padre che domina ancora oggi la sua vita. Avrebbe voluto fare l’attrice, ma il padre glielo impedì consentendole soltanto, quando era bambina, una breve apparizione in un suo film del 1940, San Giovanni decollato. Liliana, che per quel suo primo lavoro cinematografico fu ricompensata con una bambola, assomiglia moltissimo a Totò e si definisce con orgoglio la sua «controfigura».
Ragazzi Selvaggi – Romanzo
Titolo originale: The Wild Boys
Autore/i: Burroughs William S.
Editore: SugarCo Edizioni
traduzione di Giulio Saponaro.
pp. 176, Milano
Suscitati dalla potenza espressiva della prosa di Burroughs, i ragazzi selvaggi.
specie di umanoidi omosessuali, adolescenti guerriglieri, mutanti biologicamente specializzati ad uccidere, sconvolgono il mondo distruggendo le popolazioni civilizzate. Come negli altri libri del più grande scrittore della beat generation, è ancora una volta del manicomio cosmico che si tratta: con una potente metafora che nasce non tanto dai contenuti quanto dalla tecnica specifica del linguaggio viene messa in luce, sul piano dell’arte, la follia che, ormai incontrastata, ha fatto irruzione nel sociale. Ragazzi selvaggi è un veridico romanzo sulle pulsioni autodistruttive della nostra società attuale e una terrificante profezia su ciò che ci attende.
William Burroughs è nato a Saint Louis (U.S.A.) nel 1914. Maestro riconosciuto della beat generation i cui più noti esponenti sono-Ginsberg, Kerouac, Corso e Ferlinghetti, ha soggiornato a lungo in Messico, Nord Africa, Inghilterra. Attualmente vive vicino a Denver (Colorado). pere principali: Il pasto nudo, Nova Express, Il biglietto che è esploso, Johnny ’23, Le lettere dallo Yage, Sterminatore!, tutti pubblicati dalla SugarCo, e La morbida macchina sempre dalla SugarCo nella collana Tesco.
Il Libro Infernale – Tutti i Segreti, gli Incantesimi e le Stegonerie
Autore/i: Autori vari
Editore: Casa Editrice Meb
pp. 432, nn. illustrazioni b/n, Padova
Questo trattato delle Scienze Occulte contiene:
- Il libro di San Cipriano
- La Magia Suprema, Rossa e Nera
- La Magia Alchimistica Ebraica, Caldea ed Egizia
- I meravigliosi segreti di Alberto il Grande
- La Divinazione
- Le arti medianiche
Constatato pure che, mentre questo movimento va diffondendosi, manca una pubblicazione organica organica e completa sulla complessa materia, ci siamo assunti l’incarico, non lieve, di colmare la lacuna. Desiderosi di assolvere coscienziosamente l’impegno abbiamo dopo accurate indagini, riunite in un unico libro tutte le più importanti nozioni riguardanti l’astrusa Scienza e le sue multiple esplicazioni.
Ciascuno studioso di questa svariata materia troverà così nella nostra pubblicazione il ramo da lui preferito trattato esaurientemente senza essere obbligato a ricorrere ad altre pubblicazioni del genere.
L’opera si presenta per sé medesima divisa in otto grande parti.[…]»
Avanti il Panda! – Memorie di un “Medico degli Animali Selvaggi”
Titolo originale: Next panda, please! – Further Adventures of Wildlife Vet
Autore/i: Taylor David
Editore: Sonzogno
prima edizione, traduzione dall’inglese di Anna Solinas, disegni di Sabina Vannucci, in sovracoperta illustrazione di Daniele Morini.
pp. 224, nn. illustrazioni b/n, Milano
Un armadillo trovato in libertà a Londra, un delfino sofferente per morsi d’amore, un gruppo di giraffe che giocano a palla, un’orca marina colpita da congelamento, un panda gigante con l’ulcera gastrica…
Questi sono alcuni dei pazienti di David Taylor che conoscerete in quest’ultima serie delle sue avventure. Qui egli descrive con grande umorismo e sensibilità le proprie peripezie di medico internazionale di ogni tipo di animali selvatici.
L’azione si sposta da Manchester a Malta, dal Surrey all’Africa orientale, e l’autore ci da un quadro preciso e divertente delle qualità e dei difetti dei suoi pazienti, presentandoci anche i personaggi che frequentano questo suo mondo, dagli sceicchi ai guardiani di zoo.
Ma i grandi protagonisti del libro sono i due panda giganti dello zoo di Madrid, affidati fin dal loro arrivo in Europa alle cure di David Taylor, su cui egli ha svolto un importante lavoro di ricerca.
David Taylor è uno dei pochi grandi veterinari che vengono chiamati a consulto da zoo, acquari e zoo safari. Con il suo socio, deve essere sempre pronto a partire da un momento all’altro per recarsi in ogni parte del mondo in aiuto di animali ammalati o feriti. David Taylor ha partecipato a numerosi programmi radiofonici e televisivi e ha scritto altri volumi sulle sue precedenti esperienze di lavoro. È membro del Royal College of Veterinary Surgeons e della Zoologrcal Society of London.
Il Mago della Pietra – Archeologia di una Statua
Autore/i: Pincherle Mario
Editore: Filelfo
premessa e introduzione dell’autore.
pp. 384, nn. fotografie b/n e a colori, Ancona
Dall’introduzione:
«Michelangelo! Ogni volta che pensava a lui, appariva gigantesco: lo schiacciava con la sua grandezza. Quando, bambino, vide per la prima volta la statua del Mosè ne ebbe un senso di repulsione e spavento. Ricordava le parole di chi gli voleva far apparire lo scultore come un Titano, una forza della natura, qualcosa di disumano: Scalpellava una montagna di marmo con tanta sicurezza da trarne misteriose e potenti forme nascoste. Creava, senza una minima incertezza opere gigantesche.
Questa retorica su Michelangelo gli impedì di capire e di amare il grande scultore. La statua del Davide, chiusa nella piccola sala dell’Accademia di Firenze fece a lui bambino la stessa impressione che aveva provato di fronte all’immenso scheletro di un dinosauro.
Per giungere ad amare Michelangelo gli era stata necessaria una vita. Ma ora la sua figura gli si è familiarizzata ed umanizzata a tal punto che ogni volta che pensa a lui prova una dolce, quasi affettuosa, tenerezza. Lo vede fragile: due mani rattrappite e rosse che stringono uno scalpello e un mazzuolo; due occhi stanchi, lagrimosi, ma vivacissimi e una fronte carica di pensieri e traversata da solchi di dolore. Un povero uomo come lui, come tutti, lotta contro la caducità. E lotta contro se stesso. Coraggioso e pavido, burlone e tragicamente Serto, fragile e fortissimo, semplice e misteriosamente sfuggente.[…]»
Patrie Elettive – I Segni dell’Appartenenza
Autore/i: Autori vari
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prima edizione, a cura di Clara Gallini, presentazione di Clara Gallini, collana: Nuova Didattica – Storia, Filosofia e Scienze Sociali.
pp. 224, Torino
… Le patrie elettive sono quei terreni simbolici, verbali, gestuali, in cui gli individui costruiscono la loro identità collettiva e, attraverso pratiche sociali, danno senso alla propria storia e la caricano di ritualità identitaria. Le patrie elettive non individuano mai un tragitto individuale verso una condivisione di contenuti, di istanze progettuali oppure di regole condivise. Descrivono o sintetizzano quei luoghi fisici, quelle forme simboliche, quei riti praticati che permettono la costruzione della propria identità cosciente in un tempo dato…
Il titolo viene da La Terra del rimorso di Ernesto de Martino, dove si allude alla Puglia come “patria elettiva” del tarantismo, ma ne rielabora l’originario senso metaforico per insistere sulle caratteristiche “funzionali” del grande teatro in cui si mettono in scena oggi le appartenenze territoriali. Fa da sfondo la problematica dell’articolazione fra globale e locale e soprattutto quella, meno esplorata, fra deterritorializzazione dei processi comunicativi (Mass media, Internet ecc.) e riterritorializzazione di spazi e confini simbolici operata da nuovi soggetti sociali. Lo sguardo etnografico punta alla descrizione di terreni diversi che rendono conto della grande varietà di situazioni (un mercato, un santuario, un luogo turistico ecc.) in cui un’appartenenza può essere giocata strategicamente, certo nel quadro dei più generali contesti socio-culturali. Oltre alla presentazione e alla nota conclusiva di Clara Gallini, il volume comprende saggi di Enrico Sarnelli, Gino Satta, Ciro De Rosa, Renato Libanora, Francesco Mazzone e Gaetano Ciarcia.
Clara Gallini è professore ordinaria di Etnologia all’Università di Roma, La Sapienza. Autrice tra l’altro di Il miracolo e la sua prova. Un etnologo a Lourdes (Liguori, 1998), ha curato l’edizione postuma del libro di de Martino, La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali (Einaudi, 1977; nuova ed. 2002) e, più recentemente, l’edizione critica degli appunti e dell’apparato documentario della spedizione in Lucania del 1952 (Note di campo e L’opera a cui lavoro, Argo, rispettivamente 1995 e 1996). Con Marcello Massenzio ha curato il volume Ernesto de Martino nella cultura europea (Liguori, 1997) e con Francesco Faeta I viaggi nel Sud di Ernesto di Martino (Bollati Boringhieri, 1999).
Presentazione
- Il libro e i suoi autori
- Le etnografie
- Qualche parola chiave
- Terreni a confronto
- Memorie implicite ed esplicite
- Storia, memoria e immaginario “etnico”
- Bibliografia orientativa
Relazioni scherzose. Senegalesi e autoctoni in un mercato di Napoli (Enrico Sarnelli)
- Premessa
- Le relazioni scherzose
- Il setting
- Insulti verbali in-group: modalità a confronto
- Insulti verbali nello scambio out-group
- Pratiche scherzose: beffe, inganni e finte zuffe
- Il gioco dei possibili
- La riassunzione degli stereotipi etnici
- Lo scambio di ruoli
- L’inclusione e l’esclusione
- Riferimenti bibliografici
Le pratiche dell’ospitalità “sarda” (Gino Satta)
- Premessa
- Ospitalità: una categoria antropologica?
- Teoria del terrore magico e teoria dello scambio
- Hostis: l’ospitalità tra guerra e scambio
- L’ospitalità, l’onore e la costruzione morale dell’identità
- L’ospitalità come pratica
- S’istràndzu
- La reciprocità differita: lo scambio di visite
- La reciprocità generalizzata: sos ispuntinos
- La reciprocità diretta: gli inviti del bar
- Spazi, circuiti, scambi
- Diritti, reciprocità, appartenenze
- L’ospitalità “sarda”
- Riferimenti bibliografici
Celebrating Resistance. Una parata repubblicana nell’Irlanda del Nord (Ciro De Rosa)
- Contesti oppositivi
- La memoria dell’evento
- I falò e i rischi della violenza
- Le parate nazionalistiche
- Costruzione di appartenenze “resistenziali”
- La parata per la commemorazione dell’internamento di Belfast
- I festival culturali comunitari
- Verso nuovi scenari?
- Riferimenti bibliografici
Appartenenze mobili. Mercati e guaritori “stranieri” nei fetish-markets del Ghana (Renato Libanora)
- Introduzione
- accra: la socirtà dell’informale
- Dominio politico e costruzione della diversità
- L’identità etnica e la costituzione del mercato dell’alterità
- Crisi del monopolio e narrazioni di parte
- Identificazione e competizione nel campo della guarigione
- Un fuori campo togolese: Le marché des fétiches di Lomé
- Conclusioni
- Riferimenti bibliografici
Appartenenze cortese. Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia (Francesco Mazzone)
- Interpretazioni della Sierra Nevada
- Ciudad Perdida
- La potente nazione dei Tairona
- La prospettiva “etnica”
- Il territorio interdetto di Teyuma
- Due istanze contrapposte
- Riferimenti bibliografici
L’istituzione di un teatro etnografico. L’animismo come bene culturale nel pays dogon (Gaetano Ciarcia)
- La costruzione locale di tradizioni etnologiche
- Un teatro etnografico
- Patrimonializzazioni
- L’intreccio di due pratiche: turismo ed etnografia
- Strategie rappresentative
- Informatori e guide
- L’istituzione teatrale dell’autentico
- Riferimenti bibliografici
La tarantola è pugliese? Nota a margine di La terra del rimorso (Clara Gallini)
Liberaci dal Male
Così ho smascherato lo sventratore dello Yorkshire. E forse, l’identità del Mostro di Firenze si nasconde in queste pagine
Autore/i: Yallop David
Editore: Tullio Pironti Editore
prima edizione, traduzione Marilinda Machina Grifeo, titolo originale: Deliver us From Evil.
pp. 308, nn. ill. in b/n f.t., Napoli
Nell’Inghilterra del Nord, negli anni in cui Peter Sutcliffe uccideva e mutilava, stampa, televisione e radio individuarono un nuovo prodotto vendibile, e lo chiamarono “lo Sventratore dello Yorkshire”. I tifosi del calcio cantavano: «Ce n’è solo uno di Sventratore dello Yorkshire», e la cosa mi irritava. Non potevo condividere simili spaventosi sentimenti. «Questi pluriassassini», scrissi, «sono come i pullman. Quando uno è passato, ne arriva un altro». È ovvio che l’uomo che tutta Italia chiama “Il Mostro di Firenze” è una persona del genere. Nel giugno 1980 il cosiddetto “Sventratore dello Yorkshire” stava uccidendo già da cinque anni. In quel periodo la polizia era convinta che l’uomo cui stava dando la caccia provenisse dall’Inghilterra nord-orientale, dalla zona di Newcastle. Io ero pervenuto a differenti conclusioni. Durante il mio colloquio con il funzionario di polizia incaricato delle indagini, mi fu richiesta un’opinione in proposito. «Penso che vi stiate sbagliando per quanto riguarda il nastro magnetico (un presunto messaggio dell’assassino). Penso che si tratti di una beffa. Non credo che l’uomo che state cercando sia di Newcastle o dintorni. È nato e cresciuto a Bredford. Credo che sia alto all’incirca 1,77. Capelli scuri, buona dentatura, ma con un piccolo vuoto nell’arcata superiore. Penso che il suo gruppo sanguigno sia il B. Penso che sia sposato, ma che non abbia figli, e che sia poco più che trentenne. Che lavori come camionista e viva con la moglie a Bradford». Sutcliffe venne arrestato ai primi di gennaio del 1981. Le mie ipotesi si rivelarono corrette fin nei dettagli. Se la polizia mi avesse consentito di accedere ai suoi archivi e avesse collaborato pienamente con me, Sutcliffe sarebbe stato preso nel giugno del 1980. Due donne sarebbero ancora vive. Altre due sarebbero state risparmiate dalla furia dell’assassino. Non ho alcun dubbio che l’uomo che attualmente terrorizza Firenze possa essere catturato. Dico, anzi, che lo si sarebbe già dovuto catturare da tempo. Ha chiaramente commesso molti errori che avrebbero potuto essergli fatali. Tuttavia, mentre scrivo, egli è ancora libero di uccidere nuovamente. Nutro un profondo, duraturo affetto per l’Italia e la sua gente. Vorrei ricambiare in piccola parte i numerosi favori ricevuti mentre indagavo sull’assassinio di papa Giovanni Paolo I. Se le autorità di governo e di polizia sono disposte a collaborare in pieno con me, sono pronto a venire a Firenze per indagare su questa serie di delitti impuniti che tormentano quella bella città fin dal 1968. Mi impegno a proseguire le indagini fino a quando quest’uomo, che mass media italiani definiscono Il Mostro, non sarà stato catturato.