Oberman
Titolo originale: Oberman, 1804
Autore/i: Pivert de Senancour Etienne
Editore: Rizzoli
prima edizione, saggio introduttivo di Carlo Bo, traduzione di Felice Filippini, notizie bibliografiche di Carmine Zeppieri.
pp. XVI-454, Milano
Oberman, breviario segreto di molti artisti romantici, è rimasto uno dei grandi libri sconosciuti della letteratura moderna, nonostante abbia potuto contare, dalla data della sua prima pubblicazione, 1804, a oggi, su lettori ed estimatori d’eccezione. Primo a scoprirlo è stato, forse, Charles Nodier: poco più che ventenne, arrivato da poco a Parigi, il futuro scrittore dei Demoni della notte e della Novena della candelora una sera di primavera si lasciò sedurre dalla malia di quello strano romanzo e diede fondo alle sostanze pur di portarselo nella sua mansarda. Da allora, e per circa trent’anni, Oberman è stato oggetto di un “culto segreto” fra alcuni eletti: tra questi Sainte-Beuve, George Sand e Balzac. Eppure la fama di Oberman ha continuato a rimanere circoscritta come quella del suo autore. Senancour, infatti, non è mai riuscito a entrare nel giro della grande letteratura, anche se, a guardar bene, si scopre poi che il “culto segreto” è continuato e continua tuttora. Esempio clamoroso, oltre alla considerazione di critici come Unamuno, de Gourmont, Bèguin, Raymond, Ferdinando Neri, quello di Proust: tra gli inediti ritrovati e pubblicati da Philip Kolb, c’è una pagina che inizia “Senancour c’est moi”.
Proprio per questo la proposta di Senancour al pubblico italiano può rappresentare una novità e una scoperta di primo piano, specie in questo momento in cui si sente drammaticamente la necessità di letture che diano nutrimento allo spirito. Dall’opera di Senancour si sprigiona una carica di coinvolgimento spirituale, e in particolare tale carica viene da Oberman, questo libro “eterno”. Come scrive Bo, a conclusione dell’ampio studio che introduce la presente edizione di Oberman, perchè un libro sia destinato all’eternità, basta che continui a parlare il linguaggio della verità e renda quel suono del vero senza il quale anche la più bella delle letterature non ha senso. Certo, Oberman non da nulla o da assai poco a chi è abituato a correre, a chi ignora le dimore, i ritorni, i richiami segreti ma per chiunque altro, per chi conosce la pazienza dell’interrogazione continua è la miniera cancellata dalla mappa delle abitudini e piena di preziose e sofferte ragioni umane. Un breviario – insomma – di verità non quotidiane”.
Argomenti: Età Moderna e Contemporanea, Filosofia, Ideologia, Letteratura, Pensiero, Romanzo,