Marxismo-Leninismo e Società Industriale
Autore/i: Šik Ota
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, premessa dell’autore, traduzione dal tedesco di Lapo berti.
pp. 480, Milano
Quest’opera, scritta da Ota Šik dopo il forzato esilio dalla Cecoslovacchia, costituisce il punto d’arrivo della lunga riflessione che ha portato il teorico della «primavera di Praga» a staccarsi definitivamente dal marxismo-leninismo così come è stato elevato a dottrina ufficiale nei paesi comunisti. La critica del grande economista investe tutti i nodi cruciali dell’ideologia marx-leninista – dalla teoria dello sfruttamento e dell’alienazione alla teoria della riproduzione e della crisi, dalla «motivazione scientifica della necessità del socialismo» alla concezione del partito e dello stato – sottoponendoli a una verifica continuamente alimentata dal confronto con i fatti e le idee dell’attuale realtà socioeconomica. L’evoluzione delle società industriali dell’Occidente ha dimostrato che le crisi cicliche di sovrapproduzione non sono inevitabili e che la previsione di Marx sull’impoverimento assoluto e relativo delle classi lavoratrici era sbagliata: altri sono i meccanismi e i ritmi di sviluppo, altre le contraddizioni e le distorsioni della produzione, dei redditi e dei consumi, altri i problemi. Ove i partiti comunisti hanno conquistato il potere, d’altra parte, dogmatismo ideologico, burocratizzazione del potere politico e monopolismo di stato sono l’antitesi di quel «socialismo dal volto umano» che è l’unico, in ogni società, intorno al quale si possano raccogliere i consensi della maggioranza degli uomini, perché «un’ideologia che non corrisponda agli interessi e alle esperienze degli uomini non potrà mai diventare la loro ideologia».
A questo saggio, che sottopone a revisione critica la tradizionale alternativa capitalismo-socialismo, l’autore ne farà seguire un altro in cui esporrà il modello del nuovo Socialismo democratico che di quella alternativa deve essere il superamento.
Ota Šik è nato a Pilsen (Plzen) in Cecoslovacchia nel 1919. Dopo il 1945 visse nel suo paese, retto dai comunisti, l’era dello stalinismo e vide scomparire, vittime di un nuovo terrore, molti dei suoi compagni di fede. Verso la fine degli anni cinquanta si mise alla ricerca di nuove vie e di nuovi ideali.
Nel 1968 fece parte della schiera di giovani comunisti che resero possibile la «primavera di Praga». Fu ministro dell’economia con Dubèek e vicepresidente dei ministri (uno dei cinque) nel gabinetto Cernik dell’aprile 1968. I carri armati sovietici dell’agosto 1968 lo cacciarono dalla Cecoslovacchia. Riparato in Svizzera insegnò per qualche tempo a San Gallo. Attualmente vive a Basilea dove è professore di economia in quell’università.