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I Giusti d’Italia • I non Ebrei che Salvarono gli Ebrei 1943-1945

I Giusti d’Italia • I non Ebrei che Salvarono gli Ebrei 1943-1945

Titolo originale: The Encyclopedia of the Righteous Among the Nations. Rescuers of Jews During Holocaust

Autore/i: Autori vari

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

a cura di Israel Gutman e Bracha Rivlin, edizione italiana a cura di Liliana Picciotto, con un messaggio di Carlo Azeglio Ciampi, prefazione di Gianfranco Fini, direzione editoriale di Israel Gutman, edizione originale in lingua inglese di Bracha Rivlin.

pp. XLVIII-296, numerose illustrazioni b/n, Milano

I Giusti tra le Nazioni sono i non ebrei che durante la Shoah salvarono uno o più ebrei dalla deportazione e dalla morte rischiando la propria vita e senza trarne alcun vantaggio personale. Yad Vashem, l’Istituto per la Memoria della Shoah, organismo ebraico ufficiale sorto nel 1953 a Gerusalemme sul colle della Rimembranza e volto a preservare la memoria della Shoah, si dedica dal 1963 alla ricognizione e al riconoscimento di questi salvatori. Una commissione di trentanove membri presieduta da un ex giudice della Corte Suprema vaglia la candidatura a Giusto tra le Nazioni, autorizza l’apertura di un dossier e nomina un esperto della storia e della lingua del paese considerato. Coloro che vengono riconosciuti Giusti e, in alcuni casi, i loro rappresentanti, partecipano a una cerimonia che si svolge sia a Gerusalemme che nel paese di residenza, durante la quale ricevono una medaglia e un diploma d’onore, piantano un albero lungo il viale dei Giusti a Yad Vashem e presenziano all’incisione dei loro nomi sui muri che circondano il giardino del Memoriale. I Giusti tra le Nazioni riconosciuti da Yad Vashem oggi sono più di 20.000. Tra questi più di 400 sono italiani, uomini e donne che hanno nascosto, protetto e nutrito ebrei in pericolo di vita per settimane, a volte mesi. Molte delle loro storie sono qui raccolte a dimostrazione e ricordo dell’esistenza, malgrado la tragedia che colpì il popolo ebraico, di uomini e donne che non sono rimasti passivi ma hanno rischiato la vita mettendo in pratica la massima talmudica secondo la quale «chiunque salvi una vita salva l’umanità intera».

La Preghiera di Israele – Alle Origini della Liturgia Cristiana

La Preghiera di Israele – Alle Origini della Liturgia Cristiana

Autore/i: Di Sante Carmine

Editore: Casa Editrice Marietti

seconda edizione, prefazione di Lea Sestieri.

pp. XIV-244, Genova

Il Nuovo Testamento testimonia abbondantemente della liturgia ebraica, ma si tratta di una testimonianza indicativa più che descrittiva; ci dice che al tempo di Gesù c’erano determinate forme cultuali ma non in che cosa consistessero e come si svolgessero. Di questa liturgia, dei suoi simboli e dei suoi riti, dei suoi echi e dei suoi silenzi si sono nutriti lo stesso Gesù, la vergine Maria, gli apostoli, le comunità primitive e i cristiani delle origini.
L’autore ricostruisce in questo libro, alla luce delle fonti della Mishnah e dei Siddurim, il significato e il dinamismo della preghiera ebraica, ritrovando le «origini» della liturgia cristiana nella liturgia ebraica, origini non provvisorie né solo polemiche e secondarie ma vitali e positive.

Carmine Di Sante ha studiato Teologia all’Istituto Teologico di Assisi, si è specializzato in Scienze Liturgiche al Pontificio Istituto Liturgico di S. Anselmo di Roma e laureato in Psicologia all’Università «La Sapienza» di Roma. Già professore all’Istituto Teologico di Assisi, attualmente lavora come teologo presso il SIDIC (Service International de Documentation Judéo-Chrétienne) di Roma, un centro fondato dopo il Concilio Vaticano II da un gruppo di vescovi e di studiosi per promuovere l’applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate 4 e per favorire il dialogo ebraico-cristiano, riscoprendo l’importanza delle radici ebraiche per la catechesi, la liturgia e la teologia cristiana. Tra le opere pubblicate ricordiamo: L’eucaristia terra di benedizione. Saggio di antropologia biblica (Dehoniane, Bologna 1987); Parola e terra. Per una teologia dell’ebraismo (Marietti, Genova 1990); Il Padre nostro. L’esperienza di Dio nella tradizione ebraico-cristiana (Cittadella, Assisi 1996); Responsabilità. L’io per l’altro (Ed. Lavoro, Roma 1996); Figure della fede (Elle Di Ci, Torino 1998).

Stelle

Stelle

Titolo originale: Stars

Autore/i: Kaler James B.

Editore: Zanichelli Editore

prima edizione, prologo dell’autore, traduzione di Giusi Galli, revisione scientifica di Corrado Lamberti.

pp. 282, numerose illustrazioni a colori e b/n, Bologna

Le stelle sono le fonti ultime della vita: sono i motori che la sostengono convertendo la materia universale in energia. Ci appaiono come oggetti fissi e immutabili sulla volta celeste, ma in realtà sono gigantesche sfere di gas turbolento e incandescente, alimentate dalle potenti reazioni nucleari che avvengono nel profondo dei loro nuclei. Sono i laboratori chimici specializzati nella sintesi degli elementi pesanti, che vengono poi riversati nello spazio durante le ultime fasi della loro vita evolutiva. Con 1 eccezione dell’idrogeno e dell’elio, nati con l’Universo stesso, tutti gli atomi che costituiscono i pianeti, la Terra e le forme viventi, compresi noi stessi, provengono da una stella spentasi miliardi di anni fa in qualche parte della Via Lattea.
Nel libro, utilizzando anche un corredo di immagini di particolare qualità e suggestione, vengono presentate le conoscenze più aggiornate sull’origine, la varietà, la distribuzione e la composizione delle stelle: una chiave per comprendere l’evoluzione dell’Universo, ma anche le nostre stesse origini. Un viaggio affascinante fino ai confini dello spazio che è anche occasione per ripercorrere tutte le tappe che hanno scandito lo sviluppo dell’astronomia: dai primi miti ai calcoli di Eratostene e Aristarco, alle recenti teorie sulla materia scura, dalla rudimentale strumentazione del diciassettesimo secolo ai radiotelescopi e all’astronomia spaziale.

James B. Kaler insegna astronomia alla University of Illinois di Urbana-Champaign; è noto a livello internazionale per i suoi studi sulla evoluzione stellare e, in particolare sulle nebulose planetarie, gusci gassosi che avvolgono certe stelle al termine della loro esistenza.
Apprezzato divulgatore, è autore di Stars and Their Spectra (Cambridge University Press 1989) e di The Ever-Changing Sky (Cambridge University Press, 1995), oltre che di numerosi articoli sulle più diffuse riviste di astronomia (Astronomy. L’Astronomia Sky & Telescope).

L’Enigma Montefeltro

L’Enigma Montefeltro

Titolo originale: «The Montefeltro Conspiracy: A Renaissance Mystery Decoded»

Autore/i: Simonetta Marcello

Editore: Rizzoli

prologo dell’autore.

pp. 312, numerose illustrazioni b/n, Milano

Il 26 aprile 1478 Lorenzo de’ Medici e suo fratello Giuliano, signori di Firenze, vengono aggrediti durante la messa in Duomo. Mentre Giuliano cade sotto le coltellate, Lorenzo si salva dall’attacco scappando nella sagrestia. Dopo più di cinque secoli, sulla congiura dei Pazzi si è indagato e scritto moltissimo, al punto che ormai l’inchiostro versato supera il sangue sparso. Ma chi ha armato le mani dei Pazzi, responsabili dell’attentato? In un saggio documentato e preciso, ma scritto con lo stile e il pathos dei migliori thriller storici, l’autore porta luce su una delle vicende più controverse del “Rinascimento segreto”. La verità, rimasta nascosta in una lettera cifrata del duca di Urbino a papa Sisto IV, torna finalmente a galla. E scopriamo retroscena inediti, in una nuova edizione aggiornata che rivela il patto diabolico fra il pontefice e Giambattista Montesecco, sicario scelto per uccidere Lorenzo. Una storia coinvolgente e ricca di colpi di scena, nella quale oltre a tradimenti e intrighi trovano posto gli affreschi della Cappella Sistina, strumento dell’ultima spietata vendetta medicea.

Marcello Simonetta (1968), laureato a Roma e dottorato a Yale, insegna Storia europea e Teoria politica a Parigi ed è stato documentarista, curatore di mostre e consulente storico per videogiochi di grande successo. È senior scholar del Medici Archive Project e assegnista di ricerca alla Sapienza. Oltre a L’enigma Montefeltro (Rizzoli 2008-BUR 2017), pubblicato in sette lingue, è autore di Volpi e leoni. I misteri dei Medici (BUR 2017) e Caterina de’ Medici. Storia segreta di una faida famigliare (Rizzoli 2018), questi ultimi due tradotti in francese. È uno dei curatori dell’edizione nazionale delle Lettere di Niccolò Machiavelli.

Effetti Collaterali – Come le Case Farmaceutiche Ingannano Medici e Pazienti

Effetti Collaterali – Come le Case Farmaceutiche Ingannano Medici e Pazienti

Titolo originale: Bad Pharma. How Drug Companies Mislead Doctors and Harm Patients

Autore/i: Goldacre Ben

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Tullio Cannillo.

pp. 426, Milano

I trucchi e le storture documentati in queste pagine sono spettacolari, complicati e affascinanti nei loro particolari.
La scienza sana è degenerata a livello industriale, gradualmente, nel tempo.
E tutto ciò è stato compiuto da persone normali molte delle quali forse non si rendono neppure conto di ciò che hanno fatto.
Voglio che le troviate, e che glielo diciate.

La medicina è gravemente ammalata. Mentre i pazienti vivono nell’illusione che i farmaci prescritti dai medici siano sicuri ed efficaci e si basino su prove e risultati di test imparziali e affidabili, l’industria farmaceutica è afflitta da una corruzione che dilaga su scala globale, alimentando un business da 600 miliardi di dollari.
Ben Goldacre, medico britannico, sferra un attacco senza precedenti a questo sistema dalle dinamiche perverse e poco trasparenti in cui sono coinvolti non solo singoli soggetti dalla dubbia integrità morale, ma anche moltissime persone perbene che, vittime in buona fede di un grande inganno, assecondano e diffondono il giudizio positivo su un determinato farmaco, basandosi su dati falsati dalle aziende farmaceutiche. Molto spesso, infatti, l’efficacia dei medicinali viene verificata in test clinici malamente progettati, condotti su un numero ridotto di pazienti poco rappresentativi e analizzati con tecniche che ne enfatizzano solo gli effetti positivi. Quando emergono dati negativi, la legge consente all’azienda di tenerli nascosti, con il risultato che a medici e pazienti arriva solo un’immagine mistificata del medicinale. Le istituzioni e le associazioni professionali che dovrebbero censurare tale comportamento non lo fanno, e le stesse autorità di controllo tollerano che i dati sugli effetti collaterali siano tenuti nascosti. Inoltre, le informazioni vengono comunicate in modo distorto: i medici ricevono notizie sui farmaci da riviste scientifiche di proprietà dell’industria farmaceutica, da rappresentanti e da corsi di aggiornamento tenuti da colleghi al soldo delle aziende.
Questa sconcertante realtà riguarda tutti, e Goldacre la documenta rigorosamente, attingendo a dati di organizzazioni accademiche e gruppi di ricercatori indipendenti disponibili in rete e rivelando una serie di storie inquietanti che hanno come protagonisti, fra gli altri, le statine, i farmaci anticancro, le pillole dietetiche e il famoso vaccino contro l’influenza aviaria, per il quale i governi di tutto il mondo hanno speso miliardi di dollari in scorte. Particolarmente emblematico è il caso della paroxetina, un antidepressivo destinato agli adulti che per anni è stato prescritto ai bambini senza condurre gli studi necessari per ottenerne la licenza. E quando i primi test ne hanno dimostrato l’inefficacia, oltre che i gravi effetti collaterali, l’azienda produttrice si è ben guardata dal comunicarlo.
Ma Goldacre, in questo suo saggio originale e provocatorio, non si limita alla denuncia, propone anche le possibili soluzioni e, consapevole del fatto che l’intero sistema va urgentemente riformato, invita tutti, medici, pazienti, aziende farmaceutiche, avvocati, direttori di riviste, a fare qualcosa in prima persona per trovare una terapia efficace.

Ben Goldacre, 38 anni, è medico e scrittore. Il suo primo libro, La cattiva scienza, è stato un successo internazionale tradotto in 25 paesi. Collabora con il «Guardian» dal 2003 e ha prodotto diversi documentari per BBC Radio 4. Vive a Londra.

Il Tunnel della Libertà – 123 Metri Sotto il Muro di Berlino: la Straordinaria Avventura di Due Italiani nel 1961

Il Tunnel della Libertà – 123 Metri Sotto il Muro di Berlino: la Straordinaria Avventura di Due Italiani nel 1961

Titolo originale: Der Tunnel in die Freiheit

Autore/i: Sesta Ellen

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, prologo dell’autrice, traduzione dal tedesco di Umberto Gandini.

pp. 216, illustrazioni b/n, numerose tavole b/n f.t., Milano

«Quanto tempo ci vorrebbe per scavare una galleria del genere? Prova a pensarci. Sarebbe un’impresa quasi faraonica.»

«lo la vedo diversamente. Proprio la lunghezza della galleria potrebbe costituire un elemento di grande vantaggio. Le guardie di confine della DDR non sospetterebbero mai che qualcuno s’imbarchi in un’impresa così folle.»

Il tunnel della libertà racconta una vicenda dimenticata ed emozionante, un’avventura straordinaria, quasi impossibile, che ha avuto per protagonisti due ragazzi italiani.
Il 13 agosto 1961 a Berlino accadde l’incredibile. Per arrestare l’emorragia di tedeschi che fuggivano verso la zona sottoposta all’autorità delle potenze occidentali, il governo della DDR, con l’approvazione dell’Unione Sovietica, fece costruire una barriera che isolava Berlino Ovest. Il muro di Berlino – il filo spinato e i cavalli di Frisia vennero ben presto sostituiti da una barriera di cemento armato alta più di due metri e lunga circa 170 chilometri – avrebbe diviso in due la città fino al 1989. Per evitare i tentativi di fuga furono usati mille accorgimenti e le guardie di frontiera, i famigerati Vopos, non esitavano a sparare contro i fuggiaschi. Le vittime del muro – diventato il simbolo di un’intera fase storica, la guerra fredda – furono centinaia.
In quei giorni del 1961 nella capitale tedesca soggiornavano due studenti italiani, Gigi e Mimmo. Come molti altri, non avrebbero più potuto incontrare i loro amici dell’Est, soprattutto Peter, che abitava nel quartiere periferico di Wilhemshagen. Che fare? Semplice: far fuggire Peter, sua figlia Annette, una bambina di pochi mesi, e tutta la sua famiglia. Ma come oltrepassare il muro più sorvegliato del pianeta? Semplice: scavando una galleria.
Con l’incoscienza dei vent’anni, una totale determinazione, nonché dosi massicce di furbizia, fatica e fortuna, Mimmo e Gigi riuscirono a beffare uno dei più terribili apparati repressivi della storia. Il 14 settembre 1962, dopo lunghe settimane di lavoro in condizioni di grande pericolo, superando imprevisti e difficoltà di ogni genere, Peter e una trentina di altre persone attraversano i 123 metri del tunnel della libertà. Ad attenderli, e a documentare la beffa, una troupe della televisione americana NBC.

Ellen Sesta è la moglie di Domenico Sesta, scomparso il 6 maggio 2002. Aiutò nella memorabile impresa il fidanzato, Domenico, e il suo amico Luigi.

San Valentino e il Suo Culto tra Medioevo ed Età Contemporanea : uno Status Quaestionis

San Valentino e il Suo Culto tra Medioevo ed Età Contemporanea : uno Status Quaestionis

Atti delle Giornate di studio, Terni, 9-11 dicembre 2010

Autore/i: Autori vari

Editore: Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo

prima edizione, a cura di Massimiliano Bassetti ed Enrico Menestò, premessa di Vincenzo Paglia.

pp. IX-360, XVI tavole b/n f.t., Spoleto

Il progetto di un convegno su «San Valentino e il suo culto tra Medioevo ed età contemporanea: uno status quaestionis», poi svoltosi a Terni tra il 9 e l’11 dicembre 2010, era nato, allo stato di progetto, con la scoperta ambizione non solo di fare ordine circa la figura storica del santo e le tradizioni agiografico-cultuali ad esso collegate ab antiquo, ma anche di rileggere in questa luce il significato che la “festa di San Valentino” detiene ancora oggi in ogni parte del mondo. Con gli atti delle relazioni ora riuniti in volume, si può dire a ragion veduta che il Convegno ha molto efficacemente raggiunto lo scopo di partenza. All’accertamento della storicità delle biografie redatte del santo presule ternano, infatti, sono dedicate le relazioni di Enrico Menestò, di Emore Paoli e di Edoardo D’Angelo, tre dei massimi esperti di letteratura latina e di agiografia medievali. Ciascuno di essi apporta un contributo decisivo per rintracciare gli elementi storici della Vita di Valentino di Terni (la cui principale redazione reca, nella serie della Bibliotheca Hagiographica Latina, il numero 8460). Lo studio minuzioso del testo, peraltro, (fornito in rinnovata veste critica per le cure di Edoardo D’Angelo) ha consentito di avanzare un’ipotesi del tutto inedita e particolarmente affascinante che, se fosse ulteriormente circostanziata e verificata, sospingerebbe il “martirio” di Valentino dal terzo quarto del III secolo agli anni 346-347, ovvero ben oltre il limite degli editti di tollerenza di Galerio del 311 e di Costantino del 313. Importanti conferme a queste nuove ipotesi ricostruttive giungono, del resto, dallo studio di Claudia Angelelli, sul versante delle risultanze archeologiche circa la memoria martiriale del santo tra Roma e Terni, e dall’ampio saggio di Stefano del Lungo che, in un vasto affresco della regione ternana in età tardoantica, verifica stringenti coincidenze onomastiche e toponomastiche presenti nel testo agiografico valentiniano. Più schiettamente dedicati alla ricezione nel medioevo latino del culto di Valentino, sono, poi, i saggi di Fabrizio Mastroianni e di Eugenio Susi. Il primo verifica una sostanziale ibridazione della figura di Valentino (il vescovo di Terni, il presbiter romano, il monaco di Passau) nella produzione liturgica medievale, segnalandone, dunque, l’assoluta aspecificità; il secondo segue con dovizia di particolari lo sfangiamento del culto del vescovo martire nel passaggio tra tardoantico ed altomedioevo, senza tralasciare di evidenziare le dorsali ideologiche che facilitarono la diffusione di quel culto. Del tutto analoga ispezione circa le direttrici di diffusione del culto valentiniano compie Riccardo Burigana per l’Oriente ortodosso, individuando nel santo ternano quale protettore dell’amore sponsale il mobile punto di articolazione di un potenziale dialogo ecumenico tutto da sviluppare. Ad Anna Torti, tuttavia, è spettato il compito di definire le circostanze attraverso le quali il vescovo ternano è divenuto, in una vulgata di progressiva larghezza, il “santo dell’amore”. È, infatti, la produzione letteraria di lingua inglese, e soprattutto quella della golden Age che va da Chaucer a Shakespeare, a consacrare un’immagine letteraria (non più solo agiografico-liturgica) del san Valentino, come patrono dell’amore terreno, quasi pronubo delle coppie. È questa, infine, l’immagine che ancora oggi prevale su scala mondiale della complessa costellazione accesa dalla scintilla della figura storica del Valentino vescovo di Terni. Ed è di questa immagine, sempre più mercantile e mediatica, che si occupano, ciascuno per i rispettivi campi di competenza, Andrea Liberati e Roberto Segatori. Quest’ultimo, specialmente, sottolinea la perfetta autonomia del marketing sviluppatosi attorno al Valentino mediatico, rispetto alla sostanza del messaggio cristiano che la Chiesa vorrebbe, tramite esso, riaffermare.
(S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia. Presidente della Conferenza Episcopale Umbra)

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Premessa di Vincenzo Paglia

  • Alla ricerca di San Valentino : il perché di uno status quaestionis, di Enrico Menestò
  • «In suburbano empto terrae spatio»: forma del territorio, senatori e martiri tra la Lucania, Roma e l’Umbria meridionale dalla Tarda Antichità all’Alto Medioevo, di Stefano Del Lungo
  • Roma o Interamna Nahars? Le più antiche testimonianze del culto di San Valentino e il problema della “priorità”, di Claudia Angelelli
  • «La passio Sancti Valentini» (BHL 8460), di Emore Paoli
  • La passio Sancti Valnetini martyris (BHL 8460-8460b). Un “martirio occulto” d’età postcostantiniana?, di Edoardo D’Angelo
  • L’Immagine e il culto di San Valentino da Chaucer a Shakespeare, di Anna Torti
  • I canti liturgici per per San Valentino, di Fabrizio Mastroianni
  • Il culto di San Valentino di Terni in Italia Centrale nel Medioevo, di Eugenio Susi
  • «Un santo in arrivo da Roma». Le tradizioni su San Valentino nelle Chiese ortodosse in prospettiva ecumenica, di Riccardo Burigana
  • Lettere d’amore a San Valentino: un epistolario mondiale, di Andrea Liberati
  • L’uso sociale di San Valentino: dal profano al sacro e ritorno, di Roberto Segatori

La Musicoterapia – Associata ad Altre Tecniche Terapeutiche

La Musicoterapia – Associata ad Altre Tecniche Terapeutiche

Titolo originale: La Musicotherapie et les Nouvelles Methodes d’Associatio des Techniques

Autore/i: Guilhot Jean; Guilhot Marie-Aimée; Jacques Jost; Lecourt Édith

Editore: Guaraldi Editore

introduzione di Jean Guilhot e Marie-Aimée Guilhot, traduzione di Claudio Cavallini.

pp. 176, Rimini

Quest’opera è frutto di lavoro collettivo: il risultato di una lunga e paziente ricerca realizzata nel campo ancora nuovo della musicoterapia da un’equipe di psicoterapisti, di psicologi e di ricercatori. Essa ha lo scopo di mostrare l’interesse e l’importanza che presentano le tecniche dell’arte-terapia e in particolare i metodi di musicoterapia per quanti si occupano di esplorazione, rieducazione e terapia della vita emozionale ed affettiva.

Il Libro dei Sogni

Il Libro dei Sogni

Titolo originale: Book of Dreams

Autore/i: Browne Sylvia; Harrison Lindsay

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

traduzione di Daria Restani.

pp. 302, Milano

«Non esiste nulla di più affascinante, personale e squisitamente intimo dei viaggi che la nostra mente e il nostro spirito compiono mentre dormiamo. I sogni e le altre avventure vissute durante il sonno, perfino gli incubi, sono doni, nostri alleati, da accogliere a braccia aperte, non da temere, e meritano che si faccia di tutto per svelare e salutare con gioia ogni mistero, ogni preziosa lezione che hanno in serbo per noi.» Dopo averci svelato cosa succede nelle nostre vite passate e future, in queste pagine la celebre sensitiva Sylvia Browne mette a frutto lo studio trentennale che ha dedicato ai sogni e al sonno per accompagnarci in un itinerario originale e sconvolgente e spiegarci come i sogni siano dei potenti messaggi che possono influenzare ogni aspetto della nostra vita, dalla carriera alla salute, dall’amore alla felicità.

Sylvia Browne è stata una delle più note veggenti americane. Appartenente a una famiglia di medium, ha raggiunto il successo grazie alle sue straordinarie doti. Autrice di bestseller negli Stati Uniti, in Italia ha pubblicato molti volumi, tra cui: La vita nell’Aldilà, Profezie, Fenomeni, Società segrete, Vita da veggente e Tutti gli animali vanno in paradiso.

Il Samurai che Venne dall’Europa – L’Avventura di un Inglese nel Giappone del Seicento

Il Samurai che Venne dall’Europa – L’Avventura di un Inglese nel Giappone del Seicento

Titolo originale: Samurai William – The Adventurer Who Unlocked Japan

Autore/i: Milton Giles

Editore: Rizzoli

prima edizione, prologo dell’autore, traduzione di Roberta Zuppet, in copertina: Hiroshige Utagawa (1797-1858), Tempesta a Naruto, nel tondo: Brand Christian il Vecchio (1695-1756), Manna in burrasca, Milano, Museo Poldi Pezzoli.

pp. 400, numerose illustrazioni b/n, Milano

Il 12 aprile 1600, un veliero olandese approda a Bungo, sulla costa occidentale del Giappone, dopo un viaggio di quasi due anni. Tra i pochi uomini sopravvissuti allo scorbuto, alle tempeste, agli ammutinamenti e agli assalti dei pirati c’è William Adams, il primo inglese a violare i confini del Giappone medioevale. L’Impero del Sol Levante è una terra di selvaggia violenza e raffinatezza estrema, molto lontana dall’idea esotica e folcloristica che se ne ha in Europa. Adams si distingue subito per la disinvoltura con cui si lascia incantare da un mondo così distante dal suo. Impara la lingua, sposa una giapponese e, con straordinaria naturalezza, si impadronisce degli usi e costumi di quella che ben presto diventa la sua patria d’adozione. In breve, grazie alle sue capacità di navigatore e di mercante e alle sue doti diplomatiche, si conquista l’amicizia e la fiducia del grande shogun Ieyasu Tokugawa e un ruolo di spicco alla corte di Edo (l’odierna Tokyo), tanto da vedersi conferire il titolo di samurai. Da questa posizione privilegiata, Adams si trova a far da ponte tra Oriente e Occidente e – tra gli intrighi dei gesuiti portoghesi e dei mercanti olandesi e le goffaggini dei suoi connazionali, mandati dalla Compagnia delle Indie in cerca di facili guadagni – diventa un punto di riferimento autorevole per tutti. Ma il suo caso costituisce un’eccezione. Poco dopo la morte, avvenuta nel 1620, gli stranieri vengono cacciati e il Giappone si richiude per due secoli ai commerci con il resto del mondo.
William Adams è stato il modello di uno dei protagonisti di Shogun, il celebre romanzo di James Clavell. Le sue vere vicende, raccontate con grande passione e fedeltà alle fonti da Giles Milton, ci restituiscono tutto il gusto dell’avventura di un’epoca in cui un viaggio per mare era la scoperta di un universo nuovo e sorprendente: e ci insegnano come l’intelligenza, la curiosità, il desiderio di capire il diverso e il lontano non possono che generare un dialogo fecondo e costruttivo tra gli uomini.

Giles Milton, inglese, nato nel 1966, è uno specialista di storia delle esplorazioni. Collabora a numerosi giornali britannici. Presso Rizzoli sono usciti L’isola della noce moscata (1999, oggi disponibile in edizione tascabile Bur) e La colonia perduta (2000).

Il Sogno dell’Unità dell’Universo

Il Sogno dell’Unità dell’Universo

Un premio Nobel racconta la più avvincente avventura intellettuale della nostra epoca: la ricerca delle leggi ultime della natura

Autore/i: Weinberg Steven

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Gianni Rigamonti, titolo originale: Dreams of a Final Theory.

pp. 320, Milano

I successi conseguiti in questo secolo dalla fisica sono stupefacenti e hanno contribuito a sconvolgere le nostre concezioni dello spazio, del tempo, della realtà. Lo stesso linguaggio con cui cerchiamo di descrivere la natura ne è uscito trasformato radicalmente, per cui oggi al centro della visione dell’universo elaborata dagli scienziati c’è l’idea di «simmetria naturale», che ha preso il posto occupato dalla «materia». Questa rivoluzione del pensiero è stata determinata dalla speranza di individuare le leggi ultime, quelle in grado di rispondere in modo definitivo alle domande che ci poniamo rispetto alla natura.
È possibile racchiudere l’immensa varietà di suoni, colori e cambiamenti del nostro mondo entro una formula semplice e definitiva? È possibile far risalire l’infinita moltitudine dei fenomeni a un insieme delimitato di leggi? È possibile compendiare l’inesauribile ricchezza del libro della natura in una teoria? Chi cerca di delineare delle risposte a queste domande non è un teologo o un filosofo alla ricerca di un’astratta causa ultima. Il premio Nobel Steven Weinberg, uno dei massimi protagonisti di questa caccia al Santo Graal della fisica, indica molto concretamente il centro verso cui puntano da più parti i settori d’avanguardia della ricerca. In queste pagine affascinanti le più recenti acquisizioni del sapere servono da spunto per riflessioni sul concetto di bellezza, sui rapporti tra scienza, filosofia e religione. La ricerca di una teoria in grado di unificare l’infinita varietà dei fenomeni naturali è lo spunto ideale per fare il punto sullo stato dell’arte, per mettere in luce le geniali intuizioni di fisici come Einstein, Bohr, Heisenberg, Feynman, per cercare di spingere lo sguardo più avanti, per cominciare a delineare in tutta la sua evanescente enigmaticità il profilo di una «verità più profonda, presagio di una teoria finale».

Steven Weinberg (New York, 1933) ha ricevuto nel 1979 il premio Nobel della Fisica per i suoi studi sull’unificazione delle forze fondamentali della natura. Ha pubblicato un libro di grande successo sulla nascita dell’universo, I primi tre minuti (Oscar Mondadori 1980). Insegna all’Università del Texas.

Di Seconda Mano – Né un Saggio, né un Racconto sul Tradurre Letteratura

Di Seconda Mano – Né un Saggio, né un Racconto sul Tradurre Letteratura

Autore/i: Bocci Laura

Editore: Rizzoli

prima edizione, in copertina: illustrazione di Tullio Pericoli.

pp. 196, Milano

La traduzione è un’esperienza che offre e impone la lettura più lenta che ci sia, quasi un attraversamento a piedi dello spazio fisico del testo, con le sue valli, le sue pianure e le sue montagne.

Tra racconto, autobiografia, saggio, Di seconda mano attraversa i vasti territori della traduzione letteraria, con un movimento nello spazio e nel tempo: tra viaggi nel presente e nel passato, divagazioni autobiografiche, spunti teorici, questo libro intreccia una fitta serie di storie di traduzione, facendo incontrare su di un filo in cui si sovrappongono realtà e sogno, fantasia e ricostruzione storica, esperienza quotidiana e problematica teorica, un libraio di Heidelberg e Caroline Schlegel Schelling, un editore di Tunisi e E.T.A. Hoffmann, un’oncologa di Berlino est fuggita nell’Ovest e Bettina Brentano: in scenari che, con ritmo arioso ed imprevedibile, conducono da Tunisi a Bamberg, da Berlino a Londra, da Heidelberg a Roma, in quel luogo letterario assoluto che è il “cimitero degli inglesi” di Testaccio.
Questo viaggiare del racconto si risolve in un’inquieta e appassionata interrogazione sul significato del tradurre letteratura: come si muove, per quali strade intime e segrete, quella seconda mano che, toccando il testo d’autore, lo riscrive e lo trasforma, facendosi carico di un rischioso passaggio in un’altra lingua e in un’altra cultura e assumendo la responsabilità del compromesso implicito in questa operazione? Su quale carico di esperienza e di riflessione si svolge il rapporto con l’autore del passato e con il potenziale lettore futuro? E come l’umile pratica artigianale e quotidiana di una traduttrice può confrontarsi con l’immenso apparato teorico che attualmente si sta accumulando sul problema del tradurre? Su quale orizzonte personale si proietta il dialogo con gli autori che si traducono? Come si definisce il rapporto con chi ha scritto e tradotto in altri tempi? Quale spazio possono trovare oggi i classici nel mondo dei libri e delle politiche editoriali? In conclusione per chi e perché tradurre letteratura, magari tornando in modo nuovo a versioni del passato? Queste domande vengono qui affrontate sempre e solo in forma narrativa, anche toccando altri temi cruciali della cultura contemporanea: quello della scrittura e dell’identità femminile (tra l’altro con intense evocazioni di alcune grandi figure di donne del Romanticismo tedesco), quello del confronto con la cultura araba, quello della passione e dell’intimità con la letteratura.

Laura Bocci è nata e lavora a Roma.
Germanista e traduttrice letteraria (Lenz, Kleist, Chamisso, Hoffmann, Storm, Sternheim, Enzensberger); traduce inoltre testi giornalistici e di saggistica. Questo è il suo primo romanzo.

Bestiario

Bestiario

Autore/i: Buzzati Dino

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, prefazione di Claudio Marabini.

pp. 336, Milano

Gli animali sono parte fondamentale del mondo di Buzzati, come le montagne, le pianure sterminate e aride, i boschi oscuri, il mare, la metropoli. Essi offrono personaggi frequenti, come la classe impiegatizia, quella giornalistica, l’esercito. I cani popolano questo mondo; la rana sicuramente è uno degli animali più mostruosi. Poi vengono i mostri come il colombre o la bestia-clava del racconto “La soffitta”.
Accade per gli animali come per le altre cose: il deserto dei Tartari diviene una landa, il bosco vecchio un cupo intrico, la fortezza Bastiani un penitenziario, la metropoli un labirinto, la Scala un covo di paura, Bartali e Coppi due eroi omerici. Gli animali si trasformano in un anello che abbraccia l’umanità e la congiunge a un altro mondo. Sono un tramite popolato di voci e di segnali, di domande e forse di risposte.
La narrativa di Buzzati racconta la paura e l’attesa. “L’improbabile realtà che tanto ci chiama”, definisce lo scrittore questo mondo in “Una gita in barca”, uno dei racconti più belli di questo libro, costruito sulla paura. L ’ improbabile realtà” manda segnali dal cielo come dagli ipogei della città dal nostro corpo come dagli animali. Magli animali hanno un vantaggio: stando tra gli uomini e le cose, possono coincidere con l’uomo e vedere più oltre e più acutamente.
Dentro la mappa di Buzzati la figura e il destino degli animali sono segnati dalla natura. Gli animali hanno caratteri e virtù umane, e sanno comunicare con noi. […] Si delinea un’umanità intermedia, da un lato inferiore, dall’altro privilegiata; la bestia, forse, può battere l’uomo, condannato, come diceva Montale, a rimanere a terra. Il mostro sembra qualcosa di speciale, emanazione della fantasia, frutto delle favole; ma è anche un animale deformato. Il colombre è un pesce, ma è anche qualcosa d’altro; in questo libro la rana diventa un mostro pur restando rana: una sorte che tocca ad altri animali.
Si aprono due strade: quella del fantastico, in cui correre rischi che Landolfi amava, e quella della scienza, dove dalle profondità preistoriche emergono i mostri.[…] Ci sono qui, sicuramente, alcune delle pagine più belle in assoluto del Buzzati autore di racconti; e il libro è nuovo e aggiunge un elemento importante al panorama della sua narrativa. (Dalla prefazione di Claudio Marabini)

Dino Buzzati (Belluno 1906 – Milano 1972). Nel 1928 entrò come cronista al “Corriere della Sera” e in seguito ne divenne redattore e invialo speciale. La sua attività letteraria inizia nel 1933 con la pubblicazione di Bàrnabo delle montagne e prosegue nel 1933 con Il segreto del Bosco Vecchio: ma i due libri che lo resero celebre furono Il deserto dei Tartari (1940) e I sette messaggeri (1942), con i quali egli si è inserito nel vivo della narrativa europea contemporanea.

In edizione Mondadori: Il deserto dei Tartari, 1940 – I sette messaggeri, 1942, – Paura alla Scala, 1948 – Un caso clinico, 1953 – Il crollo della Baliverna, 1954 – Sessanta racconti, 1958 – Il grande ritratto, 1960 – Un amore, 1963 – In quel preciso momento, 1963 – Il Colombre, 1966 – La boutique del mistero, 1968 – Poema a fumetti, 1969 – Le notti difficili, 1971 – Cronache terrestri, 1972 – Siamo spiacenti di…, 1975 – Romanzi e racconti (a cura di Giuliano Gramigna), 1975 – La famosa invasione degli orsi in Sicilia, 1977 – I misteri d’Italia, 1978 – Bàrnabo delle montagne (unitamente a Il segreto del Bosco Vecchio), 1979 – Teatro (a cura di Guido Davico Bonino), 1980 – Dino Bozzati al Giro d’Italia (presentazione di Claudio Marabini), 1981 – 180 racconti, 1982 – Lo strano Natale di Mr. Scrooge (presentazione di Giulio Nascimbeni), 1990.

Innocente – Una Storia Vera

Innocente – Una Storia Vera

Titolo originale: The Innocent Man

Autore/i: Grisham John

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, traduzione di Annamaria Biavasco.

pp. 336, Milano

L’8 dicembre 1982, nella cittadina di Ada, in Oklahoma, la giovane Debbie Carter viene ritrovata da un’amica sul pavimento della propria casa. È nuda, coperta di sangue, e qualcuno ha scritto parole incomprensibili sul suo corpo.
Ada è una tranquilla località del Midwest, dove tutti si conoscono e si ritrovano in chiesa. Nessuno avrebbe mai creduto possibile un omicidio tanto sanguinoso, e la stessa polizia è impreparata all’evento. Per quasi cinque anni il caso rimane irrisolto, fino a quando gli inquirenti non decidono di incriminare Ron Williamson, già noto alle forze dell’ordine per i suoi comportamenti bizzarri, al limite della follia.
In Innocente John Grisham ricostruisce con la precisione del legale e l’empatia del grande romanziere la vicenda personale e giudiziaria di Williamson. Promettente giocatore di baseball, Ron lascia Ada nel 1971 per trasferirsi a Oakland, in California, come prima scelta della squadra professionistica locale. Sei anni dopo, i suoi sogni si infrangono per colpa di un infortunio al braccio. Rifugiatosi nell’alcol e nelle droghe, tornerà da sconfitto in Oklahoma, incapace di mantenere un lavoro o un qualsiasi rapporto stabile e mostrando progressivi segni di squilibrio. Quando la polizia si convince che è lui l’assassino di Debbie Carter, Williamson non ha modo di difendersi. Non ha denaro per pagarsi un avvocato decente, i suoi concittadini lo guardano con sospetto e la malattia mentale lo rende inabile ad affrontare un processo. Nonostante gridi la propria innocenza, Williamson verrà travolto da una spirale giudiziaria che lo porterà nel braccio della morte, e a un passo dall’esecuzione.
Il caso di Ron Williamson ha ossessionato John Grisham per anni, da quando il maestro del legai thriller ha letto incidentalmente la sua vicenda su un giornale locale, decidendo di raccontare per la prima volta un fatto realmente accaduto.
Il risultato è una storia umana avvincente e scioccante, pervasa di una forte tensione morale, che arriva a mettere in discussione l’intero sistema legale americano.

John Grisham (1955), laureatosi in legge nel 1981, per nove anni è stato avvocato penalista. Ha ricoperto anche incarichi politici come membro della “Mississippi House of Representatives”. È l’autore di: Il momento di uccidere, Il Socio, Il Rapporto Pelican, Il Cliente, L’appello, L’uomo della pioggia, La Giuria, Il Partner, L’avvocato di strada, Il Testamento, I Confratelli, La casa dipinta, La convocazione, Fuga dal Natale, Il re dei torti, L’allenatore, L’ultimo giurato e Il Broker, tutti editi da Mondadori.

Le Opere di Wagner

Le Opere di Wagner

Titolo originale: Wagner Nights

Autore/i: Newman Ernest

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, traduzione di Daniele Spini, in sopraccoperta: Mariano Fortuny, Sigfrido e le figlie del Reno, Bozzetto a tempera su legno per il III atto del Crepuscolo degli Dei, Venezia, Museo Fortuny.

pp. 806, numerosi esempi di spertiti musicali b/n, Milano

Questo libro colma una quasi incredibile lacuna dell’editoria italiana. A un anno dal centenario della morte di Wagner, che sarà il più importante avvenimento culturale del 1983, ancora non esisteva, nella nostra lingua, una completa guida alle sue opere: ossia, se si considera l’arco che va dall’Olandese volante al Parsifal, al più imponente e compatto complesso monumentale dell’arte dell’Occidente. Che cosa significa una guida alle opere di Wagner? Vuol dire quel libro che porti l’ascoltatore al livello minimo di conoscenze affinché possa godere della musica di questo compositore. La quale si afferma di per sé, senza bisogno di alcuna mediazione: ma rende il mille per mille a chi sia in grado d’intenderne le intenzioni e i significati poetici e drammatici. In nessun altro lavoro di teatro musicale, infatti, l’insieme degli avvenimenti drammatici e il testo hanno il loro peso come nell’opera di Wagner, scaturienti come sono dalla medesima mente creatrice della musica; e in nessun altro lavoro di teatro musicale come in quelli di Wagner il testo è frutto di alta poesia, e non un pretesto per la creazione musicale.

È proprio dalla poesia che parte, in questo classico libro, Ernest Newman (1868-1959), Fautore della fondamentale biografia5 di Wagner in quattro volumi. Dopo aver ricostruito le circostanze biografiche e spirituali che portarono alla nascita di ciascuna delle opere, egli passa a un’accuratissima analisi del testo poetico di ciascuna, mettendo in luce la trama dei vari motivi che vi s intrecciano. Uno dei punti fondamentali di questa disamina è il confronto tra le fonti medioevali delle opere (Nibelungenlied, poemi cavallereschi) e i drammi di Wagner: da esso si comprende l’immensa ricchezza di poesia, di psicologia, di simbolica, di mito, che il Wagner poeta aggiunge alle occasioni della sua ispirazione.
Solo a questo punto – e forse il più è fatto – giunge la succinta guida musicale redatta dal Newman, comprendente anche l’indispensabile elenco dei «temi conduttori». Solo a questo punto, giacché a chi avrà ben seguito l’elaborazione creatrice del compositore tedesco, la musica apparirà come necessariamente congiunta alla poesia. E apparirà miracolosamente semplice.

Corpo d’Amore

Corpo d’Amore

libertà, natura, trinità, unità, persona, rappresentante, capo, confine, cibo, fuoco, frazione, resurrezione, compimento, giudizio, libertà, nulla: un grande «poema» psicoanalitico

Autore/i: Brown Norman O.

Editore: Il Saggiatore

prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Silvia Giacomoni, collana: Gutenberg & Company, titolo originale: Love’s Body.

pp. 328, Milano

«Ecco l’anima nuova, “profeta” dell’uomo nuovo, la rottura decisa: col passato e con un presente che è ancora dominio del passato. E si tratta del passato archetipo, sia per l’individuo che per la storia del genere umano: il peccato originale e la scena originaria. Nella sua rappresentazione della storia dell’uomo e della condizione umana, Brown è guidato dalle idee più avanzate e estreme 1 della psicoanalisi, e gli piace citare Adorno: “Nella psicoanalisi sono vere soltanto le esagerazioni.”Soltanto le esagerazioni possono distruggere la compiacenza del buon senso e dello spirito ; scientifico con le loro illusioni e i loro limiti rassicuratori. Solo le esagerazioni possono (forse), con la violenza di uno shock, chiarire l’orrore del tutto, la profondità dell’inganno, e l’incomunicabile promessa di un futuro che potrà essere (o potrà pensarsi) solo in quanto annullamento totale di passato e presente. Apocalisse e Pentecoste: distruzione di ogni cosa e redenzione di ogni cosa: liberazione finale dei contenuto represso – abolizione del principio della realtà, anzi: abolizione della realtà stessa. Brown infatti chiama illusione, menzogna, sogno, ciò che noi chiamiamo realtà. Noi dormiamo e il sogno equivale alla morte; viviamo ancora nel grembo o torniamo nel grembo; la nostra sessualità genitale è un regresso allo stato prenatale; e siamo ancora sotto il fascino della scena originaria: riproduciamo il padre che abbiamo introiettato in noi; la vita sessuale che crediamo nostra è la sua, e il nostro piacere è vicario… Per uscire dal grembo, per uscire dalla caverna dei sogni, dobbiamo morire e rinascere…» (Herbert Marcuse, Recensione di Corpo d’amore)

«L’amico Herbert Marcuse e io: Romolo e Remo che litigano su chi dei due è il “vero” rivoluzionario. Marcuse non vuol vedere il ricorso della rivoluzione. La rivoluzione non è una lavagna cancellata, ò un ciclo ricorrente. Anche la novità ò un rinnovamento. Proprio come aH’inizio. Si tratta dell’idea di progresso; la realtà di Marx non può nascondere la realtà di Nietzsche. Si tratta di cambiare il mondo; ma ò anche vero che ogni cosa resta sempre uguale.
Il compito allora, per dirla in parole povere, è l’affermazione e contemporaneamente il rifiuto di quanto è; ma non in un sistema, come ha fatto Hegel, bensì in un istante, come in poesia.
C’è l’eterno ricorso; ci sono “oggetti eterni” (Whitehead); archetipi.
Questo ò difficile da capire.
C’ò un senso particolare per cui la guerra non può essere abolita.
O meglio, c’è un oggetto eterno del quale la guerra “alla lettera” rappresenta un’immagine falsa, o un’idea inadeguata.
Quel che bisogna abolire allora è l’Interpretazione letterale, l’adorazione delle false immagini; l’idolatria.
Alien Ginsberg l’ha visto bene: il Moloch. Un idolo falso nutrito di vittime reali. Non è uno scherzo (né lo è il fuoco; il fuoco di Eraclito)… »
(Norman O. Brown, Risposta a Herbert Marcuse)

Gyantse Revisited

Gyantse Revisited

Autore/i: Lo Bue Erberto; Ricca Franco

Editore: Casa Editrice Le Lettere

presentazione di Enrico Nerviani, premessa di Oscar Botto, collana: Pubblicazioni del Cesmeo, front cover: Vaicorana (Sku-’bum, chapel 3/15, western wal).

pp. XIII-572, numerose illustrazioni b/n, Firenze

In 1987 the Authors made a survey of the tempie and stupa of Gyantse which were described by Giuseppe Tucci fifty years before. As a result of their fieldwork and careful study of newly available literary sources the outstanding pioneering work of the great Italian tibetologist has been integrated and brought up to date. The historical and cultural background from which the monuments of Gyantse have arisen is explored. Their unique figurative display of the 15th century Tibetan Buddhist iconography is traced to the classification of the Tantras as assessed by that time. The spiritual lineages of the different tantric traditions in Tibet are outlined as they result from the sculptures and paintings found in those monuments.

Erberto Lo Bue obtained a Ph.D. in Tibetan Studies at the School of Orientai and African Studies (University of London). From 1983 he has taught Tibetan language and literature at the Universities of Turin and Milan. Most of his publications are devoted to the art of the Himalayan countries.

Franco Ricca is Professor of Theoretical Chemistry at the University of Turin. He obtained a doctorate in Indology at the Institute of Orientai Studies of the same university with a thesis on the iconography of the Bar-do-thos-sgrol. As a co-founder of CESMEO he played a major role in promoting its manifold activities.

Indizi Terrestri

Indizi Terrestri

Titolo originale: Zemnye Primety

Autore/i: Cvetaeva Marina Ivanovna

Editore: Ugo Guanda Editore

prima edizione, a cura di Serena Vitale, traduzione di Luciana Montagnani, collana; Quaderni della Fenice 68.

pp. 208, Milano

«…E ancora una preghiera: trovatemi un editore per un libro di prose, Indizi terrestri, – appunti moscoviti 1917/fine 1919.
C’è Mosca, la Rivoluzione, mia figlia Alja, i miei sogni, pensieri, osservazioni, incontri – una sorta di diario dell’anima e degli occhi… Lo scoglio di questo libro: la controrivoluzione, l’odio per gli ebrei, l’amore per gli ebrei, la glorificazione dei ricchi, la vituperazione dei ricchi, e, nonostante un’indubbia simpatia per la guardia bianca, un pieno tributo di ammirazione nei confronti di alcuni irreprensibili comunisti vivi… In poche parole: l’editore, come la mia gabbia toracica, deve poter contenere TUTTO. Qui tutti sono coinvolti, tutti incolpati e tutti giustificati. È il libro della VERITÀ».
(Da una lettera di Marina Cvetaeva a A. Bachrach, 9 giugno 1923).

Marina Ivanovna Cvetaeva nacque a Mosca nel 1892. Durante l’infanzia soggiornò a lungo all’estero, in Italia e in Germania. Segnata da una precoce vocazione, nel 1910 pubblicò la prima raccolta di poesie, Album serale, cui seguiranno La lanterna magica (1913), Verste I, Lo zar-fanciulla, Poesie per Blok, Congedo (1922), Mestiere (1923), Dopo la Russia (1928). Gli avvenimenti dell’ottobre 1917 la separarono dal marito, Sergej Efron, che aveva sposato nel 1912, e che, dopo la rivoluzione bolscevica, militava nella «guardia bianca». La Cvetaeva, sola con le due figlie, visse a Mosca una vita estremamente precaria eppure creativamente intensissima, finché nel 1922 raggiunse Efron: prima a Berlino, poi in Boemia. Dal 1925 visse in Francia, in un crescente, tragico isolamento, fino al 1938, anno del ritorno in URSS. Il 31 agosto 1941, a Elabuga, dove l’aveva portata l’ondata dell’evacuazione bellica, Marina Cvetaeva morì suicida.
Oltre alle già citate raccolte liriche, la Cvetaeva, la cui creazione è parte organica, seppure forzatamente separata, della grande poesia russa novecentesca, ha lasciato un vastissimo e prezioso retaggio di poemi, cicli lirici, pièces, saggi critico-memo-rialistici, epistolari, prose diaristiche.

Superclan – Chi Comanda l’Economia Mondiale?

Superclan – Chi Comanda l’Economia Mondiale?

Autore/i: Chiesa Giulietto; Villari Marcello

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

unica edizione, collana: Nuova serie Feltrinelli

pp. 140, Milano

Wall Street e i media sono diventati un binomio cruciale: è la loro inedita compenetrazione a scandire il ritmo della crescita economica attraverso internazionale, a determinare gli orientamenti politici, e la comunicazione – a stabilire ciò che è giusto e “occidentale” e quello che è contro il nostro sistema. Ma la vera minaccia al nostro tenore di vita e alla nostra democrazia, in realtà, proviene dall’interno, da una spregiudicata superclasse al potere, un vero e proprio superclan che ha dimostrato – con la recente sequenza di scandali finanziari culminati nel caso Enron – di possedere solo una grande abilità: quella di manipolare conti, bilanci e coscienze. Ma questo è solo un aspetto del problema, dato che la “guerra infinita” diventerà una componente stabile della politica imperiale per “governare” un mondo percorso da continue e devastanti crisi. La guerra è l’unica fuga in avanti che questo superclan, privo di ogni immaginazione progettuale sulla società, è in grado di pensare per mantenersi al potere.

La nostra superclasse è una comunità di contemporanei* il suo credo è il consumo    immediato: del tempo, della natura, del risparmio, della ricchezza sociale. È una classe il cui unico, inconsapevole orizzonte è il suicidio.

Giulietto Chiesa è uno dei giornalisti italiani più noti. Corrispondente per “La Stampa” da Mosca per vari anni, ha scritto numerosi libri tra cui La guerra infinita (Feltrinelli 2002). Marcello Villari è giornalista presso il Tg5.

Giovanna D’Arco

Giovanna D’Arco

Titolo originale: Jeanne d’Arc

Autore/i: Pernoud Régine; Clin Marie-Véronique

Editore: Città Nuova Editrice

prima edizione, prefazione all’edizione italiana di Benedetta Papàsogli, premessa di Régine Pernoud, traduzione dal francese di Andrea Marchesi.

pp. 408, Roma

Giovanna d’Arco. La sua storia, la sua vicenda, indubbiamente fuori dell’ordinario, l’hanno trasformata in una leggenda. Nei secoli, si è vista in lei l’eroina, rinviata di Dio, la patriota; ma anche un’invasata o una… beffa storica. Non si può dimenticare – e non si deve – peraltro che è stata proclamata santa!
Al di là del mito, del fascino indiscusso che il destino di questa Fanciulla esercita su chi le si accosta, occorre quindi mobilitare l’indagine storica, scientificamente condotta sui documenti (lettere, atti del processo) giunti fino a noi, insieme alla conoscenza di quest’Evo, non più cosi buio, per restituire integra, viva e quanto mai «vera», la figura della Pulzella, nel quotidiano, nelle eroiche imprese, sul rogo di Rouen.
Questo l’intento del lavoro di Régine Pernoud, che nulla concede all’oleografia, scavando a fondo nel personaggio, senza temere di contraddire l’immagine popolare che se ne conserva, fino a mostrarci come sia stato possibile che, in Giovanna, lo straordinario abbia operato sull’ordinario, permettendole di compiere, proprio a lei, che era «come gli altri», ciò che nessuno aveva potuto operare. E nel disegno che si delinea, trova posto Dio.

Medievalista di fama mondiale, Régine Pernoud è nel numero di coloro che più hanno operato per riabilitare il Medio Evo grazie alle sue biografie e delle sue grandi sintesi. Ha fatto avanzare decisamente gli studi su Giovanna d’Arco, fondando nel 1974 l’attivissimo Centro «Jeanne d’Arc d’Orléans» e dirigendolo fino al 1985. Marie-Véronique Clin ha pubblicato il Libro dei Conti della Casa di Warwick (il carceriere della Pulzella a Rouen) e sostenuto una tesi di dottorato sulle fonti della storia di Giovanna d’Arco.