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Lettera a un Discepolo

Lettera a un Discepolo

Titolo originale: Ayyuhâ ’l-walad

Autore/i: Al-Ghazālī

Editore: Sellerio Editore

cura di Sante Ciccarello, prefazione di Francesco Gabrieli.

pp. 82, Palermo

«Lode a Dio, Signore dei mondi; felice esito a quanti Lo riveriscono; benedizione e pace sul profeta Muhammed e su tutta la famiglia di Lui. Sappi che un antico discepolo che aveva prestato servizio assiduo allo šaykh, l’imâm, ornamento della religione, prova dell’Islâm, Abû Hâmid Muhammad al-Ghazâlî (Iddio santifichi l’anima sua), che aveva studiato le scienze sacre presso questo maestro, riunito le particolarità delle scienze e spinto alla perfezione le virtù dell’anima, meditando un giorno sul proprio stato, ebbe questa intuizione: ho studiato – disse – scienze diverse, e ho speso il fiore dei miei anni a raccoglierle e mandarle a memoria; ora devo sapere quale fra tutte mi sarà utile domani per assistermi nella tomba. Quanto a quelle che mi saranno inutili, le abbandonò come ha detto il Messaggero di Dio».

Al-Ghazâlî (1058-1111), maestro di mistica islamica, «prova dell’Islȃm», scrisse questo classico della dottrina esoterica del suffisso, quattro anni prima di morire. Ayyuhȃ ’lwalad (Lettera a un discepolo) è una elaborazione mistica in forma di dialogo intorno alla domanda: «Quale conoscenza mi sarà utile dopo la morte?»

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