Misteri d’Italia
Aldo Ravelli, il re Mida della Borsa, racconta: come diventare ricchi, i segreti dei potenti, io e la sinistra.
Autore/i: Tamburini Fabio
Editore: Longanesi & C.
introduzione dell’autore.
pp. 220, 1 ritratto b/n, Milano
«Anche negli anni ’50 le lotte al vertice del potere economico venivano condotte senza esclusione di colpi. E, allora come oggi, c’erano sempre di mezzo i don, cioè i monsignori, e le donne.»
«Gli italiani devono sapere che finora è emersa soltanto la punta dell’iceberg. C’è una sproporzione enorme tra l’illecito scoperto dai magistrati e quanto è realmente accaduto. Sono rimasti quasi completamente inesplorati gli intrecci esistenti tra l’alta finanza, la politica, i servizi segreti e la mafia.»
Dallo studio di Aldo Ravelli in via Dogana, a due passi da piazza del Duomo, nel pieno centro di Milano, sono passati i personaggi più conosciuti dell’imprenditoria italiana, protagonisti di vicende intricate. Dal dopoguerra in poi ogni Operazione di Borsa significativa lo ha visto presente, «Sono un pò come una puttana», diceva, «Ho battuto i marciapiedi per settant’anni, Ne ho viste di tutti i colori.» Ravelli, morto nel giugno 1995 all’eta di ottantatrè anni, è stato il grande vecchio di una piazza Affari che ormai non c’è più. Di quella Borsa la cui lingua ufficiale era il dialetto milanese, ricca di patti inconfessabili e di colpi bassi ma anche di umanità. La chiave del suo successo, oltre al fiuto formidabile, è stata la capacità di analisi e di previsione delle svolte decisive nella politica e nell’economia internazionale che poi, con molto pragmatismo, traduceva in scelte di azioni da vendere o comprare.
La porta dello studio di Ravelli è sempre stata aperta ai militanti nei partiti di sinistra. «Era un uomo con il portafoglio a destra e il cuore a sinistra », diceva di lui Sergio Cusani, il finanziere travolto dalle tangenti Enimont, cresciuto alla sua scuola. Nel dopoguerra, e perfino durante il periodo del maccarthismo, Ravelli amava presentarsi come «finanziere antifascista». Quasi una tradizione famigliare perchè la figlia ha sposato in prime nozze Achille Occhetto e il figlio ha fatto parte del Movimento studentesco di Mario Capanna. Ravelli, fedele alla massima secondo cui «il silenzio è d’oro», ha sempre evitato accuratamente le interviste, ha fatto della riservatezza una seconda pelle. Alla fine ha ceduto. Forse perchè era consapevole di essere arrivato al capolinea del suo lungo viaggio. In questo libro-intervista racconta dell’ antifascismo e dei campi di concentramento, del comunismo e della socialdemocrazia, della Borsa e del potere economico.
Racconta, nel bene e nel male, l’Italia segreta, i misteri d’Italia.
Il mondo, secondo Ravelli, è alla vigilia di una nuova eta dell’oro. Nella sua prima, lunga intervista a tutto campo, Ravelli spiega perchè e su quali investimenti conviene puntare. Ma racconta anche le vicende di cui è stato protagonista. Ne esce uno spaccato della storia italiana dal fascismo in poi. È di alcuni misteri d’Italia il re Mida della Borsa fornisce la chiave. E un grande film di miserie e grandezze dell’animo umano, il racconto di una vita ricca di esperienze e di emozioni.
Fabio Tamburini è nato a Milano nel 1954, Laureato in Giurisprudenza, è stato caporedattore del Mondo e del Sole-24 Ore. Attualmente ha lo stesso incarico alla Repubblica. Nel 1992 ha pubblicato Un siciliano a Milano, biografia non autorizzata del banchiere Enrico Cuccia, di Mediobanca.
Introduzione
1. L’esordio in Borsa
2. I giorni di Mauthausen
3. Il ritorno
4. Quei siciliani a Milano
5. Montedison, maledetta Montedison
6. Gli anni del ’68
7. Dove va il capitalismo italiano
Indice dei nomi
Argomenti: Complotti e Cospirazioni, Corruzione, Economia, Età Moderna e Contemporanea, Italia, Politica, Storia Italiana,