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L’Uomo e il Suo Divenire Secondo il Vêdânta

L’Uomo e il Suo Divenire Secondo il Vêdânta

Autore/i: Guénon René

Editore: Adelphi Edizioni

traduzione di Corrado Podd, in copertina: La discesa del Gange (1605-1610). Miniatura moghul..

pp. 176, Milano

Fra tutti i libri di René Guénon L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta è forse quello che più di ogni altro mostra l’impalcatura del suo pensiero. Sottintendendo, naturalmente, che tale pensiero non pretende di inventare nulla, ma soltanto di esporre con la massima precisione un pensiero che da sempre è: la Tradizione primordiale, la cui dottrina, secondo Guénon, non traspare mai con altrettanta precisione come nel pensiero vedantico.
Ma che cos’è il Vêdânta? Una delle sei «visioni» (darshana) che, secondo le più antiche testimonianze indiane, ci permettono di capire ciò che è. Tutte vere, ma ciascuna in rapporto a un certo livello della realtà. Il più alto, che consente di inglobare in sé ogni altro, è appunto quello del Vêdânta, «il ramo più puramente metafisico di tali dottrine». Così si può dire che il Vêdânta è una sorta di dottrina suprema. Nessuno ha saputo esporla in Occidente con l’evidenza assoluta che incontriamo in questo libro di Guénon. E nessuno ha saputo sgombrare il campo, con gesto altrettanto autorevole, dai numerosi, tipici equivoci occidentali intorno a tale dottrina, considerata da tanti una filosofia o una religione o «qualche cosa che partecipa più o meno dell’una o dell’altra», mentre non è in verità nulla di tutto questo. Come scrisse Daumal: «Se Guénon parla del Veda, pensa il Veda, è il Veda». È perciò naturale che proprio in questo libro Guénon si soffermi sugli aspetti costitutivi, sulla composizione fondamentale dell’uomo, del mondo e della realtà extra-cosmica – e a queste pagine occorre sempre tornare quando Guénon, in altre opere, applica le categorie qui delineate.
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta apparve nel 1925.

«Diremo dunque che l’essere umano, considerato nella sua interezza, comporta un certo insieme di possibilità che costituiscono la sua modalità corporea o grossolana, nonché una moltitudine di altre possibilità che, prolungandosi in diversi sensi di là da questa, costituiscono le sue modalità sottili: tutte queste possibilità riunite non rappresentano tuttavia che un solo e uno stesso grado dell’Esistenza universale. Ne consegue che l’individualità umana è allo stesso tempo molto più e molto meno di quello che gli Occidentali di solito credono che sia: molto più, perché essi ne conoscono quasi soltanto la modalità corporea, che è un’infima parte delle sue possibilità; ma anche molto meno, perchè questa individualità, lungi dal rappresentare realmente l’essere totale, non ne è che uno stato, fra una serie indefinita di altri stati, la cui stessa somma è ancora nulla rispetto alla personalità, che è l’essere vero, perché soltanto essa è il suo stato permanente e incondizionato, e soltanto questo può essere considerato assolutamente reale».

L’opera di René Guénon (1886-1951) ha avuto una grande influenza in questo secolo. I suoi libri comprendono sia critiche acutissime della civiltà moderna – come La crisi del mondo moderno, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi (Adelphi, 1982) – sia studi che illustrano i vari aspetti della Tradizione. Tra queste ultime opere possiamo citare Il Re del Monda, (Adelphi, 1977), La Grande Triade (Adelphi, 1980), L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta.

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