Ombre Giapponesi
Una prodigiosa discesa negli inferi della cultura giapponese: tra squisitezze e crudeltà, passi di danza e cupi fendenti, un ritratto unico dell’anima orientale.
Autore/i: Hearn Lafcadio
Editore: Edizioni Theoria
prima edizione, introduzione e cura di Ottavio Fatica.
pp. 256, Roma
Alla fine del secolo scorso le «giapponeserie» invadono l’Europa, influenzando gusto poetico e pittorico, costumi e moda, ma il Paese rimane un mistero. Una corona di foschia avvolge l’arcipelago Giappone, doppiamente lo isola, un esilio dolcissimo e crudele come elisio. È in questa terra che sbarca, per un breve soggiorno in vista di un libro-reportage, Lafcadio Hearn, bohémien senza radici, «nomade civilizzato» nato in un’isoletta greca, cresciuto in Irlanda e in Francia, vissuto poi in America un ventennio, reso celebre dai pezzi di cronaca nera e le superbe traduzioni dai francesi. E nella Terra degli Dei vi resterà per sempre, penetrando nel cuore del cuore del Paese, cogliendone natura spiritualità e poesia, con la sapienza proteica del vero viaggiatore e la «partecipazione animica» che è il segreto dei grande interprete, e facendone rifiorire sulla pagina il misterioso, inconfondibile aroma. Ma se sposa una ragazza di antica famiglia samurai, ne assume il nome, viene naturalizzato giapponese e diventa Koizumi Yakumo, è un rinnegato, un traditore, un nemico dell’Occidente: «Ma nell’ordine eterno delle cose so di essere nel giusto».
Raccolti per la prima volta ii lettore troverà la maggior parte dei testi narrativi sparsi nei vari volumetti miscellanei dell’autore: testi a sfondo fantastico, richiami di regni incantati, racconti di atroci vendette da parte di fantasmi manifesti come insetti, ragni, rane, salici, peonie, spesso mogli abbandonate; visioni artistiche in cui le opere, infuse di anima, si animano, prendono corpo nel reale; ma anche pietose storie di riconciliazione tra i due mondi mai del tutto separati. E può anche accadere di imbattersi in una divertente sequela di proverbi buddhisti.
Il massimo dell’artificio si sposa al gioco più profondo e spontaneo del cuore: tutto di seconda mano eppure vita fresca di rugiada, bolle iridate ove la verità si tinge di tristezza e l’ombratura del nulla su ogni cosa alitata dal Buddhismo abbellisce ciò che è, per un istante instabile, del pathos più struggente. (Ottavio Fatica)
Lafcadio Hearn nacque nell’isola di Leucade, nel Mar Jonio, il 27 giugno 1850. Figlio di una greca e di un medico militare inglese, nel 1869 si trasferì a New York, dove fece i più diversi lavori. A 40 anni venne inviato in Giappone dall’editore Harper per una serie di corrispondenze. A quell’epoca era già considerato un «maestro della decadenza» e la sua prosa era apprezzata tanto da farne uno dei rari «stilisti» della letteratura americana. In Giappone Hearn rimase fino alla sua morte, avvenuta il 26 settembre 12904.
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