Libri dalla categoria Fotografia
Madame Wu
Romanzo
Autore/i: Lin Yutang
Editore: Garzanti Editore
traduzione dall’inglese di Piero Jahier.
pp. 252, Milano
Questa biografia di Madame Wu, nota anche come Wu Tsertien, o come Imperatrice Wu, è lo studio di un carattere unico che combinava la criminalità con la più acuta intelligenza e le cui ambizioni raggiunsero le proporzioni di tragiche manie, attuate con metodi sempre freddi, precisi, calcolati. Basato su due storie ufficiali della dinastia Tang, l’antico e il nuovo Tangshu, il racconto della vita di questa sanguinaria imperatrice cinese si attiene ai fatti conosciuti. Le macchinazioni, i delitti, le aberrazioni di Madame Wu sono raccontati dal punto di vista di un suo nipote, il principe di Bin, vissuto in reclusione nel palazzo imperiale e miracolosamente sopravvissuto alla strage di tutti i suoi per vedere la conclusione del dramma e la restaurazione finale della dinastia Tang. «Madame Wu» è la rievocazione accurata e pittoresca di un periodo storico in cui all’interesse dei fatti si mescola continuamente lo sfondo fastoso e fiabesco della Cina e Lin Yutang, nato nel 1895 a Changchov, studiò a Shanghai, alla Harvard University, a Lipsia. Nel 1936 si trasferì con la famiglia negli Stati Uniti, dove tuttora risiede. È autore di famosi saggi, fra i quali «Il mio paese e il mio popolo» e «L’importanza di vivere», e di narrazioni romanzesche, fra le quali «Momento a Pechino» e «Madame Wu».
La Montagne de l’Âme
Titre original: Lingshan
Autore/i: Xingjian Gao
Editore: Éditions de l’Aube
traduit du chinois par Noël et Liliane Dutrait, couverture: Gao Xingjian – Encre de Chine.
pp. 672, Saint-Étienne
Dans la Chine du début des années quatre-vingt, le personnage de la Montagne de La Montagne de l’Âme, simplement désigné par le pronom personnel «je», entreprend un voyage pour fuir les tracas de la vie dans la capitale.
Le hasard – deux tasses de thé qui s’entrechoquent sur la tablette du compartiment d’un train –
le met sur la piste d’une mystérieuse montagne. Le roman entraîne dès lors le lecteur dans un immense voyage à travers une Chine mal connue, d’une richesse infinie: quête amoureuse et spirituelle, recherche des origines de l’homme et de la civilisation chinoise, recherche
de la vérité, de la sagesse et de la pureté, retour à l’enfance.
Au fil du récit, «je» devient «tu» et les deux voix alternent et s’entrecroisent pour former un texte d’une écriture résolument moderniste.
Roman complet de la «sinitude» retrouvée, tour à tour autobiographique, récit picaresque ou burlesque, introspection, reflet critique de la rèalitè, poème lyrique…, La Montagne de l’Âme est le grand roman asiatique de cette fin de siècle.
Romancier, dramaturge, metteur en scene, critique littèraire et peintre, Gao Xingjian, né en 1940, a déclenché en 1982 en Chine un vaste débat sur le modernisme et le réalísme en art et en littérature. Depuis son installation en France en 1988 où il est réfugié politique, il a écrit de nombreuses pieces de théâtre représentées sur les scènes du monde entier et poursuiví son travail littéraire et pictural. Son oeuvre foisonnante en fait l’un des plus grands créateurs de notre temps.
Viaggio in Turchia, in Egitto e in Marocco
Le gazzette portano echi di Rivoluzione in un mondo di sultani raffinati e sanguinari, di harem voluttuosi, di deserti attraversati da oscure tribù. Un cittadino-conte polacco , amico dei giacobini, si scopre antropologo e giornalista vagabondando curioso tra le bizzarrie turco-africane.
Autore/i: Potocki Jean
Editore: Edizioni e/o
prima edizione, traduzione di Barbara Ferri e Pietro Veronese.
pp. 208, ill. in b/n, Roma
Un resoconto di viaggio di fine 700 scritto in forma epistolare dal conte Potocki. Descrizioni meticolose e racconti fantastici, riflessioni e osservazioni sulle usanze e lo stile di vita dei popoli incontrati. Un viaggiatore nobile e illuminista …Sono mai esistiti realmente quei palazzi sfarzosi, quegli harem voluttuosi, quei feroci predoni e saggi sultani di cui Jan Potocki riporta notizia nei suoi viaggi? Viaggiatore instancabile, etnologo, naturalista, storico è anche tra i primi audaci in Europa a volare in pallone sul cielo di Varsavia, nel luglio 1788. La sua sete di sapere, l’interesse per culture diverse dall’europea, il gusto dell’Oriente, poco lo differenzierebbero da tanti altri autori illuministi di Voyages. Ma quel che rende speciali i suoi viaggi è che nei loro resoconti s’annuncia l’alter ego del cronista e dell’osservatore. Quest’alter ego è l’autore del Manoscritto trovato a Saragozza, ed è capace anche in queste cronache di viaggio di confonderci il confine tra reale e immaginario.
Jan Potocki è nato nella famiglia Potocki, una famiglia aristocratica, che possedeva vaste tenute in Polonia. Fu istruito a Ginevra e Losanna, prestò servizio per due volte nell’esercito polacco come capitano di ingegneri e trascorse un po ’di tempo in una cucina come cavaliere novizio di Malta. Probabilmente era un massone e aveva un forte interesse per l’occulto.
La presente traduzione è stata fatta a partire dall’edizione del Viaggio in Turchia e in Egitto, che Potocki stampò nella propria tipografia e del Viaggio in Marocco stampato a Varsavia. Più precisamente si tratta di: 1) Le voyage en Turquie et en Egypte, fait en l’année 1784. 2) Le voyage dans l’empire de Maroc, fait en l’année 1791, suivi du voyage de Hafez, recit oriental, par Jan Potocki.
Il Periodo Aureo
Nascita, sviluppo, dissoluzione del marxismo – Volume II
Autore/i: Kolakowski Leszek
Editore: SugarCo Edizioni
unica edizione, traduzione dal polacco di Riccardo Landau.
pp. 552, Milano
Considerato uno dei massimi esponenti in campo internazionale del marxismo (ma un marxismo eretico e critico), Leszek Kolakowski sviluppa nei tre volumi che compongono Nascita sviluppo dissoluzione del marxismo una critica serrata al marxismo stesso. Non si tratta, tuttavia, di un nuovo saggio in tema di crisi del marxismo, ma di un lavoro analitico che ripercorre tutti gli sviluppi della tradizione marxista e in primo luogo, quindi, la trasformazione del marxismo nei « marxismi», al plurale. Dopo il primo volume, dedicato ai padri fondatori, Marx ed Engels, Kolakowski prende in esame in questo secondo volume le principali figure del marxismo (da Kautsky a Rosa Luxemburg, da Bernstein a Jean ]aurès, da Labriola, Sorel, Adler, Plechanov a Lenin e Trotzkij, tra gli altri), i loro contributi alla teoria del marxismo e le controversie sorte tra loro, nel periodo della Seconda Internazionale (1889-1914), questo quarto di secolo che può ben essere definito il «periodo aureo» del marxismo. Il marxismo infatti, per usare le parole di Kolakowski, «era già una dottrina così evidentemente costruita da poter assumere le forme di una “scuola” e cristallizzare in modo esplicito la propria figura teorica; nel contempo, però, non era a tal punto codificato né sottoposto a tali pressioni dell’ortodossia dogmatica da non ammettere la molteplicità di soluzioni nei problemi teorici e tattici, e tanto meno da impedire il dibattito».
«Al magistrale saggio di Kolakowski può essere attribuito il merito di aver aperto una nuova èra nella critica marxista» (Sidney Hook, «American Scholar»).
Leszek Kolakowski è nato a Radom (Polonia) nel 1927. Attualmente lavora e insegna come «fellow» presso l’All Souls College di Oxford. Assistente di Logica e di Storia della filosofia, prima a Lodz e poi a Varsavia, diviene professore ordinario in questa università e mantiene la cattedra fino al 1968, quando viene espulso dall’insegnamento nel quadro delle epurazioni successive al movimento degli studenti contro la censura.
Fin dal 1956 rappresenta il punto di riferimento dell’intellighenzia polacca critica verso il regime. Dal 1969 vive all’estero, pur mantenendo la nazionalità polacca. In traduzione italiana sono apparsi fra i suoi numerosissimi lavori: La filosofia del positivismo, La ricerca della certezza, Il marxismo e oltre. In questa stessa collana abbiamo pubblicato Lo spirito rivoluzionario e Le religioni, oltre al primo volume della trilogia: Nascita sviluppo dissoluzione del marxismo (il terzo volume è di prossima pubblicazione).
Commento alla Bhagavad Gîtâ
Interpretazione Esoterico-Cabalistica
Autore/i: Vascellari F.
Editore: Edizioni Mediterranee
introduzione dell’autore.
pp. 120, Roma
Dopo il «Commento alla Genesi», «L’Apocalisse di Giovanni» e «I Racconti dei Tarocchi», F. Vascellari ci propone ora questo «Commento alla Bhagavad Gîtà»: è un invito e una sollecitazione a intraprendere lo studio di questo Testo Sacro come un colloquio della personalità con il proprio Sé Superiore per il raggiungimento di Quello Stato Coscienziale che permette di vivere il «qui e ora», l’Eterno Presente, nella piena Consapevolezza Iniziatica.
In quest’opera, l’Autore studia e interpreta il «Canto del Beato» secondo il linguaggio numerologico e cabalistico offerto dai Tarocchi e dalle Sephiroth, confrontandolo spesso con brani della Bibbia, del Tao Tè Ching e dell’I Ching. Ciò dimostra una volta di più che basterebbe mettere in pratica le istruzioni date in questo «Poema Divino» dal Maestro Krisna (l’Io-Sono, il se Superiore) al guerriero Arjuna (la personalità alla ricerca della propria identità) per compiere l’Opera Reintegrativa nel corso della vita stessa, trovando le risposte a tutti gli assillanti «perché» esistenziali, nella pacificazione di tutti i contrasti e di tutte le battaglie esteriori e interiori.
Le tecniche reintegrative suggerite da Krisna ad Arjuna vengono qui comparate con quelle della nostra Tradizione occidentale; dal loro raffronto nasce la certezza della unicità del Sentiero che il Ricercatore deve percorrere per giungere alla Reintegrazione.
In realtà, la Via della Realizzazione non necessita di viaggi in terre esotiche né di iniziazioni particolari di guru carismatici, ma consiste nella fattiva abilità del Discepolo di trasmutarsi da «metallo vile» in «Oro» fino al punto in cui egli stesso diventa capace di dire al Suo Maestro Interiore, come Arjuna a Krisna: «Distrutta è l’illusione, per Tua Grazia ho ritrovato la mia memoria: seguirò la Tua Parola».
Il Futuro Senza Volto
Continuità nell’evoluzione culturale
Autore/i: Mead Margaret
Editore: Editori Laterza
prefazione dell’autrice, traduzione di Lina Unali e Raffaella De Franco.
pp. 440, nn. tavv. b/n f.t., Bari
«Nel passato gli uomini si riunivano per decidere se affrontare il pericolo che proveniva da altri uomini. Ora, per la prima volta, ogni parte è ugualmente pericolosa per tutti… La nostra situazione umana non ci permette più di distinguere tra i buoni e i cattivi, i giusti e gli ingiusti. Il primo colpo inferto ai figli del nemico firmerà la condanna a morte dei nostri figli».
Con queste affermazioni Margaret Mead mette a fuoco il problema: quale futuro l’uomo offre all’umanità? o addirittura: esiste un futuro per l’umanità?
Il futuro senza volto pone con estrema urgenza il problema della coesistenza, non come speranza utopistica ed edificante, ma come necessità drammatica e urgente. I progressi tecnici dell’evoluzione culturale hanno reso necessaria la protezione della specie umana non più dalla natura o dagli animali, ma da se stessa. E la Mead, con speranza e timore, conclude con una domanda: la creatività umana, che ci ha spinto tanto avanti sulla strada del terrore, riuscirà a realizzare in tempo la prossima invenzione, quella che ci garantirà un futuro?
L’interesse dell’Autrice si concentra sulle componenti la microevoluzione culturale: sviluppo delle capacità psicobiologiche umane, continuità della trasmissione culturale e ruolo di un particolare gruppo di individui nella prospettiva di una innovazione culturale. Indica, in questo modo, un nuovo contesto in cui inserire sia i «processi evolutivi senza soggetto» (cioè quelli che prescindono dall’influenza diretta di singoli individui), sia le singole personalità, i genii, che imprimono svolte decisive alla storia dell’umanità. Tra le condizioni che permettono a un uomo di eccezionali capacità di offrire un contributo al mutamento culturale, vi è la particolare composizione del gruppo di individui con i quali è in relazione e per mezzo dei quali entra in relazione con gli altri. Ognuno reca il suo contributo all’evoluzione culturale: l’uomo stupido o l’intrattabile, dice la Mead, il miscredente o il fanatico, intessono con l’individuo superdotato una trama interrelazionale indispensabile a qualsiasi possibilità di innovazione.
Non esistono culture leader, secondo la Mead: accanto alle civiltà tecnologicamente progredite esistono modelli culturali solo quantitativamente diversi. Ed è per questo motivo che il patrimonio culturale umano non potrà essere preservato creando superuomini che ne siano i depositari: l’epoca degli eroi, se mai è esistita, non è la nostra epoca. «Il personaggio solitario al British Museum, o lo scienziato isolato, seduto al suo scrittoio, armato soltanto di un regolo calcolatore, rappresentano ciascuno una parte differente ed egualmente vitale del processo». Ma anche l’idea concepita, in solitudine, perché si concreti in uno strumento di innovazione culturale, deve trovare un suo posto organico nel gruppo di cui essa, e l’individuo che l’ha formulata, sono parte integrante.
Questa è la condizione essenziale perché l’umanità abbia un futuro: che ogni essere umano sia inserito nella struttura dinamica della società, si riconosca nell’altro e riconosca all’altro il diritto di esistere.
Margaret Mead, nata nel 1901, ha effettuato ricerche nella Nuova Guinea, a Bali, nelle Isole dell’Ammiragliato. E autrice di numerosi saggi. Tra quelli tradotti in lingua italiana ricordiamo (L’adolescente in una società primitiva (1964); Sesso e temperamento (1967); Maschio e femmina (1962); La ricerca antropologica. Venti studi sulle società primitive (1966).
Ha insegnato alla Columbia University e alla University of Cincinnati.
Autobiografia del Signor Me Stesso
Autore/i: Stendhal
Editore: Il Melangolo
a cura di Giuseppe Marcenaro.
pp. 240, Genova
Dentro ai libri appartenuti al signor Henri Beyle di Grenoble, console di Francia a Civitavecchia, il sublime grafomane Stendhal scrisse un libro. Un libro di appunti, disappunti, commenti, risentimenti, dolenti note in cui uno Stendhal privato “parla” con il sé più intimo, riconosciuto in Dominique, il suo doppio esclusivo. Beyle, che “presentava” Beyle con una girandola di pseudonimi per nascondersi agli altri, apparendo, con Dominique si mascherava anche a se stesso. Henri Beyle aveva il culto dei libri, ma già lui contribuì a disperderli: li affidò agli amici, ne lasciò in diversi domicili dove la sua vita di curioso errabondo lo aveva portato. Quando lo scrittore Stendhal venne “scoperto”, i volumi delle sue biblioteche diventarono oggetto di culto. Intanto perché erano appartenuti all’autore di Il Rosso e il Nero e della Certosa di Parma; e poi perché erano zeppi di suoi appunti, celebrati dagli aficionados come Marginalia. Con quelle note marginali è stato costruito Autobiografia del signor me stesso, un libro abusivo. Stendhal probabilmente non lo immaginò mai. Il testo raccoglie, per la prima volta in italiano, una selezione di Marginalia, con inediti mai pubblicati, desunti direttamente dai volumi appartenuti a Beyle e conservati nelle biblioteche dove il caso li ha fatti approdare.
Il Libro Infernale
Tesoro delle Scienze Occulte
Autore/i: Autori vari
Editore: Edizioni Mediterranee
pp. 392, Roma
Stregoneria, magia, demonologia, alchimia, necromanzia; vocaboli che evocano misteriose immagini avvolte nel velo più fitto del segreto, del fantastico, dell’irreale. Feste diaboliche in deserte radure, riti spaventosi, invocazioni da tregenda fra tombe scoperchiate, alleanze terribili fra l’umanità e le forze occulte che la circondano. Ecco la sintesi di questa grande e completa raccolta di antichi grimoires integrati da vari trattati di occultismo antichi e moderni. È questa una delle opere più avvincenti e ricercate di magia apparse in Italia. Contiene il famoso “libro di San Cipriano” oggi scomparso dal mercato librario e tanto ricercato, la famosa “Clavicola di Salomone” e il “Segreto dei Segreti”, “il Gran Grimorio” o il “patto di sangue” citato in tutti i testi antichi e moderni… Potremmo dire che si tratta di materiale prezioso, tanto di magia rossa e nera, del famoso “Dragone infernale”, e infine “i meravigliosi segreti di Alberto il Grande”. Chiude l’opera una visuale completa dei giochi di Chiromanzia, Cartomanzia, Suggestione, Ipnotismo, e Spiritismo con un ricettario famoso e completo. Contenuto quindi capace di appagare qualsiasi esigenza di cultori di queste scienze.
Ti Uccido come un Cane
Magia nera e violenza in epoca nucleare
Autore/i: Guiducci Roberto
Editore: Rizzoli
pp. 296, Milano
Il mondo contemporaneo crede di vivere sotto il segno della razionalità e della tecnologia, invece non solo cerca la magia, ma la pratica in modo sempre più diffuso. Magia nera nei mass-media, nel consumismo, nelle città, nel tempo libero, nelle droghe, nella politica e persino nelle scienze.
Roberto Guiducci, saggista, urbanista, docente universitario di sociologia, denuncia questi fenomeni. Una ricerca mai tentata prima e dai risultati sconcertanti, un’indagine approfondita su cosa provano i giovani di fronte al terrore nucleare, sulle radici dell’aggressività umana, sulle cause della guerra e delle attuali tensioni distruttive, sulle tentazioni al suicidio individuale e collettivo, sull’uso del capro espiatorio e del sacrificio umano in politica, sulle prevaricazioni del potere, sul perché si dice sempre «Ti uccido come un cane» e non si può dire mai «Ti uccido come un uomo».
Un libro che svela il «volto oscuro» della società contemporanea ed esamina alcune prospettive per una cultura della pace contro la persistente cultura della violenza, della guerra e dell’annientamento.
Roberto Guiducci ha pubblicato, nel campo della saggistica, una lunga serie di volumi fra cui: Socialismo e verità; New Deal socialista; Marx dopo Marx (Premio Sila); La città dei cittadini (Rizzoli 1975); La società dei socialisti (Rizzoli 1976); La disuguaglianza tra gli uomini (Rizzoli 1977); Un mondo capovolto (Rizzoli 1979); Un mondo senza tetto; La società impazzita (Rizzoli 1980, Premio Campione); I giovani e il futuro (Rizzoli 1983, Premio Anghiari).
Storia del Partito Comunista Italiano 1921 – 1943
Autore/i: Amendola Giorgio
Editore: Editori Riuniti
prima edizione, avvertenza dell’autore, in copertina: la tessera del Partito comunista d’Italia del 1924.
pp. XV-648, Roma
Questa prima parte della Storia del Partito comunista italiano, scritta da Giorgio Amendola, abbraccia un arco cronologico che va dal congresso di Livorno del 1921 all’8 settembre 1943, inserendo la storia del partito nel più ampio contesto della storia economica, sociale.… e politica dell’Italia contemporanea, tra crisi dell’età giolittiana e crisi del regime fascista. Nel contrasto, alla fine della prima guerra mondiale, tra la spinta rivoluzionaria della classe operaia e la spinta nazionalista, il movimento operaio si dimostrò impreparato, politicamente ed organizzativamente, a fronteggiare l’attacco fascista. Il congresso di Livorno rivelò come a tutti, anche al nascente partito comunista, sfuggisse il carattere originale del fascismo, soprattutto la sua capacità di trovare una base di massa negli strati popolari e di suscitare un largo consenso nell’opinione pubblica. Se l’isolamento della classe operaia e la divisione tra socialisti e comunisti favorirono la sconfitta della sinistra, la formazione di un nuovo gruppo dirigente comunista promossa da Antonio Gramsci rafforzava le posizioni del partito dopo l’assassinio di Matteotti e il fallimento dell’opposizione aventiniana. È qui che si colloca il momento iniziale dello sforzo compiuto dal partito comunista per affermare la sua egemonia nella lotta antifascista. La sua lunga marcia si effettua nella clandestinità e nell’emigrazione, attraverso momenti critici (come la svolta del 1929-30, i rapporti difficili con l’Internazionale comunista e lo scioglimento del Comitato centrale nel 1938) e fasi costruttive (l’opposizione alla guerra d’Etiopia, le Brigate Garibaldi in Spagna, la formazione di una nuova opposizione antifascista all’interno delle fabbriche e delle università italiane). Essa approderà infine – con il formarsi di nuovi centri organizzativi del partito, e con gli scioperi del marzo 1943 – alla piena affermazione della funzione del partito comunista nella Resistenza. Tra le opere più importanti di Giorgio Amendola ricordiamo: Classe operaia e programmazione democratica (1966), Antifascismo, comunismo, Resistenza (1967), La classe operaia italiana (1968), La crisi italiana (1971), I comunisti e l’Europa ( 1971), Fascismo e Mezzogiorno (1973), Lettere a Milano (1974), Fascismo e movimento operaio (1975), Gli anni della Repubblica (1976), Il rinnovamento del PCI (1978), tutte pubblicate dagli Editori Riuniti; Intervista sull’antifascismo (Laterza, 1975), Una scelta di vita (Rizzoli, 1976).
Abbracciata dalla Luce
Autore/i: Eadie Betty J.; Taylor Curtis
Editore: Sperling & Kupfer Editori
introduzione di Melvin Morse, traduzione di Sofia Mohamed
pp. XII-132, Milano
A trentun anni, a causa delle complicazioni insorte dopo un intervento chirurgico, Betty Eadie entra per alcune ore in uno stato di morte apparente, per poi tornare miracolosamente alla vita. Un’esperienza sconvolgente che ha deciso di rivelare in questo libro. Betty Eadie racconta che il suo spirito abbandonò il corpo e si inoltrò in un tunnel in fondo al quale splendeva una luce abbagliante. Era la luce di Gesù Cristo che voleva condurla nell’aldilà, ma lei non poteva fermarsi perché non si era ancora compiuto il suo destino. Era necessario che tornasse sulla terra e offrisse al prossimo parole di conforto. Un grande bestseller, un messaggio di speranza per tutti gli uomini.
Figlia di madre sioux, Betty J. Eadie, è stata allevata nel Nebraska e in una riserva indiana del South Dakota. Alla sua attività lavorativa affianca un forte impegno nel volontariato. Ha partecipato a programmi televisivi, conferenze e seminari sulla sua eccezionale esperienza.
Trattato di Psichiatria
Autore/i: Balestrieri Antonio
Editore: Il Pensiero Scientifico Editore
prefazione dell’autore, collana P.B.N. – Piccola Biblioteca di Neurologia e Psichiatria n°87 – collana diretta dal prof. Raffaele Vizioli.
pp. 424, Roma
…Quando iniziai, circa vent’anni fa, la prima stesura di quest’opera non immaginavo che essa fosse destinata a seguire, attraverso quattro diverse redazioni e due ristampe, l’evoluzione della psichiatria in un periodo storico così significativo. questa volta, ampliando considerevolmente il testo e cercando di dargli il carattere di un conciso trattato, ho creduto anzitutto di dovere al lettore alcuni completamenti essenziali sul piano clinico e pratico, rappresentati dai capitoli: Rapporto medico-paziente e semeiotica, e L’urgenza in psichiatria. Un altro nuovo capitolo è stato dedicato alla Psichiatria biologica, col tentativo di cogliere non tanto il definitivo significato delle moltissime ricerche in corso, quanto il contributo metodologico che biochimica e farmacologia danno agli studi psichiatrici. Il Modello psicodinamico occupa ora un capitolo a sé, ove si riconsiderano anche i rapporti tra psicanalisi (specia junghiana) ed altri filoni culturali. Quasi tutto il resto è stato profondamente rimaneggiato. Molto materiale, prima accennato nelle note a proposito di strutture nervose e meccanismi comportamentali e di coscienza, è stato approfondito ed ordinato. L’indice analitico dovrebbe inoltre facilitare la consultazione…
Prima edizione con il titolo “Manuale Didattico della Psichiatria” (ottobre 1978), seconda edizione con il titolo “Psichiatria” (gennaio 1981), terza edizione con il titolo “Trattato di Psichiatria” (aprile 1986).
Prefazione
Parte I: Generalità
- Conoscenza, scienza e pratica clinica in psichiatria
- Strutture e funzioni nervose. Attività integrative e sistemiche. Modelli organizzativi del comportamento. Il problema della coscienza
- Il modello psicodinamico
- La psichiatria biologica
- Uomo, famiglia, società
- La personalità
- La malattia mentale. Nosografia
Parte II: Funzioni mentali e loro disturbi. Rapporto medico-paziente e semeiotica
- Coscienza
- Motivazione ed affettività
- Sensopercezioni
- Apprendimento
- Intelligenza e pensiero
- Rapporto medico-paziente e semeiotica
Parte III: Clinica
- Generalità sui disturbi nevrotici. Malattie psicosomatiche
- Psicopatie. Tossicomanie. Devianze sessuali
- Nevrosi
- Generalità sui disturbi psicotici
- Distimie
- Psicosi autistiche. Schizofrenia
- Sviluppi deliranti
- Psicosi organiche
- Intervento psichiatrico
- L’urgenza in psichiatria
- Legislazione ed organizzazione assistenziale
Bibliografia
Indice analitico
Curzio Malaparte
Autore/i: Martelli Giampaolo
Editore: Borla
prima edizione
pp. 216, Torino
Curzio Malaparte è uno degli scrittori italiani più noti del mondo. Le sue opere hanno suscitato discussioni e polemiche, così come i suoi atteggiamenti. Chi era Malaparte? Qual’è il valore dei suoi libri? Le sue scelte politiche e culturali, apparentemente contraddittorie, obbedivano ad una coerenza interiore? A queste domande risponde esaurientemente Martelli nel saggio dedicato allo scrittore italiano.
Giampaolo Martelli è nato a Torino nel 1933. È giornalista e critico militante. Ha pubblicato: “La letteratura della crisi” (Torino 1961).
- Il vero Malaparte
- L’avventura comincia
- L’Italia barbara
- Strapaese e Stracittà
- L’eterno camaleonte
- Attraverso l’Europa
- Il letterato puro
- Tra le rovine
- La pesta
- La regola del dissenso
- L’ultimo viaggio
Nota biografica
Orientamento bibliografico
Jeet Kune do
Il libro segreto di Bruce Lee
Autore/i: Bruce Lee
Editore: Edizioni Mediterranee
introduzione e cura di Linda Lee, introduzione di Gilbert L. Johnson, traduzione di Stefania Bonarelli.
pp. 160,12 foto b/n, 150 disegni b/n, Roma
Il materiale raccolto in quest’opera rappresenta, in realtà, una sorta di diario segreto e di guida personale al combattimento, che Bruce Lee ha sviluppato in tanti anni di pratica e di studi. Infatti, Bruce Lee, creatore di questo nuovo, formidabile stile di lotta, aveva anche una ricchissima biblioteca dedicata alle arti marziali, dalla quale attingeva ispirazione e insegnamenti.
Il Jeet Kune Do è un sistema di lotta «totale», nel senso che può adottare tutte le forme e tutti gli stili, si serve di tutti i metodi e non è condizionato da nessuno di essi: usa tutte le tecniche utili al suo scopo, che è unicamente quello della vittoria finale.
Il libro è ricchissimo di illustrazioni dello stesso Bruce Lee, che spiegano chiaramente le azioni e i movimenti da compiere. Inoltre, le caratteristiche, le qualità e la personalità del vero combattente vengono delineate sia sotto il profilo tecnico-pratico, sia sotto quello psicologico. L’opera si rivelerà pertanto preziosissima per tutti coloro che praticano un’arte marziale, o comunque uno sport competitivo che li pone di fronte ad un avversario, quali il pugilato, la lotta e la scherma.
Tratti dalla mole di appunti dello stesso Lee, le Edizioni Mediterranee hanno pubblicato anche gli indispensabili Manuale pratico del Jeet Kune Do, Il Tao del Kung Fu e i quattro volumi di tecniche segrete: Tecniche di autodifesa, Tecniche di base, Tecniche avanzate e Tecniche superiori.
Bruce Lee (San Francisco 1940 – Hong Kong 1973) nel 1953 all’età di 13 anni iniziò a praticare il Kung-Fu con lo stile Wing-Chun. Sembrava molto portato per quest’arte tanto che lasciò la sua carriera da ballerino. Da quel momento per il giovane Bruce iniziò una nuova vita. Bruce nella sua vita non studiò soltanto Arti Marziali ma imparò dal suo maestro Yip Man diversi pensieri come il pensiero filosofico di Budda, Confucio, Lao Tzu, e dei fondatori del Taoismo. Nel 1959 Bruce tornò a San Francisco dove studiò e cominciò ad insegnare il Kung-Fu. In questo periodo vinse molto tornei e in molte esibizioni attirò l’attenzione di molti registi. A Los Angeles Bruce Lee cominciò la sua carriera di attore recitando nella popolare serie televisiva ’The Green Hornet’ con il ruolo di Kato. Bruce in quel periodo insegnava Kung-Fu anche a molto famosi attori. Cominciò la pubblicazione dei suoi primi libri sulla sua nuova arte il “Jeet Kune Do”. Fino ad allora lui si era limitato a scrivere tutti i suoi pensieri sulle Arti Marziali andando ad elaborare questo nuovo tipo di stile. Avendo una grande conoscenza era in grado di stabilire e di migliorare molte tecniche da lui apprese in precedenza. Bruce recitò in 25 film e serie televisive. Nel 1972 in uno dei suoi film migliori di Kung-Fu ’Return of the Dragon’, Bruce recitò insieme a Chuck Norris, Danny Ionosante e Kareem Abdul-Jabbar. Il 20 Luglio 1973 morì a Hong Kong: le cause sono ancora un grande punto interrogativo.
Il Paese dei Dragoni Selvaggi
La Cina e i suoi fiumi
Autore/i: Lotti Carlo
Editore: Colombo
prefazione dell’autore, in sovracopertina: il Dragone del Fiume, sul retro della sopracopertina: Shen Zhotien, Luci nelle tre gole dello Yangtze.
pp. 152, nn. tavv. b/n f.t., 1 cartina b/n, Roma
Carlo Lotti e nato a Roma nel 1916.
Laureato in ingegneria (1939); docente universitario (1961) ; Cavaliere del Lavoro (1977).
Inizia l’attività professionale nel 1946 dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale, da cui è uscito con il grado di capitano ed alcuni riconoscimenti al merito ed al valore. Nel 1950 riceve l’incarico della progettazione e della direzione esecutiva della diga di San Giuliano sul Bradano dalla Impresa Cidonio; della stessa Impresa assume più tardi la direzione tecnica.
Nel 1957 torna alla libera professione e costituisce il suo «studio di ingegneria», che poi si trasforma nella Società di Ingegneria C. Lotti & Associati, di cui tuttora ha la presidenza. Partecipa alla progettazione ed alla realizzazione di importanti opere idrauliche in Italia ed all’estero: è consulente delle maggiori Istituzioni internazionali quali le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, la Comunità Europea.
È autore di articoli tecnici pubblicati in Italia ed all’estero e di un testo sui «Sistemi delle risorse idriche» tradotto in inglese.
Motivi di lavoro lo portano a compiere frequenti e lunghi viaggi in molti paesi del continente asiatico, in Africa, in America Latina. In Cina va più volte fin dal 1971 e sviluppa amichevoli rapporti con gli ambienti tecnici locali, che gli consentono ripetute visite all’interno del paese: da qui l’idea di questo libro.
La Vita Quotidiana delle Donne nella Francia di Luigi XIV
Autore/i: Dulong Claude
Editore: Rizzoli
traduzione di Rosanna Pelà.
pp. VIII-342, nn. ill. b/n, Milano
Ha un senso parlare delle donne in generale per l’epoca di Enrico IV e di Luigi XIV? Che cos’hanno in comune Ninon de Lenclos, la grande cortigiana, e una strega di campagna, una preziosa di Parigi e una cantante girovaga?
Un’ingiustizia di base: la condizione in cui il loro sesso è tenuto. in tutte le classi sociali, la tirannia del padre e del marito e una realtà, come la morte di parto e un rischio che non fa distinzione di ceto. Eppure, come dimostra l’autrice di questo libro, proprio in questo periodo la società, l’opinione pubblica e la chiesa stessa andarono gradualmente evolvendosi in una direzione favorevole alle donne. Ma non si può dimenticare che, prima di tutto, esse dovettero solo ai loro sforzi il conseguimento, lento e faticoso, del diritto alla considerazione della società, all’istruzione, al lavoro, se non all’amore. Di questa’lotta, che si svolse su terreni diversi e ineguali, la Dulong racconta le insospettate vicende, attraverso una serie di ritratti e di ambienti minutamente ricostruiti: figure di donne della nobiltà e del popolo, sante e regine, attrici, indovine o letterate.
Claude Dulong, storica e arohivista-paleografa, si è dedicata soprattutto allo studio del XVII secolo francese. Due delle sue opere, Anne d’Autriche (1978) e L’Amour au XVIIᵉ siècle (1969), hanno ricevuto il Grand Prix Gobert dell’Académie Francaise. Ha pubblicato anche una Vie quotidienne à l’Elysée au temps de Charles de Gaulle.
La Quarta Scelta
Autore/i: Saccà Antonio
Editore: Dino Editori
nota dell’editore.
pp. 232, Roma
La tecnologia libererà l’uomo dal lavoro come attualmente è svolto, assicurando il benessere senza relazione con il lavoro compiuto? Stabilirà una sproporzione tale tra fatica e vantaggi che coloro i quali lavorano non avranno di che lamentarsi? La tecnologia e ormai il solo modo perché l’uomo dedicando il meno tempo possibile alla ragione strumentale possa ritrovare se stesso. Il grado più alto di società tecnologica forse consentirci all’individuo la possibilità del ripiegamento, creativo, sopra se stesso. Dedicare scarso tempo alla estraneazione del lavoro e delle macchine e quindi riprendere la propria identità. Una società completamente razionale per lasciare tempo agli individui di potere, appunto per questo, svolto il lavoro nel modo più proficuo, ritrovare la irrazionalità del se stesso. Che significa irrazionalità ? Essere se stessi. Noi siamo costretti a negarci perché dobbiamo impegnare troppo tempo nel lavoro razionalizzato. Ma se la razionalità e affidata alle macchine l’uomo potrebbe dedicarsi alla fantasia del vivere. Questo saggio affronta il dramma di una società tecnologica che organizza minuziosamente l’intera vita dell’uomo in alternativa ad una società tecnologica che organizza solo il lavoro e lascia all’uomo il tempo per vivere. Avremo o no una società cristiana cioè dei rapporti umani individualizzati nell’éra tecnologica? I rapporti umani saranno possibili proprio nell’éra della tecnologia avanzata o ci avviamo verso l’organizzazione assoluta e la guerra finale?
Antonio Saccà, siciliano d’origine, vive a Roma nella cui Università insegna Sociologia delle forme espressive. È giornalista pubblicista. Ha pubblicato i seguenti saggi: La letteratura italiana attuale – 1962; Ideologie del nichilismo 1971; Contro la ragione – 1974; L’assoluto privato – 1977; e inoltre i volumi di poesie: La conclusione – 1965; Il silenzio – 1970; Il clandestino – 1972; L’ambito 1975. Collabora a Il Tempo.
Etica come Responsabilità
Prospettive a confronto
Autore/i: Autori vari
Editore: Mimesis Edizioni
testi di: Claudia Dovolich, Adriano Fabris, Mario Signore, Salvatore Veca, Luis Miguel Arroyo, Carmelo Vigna, Giuseppe Lissa, Francesca Brezzi, Maria Teresa Pansera, Laura Tundo, Anna Maria Nieddu, Chiara Di Marco, Claudia Dovolich, a cura di C. Dovolich.
pp. 288, Milano
La responsabilità è il nodo che tesse la trama discontinua e problematica di queste riflessioni. Si tratta di una nozione attualmente al centro di un radicale cambiamento, perché essa non è assunta da un soggetto egemone ma da una singolarità decentrata che prende forma nella relazione all’alterità, esponendosi all’evento dell’altro. Alterità e responsabilità, divenute questioni cardini della nostra contemporaneità, si configurano però in termini non univoci: la relazione all’altro è molteplice e l’alterità non ha solo i contorni definiti di una trascendenza verticale, ma quelli sfumati e mobili di numerose trascendenze orizzontali. La responsabilità non è più ricercata/trovata nel solo contesto del reciproco riconoscimento, segnato troppo spesso dalla logica del dominio e dalla morale del debito, ma si colora dei toni dell’asimmetria, dell’anacronia e del disequilibrio indicando verso un’etica del dono. Nella polifonia delle voci che compongono questo testo risuona anche il legame tra la responsabilità e la risposta, espressa o meno ma sempre data, anche quando viene rifiutata, all’altro, anonimo e indifferente o singolare e insostituibile, ma anche e soprattutto all’appello del pensiero.
- Claudia Dovalich, Questioni etiche
- Adriano Fabris, L’etica e il problema del senso
- Mario Signore, Etica della responsabilità e responsabilità del pensare. Una sfida per la cultura contemporanea
- Salvatore Veca, Emozioni e ragioni in una teoria della giustezza
- Luis Miguel Arroyo, Sfide etiche e antropologiche della genetica e della biotecnologia
- Carmelo Vigna, Bioetica e dignità della vita umana
- Giuseppe Lissa, Emmanuel Lévinas: dalla libertà alla responsabilità
- Francesca Brezzi, Dall’homo faber all’homo ludens: quale etica per la società tecnologica?
- Maria Teresa Pansera, L’etica nell’era della tecnica
- Laura Tundo, Democrazia giustizia cosmopolitismo. Prospettive etico-politiche per il terzo millennio
- Anna Maria Nieddu, Responsabilità e autodeterminazione. Linee di una ricerca per un’etica dell’azione responsabile
- Chiara Di Marco, Critica e cura. Ragioni e passioni nelle etiche decostruttive
- Claudia Dovalich, Pensare l’alterità
Nichilismo Sacro Comunità
Autore/i: Autori vari
Editore: Mimesis Edizioni
a cura di Chiara Di Marco.
pp. 188, Milano
La questione dell’Europa. Un’interrogazione etica e politica che, diversamente posta e sviluppata da Nietzsche e Heidegger, sollecita la nostra contemporaneità a ripensare il nihilismo articolandolo al pensiero della comunità e del sacro in una relazione che non sia più di mera contrapposizione o esclusione. Ciò che è in gioco, per noi, è la possibilità di rispondere alla domanda di un’identità europea che ha posto e continua a porre in grande imbarazzo politici, intellettuali, uomini di fede e di scienza nella misura in cui la necessità di un’intesa capace di risolvere conflitti e contrapposizioni sembra essere generata più che da una volontà disposta a incontrare-ascoltare gli altri, dalla caparbia egoità che sostiene e garantisce particolarismi individuali e collettivi. Questione spinosa ma urgente in una realtà politica, religiosa e culturale dove l’unità della politica economica mostra tutta la sua fragilità. In quest’ottica i saggi qui proposti sondano la fecondità che i termini sacro e comunità hanno – se sottratti al circolo del nihilismo reattivo – di arginare l’arroganza e l’intolleranza del Pensiero Unico, quella di un nihilismo che ha generato forme del pensare e dell’agire che hanno aperto nel secolo appena trascorso un vuoto di senso e di valori che, nell’estremismo violento di un’ideologia del terrore che grida «viva la morte», invera la fredda e lucida affermazione con cui Horkheimer e Adorno aprono Dialettica dell’illuminismo.
Chiara Di Marco insegna Etica sociale e Filosofia morale nei corsi di laurea in Filosofia e in Scienze Filosofiche della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi Roma Tre. Ha orientato la sua attività di ricerca attorno alle questioni del soggetto, del potere e della differenza-alterità seguendone lo sviluppo attraverso la riflessione di Georges Bataille, Michel Foucault, Jacques Derrida e Gilles Deleuze. Tra le sue principali pubblicazioni: Gilles Deleuze e il pensiero nomade (1995); Critica e cura di sé. L’etica di Michel Foucault (1998); Percorsi dell’etica contemporanea (cur.) 1999; Un mondo altro è possibile (cur.) 2004; Georges Bataille. Etica dell’incompiutezza (2006); Georges Bataille. Amicizia e comunicazione, B@belonline/print, II, 2006; Corpo io sono e anima. L’ambiguità della bio-politica, B@belonline/print, V, 2008; Grazia Sovranità Amicizia. Georges Bataille e la passione per l’“inutile” (2009); Immagine-desiderio, pensare-creare: concetti, percetti, affetti (2010); Fiducia nell’incompiutezza (2010).
Israele
Una società in evoluzione
Autore/i: Segre Vittorio D.
Editore: Rizzoli
la presente edizione è stata aggiornata dall’autore con l’aggiunta dei capitoli 7-8-9 e 10, premessa e introduzione dell’autore, traduzione di Bruno Oddera.
pp. 304, Milano
Gli ebrei, dei quali è stato detto che si tratta di un popolo ostacolato da «un eccesso di storia e da un difetto di geografia», hanno creato nel 1948 in Palestina uno Stato intralciato da un eccesso di geografia e da un difetto di storia politica. Che cos’è oggi, a venticinque anni dalla fondazione, lo Stato di Israele? Come si è arrivati all’insediamento di milioni di ebrei della diaspora in un ambiente geograficamente e politicamente ostile? Fino a qual punto l’esistenza di uno Stato ebraico laico in Palestina può essere spiegata dal tentativo di realizzare gli ideali dell’illuminismo? Qual è stato il contributo di un movimento nazionalista discusso come il sionismo alla creazione dello Stato ebraico? E quali prospettive si aprono dinanzi a questo stato dopo le vittoriose guerre contro gli arabi?
L’autore risponde, con Israele, una società in evoluzione, a questi interrogativi, e a molti altri ancora. Con l’obiettiva chiarezza di uno studioso della storia e della politica, e, al contempo, con le conoscenze di prima mano di un uomo che ha vissuto personalmente l’esperienza dei kibbutzim e ha partecipato ad altre manifestazioni della collettività ebraica tornata nella sua sede nazionale: l’attività clandestina, l’esercito e l’attività diplomatica, Vittorio D. Segre fa il punto sulla realtà rappresentata dallo Stato d’Israele nel travagliato Medio Oriente per poi proiettarla nel più vasto ambito mondiale.
Il libro di Segre, dunque, oltre a essere uno studio storico e politico di grande interesse, offre al lettore la garanzia di quella conoscenza profonda degli uomini e delle cose che può essere raggiunta soltanto attraverso la partecipazione personale agli eventi svoltisi «in un’atmosfera di passione e di dedizione – religiosa, ideologica, nazionale e persino culturale – nella quale… uomini e donne sentivano la carezza della storia nella loro esistenza quotidiana e un rapporto diretto con le glorie della cristianità, del giudaismo e dell’Islam».
Vittorio D. Segre nato in Italia nel 1922, Vittorio D. Segre si stabilì a diciassette anni in un kibbutz palestinese, e ben presto entrò in contatto con l’Haganà. Nel 1941 si arruolò nel Palestine Regiment e in seguito collaborò con la British Military Intelligence, con l’incarico di tenere i contatti con gruppi di antifascisti italiani. Nel 1949 il ministero degli Esteri israeliano lo nominò Attaché a Roma e più tardi Addetto stampa a Parigi. Attualmente insegna all’Università ebraica di Gerusalemme e all’Università di Haifa. Collabora regolarmente al Corriere della Sera e ad altre pubblicazioni europee.