Libri dalla categoria Santo Sepolcro
Atlantide l’Ultima Verità
Titolo originale:The Andes Solution
Autore/i: Allen Jim M.
Editore: Sperling & Kupfer Editori
unica edizione, prefazione del colonnello John Blashford-Snell, introduzione dell’autore, traduzione di Elena Giovanelli.
pp. XI-196, numerose illustrazioni b/n, numerose tavole a colori f.t., Milano
Una sensazionale scoperta che getta una nuova luce su uno dei più grandi misteri irrisolti di tutti i tempi.
Indizi, prove e coincidenze sconcertanti che confermano punto per punto la descrizione che Platone ha lasciato della misteriosa civiltà.
Un viaggio affascinante alla ricerca dei resti della mitica città dai templi d’oro.
Un’eccezionale scoperta apre uno spiraglio di luce su uno dei misteri più affascinanti della storia: la leggenda di Atlantide. Già il filosofo greco Platone aveva parlato, nel 380 a.C., della favolosa città-stato e della terribile catastrofe – terremoto e inondazione – che la colpì nel 9600 a.C. facendola inabissare. Ma aveva anche descritto, nei dettagli, la morfologia del luogo: la città sorgeva su un altopiano, circondata da alte montagne, abbellita da un lago e dotata di un sistema di canali d’irrigazione. Decine di altre teorie, sorte in seguito, hanno contribuito ad alimentare il mito, ma ciò che sembra più sorprendente è la tesi avanzata da Jim Alien in questo libro: sull’altopiano della Bolivia, a oltre 3600 metri d’altezza, egli ha infatti individuato una piana rettangolare, simile a quella citata da Platone, e ha analizzato quelli che sembrano i resti di un’imponente opera di canalizzazione; inoltre, altra coincidenza, ha rilevato che l’attuale Lago Poopó pare corrispondere allo specchio d’acqua di cui riferisce l’antico maestro. Così, come riportato alla fine del volume, punto per punto, la trattazione di Platone trova sempre più conferme, ed emergono indizi certi di una civiltà finora sconosciuta… Uno studio accurato e documentatissimo, arricchito da fotografie a colori e in bianco e nero, cartine, mappe e testimonianze, che ha entusiasmato molti e ha ispirato la spedizione internazionale Koto Marna in Sudamerica, condotta dall’esploratore britannico John Blashford-Snell e sostenuta dalla Scientifìc Exploration Society.
«Se dovete leggere un unico libro su Atlantide questa è la scelta migliore che potete fare.» (Booklist)
Jim Allen, appassionato di geografia e di fotografia, ha prestato servizio nella Royal Air Force, occupandosi di restituzione aerofotogrammetrica; è stato anche interprete fotografico, in grado di ricavare da una foto aerea tutte le informazioni possibili. Ha inoltre lavorato a Cambridge come cartografo e ha compiuto studi approfonditi sulle antiche unità di misura.
La Fine di Atlantide – Alla Ricerca della Civiltà Misteriosamente Inabissata Sotto i Ghiacci dell’Antartide
Titolo originale: When the Sky Fell. In Search of Atlantis
Autore/i: Flem-Ath Rand; Flem-Ath Rose
Editore: Edizioni Piemme
introduzione di Colin Wilson, traduzione a cura di Daniele Ballarini.
pp. 224, illustrazioni b/n, Casale Monferrato (AL)
«Questo libro dà sostegno scientifico alla teoria che Atlantide è realmente esistita che i segreti della sua leggendaria civiltà perduta giacciono sotto i ghiacci dell’Antartide. Questa teoria cambia radicalmente la nostra intera storia dell’umanità.» (Colin Wilson, autore del best-seller Da Atlantide alla Sfinge)
La civiltà perduta di Atlantide non è un mito leggendario, ma è realmente esistita e venne sommersa dai ghiacci dell’Antartide circa 10.000 anni prima di Cristo in seguito alle conseguenze catastrofiche dovute allo spostamento della crosta terrestre.
Rand e Rose Flem-Ath ne hanno trovato le prove incontrovertibili in diverse testimonianze che ci vengono dall’antichità: di Adantide non solo parla Platone, ma anche alcuni documenti cinesi che risalgono a molti secoli prima di Cristo. Un geografo tedesco del XVI secolo, tale Kircher, seguì queste tracce e giunse a disegnare una mappa sorprendentemente dettagliata di quella che doveva essere la civiltà perduta di Atlantide.
Gli autori di questo libro hanno ritrovato tutti questi indizi documentari e li hanno messi a confronto con le teorie scientifiche più aggiornate. Il risultato è incredibile; le teorie scientifiche del geologo Charles Hapgood confermano esattamente quegli antichi documenti e offrono la prova scientifica finora mancante sulla collocazione storico-geografica di Atlantide e sulle ragioni della sua misteriosa scomparsa.
Rand e Rose Flem-Ath vivono a Ladysmith, nella Columbia Britannica (Canada). Sono entrambi bibliotecari e da molti anni raccolgono documentazione e conducono ricerche sulle teorie relative ad Atlantide, la sua localizzazione e la sua misteriosa fine.
Taglia Trentotto – Bulimia, Amore e Rabbia
Autore/i: Longo Stefania
Editore: Edizioni MEMORI
prefazione di Silvana Mazzocchi.
pp. 160, Roma
Una storia vera, cruda, spesso anche grottesca. L’autrice è bulimica, conosce bene la sua condizione, sa come conviverci come raccontarla con linguaggio immediato e diretto.
Stefania Longo vive in provincia, una provincia bella, sana e ricca. Non come lei.
In questi racconti, tutti collegati dal file rouge del suo disturbo alimentare, descrive la vita di tutti i giorni: il treno dei pendolari, il lavoro, l’amore, la rabbia, la famiglia e le vetrine dei negozi alla moda che offrono un modello femminile che non può e non deve superare la taglia 40.
Si è sdoppiata tra ideali di perfezione e una cruda realtà di continue abbuffate, ma la sua, più che una doppia vita è stata una non-vita per tanti anni, un’esistenza ai limiti della decenza e della magrezza, da vera “underdog”.
Stefania Longo è stata una bambina precoce e vivace, dotata di rara intelligenza. È diventata poi una studentessa modello, esempio di diligenza e caparbietà. Dopo gli studi ha cercato sempre di essere la migliore e di emergere come impiegata dell’anno.
Invece Stefania Longo non è nulla di tutto questo. È stata una ragazza bulimica. In questi anni ha sperimentato la malattia in tutti i suoi aspetti grotteschi, infernali, paradossali. Il disturbo alimentare l’ha portata a nutrirsi di parvenze da brava ragazza con tragici retroscena bulimici e pesanti ossessioni alimentari. Quando si è affidata alla medicina tradizionale non ha ottenuto alcun risultato. Ha quindi sconfitto i suoi demoni da sola e ora è definitivamente guarita.
La Divisione del Lavoro Sociale
Titolo originale: De la Division du Travail Social
Autore/i: Durkheim Émile
Editore: Edizioni di Comunità
quarta edizione, introduzione di Alessandro Pizzorno, prefazioni dell’autore, traduzione dal francese di Fulvia Airoldi Namer.
pp. XXXVI-416, Milano
Dall’introduzione di Alessandro Pizzorno:
“[…] Ma l’opera di Durkheim cerca anche di dare risposta – ed è questo il suo aspetto più interessante e duraturo – ad un altro e più universale quesito del pensiero sociale del suo tempo : è possibile fondare l’ordine sociale e la convivenza civile sul semplice riconoscimento degli interessi individuali? È possibile che i rapporti tra gli individui siano regolati puramente dall’accordo, contrattuale o no, tra i loro interessi, e non affondino invece le loro radici in un elemento che è comune a tutta la collettività? L’indagine volta a dimostrare l’insufficienza dell’individualismo e del contrattualismo, e ad indicare quali possano essere i fondamenti collettivi della solidarietà, lo porterà a sostenere tre tesi di fondo : che la divisione del lavoro è un fatto moralmente positivo, e che quindi la specializzazione va perseguita come un valore morale; che i valori morali sono suscettibili di indagine e di dimostrazione scientifica, in quanto essi sono funzione della struttura della società cui si riferiscono; che esistono fatti i quali non sono riconducibili ne a cause biologiche né a cause psicologiche, e che quindi vanno studiati con un metodo appropriato e specifico, che è il metodo sociologico.
Affrontando il fenomeno della divisione del lavoro, Durkheim accettava battaglia sul punto forte del l’avversario. Per gli economisti del Settecento, per Turgot, per Smith, la divisione del lavoro serve proprio a dimostrare il felice funzionamento del «sistema dei fini egoistici». I compiti lavorativi vengono divisi allo scopo di aumentarne la produttività. Così aumentano le possibilità di consumo, e quindi di godimento, per coloro stessi tra cui i compiti vengono divisi. Soltanto un contemporaneo di Smith, Ferguson, anticipando singolarmente Durkheim, concepisce la divisione del lavoro come fondamento della solidarietà nelle società differenziate, e ne individua un fattore di incremento nell’accrescersi della popolazione e delle dimensioni della società. Marx poi orienterà l’analisi verso la distinzione tra divisione sociale e divisione tecnica del lavoro, descrivendone la diversa natura e le diverse conseguenze. Ma Durkheim probabilmente non conosceva Ferguson, e in quanto a Marx lo considerava partecipe del pensiero individualistico e soggetto alle stesse contraddizioni. […]”
Esistenza e Libertà – A Partire da Hannah Arendt
Autore/i: Flores d’Arcais Paolo
Editore: Casa Editrice Marietti
prima edizione, premessa dell’autore, in copertina: Aristarch Vasil’evic Lentulov, La città, 1919.
pp. 144, Genova
Nel dichiarare la propria avversione per quelle filosofie che ambiscono «stare dalla parte della Storia», Paolo Flores d’Arcais ripropone qui tre saggi intempestivi (usciti rispettivamente nel ’82, ’85 e ’89) che hanno quale centro tematico il rapporto tra la finitezza dell’esistenza, la relatività dei valori e l’irriducibile carattere individuale della scelta etico-politica. La critica dei marxismi, che percorre questi saggi, è svolta tutta all’insegna di una nuova e (spera l’autore) più rigorosa radicalità nella critica dell’esistente, a partire soprattutto da talune elaborazioni di Hannah Arendt.
Centrale è l’idea che «il conflitto più autentico si giochi tutto all’interno dei valori occidentali, nel quadro della democrazia liberale», ma che proprio per questo esso risulti «non meno radicale di quello ipotizzato dalle infinite varianti rivoluzionarie». Anzi.
Flores d’Arcais denuncia l’eufemismo di chi parla di «trasformazione» della democrazia, occultando quella che è un’autentica eclissi, il ridursi della democrazia liberale a finzione rituale, sotto la spinta del professionismo politico che diventa monopolio e del conseguente «primato del trafficare sull’agire».
Contro ogni uso consolatorio della teoria, infine, Flores d’Arcais resta convinto che la filosofia politica, qualora rinunci alla critica dell’esistente, venga meno alla sua vocazione e al suo compito.
Paolo Flores d’Arcais è nato a Cervignano del Friuli (Udine) nel 1944. Filosofo, direttore della rivista «MicroMega» (insieme a Giorgio Ruffolo), collabora al quotidiano «La Repubblica» di Roma e a «El Pais» di Madrid. Ha pubblicato il volume Il dubbio e la certezza – ne; dintorni del marxismo e oltre (Milano 1982) e saggi su «Il concetto di sinistra», «Il disincanto tradito», «La democrazia presa sul serio», Hannah Arendt, Albert Camus, Maurice Merleau-Ponty, Leszek Kolakowski, il dissenso nei Paesi dell’est eccetera. Presso la Marietti ha pubblicato il volume Oltre il Pci. Per un partito libertario e riformista (1990). Dirigente giovanile del Pci, viene espulso dal partito nel 1967 per frazionismo e trotskismo. È uno dei dirigenti del movimento studentesco del ’68. Attualmente è fra gli animatori della «sinistra dei club».
Il Ballo Proibito – Storie di Ebrei e di Tango
Autore/i: Biagini Furio
Editore: Casa Editrice Le Lettere
prima edizione, prefazione di Moni Ovadia, premessa dell’autore.
pp. 176, Firenze
Nel periodo tra il 1875 e il 1914 sbarcarono a Buenos Aires, il porto più australe d’Europa, più di 5 milioni di stranieri, il 14 per cento del movimento migratorio mondiale. Molti di questi immigranti erano ebrei che provenivano dai più disparati luoghi dell’Europa orientale.Buenos Aires sembrava allora una nuova torre di Babele. Dalla fusione di tutte le culture che in quella città si erano incontrate nasceva il tango, un’affermazione d’identità e un rito che liberava dalle angosce della vita. L’apporto degli ebrei a questa avventura collettiva, fatta di centinaia di avventure individuali, ha contribuito a fare di questo ballo-canzone un’arte universale.Originari della Russia, della Polonia o dell’Ucraina, in fuga dalle persecuzioni e dalla miseria, gli ebrei lottarono duramente per integrarsi nella vita argentina, un paese in cui i sentimenti antisemiti erano largamente diffusi. Per molti di loro il tango, musica e danza scandalosa per la borghesia porteña, fu un mezzo di assimilazione e non è un caso se entrambi ebbero come comuni nemici i militari golpisti e i movimenti fascisti.Musica nata a Buenos Aires, il tango è stato luogo d’incontro e di creazione collettiva per uomini venuti da ogni parte del mondo e anche l’apporto ebraico fa parte delle fondamenta sulle quali si appoggia: l’universalità della vita.
Furio Biagini (Pistoia 1954) è docente di Storia dell’Ebraismo presso l’Università degli Studi di Lecce. Autore di saggi e articoli sul sionismo e la storia del movimento operaio ebraico, ha pubblicato Nati altrove. Il movimento anarchico ebraico tra Mosca e New York (1998) e Mussolini e il sionismo (1998).
La Bambina del Bosco degli Elfi
Ci sono storie talmente straordinarie che non possono essere inventateconvert
Autore/i: De Angelis Vanna
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione.
pp. 350, Milano
«Il primo Grande Spavento mi piombò addosso all’improvviso, in quel giorno e in quel bosco.
Si annunciò con un lampo di inquietudine, qualcosa era in attesa del mio arrivo. Mi sbirciava da dietro i massi impellicciati di muschio che obbligavano il sentiero a snodarsi come un serpente. Mi teneva d’occhio saltando da una macchia d’ombra a una di sole, sul suolo ricoperto di aghi di pino. Pendeva tra i rami dei larici che mi sfioravano la testa. Gonfiava il silenzio fino a farlo esplodere in mille rivoli.
Iniziai ad avere paura. Qualcosa stava per accadere.»
La grande villa immersa nel parco smisurato. Il giardiniere sadico. I domestici spia. Le governanti che cercano di infilarsi nel letto del padrone di casa. Una madre di incredibile bellezza e freddezza. Un nonno in sedia a rotelle nella sua casa-castello traboccante di preziose porcellane. Una nonna salutista che tuffa i nipoti nei torrenti ghiacciati. Il coccodrillo che vive sotto il letto. Il fantasma – ma chi sarà mai veramente? – che abita in soffitta. Un muro invalicabile che divide il mondo degli adulti da quello dei bambini. Gli occhi di una bambina ricostruiscono la vicenda della rovinosa caduta di una famiglia alto borghese, che racchiude – senza mai mescolarle – origini ebree e cristiane, tedesche, russe e italiane.
Su tutto, su tutti, l’enorme, ingombrante figura del padre. Uomo di smisurata cultura e dalla smisurata biblioteca. Uomo d’affari. Dirigente del CLN, la sua firma su storici documenti della resa nazista. Le sue fiabe. Le sue collere. Le sue amanti nessuna amata, a parte Gersemy, dalla parrucca di fili d’argento. La sua abilità di pianista. La sua predilezione per il primogenito che lo disprezza segretamente per averlo sorpreso mentre calava le mutande alla cuoca. Un figlio illegittimo che si sarebbe trasformato in statua d’angelo. I suoi deliqui. Le sue sbronze. Napoleone, suo dio e suo demone. Il suo coraggio.
La vendita di un prezioso pianoforte a coda dà il via alla discesa verso quello che ogni volta sarà ridefinito «il nero abisso».
Fino all’ultimo, sorprendente colpo di scena.
Vanna de Angelis vive a Milano. Narratrice, saggista e sceneggiatrice, ha pubblicato con successo saggi divulgativi sui processi alle donne accusate di stregoneria e quattro romanzi storici.
Ha inventato tante storie, ma questa è la sua.
La Moglie del Cartografo – Una Storia Vera di Amore, Morte e Sopravvivenza in Amazzonia
Un episodio dimenticato e curioso, un amore avventuroso in un mondo sconosciuto, una storia vera che appassiona come un romanzo
Autore/i: Whitaker Robert
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Barbara Bagliano, titolo originale: The Mapmakerʼs Wife, in sovraccoperta: sullo sfondo particolare del dipinto di Dessin de Chevignard (1854 circa).
pp. 320, numerose illustrazioni b/n, Milano
Quello che ha riscoperto e narrato Robert Whitaker è un episodio storico dimenticato e curioso, una straordinaria avventura e una grande storia d’amore. La protagonista è una giovane donna che per ritrovare l’uomo che amava e che non vedeva da vent’anni decise di attraversare l’Amazzonia: un percorso di 3000 miglia attraverso territori selvaggi e sconosciuti, che nessuna donna – e pochissimi uomini – avevano percorso prima di lei. Nel 1735 l’Accademia delle scienze francese inviò in Sud America una spedizione guidata da Charles-Marie de La Condamine, nobiluomo e scienziato. La missione doveva misurare con la massima precisione possibile la lunghezza di un grado di longitudine lungo l’equatore terrestre, per risolvere un dilemma che appassionava il mondo intellettuale dell’epoca: che forma avesse la terra, se fosse schiacciata ai poli o all’equatore. La spedizione di La Condamine affrontò molti pericoli – animali selvatici e velenosi, tribù bellicose, le Ande e la giungla, vette altissime e fiumi impetuosi ma anche malattie e attacchi di follia – e svelò numerosi misteri di un mondo affascinate e sconosciuto. A missione conclusa, uno dei componenti della spedizione francese, il giovane Jean Godin, che aveva conosciuto e sposato in Perù la tredicenne Isabel, della ricca famiglia dei Gramesón, quando arrivò finalmente in Guyana, sulla costa dell’Atlantico, pensò di farsi raggiungere dalla moglie e di tornare a vivere con lei in Francia. Purtroppo varie complicazioni politiche e diplomatiche gli impedirono di rientrare nei territori controllati dagli spagnoli e così Isabel dovette organizzare una spedizione per conto suo. Ben presto anche lei e i suoi compagni di viaggio si scontrarono con le difficoltà della traversata. Morirono quasi tutti. Isabel fu tra i pochi a salvarsi, e quando la trovarono una coppia di indios, stava vagando da giorni nella foresta amazzonica in uno stato al limite della sopravvivenza. Utilizzando documenti d’epoca, dai resoconti della spedizione ai verbali delle autorità coloniali – ma anche la sua profonda conoscenza dell’America Latina -, Robert Whitaker ci trasporta in un’epoca e in un mondo lontani e affascinanti, e racconta la vicenda avventurosa, emozionante e commovente di una donna di enorme coraggio e determinazione.
Robert Whitaker è divulgatore scientifico e giornalista. È stato insignito del George Polk Award per la divulgazione in campo medico, del premio della National Association of Science Writers per il miglior articolo comparso su un periodico ed è stato finalista del Premio Pulitzer. Ha scritto anche di sport per numerosi giornali e riviste, diversi racconti e alcuni libri, tra cui Mad in America.
La sua passione per l’America Latina l’ha spinto a vivere a lungo, negli anni Settanta, in una capanna di bambù sulla costa dell’Ecuador. Attualmente vive a Cambridge, nel Massachusetts.
Mezzanotte nel Giardino del Bene e del Male
Titolo originale: Midnight in the Garden of Good and Evil
Autore/i: Berendt John
Editore: Rizzoli
traduzione di Olivia Crosio.
pp. 360, Milano
Quando per la prima volta si recò a Savannah, una città storica nel cuore del Vecchio Sud, il giornalista newyorkese John Berendt la conosceva solo per averla incontrata in Via col vento. Non immaginava che sarebbe stato travolto dal sottile, magico fascino e dalla bellezza delle sue case e delle sue piazze. Non sospettava che avrebbe scoperto i misteriosi riti vudù che ancora vi sopravvivono né che sarebbe stato preso nel gioco di una cupa storia di sangue. Soprattutto, non aveva messo in conto il successo del libro in cui, pochi anni dopo, decise di raccontare il suo incontro con la città. Pubblicato nel 1994, Mezzanotte nel giardino del bene e del male occupa da due anni la classifica americana dei bestseller, e si è trasformato in un autentico testo di culto, facendo di Savannah una delle città più visitate degli Stati Uniti. Chi lo leggerà capirà perché. Si ritroverà in un mondo affascinante, popolato da una galleria di personaggi stravaganti e improbabili quali solo il Vecchio Sud sa produrre: dall’inventore che dedica il suo tempo a progettare pesci rossi fluorescenti alla Signora delle Seimila Canzoni, fino alle gentili socie del Club delle Donne Sposate e al compito William Simon Glover, che ogni mattina da vent’anni porta a spasso un cane invisibile. Finché non entra in scena Jim Williams, antiquario ed esteta, uno degli uomini più ricchi, brillanti e odiati della città, e una notte il silenzio della sua splendida dimora è spezzato da una serie di colpi di pistola. Da questo momento Mezzanotte nel giardino del bene e del male, pur raccontando una storia rigorosamente vera con protagonisti veri, assume il ritmo di un romanzo giallo condito di ambigua morbosità e narrato con maestria; un thriller dove il colpevole apparente potrebbe non essere quello reale, e dove sull’esito di un processo pesano tanto le manovre degli avvocati quanto i riti che una donna di nome Minerva compie nel cimitero di Beaufort intorno all’ora più propizia: la mezzanotte. Ma il vero, indimenticabile protagonista di questo libro resta la splendida e un po’ inquietante Savannah, la città che Le Monde ha definito “la più bella del Nordamerica”, il luogo dove “il passato non passa mai del tutto”.
John Berendt è stato il responsabile della sezione di narrativa del New York Magazine.
Ha scritto per Esquire e altre riviste. Questo è il suo primo libro.
A come Anima – Dizionario dei Sogni, dei Simboli, dell’Interiorità
Autore/i: La Porta Gabriele
Editore: Pratiche Editrice
prima edizione, introduzione dell’autore, in copertina: René Magritte, L’empire des lumières, 1954.
pp. 192, Milano
«I confini dell’anima, nel tuo andare, non potrai scoprirli, neppure se percorrerai tutte strade: così profonda è l’espressione che le appartiene.» (Eraclito)
Fin dall’alba dei tempi gli uomini si sono interrogati sulla natura dell’anima; su come l’anima dia forma alle nostre vite e al nostro destino. In questo libro (breviario, caleidoscopio, scatola delle meraviglie) Gabriele La Porta considera l’anima come una funzione dell’inconscio che ha per obiettivo la ricerca di un equilibrio interiore. Partendo da questo concetto l’autore ha raccolto e ordinato un dizionario di definizioni, riflessioni e indagini sull’anima attingendo alla religione come alla filosofia, all’alchimia come alla psicoanalisi. Ne scaturisce un percorso affascinante che, passando per sant’Agostino, Carl Gustav Jung, l’Abbé Pierre, spazia da Platone a James Hillman.
A come Anima offre due diversi piani di lettura: quello immediato delle singole voci in cui è articolato, e un percorso intuitivo, visuale, rappresentato dall’appendice: una raccolta di suggestioni, immagini, versi, miti, simboli. Queste pagine conducono il lettore, attraverso il gioco di definizioni incrociate, alla riscoperta di quel doppio celato e oscuro che è la sua anima.
Gabriele La Porta, scrittore e giornalista, è direttore del palinsesto notturno della RAI e editorialista del Tempo e del Radiocorriere TV. Ha pubblicato numerosi testi di argomento esoterico, tra cui Giordano Bruno (1991), Storia della magia (1995), Il ritorno della grande madre (il Saggiatore 1997), La magia (1998), Coincidenze miracolose (1999). E preside della facoltà di Storia della filosofia presso l’Università Ludes di Lugano.
L’Arca della Alleanza – La Vera Storia del più Grande Mistero dell’Antichità
Titolo originale: The Ark of the Covenant
Autore/i: Grierson Roderick; Munro-Hay Stuart
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, traduzione di Maria Cristina Leardini.
pp. 338, numerose tavole b/n f.t., Milano
«Secondo la Bibbia l’arca condusse il popolo d’Israele nella terra promessa, cadde nell’oblio, poi fu ritrovata da Davide e portata a Gerusalemme. Quando Salomone le costruì il tempio, essa divenne parte di un culto regale che legittimava i re della casa di Davide a regnare nella città santa di Sion come unti dal Signore; ma il culto fu condannato dai profeti, convinti che l’arca non fosse sufficiente a garantire la presenza di Dio. Quando gli eserciti di Babilonia distrussero il tempio, l’arca sembrò svanire nel nulla, lasciando le generazioni successive a chiedersi se fosse stata trafugata, distrutta o portata in salvo.» L’arca dell’alleanza resta ancora oggi uno dei più grandi misteri dell’antichità, che da sempre appassiona l’uomo e mette alla prova archeologi, storici, scienziati ed esegeti delle Scritture.
In un’indagine storica affascinante, condotta sui luoghi sacri in cui l’arca lasciò le proprie tracce, Roderick Grierson e Stuart Munro-Hay esaminano le testimonianze e le leggende contenute nel testo biblico, negli apocrifi, nel Talmud, nel Corano, nel Kebra nagast, oltre che nei testi storici e nei racconti di viaggio, inseguendo l’arca dal Sinai fino all’Etiopia.
Questo libro racconta di un oggetto di culto, strumento di potere, simbolo spirituale del legame con Dio, vessillo di guerra, segno di privilegio regale, intorno al quale si è svolta una guerra ininterrotta per migliaia di anni.
«L’arca attraversa il confine tra mito e storia, deserto e città, Israele e Canaan, vita e morte, cielo e terra. Questo non è soltanto il mistero dell’arca, ma la ragione stessa della sua creazione: essa esiste in due mondi contemporaneamente.»
Roderick Grierson insegna ad Harvard ed è specializzato in storia afroamericana. Stuart Munro-Hay insegna all’università di Berlino. Entrambi hanno vissuto e lavorato a lungo in Africa e in Medio Oriente, fornendo ampi resoconti delle loro ricerche in numerosi libri e articoli. Insieme hanno organizzato nel 1993 la mostra «African Zion».
Passione Indiana – La Fiaba Vera della Ballerina Andalusa alla Corte Del Maharajah
Titolo originale: Pasion India
Autore/i: Moro Javier
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
unica edizione, traduzione di Jole Da Rin.
pp. 408, numerose tavole a colori e b/n f.t., Milano
Novembre 1907. Sulla nave che da Marsiglia la porta a Bombay, Anita Delgado attira gli sguardi di tutti, per il fascino che emana e il mistero che la circonda. Ha compiuto da poco diciassette anni. Ha la carnagione appena ambrata, grandi occhi e capelli nerissimi. Sfoggia abiti eleganti e splendidi gioielli. Ma l’accento andaluso ne tradisce le umili origini. Non confida a nessuno che si sta recando in India per sposare un maharajah. A lei stessa sembra di vivere in un sogno: soltanto un anno prima ballava il flamenco insieme alla sorella in un caffè-concerto di Madrid. Finché una sera, seduto a un tavolo vicino al palco, la vede il principe di Kapurthala, giunto in Spagna insieme a molti sovrani per le nozze del re Alfonso XIII. Ed è così che uno degli uomini più potenti e ricchi dell’India, di bell’aspetto, colto, si innamora di lei, senza casta né patrimonio, di diciotto anni più giovane e a malapena in grado di leggere e scrivere.
Giunta in India, Anita fa il suo ingresso a Kapurthala sul dorso di un elefante ingioiellato. L’attende una cerimonia di nozze da “Mille e una notte”. Ma dovrà lottare per difendere la propria felicità.
Sullo sfondo di un’epoca che ha segnato l’apice e la decadenza dell’impero britannico, Javier Moro ricostruisce la storia vera e tormentata di un amore durato quasi vent’anni rivelandoci tutti i segreti di una relazione che culminò in uno dei maggiori scandali dell’India coloniale. Quell’India che oggi non c’è più, con i suoi palazzi sontuosi e i capricci dei suoi eccentrici maharajah, combattuti fra il desiderio di restare fedeli alla tradizione e l’attrazione indomabile per l’Europa.
Javier Moro, nato a Madrid nel 1955, è l’autore di: Senderos de libertad (1992), ambientato in Amazzonia e incentrato sulla figura di Chico Mendes, e El pie de Jaipur (1995), sulla Cambogia insanguinta dai Khmer rossi. Con Mondadori ha pubblicato Le montagne del Bunddha (2000) e, insieme a Dominique Lapierre, Mezzanotte e cinque a Bhopal (2001).
Il Tuo Cervello la Tua Storia – Come Funziona, come Inganna, come Usarlo al Meglio
Titolo originale: The Brain – The Story of You
Autore/i: Eagleman David
Editore: Edizioni Corbaccio
introduzione dell’autore, traduzione di Paolo A. Dossena.
pp. 224, illustrazione b/n, Milano
Chiuso nel silenzio e nell’oscurità della scatola cranica, il nostro cervello è lo strumento che abbiamo a disposizione per percepire e orientarci nel mondo e per costruire la realtà nei suoi colori, sapori, dimensioni, è il computer che elabora le nostre decisioni, il laboratorio che forgia la nostra immaginazione, il centro che ci mette in contatto con gli altri in una rete di relazioni sociali. Questo libro racconta come l’esperienza della realtà dà forma al nostro cervello e come il nostro cervello modella la realtà e la vita che viviamo. Il neuroscienziato David Eagleman ci guida in un viaggio sorprendente alla ricerca di qualcosa che non pensavamo di trovare fra miliardi di cellule e di impulsi elettrici: il nostro io.
«Un viaggio avvincente nel regno del pensiero. David Eagleman non solo è un guida brillante, ma sa anche scrivere in modo fantastico.» (Newsday)
«Un libro che spiega in che modo la biologia dà vita alla mente umana. Il tuo cervello affronta questioni fondamentali e solleva problemi significativi in ambito scientifico e sociale, ai quali Eagleman risponde in modo chiaro e stimolante.» (Nature)
«Una lettura affascinante. A ogni pagina ci si imbatte in una rivelazione che ci fa trattenere il fiato. Eagleman è arrivato più vicino di chiunque altro a risolvere il mistero del nostro io, nascosto in quella massa grigiastra che abbuiamo fra le orecchie.» (Stephen Fry)
David Eagleman è un neuroscienziato e lavora al Baylor College di Medicina di Houston, Texas, dove conduce esperimenti del tutto innovativi nell’ambito delle neuroscienze contemporanee.
I suoi studi sono stati pubblicati su riviste scientifiche quali Nature e Science e tiene conferenze e seminari di carattere accademico e divulgativo in tutto il mondo.
In Italia, Corbaccio ha pubblicato, oltre a L’intelligenza dinamica, anche Il tuo cervello, la tua storia.
Le Pietre di Gerusalemme – D’Oro, di Rame, di Luce e di Sangue
La pietra di Gerusalemme è intrisa d’uomo, qui l’uomo si firma nella pietra.
Autore/i: Maraini Fosco
Editore: Società Editrice Il Mulino
introduzione di Franco Cardini, nota al testo di Maria Gloria Roselli, con fotografie dell’autore, collana: “Grandi illustrati”.
pp. 250, 40 fotografie b/n f.t., Bologna
Che cos’è un sasso rispetto a un uomo? Solo un frammento di sabbia rappresa, di calcare compatto. Ma la pietra resta, e su di lei scorrono i millenni come rugiada di tempo. A Gerusalemme uomo e pietra s’incontrano, convergono l’uno nell’altra: ciascun sasso ha un passato drammatico, e se potesse parlare racconterebbe lacrime e calore di corpi, talvolta grida di festa, ma più spesso urla di dolore. In questo libro a lungo dimenticato ed edito solo in inglese nel 1969, Fosco Maraini attraversa con sapienza filosofico- teologica e archeologico-antropologica, la città cosmopolita e caotica delle tre religioni. Si affida agli edifici, soprattutto a quelli sacri, come il santuario musulmano detto «Cupola della Roccia», o la cappella-collina del Calvario, o alla pietra del Sepolcro, per raccontare una vicenda di uomini e di Dio: poiché Gerusalemme sconfina ovunque nell’invisibile, ed è questo che la rende unica. La storia potente e suggestiva di una sacralità contesa e conflittuale, perfettamente attuale nella sua complessità.
Fosco Maraini è stato docente di Lingua e Letteratura Giapponese all’Università degli Studi di Firenze. Tra le sue tante pubblicazioni, ricordiamo le più note: «Segreto Tibet» (2000), «Ore giapponesi» (2008), entrambe rieditate da Corbaccio, e l’autobiografia «Case, amori, universi» (La nave di Teseo, nuova ed. 2019). Maria Gloria Roselli è curatrice del Museo di Antropologia – Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze, dove si è, tra l’altro, dedicata allo studio delle collezioni donate da Fosco Maraini.
Introduzione di Franco Cardini
- I. Le pietre di Gerusalemme
- II. Gerusalemme di ferro e di piombo
- III. L’ombelico del mondo
- IV. Danze ai piedi d’un muro
- V. La città di Melchisedek
- VI. Dal deserto alla terra promessa
- VII. Re, nella gloria e nella disgrazia
- VIII. Nelle profondità, sotto il Monte Ophel
- IX. «Ho trovato il libro della Legge»
- X. Tante biblia in una Bibbia
- XI. Tempi dotti e disincantati
- XII. Nella piazza della luna santificata
- XIII. Un Tempio ricostruito
- XIV. L’Universo, una serie di eventi
- XV. Una città distrutta
- XVI. Anastasis, Resurrezione
- XVII. Dalla Moschea Sacra alla Moschea Remota
- XVIII. Dove le anime si radunano
- XIX. Deus le volt
- XX. Ancora gagliardamente vivo
Nota al testo di Maria Gloria Roselli
Indice dei nomi
Hiroshima – Il “Day After” dei Sopravvissuti
Titolo originale: Hiroshima
Autore/i: Hersey John
Editore: Bompiani
traduzione di Carlo Bianchi (parti I-IV), Carlo Maria Pellizzi (parte V), in copertina: Orologio ritrovato a Hiroshima; le lancette segnano l’ora dell’esplosione, Hiroshima, Museo della Pace.
pp. 176, Milano
Hiroshima è la storia di sei esseri umani passati attraverso la più grande catastrofe che l’uomo abbia mai provocato. John Hersey riferisce quello che queste persone – un’impiegata, una sarta, un medico, un pastore metodista, un giovane chirurgo, un gesuita tedesco – stavano facendo alle ore 8.15 del 6 agosto 1945, allorché Hiroshima venne distrutta dalla prima bomba atomica mai lanciata su una città.
Sconvolgente nella sua scarna, impassibile obiettività , il racconto illustra quindi – ora dopo ora, giorno dopo giorno – il successivo corso di quelle sei esistenze.
Il New Yorker del 31 agosto 1946 dedicò a questa storia tutte le sue pagine. La ripercussione immediata fu enorme: il racconto di Hersey fu ripubblicato sulla stampa statunitense e in altri paesi innumerevoli giornali gli dedicarono i loro editoriali.
Quasi quarant’anni dopo la prima pubblicazione del suo lavoro, John Hersey è tornato a Hiroshima alla ricerca delle persone delle quali aveva raccontato la storia. La precedente edizione di questo libro (che, tradotto da Bompiani nel 1947, rappresentò per il pubblico italiano fonte di tempestiva informazione su quella prima catastrofe nucleare) si arricchisce cosi di un nuovo capitolo conclusivo, ossia del resoconto di quello che l’autore è venuto a sapere intorno ai suoi protagonisti – i differenti modi in cui ciascuno di loro si è confrontato col proprio passato e ha saputo portare avanti il proprio presente.
John Hersey è nato nel 1914 a Tientsin in Cina, ove è vissuto fino al 1925, allorché la sua famiglia ritornò negli Stati Uniti. Ha studiato a Yale e a Cambridge e ha poi lavorato per parecchi anni come giornalista. Dal 1947 dedica la maggior parte del proprio tempo alla narrativa. Ha vinto il premio Pulitzer, ha insegnato per vent’anni a Yale ed è membro dell’Accademia Americana di Lettere e Arti, Vive a Key West, in Florida, e a Vineyard Haven, nel Massachusetts.
Esportare la Democrazia – State-Building e Ordine Mondiale nel XXI Secolo
Titolo originale: State-building. Governance e World Order in the 21st Century
Autore/i: Fukuyama Francis
Editore: Lindau
unica edizione, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Silvia Castoldi, Marco Passarello.
pp. 176, Torino
«Brillante, equilibrato, acuto.
Fukuyama analizza quella che oggi è forse la questione politica più importante.
Un saggio obbligatorio per l’Amministrazione Bush, per i suoi denigratori e per i leader politici di tutto il mondo.»
(Robert Kagan, autore di Paradiso e Potere)
Dopo aver clamorosamente predetto la fine della storia e l’egemonia della liberaldemocrazia, Francis Fukuyama analizza in questo suo nuovo libro un tema decisivo: la costruzione dei nuovi stati-nazione. La fine della storia, sostiene Fukuyama, non è un destino automatico e una politica di buon governo sarà sempre necessaria. Gli stati deboli e quelli falliti sono la causa di alcuni dei problemi più seri che minacciano il mondo. Fukuyama spiega in particolare come si possono trasferire a questi stati delle istituzioni pubbliche forti e funzionanti, le sole in grado di assicurare a essi e al mondo intero un futuro stabile e pacifico, e impartisce alcune lezioni tanto semplici quanto spesso disattese su come gli Stati Uniti e l’Europa possono gestire al meglio i casi più scottanti di state-building: l’Afghanistan e l’Iraq.
Francis Fukuyama insegna economia politica internazionale alla Paul H. Nitze School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University di Baltimora. Tra i suoi numerosi volumi, ricordiamo La fine della storia e l’ultimo uomo (Rizzoli), L’uomo oltre l’uomo. Le conseguenze della rivoluzione biotecnologica (Mondadori), La grande distruzione (Baldini Castoldi Dalai).
Globalizzazione
Titolo originale: On Globalization
Autore/i: Soros George
Editore: Ponte alle Grazie
unica edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Valentina Daniele, Laura Sgorbati, rev. di Massenzio Taborelli.
pp. 182, Milano
La globalizzazione non è un gioco a somma zero.
I benefici superano i costi, nel senso che l’aumentata ricchezza prodotta dalla globalizzazione potrebbe essere utilizzata per rimediare alla sue iniquità e agli altri suoi difetti, e ne resterebbe ancora d’avanzo.
L’affermazione è difficile da dimostrare […]
Cionondimeno, tutte le prove indicano che i vincitori potrebbero indennizzare gli sconfitti e uscirne comunque con un guadagno.
Il problema è che i vincitori non indennizzano affatto gli sconfitti.
George Soros gode di un punto di osservazione unico. Da finanziere strapotente si è trasformato prima in filantropo, poi in commentatore dello scenario economico mondiale. E oggi la sua voce è forse la più autorevole fra quelle che hanno analizzato la nascita e lo sviluppo della globalizzazione. Uno sviluppo che, secondo Soros, è avvenuto in modo asimmetrico, per l’incapacità degli attori politici e della istituzioni internazionali di stare al passo con l’evoluzione dell’economia. In passato, con la teoria della ’società aperta’, Soros ci ha messi in guardia sulle storture prodotte dal ’fondamentalismo dei mercati’; ora suggerisce una serie di azioni che possono aiutare il mondo a rientrare in carreggiata. Per aiutare i paesi in difficoltà, Soros propone di utilizzare le riserve del Fondo Monetario Internazionale, coinvolgendo nella gestione degli aiuti la Banca Mondiale. Che a sua volta deve emanciparsi dai paesi finanziatori e legarsi di più alla società civile e alle comunità locali.
Soros sa bene che la sua proposta si scontra con la posizione degli Stati Uniti. Ma dopo l’11 settembre è tempo che gli americani si facciano carico delle responsabilità morali della globalizzazione, perché il liberismo e la geopolitica tradizionale si sono rivelati inadeguati nel fronteggiare i nuovi rischi. Gli Usa, dice Soros, devono passare dall’egemonia unilaterale alla leadership di un movimento internazionale multilaterale, che protegga il mondo dal terrorismo e ridistribuisca la ricchezza. Senza la cooperazione con gli altri popoli non ci sarà difesa possibile. Un saggio di straordinaria forza e lucidità, che indica la strada per un futuro di pace e benessere.
George Soros dirige il Soros Fund Management ed è fondatore di una rete mondiale di istituzioni dedicate ad aiutare le società aperte. È autore di L’alchimia della finanza, Soros su Soros, La crisi del capitalismo globale e La società aperta, usciti in Italia da Ponte alle Grazie.
Vive a New York.
La Parabola del Sindacato – Ascesa e Declino di una Cultura
Autore/i: Accornero Aris
Editore: Società Editrice Il Mulino
unica edizione, premessa e introduzione dell’autorec.
pp. 344, Bologna
In questo volume Accornero rilegge la vicenda recente del movimento sindacale italiano interrogandosi sulle ragioni delle sue alterne fortune. Studiosi e protagonisti hanno solitamente spiegato l’ascesa del sindacato con certe variabili e con altre le cause del suo declino. L’autore individua invece un singolo fattore – il modello rivendicativo basato sull’ideologia dell’egualitarismo – capace di chiarire al tempo stesso i motivi del successo e i presupposti della crisi. Solo così è possibile rendere conto di una parabola, unica tra le esperienze di altri paesi, che nel breve arco di circa due decenni parte dall’«autunno caldo», attraversa gli anni settanta – durante i quali si affermano con decisione il potere contrattuale, l’immagine pubblica e la forza politica delle organizzazioni sindacali – e approda infine alla «marcia dei quarantamila», allo sfaldamento delle strutture unitarie e all’attuale caduta di rappresentatività del sindacato, sancita anche dall’emergere dei «Cobas» e delle «Gilde». Una pagina di storia italiana scritta daH’«interno» e un contributo di grande lucidità critica alla ridefinizione del ruolo futuro di questa istituzione, in un panorama sociale e politico tra i più incerti e tormentati.
Aris Accornero, professore di Sociologia industriale nell’Università di Roma, si è affermato come uno dei più attenti e sensibili interpreti delle trasformazioni in atto nel tessuto socioeconomico del nostro paese. Le sue analisi hanno dato vita a una serie di volumi, tra i quali, con il Mulino, «Il lavoro come ideologia» (1980) e «I paradossi della disoccupazione» (con F. Carmignani, 1986).
La Storia Chimica di una Candela – Sei Lezioni di Chimica alla Royal Institution
Titolo originale: The Chemical History of a Candle
Autore/i: Faraday Michael
Editore: Treves Editore
testo originale inglese a fronte, traduzione e cura di Pier Giorgio Albertazzi, introduzione di Franco Prattico.
pp. XXXVI-248, cinquantatrè tavole illustrate dell’edizione Treves 1871, Milano
«Forse la lezione più significativa che possiamo oggi trarre da questo avventuroso viaggio in sei tappe su un oggetto e un fenomeno apparentemente umile e domestico – almeno per il mondo della prima metà dell’Ottocento – quale il lento consumarsi di una candela, è nella estrema semplicità e chiarezza con cui Michael Faraday, circa un secolo e mezzo fa, condusse per mano il suo pubblico a interrogarsi sui fenomeni che ci circondano nella nostra esistenza quotidiana e sulle loro più usuali manifestazioni, utilizzando la comprensione, così ottenuta, per fare apprezzare la ricchezza del mondo della materia e al tempo stesso svelandone la affascinante complessità. […] Ma dietro le sue ricerche e i suoi tentativi c’era la fondamentale convinzione dell’unità e interconnessione del creato (una convinzione che anche oggi è condivisa da gran parte della comunità scientifica), che nella sua mente riconduceva la vacillante fiammella di una candela alla maestosa ricchezza e complessità del mondo.» (Dall’Introduzione di Franco Prattico)
Michael Faraday (Newington, 1791 – Londra, 1867) nasce in una famiglia di umili origini. Da apprendista libraio approfondisce le proprie conoscenze scientifiche da completo autodidatta, fino a quando non assiste ad alcune lezioni di sir Humphrey Davy, famoso scienziato e direttore della Royal Institution di Londra, del quale riesce successivamente a diventare assistente. La sua eccelsa abilità pratica lo porta in breve tempo a divenire un eccellente chimico e a ricevere numerosi incarichi dalla nascente industria chimica. Dal 1826 gli viene affidato il compito di tenere per il pubblico della Royal Institution delle lezioni divulgative, di cui queste sei conferenze fanno parte, che ben presto diventano un appuntamento fisso di grande successo. Nel corso degli anni da Faraday provengono innumerevoli contributi in ogni campo della ricerca chimica e fisica, grazie alla sua insaziabile curiosità scientifica e alla rara abilità pratica di cui è dotato, tanto che si può ragionevolmente affermare che Faraday sia stato il maggior scienziato sperimentale chimico e fisico mai vissuto.
Portella della Ginestra – La Strage che ha Cambiato la Storia d’Italia
Autore/i: La Bella Angelo; Mecarolo Rosa
Editore: Nicola Teti Editore
terza edizione, prefazione di Paolo Serventi Longhi.
pp. 304, numerose tavole b/n f.t., Milano
Questo saggio è il risultato di un accurato riesame critico degli Atti relativi all’istruttoria e ai tre gradi di giudizio del processo sulla strage di Portella della Ginestra, dell’ampia bibliografia, delle cronache giornalistiche, dei lavori della Commissione Parlamentare Antimafia, dei documenti resi accessibili presso la Direzione degli Istituti di Pena, il Ministero di Grazia e Giustizia e negli archivi di Stato, della documentazione dell’OSS-CIA desecretata e resa pubblica. Ne è derivato un racconto scorrevole e avvincente, una verità ben diversa da quella ufficiale. Quell’eccidio non fu soltanto la prima strage di Stato della storia della Repubblica, ma una deliberata provocazione, architettata Oltreatlantico con l’obiettivo di suscitare una reazione popolare tale da giustificare la messa fuori legge del PCI, evitata per la saggezza e lungimiranza dei dirigenti di quel Partito.
Con Portella della Ginestra ebbe inizio un disegno politico che condizionò non solo la storia della Sicilia ma dell’intera Nazione. Gli Autori, negli anni 1950-52, seguirono a Viterbo le udienze del processo alla banda Giuliano. Recentemente hanno prestato la loro consulenza storica al regista Paolo Benvenuti per il film “Segreti di Stato”.