L’Oro nei Secoli
Dalla Collezione Castellani
Autore/i: Autori vari
Editore: Palombi Editori
a cura di Alfonsina Russo Tagliente e Ida Caruso, in copertina «Spilla in oro e smeraldi cabochon a forma di testa di civetta».
pp. 128, nn. fotografie a colori e b/n, Roma
Dalla presentazione del Soprintendente ai Beni Culturali:
«La mostra L’Oro nei secoli, dalla Collezione Castellani, è stata realizzata grazie alla determinante disponibilità della Soprintendenza archeologica per l’Etruria Meridionale e della Direzione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, principale prestatore delle opere in esposizione. La mostra, come suggerisce e anticipa il titolo, ruota intorno al tema del “gioiello archeologico”, nel secolo, l’800, impregnato sia nelle arti maggiori come nelle arti applicate ed in architettura dalla cultura del revival, transitata ben presto in quella dell’eclettismo.
Il gioiello, in sostanza, riflette quanto nel frattempo avveniva su grande scala nell’architettura, ponendo peraltro le premesse di questioni estranee al cantiere tradizionale, basato per secoli sulla manutenzione che non escludeva la sostituzione di elementi deteriorati o collassati della fabbrica. Dopo la nascita della disciplina del restauro archeologico, a partire proprio dalla fine del ’700 ai primi decenni dell’800, sollecitata senza dubbio dai grandi scavi di Pompei ed Ercolano, iniziati a metà ’700, dalle campagne d’Egitto di Napoleone Buonaparte sino alla riscoperta delle antichità greche ed egizie, si pone, nel restauro delle antichità, il problema della distinguibilità della parte aggiunta da quella originale o in aperta contrapposizione quella dell’assoluto mimetismo tra l’originale e l’integrazione, ben presto sfociato nel restauro stilistico alla Viollet-le-Duc e nell’affermazione delle Accademie d’Arte ovvero nei casi estremi nella progettazione di un organismo totalmente nuovo, ricostruito sulla base di un codice stilistico del passato, scelto in funzione della destinazione d’uso dell’edificio.
In breve, soprattutto in campo pittorico e numismatico, sorge il problema dell’accertamento dell’autenticità del pezzo.
Non a caso il Settecento e |’Ottocento sono i secoli dei falsari che potevano sfruttare un artigianato di altissima professionalità fino a poco tempo prima dedito ad attività del tutto lecite, compreso quella della “riabilitazione” o completamento stilistico di un pezzo antico. Si consolida al contempo il culto antiquariale delle memorie; si passa dall’emulazione e dall’anelito idealistico del superamento dell’Antico, che ha attraversato tutto il Rinascimento, all’imitazione dell’arte etrusca, greca, egizia, romana. Si accrescono i musei e le collezioni private.
È l’epoca dei grandi viaggiatori nordici che scenderanno nel Bel Paese per compiere il Gran Tour, indispensabile corollario per la formazione dei giovani rampolli della nobiltà e della borghesia nascente, destinati a costituire la classe dirigente delle Nazioni.
Per una casuale ma significativa combinazione, in questo scorcio dell’anno, sono molte le mostre, vicine e lontane, che per un verso o per l’altro, si innestano in quanto vena “aurifera”, rimasta per lungo tempo in una zona d’ombra, ma in evidente crescita di interesse e di valorizzazione.»
(Agostino Bureca)
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