Nascita di Immagini – E Altri Scritti su Religione, Storia, Ragione
Titolo originale: Religions, Historie, Raison
Autore/i: Vernant Jean-Pierre
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, premessa di Mario Vegetti, traduzione Angela Montagna, collana: L’Arco n° 4.
pp. 156, Milano
… Sono i greci ad averci inventati. In particolare definendo un tipo di vita collettiva, un tipo di atteggiamento religioso e anche una forma di pensiero, di intelligenza, di tecniche intellettuali, di cui siamo in gran parte loro debitori. La storia d’Occidente comincia con loro… (Jean-Pierre Vernant)
Con i suoi studi di storia e antropologia delle religioni. Jean-Pierre Vernant ha trasformato in profondità la nostra rappresentazione del mondo antico: letteratura, filosofia, strutture della mentalità collettiva illuminano il ruolo del mito, ricevendone al tempo stesso nuovo significato. I saggi raccolti in questo volume non solo presentano una sintesi della sua lunga ricerca, ma anticipano anche i risultati degli sviluppi più recenti, in un’indagine affascinante sulle forme dell’immagine e dell’immaginazione presso i Greci.
Jean-Pierre Vernant è stato uno storico della filosofia, storico delle religioni e antropologo francese. Studioso dell’età classica, si è occupato in modo particolare della mitologia greca.
Premessa
- Religione greca, religioni antiche
- Storia e struttura nella religione romana arcaica
- Linguaggio religioso e verità
- Storia e psicologia
- Morale, storia e società
- Categorie dell’agente e dell’azione nell’antica Grecia
- Ragione di ieri, ragione di oggi
- Nascita di immagini
- Immagine e imitazione
- L’immagine come sembianza
- Dall’apparizione all’apparenza
- L’apparire
- Demiurgia e imitazione
- Le immagini parlate
- La phantasia
- La mimetica nella tradizione orale
- Imitazione e divenire sensibile
- La svalutazione dell’immagine
- L’essere e l’apparire
- Buona e cattiva imitazione
- Osservazioni finali
Le Strade di Polvere
Autore/i: Loy Rosetta
Editore: Giulio Einaudi Editore
collana: Supercoralli, in sovraccoperta: Les maisons Cabassud di Camille Corot, 1835-40.
pp. 252, Torino
L’amore, la guerra, i bambini, la morte. Il tempo dei desideri che si consumano, dei balli, delle stagioni, della gioventù, il tempo crudele e magico di tutto ciò che non lascia traccia. La storia di una famiglia monferrina, dalla fine dell’età napoleonica ai primi anni dell’Italia Unita.
Rosetta Loy è nata e vive a Roma. Presso Einaudi ha pubblicato La bicicletta (1974, Premio Viareggio opera prima), La porta dell’acqua (1976), Le strade di polvere (1987, Premio Campiello e Viareggio), La parola ebreo (1997, Premio Fregene e Rapallo-Carige), Ahi, Paloma (2000), Nero è l’albero dei ricordi, azzurra l’aria (2004, Premio Bagutta) e Forse (2016). Per la collana «Scrittori tradotti da scrittori» di Einaudi ha tradotto Dominique di Fromentin e La principessa di Clèves di Madame de La Fayette. Ha inoltre pubblicato, presso altri editori, L’estate di Letuqué (Rizzoli 1982), All’insaputa della notte (Garzanti 1984), Sogni d’inverno (Mondadori 1992), Cioccolata da Hanselmann (Rizzoli 1995).
- Il Pidrèn
- I cosacchi
- Gavriel e Luìs
- Le mele rusnent
- Braida
- Il dragone Junot
- Il violino del Giai
- Epilogo
Viaggi
Titolo originale: Travels
Autore/i: Crichton Michael
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Caterina Ranchetti.
pp. 448, Milano
Rassicurato dalle sue abitudini sedentarie, portato a ridurre l’esperienza a una rete di idee, opinioni, dati astratti, l’uomo occidentale sta perdendo ogni giorno di più il senso della concretezza del vivere. Ha rinunciato da tempo alla dimensione dell’avventura, e si sta precludendo anche i contatti più elementari con il mondo che lo circonda. Gli abitanti delle moderne metropoli non riescono nemmeno a vedere le stelle di notte, ed è facile per loro perdere un orientamento che non è soltanto spaziale, ma investe il senso profondo della vita. Per Michel Crichton, l’autore di libri fortunatissimi come
Andromeda, Congo e Sfera, viaggiare significa anzitutto poter tornare a fare esperienze dirette, conoscersi di più, mettersi alla prova, cioé cercare di superare i propri limiti e le proprie paure. Ecco dunque Crichton in mezzo a un branco di squali nel mare di Tahiti, tra gli aborigeni della Nuova Guinea, o gli elefanti e i gorilla dell’Africa; o ancora, nel deserto americano, quasi una soglia attraverso la quale ci si può addentrare nei territori dell’esperienza parapsicologica.
Crichton sa bene che ogni viaggio esteriore è un completamento di quello psichico che dobbiamo compiere all’interno di noi stessi. Tra le pagine più belle del volume andranno ricordate quelle dedicate agli anni di apprendistato alla Harvard Medical School, in cui lo scrittore racconta con tocchi incisivi la propria esperienza di medico, ed espone le sue considerazioni sulla professione e sul rapporto con i pazienti. Uomo di scienza, Crichton non rinuncia ad avvicinarsi a dimensioni spirituali che, ad onta di ogni scetticismo e di ogni ironia, continuano a tentare l’uomo di oggi. Ed è proprio questa continua tensione tra avventura esterna e viaggio interiore a garantire l’interesse del volume.
Michael Crichton, nato a Chicago nel 1942, ha frequentato lo Harvard College e la Harvard Medical School, e ha lavorato come ricercatore presso il Salk Institute di La Jolla, in California. Abbandonata la carriera medica, ha firmato una serie di romanzi di grande successo Internazionale, tra cui in edizione Garzanti Andromeda, Il terminale uomo, La grande rapina al treno, Mangiatori di morte, Congo e Sfera. E inoltre autore di un volume saggistico, La vita elettronica, anch’esso tradotto da Garzanti. Come regista ha diretto Il mondo dei robot, Coma profondo e la versione cinematografica de La grande rapina al treno.
Il Padiglione d’Oro – Romanzo
Titolo originale: Kinkakuji
Autore/i: Mishima Yukio
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
terza edizione, traduzione dal giapponese di Mario Teti, collana: I Narratori.
pp. 256, Milano
Non c’è recensore, in Giappone e fuori, che, cercando parentele o fonti d’ispirazione per questo capolavoro della letteratura giapponese moderna, non abbia fatto il nome di Dostoevskij. Incominciarono i giapponesi: per quanto la cosa possa apparire sorprendente, la voga di Dostoevskij aveva raggiunto nell’immediato dopoguerra un’ampiezza senza precedenti e nel triennio 1947-50 Delitto e castigo era stato uno dei più clamorosi best-seller della storia dell’editoria nipponica. È appunto nel 1950 che avvenne il fatto che ispirò a Mishima questo Padiglione d’oro, che è del 1958: un giovane accolito buddista, deforme e balbuziente, dà fuoco a uno dei maggiori monumenti dell’arte giapponese, il padiglione di un celebre santuario di Kyoto, il Kinkakuji, il quattrocentesco tempio zen. La storia di questo clamoroso gesto è raccontata da Mishima con aderenza alla cronaca, ma in modo da assegnare un senso simbolico ossia problematico all’azione del piromane. La chiave dell’ossessione di Mizoguchi, Mishima la ricerca in quell’attesa quasi magica della grande distruzione che rappresenta il tema profondo di tutta la prima parte del libro fino al giorno della sconfitta bellica del Giappone. La calata agli inferi si svolge sul tema di straordinarie, attonite rievocazioni di memorie dell’infanzia. Il tema della bellezza suprema del padiglione affonda le sue radici in un’ossessione infantile esorcizzata dallo storpio Mizoguchi con un atto che trova giustificazione anche nella dottrina buddista della morte al mondo e della cancellazione del bello in quanto pura apparenza.
Dostoevskij diventa un punto di riferimento possibile ma lontano: al di là del motivo della redenzione attraverso il male, al di là delle motivazioni per così dire freudiane e delle implicazioni sociali (gli echi dell’apocalisse bellica), prorompe quel culto dell’assoluto cui le tradizioni zen forniscono raffinati supporti logici e psicologici.
Yukio Mishima, considerato uno dei massimi scrittori giapponesi, nasce a Tokyo nel 1925 e muore suicida nel 1970. Feltrinelli ha pubblicato le sue opere di maggior successo: La voce delle onde (1961), Il padiglione d’oro (1962), Dopo il banchetto (1964), Confessioni di una maschera (1969), Trastulli di animali (1983), Lezioni spirituali per giovani Samurai (1990), La foresta in fiore (1991), Musica (1993), la tetralogia Il mare della fertilità, con Neve di primavera (2009), A briglia sciolta (2010), Il Tempio dell’alba (2011) e La decomposizione dell’angelo (2012), Colori proibiti (2009), Il sapore della gloria (2010), La scuola della carne (2013) e, nella collana digitale Zoom, Diario di preghiere (2013). Feltrinelli ha inoltre pubblicato Le ultime parole di Mishima, una doppia intervista di due celebri critici letterari giapponesi, Furubayashi Takashi e Hideo Kobayashi (2001).
I Leoni d’Argouges
Titolo originale: Les lions diffamés
Autore/i: Naudin Pierre
Editore: Sonzogno
prima edizione, traduzione di Riccardo Mainardi, in copertina: illustrazione di Margherita Camorali.
pp. 578, 1 illustrazione b/n f.t., Milano
Vigliacchi.
Impostori.
Mio padre non è un traditore.
Si è battuto col coraggio di una tigre quando all’Ecluse scorrevano fiumi di sangue e gli inglesi avevano la meglio. Se qualcuno tradì, non fu mio padre. Gli stendardi d’Argouges sono nel fango.
I leoni d’Argouges patiscono pubblica infamia.
Ma questo disonore che vorreste far ricadere sul nostro capo ricadrà invece sul vostro. Voi siete i traditori. Voi i vili. Voi i bugiardi. Voi i pavidi. C’e un uomo tra voi? No, se nessuno leverà la voce e la mano a far cessare quest’orrore. Gente senza onore, che condanna un innocente.
Padre mio, abbiate fiducia. Laverò quest’onta. Alzate la testa con orgoglio, padre. Giacché non c’é nulla di cui dobbiate arrossire, e la calunnia insozza chi la fa, non chi la subisce.
Un giorno sarete orgoglioso di vostro figlio Ogier, padre mio. Sarò degno di voi. Sono solo un ragazzo, è vero. Ho tredici anni appena e posso soltanto ingoiare lacrime amare mentre le insegne d’Argouges sono trascinate nella polvere.
Gli uomini sono qui, raccolti attorno al palco dell’infamia. Almeno, parrebbero uomini, se non fosse per quella luce nei loro occhi, la luce della paura, che fa preferire una comoda menzogna a una pericolosa verità.
Laggiù, le donne. Le intravedo con le loro cuffie colorate alle finestre del castello. Anche loro assistono a questa atrocità.
Ma crescerò, padre. Diventerò un cavaliere. Conoscerò il mestiere delle armi. Conoscerò la guerra e farò paura. Conoscerò l’amore e sarà il mio cuore a tremare. Sarò condottiero e uomo di corte, saprò maneggiare la spada davanti al nemico e la viola davanti all’amata. Vivrò mille avventure in questa Francia crudele e gentile popolata da guerrieri in armatura e dame use all’amor cortese.
Sarà come una favola splendida d’amore e di guerra, tale da far invidia agli eroi di Omero; e a ogni parola, a ogni verso che aggiungerò alla mia chanson de geste, i leoni d’Argouges risorgeranno fieri dalla polvere, su, in alto, sempre più in alto, ad agitare nel vento le loro folte criniere d’oro.
Nato nel 1923, Pierre Naudin ha esercitato diversi mestieri praticando tra l’altro lo sport a livello agonistico. Appassionato studioso del Medioevo, ha dedicato cinque anni alle ricerche necessarie per la stesura di I leoni d’Argouges, suo nono romanzo. Paragonato dalla critica entusiasta a Jack London per il senso dell’avventuroso, ma anche a John Steinbeck per la forte tensione drammatica che sa imprimere al racconto, Naudin si è riconfermato con questo romanzo cavalleresco dagli accenti epici uno scrittore di forte temperamento capace di comunicare con immediatezza al lettore tutto il fascino di un’epoca favolosa e lontana.
Profumo di Ghiaccio
Titolo originale: Kooritsuita Kaori
Autore/i: Yoko Ogawa
Editore: Il Saggiatore
traduzione di Paola Scrolavezza.
pp. 224, Milano
Ryoko, una giovane giornalista, vuole scoprire le ragioni del suicidio del suo compagno.
L’uomo in un laboratorio di profumi creava fragranze conturbanti grazie a un’incomparabile memoria olfattiva e a uno spiccato talento matematico. Gli unici indizi da cui partire sono le frasi enigmatiche trovate in un floppy-disk e l’ultimo profumo, «Fonte del ricordo», creato da Hiroyuki appositamente per lei.
Inizia un viaggio a ritroso nel tempo, dalla casa natale del ragazzo fino a Praga, per ricomporre le tessere di un enigma misterioso. Perché Hiroyuki le ha nascosto la verità? Perché non le ha rivelato il suo passato di genio della matematica? Qual é il rapporto tra l’uomo timido e riservato che lei amava e il ragazzo prodigio che pattinava divinamente davanti a un pubblico di fan entusiasti?
Ryoko cerca corrispondenze tra due ritratti: quello che la memoria degli altri gradualmente le restituisce e quello che affiora dai propri ricordi, rinnovando i momenti più preziosi del loro amore.
Con una scrittura analitica, tagliente e di- staccata, Yoko Ogawa avvolge i suoi personaggi in un universo di legami invisibili e misteriosi, dove – come succede nella grande tradizione letteraria giapponese – i destini sono già scritti nei nomi, come il «freddo» nell’ideogramma di Ryoko, In una ambivalenza tra piano reale e immaginario, inconscio e vissuti concerti, Profumo di ghiaccio raggiunge il cuore dei lettori, per dare espressione all’indicibile dolore del vivere. Li conduce nelle profondità delle passioni più intime, dove solo la magia della poesia può arrivare.
Yoko Ogawa, nata nel 1962 nella Prefettura di Okayama, ha studiato a Tokyo, laureandosi in Arte e letteratura. È considerata una tra le più importanti scrittrici giapponesi contemporanee. Le sue numerose opere sono state pubblicate in Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Taiwan e Cina. In Italia sono usciti Hotel Iris (il Saggiatore Tascabili, 2009), La Casa della luce (il Saggiatore, 2006), vincitore del premio Akutagawa nel 1990, L’anulare (Adelphi, 2007), La formula del professore (il Saggiatore, 2008) e Una perfetta stanza di ospedale (Adelphi, 2009).
I Maschi – La Psicologia degli Uomini • Un Viaggio tra Figli, Padri, Mariti e Amanti
Autore/i: De Camillis Stefano
Editore: Edup – Edizioni dell’Università Popolare
nuova edizione completamente rinnovata, introduzione dell’autore.
pp. 192, Roma
Cosa cercano gli uomini in una donna? Come mai il sesso è di così cruciale importanza? Chi è un dongiovanni e chi, invece, un casanova? Perché molti cercano le prostitute? Cosa succede ad un uomo quando diventa padre? Quali sono le fantasie erotiche degli uomini? Quale rapporto c’è tra queste e la pornografia? Come mai è così importante il rapporto con la mamma? Chi è e cosa fa l’uomo geloso? Che rapporto hanno gli uomini con le emozioni? Come mai, a volte, gli uomini scappano? È meglio il corteggiatore playboy, il ragazzo Peter Pan, o il tipo problematico? Cosa fanno gli uomini nella crisi di mezza età? Insomma, che differenza c’è tra gli uomini e le donne?
Stefano De Camillis, è psicologo e psicoterapeuta sistemico. Insegna psicologia presso l’Università Popolare di Roma, dove dirige anche il Centro di consulenza psicologica. Perla EDUP ha pubblicato Uscire indenni dalla terza età (1994), La conduzione della classe (1997), Piccolo dizionario della comunicazione interpersonale (1999), Dreamwork, lavorare con i sogni (2001). È inoltre autore di: Immagini della famiglia (Roma 1992), I giovani adulti (Roma 1999), Il linguaggio dei sogni (Roma 2004).
Terrore Infinito – La Questione Palestinese dalla Guerra del Golfo all’Intifada
Autore/i: Chomsky Noam
Editore: Edizioni Dedalo
introduzione di Serena Marcenò e Salvo Vaccaro, trduzione di Serena Marcenò, capitolo VII tradotto da Salvo Vaccaro.
pp. 432, Bari
Questa raccolta di testi di Noam Chomsky, inediti in Italia, ripercorre un decennio di attenzione continua del politologo e linguista americano sui problemi mediorientali. Articoli, saggi e conferenze testimoniano non soltanto una continuità d’analisi, scevra dalle suggestioni propagandistiche e dai facili entusiasmi, ma anche una specifica lucidità di comprensione della complessità degli eventi il cui intrico rappresenta una sfida per l’ordine e la sicurezza dell’intero bacino mediterraneo. Muovendo dall’instaurazione del Nuovo ordine mondiale all’indomani della guerra del Golfo (1991), e transitando attraverso l’esame degli accordi di Oslo I e II (1993-95), Chomsky prende in considerazione le fondatezze delle speranze di pace affidate a politiche confliggenti con quella tensione diffusa sia nel mondo arabo che in quello israeliano, e occidentale più in generale. In tal senso denuncia il ruolo per niente mediatore degli Usa, la cui politica integra la questione palestinese in una più raffinata strategia di dominio globale che vede nei governi israeliani, con lievi sfumature secondo il colore politico, il «gendarme periferico», fedele alla stessa superpotenza. L’Intifada scoppiata nel 2000 e la recente escalation tesa allo sterminio «sempiterno» del problema palestinese viene colta in tutta la sua drammaticità, spiegando come la fragilità intrinseca degli accordi di pace abbia dilazionato nel tempo un conflitto inserito a tutto tondo e non casualmente nella nuova èra aperta dopo l’11 settembre con la campagna di terrorismo statuale contro le formazioni terroristiche e gli «stati fuorilegge».
Noam Chomsky (1928) è il più noto linguista vivente. Lavora presso il Department of Philosophy & Linguistics del MIT. Sin dagli anni Sessanta si è accreditato come tra gli analisti più lucidi e radicali della politica mondiale e delle sue ingiustizie. Tra i suoi ultimi lavori, Il nuovo militarismo umanitario (Trieste 2000), Egemonia americana e «stati fuorilegge» (Bari 2001), 11 settembre. Le ragioni di chi? (Milano 2001).
L’89 e certamente uno spartiacque epocale. All’euforia di una unificazione planetaria della Storia umana è, tuttavia, lentamente subentrata una sensazione di impotenza e di ansia. Ogni voce dissonante sembra sommersa da un rumore di fondo pervasivo e insistente, che impedisce di distinguere. Anche la produzione di libri si inserisce in questa atmosfera irreale. Il mondo sembra omologarsi ad un’immensa borsa finanziaria, concentrata su tabelle che segnalano quotazioni, sigle, cifre.
L’epilogo della pretesa “moderna” di controllare l’esperienza, la vita e la natura e la trasformazione dell’accadere quotidiano in una specie di allucinazione dove si e perso il senso del limite e il confine fra immaginario e reale. Bisogna allora guardare se ci sono crepe, lacerazioni che lasciano intravedere un ulteriore spazio mentale. E necessario sostenere la ricerca di nuovi percorsi, e l’ambizione a pensare il futuro.
La collana si propone di promuovere diverse “letture critiche” del mondo contemporaneo per tentare di decifrare la trama dei processi in atto e fornire stimoli a chi si interroga sul senso del nostro presente. Il carattere “globale” delle trasformazioni impone una visione ampia dall’analisi, che non si limiti ai saperi specialistici e che, a partire dalle specialità locali, faccia emergere tutto ciò che resiste all’omologazione universale. Per questa ragione, sebbene si rivolga ad un pubblico essenzialmente italiano, la collana intende avere una dimensione internazionale, essenzialmente europea, ma con un’attenzione anche alla società statunitense, le cui trasformazioni anticipano sempre più quelle del Vecchio Continente.
Hitler e la Lancia del Destino – Il Potere Esoterico dell’Arma che Trafisse il Costato di Cristo
Titolo originale: The Spear of Destiny
Autore/i: Ravenscroft Trevor
Editore: Edizioni Mediterranee
seconda edizione, traduzione di Roberta Rambelli.
pp. 376, nn. tavole b/n f.t., Roma
Da circa 2000 anni, cioè dal momento in cui penetrò nel fianco di Cristo, alla «Lancia del Destino» sono stati attribuiti straordinari poteri occulti. Questo libro ne riporta la leggenda e ne narra le vicende durante il declino dell’Impero Romano, il Medio Evo e il nostro secolo.
Racconta la storia della catena di uomini che possedettero la Lancia, da Erode il Grande a Carlo Martello, da Barbarossa agli Asburgo a Hitler, e il modo in cui essi cercarono di modificare il corso della storia brandendo i suoi occulti poteri per il Bene o per il Male.
Il capitolo finale descrive la battaglia fra Luce e Ombra, che si è svolta dietro i cambiamenti di scena del XX secolo, e per la prima volta, lo sviluppo occulto delle facoltà medianiche di Adolf Hitler viene descritto dettagliatamente, mostrando come egli perseguì i suoi scopi e la conquista del mondo tramite pratiche magiche.
Elogio delle Vagabonde – Erbe, Arbusti e Fiori alla Conquista del Mondo
Titolo originale: Éloge de Vagabondes. Herbes, Arbreset Fleurs à la Conquête du Monde
Sottotitolo
Autore/i: Gilles Clément
Editore: DeriveApprodi
prima edizione, prefazione all’edizione italiana di Andrea Di Salvo, traduzione di Patrizia Caporaso e Olga Zangrillo, collana: DeriveApprodi n° 87.
pp. 128, ill. a colori e in b/n f.t., Roma
Panace di Mantegazzi, porracchia sudamericana, fico d’India, papavero sonnifero, poligono del Giappone, erba della Pampa… trasportate dal vento, dagli animali o dalle suole delle scarpe, anche nelle nostre contrade le erbe vagabonde hanno conquistato, con coraggio e vitalità, giardini, scarpate e terreni incolti. Eppure, le erbe vagabonde non hanno buona nomea: le si chiama anche erbacce, piante selvatiche, piante infestanti e spesso si vieta loro un diritto all’esistenza. Piante nemiche, ma davvero così pericolose?
Gilles Clément, paesaggista francese e inventore del «giardino in movimento» nel quale coltiva felicemente queste piante dai nomi esotici, in questo libro sceglie di farne l’elogio. Di queste erbe racconta la storia, le origini, il modo in cui le ha incontrate. E spiega come l’uomo, i diserbanti, il cemento, i dissodamenti e le coltivazioni industriali abbiano permesso a queste piante randagie di insediarsi e crescere. Coniugando il talento del giardiniere a quello di scrittore, in nome della difesa della mescolanza planetaria, ci consegna un libro dove letteratura e botanica coesistono a difesa della diversità. Un libro che è insieme una filosofia del paesaggio, e della relazione tra uomo e piante, e un manuale per imparare ad amare anche le erbe senza fissa dimora.
… Le piante viaggiano. Soprattutto le erbe. Si spostano in silenzio, in balìa dei venti. Niente è possibile contro il vento. Se mietessimo le nuvole, resteremmo sorpresi di raccogliere imponderabili semi mischiati di loess, le polveri fertili. Già in cielo si disegnano paesaggi imprevedibili. Il caso organizza i dettagli, per la diffusione delle specie ricorre a ogni possibile vettore. Non c’è nulla che non sia adatto al trasporto: dalle correnti marine alle suole delle scarpe. Ma la gran parte del viaggio spetta agli animali. La natura prende in prestito gli uccelli consumatori di bacche, le formiche giardiniere, le docili pecore, sovversive, il cui vello racchiude campi e campi di sementi. E poi l’uomo. Animale tormentato in continuo movimento, libero scambiatore della diversità. L’evoluzione ha il suo tornaconto. La società no. Il minimo progetto di gestione cozza contro il calendario delle previsioni. Come ordinare, gerarchizzare, imporre, quando a ogni angolo spuntano possibilità? Come conservare il paesaggio, gestirne il dispendio se si trasforma col passare degli uragani? Quale schema tecnocratico applicare agli straripamenti della natura, alla sua violenza? Al cospetto dei venti e degli uccelli rimane il problema dei divieti. La natura creativa condanna il legislatore a rivedere i testi, a cercare parole rassicuranti. E se la assicurassimo contro la vita? Un simile progetto – la sicurezza a qualunque costo – trova alleati inattesi: i radicali dell’ecologia, i difensori della nostalgia. Nulla deve cambiare, ne va del nostro passato, dicono gli uni; nulla deve cambiare, ne va della diversità, dicono gli altri. Maledetto vagabondaggio! Il discorso va oltre. Diventa politico, mette insieme gli animi sulla necessità di sradicare le specie venute da altri luoghi. Cosa diventeremo se gli stranieri occupano le nostre terre? È questione di sopravvivenza. La scienza corre alla riscossa: l’ecologia, ostaggio dei suoi integralisti, serva da argomento. È qui che nasce l’impostura: i calcoli statistici, la levata dei censimenti portano a un genocidio tranquillo, planetario e legale. E al contempo si configura un’impostura di più larga scala: far passare per patrimonio il minimo carattere identitario – un sito, un paesaggio, un ecosistema – così da poterne spazzare via ciò che non sta lì a ribadirlo. In nome della diversità – tesoro da preservare per inconfessabili calcoli: non c’è forse da guadagnarci qualche soldino, qualche brevetto da registrare? – le energie si mobilitano contro l’intollerabile processo dell’evoluzione. Per cominciare, ce la prendiamo con gli esseri che con quel luogo non hanno niente a che fare. Soprattutto se lì sono felici. Anzitutto eliminare, poi si vedrà. Regolare, registrare, fissare le norme di un paesaggio, le quote di esistenza. Definire nemici, pestilenze o minacce gli esseri che osano valicare questi limiti. Istruire un processo, definire un protocollo d’azione: dichiarare guerra Questo libro si oppone a un atteggiamento ciecamente conservatore. Vede nella molteplicità degli incontri e nella diversità degli esseri altrettante ricchezze apportate al territorio. Io osservo la vita nella sua dinamica. Col suo normale tasso di amoralità. Non giudico, ma prendo le parti di quelle energie suscettibili di inventare situazioni nuove. Probabilmente a scapito del numero. Diversità di configurazioni contro diversità degli esseri. Una cosa non vieta l’altra. Elogio delle vagabonde si limita al giardino: al pianeta visto come tale. Al giardiniere, passeggero della Terra, mediatore privilegiato di matrimoni inattesi, attore diretto e indiretto del vagabondaggio, a sua volta vagabondo.
Clément Gilles, paesaggista, scrittore, agronomo ed entomologo francese, ha progettato moltissimi giardini. In italiano sono state tradotte le seguenti opere: Manifesto del terzo paesaggio (Quodlibet, 2005), Nove giardini planetari (Publishing, 2007), Il giardiniere planetario (Publishing, 2008).
Prefazione all’edizione italiana di Andrea Di Salvo
Alcune vagabonde
- La panace di Mantegazzi
- Verbasco e tasso barbasso
- Le enotere
- Il cardo asinino
- Il ginestrone
- Il finocchio
- Il toccacielo
- Il fico d’India
- Il cocco
- Il gittaione comune
- L’ambrosia
- La salicaria
- Il lupino
- L’acacia gigante
- Le porracchie di Montevideo
- L’erba della pampa
- L’albero delle farfalle
- Il poligono del Giappone
- Il papavero da oppio o sonnifero
- La lantana
- La cosmea
- La caulerpa
- Le nigelle
Il pianeta, un paese senza bandiera
- I residui
- La “secondarizzazione”, stato di natura trasformata
- La mescolanza planetaria (brassage)
- Il continente teorico
- La risposta dell’habitat
- Il paesaggio oggetto
- Ambiente: natura oggetto
- La dinamica del vivente
- Il giardino planetario
- Elogio delle vagabonde
Bibliografia
Il Segreto
Autore/i: Del Boca Bernardino
Editore: Edizioni L’Età dell’Acquario
in copertina: da un quadro dell’autore dal titolo Sampih nella grotta di Nawa Sangha, fotografia di Francesca De Col Tana.
pp. 224, nn. ill. in b/n n.t., Torino
… La materia è energia. Ogni uomo è soltanto un insieme di energie che rispondono alla sollecitazione invisibile di tante altre energie che lo legano a tutto il creato. La vibrazione dell’energia umana sta per subire un’accelerazione, ciò che porterà alla conquista di un nuovo piano di coscienza. Quest’espansione della coscienza, non soltanto umana, segna l’avvento dell’Età dell’Acquario. Tuttavia, ci dicono gli occultisti: “Le Sette Pelli ci avvolgono ancora…”, e per molti fra noi è ancora quasi impossibile percepire, o comprendere, gli infiniti fenomeni che preparano l’avvento di questa età. Ma basta usare la psicotematica, cioè abituarsi a vedere il lavoro dello spirito e non quello della mente, per intuire le “cose” che le parole non possono ancora descrivere…
Questo libro illustra una fase importante dello sviluppo della coscienza di un esoterista: la scoperta dell’uso del segreto nell’instabile equilibrio fra le energie yin e yang, quelle che creano tutte le illusioni nella nostra realtà tridimensionale. L’esoterista, come l’uomo di buon senso e di buona volontà, deve comprendere il gioco del segreto e imparare ad astenersi dall’usarlo se vuole conquistare la sua armonia interna e permettere così all’Anima di prendere il posto del personaggio. Questo libro prepara alla via del Servizio.
Bernardino Del Boca, antropologo ed esoterista, lavora per lo sviluppo del Nuovo Piano di Coscienza. Ha pubblicato vari libri ed è membro di varie organizzazioni internazionali tra cui: l’American Antropological Association, l’American Association of Physical Antropologist. È capo delegazione per l’Italia della World University di Tucson, Arizona. Scrive usando la psicotematica cioè la tematica dell’anima e non quella della mente.
I Giusti in Tempi Ingiusti
Autore/i: Valori Giancarlo Elia
Editore: Rizzoli
prima edizione, prefazioni di Rita Levi Montalcini, Avi Pazner, Shimon Peres.
pp. 182, Milano
Il XX secolo è stato il secolo dei genocidi: dallo sterminio degli armeni all’Olocausto, dalla morte di milioni di uomini nei gulag staliniani alla Cambogia di Pol Pot alle pulizie etniche in Ruanda, Bosnia e Kosovo negli anni Novanta. Il XXI secolo, che si è aperto con la tragedia delle Twin Towers, è nato sotto il segno del terrorismo, della violenza, dello “scontro di civiltà”. Tuttavia, all’intolleranza e all’odio omicida, frutto di quel Male supremo che periodicamente si manifesta nella storia, si sono sempre opposti uomini e donne che, rischiando in prima persona, hanno agito a favore della dignità dell’uomo, in nome come ricorda Rita Levi Montalcini di quelle leggi morali che dovrebbero governare la vita umana.
Tra questi uomini e queste donne ci sono coloro che, durante le persecuzioni naziste, hanno salvato uno o molti ebrei dallo sterminio: i giusti in onore dei quali si pianta un albero sulla “Collina dei giusti” presso Gerusalemme e a cui Giancarlo Elia Valori ha dedicato il suo libro precedente, Un albero per una vita. Oggi, in questo nuovo saggio, Valori vuole estendere all’intera storia recente l’idea dei giusti e porta alla nostra attenzione coloro che anche nelle situazioni più difficili hanno saputo indicare, con la testimonianza della memoria, le vie della pace e della riconciliazione.
Questa “storiografia dei giusti” è rivoluzionaria, perché permette di scoprire una dimensione degli eventi parallela a quella ufficiale e di leggerli non solo in base a considerazioni politiche, giustificazioni ideologiche o interessi economici. Potrà offrire esempi positivi per sconfiggere i mostri del terrore e dell’odio (come l’antisemitismo che sta rialzando la testa in Europa); e tra gli esempi più limpidi offerti dall’autore c’è quello della vita, dell’opera e del pensiero di papa Giovanni Paolo II, paladino instancabile di una visione della storia basata sulla centralità dell’uomo.
Giancarlo Elia Valori è uno dei più importanti manager italiani. Docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale, nella sua lunga carriera ha ricoperto importanti incarichi in prestigiose società italiane. Tra i suoi libri ricordiamo Il gigante David Ben Gurion tra mito e realtà (Rizzoli 1995) e Un albero per una vita (Rizzoli 2001).
Presentazione di Rita Levi Montalcini
Premessa di Avi Pazner
Prefazione di Shimon Peres
Introduzione
- I – La storia dei giusti
- II – La cultura della testimonianza
- III – Il ruolo dei giusti
- IV – Tra guerra e pace
- V – Antisemitismo in agguato
- VI – Democrazia e fine della storia
- VII – ulture alla ricerca di un dialogo
- VIII – Democrazia e civiltà
- IX – Per una prospettiva di pace
- X – La pace transita per Gerusalemme
L’Altro Segreto della Vita – La Nuova Matematica e gli Esseri Viventi
Titolo originale: Life’s Other Secret
Autore/i: Stewart Ian
Editore: Longanesi & C.
prefazione dell’autore, traduzione di Libero Sosio.
pp. 384, 20 illustrazioni b/n n.t. e nn. tavole a colori f.t., Milano
«Che cos’è la vita? Quali sono le sue origini? In questo studio affascinante, Ian Stewart ci spiega perchè le leggi matematiche sottostanti al comportamento degli organismi viventi possono darci una risposta del tutto nuova a queste domande fondamentali.» (Scientific American)
«Stewart scrive con tle chiarezza che anche il lettore comune riesce ad apprezzare l’audacia intellettuale delle sue teorie». (Booklist)
Il DNA non è il segreto della vita, come annunciarono con entusiasmo Francis Crick e James Watson nel 1953. È un segreto essenziale, ma non l’unico, Un matematico direbbe che il DNA è necessario ma non sufficiente. Crick e Watson lanciarono il DNA al centro della scena, ma uno zoologo dotato di una preparazione matematica, D’Arcy Wentworth Thompson, aveva contemplato un segreto ancora più profondo: il modo di operare delle leggi fondamentali della natura dietro le scene, dove si cela l’altro segreto della vita.
In conseguenza dell’imponente sviluppo della biologia molecolare – e in particolare degli straordinari progressi compiuti nella genetica dall’epica scoperta della doppia elica del DNA nel 1953 fino alla completa sequenziazione del genoma umano nel 2000 – si e sempre più diffusa la convinzione che il DNA racchiuda il segreto della vita, e che ogni essere vivente sia completamente determinato, tanto nella sua forma e struttura fisica quanto nei suoi comportamenti, dalle informazioni racchiuse nel suo codice genetico. Ma le informazioni sulla vita non sono contenute per intero nei geni. È vero che la vita sulla Terra ha una base chimica, e che ogni essere vivente dipende per il suo sviluppo e per la sua riproduzione dal DNA, eppure esso è condizionato dalle leggi che governano l’intero universo, ed è stata la matematica — questo secondo segreto della vita – a guidare l’organizzazione dei sistemi complessi da cui emerge l’intera varietà della vita sul nostro pianeta e a dare impulso all’evoluzione biologica. La nozione che emerge chiaramente da questo libro e che, se il DNA è stato il primo segreto della vita scoperto dall’uomo, il secondo segreto è il controllo matematico dell’organismo in crescita.
Se non si tiene conto di questo secondo segreto non si risolveranno mai i misteri più profondi del mondo vivente, poiché la vita è un’impresa in compartecipazione fra geni e matematica; se il DNA governa la riproduzione, lo sviluppo e la morfologia di tutti gli organismi, esso si limita solo a fornire regole semplici, e la sua azione e vincolata dal principi matematici universali cu obbedisce l’intero universo. Il DNA «non si identifica con le regole, ma ne è solo il veicolo». La funzione della matematica non è quella di spiegare nei dettagli la biologia, bensì di indicare quali proprietà della vita siano il risultato di condizioni iniziali più o meno arbitrarie programmate nel DNA, e quali siano invece conseguenze delle regolarità matematiche profonde dell’universo inorganico. In questa prospettiva, saremo in grado non solo di capire meglio come sia sorta la vita sulla Terra, ma anche quali siano le leggi più profonde cui la vita obbedisce, e quali prospettive possano esserci di trovare in futuro esseri viventi anche su altri mondi.
Jan Stewart, docente di matematica all’Università di Warwick, e un grandissimo divulgatore scientifico, con particolare riferimento alla matematica. Ha scritto, come autore o coautore, numerosi libri. In italiano sono apparsi: Dio gioca a dadi? e (con Martin Golubitsky) Terribili simmetrie. Consulente di New Scientist e dell’Encyclopedia Britannica, è noto al pubblico italiano anche grazie a una popolare rubrica di ricreazioni matematiche tenuta per qualche anno su Le Scienze. Nel 1995 ha ricevuto la prestigiosa Michael Faraday Medal della Royal Society per i suoi contributi alla divulgazione della scienza.
Il Drago nel Cuore
Titolo originale inglese: Yakuza Moon – Titolo originale: Yakuza na Tsuki
Autore/i: Tendo Shoko
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, traduzione dall’inglese di Stefania Cherchi.
pp. 210, Milano
Shoko Tendo lo rivendica fin dall’inizio: è la figlia di un boss della yakuza, la potentissima organizzazione mafiosa giapponese. Ma è prima di tutto una ragazza orgogliosa e ribelle, assetata di libertà, che rifiuta ogni forma di costrizione. Non può naturalmente restare estranea ai modelli di vita che la circondano e reagisce d’istinto alle discriminazioni e alle violenze che lei stessa subisce: a casa, a scuola, nelle risse tra gang giovanili, in riformatorio… E soprattutto dagli uomini, attratti da una bellezza apparentemente fragile e in realtà affilata come una lama. “Il drago nel cuore” è il resoconto, durissimo e sconvolgente, di un’educazione sessuale prima ancora che sentimentale: un crescendo di eccessi e di trasgressioni, all’insegna di una rivolta che è sete di vita e insieme ansia di morte, ricerca delle emozioni più forti e voglia di stordirsi, per dimenticare il cuore nero della propria sofferenza. È la stessa Shoko Tendo a confessarlo con lucidità, quando spiega che “è come se la mia mente e il mio corpo si trovassero in posti diversi”. Del resto il suo è un destino tutto scritto sul corpo, come dimostra la decisione di farsi tatuare sulla schiena il ritratto di una celebre cortigiana, e due draghi vicino al cuore. Gli stupri dell’anima che questa giovane donna ha subito nella forma più estrema sono gli stessi che subiscono milioni di donne, ogni giorno. Il suo cammino verso la consapevolezza, per ritrovare l’unità di corpo e mente al di là degli eccessi, è passato anche attraverso questo libro. E il viaggio di Shoko Tendo – quello della sua vita e quello della sua scrittura – emoziona e coinvolge.
Shoko Tendo oggi vive a Tokyo con la figlia piccola e lavora come scrittrice freelance. In Il drago nel cuore ha raccontato la propria vita e il rapporto con la yakuza.
Dalla Nascita del Linguaggio alla Babele delle Lingue
Titolo originale: Grooming Gossip and the Evolution of Language
Autore/i: Dunbar Robin
Editore: Longanesi & C.
traduzione dall’originale inglese di Libero Sosio
pp. 304, 1 figura b/n, Milano
Le discipline scientifiche sono guardate da molti con timore. Un timore che i libri di questa collana di divulgazione scientifica intendono fugare, proponendo testi di illustri studiosi che coniugano un linguaggio chiaro e accessibile a tutti con il rigore della trattazione. Gli argomenti affrontati sono molteplici e consentono ai lettori di comprendere non solo le nozioni fondamentali delle varie discipline, ma anche le loro nuove frontiere e le sfide a esse legate.
Il linguaggio permea la cultura umana, ed è alla base delle nostre società, oltre che di gran parte della nostra scienza e della nostra arte. Le sue radici affondano nel lontano passato, e tale storia antica fa parte del nostro bagaglio mentale. Grazie al linguaggio noi possiamo fare le cose più notevoli, Eppure a fondamento di tutto cid ci sono menti che non sono infinitamente flessibili, e le cui predisposizioni cognitive sono state progettate per gestire i tipi di società di piccola scala che hanno caratterizzato quasi per intero – eccezion fatta per gli ultimi minuti – la storia della nostra evoluzione.
Se si chiede quale sia la differenza principale tra l’uomo e gli altri animali, una delle risposte più ricorrenti è: il linguaggio. Ma a che cosa si deve l’origine di questa straordinaria capacita, quale il bisogno che la determinò? Secondo Robin Dunbar, la risposta a questi interrogativi si può trovare confrontando |’uomo primitivo con i suoi parenti più stretti, i primati, confronto che evidenzia come gli esseri umani siano caratterizzati da un maggior volume encefalico, dalla dimensione più ampia dei gruppi sociali e, appunto, dallo sviluppo di un linguaggio sempre più complesso. E infatti vero che, per entrambi, la dimensione dei gruppi è determinata dall’estensione della neocorteccia; tuttavia, mentre i primati dedicano una considerevole quantità di tempo alla reciproca pulizia (attività di primaria importanza per assicurare la coesione del gruppo), l’estensione della rete sociale umana (valutabile in 150 individui) renderebbe troppo dispendiosa tale attività. Il linguaggio, dunque, sarebbe nato per colmare questa lacuna, permettendoci di avere più tempo per le interazioni sociali e dimostrandosi efficace perché consente di dedicarci a esse nei modi più diversi. Grazie al linguaggio, infatti, comunichiamo contemporaneamente con più individui, «pubblicizziamo» le nostre qualità in un modo impossibile alle scimmie e infine – ma non è certo la cosa meno importante – produciamo anche a distanza gli stessi effetti derivanti per le scimmie dalla reciproca pulizia. Il risultato di tale «convenienza» è, ai nostri occhi «moderni», evidente: mediante la parola, nel tempo, abbiamo potuto scambiarci informazioni socialmente rilevanti, creare rituali, trasmettere la cultura, favorire l’avvento dell’agricoltura e delle città, produrre e perfezionare la tecnologia. Ma non è tutto:
«Se le femmine hanno formato il nucleo dei primissimi gruppi umani, e il linguaggio si e evoluto proprio per cementarli, ne consegue che i primi esseri umani a parlare devono essere state le femmine», dice l’autore. E le femmine hanno avuto presumibilmente anche un effetto diretto sull’evoluzione dell’intelligenza umana. Il linguaggio può infatti essere stato usato dai maschi per mettere in mostra le proprie doti e farsi scegliere come partner. Se l’abilita del maschio in quest’attività ha qualche relazione con l’intelligenza e col linguaggio, la scelta, da parte delle femmine, attraverso la selezione sessuale, ha influito in modo determinante sull’evoluzione dell’intelligenza, del cervello e del linguaggio stesso di noi tutti, fino ai nostri giorni, e continuerà a farlo quanto più i criteri selettivi della nostra evoluzione si andranno perfezionando nel tempo.
Robin Dunbar è professore di psicologia all’Università di Liverpool. Ha studiato filosofia e psicologia a Oxford ed è stato professore di antropologia biologica al Dipartimento di Antropologia dell’University College di Londra. Ha studiato soprattutto l’evoluzione della mente e dei sistemi sociali dei primati e dell’uomo. Nella sua produzione divulgativa si ricordano Primate Social Systems (1988) e Non sparate sulla scienza (1996), apparso in questa collana.
La Danza dei Maestri Wu Li – Quando la Fisica Incontra le Filosofie Orientali
Titolo originale: The Dancing Wu Li Masters
Autore/i: Zukav Gary
Editore: Edizioni Corbaccio
prefazione di David Finkelstein, introduzione dell’autore, traduzione dall’originale inglese di Massimo Patti, in copertina illustrazione d Alfred Gescheidt.
pp. 418, nn. figure b/n, Milano
Un maestro Wu Li non insegna: danza con il suo allievo perché sa che l’universo danza con lui.
Gary Zukav è il nostro maestro Wu Li e ci conduce per mano nella danza. E all’improvviso la fisica, che a noi Osservatori era sembrata incomprensibile, si rivela un regno scintillante di creazione continua, di continue trasformazioni e annullamenti. Sorpresi, ci rendiamo conto che anche noi possiamo prendere parte alla danza, che da sempre siamo parte della danza.
Leggere La danza dei maestri Wu Li significa provare un immenso sollievo alla scoperta che non dobbiamo sacrificare all’evidenza scientifica il romanticismo, l’eccitazione e la sacralità che caratterizzano la danza universale di particelle, buchi neri e stelle.
All’inizio di questo secolo avviene per la fisica la rivoluzione che, soprattutto nel primo trentennio, modifica radicalmente la concezione dell’universo maturata durante la rivoluzione scientifica del XVI secolo. La relatività di Einstein, il quantum di Pianck, il principio di indeterminazione di Heinsenberg, sostituiscono alla fisica di Newton una fisica che da un lato conduce alla bomba atomica e, dall’altro, a universi paralleli e all’ipotesi che i fotoni siano dotati di possibilità di scelta. Queste grandi trasformazioni sono avvenute grazie a una sofisticatissima strumentazione matematica. La grande sfida del libro di Gary Zukav consiste nel fatto che egli si propone di raccontare la storia della fisica moderna senza fare uso di formule. Bandite l’algebra e le matrici, la storia della fisica di questo secolo viene raccontata soltanto con le parole, la forma di comunicazione più elementare, che, peraltro, è stata sufficiente per permettere alla specie umana di imporsi sul pianeta Terra. I problemi più complessi, come per esempio il fatto che la luce ha nel contempo la natura di onda e quella corpuscolare (un paradosso inammissibile per la fisica newtoniana), vengono esposti con un linguaggio che ne permette la comprensione a ogni lettore, anche digiuno di fisica. Due sono i concetti che, alla conclusione della lettura, rimangono impressi nella mente del lettore: la fisica contemporanea non fornisce leggi di certezza che determinano i fenomeni, ma soltanto leggi di probabilità e la realtà presentata dalla fisica quanto-probabilistica ha molto in comune con la concezione dell’universo propria delle filosofie orientali, simboleggiata dalla danza dei maestri Wu Li.
Viene anche a cadere la distinzione, propria della nostra cultura dal «miracolo greco» in poi, tra soggetto che osserva e oggetto osservato. Tra queste due entità si stabilisce una relazione di influenza reciproca: noi che Osserviamo e ciO che osserviamo. E un quadro affascinante quello che si presenta ai nostri occhi e, per quanto Einstein rifiutasse di ammetterlo, sembra proprio che Dio voglia giocare a dadi col mondo. Ma non è detta l’ultima parola: Zukav rileva come la comunità dei fisici stia vivendo con la sensazione che siano imminenti grandi cambiamenti; la fine del secolo potrebbe, quindi, riservarci altrettante sorprese dell’inizio.
Gary Zukav, ex ufficiale dell’esercito americano, con questo libro ha vinto l’American Book Award per la scienza. I suoi libri sono stati tradotti in dodici lingue e hanno venduto più di un milione di copie ciascuno.
Molecole di Emozioni – Il Perchè delle Emozioni che Proviamo
Titolo originale: Molecules of Emotion
Autore/i: Pert Candace B.
Editore: Edizioni Corbaccio
prefazione di Deepak Chopra, traduzione di Lidia Perria.
pp. 432, Milano
Per quale motivo sentiamo ciò che sentiamo? In che modo i pensieri influiscono sulla nostra salute? Il corpo e la mente sono separati fra loro oppure funzionano in sintonia? In questo libro fondamentale la neuroscienziata Candace Pert fornisce risposte sorprendenti e risolutive a questi interrogativi che tengono impegnati da secoli scienziati e filosofi.
Accertando l’esistenza delle basi biomolecolari delle nostre emozioni e illustrando queste nuove scoperte in stile chiaro e accessibile, l’autrice ci consente di comprendere noi stessi, le nostre sensazioni e i complessi rapporti tra corpo e mente.
L’itinerario che Candace Pert ci fa compiere in Molecole di emozioni è costellato anche di scoperte personali; alle sue ricerche, infatti, si intrecciano la sua storia di donna e di madre e tutti gli ostacoli professionali e personali che ha dovuto affrontare. Questo libro è un’opera fondamentale, ricca di intuizioni e di saggezza, che possiede la rara qualità di modificare il modo in cui vediamo il mondo e noi stessi. La sconvolgente conclusione, vale a dire che sono le nostre emozioni e le loro componenti biologiche a costruire il legame essenziale fra mente e corpo, non si risolve nel ripudio della medicina moderna. Al contrario, le scoperte della Pert integrano le tecniche esistenti, proponendo una nuova interpretazione scientifica del potere che la mente e le emozioni esercitano sulla nostra salute e sul nostro benessere.
Candace B. Pert è ricercatrice nel Dipartimento di fisiologia e biofisica della Facoltà di medicina della Georgetown University a Washington, D.C. dove svolge ricerche sull’AIDS. E apparsa in numerose trasmissioni televisive che hanno affrontato il tema del rapporto tra mente ed emozioni e tiene frequent conferenze sull’argomento in giro per gli Stati Uniti.
Prefazione
- Capitolo 1 – La rivoluzione dei recettori: lezione introduttiva
- Capitolo 2 – Il romanzo del recettore degli oppiacei
- Capitolo 3 – La generazione dei peptidi: la lezione continua
- Capitolo 4 – Cervello e ambizione
- Capitolo 5 – Vita a Palazzo
- Capitolo 6 – Violare le regole
- Capitolo 7 – La biochimica delle emozioni: la lezione continua
- Capitolo 8 – La svolta
- Capitolo 9 – La rete psicosomatica: fine della lezione
- Capitolo 10 – Un figlio del nuovo paradigma
- Capitolo 11 – Tagliarsi i ponti alle spalle per ritrovarsi
- Capitolo 12 – Emozioni capaci di guarire
- Capitolo 13 – La verità
- Epilogo – Peptide T: la storia continua
- Appendice A – Suggerimenti orientati alla prevenzione per condurre una vita sana e felice
- Appendice B – La medicina corpo/mente: terapie complementari
Glossario
Consigli per la lettura
Ringraziamenti
Indice analitico
Gli Insetti Preferiscono le Ortiche – Romanzo
«Io vorrei richiamare in vita, almeno nell’arte, quel mondo delle sfumature che tutti stiamo perdendo.»
Autore/i: Tanizaki Junichiro
Editore: Leonardo Editore
postfazione di Natalia Ginzburg, traduzione di Mario Teti, titolo originale: Tade kuu mushi.
pp. 176, Milano
Pubblicato nel 1928, Gli insetti preferiscono le ortiche rappresenta un svolta nella produzione narrativa di Tanizaki. Romanzo «da camera», da rilievo alle impercettibili sfumature che dalla vita intima rifluiscono nei dialoghi dei protagonisti, tratteggiando una delicata e mestamente ironica commedia dell’incertezza.
Un marito, Kaname, che non ama più o non ha mai davvero amato la moglie Misako e che tollera il suo flagrante adulterio in attesa di un divorzio a cui non sa risolversi; una giovane prostituta, Louise, che placa soltanto lo strazio dei sensi; una giovane donna, O-hisa, che funge da inconsapevole polo magnetico dei desideri di Kaname: e sullo sfondo la malia del Bunraku, il teatro delle marionette di Osaka, simbolo di un ritorno sperato alle tradizioni giapponesi. Una vicenda scritta in punta di penna, una storia aperta in cui i personaggi si muovono «come se tenessero una bacinella d acqua in bilico tra loro, aspettando di vedere da che parte si sarebbe spontaneamente rovesciata».
Junichiro Tanizaki (1866-1965) è uno del massimi scrittori del ’900 giapponese. Traduttore di Baudelaire e di Oscar Wilde, dopo i primi riconoscimenti della critica per i racconti Tatuaggio e Himitsu, pubblicati nei primi anni del secolo, percorse una rapida carriera le cui tappe si possono identificare nelle opere L’amore di uno sciocco (1924), La croce buddista (1928), Libro d’ombra (1933), Neve sottile (1948), La chiave (1959), Diario di un vecchio pazzo (1961-62). Nel 1949 gli fu conferito l’altissimo riconoscimento del premio imperiale per la letteratura.
Via dal Mondo
Un uomo e una donna su un’isola deserta. Soli per un anno, lontani dalla civiltà, tra gli splendori e le insidie di una natura incontaminata
Autore/i: Irvine Lucy
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
traduzione di Riccardo Mainardi, le mappe sono state disegnate da Ted Hatch, la cartina dell’isola di Tuin è di Ian Newsham, titolo originale: Castaway.
pp. 420, numerose fotografie a colori fuori testo, illustrazioni in bianco e nero, Milano
Un uomo e una donna trascorrono un anno intero su un’isola deserta tra la Nuova Guinea e l’Australia. Il loro «esperimento» potrebbe apparire una di quelle imprese pericolose e gratuite di cui abbondano i resoconti di maniera scritti da professionisti del rischio. Ma non è così. I protagonisti di Via dal mondo sono due Robinson naif che inseguono i loro dissimili sogni di evasione con deliziosa irresponsabilità. Come i veri naufraghi, non sono sponsorizzati, e la loro sopravvivenza non è stata scientificamente predisposta. Le loro scorte sono approssimative e patetiche, e la differenza della loro indole tale da far apparire scoraggiante la prospettiva di una lunga convivenza senza alternative. Lei è giovane, colta, di buona famiglia scozzese, più autodisciplinata di lui e nello stesso tempo più fantasiosa e più emotiva; lui è un rude cinquantenne di origine proletaria, esperto di cento mestieri e giornalista autodidatta, riluttante di fronte a qualsiasi programma e incline a vivere alla giornata. Tra questi partner che si conoscono appena, e che solo l’avventura ha riunito, si svolge sulle sabbie bianche dell’isolotto di Tuin, e al cospetto degli squali, una schermaglia psicologica e sessuale addirittura stremante. Prostrato dai dinieghi della donna, nonchè da febbri dovute al morso degli insetti e ai veleni del mare corallino, l’uomo si abbandona all’apatia, e la fuga dal mondo rischierebbe di finire in tragedia senza lo sbarco dei soccorrevoli indigeni che abitano nelle isole vicine. Eterno è il sogno dell’uomo di ritornare a un paradiso incontaminato; è giusto dunque che ogni epoca riscopra per suo conto il mito di Robinson. In Via dal mondo, che ha la grazia ironica di un film come La regina d’Africa di John Houston, ma è anche colmo di intense emozioni davanti alle bellezze e ai pericoli della natura, Lucy Irvine ha raccontato l’anno trascorso all’isola di Tuin con umorismo, incanto e veridicità, insomma con il solo tono che è giusto oggi per raccontare un’avventura come la sua.
Meravigliosa Erboristeria – Metodi Naturali per la Difesa della Salute
Autore/i: Piccione Giuseppe
Editore: Edup – Edizioni dell’Università Popolare
prima edizione, ringraziamenti e introduzione dell’autore, ricerca e produzione fotografica di Giovanni del Savio.
pp. 194, nn. ill. a colori n.t., Roma
Una storia dell’uso delle piante sia per prevenire malattie sia per mantenere lo stato di benessere e di salute della persona.
Informazioni, dettagli, notizie, usi specifici per esporre un’arte che trae origine dalle tradizioni a fondamento delle certezze della scienza attuale.
Inoltre, un apparato illustrativo che rende giustizia dell’attenzione che da sempre l’illustrazione sacra e profana ha avuto nei confronti dell’erboristeria.
Giuseppe Piccione, giornalista medico-scientifico e biologo, insegna Fitoterapia cosmetica naturale e Naturopatia presso l’Università popolare di Roma. È stato ricercatore ospedaliero presso l’Ospedale San Gallicano di Roma ed ha pubblicato oltre che numerosi articoli, la storia dell’antica spezieria di quest’ospedale e dei suoi rinomati farmaci. Ha curato per la trasmissione Uno mattina la rubrica di conoscenza di erbe spontanee nei parchi di Roma ed ha pubblicato il Piccolo dizionario di erboristeria domestica (1998).
Ringraziamenti
Introduzione
I. Le erbe medicinali nelle prime grandi civiltà del mediterraneo
- Popolazioni dell’Egitto
- Sumeri e Babilonesi
- Cretesi e micenei
- La medicina in Grecia
- Gli Asclepiei (o Asclepiadi)
- Il periodo alessandrino della medicina greca
- La medicina a Roma
- L’organizzazione sanitaria a Roma
II. Gli arabi e la cultura medica del medioevo
- Medicina araba
- Erboristeria medievale e medicina popolare
- La medicina monastica
- La Scuola salernitana
- Le grandi collezioni di erbe: gli erbari
- La stregoneria
III. Umanesimo e rinascimento
- Gli orti botanici
- La teoria della signatura
- L’alchimia
IV. La modernità
- La medicina del Seicento
- Dall’illuminismo alla medicina del XIX secolo
V. Piante e droghe
- Trattamento
- Conservazione delle droghe
- Sofisticazione delle piante medicinali
- Classificazione chimica di alcune droghe
VI. Fare erboristeria
- Il prato nel piatto
- Le preparazioni erboristiche
- Interazioni tra piante, equilibri e reciproche influenze
Appendici
- Le più comuni piante medicinali
- Glossario terapeutico