L’Immaginazione Sociologica
Titolo originale: The Sociological Imagination
Autore/i: Wright Mills Charles
Editore: Il Saggiatore
premessa dell’autore, traduzione di Quirino Maffi.
pp. 256, Milano
L’uomo di oggi sta rischiando di perdere il controllo del proprio destino. Il compito del sociologo è di convertire quel turbamento interiore in una consapevolezza attiva, capace di trasformare le strutture della società.
Nessun uomo è un’isola. Eppure, tra le sontuose torri in vetro e acciaio delle élite e le umili abitazioni dell’uomo della strada passano mari che sembrano oceani. La storia della civiltà occidentale dal dopoguerra a oggi dimostra la complessità delle dinamiche che riguardano l’individuo, le istituzioni e la collettività. Per coglierle appieno e non smarrirsi in questo flusso caotico di scambi che è l’età contemporanea, sostiene Charles Wright Mills, c’è bisogno di qualcosa in più di astratti modelli interpretativi e sterili dati empirici: c’è bisogno dell’immaginazione sociologica. Uscito per la prima volta nel 1959, L’immaginazione sociologica di Charles Wright Mills ha rivoluzionato il modo di intendere le scienze sociali: partendo dall’analisi di storia, biografia e strutture sociali ha aiutato lettori e studiosi a liberarsi delle influenze che condizionavano i loro comportamenti e le loro valutazioni. Per Mills l’immaginazione sociologica è infatti l’atteggiamento mentale che permette di vedere oltre il proprio ambiente e la propria personalità, quindi di comprendere al meglio le relazioni di cui una società si sostanzia. Una visione che è anche un metodo per individuare i punti in comune tra le varie categorie di persone, connettere questioni private a problemi pubblici, analizzarne le ragioni, confrontarsi con il passato. Un’opera sempre attuale che, alternando ironia e sarcasmo ad argomentazioni serrate, porta il discorso sociologico sul piano politico. Perché solo mettendo correttamente in relazione i soggetti e i singoli eventi all’interno dei grandi mutamenti a livello globale è possibile comprendere appieno il presente. E da lì provare a cambiarlo.
Wright Charles Mills (Waco 1916 – New York 1962), sociologo statunitense, approfondì, anche per l’influenza di Hans Gerth, sociologo tedesco immigrato negli Stati Uniti nel 1938, la conoscenza del pensiero europeo da Marx a Freud, da Weber alla nascente scuola di Francoforte. Docente prima all’Università del Maryland poi al dipartimento di sociologia della Columbia University di New York, con Carattere e struttura sociale (UTET, 1969), trattato di psicologia sociale scritto in collaborazione con Gerth, si propose di integrare le interpretazioni freudiane e biologiche con le componenti storiche e sociali dello sviluppo della personalità.
Nelle opere rivolte a indagare la società americana, L’élite del potere (Feltrinelli, 1959) e Colletti bianchi (Einaudi, 1966), presenta una cupa visione di un futuro postprogressista e postmarxista. La prima è uno studio empirico sulla formazione di una nuova classe media di lavoratori dipendenti, potenziale sostegno di regimi burocratici e reazionari. La seconda è una spietata analisi di come, in una società pluralista, i pochi governano i molti, concentrando nelle loro mani un potere quasi senza limiti. Il pessimismo di Mills è però temperato dalla fiducia, chiara in L’immaginazione sociologica (il Saggiatore, 1962), nel ruolo degli intellettuali in quanto interpreti di una «politica della verità» e «agenti di cambiamento».
Charles Wright Mills (1916-1962) è considerato il massimo sociologo del suo tempo. Ha insegnato presso il dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York, incentrando la sua ricerca sul rapporto tra élite e massa e sull’ascesa della nuova classe media americana. Tra le sue opere ricordiamo La élite del potere (Feltrinelli, 1973), I marxisti (Feltrinelli, 1975) e Colletti bianchi (Edizioni di Comunità, 2001).
Argomenti: Età Moderna e Contemporanea, Sistemi di Potere, Sociologia,