Lo Scriba Seduto
Autore/i: Vázquez Montalbán Manuel
Editore: Edizioni Frassinelli
unica edizione, traduzione di Hado Lyria.
pp. VII-310, Milano
Lo scriba, già nell’Antico Egitto, godeva di non pochi privilegi, perché detentore del linguaggio scritto, quel codice, incomprensibile ai più, che era strumento delle classi dominanti per conservare la supremazia. I potenti temevano però che «lo scriba seduto», ovvero assoggettato e muto davanti al potere, si levasse in piedi e, come Prometeo, rubasse il fuoco (la scrittura) agli dèi (i potenti) per consegnarlo agli uomini e liberarli così dalla loro soggezione. La storia offre uno spettacolo continuo di alcuni scribi seduti e conniventi, e di altri, animati invece dall’ardore prometeico, o quantomeno dissidenti. Manuel Vàzquez Montalbàn s’impegna, in questa notevole raccolta di saggi di argomento letterario, a offrirne una panoramica assai varia. Spaziando nella letteratura prevalentemente europea, e in parte anche in quella americana – da Sartre a Kafka, da Joyce a Dostoevskij, da Hemingway a Nabokov, da Moravia a Sciascia, per citare solo alcuni nomi -, Montalbàn, come scrittore che legge un altro scrittore, ne analizza la figura vista nei ruoli di coscienza critica del proprio tempo e di catalizzatore di energia storica. Ed è una lettura che, svelando nuovi aspetti, evidenzia profondità mai sondate, comparando autori, epoche e correnti diverse. Arricchito da giudizi evocativi, con un linguaggio fulmineo e lapidario, questo saggio ci offre punti di riflessione e ci stimola con la sua acuta intelligenza e lucidità critica.
«Grazie a me i mortali hanno smesso di guardare la morte con paura», dice il Prometeo di Eschilo. «Feci abitare tra loro la cieca speranza.» Prometeo, nel grande disegno della mitologia greca, serviva a spiegare l’origine della conoscenza presso gli uomini in carne e ossa, ormai diventata sospettosamente antagonista della conoscenza degli dèi e, innanzi tutto, di quella del potere. Era quindi assai logico che il mito di Prometeo rappresentasse la ribellione teorica contro l’ordine stabilito, e questo significa l’inizio della presa di coscienza massiva degli intellettuali nel periodo tra le due guerre mondiali. L’evocazione di Prometeo conferiva un tremolo lirico alla denuncia del fascismo del grande capitale o della repressione universale. Eppure, non era necessario andare tanto lontano per trovare un modello di condotta. Avevano già un secolo di lotta alle spalle alcuni settori sociali che volevano rubare alla borghesia la scienza, le arti, il fuoco e la politica.»
Manuel Vàzquez Montalbàn è nato a Barcellona nel 1939. E autore di testi di poesia e narrativa, espressioni artistiche che ha scandagliato con maestria, e di un fortunato ciclo di polizieschi. Saggista e giornalista, acuto osservatore dell’evoluzione morale e civile della società spagnola, è stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Racalmare, assegnatogli a Palermo, nel 1989, da una giuria presieduta da Leonardo Sciascia. Per Frassinelli ha pubblicato Galíndez (Premio Europeo de Literatura e Premio Nacional de Literatura), anche in edizione economica; Gli allegri ragazzi di Atzavara (Premio Boccaccio 1993); Io, Franco (Premio Flaiano 1994), anche in edizione economica; la raccolta di racconti Dallo spillo all ’elefante; il romanzo La strangolatore (vincitore in Spagna del Premio Nacional de la Critica 1995), il saggio Pasionaria e i sette nani e il poema Città-Ciudad. Nel 1996 è stato insignito del Premio Nacional de las Letras per l’insieme della sua opera.
Argomenti: Arti e Mestieri, Saggi, Storia,