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Murat

Murat

Da stalliere a re di Napoli

Autore/i: Spinosa Antonio

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione.

pp. 418, nn. tavv. a colori f.t., Milano

Giuda di Napoleone o padre mancato dell’Unità d’Italia?
Re di teatro o trascinatore di eserciti?
Ingenuo visionario o politico troppo astuto?
Bello, elegante, coraggioso, amante appassionato, percorre a spron battuto ogni luogo d’Italia: una sfolgorante esistenza che si conclude con un tragico destino davanti ai fucili della reazione borbonica.

Gioacchino Murat fu il Giuda di Napoleone, come pensano i francesi che lo hanno ripudiato? Fu lui a ordinare la spietata repressione del Dos de Mayo a Madrid, attirandosi l’odio eterno degli spagnoli? Fu davvero il primo appassionato assertore dell’unità e dell’indipendenza d’Italia, con le armi in pugno, come i patrioti liberali da sempre sostengono esaltandone la figura? Antonio Spinosa risponde a questi interrogativi e a numerosi altri che fanno di Murat il personaggio più avventuroso e affascinante del ventennio napoleonico, il cavaliere senza paura, il trascinatore di eserciti. La sua figura emerge da uno straordinario impasto di audacia e vanità, di ambizione e buona sorte, di vigore fisico e fragilità interiore: egli oscilla in continuazione tra l’empireo del semidio e la più tempestosa bolgia dell’uomo in preda al dubbio e all’incertezza.
Nel libro sfilano sia le vicende radiose di un Murat ariostesco che, a cavallo del suo ippogrifo, percorre a spron battuto l’Europa intera, ogni luogo d’Italia, le sabbie infuocate egiziane e siriane, le gelide steppe russe, mietendo allori e riscuotendo fortune; sia le giornate colme di disperazione di un Murat che, umiliato e ferito dalla prepotenza di Napoleone rinchiuso nella ferrea logica del grande impero, non ha altre vie d’uscita che l’ingratitudine e il tradimento, sebbene apparenti e straordinari, per difendere i diritti del suo regno e affermarsi a Napoli re nazionale. I suoi sforzi furono vani, la caduta dell’imperatore travolse anche lui e l’ultimo tentativo di riconquistare il trono di Napoli, con uno sbarco temerario a Pizzo di Calabria, si concluse davanti al plotone di esecuzione dei Borboni il 13 ottobre 1815.
Spinosa traccia la biografia di questo ardimentoso e tormentato sovrano napoleonico con scrupolosa fedeltà storica. Ne coglie con ironia gli aspetti più appariscenti, la vanità e l’estrosità degli abbigliamenti che ne facevano un «re di teatro» e penetra con umana comprensione gli aspetti segreti del dramma. Il ritmo narrativo, intenso ed efficace, sottrae Gioacchino e i personaggi del suo tempo dal Museo delle Cere in cui lo scorrere degli anni rischiava di confinarli.
In queste pagine Gioacchino stesso racconta la sua vita.

Antonio Spinosa, autore di biografie di successo, ha scritto Paolina Bonaparte (1979), Starace (1981), I figli del duce (1983). Altre sue opere: Storia delle persecuzioni razziali (1952), Diario di una inquietudine (1959), Dottor Schweitzer e dintorni (1960), L’ABC dello snobismo (1968, riediziòne 1981), Come si vive in Italia (1969), Il terzo mondo siamo noi (1974), L’ultimo Sud (1977), ’Ndrangheta, la mafia calabrese (1978). È stato inviato speciale del «Corriere della Sera» e del «Giornale nuovo». Ha diretto il rinnovato «Roma» e l’agenzia giornalistica «Italia». Ha vinto il Premio Estense e il Saint-Vincent. Vive e lavora a Roma.

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