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L’Uomo nel Canneto

L’Uomo nel Canneto

Titolo originale: Der Mann im Schilf

Autore/i: Saiko George

Editore: Casa Editrice Marietti

prima edizione, introduzione e traduzione di Lorenza Rega, copertina di Giancarlo Cancelli.

pp. XXII-308, Casale Monferrato

Austriaco, inglese d’elezione, amante del mondo mediterraneo, tanto da affermare di sentirsi veramente felice soltanto in alcuni paesaggi italiani: così amava definirsi George Saiko (1892- 1962), unanimemente riconosciuto come uno degli ultimi rappresentanti – con Musil, Doderer, Broch e Canetti – della grande tradizione austriaca del romanzo saggistico, proteso alla conoscenza prima ancora che alla bellezza e oscillante tra tensione metafisica e rigore scientifico. Saiko nutri sempre un grande interesse per la storia dell’arte e la psicologia, ma la grande passione per la letteratura e un’attenzione vivissima per i problemi teorici della narrazione lo portano ad un’attività letteraria fiorita appena nella maturità, ma estremamente ricca, molteplice e imprevedibile. La narrativa di Saiko, fertile d’invenzione e animata da una inquietante seduzione stilistica, si nutre della sua riflessione teorica. Il suo saggiamo si cala in una rappresentazione epica, che per l’autore significava non solo il piacere fantastico, ma anche l’unico modo di giungere alla conoscenza. L’attenzione di Saiko  rivolta a mettere a nudo, in un abile gioco di luci ed ombre, la rete di interrelazioni psicologiche tra gli uomini, che si cela dietro e sotto la realtà oggettiva e che appare il vero motore della Storia. Ricollegandosi direttamente a Joyce e a Faulkner, in quella che egli stesso ha definito la sua poetica del Realismo magico o dell’Uomo interiore, Saiko dimostra, alternando la tecnica del flusso di coscienza alla rappresentazione dei fatti concreti, che non esiste una verità storica lineare, oggettiva: la Storia si rivela il risultato di una complessa, stratificata e profonda interazione di atti umani, per lo più incontrollati e determinati da un movente che si genera nell’inconscio, collettivo e individuale.
Dopo aver rappresentato nel suo primo romanzo – Sulla zattera – lo sfacelo del mondo feudale in Austria dopo la I Guerra mondiale, Saiko affronta nell’Uomo nel canneto il problema dell’adesione al nazionalsocialismo da parte degli austriaci, la segreta violenza annidata in una comunità che sembra bonariamente rassegnata al proprio destino di orfana di un grande impero. L’evento storico ritratto nel romanzo, ovvero il tentativo di colpo di stato nazista del 1934, resta sullo sfondo, mentre in primo piano Saiko narra le tragiche vicende private di un gruppo di persone capitate in un villaggio del Salisburghese nel momento culminante del putsch e che vi si vedono coinvolte loro malgrado, nel momento in cui cercano di sottrarre il misterioso uomo rifugiatosi nel canneto, il capro espiatorio delle parti in lotta, ad una tragica fine. Il romanzo si dipana in un’atmosfera rarefatta di violenza, che riflette quella dell’Austria e dell’Europa di quegli anni; una violenza cui nessuno riesce a sfuggire, ma che anzi fa affiorare dall’inconscio di ognuno frustrazioni, crudeltà e brama di possesso economico, politico o sessuale. L’atmosfera cupa si alterna alle splendide descrizioni di una natura alpina e mediterranea, cui Saiko pone mano con la serena sicurezza del vero autore epico, riuscendo a fondere mirabilmente paesaggio esteriore e paesaggio dell’anima; le descrizioni del mondo esterno sono sempre filtrate, con tecnica sottilissima e malia musicale, attraverso le reazioni soggettive.
Insignito nel 1962 del prestigioso Premio nazionale austriaco, Saiko è – soprattutto in questo romanzo – un penetrante e inquieto esploratore dei meandri della psiche e del sottosuolo della storia.

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