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L’India – Senza gli Inglesi

L’India – Senza gli Inglesi

Titolo originale : L’Inde (sans les Aglais)

Autore/i: Loti Pierre

Editore: EDT Edizioni

introduzione e note di Claude Martin, traduzione di Sivlia Vacca.

pp. XXVI-230, Torino

Infaticabile viaggiatore per dovere e per passione, Pierre Loti è stato un autore altrettanto infaticabile di racconti di viaggio, finora ingiustamente penalizzati dalle rare traduzioni italiane. Questo suo diario indiano del 1903 lo colloca a pieno titolo nella grande stagione tardoromantica, tanto sensibile al fascino di un paese idolatrato come la culla della più remota civiltà. L’India descritta da Loti è un paese di infiniti contrasti. E l’India dei templi fiabeschi e dei palazzi sontuosi dei raja, ma anche l’India che agonizza per fame. Terra di morte e di rovine, corrosa dal tempo (ma non dalle passioni politiche: il titolo è una promessa, non vi sono accenni nel libro, al colonialismo britannico), eppure terra   eterno incanto. Un paese di cui, tuttavia, Loti sa anche tratteggiare un’immagine straordinariamente vicina alla nostra sensibilità contemporanea: l’India come un pellegrinaggio mistico, come rifugio per le anime, in cerca di un “altrove” lontano dagli pseuovalori della civiltà occidentale.

Pierre Loti, pseudonimo di Julien Viaud (1850-1923), ufficiale della marina francese, è considerato un maestro del romanzo esotico. Tra le sue opere, oltre ad Azyadé (1879), ricordiamo Mon Frère Yves (1883), Pêcheur d’Island (1886) e Madame Chrysanthème (1887) che ispirò la Butterfly di Puccini.

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