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L’Ultima Leggenda di Caino

L’Ultima Leggenda di Caino

Romanzo

Autore/i: de Unamuno Miguel

Editore: dall’Oglio Editore

tradotto dallo spagnolo da Gilberto Beccari.

pp. 180, Milano

Scritte giorno per giorno per la rivista madrilena “Ahora” durante il 1933, leggendo queste pagine inedite si sente – scrive José Bregamín nella prefazione all’edizione pubblicata in quell’anno in Messico – come “se nella coscienza di Don Miguel si stessero accumulando nebulosamente drammatici presentimenti”. Anno difficile, anno cruciale per quella guerra civile che già ha inflitto pensanti ferite e porterà infine al potere Franco. Unamuno andrà in pensione rimanendo Rettore emerito dell’Università di Salamanca, ma la sua Spagna è dilaniata dall’inaudita ferocia delle parti in conflitto. Alcuni di questi commentari s’intitolano “Sete di riposo” e si ha l’impressione di leggere le parole di un uomo disilluso sulle speranze di una Spagna pacificata e libera: sono come un “soliloquio” mentre si preparano le fasi dello scontro più sanguinoso. È il mondo di Caino, della sua città il cui nome, Enoch, significa sacrificio, lo stesso che Caino imporrà a suo figlio, come se il mondo nuovo, del figlio di Adamo che uccise suo fratello, potesse nascere da altro sangue versato dai figli fratelli nella guerra civile segnata da grande ferocia.

Miguel de Unamuno è stato un poeta, pensatore, scrittore, drammaturgo e politico spagnolo di origini basche. È stato anche uno dei maggiori rappresentanti del movimento letterario “Generazione del ’98” (insieme con Á. Gavinet e B. Pérez Galdós), espressione del modernismo letterario spagnolo. I temi affrontati nelle sue opere sono l’idea di ispanismo inteso come il senso del tragico nella vita, il bisogno di collocare la Spagna nell’Europa industrializzata, l’ansia di eternità e il rapporto fra Dio e l’uomo.
Nacque a Bilbao nel 1864 ma compì i suoi studi di lettere e filosofia a Madrid. Nel 1891 fu chiamato alla cattedra di lingua e letteratura greca dell’Università di Salamanca dove fu nominato rettore nel 1901. Nel 1914 fu destituito per la sua attività contro la monarchia. Dieci anni dopo fu confinato nelle Canarie, a Fuerteventura, a causa della sua opposizione alla dittatura di Primo de Rivera. Il suo esilio toccò molti intellettuali europei, tra cui Einstein, Rolland e Thomas Mann, che appoggiarono una protesta in suo nome. Riuscì a fuggire e, prima dell’avvento della seconda repubblica, tornò in patria e riprese il suo incarico di rettore. Fu di nuovo destituito nei primi giorni della guerra civile, in seguito a dissensi con i militari nazionalisti e falangisti. Morì a Salamanca nel 1936.

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