Ogni Limite ha una Pazienza
Liberté, égalité, fraternité: piglia la roba tua e dalla a me
Autore/i: Totò
Editore: Rizzoli
prima edizione, cura di Matilde Amorosi con la collaborazione di Liliana de Curtis, introduzione di Matilde Amorosi.
pp. 240, Milano
In Italia chi amministra… ammenestra e c’è chi si pappa tutto il minestrone.
Lei ha otto figli? Capezzoli, fa lo straordinario!
I nordici prendono il caffè lungo, noi sudici lo prendiamo corto.
Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedevano il bis.
L’umorismo di Totò non finisce mai di stupire per la ricchezza di quisquilie, pinzillacchere, giochi di parole, che il comico improvvisava sul set: frammenti di buonumore, a volte permeati di una profonda umanità che ci rallegrano ancora oggi perché estremamente attuali. E come se Totò, con la sua genialità, avesse precorso i tempi, ironizzando su fatti che si sarebbero verificati molti anni più tardi. E a questo proposito basta citare una sua gag degli anni Cinquanta: «Gente che pappa? Arrestiamola!». Il repertorio del comico è talmente ampio che non è bastata una prima raccolta delle sue battute Parli come badi per darne un quadro completo. E nato così un altro mosaico di bazzecole, annessi e connessi, Ogni limite ha una pazienza, che ha la particolarità di proporre totoate inedite, in quanto tratte da alcuni film praticamente introvabili e, comunque, mai trasmessi in televisione, nei quali, per supplire alle carenze del copione, Totò si scatenava in una serie inesauribile di lazzi e frizzi. E il comico riesce sempre a incantarci con la sua fervida fantasia, l’abilita funambolica con cui scompone e distorce le parole, creando un vero e proprio linguaggio, fatto apposta per irridere i luoghi comuni, per scherzare su ogni argomento, compresi la politica, la miseria, la morte e persino il sesso. Si, Totò, che come racconta la figlia Liliana che ha collaborato al libro curato da Matilde Amorosi, nella vita privata era un rigido moralista, ogni tanto, imprevedibilmente, si lascia andare a qualche battuta piccante. Senza mai essere volgare, s’intende, ed evitando le parolacce oggi tanto frequenti nel mondo dello spettacolo, che il comico detestava. Per far ridere la gente non bisogna ricorrere a facili espedienti, spiegava, basta osservare la realtà e riproporla filtrata dall’umorismo, o deformata da un pizzico di follia. Perché, come dice un antico proverbio napoletano caro a Toto: «Pazzo è chi joca e chi non joca è pazzo».
Matilde Amorosi, giornalista dal 1975, attualmente inviata del settimanale «Gente», si considera una «totologa». Grazie a una intensa collaborazione con Liliana de Curtis, la figlia del comico, ha scritto, infatti, tre libri a lui dedicati: Totò mio padre, Totò a prescindere e Siamo uomini o caporali, riedizione rivisitata di un diario di Totò, pubblicato nel 1950, e ha curato Parli come badi (1994) uscito presso l’editore Rizzoli.
Liliana De Curtis è l’unica figlia di Toto, legatissima al ricordo del padre che domina ancora oggi la sua vita. Avrebbe voluto fare l’attrice, ma il padre glielo impedì consentendole soltanto, quando era bambina, una breve apparizione in un suo film del 1940, San Giovanni decollato. Liliana, che per quel suo primo lavoro cinematografico fu ricompensata con una bambola, assomiglia moltissimo a Totò e si definisce con orgoglio la sua «controfigura».
Argomenti: Arte Italiana, Letteratura Umoristica, Storia Italiana, Teatro e Spettacolo, Umorismo,