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Nel Nome di Dio

Nel Nome di Dio

Roghi, duelli rituali e altre ordalie nell’Occidente medievale cristiano

Autore/i: Cuomo Franco

Editore: Newton Compton Editori

introduzione di Franco Cardini.

pp. 224, esemplare con dedica dell’autore, riccamente ill. b/n, Roma

«Se Dio è giusto non deve permettere il trionfo del ribaldo.» Sulla base di questo concetto primitivo si diffuse nell’Europa medievale l’istituto dell’ordalia, detto anche giudizio di Dio. Non si trattò di un fenomeno esclusivo della civiltà occidentale, poiché se ne trova traccia tanto nei costumi di certe tribù africane che nel diritto di società più evolute, come la vedica, la persiana, Febraica. È tuttavia tra i barbari di ceppo germanico che la consuetudine di rimettere agli dei la giustizia si manifestò nelle sue forme più vistose.
Propagandosi poi nell’Europa cristiana, fino ad acquistare nell’impero di Ottone il primato su ogni altra legge.
Ricorrono nell’evolversi di questo singolare istituto le vicende di popoli che furono protagonisti della storia d’Europa. Come i goti e i longobardi, i franchi, gli svevi, e di uomini che ne dominarono gli scenari, come Carlo Magno e Federico II, nonché di vescovi e papi, divisi e tormentati dall’idea di coinvolgere Dio nelle beghe terrene. Alla Chiesa, che pure ne fece grande uso, si deve infatti la condanna definitiva del diritto ordalico.
Franco Cuomo ricostruisce questa storia sconosciuta frugando in archivi dimenticati e rintracciando documenti che consentono tra l’altro di verificare in dettaglio i rituali e le diverse forme dell’ordalia. Molteplici e fantasiosi erano infatti i modi di chiamare la divinità a riconoscere i colpevoli e a giudicarli. Ciò avveniva attraverso il «duello giudiziario», ma anche attraverso prove spaventose, che consistevano nel camminare tra le fiamme, nell’impugnare ferri roventi, nell’essere immersi sott‘acqua, o semplicemente curiose, quali ad esempio la pesatura su apposite bilance o la deglutizione di cibi allo scopo di dimostrare che il senso di colpa non serrasse la gola dell’inquisito.
Su tutto ciò si sofferma Franco Cuomo, tracciandone un‘inedita classificazione, sorretta da una casistica volta ad indagarne i più inspiegabili e reconditi aspetti.

Franco Cuomo, giornalista e scrittore, è autore insolito, che si distingue per la particolarità della sua ricerca tra le pieghe dell’esistenza e della storia. figurano nella sua produzione saggi e romanzi, programmi radiofonici e televisivi, oltre che un vasto repertorio teatrale, per il quale è considerato tra i protagonisti della drammaturgia contemporanea. Romanzi: Gunther d’Amalfi, cavaliere templare (finalista Premio Strega 1990); Il signore degli specchi; e Scroll. Teatro: Una notte di Casanova (Premio Flaiano); Addio amore (Premio Fondi); Nerone (Premio Idi); Caterina delle misericordie (Premio Riccione); Giovanna d’Arco e Gilles de Rais (Premio Vallecorsi), più traduzioni e adattamenti, tra cui il Cyrano di Rostand, il Caligola di Camus, e Shakespeare, Marlowe, Feydeau, Plauto, De Musset. Tra i saggi: Chi ha guardato negli occhi la bellezza (su Oscar Wilde); L’ozio; e Gli ordini cavallereschi nel mito e nella storia (Premio Circeo). Il suo Elogio del libertino, recentemente ristampato nei tascabili Newton, e divenuto un riferimento bibliografico essenziale sui meccanismi della seduzione. Ha ricevuto il Premio per la cultura della Presidenza del Consiglio e il Fregene per il giornalismo.

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