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L’Uomo e il Suo Divenire Secondo il Vêdânta

L’Uomo e il Suo Divenire Secondo il Vêdânta

Autore/i: Guénon René

Editore: Adelphi Edizioni

premessa dell’autore, traduzione di Corrado Podd, in copertina: La separazione degli atomi dalle acque dell’immanifesto (Rajasthan, XVIII secolo, particolare). Collezione privata.

pp. 176, Milano

Fra tutti i libri di René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta è forse quello che più di ogni altro mostra l’intelaiatura del suo pensiero. Sottintendendo, naturalmente, che tale pensiero non pretende di inventare nulla, ma soltanto di esporre con la massima precisione un pensiero che da sempre è: la Tradizione primordiale, la cui dottrina, secondo Guénon, non traspare mai con altrettanta precisione come nel pensiero vedantico. Ma che cos’è il Vêdânta? Una delle sei «visioni» (darshana) che, secondo le più antiche testimonianze indiane, ci permettono di capire ciò che è. Tutte vere, ma ciascuna in rapporto a un certo livello della realtà. Il più alto, che consente di inglobare in sé ogni altro, è appunto quello del Vêdânta, «il ramo più puramente metafisico di tali dottrine». Così si può dire che il Vêdânta è una sorta di dottrina suprema. Nessuno ha saputo esporla in Occidente con l’evidenza che incontriamo in questo libro di Guénon. Nessuno ha saputo sgombrare il campo, con tale autorevolezza, dai numerosi, tipici equivoci occidentali intorno a una dottrina considerata da tanti una filosofia o una religione o «qualche cosa che partecipa più o meno dell’una o dell’altra», mentre non è in verità niente di tutto questo.

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