Maschile e Femminile
Il significato della differenziazione sessuale
Autore/i: Wickler Wolfgang; Seibt Uta
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prima edizione, prefazione e introduzione degli autori, traduzione di Vera Randone.
pp. 176, Torino
Fino a che punto il “maschile” e il “femminile” che ritroviamo nelle più diverse culture (compresa la nostra) riflettono un dato biologico immodificabile e fino a che punto, invece, la tradizionale separazione dei ruoli può essere superata a vantaggio di un rapporto effettivamente paritetico tra non uguali? A queste domande neppure la scienza del comportamento – ammoniscono gli autori – ha risposte consolatorie da dare.
Se è vero infatti che l’ipotesi di un’auspicabile evoluzione Culturale non è affatto in contrasto con le leggi biologiche – e lo dimostrano già le forme di simbiosi tra virus e batteri che all’alba della vita aprirono la strada alla sessualità – occorre pur sempre rammentare che le dinamiche evolutive ubbidiscono a un unico principio, la sopravvivenza della specie, e che le regole del gioco possono cambiare in ogni momento. Più che a un universo illuministico governato da patti chiari e definitivi, la natura è paragonabile a un immenso e oscuro bazar, luogo di traffici non sempre puliti. Ecco dunque schiere di esseri ermafroditi improvvisarsi maschi o femmine (si tratta di forme relativamente “giovani” : l’animale postmoderno è il verme o al più il pesce, non l’elefante!) Ed ecco l’astuto maschio della salamandra fingersi omosessuale per spiazzare il rivale e metterlo fuori gioco. A rovistare negli sterminati archivi dell’evoluzione si trova insomma di tutto: dall’incesto, diffusissimo tra gli insetti, al procurato aborto, specialità dei topi, ogni forma di aberrazione è lecita se ha come risultato finale un maggior successo riproduttivo. Gli esempi tratti dal volume potrebbero moltiplicarsi; ma gli autori, che scrivono con acume e competenza, non mirano semplicemente a intrattenere il lettore con una rassegna di aneddoti curiosi.
La loro è una tesi precisa. Il dimorfismo sessuale rappresenta lo sbocco obbligato del processo evolutivo, ma non risponde a una logica meramente moltiplicativa (ché se questo fosse l’unico problema dei viventi, sarebbe anzi preferibile disfarsi di quel complicato accessorio che è la sessualità). Suo scopo è produrre, grazie al rimescolamento genetico, quella variabilità di forme che, sola, può assicurare la salvezza in condizioni di emergenza.
Wolfgang Wickler, nato nel 1931, insegna Zoologia all’Università Ludwig-Maximilian di Monaco e dal 1974 dirige la sezione etologica dell’Istituto Max Planck di Fisiologia comportamentale di Seewiesen.
Uta Seibt, nata nel 1939, si è laureata in zoologia nel 1967 e dal 1973 collabora con Wickler presso il medesimo Istituto Max Planck.
Argomenti: Antropologia, Comportamento, Psicologia, Scienze Umane, Sociobiologia, Sociologia,