Linee di Antropologia Culturale – 2 Volumi
Autore/i: Catemario Armando
Editore: Qualecultura
prefazione dell’autore.
vol. 1 pp. 454, vol. 2 pp. 455-834, Vibo Valentia
Quest’opera di Armando Catemario, in due volumi, intende offrire un contributo al dibattito sui compiti e gli obiettivi dell’antropologia culturale.
Più che un’introduzione teorico-metodologica alla disciplina, mira però ad illustrarne concretamente i temi, con un ampio apporto di dati descrittivi, sistematicamente presentati nell’intento di poterne trarre considerazioni generali, secondo la tradizione classica dei trattati americani.
In una prima parte, vengono anzitutto discusse alcune accezioni assunte dalla nomenclatura della disciplina, della quale viene anche delimitata l’area, in piena indipendenza da diffusi compromessi accademici. A tal fine, il concetto di cultura, oggetto riconosciuto e al tempo stesso ancora indefinito di questa scienza, viene qui riproposto ma affrontato con nuova rigorosa analisi, per concludere che la cultura è tutto ciò che l’uomo crea, al di fuori di ogni eredità biologica, e che non può quindi coincidere con la mera tradizione, o solo con la creazione orale.
Né può consistere in una vaga “visione del mondo”, che impedirebbe di considerare adeguatamente la concatenazione specifica dei modi di vita di un popolo, strettamente collegati, tra l’altro, a concrete e particolari condizioni esistenziali. E una delimitazione di questa ricerca ai popoli “senza scrittura” finirebbe per implicare una ideologia discriminativa ed emarginante.
In conclusione, la cultura comprende le idee pratiche e teoriche create dai gruppi umani nel tempo e nello spazio. L’antropologia culturale, come è implicito nel termine, non studia però la sola creazione culturale, ma l’uomo stesso quale portatore di cultura : ci dirà allora qualcosa sulle possibilità dell’uomo, precisamente dell’uomo come specie, nella variabilità dei suoi comportamenti.
Nella seconda parte dell’opera, è quindi descritta e discussa l’intera gamma delle attività umane, nella variabilità delle strutture, nelle funzioni individuali e collettive, nella genesi e nei mutamenti, nelle relazioni, e nei loro riferimenti sociali e psicologici alle varie situazioni storiche. Così che dalle tecniche di sussistenza all’organizzazione economica, con la conseguente differenziazione sociale, e all’organizzazione politica; dalla regolamentazione del sesso e dagli schemi organizzativi dei principali raggruppamenti ai modelli educativi e di conservazione del sapere, alle forme di socialità, di svago e di rito, sino al controllo sociale, alla struttura caratteriale collettiva ed alla configurazione culturale globale : l’ordine della presentazione risponde al tentativo di cogliere nella gerarchia delle attività, in relazione alla gerarchia reale dei bisogni, l’efficacia determinante di alcune componenti della cultura in rapporto ad altre.
Il lavoro si conclude poi con i problemi relativi al contatto e allo sviluppo delle culture.
È ovvio, scrive l’autore, che una scienza la quale studi le creazioni storiche dell’uomo, anzi le creazioni del suo stesso modo di vivere, vada a toccare il punto nevralgico dei conflitti sociali, e che perciò l’ideologia s’inserisca inevitabilmente nello schema concettuale dello scienziato. E’ altrettanto ovvio, perciò, che non possono non esistere ottiche diverse. L’antropologia culturale critica, cui fa riferimento l’impostazione di quest’opera, è infatti una di queste ottiche possibili, ed ha stretti rapporti con il marxismo, per ciò che si riferisce all’analisi delle opere umane in rapporto all’uomo e alle sue condizioni di fatto nella storia. Gli interessi problematici – e quindi la visione del mondo, se si vuole – che sottendono questo lavoro, si potrebbero riassumere nella focalizzazione in chiave critica del problema generale del “dominio” a tutti i suoi livelli.
Armando Catemario, nato a Napoli nel 1932, dove si è laureato in giurisprudenza, ha completato in Germania i suoi studi di filosofia del diritto e scienze umane. Assistente ordinario presso l’Istituto di Sociologia della Facoltà di Magistero dell’Università di Roma, consegue la libera docenza in filosofia morale e dal 1966 insegna Antropologia culturale nella stessa facoltà.
Utilizzando gli strumenti della ricerca interdisciplinare, egli ha centrato fin dall’inizio i suoi interessi sul problema della normatività, vista nelle sue origini e conseguenze culturali, usufruendo anche dell’esperienza diretta di un training psicoanalitico.
Tra i suoi scritti principali sono da segnalare: La società malata, Napoli 1962. – La teoria della socializzazione nell’antropologia culturale, in «Rassegna Italiana di Sociologia», 1, 1965. – Destino cosmico e destino individuale, in AA.VV., Riscoperta dell’uomo: dal mito all antropologia, 1967. – Technique sociale et reconstruction, Atti del Congresso della «Academie de Philosophie des Sciences», Bruxelles 1968. – La concezione dell’antropologia culturale nel pensiero di Muhlman, in «Rivista di Sociologia», 14, 1967.
Argomenti: Antropologia, Cultura,