Libri dalla categoria Induismo
I Papi Costruttori – Storia e Arte a Roma dall’Umanesimo al Barocco
Autore/i: Alciati Gabriele
Editore: Leonardo – De Luca Editori
introduzione dell’autore.
pp. 160, nn. ill. in b/n n.t., Roma
I papi costruttori è un racconto delle vicende storiche ed artistiche della Roma dei secoli XV, XVI e XVII. Il grande e mirabile sviluppo che la città conobbe in quel periodo ad opera dei papi è descritto in rapida sintesi, ma con precisi e completi riferimenti storici ed aneddotici. Ne scaturisce una lettura agevole che ripropone con vivezza una grande stagione di arte e di cultura romane.
Introduzione
Il nepotismo
I papi dell’Umanesimo
- Un papa esule
- Un grande umanista
- Compaiono i Borgia
- Un papa moderno
I papi nel Rinascimento
- Un papa gigione
- Il primo papa-re
- Un papa “padre”
- Un papa “maledetto”
- Il Rinascimento e Alessandro VI
- Un papa “guerriero”
- Il Rinascimento e Giulio II
- Il Rinascimento e Leone X
- Un papa magnifico
- La Roma di Leone X
- Un papa buono
- Un papa sfortunato
- Il “sacco” di Roma
- Roma dopo il “sacco”
I papi della Controriforma
- Il papa del Concilio di Trento
- Ritorna Michelangelo
- Un papa vignarolo
- Un papa terribile
- Un papa Medici milanese
- Un papa santo
- Un papa per il calendario
- Un papa “tosto”
- La Roma di Sisto V
- Il papa dell’ultimo trionfo temporale
I papi del Seicento
- Il papa che ultimò San Pietro
- Un papa e il nipote
- Un papa vivo vale cento papi morti
- Il Barocco
- Un papa e la cognata
- Il papa che cambiò il volto di Roma
- La Roma di Alessandro
Commiato
Fasi dello sviluppo urbano di Roma dal 1431 al 1667
Hans Hofmann
Autore/i: Hunter Sam
Editore: Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo
descrizione delle tavole e ricerche biografiche a cura di Barbara L. Michaels, la maggior parte delle fotografie a colori di questo libro sono state eseguite da Edward Meneeley; quelle in bianco e nero da Percy Rainford e da George Yater.
pp. 234, 168 ill di cui 51 a colori, Torino
Hans Hofmann has been one of the principal innovators among the American abstract expressionists since the inception of their vital new movement in New York twenty years ago, and for over four decades he has wielded incalculable influence as a teacher of modern art on two generations of students. […]
L’Espressionismo astratto fu un movimento artistico statunitense successivo alla seconda guerra mondiale. Fu il primo fenomeno artistico tipicamente americano ad influenzare il resto del mondo e contribuì a spostare radicalmente la capitale artistica da Parigi a New York, e più in generale dall’Europa agli Stati Uniti d’America.
Hans Hofmann nasce a Weissenburg, Baviera (Germania) il 21 marzo 1880. Nel 1886 la famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera. Frequenta la scuola pubblica, e più tardi, le scuole secondarie. Nel 1898 comincia a studiare pittura in diverse scuole a Monaco. Nel 1904 lavora a Berlino presso Philip Freudenberg, proprietario di un grande magazzino e collezionista d’arte. Con l’appoggio del Freudenberg riesce ad andare a Parigi, e vi rimane dieci anni. Allo scoppio della prima guerra mondiale (1914) ritorna a Monaco. È scartato dal servizio militare per i postumi di una malattia polmonare. Con la guerra termina l’assistenza del Freudenberg.
Nel 1915 apre una scuola d’arte a Monaco. Con la scuola effettua viaggi durante il periodo estivo: Ragusa 1924; Capri 1925-1927; Saint-Tropez 1928-1929. Insegna nella sessione estiva all’Università di Califronia, Berkley (1930). Ritorna in Germania. Primavera 1931: insegna al Chouinard Art Institute, Los Angeles, California. Estate 1931: insegna nuovamente all’Università di Califronia, Berkley. Insegna all’Art Students League, New York (1932-1933) e nelle sessioni estive insegna alla Thurn School Gloucester , Massachusetts. Nel 1933 apre una scuola propria a New York; nel 1934 apre una scuola estiva a Provincetown, Massachusetts. Nel 1941 diviene cittadino americano. Nel 1958 lascia l’insegnamento per dedicarsi interamente alla pittura. Nel 1960 partecipa alla Biennale di Venezia, recandosi poi in Francia e Germania con la sua signora.
Hofmann ebbe numerosi ed ampi riconoscimenti con mostre di grande rilievo, collettive e personali, nei musei e nelle gallerie degli Stati Uniti e in Europa. Nel 1963 il Museo d’arte moderna di New York gli organizzò una vasta personale, portata in varie città d’Europa compresa l’Italia, alla Galleria d’arte moderna di Torino. Nel 1964 venne nominato dottore onorario di Belle Arti all’università di Berkeley. Ha lasciato anche numerosi saggi sull’arte scritti tra il 1932 e il 1959.
Muore a New York il 17 febbraio 1966.
- Indice delle Tavole
- testo di Sam hunter
- M. Tapié – Le message historique essentiel de Hans Hofmann
- Cique saggi di Hans Hofmann
- La creazione plastica
- La ricerca del reale nelle arti visive
- La rinascita delle arti plastiche
- Il problema del colore nella pittura pura – La sua origine creativa
- La scultura
Tavole
Biografia
Il Libro dei Cinque Anelli
Alla via della strategia appartengono la libertà e la spontaneità. Se attinge l’abilità spontanea, comprendete il momento e conoscete il ritmo di una situazione, sarete in grado di colpire e abbattere l’avversario con naturalezza
Autore/i: Musashi Miyamoto
Editore: Rizzoli
cura e introduzione di Leonardo Vittorio Arena, prefazione dell’autore.
pp. 112, Milano
Musashi fondò una scuola esoterica, illustrando ai suoi allievi i princìpi della scherma, validi in ogni altra situazione o contesto. Il libro dei cinque anelli è simile all’Arte della guerra: ha un valore psicologico, non soltanto militare. La strategia in esame non è efficace soltanto in battaglia, ma anche quando il nemico è l’Io o il proprio Sé.
Miyamoto Musashi (1584 ca. 1645) il cui vero nome era Shinmen Takezò, nasce nel villaggio di Miyamoto, da cui prenderà il cognome, della provincia di Mimasaka. Scrive il suo capolavoro, Gorin no sho (il libro dei cinque anelli) tra il 1640 e il 1642. Illustre spadaccino, poi stratega, dimora nell’immaginario popolare come uno dei più grandi samurai del giapponee. Nei resoconti biografici, la storia si mescola con la leggenda.
Franco Battiato • Una Vita in Diagonale
Autore/i: Macale Maurizio
Editore: Bastogi Editrice Italiana
quarta edizione.
pp. 176, nn. fotografie e figure b/n, Foggia
Interessando aree dell’avventura e del destino umani che travalicano di eran lunga una semplice e formalistica manifestazione artistica e canora, il geniale Franco Battiato, fenomeno con ogni probabilità unico al mondo nel suo genere, con la sua affascinante ed originale forma di espressione musicale proveniente da – e diretta verso – lontananze cosmiche e nel contempo ben inserita nel nostro tempo senza tuttavia appartenervi, si pone da almeno un ventennio (pur risalendo la sua sperimentazione ai primi anni’70) come il portavoce di tematiche e di aspirazioni interiori oltre che dell’ormai indifferibile esigenza dell’uomo diri-svegliarsi al Mondo Reale dai propri dannosi automatismi psichici: argomenti ai quali si applica la sua intelligente ricerca musicale, che sono in pratica ignorati quando non derisi da parte dell’odierna frastornante congiura dei più ottusi mass media. Dalle canzoni ai lieder, dalle musiche cosmiche alle opere classiche, Battiato, profondamente apprezzato e seguito da un assai elevato numero di fan, da voce alla convinzione dell’indispensabilità di una svolta spirituale: mentre canta che “ci vorrebbe un’altra vita” sulla scorta degli insegnamenti di G.I. Gurdjieff, egli ci scuote e ci guida al Risveglio.
Il libro segue con cura l’evoluzione dell’artista catanese e del suo pensiero, approfondendo con insolita precisione e partecipazione il senso della sua ricerca interiore e della sua ferma condanna dell’attuale inutile e dissennato consumismo e dell’imperante globalizzazione delle coscienze. Anaalizzando tutti i testi e penetrando nella compagine musicale di Battiato, quest’opera è altresì l’unica che prenda in esame anche gli altri artisti con cui egli ha collaborato ed i cui lavori ha prodotto. Sempre avendo, in ogni caso, come proprio fine l’evoluzione interiore dell’uomo.
Maurizio Macale, nato a Roma nel 1951 – sulla sua città ha scritto nel 2000 l’originale saggio I simboli di Roma -, è ben noto ai fan di Baglioni, Battisti, Celentano, D’Alessio, Dalla, Grignani, Jovanotti, Lunapop, Pausini, Ramazzotti, Venditti e Zero, per aver dedicato ad ognuno di loro una accurata monografia in cui se ne esaminano vita e canzoni (una per una). Esperto di scienze storico-religiose, arte, simbolismo, letterature comparate, scienze umane, esoterismo, e poeta (la Bastogi ne ha pubblicato due raccolte poetiche), egli è altresì autore di opere sulla Tradizione, la New Age, la Massoneria, dall’opera prima, del 1991, Il Mito della Tradizione, attraverso Il torneo dello Spirito. Francesco di Assisi tra Iniziazione e Cavalleresca e New Age. La riappropriazione dello Spirito fino a Massoneria e cammino iniziatico (volumi tutti editi da Bastogi).
Inserito in proggetti di promozione culturale, musicale ed editoriale, collabora, in singoli casi, a specifici interventi interdisciplinari in àmbito accademico.
Il Ristorante dell’Amore Ritrovato – Romanzo
Titolo originale: Shokudō Katatsumuri
Autore/i: Ito Ogawa
Editore: Neri Pozza Editore
traduzione dal giapponese di Gianluca Coci.
pp. 192, Vicenza
Una concubina ritrova la gioia di vivere, una ragazza conquista finalmente il cuore dell’amato, una coppia gay in fuga vive una luna di miele, un uomo scontroso e burbero si trdforma in un gentiluomo… Dove? Al Lumachino, il ristorante dell’amore ristorante dell’amore ritrovato, dove si possono gustare prelibatezze che fanno bene al cuore.
«Uno straordinario bestseller su cibo, amore e rapporto madre-figlia». (Times of Japan)
Ringo, una ragazza che lavora nelle cucine di un ristorante turco di Tokyo, rientra una sera a casa con l’intenzione di preparare una cena succulenta per il suo fidanzato col quale convive da un po’. Con suo sommo sgomento, però, scopre che l’appartamento è completamente vuoto. Niente televisore, lavatrice, frigorifero, mobili, tende, niente di niente. Spariti persino gli utensili in cucina, il mortaio di epoca Meiji ereditato dalla nonna materna, la casseruola Le Creuset acquistata con la paga del suo primo impiego, il coltello italiano ricevuto in occasione del suo ventesimo compleanno. E, soprattutto, sparito il fidanzato indiano, maître nel ristorante accanto al suo, un ragazzo con la pelle profumata di spezie.
Lo choc di Ringo è tale che resta impietrita al centro della casa desolatamente vuota, la voce che non le esce più dalla bocca. Decide allora di ritornare al villaggio natio, dove non mette più piede da quando, quindicenne, è scappata di casa in un giorno di primavera.
Là, appartata nella quiete dei monti, matura il suo dolore. Una mattina, però, osservando il granaio della casa materna, Ringo ha un’idea singolare per tornare pienamente alla vita: aprire un ristorante per non più di una coppia al giorno, con un menu ad hoc, ritagliato sulla fisionomia e i possibili desideri dei clienti.
Con l’aiuto del valente Kuma-san, l’ex factotum della scuola elementare del villaggio, il cui cuore è stato infranto dalla bella Shiñorita, un’argentina scappata in città, Ringo risistema il granaio. Pareti tinteggiate d’arancio, posate di epoca vittoriana e di epoca Taish e, nel giro di qualche mese, il Lumachino, così la ragazza battezza il ristorante, apre i battenti.
La prima cliente è la Concubina, la triste amante di un influente politico locale, passato a miglior vita diversi anni prima. Sulla tavola, in un tripudio di colori, odori e bontà senza pari, si alternano piatti gustosissimi che attingono alle cucine più famose: giapponese, italiana, cinese e francese su tutte. L’indomani, la Concubina, agghindata di solito a lutto con una lunga veste nera, passeggia con un cappotto rosso fuoco e un magnifico colbacco di pelliccia, e il suo atteggiamento schivo ha lasciato spazio a una marcata allegria. La medesima cosa accade a tutti i clienti del Lumachino: una ragazza riesce a fare innamorare di sé l’ex compagno di classe che l’aveva sempre ignorata, una coppia gay in fuga d’amore tra i monti trasforma il soggiorno in una luna di miele, un uomo burbero e scorbutico diventa un gentiluomo e così via. In breve, la notizia della magia del Lumachino si diffonde in tutto il circondario, e il successo è così garantito, poiché tutti vogliono sedersi alla tavola del ristorante dell’amore ritrovato.
Nata nel 1973, Ito Ogawa è una nota scrittrice giapponese di canzoni e di libri illustrati per ragazzi. Con il ristorante dell’amore ritrovato, il suo romanzo d’esordio, ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico, con centinaia di migliaia di copie vendute. Sul suo seguitissimo sito web (solo in giapponese), propone ogni giorno originalissime ricette di cucina.
Vendetta – Romanzo
Titolo originale: Kamokuna Shigai Midarana Tomurai
Autore/i: Yoko Ogawa
Editore: Il Saggiatore
traduzione di Laura Testaverde.
pp. 180, Milano
Non era il riginfiamento del seno. Una pretuberanza si espandeva da sotto la clavicola sinistra fino al fianco, come se nascondesse un tumore. Il lato destro, invece, era normale. Il che dava al suo corpo un bizzarro equilibrio. Era il suo cuore.
Un’aspirante scrittrice si trasferisce in un nuovo appartamento e scopre che l’anziana padrona di casa coltiva strani ortaggi a cinque dita. Un chirurgo affermato è avvicinato da un’affascinante cantante di pianobar, che cerca un rimedio per la mostruosità del suo cuore. Intanto, una brama violenta muove un solitario artigiano di borse, disposto a tutto pur di avere quel cuore prodigioso. Sullo sfondo, una residenza vetusta divenuta un museo della tortura: in giardino un’enorme tigre del Bengala sta morendo, e forse anche il vecchio custode della villa, insieme ai suoi segreti.
Undici storie parallele, un’unica mano invisibile che ne regge i fili: la recondita diabolicità dell’essere umano. Madri e figli, vittime e amanti clandestini, assassini e anonimi passanti, i destini si intersecano in una rete sempre più nera e inquietante di enigmi e indizi. Una prosa tagliente e raggelante, un’immaginazione lugubre che richiama Il giro di vite e i racconti di Poe, un’ossessione sinistra per i dettagli: Yoko Ogawa non lascia nulla al caso. In Vendetta non ci sono spazi neutrali, tutto converge e partecipa silenziosamente allo svolgimento dell’azione. Pinzette per sopracciglia, camici, frigoriferi, ceste di pomodori: ecco gli strumenti scelti per tessere la ragnatela della perversione, sempre celati dall’alibi della loro quotidiana innocenza. Quando desiderio e istinto collidono, il lato oscuro dell’uomo prende il sopravvento, provocando una catena di efferatezze. Ma non è la violenza a sconvolgere il lettore: il vero orrore viene dalla scoperta che quanto è incredibilmente dolce e attraente nasconde sempre un’anima oscena.
Yoko Ogawa, nata nel 1962 a Okayama, ha studiato a Tokyo, laureandosi in Arte e letteratura. Tra le più importanti scrittrici giapponesi contemporanee, i suoi romanzi sono stati tradotti in molti paesi, tra cui Francia, germania, Spagna, Stati Uniti e Cina. In Italia ha pubblicato La Casa della luce (il saggiatore, 2006). L’anulare (Adelphi, 2007), La formula del professore (il Saggiatore, 2008), Una perfetta stanza di ospedale (Adelphi, 2009), Hotel Iris (il Saggiatore, 2000) e Profumo di ghiaccio (il Saggiatore, 2009).
L’Orientale – La Donna nel Mondo
La donna orientale
Autore/i: Burghardt Friedrich
Editore: Rosso e Nero Editore
avvertenza dell’autore, introduzione di Zain Regin-madre di Giordania, titolo originale: Frauen fremder Völker – Die Orientalin.
pp. 304, 18 illustrazioni b/n f.t., Milano
Questo volume si aggiunge agli altri della stessa collana. «La donna nel mondo», e come gli altri indaga i costumi sociali e gli usi della donna orientale. Tuttavia, questo si presenta più complesso e interessante ai fini di una più profonda conoscenza della donna in genere. Si leggerà quindi, in questo studio, l’approfondimento e la chiarificazione di quello che generalmente è definito «orientale» e, come nei precedenti testi, la donna viene svelata attraverso un esatto reportage della sua vita più nascosta. Il suo inserirsi nella società in continuo sviluppo e nel mondoche la circonda, a volte ancora ostile all’influenza occidentale che tende a liberarla da un vincolo di pregiudizi secolari, è raccontato dall’autrice che ha voluto con esattezza distaccata e scientifica, riportare e approfondire i problemi della donna orientale, che troveremo descritti minutamente in modo piacevole e distensivo.
La Strada della Donna
Titolo originale: The Way of all Women
Autore/i: Harding M. Esther
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prefazione dell’autrice, traduzione italiana di Adriana e Tommaso Carini, collana: Psiche e coscienza n. 7.
pp. 320, Roma
Fra i molti libri dedicati allo studio della psicologia femminile e al posto della donna nella società moderna, questo di Esther Harding forse è il più autorevole, il più valido e nello stesso tempo il più accessibile al vasto pubblico. Da anni questo libro ha trovato ampia udienza, e non soltanto presso il pubblico femminile; ciò che sorprende è che lo straordinario mutamento avvenuto negli anni nei comuni sentimenti sociali, soprattutto nell’atteggiamento verso il sesso, era già stato intuito, esaminato e razionalizzato dalla Harding prima dell’esplosione degli anni sessanta. Come ha scritto C. G. Jung, che ha seguito il lavoro della Harding e lo ha presentato con una introduzione, “la dottoressa Harding ha delineato un quadro della psiche femminile ampio e profondo che supera di molto le precedenti ricerche in questo campo. La sua esposizione è pregevole per la libertà da qualsiasi pregiudizio, e notevole per l’amore della verità, anche quando questa è spiacevole; non si perde mai in teorie morte né in fanatiche originalità che disgraziatamente abbondano così spesso proprio in questa materia. In tal modo riesce a penetrare con la luce della conoscenza negli abissi profondi in cui prima regnava il buio”.
M. Esther Harding è stata allieva diretta di C. G. Jung negli anni venti e ha praticato la professione di analista fino alla sua morte nel 1971. Ha tenuto numerose conferenze negli Stati Uniti, in Canada e in Europa ed è autrice di Journey into Seif, The I and the Not-I e The Parental image. È stata membro fondatore della New York Association for Analytical Psychology, dell’Analytical Psychology Club di New York e della C. G. Jung Foundation, e patronessa del C. G. Jung Institute di Zurigo.
Sul Filo del Racconto
Gaspare Canino e Natale Meli nelle collezioni del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino
Autore/i: Autori vari
Editore: CRicd – Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali della Regione Siciliana
a cura di Selima Giorgia Giuliano, Orietta Sorgi, Janne Vibaek, 1 CD Audio allegato.
pp. 256, contiene CD Audio, nn. ill. a colori e in b/n, Palermo
Catalogo delle raccolte del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, rappresentative dei mestieri dei pupari nella diversa tradizione palermitana e catanese. La scelta di realizzare un catalogo delle prime collezioni di Antonio Pasqualino si spiega per una serie di ragioni e non soltanto perchè le opere di Gaspare Canino e Natale Meli rappresentano in qualche modo l’atto di fondazione del Museo stesso. Ma anche perchè i teatri di Canino per l’area occidentale e di Meli per l’area orientale, costituiscono gli esempi più completi ed esaustivi del mestiere. Quest’insieme di oggetti, correlati dai documenti finora conservati e da tutti i ricordi di coloro che parteciparono a quella straordinaria vicenda culturale, oggi raccontano di un modo di fare, curioso anche se discreto e informale, che è al tempo stesso concreta metodologia scientifica e che ha ispirato l’incontro felice di Antonio Pasqualino con l’opera dei pupi.
Regione Sicilia: Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana. Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana. CRicd centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione, filmoteca regionale siciliana e museo storico della fotografia siciliana. Museo Internazionale delle marionette Antonio Pasqualino.
Meravigliose marionette (Giulia Davi)
Le ragioni di un catalogo. L’eredità materiale e immateriale dell’opera dei pupi (Selima Giorgia Giuliano, Orietta Sorgi)
Le ragioni del conservare. I mestieri di Gaspare Canino e Natale Meli (Janne Vibaek)
Il mestiere di Gaspare Canino
- I cartelli palermitani (Janne Vibaek)
- I pupi di Palermo (Giuseppe Aiello, schede di Giulia Viani)
- I copioni di Gaspare Canino (Giuseppe L. Bonanno, Gabriella Caldarella)
Il mestiere di Natale Meli
- I cartelli dell’opera dei pupi catanese (Alessandro Napoli)
- I pupi del mestiere di Natale Meli (Alessandro Napoli)
- Le scene dell’opera dei pupi (Alessandro Napoli)
- I copioni manoscritti di Natale Meli (Alessandro Napoli)
Documenti sonori
- Dietro le quinte dell’opera: interviste a due pupari (Giulia Viani)
- Gli spettacoli (Orietta Sorgi)
- Note all’ascolto del CD (Orietta Sorgi)
Appendice
- Dai mestieri di Canino e Meli alle arti figurative contemporanee. I paladini nella pittura siciliana del dopoguerra (Sandra Proto)
Bibliografia generale
Fonti delle illustrazioni
Io e Dio – Una Guida dei Perplessi
Autore/i: Mancuso Vito
Editore: Garzanti Editore
collana: Saggi.
pp. 494, Milano
“Mi alzo con la mente in un punto al di sopra del pianeta e lo guardo dall’alto, come se fosse la prima volta, come quando vedo un film e mi chiedo qual è il suo messaggio. Qual è il messaggio della vita degli uomini sulla terra? Con la mente là in alto, nuda di fronte al mistero dell’essere, guardo gli uomini miei simili alle prese col mistero dell’esistenza. Vedo esseri umani che nascono ed esseri umani che muoiono, sottoposti come ogni altra forma di vita al ciclo del divenire; vedo due ragazzi che si baciano e si sentono immortali, e un vecchio solo che nessuno più vuole e nessuno più sa; vedo una donna che mi ha scritto dicendomi che soffre da ormai troppi anni per una paralisi sempre più devastante e che ora vuole solo al più presto morire, e vedo altri esseri umani nutriti artificialmente e che respirano artificialmente ma che per questo non hanno perso la voglia di vivere. Vedo commerci sessuali di ogni tipo, per amore, per denaro, per cattiveria, per noia o per il solo naturalissimo desiderio del piacere. Vedo bambini che si ingozzano di cibo artificiale e altri che muoiono di fame. Vedo una tavola apparecchiata con grazia, la tovaglia fresca di bucato, le posate al loro posto, i bicchieri dell’acqua e del vino, i tovaglioli candidi, e una donna che gioisce di poter servire il pranzo ai suoi cari. Vedo lotte per il potere, dittatori assassini, terroristi altrettanto assassini, e vedo chi si batte e muore per la giustizia. Vedo campi di concentramento e campi di sterminio, lager, gulag, laogai, dove esseri umani sono privati di ogni dignità e sterminati con la stessa meticolosa attenzione e sovrana noncuranza con cui si eliminiamo i pidocchi dai capelli, e vedo ospedali e case di cura dove esseri umani sono colmati di ogni dignità e lavati, nutriti, accarezzati con la stessa meticolosa attenzione e l’affetto più delicato che si riservano ai figli. Vedo riti millenari e liturgie arcane, accanto a bestemmie rabbiose e ad altre dette così, come si dice? va là’. Vedo indegni approfittatori del nome di Dio, altri che ne sono un luminoso riflesso, alcuni che ne rimangono del tutto indifferenti. Vedo una storia senza senso che si nutre del sangue di esseri umani e di animali, e vedo un progresso indubitabile in termini di benessere e di giustizia. Vedo la bellezza e la deformità, vedo una natura che è madre e a volte è matrigna, un cielo stellato che attrae e insieme impaurisce, con il suo freddo infinito. Vedo tutto questo, e molte altre grazie e molte altre deformità, e mi chiedo se c’è un senso unitario di questo teatro, e qual è. Questa vita, dentro cui siamo capitati nascendo senza sapere perché, ha mille ragioni per essere una grazia, e mille altre per essere una disgrazia: ma che cos’è che è vero? Che è una grazia, o una disgrazia? E poi vedo i miei morti. Ognuno ha i suoi morti. Nonni, genitori, amici, fratelli. Vi sono esseri umani a cui è dato di vivere la morte di un figlio, e non esiste dolore più grande. E al cospetto dei morti, di fronte ai quali non si può mentire, pongo la questione della verità: è un bene o un male che essi ci siano stati, che siano vissuti, che siano apparsi in questo mondo? Se alla fine comunque si deve morire, è meglio nascere o non nascere, essere stati o non essere mai stati, essere o non essere? E poi mi chiedo che fine hanno fatto, loro proprio loro, ognuno diverso dall’altro, irripetibile, con la sua voce, il suo sorriso, la luce singolare degli occhi. Li potrei descrivere tutti, a uno a uno, i miei morti, come ognuno potrebbe descrivere i suoi, perché sono dentro di noi e niente mai ci separerà da loro. Ma che cos’è che è vero, alla fine, per me e per loro, di questa vita che se ne va, nessuno sa dove? Rispondere a questa domanda significa parlare di Dio.”
…”la teologia deve rischiare di dire cose contestabili, che non deve temere di correre qualche rischio nell’elaborazione del pensiero, che deve istituire un rinnovato confronto spirituale con il mondo. La posta in gioco è davvero troppo importante per non raccogliere la sfida. Ne va del Vangelo stesso, della causa di Gesù in quanto annuncio del Regno di Dio, della possibilità che le sue parole continuino a risuonare come «buona notizia» che prende tutta la vita, e non come «materia facoltativa» a cui nel migliore dei casi si assegna l’otto per mille delle proprie energie.”…
Vito Mancuso (Carate Brianza, 9 dicembre 1962) è un teologo e docente .Dal 2013 al 2014 è stato docente di “Storia delle Dottrine Teologiche” presso l’Università degli Studi di Padova. È stato docente di teologia presso la Facoltà di filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano dal 2004 al 2011. Dal 2009 al 2017 ha collaborato con il quotidiano La Repubblica.
Nei suoi scritti Vito Mancuso dichiara di non accettare alcuni dogmi della fede cattolica: l’origine dell’anima come creata direttamente da Dio al momento del concepimento umano senza nessun concorso dei genitori; il peccato originale come stato di inimicizia con Dio nel quale nasce ogni essere umano a causa del peccato di Adamo; la risurrezione dei corpi nel giorno del giudizio universale e la loro sussistenza eterna; la dannazione eterna dell’inferno come insuperabile stato di inimicizia in cui sono destinate irrimediabilmente separate da Dio le anime e i corpi dei malvagi. Anche altri asserti dottrinali vengono messi in dubbio nel suo pensiero, in particolare il legame morte-peccato, che viene negato riconducendo la morte non al peccato ma alla natura stessa dell’essere creato, e la salvezza come redenzione mediante la morte e risurrezione di Cristo, che viene negata legando la salvezza eterna non a un singolo evento storico ma alla vita buona e giusta così da poter includere i giusti di tutti i tempi e di tutti i luoghi, compresi gli atei e gli agnostici, in perfetta coerenza (secondo Mancuso) con l’insegnamento fondamentale di Gesù quale emergerebbe dai vangeli. In ambito etico Vito Mancuso si è dichiarato a favore di: contraccezione, fecondazione assistita, principio di autodeterminazione per il fine vita, donazione alla ricerca delle cellule staminali embrionali derivate da fecondazione assistita.
Giungle Americane – Il Cinema del Crimine
Titolo originale: Crime Movies
Autore/i: Clarens Carlos
Editore: Arsenale Cooperativa Editrice
traduzione di Clotilde Griffo e Anna Nordio, collana: Fact & Fiction.
pp. 310, nn. ill. in b/n n.t., Venezia
Il saggio di Carlos Clarens un volume di trecentodue pagine fitte, corredato da centinaia di foto in b/n e tratta più di cinquecento film che appartengono alla storia del «genere». Clarens è già noto agli studiosi e agli appassionati di cinema per uno studio non ancora tradotto in Italia e che comunque (secondo quanto afferma Lorenzo Codelli nell’utile introduzione) è già molto citato e saccheggiato, si tratta di Horror Movies, An Illustrated Survey, Secker & Warburg, London 1968. Giungle americane è il più famoso testo di consultazione di maggiore impegno sulla storia del crime movie, un genere che dalla sua comparsa a oggi resiste al tempo e alle mode, l’indagine di Clarens si svolge in undici capitoli che si riferiscono ad altrettante fasi della storia del cinema del crimine. Nel primo capitolo, PERSONAGGI ALLA RICERCA DI UN GENERE, l’autore fissa la data di nascita del gangster-film nel 1912: David Wark Griffith rappresenta per la prima volta sullo schermo tuguri, zone malfamate e introduce lo spettatore nella ribollente attualità del Lower East Side di Manhattan, ghetto, crogiolo, zona di infamie e delitti; il film si chiama The Musketeers of Pig Alley. Quindici anni dopo appare Le notti di Chicago (The Underworld, 1927) di Joseph Von Sternberg (la sceneggiatura è di Ben Hecht, l’interprete principale è George Bancroft nella parte di Bull Weed, un gangster elevato al rango di eroe), il primo gangster-film con credenziali moderne. Un geniale spettatore, Jorge Luis Borges dirà in Discussion: “Quando vidi il primo gangster-film di J. V. Sternberg, ricordo che se vi era in essi qualcosa di epico, ad esempio gangster di Chicago che muoiono coraggiosamente. Beh, sentii che gli occhi mi si riempivano di lacrime…”.
Seguono due capitoli, IL GIORNO DOPO e LA PRIMA CROCIATA, dedicati al passaggio (attraverso alterne vicende) dal gangster-film a opere nelle quali campeggia la figura del poliziotto a difesa della legge e dell’ordine violati: è il periodo dei film dei G-Men che l’amministrazione Hoover (F.B.I.), il famigerato Hays e gruppi di pressione reazionari impongono alla produzione. Il film simbolo del periodo è La pattuglia dei senza paura (G-Men, 1935) di William Keighly, un regista che nel 1951 doveva girare I Was a Communist for F.B.I. (titolo che è tutto un programma). C’è da dire che La pattuglia dei senza paura inizia come un buon film di gangster che si risolve in seguito in un corso di pratica poliziesca. Questi film da un lato crearono consensi intorno all’autorità (c’era gente che si arruolava nell’F.B.I.), dall’altro era inevitabile che a lungo andare questa massiccia propaganda doveva risolversi in un capovolgimento che andava tutto a favore del gangster.
La svolta che doveva riportare sulla scena il gangster-film dei fulgidi anni ‘30/40 era nell’aria: “… i giovani dal viso fresco che generalmente interpretavano i G-Men e i caratteristi che impersonavano i capi del Bureau”, continua Clarens, “entravano nel film dopo che il film era stato presentato drammaticamente (in modo che il castigo fosse efficace), ma già si era creato un legame tra il criminale e lo spettatore. La successione di causa ed effetto provocava l’identificazione dello spettatore… ». Torna quindi sullo schermo il gangster.
I capitoli successivi del saggio, NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE INTERNO e UN NEW DEAL PER IL GANGSTER vanno al cuore del lavoro di Clarens, l’età classica del “genere” che diede al cinema capolavori ineguagliati come La foresta pietrificata (The Pietrified Forest, 1936) di Archie Mayo, Strada sbarrata (Dead Man, 1937) di William Wyler, Angeli con la faccia sporca (Angels with Dirty Faces, 1938) di Michael Curtiz, Furia (Fury, 1936) di Fritz Lang, Una pallottola per Roy (High Sierra, 1941) di Raoul Walsh, Il fuorilegge (This Gun for Hire, 1942) di Frank Tuttle.
Gli anni ‘50 sono esaminati nel capitolo SFUMATURE DI NOIR, dominato da gangster-esistenziali, dark ladies, private-eye, Marlowe e Spade. Per la maggior parte sono film tratti dai più affermati autori hard-boiled: da Raymond Chandler è tratto Il mistero del falco (The Maltese Falcon, 1941) di John Huston e Il grande sonno (The Big Sleep, 1946) di Howard Hawks; a Dashiell Hammett, La chiave di vetro (The Glass Key, 1942) di Stuart Heisler; da W. E. Burnett; Giungla d’asfalto (The Asphalt Jungle, 1950, ancora di John Huston; da un racconto di Ernest Hemingway è tratto La furia umana (White Heat, 1949) di Raoul Walsh.
Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale videro dei cambiamenti nel gangster-film. Nel capitolo SINDACATO DEL CRIMINE Clarens indica il nuovo gangster, diverso dal duro dell’era del proibizionismo; adesso è un uomo d’affari rispettabile o un killer psicopatico. Si afferma il “sindacato” e il cinema utilizza nuove convenzioni ricavate dalla tradizione folkloristica delle società segrete trapiantate dall’Europa, vedi Il bacio della morte (Kiss of Death 1947) di Henry Hathaway. Fa il suo debutto l’anonima assassini nei film La città è salva (The Enforcer, 1951) di Raoul Walsh, Le vie della città (I Walk Alone, 1948) di Byron Haskin e La città nuda (The Naked City, 1948), un capolavoro di Jules Dassin che Clarens analizza con particolare efficacia.
BONNIE AND CLYDE e I RAGAZZI e TUTTO IN FAMIGLIA sono capitoli sugli anni ’60, età di ben confezionati remake, grandi film-fantasma dello splendore passato: Gangster Story di Arthur Penn (Bonnie and Clyde, 1967), Contratto per uccidere (The Killers, 1964) di Don Siegel, Il clan dei Barker (Bloody Mama, 1970) di Roger Corman.
Il capitolo finale del libro, TECNICHE DI VIOLENZA, riguarda gli anni Settanta: “Nuovi stadi di violenza”, afferma Clarens “richiedono nuovi tipi di criminali e il solo protagonista che emerge è lo spacciatore di droga. Fatta eccezione per il Padrino, il gangster come personaggio principale dello schermo sparì negli anni ‘70. Fu sostituito dal suo doppio, il poliziotto; forma emblematica, il poliziotto nacque nel Vietnam, o per essere precisi, dal fallimento di Hollywood nel rappresentare un conflitto cosi controverso e così impopolare all’estero. Il Vietnam, decise Hollywood, apparteneva alla televisione (cui era stato affidato, pessimisticamente, da McLuhan) ma la guerra doveva essere parafrasata in film sul crimine metropolitano. Nascono i film sulla polizia, sui vigilantes, su cittadini giustizieri, figure nelle quali si annullano il bene e il male in un indistinto universo di violenza urbana. Esemplari sono: I nuovi centurioni (The New Centurions, 1972) di Richard Fleischer, Squadra omicidi, Sparate a vista, (Madigan, 1968) di Don Siegel, I ragazzi del coro (The Choir Boys, 1977) di Robert Aldrich, Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo (Dirty Harry, 1971) di Don Siegel; il film-cliché è comunque Il braccio violento della legge (The French Connection, 1972) di William Friedkin, mentre a un più alto livello si situa Taxi Driver (Taxi Driver, 1976) di Martin Scorsese. Capostipite dei vigilantes è Il giustiziere della notte (Death Wish, 1974) di Michael Winner; sul versante spacciatori di droga, Serpico (Serpico, 1974) di Sidney Lumet.
Il Sogno Dalmata
Autore/i: Bucchich Marianna
Editore: Ugo Guanda Editore
opera prima della moglie di Alberto Bevilacqua, con dedica autografa dell’autrice.
pp. 100, Parma
Esordio singolare, questo, di Marianna Bucchich, e per più ragioni, compresa quella di costituire un esempio pressoché unico di poesia dalmata, nel senso che una terra qui si rivela, con un luminoso codice interno di rituali, memorie e sogno della storia.
L’Interprete Briccone Ovvero lo Strano Destino di Wangrin – Romanzo
Titolo origiale: L’entrange destin de Wangrin
Autore/i: Amadu Hampaté Bâ
Editore: Edizioni Lavoro
edizione italiana a cura di Itala Vivan, nota dell’autore, introduzione di Liana Nissim, traduzione dall’originale francese di Leonella Prato Caruso.
pp. XIX-228, Roma
Tutta la visione del mondodell’Africa tradizionele entra a comporre il quadro, anzi il mosaico straordinario che è questo romanzo insolito; il quale resta comunque, prima di tutto, un racconto esilarante di avventure avvincenti e divertenti, la storia di un uomo che grazie alla sua intelligenza, alla sua astuzia, al suo coraggio, ma anche alla sua sfacciataggine, alla sua disinvoltura e al suo assai scarso senso morale, riesce a prendersi gioco – da vero trickster-briccone – di tutti i ricchi e i potenti che gli è dato incontrare, siano essi i bianchi, amministratori dell’imperante colonialismo francese, o i neri, depositari del potere tradizionale.
Eroe leggendario e picaro insolente, Wangrin insegna innanzitutto a vivere lietamente, a sorridere e a ridere in ogni momento della propria esistenza, in ricchezza come in povertà, nella gloria come nella disgrazia.
Il Pentagate – Altri Documenti sull’11 Settembre Raccolti da Thierry Meyssan
Titolo originale: Le Pentagate
Autore/i: Meyssan Thierry
Editore: Fandango Libri
introduzione dell’autore, traduzione dal francese di Manuela Maddamma e Agnès Nobécourt.
pp. 120, XVI tavole a colori, Roma
Le offensive militari esterne degli Stati Uniti d’America sono sprovviste di legittimo fondamento nel diritto internazionale. Che si tratti delle recenti azioni in Afghanistan o di quelle annunciate in Iraq e in numerosi altri paesi.
Thierry Meyssan dopo studi di: scienze politiche ha fondato un’associazione internazionale di difesa delle libertà individuali, poi si è orientato verso il giornalismo d’inchiesta. Il suo percorso l’ha portato a diventare sia un esperto di Diritti dell’Uomo nell’ambito della Conferenza sulla Sicurezza e Cooporazione in Europa (C.S.C.E.), sia caporedattore del mensile Maintenant. Dirige il Rèseau Voltaire e scrive una rubrica di cultura politica.
Dopo L’incredibile menzogna, (Fandango 2002) abbondantemente criticato dai media, Thierry Meyssan pubblica Pentagate, libro nel quale insieme ad altri giornalisti ed esperti rifiuta ancora una volta la tesi ufficiale secondo la quale un Boeing 757 si e schiantato sul Pentagono l’11 settembre 2001. Secondo Meyssan un missile e non un aereo avrebbe colpito l’edificio. Pentagate è un’opera tecnica e argomentata nella quale si cerca di dimostrare con efficacia questa ipotesi attingendo a documenti ufficiali e appoggiandosi all’opinione di esperti per sottolineare non solo le incoerenze della versione ufficiale dell’esercito: americano ma l’impossibilita tecnica di uno schianto dell’aereo sull’edificio. Pentagate risponde pure alle critiche del celebre quotidiano francese Le Monde, che avrebbe mosso i suoi attacchi a partire dalle idee e dalle foto di un membro dell’esercito americano accusato appunto di manipolazione. La conclusione è sferzante: la teoria ufficiale è incoerente e getta dei grandi dubbi sulla realtà di una democrazia negli Stati Uniti.
Superstizione e Società
Autore/i: Money-Kyrle R.E.
Editore: Edizioni il Formichiere
pp. 170, Milano
Roger Money-Kyrle è uno dei più autorevoli analisti della scuola inglese di psicoanalisi che si è sviluppata intorno alla figura e all’insegnamento di Melanie Klein.
Dopo una breve analisi con E. Jones (dal 1919 al 1920) Money-Kyrle è con Freud a Vienna per una analisi personale durata circa tre anni, quindi si trasferisce a Londra dove entra nel gruppo della Klein, con la quale inizia una analisi nel 1938, che dovrà continuare, anche se con qualche interruzione, per tutta la durata della seconda guerra mondiale.
Consegue poi un M.A. a Cambridge e quindi un Ph.D. a Vienna e a Londra.
La tesi di Ph. D. a Londra è anche il suo primo libro: The meaning of sacrifice (1929) che rappresenta uno dei primi tentativi di applicare le scoperte della psicoanalisi alla sociologia. Successivamente, come membro della British Psychoanalitic Association scrive Superstition and Society (1939). Più tardi pubblica Psychoanalisys and Politics (1951) e Man’s picture of his world (1961).
Analista dei più rinomati vive a Londra dove pratica ancora e continua, da maestro, l’insegnamento di Melanie Klein.
Noi e il Nostro Corpo – Scritto dalle Donne per le Donne
Titolo originale: Our Bodies, Ourselves
Autore/i: Autori vari
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
sesta edizione, prefazione.
pp. 372, nn. illustrazione b/n, Milano
Dalla prefazione:
Presentiamo un libro che si presta a molti usi: alla lettura individuale, alla discussione in gruppo, all’organizzazione di un corso. Il libro contiene un ingente materiale sulla donna e il suo corpo, che non è reperibile altrove e che abbiamo cercato di presentare in modo nuovo: sincero, umano, immediato. Vogliamo comunicare ad altre donne la consapevolezza e la forza che ci provengono da questo modo di pensare e vogliamo metterere in comune i sentimenti che nutriamo l’una per l’altra, sentimenti di amare e di sostegno reciproco, che dimostrano come sia possibile aiutarci a crescere e a realizzarci. Fin dall’inizio del nostro lavoro siamo state incoraggiate e stimolate dalla gioia che provavamo nell’acquisire nuove conoscenze. Scoprire il nostro corpo e le sue necessità, incominciare ad assumere il controllo di questa parte della nostra vita, ci ha dato un’energia che si è trasmessa al nostro lavoro, alle nostre amicizie, ai nostri rapporti con uomini e donne e, per alcune di noi, anche alla nostra vita matrimoniale e di genitori. Abbiamo cercato di capire la ragione per cui tutto questo ha potuto cambiare la nostra vita e abbaimo scoperto che questa forma di educazione del corpo ha avuto un effetto liberante su di noi per più motivi, ma soprattutto che proprio da qui può incominciare il processo di liberazione di molte altre donne.
Il nostro desiderio è aiutare altre donne a scoprire questa libertà di scelta, questo spazio vitale aperto a ciascuna. Per questo il movimento femminista lotta contro le disumane restrizioni legali, ancora in vigore, contro le imperfezioni riscontrate nei contraccettivi disponibili, contro le carenze dell’educazione sessuale, le cure mediche troppo costose e male organizzate – tutte cose che impediscono alla donna di esercitare un controllo sul suo corpo. Per un altro motivo ancora la conoscenza del nostro corpo ha liberato in noi tanta energia. Per noi, educazione del corpo è educazione psicologica: dal nostro corpo noi muoviamo verso il mondo. L’ignoranza, l’insicurezza – nella peggiore delle ipotesi, la vergogna – della nostra identità fisica ci alienavano e ci impedivano di raggiungere la nostra completezza… Se impariamo a capire, ad accettare, a essere responsabili della nostraidentità fisica, possiamo liberraci da molte inutili preoccupazioni sul nostro aspetto esteriore e possiamo cominciare a fare uso delle nostre enrgie disinibite. L’immagine che abbiamo di noi stesse avrà una base più solida, saremo migliori come amiche e come amanti, come “persone”;avremo più fiducia in noi, più autonomia, più forza, saremo più “complete”.
Commedie
2 Volumi
Autore/i: Terenzio Afro Publio
Editore: Zanichelli Editore
testo latino a fronte, introduzione, versione e cura di Azelia Arici, collana: I Poeti di Roma.
vol. 1 pp. XXXII-544, vol. 2 pp. 628, Bologna
Volume primo:
- La Donna di Andro
- La Suocera
- Il Punitore di se stesso
Volume secondo:
- L’Eunuco
- Formione
- I fratelli
Il Cavaliere delle Nuvole – Alla Ricerca dei “Perchè” della Vita
Hong Kong ritorna alla Cina: un romanzo per comprendere
Autore/i: Liang Gao
Editore: Edizioni Paoline
prefazione di Alberto Bevilacqua.
pp. 208, Cinisello Balsamo (Milano)
Dala prefazione:
«Mengdie, la protagonista di questo poema narrativo, risolta con maestria, immersa tra figure e caratteri disegnati con evidenza e precisione, è lo specchio dell’autrice, la cui vita viene divisa tra la favolosa Cina, nido d’origine, e l’avventurosa Europa: la terra d’esilio e di un instabile approdo».
«Sono i cieli il vero ambiente; i cieli degli uccelli migratori… e lassù gli eventi restano sospesi, per attirare il nostro sguardo verso l’alto, verso un’idea di religiosità, soprattutto verso una quieta meraviglia».
«Il cavaliere delle nuvole potrebbe, con l’autorità del titolo, spiazzare il lettore. Indurlo a congetturare una favola. Ma così non è. Ed ecco qui, confermati, il talento e lo stile: esiste, certo, il fiabesco, ma solo in quella parte preziosa che coesiste con la contemporaneità dei problemi, per cosolarci, testimoniarci che un pò fanciulli lo siamo rimasti».
Gao Liang Zucchetti (Hangzhou, Rep. Pop. Cinese, 1962), laureata in lingue e letteratura cinese, ha lavorato come ricercatrice presso l’Accademia delle Scienze Sociali delo Zhejiang e ha collaborato con una casa editrice. Sposata con un italiano, vive in Italia dal 1987.
La Gioia dei Numeri – Viaggio nella Matematica da Uno a Infinito
Titolo originale: The Joy of x. A Guided Tour of Math, from One to Infinity
Autore/i: Strogatz Steven
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione, prefazione e ringraziamenti dell’autore, traduzione Daniela A. Gewurz, illustrazioni di Margaret Nelson, collana: Saggi n° 935.
pp. 252, nn. ill. in b/n n.t., Torino
… Quante persone bisogna incontrare prima di trovare quella che fa per noi? Quante volte si deve girare il materasso per farlo durare più a lungo? Esiste davvero una goccia che fa traboccare il vaso?…
È astratta, astrusa, sembra lontanissima dal nostro mondo e spesso mette paura, eppure la matematica è dappertutto, basta sapere dove guardare. Da questo principio prende le mosse La gioia dei numeri, un viaggio che dall’1+1=2 arriva al concetto di infinito mostrandoci, passo dopo passo, come la matematica sia intimamente connessa alla realtà che ci circonda in modi che mai avremmo potuto immaginare. Trenta capitoli, divertenti e godibilissimi, spiegano perfettamente altrettanti concetti o regole della matematica, sostituendo alle teorie astratte situazioni ed esempi tratti dalla vita quotidiana.Scopriremo così che le schiacciate di Michael Jordan possono servire a spiegare i fondamenti del calcolo infinitesimale. Vedremo come la nostra vita sia sfiorata da nuovi tipi di matematica quando cerchiamo un ristorante in rete o proviamo a capire le paurose oscillazioni del mercato azionario. Con giocosa semplicità Strogatz spalanca per noi una finestra sul mondo nascosto della matematica, svelando la meraviglia dei numeri insieme ad alcuni piccoli e grandi misteri della vita, la matematica è ovunque, se si sa dove guardare. Un libro istruttivo e godibile, che sa rendere la matematica al tempo stesso comprensibile ed emozionante. Strogatz presuppone dal lettore solo curiosità e buon senso, e lo premia con spiegazioni chiare, geniali e spesso divertenti.
Steven Strogatz è un matematico statunitense noto per i suoi studi sulla sincronizzazione dei sistemi dinamici, per i suoi contributi alla matematica applicata, in particolare alla biologia matematica e alla teoria delle reti complesse, e per la sua opera di divulgazione. È professore di matematica applicata alla Cornell University.
Prefazione
Ringraziamenti
Crediti
Parte prima: Numeri
- Da pesce a infinito
- Il gioco dei sassolini
- Il nemico del mio nemico
- L’ordine dei fattori
- Divisioni e malintesi
- La posizione è tutto
Parte seconda: Relazioni
- Il piacere dell’incognita
- Trovare le proprie radici
- La goccia che fa traboccare la vasca
- Una formula risolutiva
- La funzione delle funzioni
Parte terza: Forme
- Danza di quadrati
- Qualcosa dal nulla
- La cospirazione conica
- A seno scoperto
- Fino al limite
Parte quarta: Cambiamenti
- Credere nel cambiamento
- Fette perfette
- Tutto su e
- M’ama, non m’ama
- Avvicinarsi alla luce
Parte quinta: Dati
- Il nuovo “normale”
- È probabile
- Sbrogliare la rete
Parte sesta: Frontiere
- I numeri più soli
- Pensare in gruppo
- Gira e rigira
- Pensare globalmente
- Andare in analisi
- L’albergo di Hilbert
Indice analitico
Malattia come Conflitto
Titolo originale: Krankheit als Konflikt
Autore/i: Mitscherlich Alexander
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Lydia Magliano, collana: Medicina e Potere n° 12 collana diretta da Giulio A. Maccacaro.
pp. 280, Milano
Polemico, duro, coerente, Mitscherlich affronta in questi suoi saggi il tema scottante di una medicina tuttora ancorate su vecchie posizioni incapaci di comprendere il “nuovo malato”, le cui sofferenze hanno origine, immediata o mediata, nel contesto sociale: dalla sua cellula prima, la famiglia, al “malessere” che tutto lo pervade. Così l’uomo, visto riduttivamente come “laboratorio biochimico”, viene affidato agli esperti degli innumerevoli compartimenti stagni nei quali è stato scomposto da una medicina rigidamente oggettivante che ne ha dimenticato la psiche, la storia e la cultura, cioè quanto lo rende unico e irripetibile, una medicina tanto più disumanizzata quanto più specializzata e tuttora orientata verso il positivismo delle scienze sperimentali, in cui l’uomo – anzichè oggetto soggetto, con i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue aspirazioni giuste o sbagliate ma in genere indotte, appagate o deluse dall’ambiente -, è abbandonato a se stesso o coartato. Contro questa condizione l’uomo si ribella con la malattia psicosomatica, e a volte con la “pazzia”, prodotta da quella “malattia sociale” cui proprio la società non riconosce nè l’autenticità nè la rispettabilità della malattia definita organica. Questa del Mitscherlich è un’opera stimolante, aggressiva, che induce alla riflessione e alla discussione, che susciterà consensi e dissensi, ma che nessuno potrà leggere con indifferente distacco.
Alexander Mitscherlich (Monaco di Baviera, 20 settembre 1908 – Francoforte sul Meno, 26 giugno 1982) è stato uno psicologo tedesco. Insegnante dal 1952 a Heidelberg e direttore dell’Istituto Sigmund Freud di Francoforte dal 1967, fu tra i primi ad introdurre il concetto di sicurezza sociale. Mitscherlich emigrò in Svizzera per intraprendere studi di medicina lì, per poi tornare in Germania nel 1937. Ha conseguito la laurea in neurologia all’università di Heidelberg nel 1941. Dopo la seconda guerra mondiale, fu un osservatore alle prove di Norimberga contro i medici nazisti colpevoli di esperimenti medici e tortura dei detenuti nei campi di concentramento. Dagli anni ’60, insieme ai protagonisti della scuola di Francoforte, hanno svolto un ruolo importante nei dibattiti intellettuali tedeschi del dopoguerra, impiegando il pensiero psicoanalitico per spiegare le cause dietro la Germania nazista e le sue conseguenze nella società tedesca fino ai giorni nostri. Il primo libro importante che hanno scritto insieme è stato Die Unfähigkeit zu trauern. Grundlagen kollektiven Verhaltens (L’incapacità di piangere: Principi di comportamento collettivo), pubblicato per la prima volta nel 1967, spiega perché l’ Olocausto , i crimini di guerra e il sentimento di colpa da parte dell’autore del reato non sono stati adeguatamente trattati nella società tedesca del dopoguerra. Mitscherlich indicò specificamente l’incapacità dei tedeschi di piangere il loro amato leader, Adolf Hitler. Un altro libro importante che Alexander Mitscherlich scrisse fu Die Unwirtlichkeit unserer Städte: Anstiftung zum Unfrieden (L’ ospitalità delle nostre città. Una provocazione deliberata) pubblicato per la prima volta nel 1965, che tratta delle conseguenze sociali e psicologiche della pianificazione urbana e dell’architettura nella Germania del dopoguerra.
Introduzione
L’accostamento psicologico alla malattia
- Psicosomatica o influsso somatopsichico?
- Il “vissuto” una simultaneità fisico-psichica
- Le varianti costituzionali
- Intesa difficile – esperimenti semplici
- Il sintomo è autonomo
- Simultaneità inconscia
- I meccanismi difensivi dell’Io. La lotta contro il trauma
- Un’ipotesi di lavoro psicosomatica
- La lotta contro il sintomo
Un modello psicosomatico. Progressi della ricerca
Le condizioni per la cronicizzazione delle malattie psicosomatiche. Le due fasi della difesa
Primo riepilogo: annotazioni psicoanalitiche sull’insorgenza delle malattie psicosomatiche
- Il crollo dell’aspettazione
- La formula eziologica della cronicizzazione
- Problemi dell’organizzazione psichica
- Quattro condizioni preliminari per la cronicizzazione
- Le categorie dei “momenti eziologici”
- Un esempio clinico